Forgotten Realms - Legend of Ilia Do'Urden

di DanieldervUniverse
(/viewuser.php?uid=776668)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Ilia preferiva di gran lunga l’acqua naturale rispetto a quella che creava lei. La magia era affascinante e travolgente, ma sinceramente non le veniva così bene come invece l’uso delle spade o delle armi, come suo padre e suo nonno.
Le piaceva la magia, ma sul da farsi… eh, non era molto portata, nonostante sua madre passasse molto tempo ad insegnarle, nonostante tutti gli impegni che aveva alla Torre dell’Arcano a Luskan.
Allenarsi nella scherma con suo padre o suo nonno invece era molto più stimolante, anche se finiva sempre faccia a terra nella polvere e con il naso dolorante; suo nonno soprattutto sembrava divertirsi molto a colpirla lì.
Ma poi, una volta finito, sgusciava via per i cunicoli nascosti che le aveva mostrato zio Regis; nonostante ormai non avesse più le dimensioni di un halfling da almeno dieci anni, riusciva ancora a sgattaiolare tranquillamente nelle piccole gallerie che portavano fuori da Gauntlgrym non vista.
Sicura sui suoi passi, tornava sempre nello stesso posto, un ruscello tranquillo, ampio e abbastanza profondo da permetterle di fare un bagno rilassante e soprattutto isolato.
Il freddo non la preoccupava, anzi le faceva vibrare il sangue nelle vene. Così come oggi, ogni giorno, nel pomeriggio inoltrato o al tramonto, aveva il suo piccolo appuntamento con lo stagno, dove lavava via fatiche, frustrazioni, sporcizia e sangue. E magari anche un po’ di pressione sociale, dato che non essere più la figlia di Catti-Brie Battlehammer e Drizzt Do’Urden, o la nipote di Bruenor Battlehammer e Zaknafein Do’Urden era una libertà di cui non poteva fregiarsi tanto spesso.
A guardarla l’avrebbero riconosciuta anche in mezzo ad una battaglia: aveva i tratti del volto più stondati di quelli di un elfo, come ci si sarebbe aspettati da un mezzo-drow, ma ricordava soprattutto il padre, dalla forma del naso al colore violaceo delle sue pupille; la cosa che più sorprendeva erano i capelli che, tra il rosso focoso della madre e il bianco latteo del padre erano diventati un rosso opaco, quasi biondo scuro, una caratteristica più unica che rara. Aveva la pelle scura dei drow ma era più alta e muscolosa della media (aveva superato sua padre in altezza a quindici anni), e aveva delle piccole (per un elfo) orecchie a punta.
Diciamo, non era molto anonima a guardarsi. Ma Ilia era una donna fiera e indipendente e come tutti i ragazzi voleva il suo spazio: sperava un giorno di diventare una grande spadaccina come suo padre o una possente maga al pari di Gromph Baenre o addirittura Elminster e prendere il suo posto nelle leggenda, ma visti i risultati per il momento non era ancora pronta.
-Oh, chiedo scusa- disse una foce femminile, facendola sobbalzare con un gridolino di sorpresa.
Ilia si volse rossa in faccia per la sorpresa ma, in meno di dieci secondi, l’imbarazzo lasciò posto allo stupore genuino per l’identità dell’inaspettata visitatrice: Yvonnel Baenre, probabilmente la chierica più potente di tutto il Faerun e la più temibile di tutti gli eroi che bazzicavano attorno a Gauntlgrym.
Erano almeno dieci anni che non la vedeva in giro: aveva detto che si sarebbe dedicata a fare il giro delle comunità del Mare delle Stelle, per scopi culturali. A vederla sembrava che ne avesse passate di tutti i colori.
-Non intendevo disturbarti, credevo fosse libero- continuò la drow, sorridendo in modo smagliante.
Un dettaglio fondamentale a cui Ilia non poteva fare a meno di credere era che Yvonnel, qualunque fosse la situazione, non perdeva mai la sua immortale bellezza: anche coperta dalla polvere del viaggio e con il sudore che brillava sulla sua pelle d’ebano, si poteva scorgere il volto a dir poco stupendo ed elegante nonostante tutto; i capelli erano raccolti in uno strano nodo dietro la testa, e il resto del corpo era coperto solo da una sudicia armatura di pellicce e tessuti semplici, che però non potevano fare a meno di farla apparire slanciata e gran forma. Era carismatica anche solo nel modo di apparire.
-Ehm… Ilia?- la chiamò, con voce incerta.
-Sì?- replicò lei, quasi monocorde al confronto.
-Va tutto bene?
-Certo, nessun problema.
-Ah, okay. Allora… è un problema se mi unisco a te?
-Oh prego- rispose tranquillamente la ragazza, immergendosi di nuovo fino alla spalle nella tranquilla corrente.
Non avrebbe sicuramente detto ad Yvonnel di andarsene ora che era arrivata fino a qui, anche perché non averla vista per dieci anni le dava uno strano senso di fiducia, o magari semplicemente contava sul fatto che Yvonnel si considerasse troppo in alto per definirla “la figlia di Drizzt” come un titolo onorario.
Ilia rimase a rimuginare sul perché quando le vesti della drow scivolarono con grazia lungo le sue solide gambe e la ragazza dovette faticare a non restare a bocca aperta di fronte all’altra.
Yvonnel era sinceramente la più bella creatura che lei avesse mai visto in tutti quegli anni: più di sua madre, più delle regine dei nani, più delle elfe di Moonwood, persino più di quella succube che aveva provato a divorarsi suo nonno qualche anno fa.
E questo senza aver trattato il corpo con magia o cosmetici di lusso. O forse era magia? Uno dei primi incantesimi che Ilia aveva imparato era “Individuazione del magico”, ma che fosse lei a non essere abbastanza potente o che Yvonnel fosse protetta dalla resistenza agli incantesimi tipica dei drow non individuò niente. Quella che aveva davanti era l’immagine della vera drow così come era venuta al mondo (o quasi).
-C’è qualcosa che vuoi dirmi?- chiese appunto lei, notando probabilmente lo sguardo intenso che le stava riservando.
-Sei bellissima- ammise Ilia, senza battere ciglio, incapace di staccarle gli occhi di dosso.
-Oh, grazie- rispose Yvonnel, entrando in acqua con passi lenti -Sono in molti a dirlo.
-Non mi sorprende.
-Anche questo l’ho sentito dire spesso.
La drow avanzò finché non fu immersa quasi fino al bacino, prima di iniziare a lavare via la polvere dal suo corpo.
Ilia tenne gli occhi fissi su di lei con un’insistenza quasi maniacale: l’allenamento con le armi le aveva fruttato molto per quanto concerneva lo studio del corpo, dal riconoscere i movimenti e il linguaggio segreto del corpo riguardo alle tendenze fisiche della persona, e Yvonnel non celava nulla al suo sguardo.
Nonostante avesse passato più di dieci anni ad esplorare la superficie del Faerun e probabilmente andando oltre il continente conosciuto per scoprire nuove terre, la drow era comunque ancora dotata di una grazia immortale.
Il viaggio non l’aveva indurita proprio come gli anni le erano scivolati addosso, lasciandola pervasa da un senso di giovinezza ed eleganza incrollabile: compiva gesti lenti e precisi, ripassando più volte sullo stesso punto con la cura di una madre, tenendo tuttavia un contegno quasi grottesco per la situazione.
Guardando i suoi occhi Ilia poté facilmente intendere che la drow non considerava nemmeno lo strato di polvere come attaccato al suo corpo: era come se non le potesse appartenere nulla di perfetto e limpido.
Non avrebbe dovuto sorprendersi di ciò, ma dopo un’ampia dose di tempo passata con lo zio Wulfgar e nonno Bruenor Ilia aveva cominciato a credere che l’eleganza non appartenesse alla sua famiglia, nonostante l’impegno di sua madre di renderla presentabile ad ogni occasione possibile.
-La bellezza di un guerriero non è tanto l’aspetto quanto la forma. L’aspetto può ingannare, un colpo ben assestato no- era solito dire suo nonno Zak quando l’allenava; una frase che suo padre trovava molto divertente per qualche motivo.
Per lei effettivamente niente era bello come un duello tra maestri. Una volta aveva persino chiesto a suo nonno e suo padre di farle vedere un duello tra loro: aveva passato i tre giorni e le tre notti successive a ripensare con eccitazione e ammirazione a quel duello, arrivando a non capire più se stava sognando o meno.
Ma niente di tutto quello era anche solo lontanamente paragonabile alla bellezza che irradiava Yvonnel in quel momento. Sembrava quasi una dea. Forse era una dea. Forse era diventata Lloth in persona…?
Un brivido le corse lungo la schiena al solo pensiero. Suo padre aveva visto Lloth faccia a faccia e ne era uscito vivo per miracolo. Se ora la…
-C’è qualcosa che vuoi chiedermi?
La voce di Yvonnel non aveva niente di sovrumano, ma la ragazza sobbalzò comunque.
Probabilmente, anche se la drow sembrava del tutto assorbita nella pulizia del proprio corpo, era tranquillamente in grado di cogliere suoni e movimenti attorno a se.
E poi perché non le stava chiedendo niente? Era stata dieci anni in giro per tutto il Faerun e forse oltre, da sola, quando lei al massimo era andata a Luskan e una volta Baldur’s Gate.
Era probabilmente la drow più potente del Faerun che si lavava lì davanti a lei, ed erano sole nella privacy di un bagno caldo, senza neanche le vesti come barriera. E lei non aveva niente da chiedere?
-Eh… Ehm… Hai… hai viaggiato molto?- chiese dopo aver riflettuto un po’ Iia.
-Oh sì. Credo fino alla fine del mondo e ritorno.
Ilia ebbe l’impressione di cogliere una nota di velato sarcasmo, ma in fondo quella era la leggendaria Yvonnel Baenre, e teoricamente doveva avere solo trent’anni di vita. Secondo gli standard dei Drow non era neanche un adolescente.
-E… ti fermerai molto?
-Dipende- rispose, rivolgendole un sorriso accondiscendente, prima di avvicinarsi. Yvonnel andò a sedersi proprio affianco a lei, con il capo appoggiato alla sponda e il corpo immerso fino al collo.
Persino lei affianco ad Ilia appariva esile e fragile, ma come tutte le chieriche non andava mai sottovalutata.
-Sono partita per scoprire un mondo che mi è stato celato alla vista, e sono andata avanti finché ho trovato qualcosa da scoprire. Adesso… beh chi lo sa.
-Hai viaggiato fino ai confini del mondo?
-Ho viaggiato finché ho avuto terra sotto i piedi. Oltre il mare non sono andata, per ora.
-E…- Ilia rimase a rimuginare sulle sue prossime parole. Poteva chiederle così tante cose in quel momento, ma quali per prime?
-Sembri molto convinta a seguirmi in un altra eventuale impresa, non è vero?- domandò Yvonnel a bruciapelo, lasciando la mezzadrow a fissarla sbigottita per un periodo di tempo indeterminato.
-So essere molto persuasiva piccola, anche con i tuoi genitori
-N-non credo di essere ancora pronta per affrontare un viaggio come avventuriera- ammise la giovane, arrossendo e voltando il capo per nasconderlo.
-Come mai? Credevo che i giovani non aspettassero occasione per fuggire dal nido. Ormai sei quasi maggiorenne, hai il diritto a farti una vita tua- insisté Yvonnel, sguazzando nell’acqua con i piedi, forse per provocarla mettendo in mostra le sue incredibili gambe.
-Ma io non so come cavarmela la fuori. Non…- incrociò lo sguardo dell’elfa oscura, indecisa se ammettere la propria debolezza.
Da una parte c’era il buonsenso della vita di una ragazza vissuta al sicuro per trent’anni e gli insegnamenti dei suoi genitori che le ricordavano di non fidarsi mai ciecamente di un elfo oscuro.
Dall’altra però cera una curiosità genuina che la spingeva insistente verso la misteriosa sacerdotessa drow, apparentemente l’apice della potenza in tutto il Faerun dopo la scomparsa di Elminster, e forse poteva aiutarla con il suo problema.
Dopotutto però prendere indecisioni era un dovere della vita, è nascondersi dietro a scuse di certo non aiutava.
-Io non riesco ad eccellere ne nella magia ne nell’arte della spada, non sono pronta ad affrontare niente.
-Questo lo dicono gli altri- replicò Yvonnel, passandole il suo sguardo esperto sul corpo esposto con convinzione.
Ilia era assolutamente sicura che potesse vedere oltre quello che appariva. In qualche modo l’interesse della chierica nei suoi confronti le stava facendo battere il cuore a mille.
-V-v-vedi qualcosa in me che gli altri non vedono?- chiese, sforzandosi di non tradire la gioia nella propria voce, anche per evitare di farsi sentire da eventuali orecchie indiscrete: potevano essere ovunque, specialmente dove pensava di essere sola.
-Vedo decisamente qualcosa in te, ragazza- replicò la drow con un sorriso -Ma sta a te mostrarmi cosa.
Per quanto Ilia si sentisse su di giri per la notizia, non poté evitare di reagire con delusione. Insomma, una risposta così enigmatica era l’ultima cosa che si aspettava da parte della drow.
-Qualcosa mi dice che manchi di convinzione- commentò infatti Yvonnel, notando probabilmente senza problemi la sua espressione.
-Beh, non saprei- replicò Ilia, cercando di riprendersi.
-In tal caso ragazza, ci sono due cose che posso fare per te- continuò la chierica -Primo...
Un attimo dopo una piccola ondata d’acqua investì il volto della giovane mezzadrow, cogliendola alla sprovvista e lasciandola a boccheggiare confusamente mentre cercava di espellere l’acqua che le era entrata nel naso.
-… lavarti via quel brutto muso dalla faccia. Secondo- e Yvonnel si erse in tutta la sua altezza fuori dall’acqua -Posso chiedere a tua madre di farti da insegnante in vista di una nostra futura… collaborazione.
Ilia afferrò saldamente le mani della chierica tra le proprie e la strinse al petto,.
-Lo farai davvero?- chiese, supplicandola con gli occhi.
-Certo mia cara. So che possa sembrare strano, ma mi piaci. Credo proprio che varrà la pena estorcere qualche favore per te- rispose con tranquillità la drow, ritornando ad inginocchiarsi di fronte all’altra e liberando le proprie mani dalla presa.
-Io-io… io non so come ringraziarti- balbettò Ilia.
-Oh, lo farai ragazza, non temere- le fece eco Yvonnel, passandole un dito sul petto -E ora credo sia il caso di rientrare, specie se ci aspetta un banchetto di benvenuto come l’ultima volta che sono stata qui.


Nota dell'Autore: Allora, questa è un'altra delle altre storie che potrei continuare nel caso ricevesse attenzione da parte dei lettori. È tecnicamente un seguito della mia precedente opera sul fandom, ma si mantiene anche come lavoro alternativo. Ci vedremo in futuro con altre opere simile se ci sarà occasione.
Alla prossima. Ciao.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3793652