La cintura mi stava letteralmente soffocando, così la
sganciai e nell'avvicinarmi di più al sedile accanto per non
far cadere sotto al sedile il contenuto della scatola, i miei occhi si
riflessero nello specchietto.
Non mi ero neanche accorta, presa dalla fretta e confusa dal gesto di
Ellie, di avere una corona di fiori in testa.
Posai tutto e sorrisi continuando a guardarmi.
Presi con cura la corona di fiori e cercai di annusarne ogni piccola
parte.
Si sentiva anche il profumo di Ellie.
Ebbi una vampata di calore fortissima che fece scottare il mio viso
come carne sulla griglia.
Rimisi la mia coroncina sulla testa e mi scattai una foto.
Mi lasciai andare per qualche istante con le spalle addosso al mio
sedile.
Iniziai a contemplare i raggi del sole che cominciavano a scaldare sempre
di più il vetro dell'auto.
Avevo difronte a me una lunghissima giornata di lavoro, ero di rientro
in città in giornata, ma sarebbe stata pur sempre faticosa e
stressante.
Avevo la testa annebbiata da molti pensieri in quel periodo e stavo
anche pensando di vendere quel enorme palazzo in cui portai Ellie dopo
averla soccorsa.
Non mi serviva, era troppo fastoso, troppo in vista per una che voleva
solo nascondersi.
Pensavo a come poter poi reinvestire i soldi ricavati dalla vendita e
se mai sarei riuscita a fare in modo che ne valesse la pena.
Poi ci stavano i domestici, non sapevo ancora se dar loro modo di
vivere altrove e sempre lavorando per me o se invece lasciarli andare
con una buona liquidazione.
D'altronde a me i domestici non servivano.
Io amavo starmene da sola per conto mio, a casa.
Ed ora che provavo ad immaginare come sarebbe stato svegliarmi con Ellie
accanto, capivo ancora di più quanto non avrei avuto bisogno
di nient'altro.
Smisi per un attimo di pensare e riposi di nuovo l'attenzione sulla
scatolina che avevo trovato nella borsa.
Ormai era già aperta.
La scatolina era piena di petali rossi, alcuni caduti anche nella borsa. Ancora altri "dannati" petali
rossi.
Capendo che Ellie aveva deciso di farmi una sorpresa, cercai con le
dita di scavare all'interno per vedere se ci fosse qualcosa ricoperto
dai petali.
E così fu, ci stava un bigliettino scritto da Ellie:
"Mi hai salvato la vita
e non ti ho ancora ringraziata per questo. Posso invitarti a cena da me
una di queste sere? Non ti avveleno promesso! Ellie."
In quel momento, una giornata che si prospettava piena di
caos, iniziò ad avere un senso.
Stavo per scrivere un messaggio ad Ellie, quando pensai che volevo
sentire ancora la sua voce, e così misi il vivavoce
nell'auto e mentre ripartii, il suo telefono iniziò a
squillare.
Avete mai provato quella forte sensazione del cuore che sta per uscirvi
fuori dal petto, mentre va a tempo con il suono degli squilli di un
telefono?
E mentre sentite quegli squilli in quegli interminabili secondi, inizia
a mancarvi il respiro, cominciate a cercare la sua voce tra i ricordi che avrete e su quella voce vorreste morirci volentieri,
dentro.
«Vuole ordinare dei fiori, Signorina?»
«In
realtà a me non interessano particolarmente i fiori in
questo momento...»
«E come posso
esserle utile allora?»
domandò Ellie con qul suo tono soffice.
«Vorrei parlare
con una certa persona che oltre ad aver ornato la mia mente piena di
pensieri, con una splendida corona di fiori, mi ha anche invitata a
cena.»
La sentii quasi sorridere in quei piccoli
istanti imbarazzanti ma dolci, di silenzio.
«Lei
è sicura che sia la stessa persona ad aver fatto entrambe le
cose?»
Io sorrisi.
«Ci metterei la
mano sul fuoco.»
«E allora,
cosa riferisco a questa persona? Per la cena intendo.»
Feci un piccolo respiro.
«...Che se le
va bene, domani sera sarebbe perfetto.»
«Facciamo
allora domani dopo le venti?» chiese
per conferma Ellie.
«Va benissimo.»
«A domani,
Dafne.»
disse, e mentre stava per riagganciare io mi precipitai con la voce per
bloccarla: «Ellie?»
«Si?»
- rispose lei.
«Grazie per la
sorpresa.»
Ci scambiammo gli ultimi saluti e poi
riagganciai.
[qualche ora dopo]
Mentre Ellie era immersa nei fiori, io ero assalita dai flash della
macchina fotografica di Bernardo.
«Oggi sei
particolarmente radiosa! Sei perfetta!» esclamò
entusiasto lui.
Gli dedicai un sorrisone e gli diedi una pacca sulla spalla.
Lui era un uomo sulla cinquantina, che dava si, l'impressione di essere
uno stronzo, ma in realtà amava così tanto il suo
lavoro, da voler ogni volta spaccare il minuto con la consegna degli
scatti.
Erano già un paio di anni che lavoravamo insieme e quando
purtroppo subivamo un cambio di produzione, e non era lui al timone
della carrellata di fotografie, io mi sentivo sempre un po' a disagio e
un po' persa.
Ci punzecchiavamo parecchio durante le ore di lavoro, a volte volavano
anche gli insulti tra la tensione e la pressione di dover fare tutto
all'ultimo minuto, ma c'era molta intesa tra il suo modo di porre
l'obiettivo e me in tutte le mie forme.
«Fra poco
arriva Mario lo sai?»
rise.
«Quello
lì ti ha praticamente messo gli occhi addosso e mi sa che
non vede l'ora di metterci anche le mani!»
Continuò a ridersela.
«Ah! Perfavore,
Bernardo.»
«Lui mi
guardò e poi disse: sta tranquilla, se quello inizia a
rompere, lo aggiusto io!»
Andai in camerino a cambiarmi per la prossima sessione e nel mentre che
aspettavo la truccatrice, iniziai a spogliarmi.
Mi tolsi le scarpe, il vestito intero che avevo addoso e rimasi in
intimo per qualche minuto.
Non ero sicura di dover cambiare anche quello, e quindi aspettavo che
entrasse chi di competenza per stabilirlo.
Mi spostai dal paravento per andare a prendere il mio cellulare che
avevo lasciato sul mobile con lo specchio.
Lo presi e mi sedetti ad aspettare sul divanetto rosso di pelle,
controllando qualche notifica e impostando come immagine del profilo,
quella foto che avevo scattato in macchina di mattina.
Mi stavo rilassando un po' nell'attesa, quando all'improvviso sentii
uno strano calore intorno al collo.
Mi toccai con una mano dietro, ma non avevo nulla di particolare.
Appena tolsi la mano, ebbi come la sensazione di un qualcosa di bagnato
e morbido che mi toccava.
Capii subito cosa diavolo era.
Mi alzai di colpo e inziai a dare di matto.
Lui rideva e se ne stava lì, a torso nudo, a guardarmi
soddisfatto.
«Che cosa
cavolo hai da guardare? Va fuori di qui!»
«Dai...non te
la prendere Dafne! Era solo un bacino tenero.»
«Mi fai
schifo...chi ti dà il permesso di fare una cosa del genere?»
«Come sei scorbutica...»
«Vattene, ho detto!»
«Anche se sei incavolata nera...non
hai idea di quanto sei sexy!»
«E' il mio camerino, cazzo!
Và fuori!»
All'improvviso si aprì la porta.
«Ehi, ma che succede qui dentro?»
domandò scossa Leila.
«E' Dafne che ha le sue cose...»
«Ciao Mario!»
gli disse Leila ammiccando un sorrisetto malizioso e poi
continuò «sai che a Dafne
non piace scherzare...», mi
lanciò un'occhiata aggiustandosi il rossetto agli angoli
della bocca.
«Mi ha sbavato sul collo! E questo
è il mio camerino!», dissi
incrociando le braccia.
«Era un bacio,
quello, carina.» , disse Mario avvicinandosi a me un'altra volta.
«E ti incazzi
così per un bacio, Dafne?»
aggiunse Leila.
Io mi sentivo ancora il suo fiato sul collo e quella sensazione di
bagnato non mi usciva dalla testa, così,
avendone abbastanza di tutti e due, presi per un braccio Leila
strattonandola.
«Andate fuori tutti e due!»
esclamai furiosa.
«Ehi, sta calma! Non ti preoccupare,
me ne vado...» ribatté Leila.
Leila iniziò ad uscire mentre Mario, seguendola, mi
mandò un bacio «ciao
amore».
«Vaffanculo
idiota!» afferrai la maniglia della porta e la sbattei forte
nel chiuderla.
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NOTE: ammetto
spudoratamente, che il capitolo precedente, era un po' lento, frutto di
una specie di ponte che credo stia bene per rallentare un po' gli
eventi della storia. Spero di essermi ripresa con questo capitolo. Se
così non fosse allora la magia è finita. u.u
Poi, mi è andato in tilt il program NVU che uso per l'html, quindi probabilmente il carattere risulterà più piccolo e non c'è verso stasera di metterlo a posto. Quindi, chiedo venia, poiché provvederò a sistemarlo a breve.
Puoi
scrivermi per
qualsiasi cosa: consigli, suggerimenti e critiche, sono tutti sempre, i
benvenuti. :)
Grazie per la lettura
e a presto!
KHREM
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