“Ehilà
Jimin!” Esclamarono sei voci diverse entrando in camera
del ragazzo.
“Che ci fate
qua?” Domandò sistemando meglio le lenzuola che lo
coprivano, volendo nascondere che stava ancora indossando il pigiama.
“Tutto bene?” Domandò Taehyung prima di
posargli una mano sulla
fronte per sentire se era caldo o meno.
“Certo. Perché lo domandi?”
“Perché sono le tre del pomeriggio e sei ancora in
pigiama. E poi,
tua madre ha detto che non hai mangiato", rispose Yoongi
appoggiandosi contro la scrivania.
“Non ho fame e… e sono stanco.”
“Per questo hai la faccia bianca come un lenzuolo e hai le
borse
sotto agli occhi?” Insistette Seokjin in piedi davanti al
letto a
braccia incrociate e un'espressione seria in viso.
“Io… No, non sto bene, ma tranquilli, mi sto
curando”, disse
infine Jimin evitando lo sguardo dei suoi amici.
“Da una settimana? E poi, sei sicuro di stare mangiando?
Cioè,
sembri più magro dell'ultima volta…”
domandò curioso Jungkook
guardandolo attentamente.
“Perché non ci guardi negli occhi?”
Inquisì Namjoon dalla sedia
della scrivania.
“La… La potete smettere di fare domande? Ho
già mia madre a
farlo, non potete mettervici anche voi. Mi sto curando,
d'accordo?”
Sbottò esasperato Jimin.
Sapeva di stare mentendo, o almeno in parte, ma non se la sentiva di
raccontare loro tutta la verità. Non voleva fargli
più male di
quanto non avesse già fatto andandosene in America.
Non erano stupidi i suoi amici, per cui non ci avrebbero messo molto
a mettere insieme i pezzi, ma sperava succedesse il più
tardi
possibile.
Hoseok decise di intervenire, cosicché il loro amico non li
guardasse con risentimento come stava facendo in quel momento e, nel
caso si sentisse ancora male, potesse pensare ad altro.
“La settimana prossima abbiamo una presentazione per una casa
discografica. Ti andrebbe di venire a sentirci?”
Jimin annuì mentre sorrideva; ringraziava che il suo amico
lo avesse
salvato dalle domande pressanti degli altri e allargò il
sorriso
quando Taehyung cambiò argomento.
Seduto sul letto, sentiva i suoi amici raccontargli tutto quello che
era successo in quella settimana che non si erano visti e ogni tanto
si lasciava andare, scoppiando a ridere insieme a loro e commentando.
Quando si avvicinò l'ora di cena, la madre di Jimin
invitò tutti a
restare, ma questi dovettero rifiutare, avendo altri impegni. Uno ad
uno si avvicinarono a lui e lo salutarono, promettendogli che
sarebbero tornati il giorno dopo.
Non appena furono fuori dalla sua stanza, si appoggiò al
cuscino e
chiuse gli occhi; pur non avendo fatto nulla, era esausto.
“Stai davvero bene? Non hai nulla di grave, vero?”
Sentì quella
voce domandargli.
Aprì gli occhi e incrociò lo sguardo di Yoongi
fermo ai piedi del
suo letto. Sapeva che non gli credeva, lo conosceva troppo per non
riuscire a notare le bugie nel suo tono di voce e nei suoi gesti.
Preferì non rispondere, non volendo rovinare la fiducia che
era
riuscito a guadagnare una seconda volta dopo aver parlato.
“Io non… Non capisco perché tu non
voglia confidarci cosa ti
stia facendo soffrire ma sappi che, per qualunque cosa, ti puoi
fidare di noi… di me”, mormorò il
maggiore, cercando di
comunicargli che non era solo, che poteva appoggiarsi ai suoi amici.
“Hyung… Tu credi io possa deluderti una seconda
volta?”
“Una seconda volta? Non c'è nemmeno stata la
prima”, ribatté il
castano.
“Ma…”
“'Ma’ niente. Senti…” Yoongi
si passò una mano fra i
capelli, “non potrai mai deludere me e nemmeno i ragazzi. Se
non
vuoi raccontarci qualcosa lo sappiamo che è
perché sei spaventato e
non perché non ti fidi di noi. Qualunque cosa succeda, non
ti
rinfacceremo mai nulla”, lo rassicurò mentre si
avvicinava a lui e
gli scompigliava i capelli.
Jimin lo guardò con gli occhi lucidi. “Mi
odierete…”
“No perché ti vogliamo molto bene”,
controbatté prima di
posargli un bacio in fronte. “Non te lo dimenticare mai,
chiaro?”
Quel gesto sorprese immensamente Jimin che non si aspettava quel
gesto da parte sua. Quel bacio gli aveva fatto comprendere che se
Yoongi ancora gli voleva bene nonostante quello che gli aveva fatto
andandosene in America, allora i suoi amici avrebbero potuto
perdonarlo per questo ultimo tradimento.
Sorrise di cuore al maggiore e gli strinse la mano mentre una lacrima
gli scivolava lungo la guancia.
“Grazie… Questo significa tanto per me”,
disse Jimin.
Sentì su di sé lo sguardo di Yoongi che cercava
di decifrare perché
stava dicendo quelle parole, perché gli sembrava un altro
addio.
Si salutarono un'ultima volta, promettendo di tornare a visitarlo non
appena si fosse rimesso completamente.
Non appena vide Yoongi uscire dalla sua stanza, mandò un
messaggio a
Taehyung.
“TaeTae, stasera puoi venire da me? Ho bisogno di
qualcuno.”
Mise giù il cellulare e ancora con il sorriso sulle labbra,
si
addormentò.
------
“Vuoi venire a casa mia a cenare?”
Domandò Jungkook al suo
ragazzo mentre questi lo stringeva in un forte abbraccio da dietro,
tenendo il mento appoggiato alla sua spalla.
“Mi piacerebbe tanto…” Il moro
cominciò a sorridere
ampiamente. “... però Jimin mi ha chiesto se
stasera potevo
passare da lui un attimo.” Jungkook aggrottò le
sopracciglia e
girò la testa a guardare l'altro.
“Ti piaccio ancora, vero?” Domandò serio.
Taehyung lo guardò confuso prima di sorridergli, cogliendo
una punta
di gelosia nella voce del suo ragazzo. “Certo! E non dovresti
mai
dubitarlo”, rispose e si avvicinò per posargli un
bacio sulla
punta del naso. “E solo che… mi dispiace lasciare
da solo Jimin,
soprattutto adesso che sta male. Lo considero il mio migliore amico e
vorrei avesse una spalla sulla quale piangere o qualcuno con cui
confidarsi”, ammise con una certa tristezza che gli velava il
viso.
Jungkook strinse le braccia che gli cingevano la vita.
“Appena
possiamo, andiamo tutti e due a visitarlo e magari usciamo con
lui.”
“Ecco perché ti amo”,
commentò Taehyung prima di baciarlo.
“Jimin-ah~~~” esordì Taehyung entrando
in camera dell'altro e
trovandolo seduto alla scrivania con carta e penna davanti a lui.
“Oh, Tae, ciao”, ribatté questi piegando
la carta che aveva tra
le mani.
“Che fai?” Domandò il minore
appoggiandosi alla schiena del più
grande.
“Mah, sto solo scrivendo delle cose…”
rispose sorridendo e
dandogli un colpetto sulla spalla.
“Ma dimmi, ti mancavo così tanto che mi hai detto
di venire?
Guarda che Kookie non lo lascio per te.”
“Ugh, va bene tutto, ma sei come un fratello per
me…” replicò
Jimin girandosi a guardarlo. “E poi sicuro come l'oro che
Jungkook
è capace di farmi fuori prima di fare una mossa con
te.”
“Hai ragione… È così carino
quando fa il geloso”, rilasciò
un sospiro da innamorato mentre si portava una mano al cuore.
“Quanto siete sdolcinati.”
Taehyung gli diede un pugno sulla spalla mentre l'altro faceva versi
disgustati. Entrambi scoppiarono a ridere, con Jimin che imitava i
suoi due amici quando stavano insieme e Taehyung che dava dei baci
all'aria.
Dopo qualche minuto passato a ridere, Jimin si alzò e si
sedette a
letto, seguito a ruota dal minore.
“Scherzi a parte… Devi dirmi qualcosa,
vero?” Disse tornando
serio il più piccolo.
Jimin sospirò e ricambiò lo sguardo dell'altro.
“In effetti sì…”
Taehyung gli posò una mano sulla spalla. “Basta
che tu non mi dica
di picchiare qualcuno.”
Jimin sorrise e negò col capo. “Figurati, credo
che quello che
finirebbe preso a botte saresti tu e non l'altra persona.”
Jimin si sdraiò a pancia in su con lo sguardo rivolto al
soffitto e
Taehyung, ridendo per la battuta dell'amico, si accomodò di
fianco a
lui con le mani sotto la testa.
“Ho paura”, confessò il più
grande senza distogliere lo sguardo
dall’intonaco.
“Di cosa?”
“Che mi abbandoniate dopo che vi racconterò
tutto.”
“Perché mai dovremmo farlo?”
“Perché ve lo tengo nascosto da quando ero in
America che non mi
sono fatto più vivo…”
Taehyung si mise a sedere di scatto, trattenendosi dal prendere a
schiaffi l'altro.
“Credi che siamo così menefreghisti? Se hai
qualcosa che ti
opprime il cuore, il fatto che tu decida di raccontarcelo ci fa solo
piacere perché significa che ti fidi di noi…
Perché mai dovremmo
abbandonarti? Sei nostro amico, non credo che gli altri la pensino
diversamente da me.”
“Ma… È una cosa grossa che…
che potrebbe cambiare tutto.”
“Potrebbe cambiare tutto un cazzo!” Taehyung si
voltò furibondo
verso Jimin. “Sei incredibile! Cerco di capirti, di capire i
tuoi
comportamenti e i tuoi cambiamenti, ma non ci riesco. Pensavo tu
avessi paura di affrontare Yoongi hyung e Hoseok hyung, però
non è
stato così. Ti sei reso conto che pensavi che una volta
tornato,
niente sarebbe più stato come prima e invece ora riuscito a
parlare
con sincerità con Yoongi, a non allontanarti da Hoseok? Se
qualcosa
deve cambiare, non sarà in peggio perché noi non
ti lasceremo solo.
Ti consideriamo un fratello!”
Jimin lo guardò in silenzio prima di sorridere lievemente.
“Quand'è
che sei diventato così saggio?”
Taehyung arrossì e cominciò a borbottare parole
incomprensibili
all'orecchio dell'amico.
“Cercherò di fidarmi”, disse infine
Jimin dopo qualche momento
di silenzio. “Però vi chiedo solo di…
di mantenere la vostra
parola.”
“Certo!” Rispose prontamente il più
piccolo.
Jimin lo fece sdraiare nuovamente al suo fianco e si
appiccicò a
lui.
“Hai da fare stasera?”
“No, perché?”
“Jungkook ti aspetta?”
“Ehm, no…”
Quando Jimin sentì l'esitazione dell'amico si
girò verso di lui e
notò che aveva le guance leggermente arrossate.
Ridacchiò nel
vederlo imbarazzato.
“Ti va di restare qui stasera? Ti giuro che non ti
toccherò in
modo inappropriato”, gli domandò cercando di
intenerirlo con uno
sguardo tenero.
“Per me si può fare.”
Non appena ebbe pronunciato quelle parole, vide il maggiore
sistemarsi su un fianco e passargli un braccio sopra il suo torace,
abbracciandolo con forza. Quando lo guardò in faccia, Jimin
aveva
gli occhi chiusi e un lieve sorriso gli adornava il volto.
Taehyung gli diede delle pacche sul braccio per confortarlo
perché
anche se l'altro non glielo diceva, vedeva che era triste e
pensieroso.
“Sei un grande amico, TaeTae. Non cambiare mai, d'accordo? E
tratta
Jungkook come se fosse la persona più preziosa che ci sia al
mondo”,
mormorò Jimin sempre con gli occhi chiusi.
“Va bene, ma sei sicuro di star bene?”
“Adesso sì”, gli rispose.
Taehyung, seppur riluttante, chiuse gli occhi e strinse il suo amico.
Non sapeva perché, ma sentiva che il suo amico aveva proprio
bisogno
di quello.
Jimin aprì gli occhi solo quando sentì il respiro
del minore farsi
regolare. Si girò verso la lampada sul comodino e la spense,
poi
tornò a guardare il suo amico nella penombra. Sorrise
lievemente e
si asciugò una lacrima.
“Grazie TaeTae… Ti voglio bene”,
sussurrò prima di chiudere
gli occhi e addormentarsi.
----
“Signori Park, possiamo parlare?”, disse l'uomo con
sguardo
serio.
I genitori di Jimin si alzarono dalle loro sedie ed entrarono
nell'ufficio del signore, assicurandosi che la porta della stanza
fosse chiusa bene. Non contavano sul fatto che il figlio si potesse
appoggiare alla superficie, volendo sentire quello che veniva detto
loro; d'altronde, avrebbero parlato di lui.
All'inizio riuscì a sentire solamente un mormorio
indistinto, ma
dopo qualche minuto sentì sua madre scoppiare in lacrime e
il
dottore che cercava di calmarla insieme al marito, ma senza
riuscirci.
Jimin, interpretando quello che era stato raccontato a sua madre, si
allontanò dalla porta e tornò al suo posto,
cercando di mostrarsi
calmo quando in realtà non lo era.
Lo sapeva anche da solo che non stava bene, ma non era solo la gola a
dargli problemi. Nell'ultimo periodo aveva avuto episodi di forti mal
di testa, vomito e affaticamento. Lo aveva attribuito allo stress, e
in realtà sperava fosse così, perché
se avesse pensato anche solo
minimamente che era dovuto tutto ad altro, non sapeva come sarebbe
riuscito ad andare avanti.
Sorrise ironicamente. “È stato tutto
inutile…”, pensò
stringendo i pugni sulle ginocchia.
Non c'era bisogno che i suoi genitori gli dicessero la diagnosi
finale, lo aveva capito da solo. Era stato tutto inutile, cercare di
tornare a vivere normalmente, cercare nuovamente le sue amicizie. In
poco tempo avrebbe rovinato tutto e reso infelici tutti.
Pensò ai suoi amici e a quando avrebbe spezzato loro il
cuore.
Quando vide i suoi genitori uscire dall'ufficio, sua madre con
evidenti segni di pianto e suo padre con un'espressione vuota, si
avvicinò a loro e, abbracciandogli, gli informò
su quello che
desiderava.
“Andiamo in vacanza insieme? Un posto bello, lontano da qui,
solo
noi tre”, mormorò stringendo le braccia attorno a
loro.
I suoi genitori ricambiarono l'abbraccio e con voce spezzata
accettarono.
“Vi aspetto a casa mia alle 20. Devo dirvi una cosa
importante.”
Queste erano le parole che sei ragazzi ricevettero per messaggio con
lo stesso mittente: Jimin.
Dopo averne a lungo discusso con i suoi genitori e soprattutto averci
pensato, il ragazzo era giunto ad una decisione. Sapeva che sarebbe
stato difficile raccontare tutto ai suoi amici, ma non se la sentiva
più di tenere nascosta la sua malattia a quelli che lui
ormai
considerava fratelli.
Erano passate due ore da quando aveva mandato il messaggio e
sarebbero arrivati a breve. Per il nervosismo cominciò a
camminare
in cerchio in salotto, passandosi la mano tra i capelli e avrebbe
dovuto evitare di farlo visto che si ritrovò con qualche
ciocca nera
tra le dita.
“Merda”, pensò Jimin con gli occhi
lucidi e sull'orlo di una
crisi di nervi.
Quando il campanello suonò, corse subito ad aprire; aveva
avvisato i
suoi genitori che avrebbe detto la verità ai suoi amici
quella sera,
quindi entrambi avevano deciso di uscire, dandogli lo spazio di cui
aveva bisogno.
Si asciugò i palmi delle mani sui pantaloni prima di aprire
la porta
e fare entrare i sei ragazzi.
Taehyung, non appena vide Jimin, lo avvolse in un abbraccio, cercando
di rassicurarlo.
“Ehi!” Disse Jungkook, fingendosi arrabbiato.
“Ha tutte le carte in regola per soffiarti il ragazzo da
sotto il
naso”, commentò Namjoon, ma dalla voce si capiva
che non era
serio.
“Ragazzi, sedetevi pure e tranquillo Jungkook, il koala si
staccherà da solo adesso, vero TaeTae?”
Taehyung lo lasciò andare con un broncio piuttosto evidente
che il
più piccolo di tutti si apprestò a far sparire
mentre il resto dei
ragazzi prese posto sui due divani che si trovavano in salotto. Jimin
si sedette sul tavolino da caffè e prese a giocherellare con
le mani
sotto lo sguardo attento degli altri.
“Di cosa volevi parlarci, Jimin?” Seokjin
spezzò il silenzio
facendo la domanda che tutti i presenti si continuavano a ripetere da
quando avevano ricevuto il messaggio del moro.
“Io… Non è facile... affatto
e…” Inspirò profondamente ed
espirò, chiudendo gli occhi per evitare di vedere la
preoccupazione
che sapeva avrebbe visto rispecchiata negli sguardi dei suoi amici.
“Puoi fidarti di noi”, gli ricordò
Yoongi e a quelle parole
Jimin sorrise debolmente.
“Quando sono tornato, l'ho fatto
perché… No, devo cominciare
dall'inizio”, mormorò Jimin alzandosi e mettendosi
a camminare
avanti e indietro di fronte ai ragazzi.
“Quando ero in America, ero intenzionato a mantenere la mia
promessa con tutti voi di farmi sentire. E ci stavo riuscendo. Almeno
fino a quando… Fino a quando ho cominciato a soffrire
più spesso
di raucedine, anche per lunghi periodi. Pensavo fosse dovuto al
cambio di stagione ma… Poi ho cominciato ad avere problemi
di
deglutizione, disturbi alle orecchie. Non dissi nulla ai miei
genitori, non volendo preoccuparli per quello che pensavo fosse solo
una influenza forte. All'ennesimo attacco di raucedine, i miei
genitori mi hanno convinto a farmi vedere da un dottore”,
raccontò
evitando di guardarli negli occhi perché sapeva che stavano
cominciando a capire dove voleva andare a parare.
“I risultati uscirono e per me cominciò l'inferno.
Cancro alla
gola fu il diagnostico”, sussurrò Jimin, ma tutti
captarono le sue
parole perché nella stanza non si sentiva alcun suono al di
là
della voce del ragazzo.
“Cosa?!” Esclamò sull'orlo delle lacrime
Taehyung che strinse la
mano di Jungkook tra le sue.
“Ca-cancro?” Ripeté Hoseok portandosi le
mani davanti alla
bocca.
Yoongi strinse la mascella e serrò i pugni, sentendosi
miserabile
per avere pensato che l'altro avesse tagliato i rapporti
perché non
lo amava più. Namjoon strinse le spalle di Seokjin che
cominciò a
singhiozzare con la testa nascosta nel suo petto.
“Ovviamente cominciai subito le cure e andavano anche
abbastanza
bene. Solo che mia madre preferì tenermi lontano da
qualunque
aggeggio trasmettesse onde elettromagnetiche, perciò addio
cellulare. Quando i dottori mi reputarono guarito, dopo tre mesi di
cure, parlai con i miei genitori e decisi di tornare a Seoul
perché
mi mancavate tutti e sapevo sareste stati arrabbiati con me per il
lungo silenzio”, terminò di dire col capo chino.
“Ma tu… Tu sei guarito, quindi?”
Domandò con circospezione
Jungkook.
Jimin alzò subito il capo e pensò a cosa dire.
Nei loro sguardi
vedeva preoccupazione e paura per quella che avrebbe potuto essere la
sua risposta. Certo poteva dire loro di sì, ma non voleva
mentire
perché gli avrebbe fatto più male al cuore e non
voleva dare loro
false speranze.
Jimin scosse il capo con le lacrime agli occhi. “Pensavamo di
sì…
Ma ho-ho avu-avuto dei pro-problemi ques-ti giorni e do-dopo aver
fat-to degli es-esami…”, riuscì ad
aggiungere prima di scoppiare
in lacrime, portandosi le mani sul viso per nasconderlo ai suoi
amici.
Subito i ragazzi si alzarono e corsero ad abbracciarlo, stringendolo
forte mentre anche loro cominciavano a piangere.
Si sentivano impotenti e non sapevano cosa fare. Il loro amico si
stava spegnendo davanti ai loro occhi e non potevano fare altro che
guardarlo, riempirlo di affetto.
Rimasero abbracciati a lungo, non volendo lasciare andare Jimin e
quando questi li fece tornare ai loro posti, lo videro sorridere.
“Sono contento di essere riuscito a confidarmi con
voi… Spero mi
perdoniate per aver taciuto per questo tempo ma pensavo…
pensavamo
sul serio fossi guarito.”
“Quando riprendi la chemio?” Domandò
Yoongi con la voce
spezzata.
Jimin lo guardò qualche istante prima di rispondere.
“Non lo
farò.”
“Cosa?! Tu… Tu devi! Ti può
aiutare!” Urlò Taehyung
mettendosi in piedi con Jungkook che cercava di farlo restare al suo
posto.
“Tae… Il dottore mi ha detto che si è
esteso ad altre parti del
corpo e che ormai non possono farci nulla.”
“Quindi tu…” Seokjin non concluse la
frase, conscio che
avrebbero tutti capito cosa volesse dire.
Jimin fece una smorfia e annuì, cercando di non crollare una
seconda
volta.
“E, se posso essere egoista, vorrei chiedervi una
cosa.”
“Dicci pure”, rispose Namjoon.
“Trattatemi normalmente. Voglio fare tante memorie con voi
nei
prossimi giorni e non vorrei che vi restasse solo tristezza.”
“Giorni?” Chiese Hoseok sgranando gli occhi.
“La settimana prossima vado in vacanza con i miei”,
spiegò
prontamente lui.
“Oh… Be’, se è solo questo
che vuoi, allora credo che possiamo
farlo, non è vero ragazzi?” Namjoon
guardò i suoi amici in attesa
di una loro risposta.
Tutti e cinque i ragazzi dissero prontamente
“sì”, non notando
Jimin che li guardava con tristezza misto affetto.
Passarono i giorni e i sei amici cercavano di stare insieme a Jimin
più tempo possibile. Non facevano commenti sulla sua
situazione né
gli chiedevano nulla; la promessa fattagli era importante per loro
è
cercavano in tutti i modi di mantenerla, per quanto fosse difficile
ignorare la salute del ragazzo.
Jimin apprezzava i loro tentativi e si rendeva conto di quanto li
facesse soffrire, ma preferiva così a saperli col fiato sul
suo
collo ogni volta che ne avevano l'occasione. Una cosa che
però lo
lasciò molto giù di morale fu vedere come Yoongi
e Hoseok si
evitassero. Per quanto il maggiore gli piacesse, non sopportava
vedere il suo migliore amico e lui nello stesso posto ma senza
guardarsi una sola volta.
“Hoseok”, lo chiamò gentilmente una sera
quando si trovavano in
cucina a preparare la cena insieme a Seokjin.
“Dimmi”, rispose l'altro avvicinandosi al tavolo al
quale era
seduto a tagliare verdure.
“So che non sono affari miei e che probabilmente ti dia
fastidio
che te lo chieda ma… È successo qualcosa con
Yoongi?”
Hoseok, sorpreso dalla domanda, si sedette di fianco a lui.
“Perché… Perché lo
chiedi?”
“Se siete nella stessa stanza state in due posti diversi. Non
vi
guardate mai né fate nulla che dica che siete una
coppia… Avete
litigato?” Abbassò la voce cosicché
Seokjin, intento a mescolare
la zuppa al fornello, non li sentisse.
“Oh no, va tutto be-”
“Non mentirmi”, lo interruppe il moro.
“...” Hoseok si passò una mano tra i
capelli e sospirò. “È
che… mi fa strano parlarne con te”, ammise
abbassando lo sguardo.
“Perché c'entro io o perché sono il suo
ex?”
Il più grande lo guardò e per la seconda volta
nel giro di un
minuto sospirò, questa volta sconfitto.
“Ha i sensi di colpa. Gli ho detto che tu sei storia passata
e che
dovrebbe andare avanti, che vi siete chiariti e che dovrebbe
smetterla di pensare a te. Lo so che è egoista da parte mia
ma…
lui mi piace sul serio e non è bello sentire il tuo ragazzo
parlare
del suo ex anche quando siete ad un appuntamento. Lui…
Be’, non
l'ha presa molto bene e mi ha risposto che se devo comportarmi
così,
allora farebbe meglio a lasciarmi perché pensava che io lo
potessi
capire ma evidentemente si sbagliava”, disse tutto d'un
fiato,
trattenendo le lacrime.
Jimin sentì il cuore spezzarsi di fronte alla vista del suo
migliore
amico così distrutto e, soprattutto, per colpa sua. Gli
posò una
mano sulla spalla e lo guardò con affetto.
“Mi spiace abbiate litigato per me. Ma vedrai che quel
citrullo
rinsavisce e capirà che quello che ha detto è una
grandissima
cazzata perché, per quanto tu possa pensare il contrario in
questo
momento, gli piaci tantissimo. E quando vuoi sfogarti, puoi farlo
tranquillamente, okay?” Gli sorrise dolcemente.
“Grazie Jiminie… Sei il migliore amico che potessi
mai avere.”
“Se avete finito con la vostra chiacchierata, e soprattutto
di aver
tagliato la verdura, mi fareste un piacere se veniste ad aiutarmi ai
fornelli”, si lamentò Seokjin guardandoli con un
finto sguardo
serio.
“Agli ordini!” Esclamarono i due ragazzi al tavolo
prima di
raggiungerlo.
“Lo sai che sei un coglione, vero?”
“Sì, lo so.”
“Lo sai che lo stai ferendo? Anzi, li stai ferendo.”
“Anche questo lo so.”
“Lo sai che sono a letto insieme, e non per dormire
né parlare?”
“So anche ques… CHE COSA HAI DETTO?!”
Domandò confuso Yoongi,
spostando il suo sguardo da Namjoon al corridoio delle stanze.
“Grazie per la tua attenzione”, ribatté
tranquillamente il
biondo. “E tranquillo, né Hoseok né
Jimin ti farebbero
un’infamata del genere.”
“Esatto, anche perché qui l'unico stronzo sei
tu”, aggiunse
Jungkook mentre abbracciava Taehyung, addormentato sul suo petto.
“Senti un po', Namjoon può parlarmi come vuole ma
tu... tu mi devi
parlare con rispetto”, sibilò Yoongi
assottigliando gli occhi.
“Tornando al discorso principale…”
interferì Namjoon per
evitare che si saltassero al collo. “Devi parlarci.”
“Con chi?” Domandò Yoongi, facendo finta
di non aver capito.
“Con Hoseok…” Vide che Yoongi inarcava
il sopracciglio. “E
Jimin. Sai già cosa fare.”
“Lo sooo!” Rispose esasperato il maggiore.
“Bene.”
“Ragazzi, la cena è pronta!” Si
sentì la voce di Seokjin
chiamarli dalla cucina.
“Buonanotte ragazzi”, li salutò Jimin
dall'uscio di casa sua.
I sei amici si girarono e sorridendo lo salutarono prima di
intraprendere ognuno la propria strada di ritorno. Fece per chiudere
la porta d'ingresso ma una mano la fermo. Voltò il viso e si
trovò
quello di Yoongi che lo fissava dalla fessura.
“Hai dimenticato qualcosa?”
“No. Io… Io devo parlarti.”
Ancora sorpreso dall'azione del maggiore, Jimin lo fece passare e
accomodare sul divano mentre lui prendeva posto sulla poltrona di
fronte a lui.
Rimasero a fissarsi qualche minuto, nessuno dei due pronto a rompere
il silenzio che li avvolgeva. Il moro continuava a mantenere lo
sguardo sulle mani del contrario, tenute sul suo grembo e che
continuava a storcersi, come se fosse nervoso. Non capiva cosa
potesse renderlo così nervoso dal torturarsi le mani.
Esasperato dal silenzio, Yoongi parlò per primo.
“Io e Hoseok
abbiamo litigato.”
“Lo so”, fu la risposta del minore, sorprendendo il
castano che
non se lo aspettava.
“Sai anche il motivo?” Domandò titubante.
Jimin annuì e prima che l'altro potesse continuare con il
suo
discorso, cominciò a parlare.
“Sei veramente scemo, lo sai? Non devi ASSOLUTAMENTE sentirti
in
colpa. Non è dovuto a te che io mi sia allontanato da voi.
Se stai
insieme a Hoseok, un motivo c'è”, disse Jimin
cercando di
silenziare quella parte di lui che voleva avere Yoongi per
sé per
quel poco tempo che restava, ma non sarebbe stato giusto per nessuno
dei tre. “E no, non dire che è solo
perché ti ho lasciato qui da
solo. Cioè, c'entra anche quello, ma quello che conta di
più è che
sei riuscito ad aprirti a lui, a dargli il tuo cuore pur quando
questo probabilmente era spezzato. Non buttare all'aria la vostra
bellissima relazione per un sentimento di colpa che non devi
assolutamente provare. Non sono malato per colpa tua; sarebbe
successo comunque, no?”
Yoongi lo guardò con le lacrime agli occhi, mostrando quanto
fosse
veramente addolorato per tutta quella situazione e senza fingere di
essere forte. Si avvicinò a Jimin e gli prese le mani tra le
sue,
stringendo forte.
“Mi dispiace tanto per averti… per avervi fatto
preoccupare. Sono
veramente scemo.”
Jimin sorrise. “Almeno l'hai capito. Dovevo riprenderti,
visto che
queste tue ammissioni non accadono spesso.”
“Domani mattina andrò da Hoseok e gli
chiederò perdono.”
“È la cosa giusta da fare…”
Il moro lo guardò con dolcezza e
aggiunse, “hyung.”
Il maggiore, sentendolo pronunciare quella parola, capì che
finalmente avrebbero lasciato tutto alle loro spalle. Gli
lasciò un
bacio sul dorso della mano prima di ritrarsi.
“E io dovrei essere il più vecchio? Non
sembra.”
“La vita ti insegna ad essere saggio.”
“Dovrò stare attento, allora.”
Entrambi si guardarono con il sorriso sulle labbra.
“Hai bisogno di qualcosa prima che vada?”
Jimin ci pensò un attimo e, in effetti, desiderava qualcosa
prima di
vederlo uscire dalla porta. Pensando a quello che sarebbe successo
nei seguenti giorni, decise di approfittarne un'ultima volta.
“So che non dovrei chiederlo… soprattutto dopo
tutto questo
discorso però… Cioè, prima di andare
avanti io…”
Yoongi lo vide esitare più del solito, la confidenza di
qualche
minuto prima svanita nell'aria come se non ci fosse mai stata. Aveva
una mezza idea di quello che avrebbe potuto volete il minore, ma si
divertiva troppo a vederlo così imbarazzato.
“Cioè, se non vuoi, ti capisco. E neanche io lo
vorrei se fossi al
tuo posto. Però hai ragione, sarebbe troppo per
me…” continuò a
farfugliare il ragazzo, cominciando a torcersi le mani con
nervosismo.
Il maggiore ridacchiò e addolcì il suo sguardo
quando parlò.
“Lasciami indovinare… Vuoi un ultimo bacio, come
una specie di
addio, giusto?”
Jimin sollevò la testa di scatto con gli occhi sgranati,
sorpreso
che avesse capito cosa stava pensando. Arrossì fino alle
punta delle
orecchie e si coprì il viso con le mani.
“Oddio, fai come se questo non sia successo, ti
prego”, lo
implorò.
Yoongi si sedette sul bracciolo della poltrona e gli posò
una mano
sul capo, cominciando ad accarezzare i suoi capelli.
“Credo… Credo sia normale, la tua richiesta e,
sinceramente, ora
come ora non ci vedo nulla di male. Se è quello che vuoi,
posso…”
Ma Jimin lo interruppe, togliendo le mani da davanti al viso e
girandosi a guardarlo.
“Oh no, non pos-”
Ma le sue parole non finirono di essere pronunciate perché
Yoongi
aveva posato delicatamente le sue labbra su quelle del più
piccolo,
facendolo arrossire ancor di più se era possibile e
portandolo a
chiudere gli occhi, ricambiando quell'ultimo bacio che, sapeva,
avrebbe sigillato tutta la loro storia.
Quando era rimasto indietro per parlare con Jimin, il castano non si
aspettava che sarebbe finito tutto in quel modo. Certo, era a
conoscenza che avrebbero posto la parola 'fine’ alla loro
storia,
ma non pensava che si sarebbero baciati. Era dura da ammettere,
soprattutto ora che stava insieme a Hoseok, ma i baci di Jimin gli
erano mancati un po'. In essi era sempre riuscito a sentire tutto
l'amore che l'altro gli professava, e anche questa volta accadde
così, con maggiore intensità.
Rimasero in quella posizione per una decina di secondi, che bastarono
a Jimin a fargli sentire nuovamente le farfalle nello stomaco che
aveva sentito la prima volta che si erano baciati. Era contento di
aver deciso di lasciare definitivamente il maggiore e sperava che il
suo migliore amico riuscisse a dargli tutto l'aiuto di cui avrebbe
avuto bisogno una volta non ci fosse stato più. Pregava
perché
potessero essere l'uno la forza dell'altro e che nessuno si
interponesse nella loro relazione.
Si allontanarono lentamente e senza smettere di guardarsi quando
sentirono l'auto dei genitori di Jimin parcheggiare nel vialetto del
garage e le portiere sbattere. Si sorrisero a vicenda, cercando di
mascherare il rossore che regnava sulle loro guance.
“Gr-grazie”, balbettò Jimin.
“E grazie a te. Per avermi aperto gli occhi”,
ribatté l'altro.
“Quindi… amici?” Domandò
Jimin una volta si furono alzati e
porgendogli la mano.
Yoongi guardò la mano del ragazzo e sorrise.
“Amici”, affermò
lui ricambiando la stretta.
In quel momento entrarono i genitori di Jimin che non si aspettavano
di trovarsi il loro figlio in compagnia soltanto di Yoongi.
Nonostante la sorpresa, lo salutarono e lo videro uscire di casa a
passo lento ma con un sorriso smagliante sul viso.
“Abbiamo… abbiamo interrotto qualcosa?”
Chiede sua madre
spostando lo sguardo da suo figlio alla porta.
“Assolutamente no. Stavamo chiacchierando”, rispose
Jimin
avviandosi verso la sua stanza. Si girò verso i suoi
genitori e li
guardò con serenità. “Sveglia alle 6
domani?”
Loro annuirono e il figlio diede loro la buonanotte, salendo le scale
con passo leggero, come si sentiva in quel momento. Era felice di
aver sistemato tutto con Yoongi e anche di sapere che il giorno dopo,
il suo migliore amico avrebbe visto arrivare il suo ragazzo a casa
sua per chiedergli perdono.
“Che ci fate qui anche voi?” Domandò
Taehyung vedendo i suoi
hyung raggiungerlo davanti alla porta di casa dei Park.
“È da un po' che Jimin non si fa
sentire”, rispose prontamente
Hoseok stringendo la mano a Yoongi.
“Non doveva mica partire con i suoi?”
“Sì ma ci avrebbe avvisato, no?”
Ribatté Jungkook mentre
accarezzava la schiena al suo ragazzo, cercando di calmarlo.
“Non ne sarei così sicuro…”
Commentò Namjoon senza guardare
nessuno in particolare.
“Perché lo dici?”
Anziché aspettare che il suo ragazzo rispondesse, Seokjin
indicò un
foglio, piegato sotto la fessura della porta, sul quale si poteva
leggere chiaramente 'Per Seokjin, Namjoon, Yoongi, Hoseok, Taehyung e
Jungkook’.
Taehyung, il più vicino all'entrata della casa, si
piegò a
raccogliere il biglietto e lo porse a Jungkook con mani tremanti.
Aveva paura di quello che ci sarebbe potuto essere scritto e sentiva
già un groppo in gola.
Jungkook prese il foglietto e cominciò a leggerlo ad alta
voce.
Ciao ragazzi,
Se state leggendo questa lettera, probabilmente sono in
vacanza
con i miei.
Innanzitutto volevo ringraziarvi per tutto quello che avete
fatto
per me: accettarmi nel gruppo dopo essere tornato, avermi reso
partecipe alle vostre canzoni… essermi stati vicini in
questo
periodo. Non potete capire quanto tutto ciò mi abbia
scaldato il
cuore. Non vi ho mai considerati amici. Per me siete dei fratelli,
che si perdonano a vicenda e che si sostengono quando si vacilla.
Non mi piace parlarne perché rende la cosa troppo
vera, però
devo farlo perché probabilmente queste saranno le mie ultime
parole
per voi. E mi spiace che avvenga tramite una lettera, ma non trovavo
la forza per farlo faccia a faccia.
So che sarà difficile e che non vi sentirete
pronti, ma vi chiedo
di stare vicini ai miei genitori. Cercano di sorridere davanti a me,
ma io so quanto questo li stia distruggendo dentro. Per questo ve lo
chiedo, in ginocchio perfino: non lasciateli soli. Sono troppo
preziosi per me e mi fareste un grandissimo piacere.
E ora… scriverò direttamente ad ognuno
di voi; l'ordine è
casuale, quindi non litigate per chi è primo e chi ultimo.
Vi voglio
bene allo stesso modo.
Cominciamo da te, Seokjin. Per quanto tu possa sembrare
fragile,
so che sei forte dentro e per questo ti chiedo di vegliare su quei 5
bambini che ti trovi come amici. Stai sempre loro vicino e non
lasciare mai che altri si mettano in mezzo all’amicizia,
all'affetto che si è creato nel gruppo. Sono sicuro che ce
la farai.
Jungkook, maknae dei miei stivali, porta rispetto ai tuoi
hyung
prima che uno di loro (non faccio nomi, vero Yoongi?) decida di farti
fuori. Finisci gli studi e diplomati col massimo dei voti,
così
appena ne avrai la possibilità, ti trasferisci a vivere con
Taehyung
(e stai tranquillo: appena si sentirà abbastanza coraggioso
ti
chiederà di sposarlo, credimi… Quel demente sbava
per te!)
Namjoon… Lo sai che ti ho sempre considerato il
capo del nostro
gruppo? Sai prendere le giuste decisioni, vagliare ogni opzione,
fermare i litigi e fungere da intermediario. Ti ammiro, tantissimo.
Continua a farlo, mi raccomando, perché non appena levi lo
sguardo
da loro per fissare Seokjin, questi sono capaci di far saltare in
aria un palazzo intero per il più stupido litigio. Come
facciamo ad
essere amici ancora oggi va al di là della mia comprensione.
TaeTae… Lo so cosa stai facendo in questo momento
che uno dei
ragazzi sta leggendo la lettera. Sì, so che non lo fai tu
perché ti
conosco. Ma non trattenere le lacrime; se ti senti di piangere,
fallo. Se vuoi urlare, fallo. Non tenere nulla dentro e quando ne hai
bisogno, sfogati. Hai degli amici al tuo fianco, ottimi amici oserei
dire. E hai un ragazzo che stravede per te e che farebbe di tutto per
te. Sappi che sei stato veramente prezioso in questo periodo e ti
ringrazio per avermi aiutato i primi giorni in cui sono tornato.
Hoseok… Non hai mai, neppure per un istante, smesso
di essere il
mio migliore amico. Sei coraggioso, ricordalo. Non ti sei dato per
vinto con Yoongi quando me ne sono andato e ringrazio che alla fine
la tua insistenza ti abbia ripagato dei tuoi sforzi. Lo sai quanto
cerchi di fare il duro, quando in realtà è una
pallina di
fluffiness (permettetemi la licenza poetica) perciò stagli
vicino,
ora più come mai. Io sarò sempre con voi a
vegliare sulla vostra
relazione e quando il deficiente (con affetto, Yoongi hyung!)
farà
qualcosa di sbagliato, farò in modo di farlo rinsavire.
E ora… Yoongi. Ti ringrazio per avermi perdonato,
per avermi
concesso di mettere la parola 'fine’ con un sentimento
sì
nostalgico, ma più che altro di gioia a ciò che
eravamo. Grazie
perché sei andato avanti e non ti sei fermato ad aspettarmi,
trovando nel mio migliore amico il rifugio di cui avevi, e hai,
bisogno. Se Hoseok ci dà il permesso, a me di fartela
leggere e a te
di cercarla, vai in camera mia e nel cassetto della mia scrivania
troverai una lettera per te. Non dovete preoccuparvi: non è
qualcosa
che mina la vostra relazione, tranquilli. Siate felici insieme, okay?
Be’ ragazzi io… Io non so più
che altro dire. Non vi dico
cosa fare, come reagire, ma vi lascio solo qualche parola.
Piangete pure se volete, urlate, ma ricordate che io
sarò sempre
con voi, che vivrò nei vostri ricordi, nelle vostre memorie
che,
spero con tutto il mio cuore, siano felici e non tristi. Vi voglio
troppo bene.
Vi lascio queste parole, prese da Remember
Me:
Remember me, though I have to say goodbye
Remember me, don't let
it make you cry
For even if I'm far away, I hold you in my
heart
I sing a secret song to you each night we are
apart
Remember me, though I have to travel far
Remember me,
each time you hear a sad guitar
Know that I’m with you the
only way that I can be
Until you’re in my arms again, remember
me
Sempre vostro (ho sempre desiderato scriverlo!!!),
Jimin
Jungkook ripiegò il foglio e si asciugò le
lacrime, senza guardare
gli altri, sapendo che si trovavano nella sua stessa situazione, se
non peggio.
Sentì qualcuno passargli accanto e tirare fuori la chiave di
scorta
della porta d'ingresso dalla casetta degli uccelli che c'era a
qualche passo di distanza. Le chiavi girarono nella toppa e si
sentirono dei passi correre verso qualche punto della casa. Non c'era
bisogno di alzare a guardare per capire che era Yoongi.
Il castano corse in camera di Jimin e si avvicinò alla
scrivania,
aprendo il cassetto e tirando fuori un bigliettino ripiegato. Lo
prese e lo aprì. Il testo scritto recava un titolo:
“The First
One.”
You made me so happy
Our story was one of a kind
Only
memories are left now
None of us knew
Good to see you're
doing fine
If only I've stayed
Maybe is better this
way
Instead of crying for sadness
No tears left my eyes
Yoongi sentì stringersi il cuore e ci mise qualche istante a
capire
che quello che stava leggendo era una poesia scritta da Jimin solo
per lui. Aveva compreso il titolo ma soprattutto, quanto aveva reso
felice il suo amico per quel poco tempo che erano stati insieme.
Si asciugò una lacrima e tornò dai suoi amici,
fermi ancora fuori
dalla casa ad aspettarlo. Prese per mano Hoseok e guardò
tutti in
volto, uno per uno.
“Dobbiamo… Dobbiamo andare ad incidere una
canzone”, furono le
parole che sorpresero tutti, ma quando videro il sorriso che adornava
il suo viso, capirono che quello non sarebbe stato per loro, per
diventare famosi. No. Era il loro regalo per Jimin.
CHORUS
Unconditional love
Unpredictable ending
Anger
fading
Angel of this world, can you hear me?
Just
remembered your smile
In this cold night
Memories crowding
my mind
If you leave me,
Never will I see you
again?
CHORUS
Please stay with me
And
never leave my side
Rescue me from this darkness
Known
tears won't stop flowing
CHORUS
Believe me when
I say
That you will always be
Special to me
Be
happy where you are
The sun will shine again
So I'll know
that you are with me
CHORUS
“Ed eccoci qui con una nuova canzone che, nessuno se lo
aspettava,
è diventata una hit non appena è stata rilasciata
al pubblico. Ma
parliamo con il gruppo che sta scalando le classifiche con
'Unconditional Love’. A voi, i BTS!”
Esclamò il DJ facendo loro
segno di parlare.
“3,2,1… Bang-tan! We are BTS!”
Salutarono i sei ragazzi in
coro.
“Wow ragazzi, parliamo del vostro incredibile debutto con un
mini
che ha come title una ballad, al contrario delle altre 4 canzoni che
ci sono… Come mai una ballad? Avreste potuto utilizzare una
delle
b-side che, a mio avviso, sembra più combaciare con il
vostro
stile.”
“Be’, avremmo potuto farlo, ma è da
quando la canzone è stata
scritta che la volevamo come title”, rispose prontamente
Namjoon
mentre il resto dei ragazzi annuiva.
“Perché proprio questa canzone?” Chiese
curioso il DJ.
“Due anni fa, una persona a noi molto cara è
venuta a mancare.
Abbiamo scritto la canzone pensando a lui e abbiamo mantenuto vivo il
nostro desiderio di diventare idol insieme facendo il possibile per
debuttare e, quando ci saremmo riusciti, di usare una canzone scritta
da noi come title di debutto”, spiegò con calma
Yoongi, sorridendo
agli altri ragazzi.
“Oh…” commentò sorpreso il DJ
per la sincerità prima di
riprendersi. “Sono sicuro che questa persona, dovunque sia,
si
senta orgogliosa di voi.”
“Ne siamo convinti anche noi”, disse fiero
Taehyung, alzando lo
sguardo verso la finestra dello studio e sorridendo mentre guardava
il cielo e una nuvola che, stranamente, gli ricordava un paio di ali.
“Curioso”, pensò Taehyung prima di
tornare a concentrarsi
nell'intervista in corso.
øøøøøøø
Bene, che dire? Siate buone con me? Non volevo far fuori nessuno e ho
sofferto come un cane per tutti e 7, soprattutto per Jimin e TaeTae?
Be', lo dico comunque!
Una cosa. La poesia finale e la canzone intitolata "Unconditional Love"
sono farina del mio sacco scritte in occasione della pubblicazione di
questa ff, quindi di sicuro non le troverete su YT ;) Però
vi consiglio di ascoltare "Remember Me"; è veramente bella,
soprattutto la cover che ne hanno fatto le Dreamcatcher.
Oh! Dopo di questa ff ne pubblico un'altra (one-shot) per farmi
perdonare per l'angst e spero diate una possibilità anche a
quella!!
Grazie ancora!!!
|