EPILOGO
IN TERRA STRANIERA
«Sei
in ritardo.»
James
alzò le spalle, appoggiando il cartone di birre
sul tavolino del salone.
«Non
è colpa mia se al negozio c’era un sacco di
gente.»
«Avresti
dovuto usare i tuoi gradi per superare la
fila.»
Liara
si coprì gli occhi con una mano.
«Shepard,
quello che stai suggerendo tu si chiama
abuso di potere, ed è un reato…»
«Le
birre calde sono un reato.»
«Va
bene. Le metto in frigo.»
«Sbaglio
o sono delle Guinness? La fabbrica non era
andata distrutta?»
«Non
la ricetta.»
«Ehi,
Shepard, adesso riesci davvero a leggere la scatola
di cartone o hai tirato a sorte?» chiese Garrus, scrutandola
con i piccoli
occhi da rettile.
«Riesco
a leggere, ovviamente senza i dettagli. Devo
ringraziare Miranda e Mordin se da questi ultimi due mesi finalmente
posso
riconoscere un bicchiere di birra da uno di piscio.»
«Aspetta…
un bicchiere di…?» un paio di spalancati
occhi asari si fissarono sul volto della donna.
«Chiedi
a Joker.»
«Ehi,
era calda, non pensavo avrebbe provato a bere
birra calda!» Joker interruppe la sicura filippica morale
dell’asari prima che
potesse partire e Garrus colse la palla al balzo per troncare
l’argomento.
«Chi
stiamo aspettando?»
«Manca
ancora Jacob…»
«Che
deve badare al figlio e non può venire» concluse
Miranda.
«Grunt…»
«Che
arriverà verso sera» puntualizzò
Shepard.
«Mordin…»
«Ci
contatterà via digitale da Acapulco»
precisò
Liara.
«Non
Bora Bora?»
«Voleva
studiare diverse tipologie di conchiglie.»
«Tali?»
chiese James.
«Arriverà
a momenti, tempo di raccogliere abbastanza
filtri per sopportare la festa. Zaeed?»
«Credo
che adesso sia su Marte a fare un corso accelerato
di combattimento corpo a corpo in stile Justicar…»
ridacchiò Shepard.
«Non
voglio sapere altro. Javik?»
Un
colpo di tosse sommesso richiamò l’attenzione del
gruppo. La dottoressa T’Soni, solitamente composta, si stava
grattando i
tentacoli in visibile imbarazzo.
«Non
verrà, ma… a tal proposito, avrei da comunicarvi
una cosa.»
«Avanti,
siamo tutt’orecchi.»
«Come
sapete, Javik mi ha molto aiutata in questi
anni a raccogliere materiale sui protean e si può dire che
sia grazie a lui se
attualmente ne vengo considerata la più grande esperta
vivente…»
«Vai
al punto» tagliò corto Shepard, imitando con
pollice e indice un paio di forbici.
Liara
tirò un lungo sospiro.
«Vi
ricordate che le asari sono in grado di
riprodursi attingendo al codice genetico del partner, generando una
nuova asari
dall’aspetto tipico della nostra specie ma con il DNA di
entrambi, giusto?»
«Certo»
commentò James, subito bloccato da una mano
di Joker sul braccio.
«No.
Fermi tutti. Temo di aver capito dove si andrà a
parare.»
«No,
non è possibile…» ribatté
Shepard, il volto
paralizzato su un’espressione disgustata.
«Dicci
che non stai per dirci quello che vuoi dirci…»
infierì Lawson.
«Sì.
Abbiamo deciso di riprodurci assieme appena raggiungerò
la piena maturità sessuale» confermò
Liara, annuendo con decisione.
«Ecco,
di questo! Di questo non voglio sapere davvero
altro!» sbottò Shepard, parlando a nome di tutti.
«Ma
è l’unico modo sicuro per impedire che i geni
protean scompaiano definitivamente. Non possiamo fidarci della
crio…»
«Alt!
Non voglio…»
«Ma…»
«No!»
«Va
bene, continuerò dopo che avrete metabolizzato la
notizia.»
«Allora
mi sa che dovrai aspettare a lungo» bofonchiò
James, visibilmente disgustato.
«Ho
ancora circa novecento anni di vita, posso
permettermelo» l’asari ci scherzò sopra
a sua volta. Aveva messo in conto una
reazione simile e non aveva dubbi che, col tempo, l’avrebbero
compresa.
«Bene,
il futuro padre di famiglia imperialista non
viene. Chi altro?»
In
quel momento il campanello dell’ingresso lanciò un
breve trillo e Glifo si precipitò a informare il gruppo
dell’arrivo del nuovo invitato.
«Comandante,
è arrivato il Capitano Kaidan,
accompagnato.»
«Grazie
Glifo, lo immaginavo» si limitò a commentare,
ammirando non senza una punta di divertimento gli sguardi perplessi
degli
ospiti, «che c’è? Pensavate che non
l’avrei invitato?»
«No,
Shepard. È che non capiamo da chi possa essere
accompagnato.»
«Lo
vedrete» sogghignò, dirigendosi con passo sicuro,
finalmente sicuro, verso la porta. Fu dunque privo di alcuna nota di
stupore il
saluto che con calore rivolse al canadese e alla donna che lo
accompagnava.
«Kaidan,
che bello rivederti!» Jane si slanciò in un
abbraccio,
ricambiato dall’uomo.
«E
io sono felice di trovarvi così in forma, tu e gli
altri a quanto vedo» replicò, lanciando uno
sguardo ai suoi vecchi compagni e lasciando
che fosse la donna a scegliere il momento in cui sciogliere la stretta,
pochi
istanti più tardi, «ti sei sistemata bene,
eh?».
«Mi
hanno imposto di fingere di nuovo la mia morte
per impedire nuovi attentati. Almeno ho potuto scegliere dove vivere in
attesa
di rimettermi!»
«Giustamente
hai scelto una villa in uno sperduto
arcipelago polinesiano.»
«Mi
daresti forse dell’idiota per questo?»
«No,
per niente.»
«Vedi?
Adesso lasciami indovinare… questa deve essere
tua moglie.»
Shepard
allungò la mano verso la donna, rimpiangendo al
contempo di non poterne osservare i lineamenti del volto e di non
riuscire ad
ammirare le espressioni meravigliate degli ospiti alle sue spalle.
«Mi
chiamo Kara. È un piacere conoscerla, Comandante.
Mio marito mi ha parlato a lungo di lei» la donna
ricambiò la stretta di mano e
Shepard credette di aver sentito una particolare enfasi nella pronuncia
del
legame che aveva con Kaidan. Si chiese per un attimo se non la vedesse
come una
vecchia rivale.
“O forse mi sto
facendo delle gran seghe mentali…”
«Forza, entrate. Volete stare davanti
alla porta tutto il giorno?»
«Veramente
le presentazioni non sono terminate…»
commentò Kaidan, trattenendo a stento una risatina.
«Come?»
Alenko
lasciò che il braccio destro, sino a quel
momento celato dietro la schiena, scivolasse in avanti trascinando con
sé una
piccola manina rosata.
«Vieni,
non aver paura. Non li mangia gli amici di
papà.»
Shepard
sbarrò gli occhi e poté giurare di aver
sentito il cigolio delle mandibole dei suoi ospiti che precipitavano
verso il
pavimento. Dinnanzi a sé vide comparire il profilo di una
piccola bimba, i
capelli scuri e ondulati come quelli del padre che incorniciavano un
volto
paffuto, ostinatamente attaccata ai pantaloni dell’uomo.
“Cosa cazzo succede
oggi? È la giornata mondiale della riproduzione?”
La
donna vide il cadanese abbassarsi con un sospiro,
alzare la bimba e, prima che entrambe potessero in alcun modo
protestare, mettergliela
in braccio. Sentì il cervello andare in tilt, terrorizzato
dall’idea di
lasciarla cadere e al contempo spaventato al pensiero di farle male
stringendola troppo forte. Sentì il suo stesso collo
ritrarsi, il volto segnato
di cicatrici fin troppo vicino a quel viso ancora innocente.
«Jane,
ti presento Jane. Ha due anni, è nata sei mesi
dopo che sei tornata tra noi.»
Pur
nella sua nuova condizione di statua di sale, il
Comandante udì distintamente la voce bitonale di Garrus.
«L’hai
chiamata come Shepard in suo onore o hai
seguito la moda di metà pianeta Terra?»
«In
suo onore.»
«Temerario.»
Shepard
si morse il labbro inferiore per impedirsi di
lanciare un insulto al turian.
Fu allora che la piccola Jane, fino a quel momento
intenta a studiare l’estranea che aveva il privilegio di
tenerla in braccia,
mosse la manina verso i capelli della donna.
Shepard lasciò che li sfiorasse, vi immergesse le
dita, giocherellasse con la sua zazzera riccioluta. Sentì
qualcosa incrinarsi nel
suo petto quando la risata di bimba le solleticò
l’udito e con stupore sentì i
suoi stessi zigomi sollevarsi in un sorriso.
«Ciao,
Jane.»
La
voce di Joker si alzò nel silenzio generale.
«Che
carina, Shepard ha dimostrato di avere un
cuore.»
La
stessa Shepard si appuntò mentalmente di rompergli
il femore destro.
«Io
vorrei presentare mia moglie a Liara. È una
grande ammiratrice del suo lavoro sui protean e credo abbia parecchie
domande
da farle, ma temo che Jane si annoierebbe. Ti dispiacerebbe badare a
lei per
una decina di minuti?» Kaidan tornò a parlare,
rivolgendo uno sguardo d’intesa
a Kara e all’asari.
«Oh,
certo. Sono certa che Shepard ne sarà
felicissima» lo supportò Liara, seguita dal cenno
d’approvazione della moglie,
«andiamo nell’anticamera dove potremo parlare con
più calma.»
La
donna arretrò di qualche passo verso il centro
della sala, consentendo ai coniugi di entrare. Con la coda
dell’occhio li vide
allontanarsi assieme all’asari mentre attorno a sé
tornava a formarsi il
capannello di vecchi compagni.
“E adesso…?”
si ritrovò a pensare, i muscoli delle braccia che
cominciavano a protestare per
il peso della bambina improvvisamente posseduta dal demonio.
«Ehm,
credo che Jane voglia scendere» suggerì Garrus,
alzando la mano tridattile a indicare la figlia del diavolo.
«Ah,
giusto.»
Sfruttando
una rinnovata lucidità, il Comandante
appoggiò la bimba a terra che approfittò della
ritrovata libertà per saltellare
attorno alle loro gambe.
James la guardò per qualche secondo.
Poi, l’idea malsana.
«Sai,
Shep, forse dovremmo pensare anche noi alla
riproduzione.»
Shepard
sbarrò gli occhi, ignorando le risate
trattenute dei compagni.
«Io
e te? Riprodurci? Hai idea del danno per il pool
genetico umano?»
«Da
quando conosci questi termini complicati?»
«Liara.»
«Giusto.»
«State
veramente accarezzando l’idea di fare un
figlio?» si intromise Garrus, la cui voce lasciava trasparire
una discreta dose
di perplessità.
«Sì.»
«No.»
«Decidetevi»
sbottò Joker.
«Sì.»
«Dio,
fa che prenda da James.»
«Fottiti,
Joker. Ho detto di no.»
«Datemi
il tempo di lavorarmela e vedrete che cambierà
idea.»
Shepard
si prese qualche attimo di riflessione.
«Sai,
James, ci sono vari modi di interpretare questa
frase e alcuni devo ammettere che non mi dispiacciono.»
L’ispanico
scoppiò a ridere di gusto. «Lo sé, te
quiero, Lola, y quiero recuperar el tiempo perdido, hacer una familia
contigo...»
disse, sicuro che nessuno a parte Shepard potesse capirlo.
Fu
dunque con sorpresa che osservò il proprio
Comandante inclinare la testa, gli occhi ridotti a due fessure.
«Lo
so che?»
«Ma
come? Non sei cresciuta nei quartieri malfamati
di Vancouver?»
«I
cartelli della droga che avevo la fortuna di
incontrare non usavano proprio questi termini, che io
ricordi.»
«Giusto,
immagino usassero più parole come cabrón,
hijo de puta, maldito…»
«Cabrón!»
la piccola Jane singhiozzò divertita,
battendo le mani dinnanzi allo sguardo allibito della donna e le risate
di
Garrus e Joker.
«Porca
puttana, questa scimmia ripete le
imprecazioni.»
«’occa
putanna!»
«Questa
però è colpa tua!» infierì
il turian,
supportato da una fragorosa risata di James.
«Direi
che Kaidan ha azzeccato il nome per la
piccola!»
«È
una maledetta spugna per le volgarità. E voi smettetela
di fare i coglioni.»
«Colionni!»
«Sempre
meglio, Lola!»
Shepard
si portò le mani alla fronte, pinzando la
pelle in un plateale gesto di insofferenza.
«…James?»
«Dimmi.»
«Eres
un pendejo.»
«Che
vole die pendejo?» la voce della figlia di
Alenko li interruppe di nuovo.
Il
giovane N7 scoppiò a ridere.
« Muy
buena, Shepard. Estás aprendiendo mi idioma... y Jane
tambíen.»
«Kaidan
mi ammazzerà. Dannazione, ragazzina,
com’è
che riesci a ripetere pure le imprecazioni spagnole?»
protestò Shepard.
«Le
ha dato il nome in tuo onore. Ha il destino
segnato» commentò Jeff, il cui sorriso gli
morì in gola quando vide il volto
sogghignante della donna.
«Hai
ragione, Joker, e tu non potevi che essere un...
»
«Colionne!»
Si
girarono all’unisono verso la piccola, innocente
Jane.
Shepard si concesse di continuare a ghignare. Abbassatasi
all’altezza della bimba, le accarezzò
affettuosamente la testa.
«No,
piccola, si dice coglione.»
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