ReggaeFamily
I
Quasi
mi veniva da piangere nel vedere tutte quelle persone che attendevano
in fila con impazienza. I loro sguardi, grondanti di ammirazione e
talvolta di lacrime, erano puntati su di me.
Io
sorridevo a tutti, davvero felice di trovarmi in quel punto vendita
LaFeltrinelli di Verona. Il banchetto bianco dietro il quale mi
trovavo però era una sorta di gabbia per me: avevo voglia di
stare in mezzo a quella gente, chiacchierare, rispondere alle
domande, sapere qualcosa in più sui miei lettori.
“Oddio,
Camilla Giurato, è un'emozione incredibile essere qui!”
esclamò una ragazza all'incirca della mia età, posando
sul ripiano che ci separava un volume. Conoscevo fin troppo bene
quella copertina: si trattava di L'Ultimo Giro di Giostra,
il mio terzo libro, fresco di pubblicazione.
Regalai alla ragazza un
sorriso sincero e afferrai il libro, pronta ad autografarlo. Mentre
cercavo un angolino tra le prime pagine, l'occhio mi cadde sulla mia
foto che svettava in cima alla quarta di copertina: ricordavo ancora
il giorno in cui l'avevo scattata. Il viso rotondetto e chiaro, i
capelli lisci che mi ricadevano tutt'attorno e il ciuffo che mi
copriva parzialmente un occhio, lo sguardo sereno ed evidenziato da
un leggero trucco, un enorme sorriso con tanto di fossette sulle
guance. Quella ero proprio io, senza veli e senza filtri.
Com'era possibile che la mia
faccia fosse finita per l'ennesima volta sulla copertina di un libro?
Ancora mi pareva un sogno.
Mi riscossi in fretta. “Come
ti chiami?” domandai alla proprietaria del volume.
“Francesca. Forse ti
ricordi di me perché partecipo a tutti gli incontri in Veneto,
infatti ho già gli altri due libri autografati!” esclamò
lei, giocherellando nervosamente con una ciocca dei suoi capelli
ramati.
Ci riflettei su per qualche
secondo e dovetti ammettere che in effetti il suo viso non mi era
nuovo. Pareva davvero simpatica.
Mi chinai leggermente e, con
la mia amata penna verde, tracciai su una pagina bianca:
A
Francesca,
ai
suoi occhi pieni di sogni e al suo sorriso pieno di luce
Camilla
♥
Mi piaceva fare delle
piccole dediche ai miei lettori e trovare una piccola frase per
ciascuno, in base all'impressione che avevo di loro a primo impatto.
La ragazza lesse in fretta
le parole e si dovette trattenere per non lanciare un gridolino di
gioia. “Io... grazie, sono delle parole dolcissime e... posso
chiederti una foto?”
La invitai a raggiungermi
dall'altra parte del banco e le circondai le spalle con un braccio,
poi mi preparai per lo scatto.
Lei infine mi ringraziò
tantissimo e si allontanò per lasciar spazio a qualcun altro.
Lessi una gran commozione nel suo sguardo e questo mi riempì
il cuore di gioia.
Non sarei mai riuscita a
farci l'abitudine.
“Signora Giurato!”
esclamò una ragazzina che avrà avuto al massimo dodici
anni, piazzandomisi di fronte con un'espressione ansiosa. Aveva una
folta chioma di capelli ricci e corvini, che circondavano il viso
ancora infantile e provato da una leggera acne.
“Signora? Oddio,
chiamami Camilla, sennò mi sento vecchia!” ribattei io,
profondamente intenerita.
“Sì, è
che io... sono un po' in ansia... mi potrebbe... mi potresti firmare
questo? È il mio libro preferito” mi domandò
timidamente, porgendomi un volume. Quello era il primo libro da me
pubblicato, un fantasy, che era stato il mio passaporto per la fama.
Notai subito che le pagine
erano leggermente usurate ai bordi e qualcuna era sgualcita da delle
orecchie. Sapeva di vissuto, come se la ragazzina lo maneggiasse
quotidianamente.
“Addirittura il tuo
libro preferito? Oh, wow! Come ti chiami?”
“Cristina.”
Sollevai la copertina e
scrissi:
Alla
piccola Cri,
alla
sua fantasia che si perde tra le pagine dei libri
Camilla
♥
Lei non perse tempo a
leggere ciò che avevo scritto, ma mi chiese: “Dove posso
comprare il nuovo?”.
“Ne ho alcune copie
qui” affermai, chinandomi per recuperare un tomo dallo
scatolone accanto a me. “Ecco a te!”
“Quanto costa?”
“Quattordici euro e
novanta.”
Cristina afferrò il
suo portafogli e iniziò a contare delle monete. Mentre lei
cercava ciò che le serviva, firmai dei libri a un gruppetto di
ragazzi.
A un certo punto mi resi
conto che la mia piccola lettrice era in difficoltà. “Che
c'è?” le domandai.
Lei tenne lo sguardo basso e
avvampò. “Ho solo dodici euro e sette centesimi, non mi
bastano. Mi dispiace” spiegò con imbarazzo.
Prima che potesse andare via
senza aver preso il libro, allungai una mano oltre il banco e gliela
posai sulla spalla. “Ehi, vieni qui dietro, devo dirti una
cosa” bisbigliai in tono complice.
Senza osare guardarmi negli
occhi, mi raggiunse. Mi accovacciai appena con il libro tra le mani e
glielo diedi. “Te lo regalo, ma questo è un segreto tra
te e me” le sussurrai a un orecchio.
“Ma non devi, io non
ho i sol...” cercò di protestare, ma io mi posai
l'indice davanti alle labbra per intimarle di fare silenzio. Poi le
sorrisi e lei, senza dire una parola, mi regalò un rapido
abbraccio.
Le autografai anche il mio
regalo e la osservai andar via raggiante.
“Ciao Camilla!”
mi salutarono due ragazzi, ognuno con tre volumi tra le braccia.
Erano fratelli, si somigliavano tanto: il ragazzo doveva avere
all'incirca quindici anni, mentre sua sorella ne poteva avere una
ventina.
“Ehi ragazzi! Uh, mi
avete portato un bel po' di lavoro da fare!” li accolsi,
preparandomi a porre ben sei firme.
“Questo è il
tuo primo firmacopie a cui partecipiamo” spiegò
semplicemente lei, scaricando il suo bagaglio sul ripiano bianco.
“Sai, io sono uno
scrittore, o almeno ci provo... e i tuoi libri sono per me di grande
ispirazione!” mi raccontò il ragazzino, lottando contro
il suo imbarazzo. Aveva le guance leggermente rosse, ma mi guardava
con una dolcezza immensa.
“Mi piacerebbe davvero
leggere qualcosa scritto da te, sono molto curiosa! Se vuoi, puoi
mandare qualche scritto all'email che trovi qui nel libro; ci stai? E
comunque non smettere mai, la scrittura è una delle passioni
più sane e nobili che esistano!” Non lo dicevo per farlo
contento, ero davvero interessata ai suo scrivere e, se mi avesse
mandato qualcosa, avrei ritagliato alcuni minuti per leggere e
rispondere alla sua email.
“Posso farti una
domanda?” mi chiese la ragazza – Simona – quando
ebbi finito di firmare tutti i libri dei due fratelli.
“Certo, dimmi pure.”
La scrutai con interesse.
“Come mai, dopo un
libro romantico e uno fantasy, hai deciso di darti al thriller? Molti
penseranno che è fuori genere per te.”
Era una domanda che mi
veniva fatta spesso, così non ci riflettei troppo su: “Non
mi piace pormi troppi limiti: da quando ho iniziato a scrivere, ho
sempre sperimentato un po' tutti i campi. Non mi voglio fossilizzare
su qualcosa come fanno molti autori, che alla fine si trovano noiosi
da soli. Scrivo ciò che mi piace leggere, quindi praticamente
tutto, e il thriller ultimamente mi appassiona molto”.
“Grazie per il
chiarimento!” Simona mi strizzò l'occhio.
“Mi piace il tuo modo
di pensare, lo condivido” affermò Alberto, suo fratello.
Scattai una foto anche con
loro e mi preparai ad accogliere i prossimi lettori.
Stavo letteralmente morendo
di caldo dentro quella piccola libreria, ma mi stavo anche divertendo
tanto.
Molti scrittori famosi
trovavano una seccatura gli eventi del genere, non sopportavano di
stare in mezzo ai loro supporters.
Ma io – si era capito
da molto – ero tutto tranne che convenzionale.
Mi
lasciai sfuggire uno sbadiglio mentre picchiettavo velocemente sui
tasti del mio pc. Quella sera ero un po' stanca, il firmacopie che
avevo tenuto nel pomeriggio era stato estenuante, ma non avevo
comunque resistito alla tentazione: una volta nella mia stanza
d'albergo, mi ero fiondata al computer e avevo fatto l'accesso a EFP.
Avevo
sempre sentito parlare di quel sito ma, nonostante la mia curiosità
per gli scrittori emergenti, non avevo mai avuto l'occasione e il
tempo di darci un'occhiata. Mi ci ero iscritta proprio il giorno
prima della pubblicazione del mio libro, e quindi prima di partire
per il tour di presentazione che avrebbe toccato molte librerie
italiane. Avevo scelto un nickname che non aveva alcuna attinenza con
la mia vita da scrittrice: Cindy_Fallingstars.
Nei
pochi momenti liberi durante le mie giornate, avevo cominciato a
lasciare recensioni qua e là e ben presto il sito mi aveva
incatenato il cuore e la mente, ne ero diventata dipendente.
Amavo
la mia vita reale, ma allo
stesso tempo mi piaceva rifugiarmi in un mondo in cui non venivo
intervistata né fermata dai fan in strada, dove potevo
confondermi tra migliaia di utenti e lasciare delle recensioni come
tutti gli altri. Lì non ero Camilla Giurato, la ventottenne
che aveva dato alle stampe due bestseller tradotti in tutto il mondo.
Quella
sera decisi di entrare a fare un giro nella categoria Thriller,
decisamente poco popolare e popolata. Subito mi saltò
all'occhio una long: si intitolava Il Limbo dei Bugiardi
e l'autrice, una certa DreamingAwake, aveva già pubblicato
quattordici capitoli.
La presentazione era ben
scritta e accattivante: parlava di un omicidio che era stato commesso
all'interno di una clinica psichiatrica. Il caso veniva affidato a un
trio di detective che avrebbero dovuto destreggiarsi tra pazienti
ingestibili, racconti insensati e confusi e psichiatri poco
collaborativi.
Ero molto curiosa di
scoprire cosa l'autrice avesse in mente, così decisi di
aprirla e mi cimentai nella lettura del prologo. Subito venni
trascinata all'interno di quel racconto e tutto il mondo attorno a me
parve scomparire: presentava uno stile scorrevole e travolgente,
curato e mai troppo banale; azioni, dialoghi e pensieri si
susseguivano, dando un tocco dinamico e vivo alla narrazione.
Chiunque si celasse tra
quelle righe, era riuscito a trovare un equilibrio vincente.
Recensii il primo
aggiornamento con entusiasmo, elencando nel dettaglio quelli che
secondo me erano i punti di forza dello scritto, poi passai al
capitolo successivo.
I minuti scivolavano via
veloci e con loro anche la stanchezza: ero curiosissima di leggere il
seguito e non riuscivo a fermarmi, divoravo un capitolo e recensivo
senza sosta.
DreamingAwake si sarebbe
trovata un sacco di commenti a cui rispondere.
Finii di leggere i
quattordici capitoli e mi sentii subito vuota. Aggiunsi la storia
alla lista delle Seguite e delle Preferite e cominciai a chiedermi
quando avrei potuto seguire il seguito.
Gli indiziati per il momento
erano due: dei pazienti altamente squilibrati, che non rispondevano
delle proprie azioni e non riuscivano a formulare una frase di senso
compiuto. Ma c'era uno psichiatra, il dottor Jacobson, che mi dava da
pensare.
Inoltre si stavano creando
degli intrecci anche tra i tre detective.
Incurante dell'ora tarda,
cliccai sulla pagina dell'autrice per controllare se avesse scritto
qualche altra storia. Aveva pubblicato poco: solo qualche poesia e
una one-shot su un fandom che non conoscevo.
In compenso mi ritrovai a
leggere la sua presentazione.
Ave, popolo di EFP!
Vengo in pace!
Che dire di me? Sono
una normalissima ragazza di vent'anni con tanti sogni e tante
aspirazioni.
Vivo di libri, serie
TV, anime e manga. Il mio televisore è costantemente
sintonizzato su Top Crime e venderei gli organi per avere
l'abbonamento costante a Netflix.
Adoro viaggiare,
l'arte in tutte le sue forme e le tartarughe ♥
Non ho tanto altro
da dire, quindi lascio parlare le mie storie, che sicuramente mi
descriveranno molto meglio di quanto non sappia fare io!
Grazie per essere
anche solo passati da queste parti!!
-Dreamy
Trovai quella piccola
biografia davvero carina e dolce.
Quando mi resi conto che
erano già le due di notte, sobbalzai sulla sedia e mi
affrettai a spegnere il pc; l'indomani alle otto sarei dovuta partire
alla volta di Brescia per il prossimo firmacopie e di certo non
volevo fare tardi per via della mia morbosa curiosità.
Mi misi a letto e cercai di
prendere sonno, mentre ancora ripensavo agli avvenimenti della storia
che mi aveva tanto coinvolto.
Il giorno dopo, una volta
terminato l'incontro con i fan, accedetti a EFP dal cellulare e
trovai quattordici messaggi da leggere: le risposte di DreamingAwake.
Le lessi velocemente mentre stazionavo sul taxi insieme a Romina, la
mia agente, ed Enrico, il rappresentante della mia casa editrice.
Dramy – così si
faceva chiamare – sembrava davvero entusiasta dei miei
apprezzamenti e mi ripeteva che le mie parole la commuovevano. Capivo
perfettamente cosa intendesse, perché anche io ricevevo spesso
complimenti del genere e non sapevo mai come comportarmi e cosa
rispondere.
La
mia storia aveva pochissimo seguito, non pensavo potesse piacere così
tanto a qualcuno, ripeteva
spesso.
Avrei voluto ricambiare
le tue recensioni così gentili, ma il tuo profilo è
vuoto! Non hai mai pensato di pubblicare qualcosa? Dal tuo modo di
scrivere mi pare di capire che tu sia molto brava ^^
Quella domanda mi colse alla
sprovvista. Effettivamente avevo pensato di postare qualche poesia
che avevo scarabocchiato nei mesi precedenti, ma ancora non mi ci ero
dedicata veramente. Forse avevo paura che venissero giudicate
negativamente: non ero mai stata brava nella scrittura in versi e sul
sito era pieno di poeti più bravi e abili di me.
Comunque le risposi:
Sono felicissima che i
miei commenti ti abbiano emozionato tanto; spero ti diano anche la
forza per portare avanti la storia, perché ne vale davvero la
pena... e io sono curiosissima!!!! *-*
Innanzitutto grazie per
il pensiero dolce, ma non lascio mai delle recensioni per ottenere
qualcosa in cambio ^^ comunque ho delle poesie che da mesi vegetano
su un blocco degli appunti... potrei prendere in considerazione
l'idea di pubblicarle, ma non ti prometto niente :P
“Terra chiama
Camilla!” Enrico mi diede di gomito e io sobbalzai. Solo allora
mi resi conto che il taxi si era fermato e ci trovavamo di fronte al
nostro albergo, un grazioso edificio dalla facciata color pesca.
“Oh, sì, okay,
siamo arrivati...” biascicai, per poi scoppiare a ridere. Il
ragazzo al mio fianco venne contagiato dalla mia risata e mi spinse
fuori dall'abitacolo.
Romina ci osservava col suo
solito sguardo serio; si trovava sul marciapiede già da
qualche secondo, dopo aver pagato la corsa al tassista.
Romina aveva trentasei anni,
era ben piazzata e in certi momenti incuteva timore: non perdeva mai
la sua espressione dura e severa, diceva sempre ciò che
pensava senza troppi giri di parole; ma ormai avevo imparato a
conoscerla e sapevo che dietro quell'atteggiamento si celava un cuore
grande e un grande senso della responsabilità. Mi ero trovata
subito bene con lei: avevamo la stessa idea di lavoro, di puntualità,
di precisione.
“Ragazze, ho una
proposta!” esclamò Enrico mentre ci dirigevamo verso la
porta a vetri che dava alla hall dell'albergo.
“Dimmi tutto!”
esclamai curiosa.
“Dopo cena ci facciamo
un drink al bar per festeggiare il successo di questo tour! Tanto
domani non abbiamo nessun firmacopie e possiamo concederci di alzarci
un po' più tardi del solito!”
Osservai il mio amico –
ormai lo potevo considerare tale – con espressione scettica. I
suoi capelli corvini e mossi erano scarmigliati e sotto i suoi grandi
occhi color ghiaccio cominciavano a formarsi delle leggere occhiaie,
in netto contrasto con la sua carnagione quasi bianca; era stanco,
proprio come me, ma non perdeva mai la sua energia.
Dopo qualche secondo di
silenzio, scoppiò a ridere. “Perché mi guardi
così, Milla?”
Ridacchiai a mia volta. “No,
stavo solo riflettendo... okay, comunque, accetto! Spero solo di non
addormentarmi sul piatto durante la cena!”
“Io non penso di
farcela, sono davvero stremata” affermò invece Romina
senza scomporsi troppo.
Cenammo nel ristorante
dell'albergo, che offriva un menu incredibilmente ricco. Optai per
qualcosa di semplice: mi volevo tenere leggera. E poi le pietanze non
troppo sofisticate mi ricordavano la mia casa e la mia famiglia, che
mi mancavano tanto quando partivo per i tour: mia madre era una cuoca
eccezionale, sapeva rendere speciale anche una fetta di pane con il
pomodoro.
Io ed Enrico ridemmo per
tutto il tempo senza un vero motivo, rischiando di sputacchiare i
bocconi di cibo per tutta la tovaglia. Romina intanto spostava lo
sguardo da noi al suo cellulare e pareva davvero preoccupata per la
nostra salute mentale.
Io
e il rispettabile rappresentante
della Corbaccio eravamo due casi persi, lo sapevamo bene.
Dopo aver svuotato i nostri
piatti, io ed Enrico salutammo Romina e ci dirigemmo verso il bar. Si
trattava di una grande sala dalle luci soffuse; in sottofondo
scorreva una playlist di celebri hit anni Ottanta.
Ci sistemammo su un
divanetto color panna non troppo distante dal bancone del bar e io
ordinai una semplice birra, mentre Enrico snocciolava nomi di
cocktail più o meno forti.
“Non sono una fan dei
miscugli, non so cosa consigliarti” lo liquidai con un'alzata
di spalle.
“Posso ordinare
qualcosa anche per te? Una roba forte e poi ci lanciamo in pista!”
propose con convinzione.
Scoppiai a ridere. “Ho
deciso birra e birra sia!”
“Va bene!” si
arrese lui. Stava per allontanarsi, poi si voltò nuovamente
verso di me. “Però in pista ci lanciamo lo stesso!”
“Sai una cosa?”
“No, finché non
me la dici.”
Diedi una leggera gomitata
al mio amico. “Spiritoso! No, dai, è una cosa seria... e
sei la prima persona a cui lo dico. Ho deciso di iscrivermi a EFP.”
Enrico sgranò
leggermente gli occhi, sorpreso. “Il sito per scrittori
emergenti? Che ci fai, Milla?”
“Mah, ero curiosa. Ho
trovato già alcune storie carine” raccontai con
orgoglio.
“E tu non pubblicherai
niente, vero?”
“Non lo so. Ho
delle... delle poesie che ho scritto qualche tempo fa. Ma sono
indecisa.”
“Ehi! Non mi hai mai
detto niente della tua vita parallela da poetessa!” Il ragazzo
incrociò le braccia al petto, fintamente offeso. Il suo
broncio non era per niente credibile.
Ridacchiai. “Non mi
sembrava tanto importante, i miei versi sono abbastanza pietosi! Però
se vuoi posso farti leggere qualche mio componimento” proposi,
leggermente in imbarazzo.
La verità era che le
mie poesie erano molto personali ed ero restia a farle leggere a
qualcuno. Ma di Enrico mi fidavo, avevo legato molto con lui negli
anni e lo consideravo il mio unico angolino di casa durante i viaggi
di lavoro.
“Ci sto!”
accettò lui con un enorme sorriso sulle labbra, poi mi diede
un buffetto sulla guancia.
Ricambiai il sorriso.
“Allora, me lo concedi
'sto benedetto ballo?” mi domandò, sentendo le prime
note di una celebre canzone dei Roxette.
Non ero una grande ballerina
e non mi piaceva espormi troppo, ma quel giorno ero davvero felice e
decisi di accontentarlo. “Una e basta?”
“Una e basta”
acconsentì, poi scattò in piedi e mi tese una mano
affinché lo imitassi.
I
giorni si susseguivano in fretta, e con loro anche le date del mio
tour di presentazione. L'Ultimo Giro di Giostra
stava riscuotendo tantissimo successo e – mi disse Romina –
nel giro di pochi giorni sarebbe diventato un bestseller al pari
delle altre mie due pubblicazioni.
Intanto io e Dreamy
continuavamo a scambiarci messaggi su EFP. Chiacchieravamo del più
e del meno come amiche di vecchia data, a partire dai piatti
preferite fino alle esperienze sgradevoli a scuola con compagni e
professori.
Non
le rivelai la mia vera identità, non lo trovavo necessario e
pensavo che non mi avrebbe nemmeno creduto. E poi mi piaceva avere
un'amica normale,
con cui conversare di argomenti comuni.
Un giorno mi scrisse
qualcosa che mi stupì:
Grazie davvero, Cindy.
Credi in me e mi spingi a portare avanti le mie storie senza nemmeno
conoscermi, sei sempre disposta a chiacchierare e ascoltarmi. Con te
mi sento libera. Sei un'amica! ♥
Mi lasciai sfuggire un
pigolio intenerito. Romina, che sedeva accanto a me sul taxi, mi
lanciò un'occhiata perplessa ma non osò fare domande.
Digitai le prime parole che
mi vennero in mente.
Aww *___* grazie
tesoro, anche per me è lo stesso! Non è facile trovare
delle persone con cui si riesce ad andare d'accordo subito, ma a noi
è successo, è come se ci conoscessimo da una vita! Sei
dolcissima :3
Il tempo di ricaricare la
pagina dei messaggi e la sua risposta era già lì.
Ehi, se vuoi aggiungimi
su facebook: mi chiamo Eliana Martini (mi riconosci perché tra
parentesi ho il mio soprannome, Dreamy). Mi viene più facile
comunicare lì. Se hai fb, ovviamente XD
Mi irrigidii leggermente. Mi
sarebbe piaciuto averla come amica su facebook, ma in tal caso avrei
dovuto svelarle la mia identità ed era l'ultima cosa che
volevo.
Architettai una risposta per
uscire da quella situazione.
Mi dispiace, non ho fb,
sono un po' all'antica xD spero non ti dispiaccia continuare a
parlare qui su EFP! Comunque grazie per il pensiero!
Che fai stasera? Ti
prego, dimmi che stai scrivendo Il Limboooo *-*
Decisi di cercare comunque
il suo profilo: ero curiosa di scoprire che volto avesse la mia
interlocutrice.
La trovai subito e non
rimasi affatto delusa dal suo aspetto fisico: la immaginavo proprio
così.
La foto del profilo la
mostrava per intero, mentre posava su una stradina marittima e
sabbiosa. Portava i capelli lisci e lunghi, castano scuro, illuminati
da dei colpi di sole biondi; indossava un paio di occhiali dalla
montatura viola, che si sposavano perfettamente con i suoi lineamenti
gentili e delicati. Gli occhi erano in ombra, non riuscivo a
scorgerne il colore, ma immaginai fossero molto grandi. Aveva un
fisico snello e slanciato e sfoggiava degli abiti semplici e
abbastanza comuni.
In
quel di Palermo,
recitava una didascalia. Lo scatto risaliva all'estate precedente:
doveva trattarsi della testimonianza di uno dei suoi tanti viaggi.
Era molto graziosa, mi fece
una buona impressione.
Il mio nome saltò
fuori per caso, quando meno me l'aspettavo.
Stavamo parlando dei nostri
libri preferiti, quando lei mi scrisse:
Una delle mie autrici
preferite è Camilla Giurato, ce l'hai presente? Adoro il suo
stile, i suoi libri mi conquistano sempre, dalla prima all'ultima
parola! Hai letto l'ultimo libro? Quando ho saputo che doveva
pubblicare un thriller ho dato di matto, il mio genere preferito! E
non sbaglia un colpo!
Sai, stavo pensando di
andare al suo firmacopie di Modena, che è la città più
vicina a me, però non so. Ho paura di ritrovarmi di fronte a
lei e non sapere cosa dire, la stimo tanto e non posso rischiare di
fare una brutta impressione su di lei! Allo stesso tempo la vorrei
conoscere perché è tanto dolce e umile, ha un sorriso
fantastico... emana luce pura! *-*
Tu che mi consigli?
Quando lessi quel messaggio,
ero in compagnia di Enrico.
“Milla, stai bene?”
mi domandò, notando che ero impallidita.
“S-sì, non ti
preoccupare” borbottai.
Lui mi lanciò
un'occhiata scettica: sapevo che non era finita lì, avrebbe
indagato ancora.
Ma io cosa potevo
consigliare alla mia amica? Ci riflettei su e arrivai alla
conclusione che l'onestà era la risposta giusta: dovevo darle
un consiglio sincero, spiegarle cosa avrei fatto io nella sua
situazione.
Sì, ho presente
la Giurato, mi pare di aver letto qualcosa di suo ^^
Non perderti
quest'opportunità nemmeno per scherzo, capito? Se lei è
un tuo idolo, dovresti andare a quel firmacopie... e non ti
vergognare di come potresti reagire: se è tanto dolce e buona
come dici, farà il possibile per metterti a tuo agio!
Quando sarà
l'incontro a Modena?
Domanda stupida: lo sapevo
benissimo. Mancavano appena due settimane.
E io mi stavo cacciando in
una situazione decisamente troppo complicata.
♠ ♠ ♠
Ciao
a tutti ^^
Non
so come andrà a finire quest'avventura iniziata quasi per
caso. Come avrete sicuramente letto nella presentazione, questa
storia nasce per partecipare a un contest (molto carino e originale)
per cui mi è staro assegnato un prompt; quest'ultimo vi verrà
svelato solo nell'ultimo capitolo, a storia conclusa. In realtà
era una traccia molto semplice, che però mi ha portato a
elaborare il personaggio di Camilla e di conseguenza tutta la sua
storia.
A
proposito di Camilla: ci tengo a ringraziare la mia dolce Hanna per
l'inconscia ma importantissima ispirazione *-*
Spero
che questa minilong possa essere di vostro gradimento e ringrazio
chiunque sia giunto fin qui :3
Alla
prossima!!! ♥
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