03.IL
ROGO
Eileen
restò a guardare gli estranei che si allontanavano. Aveva i
piedi incollati al terreno, come se avessero deciso di mettere
radici. Ancora senza parole, fissò il vaso che teneva tra le
mani.
Si
trattava senza ombra di dubbio di una delle loro ceramiche, non
poteva sbagliarsi. Stentava a crederci, dato che li aveva sentiti
distintamente cadere a terra e frantumarsi sul terreno, mentre Gery
glieli scagliava contro, eppure era solido e reale, stretto tra le
sue dita esangui. Se non avesse visto con i propri occhi l’estraneo
che lo raccoglieva dal terreno ai suoi piedi, non ci avrebbe creduto.
Alzò
ancora lo sguardo per osservare gli stranieri, ma questi si erano già
dileguati, inghiottiti dai boschi che circondavano il villaggio. Solo
in quell’istante notò che la direzione che avevano preso
non corrispondeva ad alcuno dei sentieri che portavano a Nead, o
fuori dalle montagne. Un fatto senza dubbio insolito.
Sovrappensiero,
spostò il peso del corpo sul piede destro e una dolorosa,
quanto improvvisa, fitta al ginocchio la riportò alla realtà.
Lo stupore di poco prima le aveva fatto completamente dimenticare
l’aggressione di Gery e le ferite che aveva riportato.
Maledicendosi per la sua ottusità, diede di nuovo le spalle a
Nead ed iniziò a zoppicare verso la sua casa. Ogni pochi passi
si guardava freneticamente attorno, con la paura che Gery, o qualche
altro membro della cricca di Sigrid, sbucasse fiori dal nulla per
ricominciare a tormentarla.
Dopo
quella che le parve un’eternità, finalmente scorse il
tetto della sua abitazione, familiare e rassicurante. Dal comignolo
usciva un sottile filo di fumo, segno che sua madre si trovava
all’interno. Con un ultimo sforzo si trascinò fino
all’usco di casa spalancando la porta con tanta irruenza, da
farla sbattere contro il muro della bottega. Il forte rumore allertò
l’altra occupante della piccola abitazione che si mosse al
piano superiore.
-Eileen?
Sei tu?-.
La
voce di sua madre risuonò fino a lei e sentì il
pavimento di legno scricchiolare sotto il suo peso mentre scendeva le
scale che portavano alla bottega.
-Sì,
sono io- esclamò la giovane in tono innaturalmente acuto
serrandosi la porta alle spalle. Aveva bisogno di chiudere fuori
tutto quello che era successo da quando Kaleb era partito.
Gli
stranieri sotto la quercia del villaggio, lo scherno di Sigrid,
l’apprendista impazzito ed, infine, il giovane con i suoi
stessi lineamenti. Era troppo per lei, si sentiva la testa che
scoppiava.
-Pensavo
non saresti più tornata- ridacchiò la donna scostando
la tenda che copriva l’apertura dietro il bancone. Per poco ad
Eileen sfuggì un gemito pieno di ironia, sua madre non sapeva
quanto si fosse avvicinata alla verità, purtroppo. Il sorriso
che le illuminava il volto si spense in un istante, quando vide in
che condizioni si trovava. -Che diavolo hai combinato? Perché
sei fradicia?-.
Eileen
sentì di nuovo le lacrime pungerle gli occhi, ma le ricacciò
indietro. Non era il momento di lasciarsi andare.
-Sono
scivolata mentre andavo a prendere l’acqua al fiume- mentì
zoppicando fino al bancone. Non poteva dire la verità a sua
madre. Sarebbe sicuramente andata fuori dai gangheri e l’ultima
cosa che voleva era essere trascinata al cospetto del Sorvegliante
Attis. Per quanto le costasse ammetterlo, Gery aveva ragione, nessuno
avrebbe creduto alla sua versione dei fatti.
Deana
strabuzzò gli occhi. -Sei ferita!- esclamò con voce
intrisa di agitazione, aggirando di corsa l’ingombrante mobile
di legno che le divideva.
-Mi
dispiace, non ho prestato attenzione. I sassi sulla riva erano
scivolosi e sono caduta in acqua. Ho anche perso il secchio- soffiò
la rossa cercando di essere convincente, mentre sua madre l’aiutava
a sfilarsi lo stivale e ad arrotolare le braghe fino a metà
coscia. Sulla sua pelle candida stava già lentamente apparendo
un bozzo violaceo delle dimensioni di una mela.
Deana
studiò la ferita con lentezza e la ragazza capì subito
di essere perduta.
-Ti
hanno fatto del male?- sussurrò la donna incredula.
Per
alcuni attimi regnò un silenzio pesante, carico di tensione.
Eileen si morse le labbra con amarezza, la sua bugia non aveva retto
neppure un minuto. Dopotutto, gli occhi della guaritrice più
celebre di tutta la Fàinne non potevano essere ingannati con
così poco.
Sentì
le mani di sua madre tremare al di sopra della sua pelle tumefatta.
-Nessuno
mi ha fatto male. Ti ho detto che sono caduta-. Ma le sue parole
vennero totalmente ignorate.
-Chi
è stato?- le domandò Deana con veemenza. La ragazza si
sentì gelare la bocca dello stomaco. Non aveva mai sentito
Deana parlarle in tono così duro.
La
sorpresa la rese muta. Sua madre era una donna gentile e molto
tollerante, ma l’amore che nutriva nei suoi confronti e per suo
padre, la rendeva un avversario temibile per chiunque li minacciasse.
Non si sarebbe fermata fino a quando non avrebbe ottenuto giustizia e
questo la preoccupava immensamente.
-Eileen-
la richiamò con durezza la donna. -Devo sapere chi è
stato-.
La
rossa si lecco le labbra secche, prima di rispondere. Ormai il danno
era fatto e non poteva più tirarsi indietro, avrebbe cercato
di arginare la sua rabbia.
-Questa
mattina sono andata a prendere l’acqua al fiume e sulla via del
ritorno mi sono fermata da Mastro Radt per farmi restituire i vasi
degli unguenti che aveva ancora con sé- iniziò a
raccontare con voce rauca.
-Continua-
la incitò Deana allontanandosi da lei ed iniziando a
rimbalzare dentro la stanza come una trottola impazzita. Le sue mani
si muovevano senza indugi tra ampolle e giare alla ricerca degli
ingredienti che le servivano.
-Abbiamo
chiacchierato un po’, poi Mastro Radt ha chiesto a Gery di
aiutarmi a tornare a casa, dato che avevo molte cose da portare con
me. Così il nuovo apprendista ha preso il secchio pieno
d’acqua e i vasi al posto mio e ci siamo allontanati insieme.
Ma una volta giunti fuori dal villaggio, non appena siamo stati
nascosti da una macchia di arbusti, ha iniziato a dar fuori di matto.
Mi ha lanciato addosso tutto quello che aveva tra le mani e poi ha
iniziato a raccogliere delle pietre dal terreno… se non fosse
stato per i forestieri che ho visto questa mattina, non so che fine
avrei fatto. È per questo che ho questi lividi-.
-Ce
ne sono altri?- domandò sua madre allarmata dalle sue parole.
Eileen
sospirò. -Sì, solo uno. Sulla spalla sinistra- ammise
posando il vaso che stringeva fra le dita e iniziando a sbottonarsi
la camicia.
Alla
vista del secondo ematoma che stava sbocciando sulla sua pelle come
un fiore violaceo Deana rabbrividì. Il suo sguardo si offuscò,
appannato da paura e, soprattutto, dall’ira.
-Dobbiamo
andare subito a parlare con il Sorvegliante Attis. Questo Gery si
pentirà amaramente per le sue azioni- esclamò
applicando uno spesso strato di arnica sul livido. Nonostante la
forte rabbia le sue mani erano ferme. Era incredibile come riuscisse
ad escludere la negatività, in modo che non influisse sul
proprio lavoro.
-No,
mamma- soffiò Eileen abbassando lo sguardo.
Deana
la fissò incredula. -Come? Sei per caso impazzita?- urlò
mentre copriva le sue ferite con delle bende pulite. -Quel ragazzo
poteva farti molto più male di così. Sei stata
fortunata, se ti avesse colpito alla testa, o sul torace, non te la
saresti cavata così a buon mercato-.
La
rossa fece una smorfia. -Il problema non è lui-. Le costava
moltissimo ammetterlo, aveva sempre cercato di tenere Deana lontana
dai suoi problemi. Per di più, quella era la sua guerra, e
voleva vincerla da sola. Sua madre aveva già abbastanza
grattacapi, a causa di Nani, senza mettersi a combattere anche le sue
battaglie.
-Non
dirmi che Nani si è spinta a tanto- sbottò la
guaritrice travisando le sue parole.
La
giovane scosse il capo con veemenza, -Non è colpa sua- sbuffò,
esasperata da tanta insistenza. Si sentiva sotto torchio, come una
criminale.
-E
allora chi?- esclamò Deana, mentre le guance le si
imporporavano per la rabbia e la frustrazione. -Eileen, devo sapere!-
insistette prendendo il viso della figlia tra le mani per
costringerla a guardarla negli occhi.
La
giovane ricambiò il suo sguardo addolorato. Non avrebbe mai
voluto parlarne con lei, ma non aveva più scelta. Sapeva che
non le avrebbe dato pace fino a quando non le avrebbe detto tutta la
verità. Sua madre era fatta così.
-La
mia è solo un’ipotesi- sospirò affranta staccando
le iridi color del tramonto da quelle castane di lei. Doveva
scegliere le parole con cura, se non voleva vedere sua madre uscire
di casa come una furia, magari armata di un cucchiaio di legno. Non
si trovava nelle condizioni di poterla inseguire e farla ragionare.
-Parla,
per amore degli Avi!- la incalzò di nuovo la donna, senza
darle tregua.
-Sigrid-
borbottò infine, non trovando un modo migliore per iniziare.
-All’inizio pensavo che fosse solo paranoia. Gli abitanti di
Nead non hanno mai amato la nostra famiglia, ma da quando è
morto papà, ho notato un certo accanimento nei miei confronti.
Spesso mi accadono incidenti improbabili, o vengo ferita
accidentalmente, mentre gli altri ragazzi svolgono le loro mansioni
quotidiane.
-Non
ho mai trovato un nesso a tutto quanto, fino a quando Kaleb non ha
sventato l’ennesimo scherzo di cattivo gusto architettato nei
miei confronti. Ha tormentato così tanto i due malcapitati che
mi avevano preso di mira, che alla fine hanno deciso di vuotare il
sacco. Sigrid ha convinto tutti i ragazzi del villaggio che se ne
avessi avuto abbastanza, probabilmente sarei riuscita a convincerti a
lasciare Nead. Mi odia tanto quanto Sigrid odia te, credo, anche se
non ne conosco il motivo-.
La
notizia colpì sua madre più duramente di quanto
credette. La vide arretrare di qualche passo, con le braccia inerti
lungo i fianchi e le labbra socchiuse per lo sgomento. La rabbia era
scomparsa dal suo volto, diventato inespressivo. Non sembrava credere
a quello che aveva appena udito.
-Perché
non mi hai mai detto niente?- chiese turbata.
-Mamma,
tu hai già abbastanza problemi con Nani senza aggiungere altre
sciocchezze. Questa faccenda posso benissimo gestirla da sola. Sono
solo degli stupidi scherzi- sospirò Eileen cercando di
alleggerire la tensione. In fondo era la verità, se si
escludeva l’esplosione di rabbia di Gery, non le era mai
capitato niente di eclatante. Nulla che andasse oltre il secchio di
pomodori marci che il figlio del mugnaio era riuscito a svuotargli in
testa la primavera precedente. Affronto che, al malfattore, era
costato un paio di giorni a stretto contatto con la latrina. Da
allora il poveraccio si guardava bene dal trovarsi anche solo nel suo
campo visivo.
Le
sue parole non dovettero essere abbastanza convincenti, perché
la rabbia tornò ad incendiare il viso della guaritrice, che la
trafisse con uno sguardo di fuoco. -Certo, come no. Forse non te ne
sei resa conto, ma ti reggi a malapena in piedi. Questo mi sembra
andare ben oltre una semplice bravata- sibilò Deana scuotendo
la testa con disappunto. -Appena ti sentirai un po’ meglio,
andremo a chiedere udienza al Sorvegliante Attis, che ti piaccia o
meno-.
Eileen
digrignò i denti irritata. Era proprio quello che voleva
evitare. Le parole di Gery le risuonavano ancora nelle orecchie come
un monito. -Non è mai capitato che le cose prendessero questa
piega. Sono stata presa alla sprovvista, lo ammetto, ma se fino ad
ora non hai mai sospettato nulla, significa che so cavarmela da sola.
Quindi non andiamo da nessuna parte- replicò risentita.
Le
due si scrutarono in cagnesco. Nessuna aveva intenzione di cedere e
il silenzio si protrasse per minuti interi.
Infine,
Deana distolse lo sguardo e sospirò spazientita. -Vado a
prenderti qualcosa da mangiare. Starai morendo di fame. Non osare
muoverti da lì- borbottò aggirando nuovamente il
bancone per poi sparire al piano superiore.
Eileen
continuò a fissare l’uscio con espressione arcigna anche
dopo che sua madre fu sparita. Non le piaceva discutere con lei, ma
non era più una bambina e non necessitava della sua
protezione. Avrebbe risolto da sola i propri problemi. Il motivo per
cui non aveva ancora denunciato quella seccante situazione al
Sorvegliante Attis, era perché non era in possesso di prove
schiaccianti che inchiodassero Sigrid. Inoltre, il fatto che si
trattasse della sua stessa figlia, rendeva il tutto ancora più
complicato. Senza considerare il pessimo rapporto che c’era fra
le loro madri. Tutti al villaggio ne erano a conoscenza, quindi
bastava un solo passo falso affinché passasse lei dalla parte
del torto al posto di quelle due megere. Digrignando i denti per il
dolore scivolò sull’alto sgabello nascosto dietro al
bancone ed aspettò.
Prima
di quanto pensasse, sua madre ricomparve al suo fianco porgendole una
ciotola colma di verdure crude, un tozzo di pane e una caraffa
d’acqua.
In
quel momento il suo stomaco protestò rumorosamente, facendola
sobbalzare ed interrompendo il filo dei suoi foschi pensieri. Non si
era resa conto di essere tanto affamata. Senza pensarci troppo si
gettò sul cibo, in fondo era dalla sera prima che non metteva
nulla sotto i denti.
-Grazie-
mugugnò senza alzare la testa dal piatto.
Deana
non disse nulla, limitandosi a fissarla con pazienza mentre divorava
il pranzo. Con le dita tamburellava distrattamente sul piano in legno
del bancone, riproducendo una melodia ipnotica e piacevole. Notando
il suo comportamento Eileen si lasciò quasi sfuggire un
sorriso. Conosceva sua madre fin troppo bene, quello era il chiaro
segno che stava architettando qualcosa per farle cambiare idea e
costringerla capitolare. Fece appena in tempo a formulare quei
pensieri, prima che Deana iniziasse a parlarle in tono conciliante.
-So
che ormai hai quindici primavere e ti consideri praticamente
un’adulta, ma non c’è niente di male a chiedere
aiuto quando se ne ha bisogno- disse, osservandola mentre trangugiava
le verdure.
-Sono
sicura che riuscirai a cavartela da sola con Sigrid, sei una ragazza
intelligente e troverai di certo il modo per liberarti da questo
tormento. Tuttavia, non posso fare a meno di ribadire il mio
consiglio, dovresti denunciare Gery al Sorvegliante Attis. I lividi
sono una prova lampante di quanto è accaduto e Mastro Radt di
certo testimonierà a tuo favore-.
La
rossa la squadrò con sospetto, era difficile credere che sua
madre si sarebbe limitata a quello, una volta che fossero state al
cospetto del Sorvegliante. La sua espressione dovette essere
abbastanza eloquente, dato che Deana si affrettò subito a
rassicurarla. -Ti prometto che non interferirò in alcun modo e
lascerò che sia tu a spiegare ciò che è
accaduto. Sai che non mi rimangerei mai la parola- aggiunse
lisciandole delle pieghe invisibili sulla sua camicia sbottonata.
A
quelle parole Eileen si rilassò un poco, effettivamente sua
madre non infrangeva mai le proprie promesse. Quindi poteva fidarsi
se affermava che non avrebbe cercato di sviare il discorso per
costringerla a vuotare il sacco sull’intera faccenda. Tuttavia,
era sicura che ci fosse un piano ben preciso dietro alla sua
richiesta. Qualcosa che ancora le sfuggiva.
Eileen
fece per risponderle, ma fu interrotta da una serie di colpi secchi
che si abbatterono sulla porta della bottega. Deana si volse a
fissare l’uscio perplessa, più che bussare sembrava che
il nuovo venuto volesse sfondare l’entrata a calci.
-Deana
Alvitson, aprite le porte della vostra dimora- esclamò una
possente voce maschile da dietro le assi di legno scuro. La
guaritrice fissò l’uscio stralunata, era da anni che
nessuno le si rivolgeva utilizzando il suo nome da ragazza.
Non
ricevendo alcuna risposta il nuovo venuto riprese a percuotere
l’uscio. -Siamo venuti per ordine del Sorvegliante Attis!
Aprite immediatamente!- tuonò.
-Per
l’amor del cielo, Elof. Così distruggerai la porta!-
rispose Deana riconoscendo l’uomo ed avvicinandosi a grandi
falcate per aprire.
Sulla
soglia apparve un soldato corpulento rivestito d’armatura, con
una lunga lancia tra le mani e l’espressione di chi sta facendo
qualcosa di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Sporgendosi per
quanto poteva dalla sua posizione, Eileen squadrò l’uomo
con espressione arcigna. Non poté fare a meno di notare la
differenza con manipolo di uomini che questa mattina avevano lasciato
il villaggio con i cadetti. La tunica blu notte del soldato era lisa
in più punti, tesa sul ventre prominente, le stelle argentee
quasi del tutto scomparse. Anche l’armatura aveva visto giorni
migliori e gli pendeva addosso opaca e incompleta, lasciando scoperta
la maggior parte del corpo pingue.
-Cos’è
accaduto? Qualcuno ha bisogno delle mie cure?- si allarmò
Deana, impressionata da tale formalità da parte di quella
vecchia guardia, che, solitamente, si limitava a passeggiare
pigramente lungo i confini di Nead. In una pallida imitazione di una
ronda di ricognizione.
Il
soldato scattò sull’attenti. -Nulla del genere, siamo
venuti a conferire con voi riguardo a un reato compiuto dalla vostra
famiglia nei confronti del regno di Mellt- recitò in tono
monocorde, con lo sguardo perso in un punto imprecisato sopra la sua
spalla.
-Non
capisco, che genere di reato?- domandò la guaritrice inarcando
le sopracciglia sconcertata. Con i rapporti limitati che avevano con
il resto del villaggio, era assai improbabile per loro compiere
un’effrazione di qualsiasi genere.
Elof
schiarì nervosamente la voce, -Siete accusati di furto e frode
ai danni della famiglia reale- chiarì, mentre i suoi occhi
scivolavano all’interno della bottega per poi soffermarsi su
Eileen.
Per
un attimo la rossa rimase interdetta. Era strano per lei essere
oggetto di tanta curiosità. Poi si rese conto che il soldato
non la stava fissando in viso, ma era più interessato al suo
petto. Istantaneamente si sentì il volto avvampare e con dita
impacciate si affrettò a chiudere i bottoni della camicia
rimasti aperti. Ancora una volta si maledì per la propria
goffaggine.
-Ritengo
assai improbabile di essere responsabile di tale crimine. In ogni
caso, chi avanzerebbe queste accuse?- sospirò Deana in tono
rassegnato. Situazioni come quella erano ormai all’ordine del
giorno.
-La
nobile Nani Conceit, consorte del Sorvegliante Attis, la cui
devozione va alla grande casata Rasmus- rispose Elof, come se stesse
recitando un copione imparato a memoria. Senza parole, Deana si
sporse appena oltre la grande figura del soldato, e alle sue spalle,
a un centinaio di piedi di distanza, vide l’intero corpo dei
soldati di Nead, bardati e armati di tutto punto, come non li si
vedeva da anni. Al centro, vestita interamente di bianco, capeggiava
una compiaciuta Nani, fortemente avvinghiata al braccio robusto del
comandante Finn. Per un attimo la guaritrice ebbe compassione per
quell’uomo.
Da
dove si trovava Eileen non riusciva a vedere il viso di sua madre, ma
dal tono di voce poté immaginare l’espressione tirata
che le segnava i lineamenti.
-Forse
la nostra cara nobile deve aver preso l’ennesimo abbaglio-
ribatté in tono ironico. -Né io né mia figlia
abbiamo rubato alcunché, mi dispiace che l’intero corpo
di guardia sia stato distolto dalle proprie mansioni per un tale
malinteso-. La ragazza trattenne a stento le risa, sembrava che Elof
avesse ingoiato un limone.
-Non
siete stata voi a commettere il reato- borbottò l’uomo
cercando di conservare un minimo di dignità.
A
quel punto, il tono della guaritrice si fece sfacciatamente beffardo,
-Dunque cosa ci fate sulla soglia della mia casa, per di più
armati? Qui abitano due donne, non un clan di banditi di montagna-
fece notare, senza riuscire a trattenere una risata.
Il
soldato arrossì furiosamente, colpito nell’orgoglio. -Il
furto è stato commesso dal deceduto Aren Bragison- sbottò.
Improvvisamente
un sudario gelido scese su di loro, cristallizzando il tempo e i loro
pensieri. Eileen sentì l’allegria evaporare come neve al
sole. Il suo stomaco si strinse in una morsa dolorosa, al ricordo
sempre troppo amaro del padre. Davanti a lei, sentì sua madre
inspirare pesantemente, il corpo scosso dai tremiti. Non era un buon
segno. Preoccupata, scivolò sgraziatamente giù dallo
sgabello e si affrettò a raggiungere la donna.
-Mio
marito è morto tre anni fa in un tragico incidente, come osate
presentarvi ora davanti a me infangando la sua memoria ed il suo
onore!- ruggì sua madre con una tale furia che Elof fece un
passo indietro spaventato.
-Mamma,
per favore, calmati. Ci sarà sicuramente un errore- sussurrò
Eileen posandole una mano sul braccio munito per cercare di
tranquillizzarla. La donna aveva la mascella contratta e le mani
serrate a pugno, gli occhi scuri mandavano lampi.
-Suvvia
Deana, non è educato da parte di una signora alzare il tono in
questo modo- gorgheggiò una voce femminile proveniente da
dietro la figura imponente di Elof. Nani aveva finalmente deciso di
avvicinarsi per prendere parte alla commedia da lei orchestrata. Era
ancora avvinghiata al muscoloso braccio del comandante Finn, che la
fissava con un misto di adorazione e assoluta dedizione che Eileen
trovò intollerabile, oltre che ridicolo. Non c’era da
stupirsi se l’intero corpo di guarnigione fosse schierato
davanti a loro. Sembrava che l’uomo fosse disposto a concederle
qualsiasi cosa desiderasse.
-Tutto
questo oltrepassa ogni limite della decenza. Aren era un uomo onesto
e generoso, il suo tempo su questa terra è ormai passato. Non
intendo permettere che la sua memoria sia deturpata con false
calunnie. Esigo che le guardie siano allontanate immediatamente dalla
mia casa e le accuse ritirate- pretese Deana erigendosi in tutta la
sua minuscola figura. Il suo sguardo bruciava con un’intensità
tale, che Eileen vide la volontà dei due uomini vacillare.
Tuttavia, questo non bastò a frenare la moglie del
Sorvegliante.
-Non
credo sia possibile, la nostra fonte è stata piuttosto precisa
in merito-.
-E
chi sarebbe?- sbottò Deana senza più nemmeno cercare di
nascondere l’irritazione.
La
domanda disegnò sul viso di Nani un sorriso trionfale che fece
accapponare la pelle a Eileen. -Lo stimato principe Myr, discendente
della dinastia Rasmus, terzo erede al trono del regno di Mellt-
Per
un breve momento ci fu solo silenzio, mentre le parole della donna
cercavano di essere interpretate dalle loro menti attonite.
-Non
ti aspetterai che creda ad una sciocchezza simile- disse piano la
guaritrice, che finalmente pareva aver ripreso il controllo di sé.
Sollevata, Eileen allentò la stretta sul suo braccio,
mantenendo tuttavia il contatto.
-Attenta
a quel che dici donna, sono pur sempre la moglie del Sorvegliante di
queste terre e un’offesa alla mia persona sarebbe uno scotto
caro da pagare- le minacciò Nani con un’occhiata
furibonda, che fu completamente ignorata dalle altre due. Erano anni
che si sentivano minacciate in quel modo e sapevano perfettamente che
il Sorvegliante Attis non avrebbe permesso che fosse loro torto un
capello a causa di un piccolo bisticcio. Era forse l’unico uomo
del villaggio in grado di negare qualcosa a quella donna.
-Non
ci sono menzogne nelle mie parole, questa mattina il Principe Myr si
è presentato presso la nostra dimora per conferire con mio
marito. A quanto pare era molto interessato ad un manufatto
conservato da Attis nel suo studio- rivelò Nani soppesando con
cura le proprie parole.
-Splendido,
sarà stato un momento memorabile, ma ciò in che modo
coinvolge la mia famiglia?- chiese Deana spazientita, spingendola ad
arrivare al punto della questione.
Le
labbra di Nani si piegarono in un ghigno malevolo, a quanto pare
aveva intenzione di giocare quella partita secondo le sue regole. -Si
trattava di un regalo fatto da Aren a mio marito molti anni fa, di
ritorno da uno dei suoi viaggi per il regno-.
Deana
inarcò un sopracciglio, scettica. -Sono molti gli oggetti che
mio marito ha raccolto nel corso degli anni e sicuramente il
Sorvegliante Attis ne conserva più di uno nella sua dimora. Se
ben ricorderai, erano in ottimi rapporti, ed è capitato in più
di un’occasione che gli affidasse delle commissioni-.
Nani
si concesse una breve risata, -Certo, non scorderemo mai i servigi
resi alla nostra famiglia. Aren era il migliore nel sua professione,
si può dire che possedesse un istinto unico. Tuttavia, forse
di questo manufatto in particolare conserverai qualche memoria. Si
tratta di una sfera di pietra, marmo forse, lunga pressapoco sei
pollici. Leggera come una piuma e di un colore bianchissimo, con
delle venature dorate sulla superficie-.
Eileen
vide sua madre impallidire, mentre sul suo volto si disegnava
un’espressione di assoluto stupore, oltre che di orrore. Per
quanto si sforzasse la ragazza non riusciva proprio a ricordare di
che genere di oggetto stessero parlando. Eppure doveva trattarsi di
qualcosa di davvero eccezionale, per destare un tale scalpore.
-Vedo
che ricordi- gorgheggiò Nani con evidente piacere. -D’altra
parte si tratta di un oggetto meraviglioso. Un dono inaspettato, è
incredibile che Aren si sia voluto separare da una cosa di tale
valore. Se la memoria non mi inganna, è stato nello stesso
periodo in cui è venuta alla luce la nostra piccola Eileen-.
La
rossa fece una smorfia, sentire il suo nome pronunciato un tono tanto
zuccherino da quella donna le faceva venire il voltastomaco. Tuttavia
questo spiegava perché non conservasse alcuna memoria
dell’accaduto.
-Te
ne ricordi incredibilmente bene, pur essendo un fatto avvenuto ormai
quindici anni fa- fece notare Deana in tono circospetto. Nani fece un
gesto noncurante con la mano, -Non sono poi così tanti anni e
quella sfera è veramente un manufatto senza pari. Chiunque se
ne ricorderebbe-.
-In
ogni caso, Aren non era un ladro, su questo potrei scommettere la mia
vita- disse Deana ritornando al nocciolo della questione, sollevando
il mento in segno di orgoglio e di sfida. Non avrebbe lasciato che il
ricordo del marito fosse offuscato dalla cattiveria di quella donna.
Il
viso di Nani si contrasse in un cipiglio visibilmente falso.
-Vorresti dire che il nostro venerabile principe testimonia il falso?
È un'accusa piuttosto ardita, per un piccola donna delle
montagne- sospirò con finta apprensione portandosi una mano
delicata alla gola.
-Non
metto in dubbio la testimonianza del principe, tuttavia potrebbe
essere semplicemente esserci stato un malinteso- rispose la
guaritrice trattenendosi a stento dall'alzare gli occhi al cielo. Ne
aveva fin piene le tasche di quella pagliacciata. Ma il modo in cui
Nani si stava comportando la faceva preoccupare, per non parlare
della presenza dei soldati. Non si sarebbe esposta in modo tanto
sconsiderato, se non fosse stata certa di avere la vittoria in pugno.
Questo era l'unico motivo per cui non aveva ancora chiuso la porta in
faccia a quella mal assortita platea.
-Ne
dubito fortemente. Sua altezza è stato molto preciso in
merito- ribatté la moglie del Sorvegliante, deliziata dallo
svolgersi degli eventi.
-Resta
comunque il fatto che mio marito ormai non è più con
noi. Quindi non vedo in che modo vorreste prendere provvedimenti,
quando il presunto colpevole non può nemmeno assistere al
proprio processo- sibilò Deana incrociando le braccia al
petto.
-Certo,
me ne rendo conto, per questo siamo qui per un altro motivo- rispose
Nani indicando con un cenno della testa il capitano Finn, che le
sorrise adorante di rimando.
-Sarebbe?-
ringhiò la guaritrice, lieta che fossero finalmente giunti
alle battute finali di quel copione ormai sgualcito.
-In
via del tutto precauzionale e per liberarvi dalle accuse,
perquisiremo la vostra casa alla ricerca di altri oggetti sospetti-
spiegò Nani con semplicità. -Non dubitiamo della vostra
buona fede, ma vogliamo essere certi che non ci siano altre brutte
sorprese in futuro. Dopotutto, è in gioco anche l’onore
e la credibilità di Nead, non vogliamo che la corona possa
dubitare della nostra lealtà-.
I
pensieri di Eileen corsero subito alle cose di suo padre e al piccolo
santuario che sua madre conservava con amore al piano superiore. I
soldati, guidati da Nani, avrebbero distrutto tutto, come dei
profanatori. Sarebbero stati barbari usurpatori in un luogo sacro. La
moglie del Sorvegliante non si sarebbe fermata di fronte a nulla, non
avrebbe provato un briciolo di pietà per il loro dolore.
Avrebbe calpestato, frantumato e sbriciolato tutto quello che era
loro rimasto.
-Non
se ne parla- esclamò la guaritrice in tono fermo, senza
inflessioni, ma nei suoi occhi aveva ripreso ad ardere il fuoco
furioso di poco prima.
Nani
sospirò platealmente, -Mi dispiace Deana, non era una
richiesta, ma un ordine. Passeremo a setaccio l’abitazione in
cerca di eventuale materiale sospetto, per il bene di tutti gli
abitanti di Nead-.
-Mi
oppongo, è assurdo! Non avete il diritto di violare la mia
proprietà- insistette la donna spostandosi davanti all’uscio
della bottega per sbarrare loro la strada. Gesto del tutto inutile,
dato che ogni soldato lì presente avrebbe potuto spazzarla
via, come un gigante avrebbe fatto con una formica.
-Temo
che tu ti stia sbagliando. Stiamo solo eseguendo gli ordini, al fine
di preservare la sicurezza del villaggio- replicò Nani senza
riuscire a nascondere l’ombra di un sorriso. Credeva di avere
la situazione in pugno, già pregustava con gioia la
distruzione che avrebbe scatenato. Si poteva notare dalle mani
inquiete, che avevano preso ad accarezzare il grosso braccio del
capitano Finn sempre più intensamente e dagli occhi carichi di
eccitazione, simili a quelli di un bambino con un nuovo giocattolo
tra le mani.
-Ordini
di chi? Del Sorvegliante Attis? Per la cronaca, è a conoscenza
di ciò siete venuti a fare?- ringhiò Deana squadrando i
presenti uno ad uno. A differenza di Nani, gli uomini distolsero lo
sguardo per nascondersi all’indagine delle sue iridi infuocate,
rendendo la risposta alla sua domanda inequivocabile.
-Lo
immaginavo- sibilò la guaritrice riportando la propria
attenzione sulla donna bellissima di fronte a sé. -Questa
storia deve finire Nani, prima che ci sfugga definitivamente di mano.
Stai lontano dalla mia famiglia, o ci saranno delle conseguenze-
disse in tono duro richiamando la figlia al suo fianco con un leggero
gesto della mano. Eileen non si fece attendere e zoppicando si portò
al fianco della madre.
-Mi
stai forse minacciando?- esclamò Nani irata scoccando uno
sguardo contrariato al capitano Finn, che, prontamente, fece
schierare i soldati intorno a loro con un ordine secco.
-Sto
solo dicendo che la verità, presto o tardi viene a galla, e
se ne paga le conseguenze- rispose Deana per nulla intimorita
dall’eccessivo schieramento di forze.
-Non
capisco di cosa stai parlando, ma di questo passo saremmo costretti
ad intervenire con fermezza per svolgere il nostro dovere-.
La
guaritrice sbuffò sprezzante, -Sono anni che ci stai con il
fiato sul collo. Lo sanno tutti gli abitanti del villaggio, anche tuo
marito. Per cui ci rifletterei bene, prima di fare qualche mossa
azzardata- mormorò riferendosi allusivamente agli uomini
armati attorno a loro.
-Sei
folle, è incredibile quanto la paranoia possa corrompere
l'animo di una persona. Non so come e quando ti sia venuta in mente
questa folle idea, nessuno crederebbe ad una storia simile- ribatté
Nani sollevando il mento in segno di sfida. Eileen strinse i denti,
era stanca di sentire quelle parole, e detestava ancora di più
il fondo di verità che, purtroppo, vi trovava.
-Davvero?
Questo come lo spieghi?- ringhiò Deana afferrando la figlia
per un gomito e scostandole la camicia con un gesto brusco. Il grosso
ematoma violaceo spiccava sulla sua pelle candida, come una nuvola
solitaria nel cielo.
-Proprio
una brutta ferita. Dovresti stare più attenta a dove metti i
piedi Eileen- commentò semplicemente Nani distogliendo subito
lo sguardo. La rossa tentò di divincolarsi per coprire alla
svelta il segno bluastro, ma Deana la teneva troppo saldamente.
-Non
è caduta, è stata malmenata da uno dei ragazzi del
villaggio-.
-Capisco,
se ci sono delle prove, farò in modo che venga punito secondo
le nostre leggi- disse Nani in tono monocorde, senza crederci
veramente. Considerava quel contrattempo una semplice scocciatura che
stava ritardando il realizzarsi dei suoi desideri.
-Ciò
include anche tua figlia?- calcò la guaritrice catturando
finalmente la sua attenzione.
-Sigrid?-
domandò perplessa, mentre nei suoi occhi si accendeva una
scintilla di comprensione, che subito si affrettò a scacciare.
-Non credo che la mia bambina sia in grado di fare una cosa del
genere- si affrettò ad aggiungere.
-Non
direttamente, ha agito attraverso qualcun altro. Ti ricorda forse
qualcuno?- sputò Deana fra i denti abbandonando ogni riserbo.
Nani
trasalì oltraggiata. -Questo è troppo, capitano Finn
arrestate questa donna!- esclamò lanciando uno sguardo
significativo all’uomo. -Le accuse di cui dovrà
rispondere sono di calunnia e resistenza a fronte di un’indagine
sulla sicurezza del regno-.
-Non
mi toccare!- urlò Deana mentre il capitano la afferrava per un
braccio con una delle sue mani enormi. -Finn, non ti è rimasto
un minimo di dignità? Da quando schieri i tuoi uomini per i
capricci di una donna?- sbraitò lasciando finalmente la presa
su Eileen per tempestare l’uomo di pugni.
Per
nulla impressionato il capitano Finn la bloccò per il polsi
senza il minimo sforzo. -Gli ordini sono ordini. Ti prego di non fare
resistenza- ringhiò stringendo la presa. Deana mugolò
per il dolore, senza riuscire a fare nulla per contrastare la forza
bruta dell’altro.
A
quel punto Eileen non riuscì più a trattenersi e si
avvicinò con fare battagliero per aiutare la madre. -Il
Sorvegliante Attis non sa nulla di tutti questo e la legge non vi
impone di eseguire gli ordini di Nani- esclamò con fervore
cercando di liberare Deana da quella stretta ferrea.
-Stanne
fuori ragazzina- disse seccato il capitano Finn, allontanandola con
una leggera pressione del braccio. L'uomo non aveva intenzione di
farle del male, né aveva messo molta forza nel colpo, tuttavia
la gamba malconcia della ragazza non resse a quell'ulteriore sforzo e
la giovane si ritrovò a terra in mezzo alla polvere,
circondata dai soldati in armatura. Gridando per il dolore si portò
una mano alla spalla ferita, mentre una lacrima le rigava la guancia.
Era rimasta schiacciata durante la caduta ed ora pulsava
selvaggiamente sotto le sue dita.
-Eileen!-
strillò Deana impallidendo per la paura e quando vide che i
soldati si stavano chinando su di lei con le armi ancora in pugno si
accese d'ira. Scalciando selvaggiamente si liberò dalla presa
del capitano Finn e si lanciò sugli uomini in armatura.
-State
lontani da mia figlia!- gridava ferendo con le unghie curate chiunque
le capitasse a tiro.
Sorpresi,
gli uomini indietreggiarono di qualche passo, incerti su come
intervenire. Fu il capitano Finn a riprendere in mano le redini della
situazione, afferrando di nuovo Deana per i polsi ed alzandola da
terra come se fosse una bambola di pezza.
-Bloccatela
e legate entrambe- sbottò gettando la donna tra le braccia del
sottoposto più vicino. Senza riflettere quest'ultimo
imprigionò in una stretta inespugnabile, rendendola
inoffensiva.
-Una
volta finita la perquisizione le porteremo in prigione, in attesa che
vengano processate- li istruì ancora alzando la voce per
coprire gli strepiti della guaritrice, che, nonostante tutto,
continuava a dimenarsi.
-No!
Non potete, non ne avete il diritto!- urlò la donna fuori di
sé, mentre i soldati si chinavano per immobilizzare anche
Eileen. La giovane cercò di ritrarsi, ma nelle condizioni in
cui si trovava, riuscì a malapena strisciare di un paio di
piedi prima che le fossero addosso.
-Certo
che ne abbiamo- rise Nani osservando la scena compiaciuta. Aveva
ripreso il controllo delle proprie emozioni e la sua attenzione era
di nuovo totalmente rivolta a ciò che era venuta a fare. -In
quanto moglie del Sorvegliante è mio dovere assistere Attis ed
intervenire in caso di necessità, o pericolo. Voi potreste
custodire altri manufatti illeciti e, forse, pericolosi. È
nostro dovere proteggere gli abitanti di Nead accertandoci che non
sia così- disse melliflua mentre procedeva a passo sinuoso
verso l'uscio della bottega.
Deana
fece per rispondere a tono alle sue bugie, ma uno dei soldati le
infilò rudemente uno straccio in bocca, soffocando le sue
parole. Paralizzata dal dolore e dalla paura, Eileen non poté
fare a meno di osservare da terra la figura di Nani protendersi verso
la robusta maniglia in ferro battuto. I suoi occhi splendevano
bellissimi e radiosi, terribili nella cattiveria che irradiavano.
Tuttavia,
non fece mai in tempo a posare le dita delicate sull'ambita meta,
perché una terribile esplosione li investì.
Eileen
sentì il terreno vibrare sotto di sé, mentre un boato
terribile scuoteva la torrida aria estiva.
Sconvolta,
si voltò verso l’origine di quel fragore e ciò
che vide la raggelò. Al centro esatto di Nead si alzava una
densa colonna di fumo nero, nel mezzo della quale divampavano
violente lingue di fuoco color smeraldo. Erano sotto attacco.
Continua...
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