Il
morso del diavolo
Cap.
23 – ...e le sue conseguenze
Le
stelle erano ormai sbiadite dietro a cumuli di nuvole, così
addossate le une sulle altre da soffondere la volta celeste con una
luce opaca e lattiginosa. Spirava un leggero vento che faceva
ondeggiare i secolari alberi al limitare della Foresta
Proibita
sussurrando, tra le fronde, antiche canzoni ormai perdute nel tempo.
L’aria fredda era riuscita a intrufolarsi tra le pieghe
dell’incantesimo riscaldante, ormai quasi del tutto privo di
efficacia, insinuandosi dentro i risvolti di pelliccia dei pesanti
mantelli in dotazione agli studenti. Sembrava che a nessuno
importasse che quella notte la temperatura fosse scesa così
tanto da
far cadere grassi fiocchi di neve somiglianti a migliaia di boccini
che vagavano senza meta, orfani del loro Cercatore.
I volti
dei pochi coraggiosi spettatori rimasti erano arrossati e il fiato
caldo, che si ostinavano a far uscire dalle labbra screpolate, non
riusciva a riscaldare le dita intorpidite, seppur agghindate in
guanti multicolori. I piedi, ormai intirizziti, battevano forte sugli
assiti di legno accompagnati da sonori “oh”
ogni qualvolta
un incantesimo, sfuggito ai due contendenti, si abbatteva sulla
ferrea barriera eretta a proteggerli; le urla di incoraggiamento
avevano lasciato da tempo l’arena, sostituiti da curiosi
bisbiglii
passati di bocca in bocca come una marea al calar del sole,
finché,
le persone ancora presenti all’incontro, si zittirono come un
sol
uomo colpito da un Silencio.
— Segreto?
— gli fece eco
Harry.
Draco,
trattenuto per il polso da Blaise, si guardò in giro
preoccupato
mordendosi nervosamente le labbra rese livide dal freddo; in quel
momento, la manona di Greg calò sulla sua spalla per
richiamare la
sua attenzione.
— Non
temere, — gli
disse con un cipiglio serio in volto, —
se
quella sottospecie di piattola lo offende ci pensiamo noi a
sistemarlo. — Dietro
di lui, Vincent
scrocchiava le dita serrate in un ferreo pugno, mentre annuiva
convulsamente con la testa senza perdere di vista i ragazzi sulla
pedana. A quelle parole, un mormorio di approvazione
serpeggiò lungo
tutta la fila dei verde-argento assiepati addosso
alla
balaustra. Draco, preso alla sprovvista, si accorse solo in quel
momento delle bacchette strette nelle mani di alcuni dei propri
compagni che, con discrezione, lanciavano fuggevoli sguardi ai
Grifoni seduti poco distante.
Alzando un sopracciglio
perplesso, guardò interrogativo Theo che, scrollando le
spalle, gli
fece notare come Potter, in quel mese, si fosse guadagnato la loro
stima e fiducia aiutando e difendendo, in varie occasioni, i
più
piccoli dalle spacconate delle altre Case.
Seppur
scosso, sul volto di Draco si aprì un bellissimo sorriso di
gratitudine. Intanto, al centro della pedana, il diverbio continuava.
— Sei
un Magonò!
— urlò
Ron con tutto il fiato che aveva in gola cercando di farsi sentire da
tutti i presenti.
— Ne
sei proprio certo?
Allora, come
potrei fare: Herbifors! — Puntò
la bacchetta sulla testa del rosso e dei fiori sgargianti sbocciarono
tra i suoi capelli. —
Come
stavo dicendo, come potrei fare questo senza magia? —
chiese retorico;
forti risate riempirono la vallata.
— Signor
Weasley, per quanto vederla denigrato e umiliato sia uno spettacolo
decisamente soddisfacente, devo ritenere concluso l’incontro.
—
Una voce dura
si intromise nel
diverbio facendoli sussultare: troppo presi dalla lotta, si erano
dimenticati della vigile presenza di Severus.
— È
un imbroglio! — Indignato,
il Grifone
cercò di protestare roteando le lunghe braccia come fossero
pale di
un mulino a vento.
Piuttosto
seccato, Severus si accinse a chiarire: —
Signor
Weasley, come sempre deve dimostrare la sua ignoranza in qualsiasi
materia. Si faccia spiegare dalla Signorina Grenger perché,
in un
duello magico, il vincolo creato non dia adito a qualsivoglia
imbroglio, e mi porti una relazione dettagliata
sull’argomento:
minimo cinquanta righe, per il rientro delle lezioni. —
Detto questo, senza perdere altro tempo e ignorando ogni
possibile rimostranza, guardando schifato il rosso come se fosse
budella di Troll essiccate, alzò il
braccio di Harry
decretandolo vincitore; sugli spalti le poche persone ancora
presenti, quasi tutti Serpeverde, batterono le mani
e
fischiarono in approvazione.
Harry,
finalmente rilassato e sorridente, cercò Draco tra la folla
rimasta
mentre Neville, euforico, gli si avvicinava per abbracciarlo.
— Chi
speri di trovare tra la folla, nessun Grifone
ti
è più amico. —
Sputò velenoso Ron
sorridendo soddisfatto.
— Seamus,
— cominciò
beffardo Harry che, senza perdere il sorriso, affiancato da Neville,
si incamminava verso le tribune ignorando il rosso e voltandogli
incautamente le spalle; intanto, il Grifondoro
interpellato
stava fermo sul bordo della pedana con le mani in tasca e il capo
chino a scrutare impacciato le proprie scarpe. —
Hai poi detto
a Ron che hai puntato
su di me come unico vincitore? —
chiese
Harry indicando se stesso con sguardo innocente.
— Avada
K… —
Ron
non riuscì a finire di pronunciare
l’incantesimo che un
indignato Harry si girò di scatto lanciandogli contro uno
Stupeficium; nessuno, visto la notevole distanza, si
accorse
che non aveva usato la bacchetta.
Gli
ultimi gruppi isolati di spettatori, che stavano sciamando lentamente
dagli spalti, rimasero impietriti ad osservare il volo e il
successivo schianto del corpo di Ron contro il Platano
Picchiatore
che, oltremodo infastidito, lo rispedì prontamente al
mittente. In
un silenzio tombale, la professoressa McGranitt accorse, insieme
all’infermiera della scuola, verso il corpo esanime che
giaceva
scomposto poco distante da Harry, il quale tentava di riprendere
compostezza sotto l’occhio vigile del padre; il malcapitato
fu
soccorso e, fortunatamente per lui, non era conciato poi
così male.
Ciò nonostante, con un cipiglio inflessibile, mentre il
corpo
svenuto del Grifone veniva
trasportato in infermeria,
la professoressa si avvicinò a Harry pronta a fargli una
ramanzina.
— Era
necessario ridurlo così, Signor Potter? Sono costretta a
fare
rapporto al Preside, togliere cinque punti alla nostra Casa e
metterla in punizione per una settimana, —
gli
disse caustica.
— Ma,
ma... — balbettò
indignato Neville.
— Signor
Paciock, non peggiori la situazione con inutili balbettii. —
Intervenne Severus e, mentre lo osservava spalancare la bocca,
continuò sarcastico. —
E per amor di
Merlino, chiuda la bocca, non ne giova di certo la sua nota
espressione ottusa. —
Harry rifilò un
piccolo schiaffo al braccio del padre, accompagnandolo con
un’espressione infastidita, quando la donna, dopo aver
mostrato il
proprio disappunto per la spiacevole uscita del collega,
serrò le
labbra e, fatta una mezza giravolta, si diresse con passo impettito
verso il castello per raggiungere la barella fluttuante.
Poco
lontano, Draco, che non vedeva l’ora di raggiungere il
proprio
ragazzo, venne trattenuto da un certo Foxcnos, che frequentava il
settimo anno e apparteneva alla sua stessa Casa. Bisbigliando, lo
avvertì di tenere gli occhi aperti su Pansy
perché era certo che
stesse macchinando qualcosa. Infatti, incurante dello spettacolo
offerto dai due Grifoni, non aveva perso di vista
lo strano
via vai di gufi che si libravano nel cielo dal cantuccio dove la
ragazza si era rifugiata durante l’incontro. —
Spero che in futuro tu tenga conto della mia
lealtà. —
concluse, per
poi eclissarsi con un
leggero cenno del capo e risalire il sentiero che conduceva al
casello. Per un istante, Draco lo guardò allibito e poi
sorrise
compiaciuto e sollevato. “Potrebbe essere un ottimo
alleato,”
pensò, “chiederò a Blaise di
prendere informazioni sulla sua
famiglia.”
In
quel momento, un battere d’ali attirò la sua
attenzione e, dal
cielo plumbeo, si staccò un grosso gufo dalle sgargianti
piume
arancioni; ne osservò il volo discendente finché,
dopo qualche
evoluzione, l’animale emise un verso rauco e si
lasciò cadere
esausto sul braccio teso del ragazzo.
Leggermente
allarmato, e conscio di sapere a chi apparteneva l’insolito
volatile, Draco si avvicinò trafelato al gruppetto ancora
fermo
sulla pedana e consegnò al professore una pergamena. In
realtà, il
biondo avrebbe solo voluto congratularsi con Harry e baciarlo fino a
farlo svenire ma si limitò a sorridergli timidamente,
ignorando
l’occhiata sbieca di Paciock, e a fare in modo che le loro
dita si
sfiorassero leggermente.
— Harry.
— La voce
preoccupata di Severus
interruppe quello scambio di sguardi colmi di dolcezza. —
È una pergamena dei gemelli, — disse
soltanto mentre gliela porgeva. Subito, l’espressione del
ragazzo
cambiò facendosi seria e concentrata: una nuvola nera gli
adombrò
il viso, solo un attimo prima così solare. Guardò
il Padre negli
occhi e attese il suo consenso.
— Glielo
devo. — Sospirò,
cercando di
convincerlo.
— Harry?
— chiesero in
contemporanea gli altri due ragazzi, allarmati.
— Devo
assentarmi per qualche ora... —
cominciò
a spiegare Harry ma fu prontamente interrotto dal Serpeverde.
— No!
Se c’entra il Signore Oscuro vengo anche io! —
asserì
categorico Draco. Dietro di
lui Neville annuiva convinto, mentre il Grifone
cominciava a
spazientirsi.
— Harry,
— Severus
attirò l’attenzione su di
sé, — un
aiuto servirebbe comunque, ti
devi presentare anche all’Ordine, ricordi?
— Va
bene, — rispose
rassegnato il moro. — Verrete
anche voi
due. Draco, tu avvisa Blaise perché ti copra coi vostri
compagni
mentre tu, Neville, ti atterrai strettamente alle istruzioni del
professor Piton. Penseremo dopo a cosa dire agli altri per
giustificare la tua assenza. —
Winky! —
chiamò
e l’elfa, che per tutta la
durata del duello aveva tremato di indignazione, palesò la
sua
figura. — Portaci
alla Tana, —
le
ordinò.
Note
dell’Autrice: grazie a chiunque legge e
leggerà, a
chiunque apprezzi la mia storia e soprattutto a chi commenta. Buona
lettura.