E' tempo di tornare in sella, cowboy! di Ily18 (/viewuser.php?uid=19279)
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A/N:
Allora, eccoci qua all'ultimo capitolo conclusivo della mia prima
storia Clois! Visto che avete tanto da leggere, mi limito ad augurarvi
buona lettura e vi avverto che ci sarà una lunga nota finale
alla fine del capitolo :P
Buona
lettura!
ps:
piccolo avvertimento. Ci sarà un lungo flashback e
sarà tutto in corsivo.
ps2: leggerete delle frasi prese da qualche episodio della 5^ serie e
altre prese da un episodio dell'8^ serie.
Era una calda giornata
d’estate in quel di Smallville e l’unico svago che
quella piccola cittadina del Kansas permetteva in giornate come questa,
era quello di fare una visita al lago per rinfrescarsi un po’.
Chloe aveva proposto a
Lois e Clark di raggiungere lei e Jimmy, il suo neomaritino,
giù al lago e loro due non se lo erano fatti ripetere due
volte, portando anche Shelby con loro.
Una volta arrivati al
lago, Shelby aveva subito richiesto le attenzioni di Clark, quasi
implorandolo con quei suoi occhioni color nocciola e lo scodinzolare
frenetico della sua coda, di entrare in acqua con lui e lanciargli
qualcosa che lui gli avrebbe riportato indietro. ‘In
un battito di ciglia.’ Pensò Clark
preoccupato.
“Sicura che
non ti dispiace?” Chiese a Lois, mentre accarezzava Shelby
dietro l’orecchio.
“Mi si spezza
il cuore a sapere questa palla di pelo lontana da me.” Disse
ironica Lois, sorridendo e guardando affettuosamente la montagna di
peli biondi immobile al fianco di Clark. “Non so come
resisterò senza starnutire ogni 5 minuti!”
Continuò sempre più ironica, piegando la testa di
lato e unendo le labbra in quel sorriso che Clark era ormai abituato a
vederle in viso ogni volta che lo stuzzicava.
Sorrise divertito,
seguito a ruota da Chloe e Jimmy che avevano seguito la scenetta.
“D’accordo
amico,” disse spettinando il pelo sulla testa di Shelby,
“sembra proprio che Lois non ci voglia nei
paraggi.” Le sorrise nuovamente, aspettando una sua risposta
che non tardò ad arrivare.
“Non si sa
mai Smallville. Fai il bravo e per te potrei fare
un’eccezione.” Gli sorrise nuovamente, questa volta
maliziosa, notando come l’espressione di Clark
cambiò nel giro di qualche secondo. Da sicuro di
sé, passo ad imbarazzato e Lois notò con quanta
difficoltà riuscì a deglutire il nodo che gli si
era formato in gola. Sorrise, contenta di riuscire a fare
quell’effetto all’uomo d’acciaio.
Clark, le sorrise
un’ultima volta, prima di guardare nuovamente Shelby.
“Andiamo piccolo!” Detto questo, lui e Shelby
s’incamminarono verso l’acqua, seguiti a qualche
passo di distanza da Jimmy che li stava raggiungendo.
Le uniche rimaste
all’asciutto a prendere il sole erano le due cugine, Lois e
Chloe, che indossati gli occhiali da sole, sedevano sui propri teli da
mare e sorseggiavano del the fresco al limone dalle rispettive lattine.
“Non avrei
mai pensato che avrei visto un così prefetto quadretto
familiare in così poco tempo.” Disse Chloe seria,
un sorriso sincero sulle sue labbra, mentre guardava suo marito e il
suo migliore amico giocare in acqua con Shelby, come due ragazzini.
“Credimi
cuginetta, questa è solo una delle tante cose alla quale
dobbiamo farci l’abitudine.” Le rispose, anche lei
rapita dai due ragazzi che si divertivano col cane dal pelo biondo.
“Già.”
Chloe annuì alle parole della cugina. “Penso ti
riferisca al grande segreto di Clark.” Precisò
Chloe, sorseggiando un po’ del suo the al limone.
Eh sì, Lois
si riferiva anche a quello, perché,
ammettiamolo, scoprire che il ragazzo che ti ha appena confessato il
suo amore è un viaggiatore intergalattico, non è
mica una notizia da tutti i giorni.
Ma quello a cui Lois si
riferiva veramente, era lo shock nel constatare quanto le cose con
Clark fossero normali, così semplici. Superuomo o no.
Sin dal primo momento
in cui aveva realizzato gli strani sentimenti che provava per lui, Lois
aveva sempre avuto paura di immaginare come sarebbero state realmente
le cose tra loro due. Sapeva che le cose tra Lois e Clark potevano
essere tutto fuorché semplici.
In fondo, Lois aveva
vissuto da vicino tutti i suoi drammi amorosi e sapeva che Clark era
sempre stato realmente innamorato solo di una persona nella sua vita.
Lana Lang.
E invece…
Lois tornò
con la memoria a qualche giorno prima, quando lei e Clark stavano nella
cucina dei Kent e lui le aveva appena confessato il suo amore.
Le
sue forti braccia la stringevano ancora forte al suo corpo marmoreo,
quasi volesse recuperare in quei pochi minuti, tutto il tempo perso,
tutte quelle volte in cui avrebbe voluto tenerla tra le sue braccia, ma
non aveva potuto.
I
loro visi ancora vicini, le loro bocche ancora prese da quella danza
sensuale che nessuno dei due sembrava voler interrompere per nessun
motivo.
Lois
era perfettamente consapevole che da lì in poi, loro due non
sarebbero più stati solo semplici amici, non dopo quelle
parole e soprattutto non dopo quel bacio.
Era
sicura che le cose tra loro sarebbero cambiate. ‘In
meglio.’ Pensò, quasi una preghiera silenziosa la
sua, perché era consapevole anche del fatto che qualcosa
–‘qualcuno.’ Si corresse- potesse
rovinare quello che c’era tra lei e Clark.
Se
voleva veramente che le cose tra loro funzionassero, aveva bisogno di
togliersi quel peso dallo stomaco, quel dubbio che la perseguitava e
doveva farlo ora.
Interruppe
dolcemente il bacio, portando le mani sul viso di Clark e
allontanandolo leggermente dal suo. Vide l’espressione
confusa sul suo viso, il suo spostare leggermente la testa da un lato e
avvicinare le sopracciglia l’una all’altra,
incapace di spiegarsi perché mai lei avesse fatto una cosa
del genere.
“Smallville,”
Lois aprì subito bocca, sperando che sentirla usare il suo
nomignolo, lo tranquillizzasse un po’, “so che te
l’ho già chiesto, ma…” Lois
notò con molta facilità quanto la sua voce stesse
tremando in quel momento, il nervosismo che le chiudeva lo stomaco.
“Sei sicuro che questo…”
indicò per un paio di volte prima lei e poi lui, lasciando
la frase in sospeso, sperando che lui capisse quello che intendeva
dirgli.
“Che
questo, cosa, Lois?” Le chiese sempre più confuso,
allentando un po’ la presa su di lei, ma mai lasciandola
andare del tutto.
Lois
prese un respiro a fondo prima di proseguire. “Sì
insomma, che è quello che vuoi realmente?”
Riuscì finalmente a lasciare libere quelle parole che le
erano sembrate così pesanti qualche secondo prima. Sentendo
che ormai il danno era fatto, proseguì. “Che
è questo,” indicò nuovamente prima lei
e poi lui, “quello di cui hai bisogno?”
Cercò di arretrare un po’, riuscendo a far cadere
la presa delle mani di Clark dai suoi fianchi.
Lois
ne approfittò e si girò, dandogli le spalle,
prima di continuare a parlare, senza dargli
l’opportunità di rispondere. Aveva il terrore di
aver commesso un impareggiabile errore avendo portato a galla quei suoi
dubbi. E se Clark le avesse detto che lei era solo una persona come
tante? Che la stava usando solo per dimenticare Lana? Non avrebbe retto
ad una notizia del genere, non dopo che aveva realizzato quanto avesse
dannatamente bisogno che Clark Kent facesse parte della sua vita e non
solo come un semplice amico.
Ma
invece di dirgli tutto quello che aveva appena pensato, decise di
indossare la sua tipica maschera da ragazza forte che camuffa i suoi
veri sentimenti e riprese a parlare. “Perché
insomma, col ritorno di Lana e tutto il resto, potrei capire se questo
è stato solo uno slancio del momento e che tutto quello che
hai detto e fatto non lo pensavi veramente. Insomma, quel che
è successo è successo.” Camminava
nervosamente da una parte all’altra della stanza gesticolando
vistosamente, sempre evitando il contatto visivo diretto con Clark.
“Quando uno è sottoshock fa le cose più
strane,” rise nervosamente, “cose di cui
puntualmente si pente.” Continuò a fare quella
finta risatina, contenta che Clark non potesse vedere
l’espressione preoccupata che aveva in quel momento in viso e
soprattutto che non potesse notare quanto le sue mani tremassero mentre
parlava.
Si
sedette su una delle sedie vicino a lei, prima di continuare a parlare,
questa volta guardandolo in faccia. “Il punto è,
Clark, che se hai altre cose per la testa, lo capisco.”
Disse, cercando di suonare il più comprensiva e tranquilla
possibile, sperando di riuscire a sopprimere la frase che in
realtà avrebbe voluto dirgli e che ora le rimbombava in
mente: ‘Ma non lo condivido Smallville, perché non
puoi baciarmi in quel modo, dirmi tutte quelle cose e poi sperare di
farla franca con me!’
Ma
ancora una volta, decise di tenersi tutto per sé, di
recitare la parte della ragazza forte come le era stato insegnato,
contenta che Clark non riuscisse a leggerle nella mente.
E
mentre notava che Clark non aveva fatto nessuno sforzo per
interromperla o per smentire ogni singola parola che era appena uscita
dalla sua bocca, notò come lui stesse semplicemente di
fronte a lei, con la spalla sinistra poggiata al muro più
vicino, le braccia incrociate al petto e il peso del suo corpo poggiato
interamente sulla gamba sinistra. E soprattutto, un sorriso a 32 denti
che andava da orecchio a orecchio.
“Perché
sorridi in quel modo stupido, Smallville?” Chiese infastidita
da quel suo atteggiamento. Lei era lì, pronta ad abbassare
le sue difese per lui, a fargli capire quanto fosse importante che
entrambi fossero sulla stessa lunghezza d’onda sul loro
rapporto e lui si limitava a sorridere in quel modo, quasi come se
fosse divertito dalla situazione.
“Stai
stra parlando.” Le fece notare, sempre divertito dalla
situazione. “E’ una cosa che fai quando sei
nervosa.” Continuò, avvicinandosi un po’
di più a lei.
E
lui che diavolo ne sapeva di quello che lei faceva quando era nervosa?
Beh, il punto era che ci aveva preso in pieno.
“Sei
nervosa per colpa mia?” Le chiese, quasi ammiccante, mentre
continuava ad avvicinarsi a lei a piccoli passi.
“Pff,
per favore Smallville, non diciamo certe idiozie!” Disse
distogliendo lo sguardo dai suoi occhi blu così profondi,
per osservare un’interessantissima crepa nella finestra di
casa Kent.
Ancora
una volta l’atteggiamento da dura che le era stato inculcato
da suo padre, stava avendo la meglio, facendo sì che lei si
chiudesse nuovamente in se stessa, evitando che Clark capisse sul serio
quello che lei intendeva con quelle parole. O almeno, sperava che Clark
non la conoscesse così bene come sembrava.
Anche
se… dove l’aveva portata finora questo
comportamento così stupido? Che senso aveva nascondergli le
sue paure su loro due, se poi alla fine non parlargliene avrebbe
portato solo a lasciare le cose in sospeso tra loro due?
“Lois,
ho capito che intendi.” Le disse, piegandosi sulle ginocchia
di fronte a lei, i suoi occhi blu-verde allo stesso livello di quelli
di Lois.
Le
spostò leggermente il ciuffo che le copriva gli occhi, per
poi accarezzarle dolcemente la guancia, quel suo sorriso che non
lasciava mai il suo viso. “Pensi che io non sia ancora pronto
per andare avanti.” Le sorrise nuovamente, unendo le sue
labbra in segno di comprensione, prima di respirare profondamente.
Lois
rimase sorpresa da quanto bene la conoscesse, dalla velocità
con la quale era riuscito a capire al volo la situazione.
“Smallville…” Disse quasi volendo
scusarsi, vedendo l’espressione sul viso di Clark incupirsi.
Ottimo, era riuscita a farla sentire in colpa!
“No,
Lois.” La zittì dolcemente portando la sua mano
sulle sue labbra. “So che può sembrare irreale
detto dopo così poco tempo, ma è vero, non amo
più Lana.” Le sorrise e Lois sentì
sciogliersi nuovamente, perché per quanto le sue paure
fossero forti, era sicura che Clark non le stesse mentendo.
“Dopo aver corso per tanto tempo dietro ad una bici, penso
sia ora per quella Harley di cui mi avevi parlato.” Le
sorrise nuovamente e Lois sentì il cuore farle mille
capriole in petto.
“Smallville…”
Disse sorpresa dalle sue ultime parole. Clark si ricordava di quel
discorso che avevano avuto un bel po’ di anni fa nel fienile.
“Ricordi ancora quelle parole?” Chiese sorpresa,
non distogliendo mai lo sguardo dagli occhi chiari di fronte a lei.
“Lois,
è grazie a quelle tue parole se sono riuscito ad andare
avanti.” Le disse sincero.
E
prima che Lois se ne rendesse conto, le sue labbra avevano nuovamente
trovato quelle di lui, sancendo la pace dopo quella piccola lite, ma
soprattutto ponendo fine a tutti i dubbi che le avevano annebbiato la
mente.
Tornò
con la memoria a quel pomeriggio al fienile, quando Clark era triste
dopo che aveva scoperto di Lana e Lex.
“Senti,”
gli disse sedendosi sul bracciolo del divano dove lui era seduto,
“qualche volta abbiamo bisogno di mettere da parte i nostri
sentimenti, finché non arriva il momento giusto.”
Clark la guardò confuso. “Come mettere dei soldi
in un salvadanaio per comprare quella bici che ancora non puoi
permetterti.” Spiegò, quasi fosse la cosa
più scontata del mondo.
Clark
la guardò ancora una volta, capendo quello che intendeva.
“Il punto è che, non sono poi così
sicuro che ci sia qualcun’altro per me, lì
fuori.”
“Ah,
non puoi mai dirlo, Clark.” Gli rispose subito, con un tono
sicuro di sé che non passò inosservato al
superudito di Clark. “Magari quando finalmente aprirai il tuo
salvadanaio, scoprirai che per tutto questo tempo non hai risparmiato
per comprare una bici.” Lois distolse per un istante lo
sguardo da Clark, prima di continuare. “Ma per comprare una
Harley.” Concluse, guardandolo nuovamente in faccia,
sorridendosi a vicenda.
La
testa di Lois sembrava non smettere più di girare, tra il
bacio di Clark e i ricordi di qualche anno prima che sembravano ancora
così nitidi.
“Lois…”
Disse Clark interrompendo il bacio e alzandosi in piedi di fronte a
lei. “Ricordi che prima ti ho detto che avremmo dovuto
parlare di un’altra cosa?”
“Sì.”
Rispose annuendo. “E ricordo anche di averti detto che ne
possiamo parlare in un altro momento, Smallville.” Gli
ricordò con un sorriso.
Clark
sorrise a sua volta, infilando le mani in tasca come faceva sempre
quando era nervoso. “E lo apprezzo, Lois. Ma penso sia
sbagliato rimandare ancora, tutto qui.”
Lois
sbuffò, fintamente indispettita dalla fretta di Clark a
proposito di questa cosa di cui voleva parlarle. “Coraggio
Smallville, sputa il rospo.” Le sorrise, ma vide il viso di
Clark assumere quell’espressione seria che a lei non piaceva.
Cos’altro sarebbe successo stavolta? Quale oscuro segreto le
stava nascondendo?
“Io,
uhm…” Lois notò che Clark non smetteva
di fissarsi le punte dei piedi e capì quanto questo discorso
lo innervosisse. “Non sono proprio chi pensi.”
Lois
corrugò la fronte, divertita da quelle parole.
“Ah, no?” Una leggera risata lasciò le
sue labbra.
“Diciamo
che…” Clark alzò finalmente lo sguardo,
prima di continuare con la sua confessione. “Sono la macchia
rossa e blu.” Piegò il viso leggermente alla sua
destra e corrugò le sopracciglia, assumendo
un’espressione quasi colpevole.
Lois
strabuzzò gli occhi e arcuò le sopracciglia in
segno di sorpresa, dopodiché iniziò a ridere,
buttando la testa all’indietro e reggendosi la pancia che
iniziava a farle un po’ male a causa delle tante risate.
“Sul serio Smallville, se volevi farmi ridere, ci sei
riuscito.” Disse, cercando di smettere di ridere e passandosi
l’indice sugli occhi per fermare le lacrime che la risata le
aveva fatto formare negli occhi.
“Uhm,
non proprio la reazione che mi aspettavo.” Disse
più a sé stesso che a lei.
“Sul
serio Clark, come puoi anche solo pensare che io possa credere ad una
roba del genere?” Disse alzandosi dalla sedia, fermandosi di
fronte a lui. “Per quanto tu sia speciale,” gli
disse, accarezzandogli una guancia, “so benissimo che tu sei
un semplice ragazzo di campagna.” Gli diede un leggero pugno
sul braccio, come faceva sempre quando lo stuzzicava. “Il mio
ragazzo di campagna.” Aggiunse con un tono dolce, poggiando
entrambe le mani sul suo petto.
Clark
sorrise, poggiando una mano, su una di quelle di Lois che ancora
riposavano sul suo petto. “Pronta ad essere stupita,
Lane?” Le chiese e prima che lei potesse rispondere, la prese
tra le sue braccia e sfrecciò fuori da casa sua.
Nel
giro di qualche secondo, si ritrovarono sul tetto del Planet, a
Metropolis.
Clark
si fermò al centro del terrazzo, il suo sguardo fisso sul
viso di Lois che lo guardava sorpresa.
“Sembra
proprio che debba smetterla di chiamarti Smallville.” Furono
le uniche parole che riuscì a dire.
Era
ancora sottoshock per quello a cui aveva appena assistito. Come poteva
essere che il suo Smallville fosse infetto da meteoriti e lei non se ne
fosse mai resa conto?
“Sapevo
l’avresti detto.” Disse Clark sorridendo e
lasciando andare la presa su di lei. “Solo, promettimi che
continuerai a farlo.” Aggiunse, questa volta con un tono
serio che a Lois non sfuggì.
Lois
sorrise. “Pensavo non ti piacesse.”
Incrociò le braccia di fronte a lei.
“Smallville.” Aggiunse con un sorriso.
“Le
cose cambiano, Lois.” Le rispose altrettanto sorridente.
“Già,
a proposito di cose che cambiano.” Disse indicandolo.
“Grazie a quale pioggia di meteoriti hai acquisito i tuoi,
uhm…” Lois pensò alla parola
più adeguata da usare. “Poteri.”
Concluse, corrugando le sopracciglia.
“E’
un po’ più complicato di così,
Lois.” Cercò di spiegarle.
“Ovviamente.”
Lois scosse la testa, ma Clark notò il sorriso divertito
sulle sue labbra. “Allora, hai qualche altra
abilità oltre all’essere più veloce di
un proiettile?” Chiese avvicinandosi a lui, un sorriso
curioso che campeggiava sulle sue labbra.
Clark
sorrise, felice e sollevato del modo in cui Lois stava prendendo la
notizia. ”Beh,” Clark prese un respiro profondo
prima di continuare, “posso sparare fuoco dagli
occhi.” Lo sguardo di Lois si fece ancora più
sorpreso, ma lui continuò a parlare. “Posso
sentire un cane abbaiare a 10 miglia di distanza, posso vedere
attraverso gli oggetti e ho una forza superiore al resto degli
umani-”
“Un
secondo!” Lois alzò le mani di fronte a lei,
interrompendolo. “Riavvolgi il nastro, Smallville.”
L’espressione di sorpresa, aveva ora lasciato spazio ad una
imbarazzata, mentre Lois incrociava le dita delle mani al petto. Si
schiarì un po’ la gola prima di andare avanti.
“Spiegami meglio, uhm, la parte del vedere attraverso gli
oggetti.”
Clark
capì quello che intendeva e sorrise divertito.
L’unica cosa che interessava veramente a Lois, non era che
lui avesse poteri diversi dalla gente normale, ma che lui potesse
averli usati per spiarla. Sorrise nuovamente prima di riprendere a
parlare. “No Lois, devo concentrarmi per vedere attraverso
gli oggetti.” Scosse la testa, notando l’imbarazzo
sul viso di Lois.
“Vuoi
dirmi seriamente che non hai mai usato quel potere a tuo
vantaggio?” Gli chiese, indicandosi da testa a piedi, come ad
enfatizzare il fatto che non credesse che Clark non avesse mai
voluto… spiarla.
Clark
sorrise divertito. Ancora una volta lei riusciva a farlo sentire umano,
a dispetto di tutti i poteri che aveva.
Lois
si avvicinò nuovamente a lui, portando le mani dietro al
collo di Clark. “Sappi che questo non cambia niente tra noi,
Smallville.” Lo rassicurò, mettendosi sulle punte
dei piedi e baciandolo dolcemente. Sentì le mani di Clark
salire su suoi fianchi, per poi passare sulla sua schiena.
“Non
hai ancora sentito la parte più strana.” Le disse
Clark con un sorriso che però tradiva un po’ di
preoccupazione.
“Ne
dubito.” Sorrise Lois, sperando di riuscire a farlo
tranquillizzare un po’. “Ma sentiamo.” Lo
incoraggiò.
“Come
ti ho detto prima, non sono stato infettato dai meteoriti,
Lois.” Lois ascoltava attentamente quello che diceva Clark.
“Infatti, io sono la causa delle piogge di meteoriti che ci
sono state a Smallville.” Lois corrugò la fronte,
non riuscendo a capire bene di cosa Clark stesse parlando. Per cui
invece di interromperlo, si limitò ad annuire e lasciarlo
spiegare. Allentò la presa su di lui e lasciò
cadere le braccia lungo i suoi fianchi, sperando che Clark non
prendesse questo suo gesto nel modo sbagliato. “Il mio
pianeta d’origine, Krypton, è stato distrutto e
mio padre decise che l’unico modo per salvarmi la vita era
spedirmi qui sulla Terra.” Gli occhi di Lois lo guardavano
incredulo, incapace di dire se la stesse prendendo in giro o no. Ma
dopotutto, perché mai avrebbe dovuto mentirle?
Clark
prese a camminare nervosamente per il terrazzo del Planet, prima di
continuare il racconto. “Mi spedì qui con una
navicella e i Kent mi trovarono in un campo di grano e decisero di
adottarmi, facendomi crescere qui a Smallville.” Clark si
interruppe per un secondo prima di continuare. “Tra gli
umani.”
Lois
si prese un istante per soppesare tutte le news che Clark le stava
dando tutte in una volta. Com’è che tutte queste
cose che l’avrebbero dovuta shockare, la lasciavano
sì sorpresa, ma non gli facevano vedere Clark in un modo
diverso?
Come
mai lei continuava a vederlo nello stesso modo? Come una persona
normale, solo con delle abilità speciali?
“Sei
senza parole, non è mai una buona cosa.” Le parole
di Clark la riportarono alla realtà e lei lo vide di fronte
a sé, terrorizzato che avesse preso la notizia nel modo
sbagliato.
Non
voleva che pensasse che lei ora lo vedesse come un mostro, un diverso.
L’unica cosa che le venne in mente di fare, fu ridurre la
distanza dei loro corpi il più in fretta possibile
–‘non in fretta come avrebbe fatto lui.’
Sorrise nel pensarlo- e lo strinse forte a sé,
più forte che poteva.
“Te
lo ripeto, Clark, questo non cambia quello che provo per te.”
Sentì le braccia di lui passarle dietro la schiena e
stringerla forte a sé. “Ho conosciuto abbastanza
persone nate sulla Terra, per sapere che non è dove nasci
che ti rende normale.” Sentì Clark sorridere,
mentre le baciava la testa che aveva appoggiato sul suo petto qualche
istante prima. “Per me sei sempre il solito Clark
Kent.” Spostò il viso cosicché potesse
guardarlo negli occhi. “Il mio ragazzo di campagna, diventato
ragazzo delle fotocopie.” Sorrise, non distogliendo mai lo
sguardo dai suoi occhi chiari. “Il mio Smallville.”
Proseguì, una lacrima che le rigava la guancia.
Sentì il pollice di Clark salire sul suo viso per asciugarle
la guancia, prima che le sue labbra si ritrovassero nuovamente a
sentire il sapore di Clark.
Portò
nuovamente le braccia dietro al collo di Clark per avvicinarlo
più a lei, cosa fisicamente impossibile visto che i due
erano già a stretto contatto l’uno con
l’altra.
Entrambi
si lasciarono andare a quel bacio che sembrava quasi sancire la
perfetta conclusione a quel discorso.
E
per quanto Lois si sentisse perfettamente umana, quel bacio la fece
sentire di un altro pianeta. La fece sentire speciale.
E
più il bacio andava avanti, più le mani di Clark
andavano su e giù per la sua schiena e poi sui suoi fianchi,
più lei si sentiva leggera, come se potesse toccare il cielo
con un dito.
Aprendo
per un secondo gli occhi, notò come tutto aveva assunto un
colore tra il blu e l’arancione attorno a loro, i colori del
tramonto. Incuriosita, interruppe il bacio e iniziò a
guardarsi intorno, sorpresa da quello che stava vedendo.
Stringendosi
più forte a lui, subito i suoi occhi verdi tornarono sul
viso di Clark che, stranamente, sembrava sorpreso quanto lei.
“Uhm,
Smallville. Hai per caso dimenticato di dirmi qualcosa?” Gli
chiese, mentre realizzò che i suoi piedi avevano smesso di
toccare il suolo, fluttuando nel vuoto insieme a quelli di Clark.
“Credimi
Lois,” le sorrise, sorpreso quanto lei di essere finalmente
riuscito a fare quello per cui Kara lo prendeva tanto in giro,
“sono sorpreso quanto te.” Lois non
riuscì a capire che intendeva Clark con quelle parole, ma lo
sguardo sorpreso che gli aveva visto poco fa e il sorriso da orecchio a
orecchio che aveva in questo momento, le fecero capire che diceva la
pura verità.
Stringendola
sempre più forte a lui, Lois e la Macchia Rossa e Blu,
sfrecciarono nel cielo di Metropolis, con il tramonto che faceva da
perfetto sfondo alle loro spalle.
“Lo,”
disse Chloe, riportando Lois alla realtà, ignara di avere
appena fermato tutti i ricordi dei giorni precedenti che la cugina
stava avendo, “alla fine hai poi mai detto a Clark che avevi
origliato” Lois si girò a guardarla storto alzando
le sopracciglia, fingendo di essere stata offesa
dall’insinuazione della cugina. Chloe si mise a ridere,
aggiungendo prontamente “per caso,” Lois
annuì, sorridendo a sua volta, consapevole di quello che la
cugina stava chiedendole, “la conversazione che lui e Lana
hanno avuto su di te nel fienile?”
Lois fece esplodere il
suo grande sorriso, lanciando un’occhiata veloce a Clark che
fortunatamente sembrava non aver sentito quello che la cugina le aveva
appena chiesto.
Mosse la mano che
reggeva la lattina di the, facendola scontrare con quella della cugina
in un brindisi privato. “No, cuginetta.” Le
rispose, abbassandosi leggermente gli occhiali da sole sulla punta del
naso. “Quello sarà sempre il nostro piccolo,
sporco segreto.” E dopo averle fatto l’occhiolino,
si rimise apposto gli occhiali da sole, tornando a guardare il suo
Clark giocare con Shelby, in tutta la sua umanità.
A/N:
Prima di tutto, grazie, grazie e ancora grazie per avermi accompagnato
in quest'avventura! Un grazie particolare a Cosmopolitan ed Enya che
hanno sempre commentato. Un commento in particolare mi ha veramente
fatto sentire apprezzata, per cui ringrazio sentitamente chi l'ha
lasciato. :)
Poi
che dire, questo era l'epilogo che volevo, anche se ogni tanto prendeva
direzioni inaspettate. Non era una mia idea farlo così
lungo, ma le dita hanno iniziato a scorrere da sole sulla tastiera ed
è stato difficile fermarle! ^^
Più
che altro, questo epilogo era un pretesto per far conoscere a voi
lettori chi era l'origliatore misterioso che si era letto nel primo
capitolo. Onestamente avrei voluto inserire la spiegazione nel secondo
capitolo, ma poi una volta finito, non mi sembrava più il
caso di mischiare tutto, per cui ho lasciato perdere. Spero che la mia
decisione di farlo rimanere un segreto tra le due cugine, piaccia a voi
quanto è piaciuta a me!
Come
sempre, spero di aver tenuto ogni singolo personaggio IC, ma questa
sarà una cosa che dovrete dirmi voi. :)
Ok, basta, è ora di concludere questa storia. Ancora un
grazie grandissimo a tutti voi che avete seguito e commentato! :)
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