Tutto
può cambiare, perché neppure il male è per
sempre
«Sono
loro...» Minato sibilò quelle parole tra i denti,
alzandosi e raggiungendo i bambini; accanto a lui, Kushina prese
posto tra Itachi e Sasuke, poggiando le proprie mani sulle loro
spalle ed attirandoli a sé.
Danzo,
il capo del clan Kitsune, si muoveva placido attorniato dagli anziani
del Consiglio che gli camminavano a fianco. Accanto a lui, Fugaku
passeggiava a braccia conserte. I presenti rimasero di pietra.
Sasuke
spalancò la bocca, nel tentativo di dire qualche cosa, senza
riuscirci; sapeva con chi avrebbero avuto a che fare. Qualche tempo
prima, la madre di Naruto s'era sentita in dovere di mettere in
guardia lui e Itachi.
«Per
quanto la gente possa prendere le distanze da noi, ricordate che non
è questo che ha importanza qui. La cosa fondamentale è
non inimicarsi Danzo, il nostro capo villaggio. Si tratta di un uomo
estremamente chiuso, tradizionalista, ed è stato coinvolto in
prima persona nello scontro tra gli Ōkami
e le volpi. Non vedrà certo di buon occhio la vostra
presenza.»
«Cosa
dovremmo fare a proposito?» Itachi si preoccupa soprattutto per
il fratello, considerando che lo aveva coinvolto in quel piano folle,
fantastico, utopico.
«Mi
auguro non accada presto, ma prima o poi dovrà succedere. In
quel caso, l'unica cosa che potremo fare sarà tentare di
convincerlo a farvi restare. Non sarà certo una cosa facile,
vi avverto.»
Ciò
che stupì il piccolo, e che lo raggelò sul posto
accanto a Naruto, fu la presenza del padre accanto a quell'essere
odioso. Avrebbe voluto corrergli appresso, chiedere perché lui
era lì e con quali intenti, ma la presa salda di Kushina non
ammetteva repliche; voltò lo sguardo verso Itachi, ricercando
un cenno, un gesto di conforto. Nulla. Il maggiore se ne stava
immobile, gli occhi assottigliati, le labbra strette in una smorfia
imprecisata: non lo aveva mai visto in quelle condizioni.
Il
silenzio pesante rabbuiò l'atmosfera gioiosa e rilassata, e la
tensione raggiunse l'apice nel momento in cui gli anziani si
fermarono a pochi metri dai cuccioli. Minato strinse i pugni,
sibilando il nome di Fugaku in un sussurro a malapena udibile; il
lupo non gli diede attenzione, stando ritto immobile. Persino il
vento sembrava attendere fermo.
L'uomo
si schiarì la voce e parlò lentamente, con cadenza
elegante, di modo da essere udito dai presenti.
«Buongiorno
a voi, appartenenti al clan delle Volpi. Come sapete, la nostra cara
famiglia qui presente, ha deciso di accogliere tra noi degli Ōkami.
Non nego che la cosa non mi stupisca affatto, anzi: sono
assolutamente affascinato all'idea di poter conoscere queste giovani
creature.»
Si avvicinò ai due lupi, allungando una mano verso il minore.
Itachi
si mosse nello stesso istante in cui Naruto si parò tra loro.
«Lo
lasci stare, lei è un uomo cattivo!»
Minato
prese il figlio con sé, tentando di nascondere il disappunto
che si stava impadronendo di lui. Lo calmò con una pacca sulla
testa.
«Minato,
noto che suo figlio è parecchio legato a questi nuovo ospiti»,
l'ultima parola pronunciata con evidente sarcasmo; «immagino
sia per lo sfortunato incidente che l'ha coinvolto. Comunque,
passiamo oltre. Sono qui per accertarmi che la situazione non stia
degenerando, e cogliendo l'occasione di questa festività
condivisa, come potrei non chiedere ai nostri amati vicini e
familiari cosa ne pensano in merito?»
Era
fatta: tutto stava procedendo esattamente come Danzo aveva
programmato. Era già a conoscenza della situazione, ma aveva
preferito attendere e darla in pasto all'intero clan. L'occasione
perfetta s'era finalmente presentata davanti ai suoi occhi, senza il
minimo sforzo.
I
brusii si udivano tutt'attorno, sempre più alti. Voci
contrariate sussurravano e sguardi accorti scrutavano ogni singolo
elemento di quel gruppetto, al centro di un'attenzione vorace e
tediosa. Il tutto sembrava volgere al peggio. Kushina mosse un passo,
ma venne bloccata dal braccio del marito, che si voltò a
sorriderle in maniera confortante.
Si
fece avanti, inspirando e socchiudendo gli occhi: ciò che
stava per dire probabilmente non sarebbe stato sufficiente a far
cambiare idea a così tante persone, ma di certo non si sarebbe
arreso. Naruto lo raggiunse, stringendogli la mano con forza, e poco
dopo Sasuke fece lo stesso, tremando non poco. Il conforto di quel
contatto dato da esseri così giovani, non ancora contaminati
da quel mondo di adulti in cui non c'era quasi più posto per
la tolleranza, gli diede la forza necessaria per affrontare a viso
aperto l'intero villaggio.
«Cari
amici e fratelli, mi rivolgo a voi con la più sincera delle
intenzioni. Ero scettico, chiuso e negativo nei confronti di tutto
questo, proprio come lo siete voi tuttora. Ho perso molto in quella
notte terribile, ho pianto e ho sofferto come chiunque di voi.
Eppure, ora mi trovo qui, a stringere la mano a questo piccolo lupo,
consapevole che non ha nulla di diverso da ogni altra singola
creatura, e come ognuna di esse ha il diritto di vivere e di crescere
in serenità. Chi sono io per togliergli questa possibilità?»
La pausa di cui si avvalse venne subissata da voci che si
accavallavano una sull'altra.
Le
domande erano le stesse: "Come puoi perdonarli?", "non
dobbiamo accoglierli!", "e se accadesse di nuovo?!".
Minato ne era consapevole, perché quegli stessi dubbi gli
avevano stretto il cuore e lo stomaco, la mente ed i polmoni, quando
era giunta la notizia dello stanziamento di un nucleo Ōkami
accanto al loro paese. Poteva comprendere pienamente il dolore, la
tensione, la paura, ma erano sensazioni che ormai lo avevano
abbandonato, lasciando il posto a qualcosa di molto più
grande.
Danzo
sorrise soddisfatto. «Vedo che si sono creati parecchi
disaccordi, come era previsto, dunque...».
L'anziano
venne interrotto nuovamente.
«Con
tutto il rispetto, signore, non ho ancora finito di esprimere la mia
opinione. Mi rivolgo a voi, nella speranza che ognuno possa
comprendere ed osservare con nuovi occhi ciò che sta davvero
accadendo qui, ora. Itachi, per favore vieni. Vedete, lui e suo
fratello Sasuke hanno salvato la vita a mio figlio, e dopo essersi
prodigati nell'accompagnarlo a casa, si sono assicurati del suo stato
di salute giorno dopo giorno. Non sto dicendo questo per rabbonirvi,
o gonfiare il vostro cuore di pietà e commozione. Altrettanto
importante è ciò che hanno fatto dopo. Nonostante la
consapevolezza di non essere accettati si sono legati alla mia
famiglia, ed infine, a me. Li abbiamo accolti in casa come figli e
fratelli, supportati ed ascoltati, fino ad oggi, senza più
esitazione.» Il vociare perse intensità, mentre alcuni
dei piccoli amici di Naruto e dei due lupetti si avvicinarono,
stringendoglisi accanto. «Come vede, spesso a parlare sono
l'inconsapevolezza, la mancata conoscenza. Se solo venisse concessa
la possibilità di un'integrazione, sono sicuro che le cose
potrebbero finalmente cambiare, muoversi in positivo.»
La
piccola volpe sorrise fiera al padre, scostandosi da lui e stringendo
a sé Sasuke, avvicinandosi ad Itachi; prese il maggiore dei
fratelli per il braccio, accompagnando entrambi tra Minato e Danzo,
prendendo un grosso respiro. Era la prima volta che si trovava ad
affrontare una situazione così difficile da gestire, ma
desiderava con tutto se stesso che i suoi amici continuassero a fare
parte della sua vita. Non sarebbe neppure riuscito a concepire l'idea
di non poterli avere più accanto.
«So
di essere un bambino, e so che forse non dovrei parlare, ma mi sembra
giusto farlo. Io li ho conosciuti, ho giocato con loro, davo a Sasuke
metà della mia merenda tutti i giorni. Quando sono caduto e
quasi affogato, mi hanno salvato e anche se sapevano di essere odiati
da tutti, mi hanno portato comunque qui, da mia mamma. Non hanno
avuto paura a entrare al nostro villaggio, e tutto questo per me.
Hanno deciso di aiutarci nel lavoro, nello studio, di insegnare a me
e a Sakura le cose che ancora non conoscevamo della natura. Hanno
parlato con papà, anche se lui all'inizio non li sopportava;
hanno avuto pazienza, e non so se io sarei stato capace di farlo. E
adesso mi volete dire che non possono restare qui con noi, anche se
non hanno mai fatto niente di male?!» Tremava pronunciando
queste parole.
Itachi
si abbassò ad abbracciarlo, sussurrandogli che andava tutto
bene, che era tutto a posto: se la gente avesse voluto capire, lo
avrebbe fatto.
Mebuki
si fece avanti, accompagnata dalla piccola Sakura.
«Io
rispetto la scelta di Minato e Kushina, ho avuto modo di avere a che
fare con loro pacificamente. Sono spigliati, innocui, intelligenti.
Rispettano le nostre tradizioni, e non hanno mai mancato di rispetto
a me e a mia figlia.»
Il
gruppo di piccoli che fino a poco prima si stava divertendo e stava
giocando accanto al torrente, si parò dinanzi a Danzo e agli
anziani.
«Noi
vogliamo ancora giocare con loro, vero ragazzi?» La risposta
entusiasta di una decina di forsennati si levò fino al cielo.
Una buona parte dei presenti si stava muovendo in direzione del
dibattito, affiancando il gruppetto messo sotto osservazione dalle
dure leggi del quieto vivere delle Kitsune, create dallo stesso capo
villaggio. Lo sguardo assottigliato dell'uomo si posò su
Fugaku, che fino a quel momento era rimasto in disparte senza
proferire nulla; fece cenno alla folla animata, prima di prendere a
parlare.
«Signor
Ōkami,
immagino tutto ciò fosse presente nei suoi piani. Una mossa
ben studiata la sua, lo ammetto. Nessuno avrebbe dato credito a tutto
ciò, se non fossero state presenti le alte cariche del nostro
paese, giusto?»
Kushina
comprese solamente in quel momento che lui aveva portato il Consiglio
ad affrontare a viso aperto la situazione, così da smuovere le
coscienze di chiunque fosse stato presente. Il lupo aveva avuto piena
fede in Naruto e nella famiglia, era stato consapevole fin
dall'inizio che ce l'avrebbero fatta. Raggiunse i figli con passo
pacato e un'espressione soddisfatta dipinta in volto, ottenendo da
Minato uno sguardo fiero e un cenno di riconoscenza. I due si
strinsero fieri, dissipando ogni timore e cancellando ogni dubbio.
«E
sia. Nel caso accada qualsiasi cosa, conto nelle sue parole, Fugaku.
Come pattuito, nell'eventualità di problemi legati alla
convivenza tra Kitsune e Ōkami,
lei dovrà abbandonare immediatamente
questo luogo, senza farvi più ritorno. Detto questo, auguro un
buon proseguimento ad ognuno di voi.»
Il
lupo aveva dato se stesso come garanzia per la buona riuscita di
quella questione estremamente delicata: lo aveva fatto con
tranquillità, appoggiando completamente quella speranza, fino
a vederla esprimersi davanti ai propri occhi.
Avevano
vinto, c'erano riusciti. Due piccoli cuori erano stati davvero in
grado di cambiare le cose, nel modo migliore, abbandonando le paure,
la diffidenza della gente, l'odio incondizionato ed insensato. Non
era stato facile, non lo sarebbe stato comunque: non tutti avevano
ancora abbracciato la causa portata avanti con così tanta
convinzione. Accantonare gli errori passati, guardando con serenità
al futuro, avrebbe richiesto uno sforzo notevole, e soprattutto il
tempo per poterlo attuare. Kushina certo non avrebbe preteso un
miglioramento drastico da un momento all'altro, ma la prima pietra
era stata già poggiata, e molte altre accanto ad essa.
Epilogo
«Sasuke,
ci sei?»
«Che
palle, arrivo!»
Il
biondo attendeva spazientito al di fuori della porta d'ingresso: la
sinuosa coda arancio dalla punta bianca come il latte si muoveva a
scatti, mentre un orecchio teso a captare ogni singolo rumore si
stava spostando in ogni direzione. Possibile ci mettesse così
tanto? Un lupo alto, sulla ventina, dai tratti marcati e lo
sguardo fiero, uscì dalla propria abitazione, affiancando il
petulante amico che non se ne stava mai zitto.
La
volpe non stava più nella pelle: mancava davvero poco ormai.
«Sakura ci sta aspettando qui fuori.»
«Dobbiamo
proprio portarcela dietro?» Quelle parole risultarono non
proprio bonarie, ma furono accompagnate da un sincero sorriso.
«Secondo
te avremmo dovuto lasciarla a casa?»
Il
giovane diede una pacca sulla nuca all'altro, prima di rifilargli un
"sei il solito idiota" con convinzione.
La
ragazza attenta li raggiunse poco dopo, affiancando Naruto.
Muovendosi
per la via principale, i tre venivano fermati dai passanti: la
notizia dell'imminente partenza di Naruto per il mondo degli umani
s'era diffusa in breve a macchia d'olio. Raggiunsero una bottega,
entrando con disinvoltura.
«Buongiorno,
ditemi pur... Sasuke, ragazzi, ciao!»
Il
proprietario del negozietto li raggiunse, salutandoli con affetto.
«Itachi!
Siamo passati perché avrei bisogno di un paio di cose.»
Naruto osservava incuriosito le merci in esposizione tra gli
scaffali, scegliendo ciò che riteneva più importante.
«Sakura,
ti vedo in splendida forma. Partirai anche tu?»
«No,
no, sono qui solo per accompagnare questi due zucconi.» Era
arrossita nel rispondere all'amico di lunga data, e con una scusa
s'era mossa verso l'angolo più lontano.
Sasuke
scambiò qualche informazione con il parente.
Una
buona mezz'ora dopo, i tre uscirono carichi di borse: s'erano
riforniti di necessità d'ogni tipo.
Passarono
oltre, raggiungendo la porta accanto, trovando alla cassa Kushina.
Salutarono con educazione, ordinando un paio di articoli dal retro
bancone.
«Stavolta
ti sei superata mamma, queste giacche e queste borse sono perfette.
Io scelgo questa.»
La
donna li osservò sorridendo, prendendo la parola con
nostalgia.
«Sapete
ragazzi, non siete cambiati per niente rispetto a quando eravate solo
dei bambini. Siete rimasti come eravate, e questo non può che
rendermi davvero felice!»
Il
figlio arrossì vistosamente, e gli amici risero di quella
reazione così spontanea, assolutamente tipica. Uscirono,
augurando buon lavoro a colei che tanto aveva fatto per loro.
Si
stava facendo sera: un nuovo autunno, come tutti gli anni, aveva reso
tiepido e piacevole quel tramonto. Gli alberi tinti di rosso e di un
giallo vibrante, muovevano le proprie fronde ad un leggero alito di
vento.
Sakura
salutò gli amici, dirigendosi verso casa. Naruto e Sasuke
continuarono a camminare lentamente, osservandosi attorno; il biondo
si perdeva in quei colori meravigliosi, in quelle sensazioni che lo
rendevano confuso e felice nello stesso momento. Era parecchio tempo
che dentro di sé teneva nascosta una richiesta specifica, un
pensiero nato all'età di 10 anni e rimasto sepolto nella parte
più profonda della sua mente. Se ne stava vergognando. Perché
non era ancora riuscito a trovare il coraggio di poter esternare quel
pensiero? L'Ōkami,
accortosi dello strano stato d'animo della volpe, si fermò
poggiando i bagagli ingombranti. I due, senza dare troppo peso al
percorso seguito, avevano raggiunto le rive del Midoriiro no Mizūmi,
proprio come facevano da piccoli. Nonostante la decina d'anni
trascorsa dal loro primo incontro davanti a quel meraviglioso
specchio verde smeraldo, ben poco era cambiato: le sponde sempre le
stesse, il tappeto di foglie che scricchiolava sotto ai loro piedi.
Persino la pietra dove sedevano condividendo la merenda.
«Guarda,
è ancora lì, incredibile...» Naruto si avvicinò
al grande sasso, che in quel momento non sembrava poi così
spazioso come lo era stato. Lo raggiunse saltandoci sopra a piedi
uniti, sorridendo.
«Vedi
di cadere di nuovo lì dentro.» L'acidità ironica
di Sasuke lasciò il posto ad una risata condivisa.
«Anche
se così fosse, so che saresti qui a salvarmi ancora una
volta.»
«Sicuro?
Io non sfiderei la sorte.»
Risero
nuovamente, fino a conquistare un nuovo silenzio: con una punta di
insicurezza, la volpe si voltò verso il lupo, incatenando il
suo sguardo. In cuor suo sentiva che era giunto il momento di dar
voce a ciò che sentiva. Inspirò, riempiendo i polmoni
di aria fresca.
«È
passato tanto tempo da quando ci siamo conosciuti. Ricordi? Giocavamo
qui tutti i giorni, prima che cominciaste a venire a casa mia. Ci
raccontavamo di tutto, ci prendevamo in giro, giocavamo e litigavamo
spesso. Abbiamo affrontato una grandissima sfida, vincendo la paura,
l'indifferenza della gente, l'odio nei tuoi confronti. Siamo riusciti
ad integrarci perfettamente nel mondo che ci circonda: ora Itachi
gestisce una bottega assieme a mia madre, e tutto il villaggio
riconosce la sua bravura in ciò che fa. Io e te, beh,
insomma...»
Sasuke
sorrise scuotendo il capo: «Non sei cambiato di una virgola,
eh? Riesci a parlare di tutto, in ogni occasione e persino con la
bocca piena, ma non sei in grado di esprimere quello che senti
veramente.» Si avvicinò, salendo su quel masso,
abbracciando l'amico e stringendolo con delicatezza.
La
volpe rimase completamente spiazzata: istintivamente, lo strinse fino
quasi a togliergli il respiro.
«Sono
felice di essere venuto qui quel giorno, felice di aver lottato per
averti qui al villaggio, con noi...» prese fiato, conscio che
quelle parole avrebbero potuto cambiare tutto. «Sono felice che
tu stia qui con me.»
I
loro sguardi si incontrarono, lì dove le parole ormai erano
inutili.
«Insieme.»
«Cosa?»
Sasuke
sbuffò irritato: «Visto che avevi programmato di
partire, andiamo insieme a conoscere il mondo degli umani.»
Naruto
gli sfiorò le labbra con un bacio rapido e goffo. Rise
ancora, sentendo scoppiare in petto una felicità che non
credeva neppure essere in grado di provare.
«Ovvio,
pensavi davvero di liberarti di me così facilmente?»
«E
come potrei, sei dappertutto, tanuki.»
«Ricominci,
cane? Dopo tutto questo tempo?»
Le
loro risate si levarono alte in quell'autunno così sereno, con
la consapevolezza di essere riusciti, nel loro piccolo, ad aver
cambiato davvero le regole del loro mondo.
FINE
Eccomi
qui, alla conclusione di questo progetto che ha richiesto parecchio
lavoro e molta moooolta pazienza: un mese di studi, di tentativi,
ambientazioni e caratterizzazioni di personaggi di una fascia d'età
tra i 10 e i 15 anni, che dovevano scontrarsi inevitabilmente con il
mondo dei grandi. In questa storia ho toccato temi molto
importanti, a tratti crudi, ma di grande attualità. Una storia
con una morale? Certo che sì, e volevo che questa mia minilong
lasciasse un bel messaggio a chiunque abbia avuto un minimo di tempo
da dedicarle.
Ho
coinvolto personaggi su cui non avevo mai scritto prima, e la cosa è
stata un'ulteriore sfida che mi ha messa a dura prova. Eppure, sono
soddisfatta, veramente: contenta del risultato, ed è uscita
esattamente come volevo, nonostante il pensiero di non riuscire a
concluderla nelle tempistiche, o di cadere nel banale.
Ringrazio
di cuore il gruppo Boys Love –
Fanfic & Fanart's World, e le
mie carissime dolcezze BlueRoar,
Mahlerlucia
e Miryel e
tutte le persone che hanno aderito a questo progetto, che si sono
impegnate a fondo per portare a termine un'altra sfida.
Grazie
a tutti gli iscritti al gruppo, partecipi e presenti, curiosi ed
attivissimi, siete fantastici! Un grazie anche a tutti voi che vi
siete fermati, avete letto e recensito, e anche a chi non ha lasciato
detto nulla però è comunque arrivato alla fine.
Alla
prossima, con affetto -Stefy- :3
|