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Autore: Solas    09/10/2018    0 recensioni
Il sole stava calando lentamente dietro le montagne, tingendo la vallata di migliaia di sfumature cremisi, ponendo fine a quella torrida giornata estiva. Quello era il momento della giornata che Eileen preferiva, quando le foglie degli alberi riflettevano i colori del tramonto, gli stessi dei suoi occhi, facendo sembrare la foresta in fiamme.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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03.IL ROGO


Eileen restò a guardare gli estranei che si allontanavano. Aveva i piedi incollati al terreno, come se avessero deciso di mettere radici. Ancora senza parole, fissò il vaso che teneva tra le mani.

Si trattava senza ombra di dubbio di una delle loro ceramiche, non poteva sbagliarsi. Stentava a crederci, dato che li aveva sentiti distintamente cadere a terra e frantumarsi sul terreno, mentre Gery glieli scagliava contro, eppure era solido e reale, stretto tra le sue dita esangui. Se non avesse visto con i propri occhi l’estraneo che lo raccoglieva dal terreno ai suoi piedi, non ci avrebbe creduto.

Alzò ancora lo sguardo per osservare gli stranieri, ma questi si erano già dileguati, inghiottiti dai boschi che circondavano il villaggio. Solo in quell’istante notò che la direzione che avevano preso non corrispondeva ad alcuno dei sentieri che portavano a Nead, o fuori dalle montagne. Un fatto senza dubbio insolito.

Sovrappensiero, spostò il peso del corpo sul piede destro e una dolorosa, quanto improvvisa, fitta al ginocchio la riportò alla realtà. Lo stupore di poco prima le aveva fatto completamente dimenticare l’aggressione di Gery e le ferite che aveva riportato. Maledicendosi per la sua ottusità, diede di nuovo le spalle a Nead ed iniziò a zoppicare verso la sua casa. Ogni pochi passi si guardava freneticamente attorno, con la paura che Gery, o qualche altro membro della cricca di Sigrid, sbucasse fiori dal nulla per ricominciare a tormentarla.

Dopo quella che le parve un’eternità, finalmente scorse il tetto della sua abitazione, familiare e rassicurante. Dal comignolo usciva un sottile filo di fumo, segno che sua madre si trovava all’interno. Con un ultimo sforzo si trascinò fino all’usco di casa spalancando la porta con tanta irruenza, da farla sbattere contro il muro della bottega. Il forte rumore allertò l’altra occupante della piccola abitazione che si mosse al piano superiore.

-Eileen? Sei tu?-.

La voce di sua madre risuonò fino a lei e sentì il pavimento di legno scricchiolare sotto il suo peso mentre scendeva le scale che portavano alla bottega.

-Sì, sono io- esclamò la giovane in tono innaturalmente acuto serrandosi la porta alle spalle. Aveva bisogno di chiudere fuori tutto quello che era successo da quando Kaleb era partito.

Gli stranieri sotto la quercia del villaggio, lo scherno di Sigrid, l’apprendista impazzito ed, infine, il giovane con i suoi stessi lineamenti. Era troppo per lei, si sentiva la testa che scoppiava.

-Pensavo non saresti più tornata- ridacchiò la donna scostando la tenda che copriva l’apertura dietro il bancone. Per poco ad Eileen sfuggì un gemito pieno di ironia, sua madre non sapeva quanto si fosse avvicinata alla verità, purtroppo. Il sorriso che le illuminava il volto si spense in un istante, quando vide in che condizioni si trovava. -Che diavolo hai combinato? Perché sei fradicia?-.

Eileen sentì di nuovo le lacrime pungerle gli occhi, ma le ricacciò indietro. Non era il momento di lasciarsi andare.

-Sono scivolata mentre andavo a prendere l’acqua al fiume- mentì zoppicando fino al bancone. Non poteva dire la verità a sua madre. Sarebbe sicuramente andata fuori dai gangheri e l’ultima cosa che voleva era essere trascinata al cospetto del Sorvegliante Attis. Per quanto le costasse ammetterlo, Gery aveva ragione, nessuno avrebbe creduto alla sua versione dei fatti.

Deana strabuzzò gli occhi. -Sei ferita!- esclamò con voce intrisa di agitazione, aggirando di corsa l’ingombrante mobile di legno che le divideva.

-Mi dispiace, non ho prestato attenzione. I sassi sulla riva erano scivolosi e sono caduta in acqua. Ho anche perso il secchio- soffiò la rossa cercando di essere convincente, mentre sua madre l’aiutava a sfilarsi lo stivale e ad arrotolare le braghe fino a metà coscia. Sulla sua pelle candida stava già lentamente apparendo un bozzo violaceo delle dimensioni di una mela.

Deana studiò la ferita con lentezza e la ragazza capì subito di essere perduta.

-Ti hanno fatto del male?- sussurrò la donna incredula.

Per alcuni attimi regnò un silenzio pesante, carico di tensione. Eileen si morse le labbra con amarezza, la sua bugia non aveva retto neppure un minuto. Dopotutto, gli occhi della guaritrice più celebre di tutta la Fàinne non potevano essere ingannati con così poco.

Sentì le mani di sua madre tremare al di sopra della sua pelle tumefatta.

-Nessuno mi ha fatto male. Ti ho detto che sono caduta-. Ma le sue parole vennero totalmente ignorate.

-Chi è stato?- le domandò Deana con veemenza. La ragazza si sentì gelare la bocca dello stomaco. Non aveva mai sentito Deana parlarle in tono così duro.

La sorpresa la rese muta. Sua madre era una donna gentile e molto tollerante, ma l’amore che nutriva nei suoi confronti e per suo padre, la rendeva un avversario temibile per chiunque li minacciasse. Non si sarebbe fermata fino a quando non avrebbe ottenuto giustizia e questo la preoccupava immensamente.

-Eileen- la richiamò con durezza la donna. -Devo sapere chi è stato-.

La rossa si lecco le labbra secche, prima di rispondere. Ormai il danno era fatto e non poteva più tirarsi indietro, avrebbe cercato di arginare la sua rabbia.

-Questa mattina sono andata a prendere l’acqua al fiume e sulla via del ritorno mi sono fermata da Mastro Radt per farmi restituire i vasi degli unguenti che aveva ancora con sé- iniziò a raccontare con voce rauca.

-Continua- la incitò Deana allontanandosi da lei ed iniziando a rimbalzare dentro la stanza come una trottola impazzita. Le sue mani si muovevano senza indugi tra ampolle e giare alla ricerca degli ingredienti che le servivano.

-Abbiamo chiacchierato un po’, poi Mastro Radt ha chiesto a Gery di aiutarmi a tornare a casa, dato che avevo molte cose da portare con me. Così il nuovo apprendista ha preso il secchio pieno d’acqua e i vasi al posto mio e ci siamo allontanati insieme. Ma una volta giunti fuori dal villaggio, non appena siamo stati nascosti da una macchia di arbusti, ha iniziato a dar fuori di matto. Mi ha lanciato addosso tutto quello che aveva tra le mani e poi ha iniziato a raccogliere delle pietre dal terreno… se non fosse stato per i forestieri che ho visto questa mattina, non so che fine avrei fatto. È per questo che ho questi lividi-.

-Ce ne sono altri?- domandò sua madre allarmata dalle sue parole.

Eileen sospirò. -Sì, solo uno. Sulla spalla sinistra- ammise posando il vaso che stringeva fra le dita e iniziando a sbottonarsi la camicia.

Alla vista del secondo ematoma che stava sbocciando sulla sua pelle come un fiore violaceo Deana rabbrividì. Il suo sguardo si offuscò, appannato da paura e, soprattutto, dall’ira.

-Dobbiamo andare subito a parlare con il Sorvegliante Attis. Questo Gery si pentirà amaramente per le sue azioni- esclamò applicando uno spesso strato di arnica sul livido. Nonostante la forte rabbia le sue mani erano ferme. Era incredibile come riuscisse ad escludere la negatività, in modo che non influisse sul proprio lavoro.

-No, mamma- soffiò Eileen abbassando lo sguardo.

Deana la fissò incredula. -Come? Sei per caso impazzita?- urlò mentre copriva le sue ferite con delle bende pulite. -Quel ragazzo poteva farti molto più male di così. Sei stata fortunata, se ti avesse colpito alla testa, o sul torace, non te la saresti cavata così a buon mercato-.

La rossa fece una smorfia. -Il problema non è lui-. Le costava moltissimo ammetterlo, aveva sempre cercato di tenere Deana lontana dai suoi problemi. Per di più, quella era la sua guerra, e voleva vincerla da sola. Sua madre aveva già abbastanza grattacapi, a causa di Nani, senza mettersi a combattere anche le sue battaglie.

-Non dirmi che Nani si è spinta a tanto- sbottò la guaritrice travisando le sue parole.

La giovane scosse il capo con veemenza, -Non è colpa sua- sbuffò, esasperata da tanta insistenza. Si sentiva sotto torchio, come una criminale.

-E allora chi?- esclamò Deana, mentre le guance le si imporporavano per la rabbia e la frustrazione. -Eileen, devo sapere!- insistette prendendo il viso della figlia tra le mani per costringerla a guardarla negli occhi.

La giovane ricambiò il suo sguardo addolorato. Non avrebbe mai voluto parlarne con lei, ma non aveva più scelta. Sapeva che non le avrebbe dato pace fino a quando non le avrebbe detto tutta la verità. Sua madre era fatta così.

-La mia è solo un’ipotesi- sospirò affranta staccando le iridi color del tramonto da quelle castane di lei. Doveva scegliere le parole con cura, se non voleva vedere sua madre uscire di casa come una furia, magari armata di un cucchiaio di legno. Non si trovava nelle condizioni di poterla inseguire e farla ragionare.

-Parla, per amore degli Avi!- la incalzò di nuovo la donna, senza darle tregua.

-Sigrid- borbottò infine, non trovando un modo migliore per iniziare. -All’inizio pensavo che fosse solo paranoia. Gli abitanti di Nead non hanno mai amato la nostra famiglia, ma da quando è morto papà, ho notato un certo accanimento nei miei confronti. Spesso mi accadono incidenti improbabili, o vengo ferita accidentalmente, mentre gli altri ragazzi svolgono le loro mansioni quotidiane.

-Non ho mai trovato un nesso a tutto quanto, fino a quando Kaleb non ha sventato l’ennesimo scherzo di cattivo gusto architettato nei miei confronti. Ha tormentato così tanto i due malcapitati che mi avevano preso di mira, che alla fine hanno deciso di vuotare il sacco. Sigrid ha convinto tutti i ragazzi del villaggio che se ne avessi avuto abbastanza, probabilmente sarei riuscita a convincerti a lasciare Nead. Mi odia tanto quanto Sigrid odia te, credo, anche se non ne conosco il motivo-.

La notizia colpì sua madre più duramente di quanto credette. La vide arretrare di qualche passo, con le braccia inerti lungo i fianchi e le labbra socchiuse per lo sgomento. La rabbia era scomparsa dal suo volto, diventato inespressivo. Non sembrava credere a quello che aveva appena udito.

-Perché non mi hai mai detto niente?- chiese turbata.

-Mamma, tu hai già abbastanza problemi con Nani senza aggiungere altre sciocchezze. Questa faccenda posso benissimo gestirla da sola. Sono solo degli stupidi scherzi- sospirò Eileen cercando di alleggerire la tensione. In fondo era la verità, se si escludeva l’esplosione di rabbia di Gery, non le era mai capitato niente di eclatante. Nulla che andasse oltre il secchio di pomodori marci che il figlio del mugnaio era riuscito a svuotargli in testa la primavera precedente. Affronto che, al malfattore, era costato un paio di giorni a stretto contatto con la latrina. Da allora il poveraccio si guardava bene dal trovarsi anche solo nel suo campo visivo.

Le sue parole non dovettero essere abbastanza convincenti, perché la rabbia tornò ad incendiare il viso della guaritrice, che la trafisse con uno sguardo di fuoco. -Certo, come no. Forse non te ne sei resa conto, ma ti reggi a malapena in piedi. Questo mi sembra andare ben oltre una semplice bravata- sibilò Deana scuotendo la testa con disappunto. -Appena ti sentirai un po’ meglio, andremo a chiedere udienza al Sorvegliante Attis, che ti piaccia o meno-.

Eileen digrignò i denti irritata. Era proprio quello che voleva evitare. Le parole di Gery le risuonavano ancora nelle orecchie come un monito. -Non è mai capitato che le cose prendessero questa piega. Sono stata presa alla sprovvista, lo ammetto, ma se fino ad ora non hai mai sospettato nulla, significa che so cavarmela da sola. Quindi non andiamo da nessuna parte- replicò risentita.

Le due si scrutarono in cagnesco. Nessuna aveva intenzione di cedere e il silenzio si protrasse per minuti interi.

Infine, Deana distolse lo sguardo e sospirò spazientita. -Vado a prenderti qualcosa da mangiare. Starai morendo di fame. Non osare muoverti da lì- borbottò aggirando nuovamente il bancone per poi sparire al piano superiore.

Eileen continuò a fissare l’uscio con espressione arcigna anche dopo che sua madre fu sparita. Non le piaceva discutere con lei, ma non era più una bambina e non necessitava della sua protezione. Avrebbe risolto da sola i propri problemi. Il motivo per cui non aveva ancora denunciato quella seccante situazione al Sorvegliante Attis, era perché non era in possesso di prove schiaccianti che inchiodassero Sigrid. Inoltre, il fatto che si trattasse della sua stessa figlia, rendeva il tutto ancora più complicato. Senza considerare il pessimo rapporto che c’era fra le loro madri. Tutti al villaggio ne erano a conoscenza, quindi bastava un solo passo falso affinché passasse lei dalla parte del torto al posto di quelle due megere. Digrignando i denti per il dolore scivolò sull’alto sgabello nascosto dietro al bancone ed aspettò.

Prima di quanto pensasse, sua madre ricomparve al suo fianco porgendole una ciotola colma di verdure crude, un tozzo di pane e una caraffa d’acqua.

In quel momento il suo stomaco protestò rumorosamente, facendola sobbalzare ed interrompendo il filo dei suoi foschi pensieri. Non si era resa conto di essere tanto affamata. Senza pensarci troppo si gettò sul cibo, in fondo era dalla sera prima che non metteva nulla sotto i denti.

-Grazie- mugugnò senza alzare la testa dal piatto.

Deana non disse nulla, limitandosi a fissarla con pazienza mentre divorava il pranzo. Con le dita tamburellava distrattamente sul piano in legno del bancone, riproducendo una melodia ipnotica e piacevole. Notando il suo comportamento Eileen si lasciò quasi sfuggire un sorriso. Conosceva sua madre fin troppo bene, quello era il chiaro segno che stava architettando qualcosa per farle cambiare idea e costringerla capitolare. Fece appena in tempo a formulare quei pensieri, prima che Deana iniziasse a parlarle in tono conciliante.

-So che ormai hai quindici primavere e ti consideri praticamente un’adulta, ma non c’è niente di male a chiedere aiuto quando se ne ha bisogno- disse, osservandola mentre trangugiava le verdure.

-Sono sicura che riuscirai a cavartela da sola con Sigrid, sei una ragazza intelligente e troverai di certo il modo per liberarti da questo tormento. Tuttavia, non posso fare a meno di ribadire il mio consiglio, dovresti denunciare Gery al Sorvegliante Attis. I lividi sono una prova lampante di quanto è accaduto e Mastro Radt di certo testimonierà a tuo favore-.

La rossa la squadrò con sospetto, era difficile credere che sua madre si sarebbe limitata a quello, una volta che fossero state al cospetto del Sorvegliante. La sua espressione dovette essere abbastanza eloquente, dato che Deana si affrettò subito a rassicurarla. -Ti prometto che non interferirò in alcun modo e lascerò che sia tu a spiegare ciò che è accaduto. Sai che non mi rimangerei mai la parola- aggiunse lisciandole delle pieghe invisibili sulla sua camicia sbottonata.

A quelle parole Eileen si rilassò un poco, effettivamente sua madre non infrangeva mai le proprie promesse. Quindi poteva fidarsi se affermava che non avrebbe cercato di sviare il discorso per costringerla a vuotare il sacco sull’intera faccenda. Tuttavia, era sicura che ci fosse un piano ben preciso dietro alla sua richiesta. Qualcosa che ancora le sfuggiva.

Eileen fece per risponderle, ma fu interrotta da una serie di colpi secchi che si abbatterono sulla porta della bottega. Deana si volse a fissare l’uscio perplessa, più che bussare sembrava che il nuovo venuto volesse sfondare l’entrata a calci.

-Deana Alvitson, aprite le porte della vostra dimora- esclamò una possente voce maschile da dietro le assi di legno scuro. La guaritrice fissò l’uscio stralunata, era da anni che nessuno le si rivolgeva utilizzando il suo nome da ragazza.

Non ricevendo alcuna risposta il nuovo venuto riprese a percuotere l’uscio. -Siamo venuti per ordine del Sorvegliante Attis! Aprite immediatamente!- tuonò.

-Per l’amor del cielo, Elof. Così distruggerai la porta!- rispose Deana riconoscendo l’uomo ed avvicinandosi a grandi falcate per aprire.

Sulla soglia apparve un soldato corpulento rivestito d’armatura, con una lunga lancia tra le mani e l’espressione di chi sta facendo qualcosa di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Sporgendosi per quanto poteva dalla sua posizione, Eileen squadrò l’uomo con espressione arcigna. Non poté fare a meno di notare la differenza con manipolo di uomini che questa mattina avevano lasciato il villaggio con i cadetti. La tunica blu notte del soldato era lisa in più punti, tesa sul ventre prominente, le stelle argentee quasi del tutto scomparse. Anche l’armatura aveva visto giorni migliori e gli pendeva addosso opaca e incompleta, lasciando scoperta la maggior parte del corpo pingue.

-Cos’è accaduto? Qualcuno ha bisogno delle mie cure?- si allarmò Deana, impressionata da tale formalità da parte di quella vecchia guardia, che, solitamente, si limitava a passeggiare pigramente lungo i confini di Nead. In una pallida imitazione di una ronda di ricognizione.

Il soldato scattò sull’attenti. -Nulla del genere, siamo venuti a conferire con voi riguardo a un reato compiuto dalla vostra famiglia nei confronti del regno di Mellt- recitò in tono monocorde, con lo sguardo perso in un punto imprecisato sopra la sua spalla.

-Non capisco, che genere di reato?- domandò la guaritrice inarcando le sopracciglia sconcertata. Con i rapporti limitati che avevano con il resto del villaggio, era assai improbabile per loro compiere un’effrazione di qualsiasi genere.

Elof schiarì nervosamente la voce, -Siete accusati di furto e frode ai danni della famiglia reale- chiarì, mentre i suoi occhi scivolavano all’interno della bottega per poi soffermarsi su Eileen.

Per un attimo la rossa rimase interdetta. Era strano per lei essere oggetto di tanta curiosità. Poi si rese conto che il soldato non la stava fissando in viso, ma era più interessato al suo petto. Istantaneamente si sentì il volto avvampare e con dita impacciate si affrettò a chiudere i bottoni della camicia rimasti aperti. Ancora una volta si maledì per la propria goffaggine.

-Ritengo assai improbabile di essere responsabile di tale crimine. In ogni caso, chi avanzerebbe queste accuse?- sospirò Deana in tono rassegnato. Situazioni come quella erano ormai all’ordine del giorno.

-La nobile Nani Conceit, consorte del Sorvegliante Attis, la cui devozione va alla grande casata Rasmus- rispose Elof, come se stesse recitando un copione imparato a memoria. Senza parole, Deana si sporse appena oltre la grande figura del soldato, e alle sue spalle, a un centinaio di piedi di distanza, vide l’intero corpo dei soldati di Nead, bardati e armati di tutto punto, come non li si vedeva da anni. Al centro, vestita interamente di bianco, capeggiava una compiaciuta Nani, fortemente avvinghiata al braccio robusto del comandante Finn. Per un attimo la guaritrice ebbe compassione per quell’uomo.

Da dove si trovava Eileen non riusciva a vedere il viso di sua madre, ma dal tono di voce poté immaginare l’espressione tirata che le segnava i lineamenti.

-Forse la nostra cara nobile deve aver preso l’ennesimo abbaglio- ribatté in tono ironico. -Né io né mia figlia abbiamo rubato alcunché, mi dispiace che l’intero corpo di guardia sia stato distolto dalle proprie mansioni per un tale malinteso-. La ragazza trattenne a stento le risa, sembrava che Elof avesse ingoiato un limone.

-Non siete stata voi a commettere il reato- borbottò l’uomo cercando di conservare un minimo di dignità.

A quel punto, il tono della guaritrice si fece sfacciatamente beffardo, -Dunque cosa ci fate sulla soglia della mia casa, per di più armati? Qui abitano due donne, non un clan di banditi di montagna- fece notare, senza riuscire a trattenere una risata.

Il soldato arrossì furiosamente, colpito nell’orgoglio. -Il furto è stato commesso dal deceduto Aren Bragison- sbottò.

Improvvisamente un sudario gelido scese su di loro, cristallizzando il tempo e i loro pensieri. Eileen sentì l’allegria evaporare come neve al sole. Il suo stomaco si strinse in una morsa dolorosa, al ricordo sempre troppo amaro del padre. Davanti a lei, sentì sua madre inspirare pesantemente, il corpo scosso dai tremiti. Non era un buon segno. Preoccupata, scivolò sgraziatamente giù dallo sgabello e si affrettò a raggiungere la donna.

-Mio marito è morto tre anni fa in un tragico incidente, come osate presentarvi ora davanti a me infangando la sua memoria ed il suo onore!- ruggì sua madre con una tale furia che Elof fece un passo indietro spaventato.

-Mamma, per favore, calmati. Ci sarà sicuramente un errore- sussurrò Eileen posandole una mano sul braccio munito per cercare di tranquillizzarla. La donna aveva la mascella contratta e le mani serrate a pugno, gli occhi scuri mandavano lampi.

-Suvvia Deana, non è educato da parte di una signora alzare il tono in questo modo- gorgheggiò una voce femminile proveniente da dietro la figura imponente di Elof. Nani aveva finalmente deciso di avvicinarsi per prendere parte alla commedia da lei orchestrata. Era ancora avvinghiata al muscoloso braccio del comandante Finn, che la fissava con un misto di adorazione e assoluta dedizione che Eileen trovò intollerabile, oltre che ridicolo. Non c’era da stupirsi se l’intero corpo di guarnigione fosse schierato davanti a loro. Sembrava che l’uomo fosse disposto a concederle qualsiasi cosa desiderasse.

-Tutto questo oltrepassa ogni limite della decenza. Aren era un uomo onesto e generoso, il suo tempo su questa terra è ormai passato. Non intendo permettere che la sua memoria sia deturpata con false calunnie. Esigo che le guardie siano allontanate immediatamente dalla mia casa e le accuse ritirate- pretese Deana erigendosi in tutta la sua minuscola figura. Il suo sguardo bruciava con un’intensità tale, che Eileen vide la volontà dei due uomini vacillare. Tuttavia, questo non bastò a frenare la moglie del Sorvegliante.

-Non credo sia possibile, la nostra fonte è stata piuttosto precisa in merito-.

-E chi sarebbe?- sbottò Deana senza più nemmeno cercare di nascondere l’irritazione.

La domanda disegnò sul viso di Nani un sorriso trionfale che fece accapponare la pelle a Eileen. -Lo stimato principe Myr, discendente della dinastia Rasmus, terzo erede al trono del regno di Mellt-

Per un breve momento ci fu solo silenzio, mentre le parole della donna cercavano di essere interpretate dalle loro menti attonite.

-Non ti aspetterai che creda ad una sciocchezza simile- disse piano la guaritrice, che finalmente pareva aver ripreso il controllo di sé. Sollevata, Eileen allentò la stretta sul suo braccio, mantenendo tuttavia il contatto.

-Attenta a quel che dici donna, sono pur sempre la moglie del Sorvegliante di queste terre e un’offesa alla mia persona sarebbe uno scotto caro da pagare- le minacciò Nani con un’occhiata furibonda, che fu completamente ignorata dalle altre due. Erano anni che si sentivano minacciate in quel modo e sapevano perfettamente che il Sorvegliante Attis non avrebbe permesso che fosse loro torto un capello a causa di un piccolo bisticcio. Era forse l’unico uomo del villaggio in grado di negare qualcosa a quella donna.

-Non ci sono menzogne nelle mie parole, questa mattina il Principe Myr si è presentato presso la nostra dimora per conferire con mio marito. A quanto pare era molto interessato ad un manufatto conservato da Attis nel suo studio- rivelò Nani soppesando con cura le proprie parole.

-Splendido, sarà stato un momento memorabile, ma ciò in che modo coinvolge la mia famiglia?- chiese Deana spazientita, spingendola ad arrivare al punto della questione.

Le labbra di Nani si piegarono in un ghigno malevolo, a quanto pare aveva intenzione di giocare quella partita secondo le sue regole. -Si trattava di un regalo fatto da Aren a mio marito molti anni fa, di ritorno da uno dei suoi viaggi per il regno-.

Deana inarcò un sopracciglio, scettica. -Sono molti gli oggetti che mio marito ha raccolto nel corso degli anni e sicuramente il Sorvegliante Attis ne conserva più di uno nella sua dimora. Se ben ricorderai, erano in ottimi rapporti, ed è capitato in più di un’occasione che gli affidasse delle commissioni-.

Nani si concesse una breve risata, -Certo, non scorderemo mai i servigi resi alla nostra famiglia. Aren era il migliore nel sua professione, si può dire che possedesse un istinto unico. Tuttavia, forse di questo manufatto in particolare conserverai qualche memoria. Si tratta di una sfera di pietra, marmo forse, lunga pressapoco sei pollici. Leggera come una piuma e di un colore bianchissimo, con delle venature dorate sulla superficie-.

Eileen vide sua madre impallidire, mentre sul suo volto si disegnava un’espressione di assoluto stupore, oltre che di orrore. Per quanto si sforzasse la ragazza non riusciva proprio a ricordare di che genere di oggetto stessero parlando. Eppure doveva trattarsi di qualcosa di davvero eccezionale, per destare un tale scalpore.

-Vedo che ricordi- gorgheggiò Nani con evidente piacere. -D’altra parte si tratta di un oggetto meraviglioso. Un dono inaspettato, è incredibile che Aren si sia voluto separare da una cosa di tale valore. Se la memoria non mi inganna, è stato nello stesso periodo in cui è venuta alla luce la nostra piccola Eileen-.

La rossa fece una smorfia, sentire il suo nome pronunciato un tono tanto zuccherino da quella donna le faceva venire il voltastomaco. Tuttavia questo spiegava perché non conservasse alcuna memoria dell’accaduto.

-Te ne ricordi incredibilmente bene, pur essendo un fatto avvenuto ormai quindici anni fa- fece notare Deana in tono circospetto. Nani fece un gesto noncurante con la mano, -Non sono poi così tanti anni e quella sfera è veramente un manufatto senza pari. Chiunque se ne ricorderebbe-.

-In ogni caso, Aren non era un ladro, su questo potrei scommettere la mia vita- disse Deana ritornando al nocciolo della questione, sollevando il mento in segno di orgoglio e di sfida. Non avrebbe lasciato che il ricordo del marito fosse offuscato dalla cattiveria di quella donna.

Il viso di Nani si contrasse in un cipiglio visibilmente falso. -Vorresti dire che il nostro venerabile principe testimonia il falso? È un'accusa piuttosto ardita, per un piccola donna delle montagne- sospirò con finta apprensione portandosi una mano delicata alla gola.

-Non metto in dubbio la testimonianza del principe, tuttavia potrebbe essere semplicemente esserci stato un malinteso- rispose la guaritrice trattenendosi a stento dall'alzare gli occhi al cielo. Ne aveva fin piene le tasche di quella pagliacciata. Ma il modo in cui Nani si stava comportando la faceva preoccupare, per non parlare della presenza dei soldati. Non si sarebbe esposta in modo tanto sconsiderato, se non fosse stata certa di avere la vittoria in pugno. Questo era l'unico motivo per cui non aveva ancora chiuso la porta in faccia a quella mal assortita platea.

-Ne dubito fortemente. Sua altezza è stato molto preciso in merito- ribatté la moglie del Sorvegliante, deliziata dallo svolgersi degli eventi.

-Resta comunque il fatto che mio marito ormai non è più con noi. Quindi non vedo in che modo vorreste prendere provvedimenti, quando il presunto colpevole non può nemmeno assistere al proprio processo- sibilò Deana incrociando le braccia al petto.

-Certo, me ne rendo conto, per questo siamo qui per un altro motivo- rispose Nani indicando con un cenno della testa il capitano Finn, che le sorrise adorante di rimando.

-Sarebbe?- ringhiò la guaritrice, lieta che fossero finalmente giunti alle battute finali di quel copione ormai sgualcito.

-In via del tutto precauzionale e per liberarvi dalle accuse, perquisiremo la vostra casa alla ricerca di altri oggetti sospetti- spiegò Nani con semplicità. -Non dubitiamo della vostra buona fede, ma vogliamo essere certi che non ci siano altre brutte sorprese in futuro. Dopotutto, è in gioco anche l’onore e la credibilità di Nead, non vogliamo che la corona possa dubitare della nostra lealtà-.

I pensieri di Eileen corsero subito alle cose di suo padre e al piccolo santuario che sua madre conservava con amore al piano superiore. I soldati, guidati da Nani, avrebbero distrutto tutto, come dei profanatori. Sarebbero stati barbari usurpatori in un luogo sacro. La moglie del Sorvegliante non si sarebbe fermata di fronte a nulla, non avrebbe provato un briciolo di pietà per il loro dolore. Avrebbe calpestato, frantumato e sbriciolato tutto quello che era loro rimasto.

-Non se ne parla- esclamò la guaritrice in tono fermo, senza inflessioni, ma nei suoi occhi aveva ripreso ad ardere il fuoco furioso di poco prima.

Nani sospirò platealmente, -Mi dispiace Deana, non era una richiesta, ma un ordine. Passeremo a setaccio l’abitazione in cerca di eventuale materiale sospetto, per il bene di tutti gli abitanti di Nead-.

-Mi oppongo, è assurdo! Non avete il diritto di violare la mia proprietà- insistette la donna spostandosi davanti all’uscio della bottega per sbarrare loro la strada. Gesto del tutto inutile, dato che ogni soldato lì presente avrebbe potuto spazzarla via, come un gigante avrebbe fatto con una formica.

-Temo che tu ti stia sbagliando. Stiamo solo eseguendo gli ordini, al fine di preservare la sicurezza del villaggio- replicò Nani senza riuscire a nascondere l’ombra di un sorriso. Credeva di avere la situazione in pugno, già pregustava con gioia la distruzione che avrebbe scatenato. Si poteva notare dalle mani inquiete, che avevano preso ad accarezzare il grosso braccio del capitano Finn sempre più intensamente e dagli occhi carichi di eccitazione, simili a quelli di un bambino con un nuovo giocattolo tra le mani.

-Ordini di chi? Del Sorvegliante Attis? Per la cronaca, è a conoscenza di ciò siete venuti a fare?- ringhiò Deana squadrando i presenti uno ad uno. A differenza di Nani, gli uomini distolsero lo sguardo per nascondersi all’indagine delle sue iridi infuocate, rendendo la risposta alla sua domanda inequivocabile.

-Lo immaginavo- sibilò la guaritrice riportando la propria attenzione sulla donna bellissima di fronte a sé. -Questa storia deve finire Nani, prima che ci sfugga definitivamente di mano. Stai lontano dalla mia famiglia, o ci saranno delle conseguenze- disse in tono duro richiamando la figlia al suo fianco con un leggero gesto della mano. Eileen non si fece attendere e zoppicando si portò al fianco della madre.

-Mi stai forse minacciando?- esclamò Nani irata scoccando uno sguardo contrariato al capitano Finn, che, prontamente, fece schierare i soldati intorno a loro con un ordine secco.

-Sto solo dicendo che la verità, presto o tardi viene a galla, e se ne paga le conseguenze- rispose Deana per nulla intimorita dall’eccessivo schieramento di forze.

-Non capisco di cosa stai parlando, ma di questo passo saremmo costretti ad intervenire con fermezza per svolgere il nostro dovere-.

La guaritrice sbuffò sprezzante, -Sono anni che ci stai con il fiato sul collo. Lo sanno tutti gli abitanti del villaggio, anche tuo marito. Per cui ci rifletterei bene, prima di fare qualche mossa azzardata- mormorò riferendosi allusivamente agli uomini armati attorno a loro.

-Sei folle, è incredibile quanto la paranoia possa corrompere l'animo di una persona. Non so come e quando ti sia venuta in mente questa folle idea, nessuno crederebbe ad una storia simile- ribatté Nani sollevando il mento in segno di sfida. Eileen strinse i denti, era stanca di sentire quelle parole, e detestava ancora di più il fondo di verità che, purtroppo, vi trovava.

-Davvero? Questo come lo spieghi?- ringhiò Deana afferrando la figlia per un gomito e scostandole la camicia con un gesto brusco. Il grosso ematoma violaceo spiccava sulla sua pelle candida, come una nuvola solitaria nel cielo.

-Proprio una brutta ferita. Dovresti stare più attenta a dove metti i piedi Eileen- commentò semplicemente Nani distogliendo subito lo sguardo. La rossa tentò di divincolarsi per coprire alla svelta il segno bluastro, ma Deana la teneva troppo saldamente.

-Non è caduta, è stata malmenata da uno dei ragazzi del villaggio-.

-Capisco, se ci sono delle prove, farò in modo che venga punito secondo le nostre leggi- disse Nani in tono monocorde, senza crederci veramente. Considerava quel contrattempo una semplice scocciatura che stava ritardando il realizzarsi dei suoi desideri.

-Ciò include anche tua figlia?- calcò la guaritrice catturando finalmente la sua attenzione.

-Sigrid?- domandò perplessa, mentre nei suoi occhi si accendeva una scintilla di comprensione, che subito si affrettò a scacciare. -Non credo che la mia bambina sia in grado di fare una cosa del genere- si affrettò ad aggiungere.

-Non direttamente, ha agito attraverso qualcun altro. Ti ricorda forse qualcuno?- sputò Deana fra i denti abbandonando ogni riserbo.

Nani trasalì oltraggiata. -Questo è troppo, capitano Finn arrestate questa donna!- esclamò lanciando uno sguardo significativo all’uomo. -Le accuse di cui dovrà rispondere sono di calunnia e resistenza a fronte di un’indagine sulla sicurezza del regno-.

-Non mi toccare!- urlò Deana mentre il capitano la afferrava per un braccio con una delle sue mani enormi. -Finn, non ti è rimasto un minimo di dignità? Da quando schieri i tuoi uomini per i capricci di una donna?- sbraitò lasciando finalmente la presa su Eileen per tempestare l’uomo di pugni.

Per nulla impressionato il capitano Finn la bloccò per il polsi senza il minimo sforzo. -Gli ordini sono ordini. Ti prego di non fare resistenza- ringhiò stringendo la presa. Deana mugolò per il dolore, senza riuscire a fare nulla per contrastare la forza bruta dell’altro.

A quel punto Eileen non riuscì più a trattenersi e si avvicinò con fare battagliero per aiutare la madre. -Il Sorvegliante Attis non sa nulla di tutti questo e la legge non vi impone di eseguire gli ordini di Nani- esclamò con fervore cercando di liberare Deana da quella stretta ferrea.

-Stanne fuori ragazzina- disse seccato il capitano Finn, allontanandola con una leggera pressione del braccio. L'uomo non aveva intenzione di farle del male, né aveva messo molta forza nel colpo, tuttavia la gamba malconcia della ragazza non resse a quell'ulteriore sforzo e la giovane si ritrovò a terra in mezzo alla polvere, circondata dai soldati in armatura. Gridando per il dolore si portò una mano alla spalla ferita, mentre una lacrima le rigava la guancia. Era rimasta schiacciata durante la caduta ed ora pulsava selvaggiamente sotto le sue dita.

-Eileen!- strillò Deana impallidendo per la paura e quando vide che i soldati si stavano chinando su di lei con le armi ancora in pugno si accese d'ira. Scalciando selvaggiamente si liberò dalla presa del capitano Finn e si lanciò sugli uomini in armatura.

-State lontani da mia figlia!- gridava ferendo con le unghie curate chiunque le capitasse a tiro.

Sorpresi, gli uomini indietreggiarono di qualche passo, incerti su come intervenire. Fu il capitano Finn a riprendere in mano le redini della situazione, afferrando di nuovo Deana per i polsi ed alzandola da terra come se fosse una bambola di pezza.

-Bloccatela e legate entrambe- sbottò gettando la donna tra le braccia del sottoposto più vicino. Senza riflettere quest'ultimo imprigionò in una stretta inespugnabile, rendendola inoffensiva.

-Una volta finita la perquisizione le porteremo in prigione, in attesa che vengano processate- li istruì ancora alzando la voce per coprire gli strepiti della guaritrice, che, nonostante tutto, continuava a dimenarsi.

-No! Non potete, non ne avete il diritto!- urlò la donna fuori di sé, mentre i soldati si chinavano per immobilizzare anche Eileen. La giovane cercò di ritrarsi, ma nelle condizioni in cui si trovava, riuscì a malapena strisciare di un paio di piedi prima che le fossero addosso.

-Certo che ne abbiamo- rise Nani osservando la scena compiaciuta. Aveva ripreso il controllo delle proprie emozioni e la sua attenzione era di nuovo totalmente rivolta a ciò che era venuta a fare. -In quanto moglie del Sorvegliante è mio dovere assistere Attis ed intervenire in caso di necessità, o pericolo. Voi potreste custodire altri manufatti illeciti e, forse, pericolosi. È nostro dovere proteggere gli abitanti di Nead accertandoci che non sia così- disse melliflua mentre procedeva a passo sinuoso verso l'uscio della bottega.

Deana fece per rispondere a tono alle sue bugie, ma uno dei soldati le infilò rudemente uno straccio in bocca, soffocando le sue parole. Paralizzata dal dolore e dalla paura, Eileen non poté fare a meno di osservare da terra la figura di Nani protendersi verso la robusta maniglia in ferro battuto. I suoi occhi splendevano bellissimi e radiosi, terribili nella cattiveria che irradiavano.

Tuttavia, non fece mai in tempo a posare le dita delicate sull'ambita meta, perché una terribile esplosione li investì.

Eileen sentì il terreno vibrare sotto di sé, mentre un boato terribile scuoteva la torrida aria estiva.

Sconvolta, si voltò verso l’origine di quel fragore e ciò che vide la raggelò. Al centro esatto di Nead si alzava una densa colonna di fumo nero, nel mezzo della quale divampavano violente lingue di fuoco color smeraldo. Erano sotto attacco.


Continua...

   
 
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