Lillian
Luthor era in fermento. Nonostante non amasse poi così tanto
le
festività, perché Eliza lo sapeva che le
festeggiava per lei, non
era di certo tanto ingenua, da quando mise i piedi a terra quella
mattina era in stato di agitazione perenne. Per prima cosa, si era
cambiata abito tre volte, non decidendosi su cosa fosse meglio e
chiedendole continui consigli; quando un abito rosso ciliegia la
soddisfò sufficientemente, fu il turno delle scarpe. E
lì in casa
Danvers-Luthor non aveva una cabina armadio, così fu solo
indecisa
tra gli otto paia di scarpe col tacco che aveva a disposizione. Una
volta scelte, entrò in crisi perché non si
abbinavano abbastanza
col vestito e fu sul punto di telefonare al suo stilista, se non
fosse per Eliza che la rassicurò sul suo stile impeccabile,
ricordandole che sarebbe stato poco carino farlo lavorare la mattina
di Natale.
«A
marzo», sussurrò davanti allo specchio in camera
da letto,
lisciandosi il vestito. «Il quindici marzo».
«Sarà
perfetto, vedrai», le sorrise Eliza, avvicinandosi e
stringendola
sulle spalle. «I ragazzi saranno contenti».
«Sarà
perfetto», ripeté Lillian, annuendo e cercando di
convincersi
tirando un sorriso. «Anche oggi. Andrà
bene».
Annuì
anche Eliza, allontanandosi per cambiarsi un maglione che la
convinceva poco: l'agitazione di Lillian sembrava iniziare a
contagiarla. Sapeva perché era così tesa e in
fondo lo era un po'
anche lei. «Pensaci», si voltò, ancora
in reggiseno. «Solo mesi
fa eravamo così in ansia che i nostri figli si ritrovassero
tutti
sotto lo stesso tetto-».
«Eri
tu quella in ansia, tesoro», le rimbeccò.
«E
mancava solo Lex. Ricordi che Kara e Lena non andavano d'accordo?
Guardale ora, invece: un po' di tempo assieme e sono diventate
inseparabili».
Lillian
si fissò allo specchio, stringendo le labbra secche e
assottigliando
i suoi occhi. «È vero».
«Kara
non conosce ancora Lex, ma non sarà un problema. Sono
fiduciosa sul
futuro», sorrise, infilandosi un nuovo maglione, bianco e
celeste.
«Ci ritroviamo per festeggiare il Natale, la nostra prima
cena tutti
insieme e comunicheremo loro la data del matrimonio. Non sembra quasi
vero».
Lillian
sorrise, voltandosi. «Cosa può andar
male?».
Kara
deglutì, diventando rossa e tirando in su la coperta per
proteggere
il corpo nudo suo e di Lena, stirandosi solo per recuperare gli
occhiali.
«È
un piacere conoscerti di persona, finalmente», sorrise il
giovane.
«Non volevo svegliarvi, ma sto preparando la colazione, se vi
andasse di raggiungermi». Vide Lena svegliarsi e guardarlo
trattenendo uno sbadiglio, per poi girare lo sguardo da un lato.
«Magari prima rendetevi presentabili. Vi aspetto».
Sorrise e tornò
verso la cucina.
Kara
sbiancò, guardando lei col terrore negli occhi.
«Tuo fratello»,
mimò con le labbra e poi strinse i denti.
«Non
preoccuparti. Cominciavo a pensare che lo avesse capito». Le
sistemò
un ciuffo biondo che si era alzato a mò di cresta.
Sembrava
così incredibilmente calma, mentre Kara avrebbe voluto avere
il
superpotere di sparire da lì il più velocemente
possibile. «Cosa?»,
si trattenne dallo sbraitare e l'altra le prese le mani con le sue.
«Andiamo
a darci una lavata adesso, ci parlerò io con lui».
Aveva i capelli
spettinati, le labbra rosa, il viso gonfio e delicato, pallido,
sembrava una bambola.
«Ci
ha sorprese con solo una coperta addosso»,
bofonchiò ancora con
occhi spalancati.
Lena
strinse le labbra. «Ha trovato il momento meno adatto per
apparire
nella nostra vita».
Raggiunsero
il piano di sopra e, chiuse in camera di Lena, con i soli slip
addosso e la coperta, Kara girava in tondo per la stanza. Avevano
deciso di dire di loro alla famiglia dopo il Natale, e ora
Lex…
Voleva conoscerlo, non vedeva l'ora di conoscerlo, e ora
Lex…
Voleva fare buona impressione, e ora Lex… «Per
poco non mi vedeva
nuda», sibilò per sé, scorgendo Lena
rientrare dalla porta del
bagno, con i capelli umidi e già vestita con indosso una
gonna a
tubo di un rosso scuro e un maglioncino bianco. «Non mi
vedeva nuda
con la sorella…», proseguì, per poi
chiamarla.
«Ti
ho riempito la vasca con acqua calda», si
avvicinò, «Odio il fatto
di non poterci lavare insieme, ci tenevo. Ma devo andare a parlare
con Lex».
Kara
annuì, aprendo la bocca piano, ancora soprappensiero.
«Tu credi che
ci abbia viste nude?».
«Cosa?».
«Magari
quando è arrivato non eravamo coperte, eravamo nude e vicine
e lui
ci ha coperte». La vide sorridere, non capendo cosa ci fosse
di
tanto divertente.
«Glielo
chiederò».
«Glielo
chiederai?».
Le
toccò la punta del naso. «Glielo
chiederò». La sorpassò, ma
prima di aprire la porta si voltò ancora, mentre Kara
sospirava.
«Andrà tutto bene con lui, dico davvero.
Raggiungici, così
facciamo colazione e te lo dirà Lex stesso».
Kara
la vide chiudere la porta e così sospirò di
nuovo, stringendosi
nelle spalle. Entrò in vasca e si immerse tutta, per poi
prendersi
del tempo per appoggiarsi e lasciarsi coccolare dall'acqua calda.
Aveva bisogno di un attimo per pensare, di rilassarsi, prima di
uscire e affrontare una lunga giornata con la famiglia. E se il fatto
che Lex le avesse sorprese fosse un segno del destino? Forse
avrebbero dovuto dirlo alla famiglia quel giorno, a Natale, dove
tutti, o almeno in teoria, sarebbero stati più buoni. O
forse la
fame le impediva di ragionare lucidamente, brontolò
sbuffando,
ritrovandosi a fare la bolle con l'acqua alla bocca.
Lena
scese sicura per le scale e, affacciandosi in cucina,
inquadrò il
fratello vicino al bancone e gli andò incontro per
abbracciarlo. Si
strinsero e lui le tolse dal viso un capello umido, quando si
sorrisero. La ragazza fece una smorfia, poi, lasciandolo andare.
«Non
sono ancora abituata a vederti senza capelli».
«Non
immagineresti quanto è comodo», rispose altezzoso.
«Allora… Tu e
Kara», ritornò dietro i fornelli e Lena si
appoggiò al bancone,
abbassando un poco gli occhi e sorridendo.
«Lo
dirai a qualcuno?».
«Non
vedo perché dovrei. Anche se», si girò,
mostrando un sorriso,
«dirlo a nostra madre potrebbe avere dei risvolti divertenti: pensa alla faccia
che
farebbe».
Lena
scosse un poco la testa. «Fiuta la cosa da un po'».
«Ma
non mi dire», spalancò la bocca, «Non la
si fa a Lillian. Penso
che siate carine insieme».
Lena
arrossì. «Oh, dai».
«Dico
seriamente. Mi piace Kara: da quel che ho potuto intuire, è
una
ragazza in gamba. E a proposito di ragazze in
gamba…», si voltò
di nuovo, avvicinandosi a lei ancora con il mestolo in mano.
Kara
si rivestì con gli stessi vestiti del giorno prima e
tornò in
salone ingurgitando saliva, capendo di essere un po' nervosa. E chi
non lo sarebbe stato, al posto suo. Poi udì le loro voci e
cercò di
ascoltare il discorso, perché se parlavano di lei voleva
sapere
tutto prima di presentarsi. Presentarsi, poi, oh che idea sciocca,
presentarsi fingendo che, magari, non l'avesse vista nuda avvinghiata
a sua sorella minore.
«Dunque
non l'hai sentita?». Era la voce di Lex. Kara si
avvicinò piano.
«Di recente?».
«Perché
non mi dici come l'hai sentita tu, di
recente»,
udì la voce di Lena rimarcare bene le ultime parole.
Lex
prese una pausa breve, prima di farsi sentire di nuovo. «Mi
hanno
rubato una delle formule, Lena. E una delle ultime bustine di
pillole. Dev'essere stata lei».
«Rubate?»,
alzò la voce. «Ci andavi a letto insieme,
è così?».
«Pensavo
che non ci fosse più nulla, tra voi. Al contrario, non mi
sarei
permesso; mi offende che tu possa pensarlo».
«Era
mia amica. Non c'era bisogno di-». Oh, Kara non si rese conto
di
essersi avvicinata troppo e che Lena la vide, zittendosi di colpo.
«Vieni, facciamo colazione». La invitò a
raggiungerli e le sorrise
ma Kara non riuscì a ricambiare subito.
Stavano
parlando di una delle ragazze con cui era stata Lena? Un'amica,
disse. Doveva essere quella Roulette. Lex e Roulette erano stati
insieme e a Lena la cosa non andava giù. Forse c'era stato
dell'altro oltre all'amicizia e al sesso, come invece le aveva detto.
Che provasse ancora qualcosa per quella Roulette? Forse pensava a
lei, di tanto in tanto. Non era stata sincera? Oh, perché
non
riusciva a non pensare che qualcosa tra loro aveva smesso di
funzionare? Il senso di malinconia era passato, Lena si era confidata
sui suoi timori, non c'era nulla che le nascondesse, in special modo
altre ragazze. Doveva convincersene.
«Mi
dispiace per la curiosa circostanza in cui ci incontriamo»,
Lex le
si avvicinò con una mano tesa e lei gliela strinse. Vide con
la coda
dell'occhio Lena che si appoggiava al bancone, sguardo basso,
intuendo che doveva ancora pensare alla discussione con il fratello.
«Per prima cosa, voglio rassicurarti: non ti ho vista
nuda».
Kara
avvampò, guardando Lena. «Glielo hai
chiesto?».
«Non
l'ho fatto», si difese.
«Dovevi
chiedermelo?», fece lui, aggrottando lo sguardo.
«No».
«Sì»,
continuò Kara, per poi scuotere la testa. «No,
volevo dire no,
o-ovvio che no! Sapevo che, insomma», si portò
indietro una ciocca
di capelli, ridacchiando, «non avevi, tu», lo
indicò, «visto
niente». Rise ancora e Lex con lei, appena, ritornando dietro
il
bancone mentre Lena lo seguiva, tirando di nuovo fuori il suo
sorriso.
«Sapevo
di te e Lena», lo sentì confessare, intanto che
era impegnato
dietro ai fornelli. «O meglio, era un presentimento molto
forte.
Lena parlava di te con quel sorriso e con un tono di voce diverso che
non si può non pensare che ci sia sotto qualcosa».
Kara
si sedette davanti al bancone e Lena le porse un piattino, poi ne
aggiunse altri due più avanti. La guardò, facendo
una smorfia con
le labbra, così si girò. «Non ho un
tono di voce diverso».
«Oh
sì che ce l'hai».
«Non
ce l'ho», bisbigliò a Kara, che le sorrise.
«Sono brava a
nascondere le cose», disse poi a voce alta, perché
la sentisse.
«Oh,
ne sono certo. Ma non a me». Servì a Kara un
pancake e Lena fece il
giro per andarsi a sedere al suo fianco. Lex servì anche lei
e, dopo
pochi secondi, l'ultimo piattino, mettendo il pentolino sul lavandino
e raggiungendo le ragazze. Per un po' si stettero zitti, ascoltando
solo il reciproco masticare. «Non ho nulla in contrario alla
vostra
relazione, perché tu lo sappia», si
riferì a Kara, dopo aver
ingoiato un boccone. «Mia sorella è felice,
cos'altro conta? E
adesso avrò due sorelline felici. E non dirò
nulla a nessuno». Si
scambiarono uno sguardo, intanto che Lena si alzava per sparecchiare
la sua parte. «È una cosa vostra: ne parlerete
quando vi sentirete
pronte».
A
Kara sembrava tutto fin troppo bello. «O-Okay,
grazie… Se tutte le
reazioni fossero come la tua». Risero insieme e poi finirono
di
mangiare.
Quello
era Lex. Non si capacitava di come suo cugino Kal fosse riuscito a
litigare con lui, che sembrava così bendisposto e
comprensivo.
Sparecchiarono anche la loro postazione e Kara lo vide scrivere al
cellulare.
Sono
con loro, adesso. Ti direi di stare tranquilla. Tu non sei pazza, ma
qui è tutto ordinario, nulla di cui tu debba preoccuparti.
Lex
inviò e, accorgendosi di essere osservato, le sorrise.
Fu
bello passare del tempo con Lex. Al telefono, quando sentì
per la
prima volta la sua voce, le aveva messo addosso una strana sensazione
di disagio, ma parlarci dal vivo era l'esatto opposto: era
accomodante, ascoltava, sorrideva sincero e riusciva a farla sentire
a suo agio. In un certo senso somigliava davvero molto a Lillian, ma
il suo modo di fare era diametralmente l'opposto.
«Fissava
lo sguardo in basso e non riusciva a muovere un muscolo. Era
terrorizzata. Capii allora che aveva paura delle altezze»,
concluse,
congiungendo le dita delle mani.
«E
come ha fatto a imparare ad andare a cavallo?»,
domandò Kara,
completamente presa.
Lui
scrollò le spalle. «Tempo. Ha imparato a fidarsi
del cavallo, a
sentirlo, a capirlo. Sentendosi sicura con lui, è riuscita a
sconfiggere l'altezza. Tutti i Luthor vanno a cavallo, nostra madre
non gliel'avrebbe perdonata se non ci fosse riuscita». Forse
la vide
sbiancarsi, poiché accennò subito a una risata.
«Tranquilla, Kara.
Dubito che come figlia acquisita debba imparare anche tu».
Arrivò
Lena, scendendo la scala dal salone, dove loro si erano sistemati per
fare due chiacchiere. Si era sistemata i capelli, lisci, abbelliti da
un nastrino rosso. «La verità è che
senza Lex non ci sarei
riuscita», disse, andando loro incontro.
«È stato al mio fianco
tutti i giorni finché non ho preso confidenza con i
cavalli».
Kara
sorrise e alzò lo sguardo, così Lena si
avvicinò per portarle via
un bacio. Non riuscì a fare a meno di sorridere con
imbarazzo per
averlo fatto davanti a lui.
«Andiamo.
Torniamo all'altra casa prima che ci chiamino per sapere dove siamo
finite».
Annuì,
alzandosi. Lex disse loro che le avrebbe raggiunte quella sera e Kara
si fermò per fare un fiocco al nastrino nei capelli di Lena,
alzandosi in punta di piedi poiché aveva i tacchi alti.
Prese il
peluche e si misero i giacconi, andando a prendere il treno. Si
sistemarono su un vagone con poche persone a bordo, occupando tre
sedili. Si stettero zitte per tutto il viaggio, mano nella mano, con
un sorriso costante sulle labbra. La reazione di Lex al loro rapporto
aveva reso Kara speranzosa. Erano così felici che, forse,
stavano
cominciando ad abbassare la guardia. Nessuna delle persone
lì sul
treno badava a loro. Arrivarono e si alzarono insieme. Ancora vicine
ai finestrini, Kara sistemò di nuovo il nastrino di Lena,
facendo un
altro nodo e, così, sorridendo si scambiarono un bacio.
Presero il
peluche e si lasciarono le mani, scendendo alla stazione. Kara
spalancò la bocca dalla sorpresa quando vide Alex ferma
lì, in
piedi, che le aspettava con braccia a conserte e sguardo fermo.
Quest'ultima
aveva ancora il cellulare acceso in mano, ma gli occhi puntati su di
loro.
Da
Me a LexL
Sembra
che tu mi stia mentendo.
Da
LexL a Me
Stanno
andando a prendere il treno, tra un po' saranno lì. Non ho
mentito:
non c'è nulla di cui tu debba preoccuparti.
Spense
lo schermo e nascose il telefono in una tasca dei jeans, ammirando le
loro facce nell'esatto momento in cui capirono di essere state colte
sul fatto.
Lena
sospirò, mentre Kara sembrava sul punto di svenire. Poteva
ancora
fare finta di niente? «Sorellona», corse ad
abbracciarla, anche se
Alex ricambiò a stento. «Sei venuta a prenderci?
C-Come sapevi che
saremmo arrivate adesso? Lo hai visto?», le mostrò
il gattone di
peluche che aveva stretto in un braccio, «Lena mi ha, emh,
già dato
i suoi regali di Natale». Le mostrò anche la
collana, ma vide Alex
prendere fiato.
«Oh,
li ho notati». Guardò una e poi l'altra, ancora
poco distante.
«Possiamo parlare prima di tornare a casa?».
Erano
entrate tutte e tre nel piccolo bar ai pressi della stazione: c'era
solo una donna dietro al bancone, un anziano cane sdraiato vicino
alla porta, che Kara salutò con una carezza, e un uomo che
finiva il
suo drink leggendo un giornale. Si sedettero intorno a un tavolo; non
si tolsero nemmeno le giacche.
«Avete
notato che non hanno un condizionatore?», sbuffò
Kara, fregandosi
le braccia. «Com'è possibile che non abbiano un
condizionatore? Ci
credo che non hanno clienti; non è possibile non avere il
condizionatore con questo fre-».
«Kara»,
Alex la richiamò e la giovane Danvers notò che le
due non facevano
che squadrarsi in cagnesco, l'una davanti all'altra.
«ddo.
Non sentite anche voi un'arietta piuttosto fredda?». Le
guardò di
nuovo e così ansimò. «Soprattutto qui,
intorno a questo tavolo…»,
esclamò a denti stretti. «Non puoi semplicemente
essere felice per
noi?», disse a un certo punto con fretta, interrompendo il
tanto
rimuginare.
«Felice
per vo-», Alex si interruppe, «Da quanto tempo va
avanti questa
storia? Cercavamo di trovare un equilibrio come famiglia, stavamo
insieme per conoscerci meglio, e voi finite per mettervi insieme?
Credevo che i flirt fossero un gioco! Cosa sta succedendo? Mi
nascondevate questo?», spalancò gli occhi.
Guardò entrambe e poi
si fermò a lungo su Kara, che sentì un brivido
lungo la schiena.
«Lo hai nascosto a me? È
complicato,
è
straniero…
accidenti, Kara, sapevo che erano bugie, ma Lena… Io speravo
che,
se fosse stato vero, me ne avresti parlato». Si
voltò poi
all'altra, deglutendo e cambiando espressione, diventando
più
rigida. «O che me ne avresti parlato tu».
«All'inizio…
non pensavamo che sarebbe durata».
Lena
alzò un sopracciglio a quell'affermazione di Kara.
«Ah, no?».
«No.
Sì. No, cio-cioè sì». Kara
spalancò la bocca e guardò una e poi
l'altra. «Sapevo che sarebbe durata fin dal primo
istante-».
«Dal
primo istante, eh?», la interruppe Alex, stizzita.
Kara
guardò di nuovo lei e poi Lena. «M-Ma sapevo che
sarebbe durata
perché eravamo attratte l'una dall'altra e… Sto
cercando di dire è
che non era programmato! È successo e-e basta».
«Successo
e basta?». Lena si appoggiò al tavolino, con un
gomito.
«Non
mettermi in difficoltà anche tu»,
sibilò a denti stretti.
Allora
prese fiato e si risistemò sulla sedia, guardando Alex, che
la
contraccambiò con uno sguardo accigliato.
«Ciò che Kara vuole dire
è che non avevamo programmato di innamorarci».
«Innamorare?
Oh»,
sbuffò Alex, «La cosa si fa seria… E
quando mi hai parlato di una
ragazza con cui stavi uscendo ti era per caso sfuggito che si
trattasse di mia sorella?».
Kara
aggrottò la fronte. «Quando avete parlato di
questo?».
Le
due si scambiarono uno sguardo e Lena riuscì a parlare per
prima:
«Siamo uscite una volta. Per conoscerci».
E
perché non dirglielo? Le loro espressioni, d'improvviso, si
erano
fatte così tese. Possibile che le avesse appena mentito?
Eliza
finì di guarnire i cupcake con la glassa verde per dare
l'idea di un
Albero di Natale, mentre Lillian, al suo fianco, sistemava le
stellette e palline di cioccolata colorata intorno. L'aveva convinta
ad aiutarla dopo che, presa dall'ansia, aveva avuto l'idea di
cambiarsi di nuovo abito.
«Oramai
staranno arrivando», soffiò con bocca semichiusa.
Poi prese il
cellulare e fece una foto ai dolcetti, aggiungendola su Instagram.
«Sono
venuti bene?».
«Sono
deliziosi». Si scambiarono un bacio che Lillian
guardò di nuovo
l'ora.
Aveva
ragione, ancora qualche minuto e non tardarono ad arrivare. Eliza si
aspettava il solito chiacchiericcio frenetico che caratterizzava le
sue figlie durante le feste, invece entrarono in casa più
zitte di
quando scoprirono che le loro scimmie di mare erano morte. Alex
aprì
la porta e, dopo essersi tolta la giacca, disse di dover andare in
camera sua. Kara e un enorme gatto di peluche entrarono per secondi,
in silenzio e sguardo basso. Infine Lena, che le sorrise a stento.
La
donna rientrò in cucina con l'aria decisamente confusa,
mentre
Lillian scattava altre foto ai cupcake. «Hanno qualcosa che
non va».
«No,
sono deliziosi, te l'ho detto. Ho pubblicato anche una foto sul
profilo ufficiale della Luthor Corp e ti stanno lasciando i
complimenti».
«Davvero?»,
il suo sguardo si addolcì, prendendo il cellulare.
«Oh, dobbiamo
assolutamente invitare questi due al matrimonio», glieli
indicò,
«Sono del secondo piano, sempre così
gentili». Lillian annuì e
riprese il telefono, così Eliza tornò in
sé. «Ah, io però
intendevo le ragazze. Sono serie e silenziose, non è da
loro».
«Come
pranziamo andrà meglio», le sorrise, passandole
una mano su una
guancia in una carezza, «Il tempo di ambientarsi all'aria
natalizia».
Canzoni
natalizie in sottofondo con tanto di karaoke sulla tv, il Babbo
Natale sveglia che ogni mezzora gridava energicamente oh-oh
alzando una campanella, disposto su un mobile, Eliza aveva fatto
indossare a tutte, Lillian compresa, un capello da Babbo Natale,
eppure nulla sembrava servito allo scopo. Lillian sorrise ad Eliza,
le passò una mano sulla sua, ma Alex da una parte e Kara e
Lena
dall'altra erano ognuna per conto proprio, mangiando nel silenzio
più
assordante.
«Kara»,
Eliza attirò la sua attenzione e deglutì.
«E così Lena ti ha già
dato i suoi regali, eh? Molto bella la collana».
Lei
arrossì, ma si sforzò di non guardare Lena.
«Sì, è vero», la
toccò, non trattenendo un sorriso.
Sperava
che iniziasse una discussione, contava sull'unicità
dell'energia di
Kara, ma lei riprese a mangiare come se niente fosse.
Cominciò a
pensare che avessero litigato: sarebbe stata una novità, se
non per
Kara e Lena che non lo facevano da mesi, almeno per Alex e Kara, che
invece non lo facevano da anni. Tentarono altre discussioni, ma si
rivelarono solo buchi nell'acqua.
Costrinsero
le ragazze a restare con loro invece di rifugiarsi nelle loro stanze;
fu un'idea di Lillian. Alex si era seduta sulla poltrona accanto al
divano con le gambe incrociate, chattando con Maggie al cellulare. Di
tanto di tanto le si vedeva spuntare un sorriso, ma non durava a
lungo. Kara invece si era seduta sotto l'Albero e sfogliava un numero
del CatCo Magazine. Lena si stava intrattenendo con il suo laptop sul
divano.
«Vado
a prendere i cupcake, magari le risveglieranno»,
mormorò Eliza a un
orecchio di Lillian, per poi andare verso la cucina.
L'altra
invece si sporse verso di loro, reggendosi le mani con le dita
intrecciate. «Oggi è un giorno
speciale», catturò la loro
attenzione e continuò, «Fate di non
rovinarlo».
Si
guardarono tra loro un po' confuse, solo un attimo per poi tornare
ognuna ai propri passatempi. Alex guardò a lungo Lena, con
sfida, e
quest'ultima guardò Kara: immaginava il perché
doveva essere per le
sue. Kara, invece, guardò in direzione della cucina.
-
Quelle due stavano insieme da chissà quanto tempo. Forse da
quando
Kara smise di parlarmi dei continui flirt di Lena. Non ci posso
credere!
Scrisse
e inviò, ricevendo pronta risposta da Maggie:
-
Lo sapevi, Danvers.
-
Lo sapevo. Sai cosa? Hai ragione! Ho avuto dei dubbi, ma Kara avrebbe
dovuto parlarmene. E Lena mi ha mentito. Flirtava con mia sorella da
mesi, Mags, da mesi! Sono stata cieca per tutto questo tempo e l'ho
difesa da Kara, dicevo che era un gioco, che voleva solo
infastidirla… e invece ci ha provato davvero, ben sapendo
che era
la sua sorellastra. Che cos'ha di sbagliato?
-
Quindi stai dicendo che Lena ci ha provato con Kara per sfizio e che
Kara è cascata nelle sue avance? Pensi che tua sorella non
sappia
decidere per se stessa?
-
Non dico questo. Ma Kara è troppo buona e non sempre fa una
distingua sulle persone da frequentare: hai presente Mike Gand?
-
Ho capito cosa intendi. Ma tu hai sempre capito che tipo era Mike,
mentre invece ti sei fidata di Lena.
-
Ho sbagliato anch'io, è evidente. Devo capire
perché Lena non ha
ancora troncato questa cosa, se va avanti da tempo. Perché
sta con
Kara?
-
Ehi, Danvers, ti sei fermata a pensare che magari siano semplicemente
innamorate?
Alex
alzò lo sguardo dal cellulare con uno sbuffo, riguardando
Lena con
la coda dell'occhio. Vedeva chiaramente che, di tanto in tanto, si
fermava a inquadrare Kara.
Lena
ansimò. Sapeva che Alex le stava addosso e Kara non la
degnava di
attenzione. Chissà a cosa stava pensando in quel
momento…
Eliza
rientrò in soggiorno con il vassoio tra le mani e Kara si
alzò da
terra in tempo record. «I cupcake! Sì»,
esultò, «Sapevo che li
avresti fatti, era proprio a ciò a cui stavo
pensando». Ne prese
due ed Eliza l'ammonì subito di lasciarne per Lex,
dirigendosi verso
le altre due.
Alex
le fece subito i complimenti e ne prese uno, poi ci pensò:
«Conviene
che ne prenda uno anche per dopo. Sia mai che qualcuno finga che non
le piacciono per poi mangiarli di nascosto».
Lena
tese un'orecchia e quando Eliza si avvicinò le fece anche
lei i
complimenti. «Mi sono sempre piaciuti i cupcake»,
disse alla donna
con un sorriso, alzando la voce e prendendone uno,
«Probabilmente se
quel qualcuno li mangia di nascosto è perché non
è in una
situazione facile».
«Quindi
mi stai dicendo che è meglio fingere?»,
alzò la voce di nuovo,
«Nel non volere i cupcake e poi mangiarli?».
«No.
Dico che sarebbe meglio non giudicare per partito preso»,
diede un
morso e iniziò a masticare sfoggiando un sorriso.
«Chi mangia i
cupcake, intendo». Eliza si allontanò con una
strana espressione e
Lena guardò Alex, dando un altro morso, gustando lentamente.
«E
questo cupcake è buonissimo».
Alex
spalancò gli occhi e trattenne il fiato, intanto che Kara
intercettava il vassoio, prendendo un altro dolcetto.
«Kara…
Pensi stiano litigando usando i cupcake come metafora o qualcuno
mangia quotidianamente cupcake di nascosto?».
Lei
fissò Eliza con occhi sgranati e la bocca piena. Infine,
ingurgitò
sonoramente. «Ha-Hai notato anche tu il freddo,
oggi?», si fregò
un braccio con una mano, mentre l'altra teneva il mezzo cupcake che
le era rimasto, «Brr».
Alex
e Lena si fissarono assottigliando gli occhi quando Lillian
scattò
loro una foto per Instagram. «Formaggio»,
disse lei, scattandola anche a Eliza e Kara, di nuovo con la bocca
piena.
«Alex
e Lena stavano litigando», confidò Eliza a Lillian
una volta sole,
in cucina. Lena stava in soggiorno ancora al portatile, mentre Kara
ed Alex erano andate a cambiarsi per la cena di Natale. Tra poco
sarebbe arrivato Lex e loro avrebbero dovuto solo preoccuparsi di
enunciare la data del matrimonio, invece di pensare agli strani
comportamenti delle figlie.
«Quando?».
«Quando
ho portato i cupcake», prese fiato, reggendosi a un mobile e
passandosi una mano in fronte. «Non capisco cosa succede,
andavano
tutte d'accordo, era tutto perfetto…».
Lillian
la strinse in vita, appoggiandosi a lei. «Vedrai che
è momentaneo.
Qualsiasi cosa passi loro per la testa, non rovineranno questa
giornata, il nostro matrimonio né la nostra
famiglia».
Eliza
le sorrise e le circondò il viso con le mani, per poi
rubarle un
bacio. «Sai sempre la cosa giusta da dire».
«Perché
è la verità, mia cara».
Lillian
uscì dalla cucina con il solo intento di prendere Lena da
parte e
dirle chiaramente che qualsiasi problema avesse con Alex doveva
risolverlo in fretta, ma quando si affacciò al soggiorno non
c'era.
Kara
aprì la porta della sua camera che lei l'aspettava
lì, appoggiata
al muro. La vide sbarrare gli occhi e sorriderle, così le si
avvicinò, nel buio del corridoio.
«Sei
bellissima», sussurrò e Kara strinse le labbra,
arrossendo un poco:
la collana che le aveva regalato era ancora al suo collo, rifletteva
la luce dei lampioni fuori dalla finestra. Indossava un maglioncino a
righe bianco e rosso, allacciato sotto una gonna larga invernale;
sotto, delle grosse pantacalze e stivaletti con tacco. I capelli li
aveva sciolti. «Lisci», le disse, sfiorandole una
ciocca con le
dita, «Ti stanno bene».
«Non
so se togliere o lasciare gli occhiali», li sfilò
dal viso,
osservandoli, «Lillian farà un sacco di
foto».
Lena
circondò gli occhiali con una mano e dovette alzarsi in
punta di
piedi per prenderle le labbra con le proprie, lentamente. Kara chiuse
gli occhi e si assaporarono piano. Quando si allontanò, le
rimise
gli occhiali sul naso.
«Ci
vedranno», sussurrò Kara.
«Lascia
che lo facciano».
«Mi
hai mentito, oggi». Vide Lena abbassare lo sguardo quando
prese quel
discorso, ma doveva sapere che non avrebbe lasciato perdere.
«Alex
ed io ci siamo viste giorni fa, in un bar. Per donne gay»,
aggiunse
con un sorriso e Kara alzò le sopracciglia.
«Volevo incontrarla per
parlare dei Gand. Avevo paura ti saresti di nuovo fiondata a parlare
con loro, e pensavo che Alex ti avrebbe persuasa dal farlo».
«Non
sono un'inetta, posso badare a me stessa».
«Lo
so, ti chiedo scusa. Ho sbagliato». La guardò
dritta negli occhi e
Kara prese fiato, annuendo debolmente.
«Non
mentirmi più», le rubò un veloce bacio,
con la paura di essere
viste, e lasciò il corridoio.
Lena
la seguì proprio quando la porta della camera di Alex si
aprì e le
due si scambiarono uno sguardo. Naturalmente, aveva sentito tutto. A
quel punto, sarebbe stato meglio per Lena dire la verità a
Kara,
soprattutto dal momento che si era risentita perché aveva
intuito la
bugia, invece aveva protetto il suo segreto, il suo vero lavoro e la
microspia, il vero motivo per cui si erano viste. Alex si chiese
perché l'aveva protetta, con il rischio che correva.
Dopo
pochi minuti arrivò finalmente Lex, lamentando, seppur con
un
sorriso, che il taxi si era perso. Lillian lo abbracciò e
poi lo
abbracciò Eliza, mentre la prima scattava loro una foto.
Cercarono
di presentarlo a Kara ma quando anche loro si salutarono con un
veloce abbraccio, capirono che non tutto era perduto per la loro
famiglia allargata.
Era
strano vedere Lillian, che si muoveva come un robot, che spesso non
ascoltava, che era fredda e indisposta verso Lena, completamente
presa dal suo primogenito. In dieci minuti che era arrivato gli
scattò tante foto da riempire un album e gli ronzava attorno
chiedendogli se avesse bisogno di qualsiasi cosa come un'ape intorno
ai fiori. Quando riuscì a scappare dalle amorevoli cure
della madre,
Lex notò la strana aria che aleggiava sulle sue tre sorelle
e
nientedimeno lo sguardo aggrottato che Alex riservava a Lena e anche
a lui.
Per
la cena, Eliza accese di nuovo la tv con il karaoke e le canzoni
natalizie, scegliendo con attenzione tra quelle che lei stessa aveva
selezionato nei giorni precedenti aspettando il Natale. Poi
servì
con fierezza il tacchino a tavola, ascoltando i complimenti da parte
di tutti, che applaudirono.
A
un certo punto, Lillian si alzò e fece tintinnare un
bicchiere,
catturando l'attenzione dei presenti. «Oh…
Finalmente, eccoci qua.
Stentavo oramai a credere che ci saremmo ritrovati tutti sotto lo
stesso tetto. I miei figli, le figlie di Eliza. Siamo una bella
famiglia, non trovate?».
Kara
deglutì e sforzò un sorriso, guardando, con la
coda dell'occhio,
Alex che masticava rumorosamente fissando Lena e quest'ultima, vicino
a lei, che non la degnava di attenzione, lanciando invece un sorriso
a lei, che non poté non arrossire. Si girò il
tanto per vedere Lex,
che la guardava a sua volta, alzare un poco il bicchiere anticipando
un brindisi.
«Eliza
ed io siamo così fortunate ad avervi. E non posso esprimere
a parole
quanto mi senta fortunata io ad avere Eliza al mio fianco».
Abbassò
gli occhi per vederla sorridere e stringerle una mano con le sue.
«Siamo orgogliose di come abbiate accettato il nostro
fidanzamento e
la nostra nuova vita. Questa è la nostra prima cena tutti
insieme,
il nostro primo Natale, e dobbiamo comunicare qualcosa di
importante».
Allora
si alzò anche Eliza e lo sguardo stravolto di Alex si
incrociò con
quello di Kara. «Abbiamo una data», disse lei
sfoggiando un largo
sorriso, stringendo ancora la mano destra di Lillian. Era
così
visibilmente elettrizzata che Kara non riuscì a non
sorridere a sua
volta. Le due donne si guardarono e mentre Lillian le faceva cenno
con la testa, Eliza riprese parola: «Ci sposeremo il quindici
marzo».
Lex
fu il primo ad andare dalle loro madri per abbracciarle e fare loro
gli auguri. Non solo Lillian, Eliza lo strinse con forza e Alex le
notò gli occhi lucidi. Così fu la seconda ad
andare verso di loro.
Lena abbracciò Eliza per prima, le fece gli auguri e si
guardarono
con un sorriso, poi si costrinse ad abbracciare anche Lillian, che le
lasciò un lungo sguardo addosso anche quando si separarono.
«Sono
contenta per voi», esclamò Kara ad Eliza,
«Ti meriti questa
felicità».
«Oh,
tesoro», la riabbracciò una seconda volta.
«Anche tu», le disse
con una carezza e un sorriso, per poi lasciarla andare.
Kara
non ebbe il tempo di capire a cosa si riferisse che arrivò
Lillian.
L'abbraccio con lei era il meno strano e legnoso fino a quel momento.
Dopo la prese nelle spalle e fu sul punto di dire qualcosa, ma doveva
aver cambiato idea, poiché si limitò a sfoggiarle
un sorriso.
Nonostante
Alex fosse ancora arrabbiata con Lena e con Lex, e probabilmente con
Kara, condividere quel momento con le loro madri aveva fatto
sciogliere anche lei. Eliza portò a tavola i cupcake
rimasti, una
torta farcita ai mirtilli e altri dolci e biscotti, intanto che
Lillian scattava foto alle portate e a tutti i presenti, tra chi
ancora indossava i cappellini da Babbo Natale e chi aveva la bocca
piena. O entrambi, nel caso di Kara. Quando portò a tavola
gli
eggnog e ne presero uno a testa, Alex e Lena iniziarono una strana
sfida tra sguardi e bicchieri, bevendo tanto e in fretta che Eliza si
vide costretta a requisire quelli rimasti prima che concludessero la
serata entrambe brille. Nel frattempo Lillian continuò a
rimpinzare
l'unico figlio maschio; dopo un po', il giovane approfittò
di una
sua distrazione per sparire. Lex uscì in giardino dalla
porta in
cucina, con il giaccone indosso e il cellulare in mano.
Rimasto
in villa dopo aver salutato Lena e Kara, aveva provato a contattare
quella ragazza in ogni modo, lasciandole messaggi, chiamate e andando
anche a trovare vecchi amici in comune che avessero potuto sentirla
in quel periodo, ma sembrava scomparsa nel nulla. A quel punto,
decise di chiamarla ancora e, se non avesse risposto, lasciarle un
ennesimo messaggio in segreteria. Cliccò su Roulette
e provò a telefonare. Ancora solo squilli a vuoto.
«Veronica…
Sono stato paziente, ma a tutto c'è un limite. Richiamami
appena
senti il messaggio», prese una pausa ma non
riattaccò, valutando
cosa aggiungere. Così deglutì e prese fiato,
aggrottando lo
sguardo. «Sentimi bene: la formula che hai rubato non
è aggiornata,
non capisco cosa pensi di farci, contiene troppi effetti collaterali
e nemmeno potresti venderla. Torna da me… Torna prima che mi
arrabbi sul serio o… o almeno fatti sentire, altrimenti
dovrai
sperare che non sia io a trovarti». Riagganciò la
chiamata che
sentì la porta del giardino aprirsi.
Alex
camminò sull'erba incolta e ghiacciata con sicurezza,
adocchiando
Lex, cappellino da Babbo Natale sulla testa calva, illuminato dai
lampioni della luce. «Scappato dalle amorevoli cure della
mamma?»,
tirò un sorriso, avvicinandosi.
«In
parte. In verità mi sono ritrovato a dover fare una
telefonata.
Allora…», la guardò negli occhi,
«e così lo hai saputo».
«Hai
cercato di deviarmi. Pensavo che mi avresti detto la verità,
almeno
tu». Lui per primo, nella sua casa a Metropolis quando si
conobbero,
scherzò su Lena che ci provava con Kara. Allora non ci aveva
dato
peso, ma proprio per quello quando iniziò ad avere dubbi
scrisse a
lui che non fece che appoggiarla, dirle che di certo non si inventava
le cose perché sembrava possibile anche a lui, e ora, quando
le
serviva la sua conferma, le aveva invece scritto di non preoccuparsi,
che era tutto normale.
«Non
ho cercato di allontanarti dalla verità e mi spiace che tu
la veda
in questo modo», sorrise, alzando un poco le braccia.
«Mia sorella
e tua sorella hanno una relazione e non c'è nulla di cui tu
debba
preoccuparti».
Lei
annuì. «Molto comodo vederla
così».
«Sapevamo
entrambi che era vero, ma ti ostinavi a non volerlo. Cosa non ti
piace, di tutta questa faccenda, Alex Danvers?», chiese con
una
nuvoletta di vapore che usciva in mezzo alle labbra fini.
«Scherzi,
vero? Secondo te cosa può esserci che non mi piace? C'eri
anche tu
là dentro quando le nostre madri hanno detto che si
sposeranno il
quindici di marzo».
«No»,
scosse la testa, «Non è questo che ti turba e lo
sai. Sei troppo
intelligente per credere che il fatto che siano sorellastre possa in
qualche modo compromettere il rapporto di due persone che si
amano».
La vide ingigantire gli occhi e prendere fiato, così
sorrise. «Ecco.
Ecco cosa c'è», la indicò,
«Non credi si amino».
«No.
Io credo che Kara la ami, la ami davvero. Ma non è quel tipo
di
amore… È stata per anni appresso a un ragazzo che
non faceva che
sminuirla, condurre la sua vita, confonderla psicologicamente con
l'idea di amore, e lei lo amava, amava veramente».
«Quindi
pensi che sia Lena e non amare Kara», assottigliò
lo sguardo.
«Sì.
Forse è così», spalancò le
braccia, come se si fosse messa a
nudo. «Non voglio vederla di nuovo all'interno di una
relazione che
la trasformerà in un burattino. Ho sbagliato allora a non
mettermi
abbastanza in mezzo, non farò di nuovo lo stesso errore.
Senza
contare che qui c'è di mezzo il rapporto
familiare», gesticolò
puntando il dito indice destro nell'aria.
«Cosa
ti fa pensare che Lena non la ami?».
«Oh»,
sbuffò, lanciando il suo sguardo al cielo stellato, poi di
nuovo a
lui. «Mettiamo che la ami. Questo non basta. Anche Mike a
modo suo
l'amava, anche se la stava distruggendo. Non basta farle dei regali o
dirle due parole carine, non basta».
«Hai
ragione», il ragazzo annuì, infilando le mani
nelle tasche del
giaccone. «Allora parla con loro. È il mio unico
consiglio. Conosco
mia sorella e credimi se ti dico che non l'ho mai vista
così: è
innamorata. Ma hai ragione: l'amore non basta. Allora parla con loro,
scopri cosa le lega, e forse troverai ciò che cerchi. Del
resto io
non sono mai stato innamorato, non posso sapere cosa
cercare»,
scrollò le spalle con mezzo sorriso e aprì la
porta che portava in
cucina, lasciandola sola al freddo.
All'inizio,
pareva solo che Lena, ai suoi occhi, stesse prendendo in giro Kara. E
forse era davvero così. Non sapeva com'erano davvero andate
le cose.
Ma l'ultima cosa che voleva, era ritrovare la sua sorellina
incastrata in una relazione tossica e non accorgersi di quanto lo
fosse per decidere da sola di uscirne. Lena le era sempre sembrata
una brava ragazza, ma poteva dire di conoscerla abbastanza? In fondo,
di lei non sapeva neppure che era stata con altre ragazze fino a
quella sera al bar gay. Lei e Kara, però, si erano
avvicinate di
più, si conoscevano meglio. Quando rientrò, le
trovò sedute
accanto che ridevano e pensò che avrebbe dovuto accettare il
consiglio di Lex.
«Foto
di famiglia», disse a un certo punto Lillian, cercando di
coinvolgere i figli ad avvicinarsi all'Albero di Natale.
Eliza
la affiancò subito. «Le più belle le
stamperemo per
incorniciarle», fece sapere, prendendo Lex per un braccio e
poi
Kara, cercando di sistemare tutti e quattro vicini.
Una
con loro quattro insieme, un'altra con diverse posizioni, una sola
con le ragazze, una con Lex e Lena, un'altra con Alex e Kara, poi si
scambiarono. Ritrovandosi a fare la foto con Kara, Lex non non
poté
fare a meno di pensare a quanto, in un certo senso, gli ricordasse
Clark. Non era di certo l'aspetto, anche se avevano gli occhi dello
stesso colore e forma, ma era l'aria, qualcosa che non era possibile
descrivere. Ma era grato che non gli somigliasse troppo e
già
adorava il suo sorriso: non faticava a credere come Lena si fosse
potuta innamorata di lei.
Mentre
Lillian controllava le foto scattate e cancellava quelle venute
sfocate o troppo mosse, Eliza portò i regali. Non se li
aspettavano
e rimasero tutti a bocca aperta. «Non li abbiamo messi sotto
l'Albero per farvi una sorpresa», si scusò.
Ognuno
di loro trovò abbigliamento: Lex un completo e una camicia
bianca
che avrebbe potuto usare al lavoro; Alex una giacca di pelle firmata,
bordeaux, e per poco non le veniva un colpo; Lena un maglione grosso,
caldo e colorato; Kara una camicia a quadri come piacevano a lei.
Quest'ultima si avvicinò ad Eliza per ringraziarla,
accorgendosi che
Lena l'aveva preceduta: la donna le passava una mano su un braccio in
una carezza, le parlava sottovoce e poi, di colpo, la ragazza
l'abbracciò. Solo quando si lasciarono scorse che Lena aveva
gli
occhi chiari tanto lucidi da riflettere le luci dell'Albero.
«Grazie
per la camicia», l'abbracciò lei, annuendo quando
le chiese se era
come la voleva.
«Dovrai
ringraziare anche Lillian», disse e Kara la scorse mentre
parlava
con Lex. «Non sai quanti negozi abbiamo girato
perché non voleva
comprarne una che
sapesse di mercatino,
come diceva lei».
Anche
Alex arrivò per ringraziarla, tutta eccitata, con la giacca
già
indosso. «E voi non vi siete fatte un regalo?».
«Oh,
certo», sorrise assottigliando la bocca e alzando il mento
con fare
malizioso, «Ma ce li siamo già
scambiati».
All'improvviso,
il ricordo delle loro voci strozzate mentre salivano per la loro
camera da letto in villa, fece rabbrividire Kara. Sia lei che Alex
montarono una smorfia disgustata. «Oh, ew»,
sbottarono all'unisono e la minore guardò la maggiore con
sospetto.
«Ma
cosa avete capito?!», diede una piccola spinta a entrambe,
«E
comunque non parlerei di sicuro di queste cose con le mie
figlie».
Le mandò via.
Alla
fine, quel loro primo Natale tutti insieme non si stava rivelando
affatto male come si pronosticava. Continuarono con le foto dopo che
Lena tornò dalla sua camera in comune con Kara ed essersi
infilata
il nuovo maglione. Nella loro foto insieme si accorsero che non
sapevano come mettersi, continuando a sorridersi intanto che Lillian
aspettava, tutti aspettavano. Alex intervenne e le dispose,
così la
foto riuscì.
Lillian
ricontrollò quella foto con insistenza dopo averla scattata,
tenendo
ben impresso nella mente l'impaccio dei loro sguardi per trovare un
modo per stare vicine. Pensò che forse Kara doveva aver
detto a Lena
della loro chiacchierata privata, non c'erano altre spiegazioni, ma
quando lasciò a un mobile e all'autoscatto il compito di
fare una
foto a tutta la famiglia riunita e poi la guardò, il suo
sorriso si
spense.
Eliza
tentò di capire che cosa a un certo punto le avesse rubato
il buon
umore, ma non c'era stato verso di farla aprire. A parte lei, tutti
parlarono del più e del meno sgranocchiando gli avanzi, poi
le donne
se ne andarono a dormire e Lex decise di raggiungere la camera di
Alex che per quella notte sarebbe stata sua, dopo che lo avevano
convinto a restare. Così le tre ragazze sistemarono una
branda in
mezzo alla stanza e a nulla era valso il tentativo di Lena di
convincere Alex a dormire sul suo vecchio letto. Kara pensò
che
avrebbe potuto far dormire Lena con lei com'era già
successo, ma non
osò dirlo a voce e già sapevano entrambe che per
quella notte
avrebbero dovuto portare pazienza. Lena tornò in soggiorno
quando si
accorse di aver lasciato lì il suo laptop e Alex scorse Kara
prendere un pacchetto dalla sua scrivania, nasconderlo dietro la
schiena e raggiungerla.
Lex
cominciò a spogliarsi; era esausto e voleva addormentarsi
presto. Si
sedette sul letto a peso morto e con stanchezza diede una nuova
occhiata allo schermo del suo cellulare, sbuffando quando si rese
conto che lei lo stava ancora ignorando. Arrivata a tanto,
pensò se
non fosse il caso di darle un ultimatum. Spense lo schermo e si tolse
le scarpe, quando una melodica suoneria si alzò nell'aria e
riprendendo il telefono decise di alzarsi in piedi e rispondere.
«Avevo come il presentimento che avresti cercato di far
perdere le
tue tracce. Cosa ti ha fatto cambiare idea?».
Quella
ragazza rise. «Non
posso scappare da te, Lex. Lo sai. Neanche volendo. Buon Natale, a
proposito».
«Buon
Natale, suppongo…», si portò la mano
libera sulla fronte,
cercando di bloccare il nervoso crescente. «Parlami della mia
formula. Delle mie pillole. E smettila di giocare».
Roulette
ci mise qualche secondo per rispondere. «Mi
dispiace, tesoro, sai quanto tengo a te, ma anche quanto tengo di
più
ai soldi e qualcuno mi ha offerto una somma considerevole…
Sono
affari, non volermene».
«A
chi le hai vendute?».
«Frena,
amore, non mi conosci abbastanza se pensi che te lo dirò. Ti
basti
sapere che lui mi ha dato più di quanto tu abbia mai
fatto…»,
prese una pausa e Lex poté sentirla quasi sogghignare, «Il
riferimento sessuale è voluto».
«Dannazione,
Veronica, è la mia formula! E ancora acerba; cosa mai
potrebbe
farsene qualcuno di una formula che presenta danni collate-»,
si
fermò, spalancando gli occhi.
«Il
compratore ha una visione più ampia della tua»,
riprese parola, «Vuole
studiarla da quel punto e iniziare un nuovo progetto. Insomma,
è lui
il cervellone, saprà il fatto suo. E, tesoro, te lo dico
perché
davvero mi dispiace: la formula era libera, non ha proprietari
fintanto che non è registrata; avresti dovuto pensarci e
forse le
cose sarebbero andate in modo diverso. Buonanotte, Lex».
«Veronica,
non-». Riattaccò la chiamata e Lex strinse il
cellulare con forza,
formando dei pugni e colpendo il lettino.
Intanto,
nel buio del soggiorno contrastato solo dalle luci ad intermittenza
dell'Albero di Natale, Lena si era seduta sul divano col laptop sulle
gambe, leggendo e rileggendo il messaggio del profilo misterioso.
«Avevamo
deciso di chiedere un parere ad Alex», esclamò
Kara dietro di lei,
affacciandosi dallo schienale. «Adesso mi chiedo se
vorrà ancora
aiutarci».
«Sì
che vorrà aiutarci», rispose lei con sicurezza,
dopo essersi
toccata il petto per il piccolo spavento preso. «Non
cambierà
nulla. Alex è solo preoccupata per te, pensa che io sia una
minaccia
alla tua incolumità, non ha a che fare con
questo».
Le
piaceva quando parlava senza mostrare il minimo dubbio. Le
andò
incontro, prese il laptop e lo spostò sul tavolino,
abbassando lo
schermo. Lena la lasciò fare anche quando le prese una mano
e la
tirò su, da lei, verso l'Albero.
«Che
cosa hai in mente, Kara Danvers?».
Lei
si strinse nelle spalle. «Nulla di eccezionale in
realtà, solo
darti il mio regalo».
«Pensavo
non avessi un regalo».
«Non
lo avevo con
me»,
specificò con un sorriso. Prese la scatolina che aveva
nascosto in
uno dei rami con silenzio furtivo quando lei era sul divano e gliela
mostrò, lasciandogliela sui palmi delle mani. Lena
restò a fissarla
senza fare o fiatare fintanto che non la sentì ridere,
così tirò
un nastrino rosso intorno al pacchetto e dopo tolse la carta adornata
di Babbi Natale e renne, sorridendo nello scoprire una scatola
argentata. Fu Kara ad aprirgliela come aveva fatto lei quando le
aveva regalato la collana, mostrandole all'interno un fine
braccialetto color argento, semiridigo sui cui era agganciato un
piccolo ciondolo a forma di cuore, pieno. «Non è
che niente di che,
pensavo che avrei potuto regalarti qualcosa per-», non
terminò la
frase che la ragazza le passò una mano sul viso e la
baciò.
«Grazie»,
le sorrise.
Kara
le notò gli occhi lucidi, le gote arrossate; era
così pura, bella.
Le portò via anche lei un bacio, per poi aiutarla ad
agganciare il
bracciale intorno al polso sinistro. Un attimo di distrazione e
capì
che non erano sole, ma voltandosi, fortunatamente, vide che era solo
Alex.
La
maggiore si avvicinò quasi in punta di piedi e
chissà da quanto
tempo era là che le spiava. «Scusate»,
mormorò, alzando le mani
in segno di resa, «Non volevo interrompervi».
Kara
guardò in basso, da un lato, visibilmente seccata.
«Guarda in
cucina, forse un cupcake è rimasto».
Alex
annuì, capendo di esserselo meritato. Si
avvicinò, dondolando le
braccia per poi passarsi le mani addosso e prendere fiato.
«Vi devo
delle scuse», deglutì, guardando una e subito
l'altra. Lena la
stava ascoltando mentre giocava a girare il suo nuovo bracciale, e
Kara alzò gli occhi azzurri lentamente, dandole attenzione.
«Mi
sono resa conto di essere partita in quarta senza riflettere, non ci
ho visto, e non è giusto nei vostri confronti».
«Dunque…»,
mormorò Kara.
«Non
sono qui per benedire la vostra unione, datemi il tempo di
metabolizzare la cosa, ma voglio dirvi che sono dalla vostra
parte»,
rispose e dopo si rivolse alla minore, «Sarò
sempre dalla tua
parte, sorellina». Kara si avvicinò per
abbracciarla e Alex la
strinse, così lei e Lena si scambiarono uno sguardo che non
aveva
bisogno di parole, sorridendosi con gli occhi e facendo un breve
cenno col capo. «Solo… voglio dirvi di essere
sincere con loro»,
ricordò alle due, quando Kara la lasciò andare.
«Uscite allo
scoperto con Eliza e Lillian, in modo che possiate spiegarvi. Se lo
scoprono da sole chissà cosa penseranno. Non lasciate che lo
scoprano come l'ho scoperto io».
«Pensavano
di farlo dopo Natale», ricordò Lena e Alex
annuì, mettendo le
braccia contro i fianchi.
«Va
bene, ottimo. Se aveste bisogno di supporto psicologico, vi
darò una
mano».
Kara
scambiò un veloce sguardo con Lena e poi strinse i denti,
formando
una smorfia. «Un aiuto ci servirebbe… anche se non
con questo».
Alex
fece finta di leggerlo per la prima volta quando le due le mostrarono
il messaggio del profilo misterioso sul portatile di Lena. Lei e
quest'ultima si scambiarono un'occhiata, mentre Kara chiese alla
sorella da che parte stava, se fosse per ignorare il messaggio come
diceva lei oppure rispondere, com'era convinta di fare Lena.
«Non
possiamo ignorarlo», decise e la sorella si
accigliò. «Ma ha
ragione anche Kara nel dire che è troppo pericoloso.
Propongo un
test».
Un
test? Con il laptop sul tavolino, si sistemarono davanti, sul divano.
Al centro delle tre, Lena cliccò sull'area messaggi nera e
sospirò,
iniziando a digitare la risposta.
Z:
Sono io. Vorrei potermi fidare, ma non ho prove che tu dica il vero.
Incredibilmente,
il profilo misterioso rispose solo pochi minuti più tardi,
nonostante fosse il venticinque dicembre.
X:
La fiducia va guadagnata. Chiedimi qualsiasi cosa.
Le
ragazze si guardarono e Alex annuì: il profilo misterioso le
avrebbe
aiutate a risolvere una situazione in cui erano in stallo?
Z:
Ho un problema con Rhea Gand, la moglie del senatore Gand; immagino
saprai chi sia, non dovrò fare le presentazioni. Mi serve
un'informazione: quella donna sembra avere tutto, ma mi serve
qualcosa che le manca, che desidera. Puoi aiutarmi?
«Stai
bene?». Eliza si avvicinò dal lato del letto di
Lillian, baciandola
in mezzo alle scapole, tra i capelli sciolti. La donna pareva ancora
indisposta e non capì davvero cosa le fosse preso.
«Sì,
sono solo un po' stanca».
Eliza
la baciò ancora e chiuse gli occhi nel tentativo di prendere
sonno.
Lillian, invece, non ci riusciva. Si sporse a lato del comodino per
recuperare il suo cellulare e sfogliò la galleria,
ritrovando subito
le foto di quella sera. Il cellulare aveva scattato diverse volte il
momento in cui c'era tutta la famiglia al completo e ancora meglio
riusciva a notare gli sguardi di sua figlia e Kara cercarsi, le loro
mani sfiorarsi, fingere che tra loro ci fosse solo amicizia. Lillian
trattenne il fiato e chiuse la galleria, allontanando il telefono. Si
era confidata con Kara e lei le aveva mentito: avevano una relazione
ed era successo davanti ai loro occhi. A quel punto, ne avrebbe
parlato con Lena.
X:
Posso essere d'aiuto.
Ci
mise un po' a rispondere, forse ci stava pensando o stava facendo una
ricerca di chissà cosa o parlando con chissà chi.
Le ragazze non si
mossero, tenendo d'occhio un cerchio in basso a destra che girava,
segno che il profilo misterioso stava ancora scrivendo.
X:
C'è qualcosa che Rhea Gand vuole ardentemente: si tratta di
un
quadro antico, facente parte di una collezione. Lo ha perso in una
scommessa molti anni fa. Una scommessa persa con Maxwell Lord. Il
quadro è tuttora in suo possesso, affisso nel suo ufficio
alla Lord
Technologies. Scrivimi se avrò guadagnato la tua fiducia.
Allegò
una foto recapitata online del quadro e Kara trattenne il fiato.
«Ho
capito», esclamò, indicandolo. «Ha altri
quadri simili a questo,
con su disegnati dei fiori! Sono su una parete del suo salone, li ho
visti spesso quando con Mike-», si zittì,
arrossendo e poi
grattandosi dietro un orecchio, fingendo disinvoltura; «Beh,
sì,
q-quando stavo con Mike», aggiunse velocemente.
Sia
Lena che Alex finsero di non aver sentito e la seconda
annuì,
guardando entrambe: «Ora sappiamo su cosa lavorare: otteniamo
quel
quadro, sistemiamo la microspia e facciamo in modo che Rhea Gand lo
appenda nel suo salone».
Uh,
ora sanno come andare avanti! Il profilo misterioso sarà
stato
d'aiuto? Come otterranno quel quadretto e come faranno a darlo
modificato a Rhea?
Ecco.
Intanto, finalmente, sia Alex che Lex sanno della relazione tra Kara
e Lena. Cosa ne pensate delle loro reazioni? Ve le aspettavate? So
che la maggior parte di voi, se non tutti, si aspettavano maggior
supporto da Alex, ma dopo aver visto Kara con Mike e non avendo avuto
modo di conoscere la relazione tra lei e Lena, affidandosi solo ai
flirt “scherzosi”, è saltata a
conclusioni diciamo affrettate.
Diverso il discorso con Lex perché Lena, con lui, aveva
parlato di
una relazione anche se non aveva specificato con chi, e poi parlando
di Kara… beh, aveva fatto due più due.
Nientepopodimeno, Alex
scriveva a Lex nello scorso capitolo e a quanto pare si erano
già
scambiato messaggi in precedenza. Dopotutto, già loro si
erano
conosciuti.
Alex
vs Lena… Brr, che freddo.
E
poi cosa? Ah, Lex ha un problemino. Sappiamo che ha avuto una
relazione con Roulette, ohu, che Lena non ha preso
benissimo.
E, soprattutto, che Roulette ha rubato a Lex una formula e un
sacchettino delle sue pillole verdi. Pensavate che la cosa sarebbe
rimasta lì, ferma nel capitolo stand alone scorso? Nah XD A
chi avrà
venduto Roulette quelle pillole e la formula? Cosa vorrà
farci il
compratore?
Ah,
e un'altra cosa: dalle foto scattate in questo giorno di festa,
Lillian ha scoperto che le loro figlie stanno insieme! Ops.
Il
prossimo capitolo, che arriverà il primo ottobre,
sarà uno stand
alone! Accidentaccio XD Spero piacerà lo stesso
e… indovinate di
chi si parlerà? Il titolo è Inadeguato!
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