Capitolo 13.
Epilogo (undici anni dopo)
- Mi comprate un gufo, per favore? - ci disse Niamh, passando
davanti al negozio di Diagon Alley, dove, tanti anni prima, avevo conosciuto
sua madre. - Così potrò scrivervi ogni giorno da Hogwarts… Occhialuto è
troppo vecchio…
- Se tua madre vuole… - dissi. Ma sapevo che la risposta
sarebbe stata affermativa.
- Io proporrei un bel rettile… magari un’iguana… magari porta
bene e capiterai a Serpeverde! - propose Aileen, che ci accompagnava nel
giro a comprare il materiale (libri, pergamene, penne) per nostra figlia,
che avrebbe dovuto frequentare, di lì a qualche giorno, il suo primo anno ad
Hogwarts.
Aileen era diventata una splendida ragazza e, il mese
successivo, si sarebbe sposata con Cedric Nott, appartenente ad un’illustre
casata delle Higlands. Io e Lily saremmo stati i testimoni della sposa,
insieme ad Astoria Greengrass e Draco Malfoy (già convolati da qualche anno
a nozze: Astoria era felicissima e anche Malfoy amava Astoria e sembrava
aver trovato, dopo tante traversie, una grande serenità).
In tutti quegli anni Aileen, e la sua famiglia, ci erano
sempre stati vicino e la nostra amicizia con tutti i MacDonald, e gli altri
membri del clan, era sempre più solida. Noi comunque, vivevamo tranquilli
nella nostra casetta in Irlanda, protetti da potenti incantesimi
anti-intrusi (il mondo magico è, a volte, veramente asfissiante e
selezionare i contatti non è una cattiva idea), insieme a Niamh, a Seanna e
Ryann (i nostri gemelli, nati due anni dopo la nostra primogenita) e a Conan
(il nostro ultimo nato, che doveva compiere ancora cinque anni). Avevamo
lasciato i gemelli e il piccolo da “zia Ely” che, insieme al marito e ai
figli, viveva vicino a noi.
Come detto, i MacDonald-Montague ci avevano accolto nella
loro grande famiglia e passavamo quasi tutte le estati con loro, da dieci
anni in qua, cioè da quando Voldemort era stato sconfitto (anche per merito
di Lily) ed io avevo salvato la vita ad Aileen. I nostri figli erano
praticamente stati adottati da tutto il clan e scorazzavano liberamente nel
castello scozzese.
- Ehi, guarda un po’ chi si vede qui in Inghilterra! - sentii
dire alla mia destra.
Mi girai e vidi Ron, che passeggiava con Hermione e Rose,
loro figlia, una bimbetta di tre anni, iperattiva.
- Ciao, Ron! Ciao, Hermione! - salutò subito Lily, andando ad
abbracciarli e facendo le feste alla bambina. Li seguimmo poi io, Aileen e
Niamh, che si misero subito a parlare e giocare con Rose.
Avevamo con loro contatti da molti anni, da quando la grande
famiglia Weasley-Potter aveva saputo del ruolo che avevamo ricoperto nello
scontro con Voldemort e negli anni precedenti… e molto gentilmente avevano
acconsentito alla nostra richiesta di permetterci di vivere in pace, non
menzionando il nostro apporto alla battaglia, ma anche giustificandoci in
ogni occasione presso i funzionari del Ministero. Del resto, avere tra le
proprie conoscenze anche il Primo Ministro, Kingsley Shacklebolt (che aveva
un ottimo ricordo di me), comporta dei vantaggi… se non altro allontanare
dalla mia famiglia la stampa e, soprattutto, una odiosa Rita Skeeter, che
cercava disperatamente di rimestare nelle vicende per qualche sua patetico
articolo scandalistico. Certo, avevamo partecipato ai funerali dei caduti…
e ai funerali di Severus Piton, di cui tutti ora, saputa la verità,
tessevano le lodi, ma poi ci eravamo definitivamente trasferiti in Irlanda,
dove avevamo completato gli studi ed ora vivevamo tranquilli, in campagna,
insieme a Niamh e agli altri bambini. Avevamo del avuto abbastanza di
combattimenti, sangue, morti, esseri oscuri, profezie…
Mi ricordavo ancora la prima volta che era venuto a trovarci,
a casa nostra, Harry Potter (ora non più “il bambino che è sopravvissuto, ma
“il Salvatore del Mondo Magico”), avviato ad una prestigiosa carriera come
Auror, insieme a Ginny, allora ancora sua fidanzata, non ancora famosa
giocatrice delle Holyhead Arpies (di cui mia figlia sarebbe stata poi una
sfegatata tifosa) e sua futura moglie. I due erano stati estremamente
gentili e Ginny mi aveva chiesto di perdonarla per tutto quello che mi aveva
detto, e per quel che aveva fatto, quando le avevo impedito di prendere la
spada di Grifondoro: - Sono stata una stupida, Peter! Non sapevo tante cose
e ti prego di perdonarmi per tutto quello che ti ho detto… e per il gesto
che ho fatto, di cui mi vergogno profondamente… Vorrei non averlo mai fatto…
- No, non è vero, non sei stata stupida - le ho detto - Sei
stata molto coraggiosa. E di quel gesto non devi preoccuparti… dal tuo punto
di vista, allora, era pienamente giustificabile.
Li avevamo anche invitati a cena e quella era stata la prima
volta (prima di una lunga serie) in cui erano stati ospiti a casa nostra
(poi noi altre volte avevamo ricambiato). Il guaio con i “clan” magici
(parlo ora dei Weasley-Potter, ma il discorso si adatta anche ai
MacDonald-Montague) era che tutti i membri si impegnano in tutti i modi per
invitarti e non accettano rifiuti… Non potevamo mancare dai vari Weasley:
Arthur e Molly (i genitori di Ron e Ginny) avevano voluto conoscerci, ma
avevamo contatti anche con Bill, Charlie, George, addirittura, Percy, che ci
mandava ogni settimana gli aggiornamenti tecnico-legislativi delle nuove
leggi approvate dal Wizengamot… (di cui non ci importava assolutamente
niente!). Mentre loro sapevano ormai tutto di noi, eravamo quasi sconosciuti
al resto della comunità magica: Kingsley, Harry, Ron, Hermione e tutti i
nostri amici avrebbero voluto far conoscere il nostro apporto alla lotta
contro Voldemort, ma davanti al nostro rifiuto (Lily voleva solo vivere in
pace, serenamente, insieme ai nostri bimbi e anch’io ero d’accordo), si
erano arresi; non avevamo però potuto rifiutare le medaglia (Ordine di
Merlino, prima classe) che, insieme a quella di Severus Piton, avevamo
incorniciate in un quadretto sopra il camino della sala. Ma tutto era stato
“segretato” e, a parte gli amici, alcuni funzionari del Ministero e,
naturalmente Kingsley, nessuno sapeva troppi particolari su di noi.
La madre di Lily aveva trovato, da diversi anni, soprattutto
grazie alla vicinanza di Lily e dei nipotini, un po’ di serenità. Lily
lavorava in una biblioteca a Clifden: aveva superato a pieni voti l’esame di
ammissione… anche perché, secondo me, aveva letto, nella mente
dell’esaminatore, le risposte alle perfide domande che quello in
continuazione le faceva. Io lavoravo invece al Ministero degli Esteri
(quello Magico) Irlandese, mentre mia sorella, insieme ad Alan, suo marito,
aveva aperto un pub, molto frequentato dai turisti “babbani” che
frequentavano il Connemara (con emporio annesso di prodotti magici per i
maghi e le streghe di passaggio): insomma vivevamo in bilico tra mondo
magico e mondo non magico, cercando di prendere il meglio dai due mondi…
- Come sei cresciuta, in questi mesi, Niamh! - disse Hermione.
- Perché non venite a trovarci?
- Dovete venire voi in Irlanda - dissi - Ce l’avevate
promesso, non ricordate?
- Eh, magari! - aggiunse Ron - Ma Hermione è sempre
impegnata… si sta dando alla politica… un giorno, ne sono sicuro, diventerà
Primo Ministro!
Ci mettemmo tutti a ridere… ma, a pensarci bene, ero convinto
che, prima o poi, lo sarebbe diventata… era dannatamente in gamba nel suo
mestiere!
- Parlavamo di voi con Harry qualche giorno fa - disse Ron -
Dobbiamo consegnarvi una serie di oggetti appartenuti a Severus Piton… a tuo
padre, Lily… che erano stati sequestrati dal Ministero subito dopo la
battaglia… Poi, sai, come va con la burocrazia magica… sono passati più di
dieci anni… Ma ora è tutto a posto: tu sei l’erede universale del preside
Piton…
Sì, Piton aveva fatto nel testamento vari lasciti alle
persone a lui care (compreso Milly Anderson, che aveva anche l’usufrutto
della casa a Spinner’s End, me e Niamh), mentre aveva nominato erede
universale la figlia, Lily.
- … verremo pertanto personalmente a consegnarle… Si tratta
di alcuni faldoni di corrispondenza privata… sono ricordi che magari vi
interesseranno…
- Sì, certamente - disse mia moglie - Sarò veramente contenta
di riceverli.
La bimbetta di Ron e Hermione scalpitava. Salutammo tutti,
con la promessa di incontrarci presto, dirigendoci verso il negozio.
- Andiamo a scegliere il gufo, adesso? - disse, con la sua
voce sbarazzina, mia figlia.
- Sì, dai, ti accompagno io - disse Aileen - Voi intanto
rilassatevi un attimo - ci disse Aileen, strizzandoci l’occhio.
Le vedemmo entrare nel negozio di animali.
- Ti voglio bene, Peter O’Neil. Sono stata veramente
fortunata ad incontrarti, qui dentro, tanti anni fa - mi sussurrò,
abbracciandomi e stringendomi forte.
- Anch’io ti voglio bene, Lily Anderson O’Neil - le dissi,
accarezzandole la guancia - Ma il fortunato sono stato io.
F I N E
Dedicata
a MILENA R.
E’ finita, ragazzi!!! Ora prendo una necessaria
pausa: è stato bello, veramente, scrivere tutta la saga (all’inizio non
pensavo di riuscirci), ma anche faticoso (più all’inizio che alla fine, ad
essere sinceri, ma è stato comunque un impegno costante) e quindi il
sottoscritto, per un po’ di tempo, cessa di pubblicare. Non di scrivere,
perché ho iniziato, ad essere sincero, ad organizzare una specie di sequel,
che avrà come protagonista Niamh O’Neil al suo terzo anno ad Hogwarts, alle
prese, per fortuna, con problemi “adolescenziali”, meno gravi di quelli dei
genitori.
Posto anche il primo capitolo, ma non lo aggiornerò fino a quando non
avrò completato la fanfic (sono ancora in alto mare). Pertanto, per il
momento, la saga si interrompe qui.
Devo ringraziare tutti voi che avete seguito,
qualcuno fin dall’inizio, questa mia avventura, come lettori silenziosi (non
avrei mai pensato di raggiungere certi numeri) e tutti coloro che hanno
seguito/preferito/ricordato tutte o alcune fanfic della saga e, in
particolare: