Beardo vs Ella

di Costulo
(/viewuser.php?uid=1081557)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


-Mamma, ho ansia.-
-Va tutto bene, amore. Rilassati, è solo una festa.-
Ella era in ansia. Quella stessa sera, alla villa dei suoi genitori, si sarebbe tenuta una festa tra i principali politici del partito di suo padre. Ella sentiva l’importanza che tutto andasse per il verso giusto. Il padre gli aveva detto che se avesse fatto una buona impressione ai maggiori esponenti, ci sarebbe voluto poco affinché l’onore e l’onere di Segretario spettasse a lei.
Ella si guardò allo specchio. Il vestito, confezionato quella mattina stessa dalla sarta, le stava d’incanto, ma la ragazza si sentiva fortemente a disagio. Si sentiva molto una bomboniera di quelle che si dava ai battesimi o ai matrimoni. Si sentiva assolutamente inadeguata al contesto e si vedeva deforme allo specchio, sentendosi l’essere più ignobile della galassia.
La madre si era accorta del turbamento, tanto che con un gesto congedò le signore di servizio e si avvicinò alla figlia, stringendola dolcemente sulle spalle.
-Amore, capisco il tuo stress. Ti senti assolutamente inadeguata, ma non pensare all’importanza dell’evento. E’ solo una festa come tutte le altre. Sei bellissima come sempre e il vestito sembra essere cucito su di te. Goditi il momento, non farti troppi castelli mentali.-

Tuttavia Ella non la stava a sentire: il suo pensiero era ancora sulla faccia ed ora su quelle lentiggini, quasi impercettibili, che tuttavia le davano molto fastidio. La madre, non sentendo una reazione della ragazza, iniziò a chiamarla più e più volte.
-Ella? Ella? Ella, mi senti?-

-Ella? Ella? Ella? Sono le sette.-
Ella si svegliò molto confusa. Davanti a lei Dakota si ergeva in piedi arzilla, in uniforme, con la faccia di fronte a quella della principessa. Si mise in posizione seduta, con gli occhi ancora impastati dal sonno, mentre Dakota si diresse verso le finestre, aprì le persiane e spalancò le finestre, costringendo Ella a coprirsi la faccia.
-Dakota!- urlò, per manifestare il suo fastidio.
-E’ ora di svegliarsi, principessa. Sono le sette. Alle dieci ha l’appuntamento con gli investitori.-
-Uh? Cosa?- Ella si riprese di colpo dal intontimento – Merda, sono le sette.- Ella si mise in piedi e andò a prendere Dakota per il bavero dell’uniforme, mandandola schiena al muro. – Qual è il motivo per cui non dovrei mandarti in un gulag?-
-Forse per il fatto che non abbiamo gulag?- rispose cercando di essere il più innocente Dakota.
-E allora spiegami un buon motivo per cui non dovresti essere ammazzata di botte?-
-Perché sono le sette.-
Ella sospirò, poi mollò Dakota e si diresse verso il bagno privato.

La suprema si diresse al lavabo, si lavò la faccia cercando di trovare nell’acqua il vigore necessario per affrontare quella giornata impegnata. Poi Ella si guardò allo specchio, posto proprio sopra il lavabo appoggiato al muro. Si guardava intensamente, rivolgendo l’attenzione a quelle occhiaie, sempre più marcate, e alla sua fronte, che presentava già i primi raggrinzimenti.

La principessa sospirò. Si sentiva ogni giorno sempre più stanca, come se la madame che prende tutti da lì a poco sarebbe venuta a prenderla. Alla fine si diede due schiaffetti in faccia come per motivarsi, poi aprì il cassetto e prese l’eyeliner. Era tempo di mettersi al lavoro.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3804792