I'm not a superhero, it's you. You've always been my superhero. di Voglioungufo (/viewuser.php?uid=371823)
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III
Naruto
era
disteso sul letto a giocare con la Play Station, aveva lo sguardo
concentrato
sul gioco, in più teneva la musica accesa alta,
perciò non lo sentì subito:
qualcuno stava picchiettando alla sua finestra. Appena se ne accorse
divenne
curioso, considerando che occupava con suo zio il quarto piano
dell’edificio.
Perplesso
si alzò dal letto, andò alla finestra e
tirò su le persiane. Quasi gli prese un
colpo quando vide Mille Falchi al di là del vetro.
Cosa…?
Aprì
la
finestra, l’aria fresca della notte lo colpì al
viso e un leggero vento gli
scompigliò i capelli.
“Ehi”
gli
fece l’eroe. “Finalmente.”
Era in
equilibrio sul balconcino, acquattato come un felino, la tuta nera lo
faceva
mimetizzare con il cielo notturno alle sue spalle. Naruto era troppo
sorpreso e
non sapeva nemmeno cosa dire.
“Che
cosa
ci fai qui?”
Doveva
farlo entrare o no? Si sentiva ridicolo per la felicità che
aveva provato nel
vederlo; nonostante nell’ultimo incontro l’altro
fosse stato fin troppo chiaro
su cosa pensasse dei suoi sentimenti, lui non era riuscito per nulla ad
abbandonarli e in quel momento il suo stomaco stava facendo le capriole.
Mille
Falchi si mosse nervoso sul balconcino in ferro.
“Ho
ripensato al nostro ultimo incontro” ammise.
Naruto
rimase in silenzio, si impose di non leggere nessun senso ambiguo in
quelle
parole, di non lasciarsi illudere. La sua coscienza aveva la voce di
Sasuke e
gli diceva di restare con i piedi per terra.
“Sì,
scusami di essere stato così impulsivo”
balbettò. “Non dovevo dire quelle cose.”
“No”,
lo
contraddisse, “sono io a dovermi scusare, sono stato
insensibile e ti ho
ferito, mi dispiace”.
“Ma
avevi
ragione” abbozzò un sorriso. “Sei carino
a venire fin qui solo per scusarti.”
“Non
sono
qui solo per scusarmi” gli rivelò, la sua voce
sembrava nervosa, quasi fosse in
imbarazzo.
Naruto
lo
guardò imbambolato, ormai si era lasciato andate alla
speranza.
Mille
Falchi si picchiettò il becco.
“Toglimelo.”
“Cosa?”
ora
era confuso.
“Sono
in
equilibrio, non posso farlo da solo” spiegò.
“Mi sbilancerei e cadrei giù.”
Non
spiegava tutto, ma lo accontentò. Si protese in avanti e
portò le mani alla sua
nuca, cercò l’aggancio alla cieca, lo sguardo
ipnotizzato sulla maschera. Così
vicino riusciva a intravedere gli occhi, sembravano scuri, dalla forma
a mandorla.
Un click lo informò di essere riuscito nel suo intento,
perciò afferrò
saldamente la maschera perché non cadesse e la mise al
sicuro. Era più leggera
di quanto pensasse.
Incapace
di
resistere alla curiosità, tornò a rivolgere lo
sguardo al suo volto per vedere
quale fosse la forma della parte inferiore del viso: era
particolarmente
affilata, con la pelle chiara, il naso dritto e le labbra sottili. Le
fissò
deglutendo, aveva la gola secca e stava sudando tantissimo.
“Allora?”
domandò a bassa voce Mille Falchi. “Non mi
baci?”
Si
costrinse ad alzare lo sguardo dalla sua bocca, per fissarlo negli
occhi. La
maschera ne disegnava il contorno rendendoli sottili e allungati come
quelli un
gatto.
“Non
sono
così maleducato da fare qualcosa del genere senza
permesso” disse deciso, anche
se aveva il volto in fiamme. Sentiva il suo fiato infrangersi sul viso,
era
caldo e piacevole.
“Ma
io te
lo sto chiedendo” lo informò.
Naruto
spalancò la bocca sorpreso, la mente in cortocircuito,
perciò fu Mille Falchi a
protendere il viso verso il suo. Fece combaciare le loro labbra,
socchiudendole
appena per invitarlo a ricambiare. Non che ce ne fosse bisogno,
perché reagì
prontamente, lo fece quasi con troppo entusiasmo. Per entrambi era il
primo
bacio, perciò si mossero un po’ alla cieca, ma non
importava, era perfetto
così.
Mille
Falchi lo afferrò saldamente per una spalla, poi con la
solita scossa li
teletrasportò entrambi. Naruto si ritrovò disteso
sul proprio letto, senza
fiato e con l’eroe su di sé che gli leccava il
labbro inferiore. La
realizzazione dell’intera situazione lo fece ansimare e nel
farlo aprì ancora
di più la bocca. Il bacio si approfondì, caotico
per la loro inesperienza, ma
sempre più bagnato e irresistibile. Naruto aveva iniziato ad
eccitarsi già quando
le loro labbra si erano incontrare, ma ora nel sentire il corpo di
Mille Falchi
premuto su di sé e le mani nei suoi capelli era
completamente duro.
Quando
si
staccarono erano rimasti entrambi senza fiato. Naruto aveva artigliato
le mani
al suo didietro e sentire quelle forme rotonde e dure sotto i palmi gli
mandava
continue scosse elettriche all’inguine.
“Credevo
non avessi tempo per queste cose” inciampò con il
respiro incredulo.
Mille
Falchi non rispose, affondò solo il viso sotto al suo collo
strofinando il naso
sulla pelle morbida. Fece scontrare i loro bacini e Naruto credette di
morire
quando sentì che, sotto la tuta attillata, anche il
vigilante era eccitato.
Per me. Oddio,
ci siamo baciati. Si è eccitato per me.
Cominciò
a
temere che quello fosse solo uno dei suoi sogni. Titubante
portò le mani sul
suo volto, sfiorando con le dita il bordo della maschera,
provò a sollevarla
per scoprire il resto del viso e poterlo finalmente vedere, ma Mille
Falchi lo
bloccò subito. Gli afferrò con forza i polsi
bloccando il suo movimento.
“No”
ordinò
deciso. “Questo no.”
Gli
sembrò
di sentire il proprio cuore precipitare nello stomaco.
“Ma…”
“Io
voglio
questo con te” lo interruppe, si passò la lingua
lungo le labbra lucide di
saliva “Ma ci devono essere delle condizioni. Non posso
rivelarti chi sono.”
“Perché
no?” protestò.
“È
meglio
così” tagliò corto.
“È più sicuro per entrambi.”
S’imbronciò.
“Voglio sapere chi sei, non lo dirò a nessuno, lo
giuro!”
Gli
prese
la mano e gli baciò l’interno del polso, quel
gesto lo fece arrossire.
“Lo
so, sei
troppo onesto per farlo” disse. “Ma deve fidarti di
me. Puoi farlo?”
La voce
di
Mille Falchi era dura e profonda, un po’ come quella di
Sasuke, ma non era
secca e tagliante come la sua, era cadenzata e soppesava con lentezza
ogni
parola. Era sexy.
Voleva
protestare, ma era troppo incantato e… be’, il
sangue non stava più affluendo
al cervello da un pezzo, concentrato tutto sull’inguine.
“Va
bene”
acconsentì con un sospiro sconfitto, ma poi pretese subito
dopo un altro bacio.
Aveva preso più confidenza con quei movimenti della bocca e
decise di essere
più lento, per gustarselo meglio. Mille Falchi si
adeguò a quel ritmo e si
strusciò sul suo corpo, facendolo impazzire.
Tornò ad appoggiare le mani sul
suo sedere e lo palpeggiò con gusto, si adattava
perfettamente ai suoi palmi.
Queste sono le
soddisfazioni della vita.
Mille
Falchi spostò le labbra dalla sua bocca e gli
baciò la mascella, scese poi a
leccare il collo, mordendo piano la pelle delicata. Naruto
respirò
pesantemente, gli faceva male l’erezione costretta nei
pantaloni.
Cominciò
a
chiedersi fino a dove fosse disposto a spingersi il supereroe,
perché in quel
momento la sua razionalità era andata a farsi benedire e
voleva fare tutto.
Sussultò
quando Mille Falchi tirò il colletto della sua maglia del
pigiama, scoprendo la
clavicola abbronzata e baciandola. Ma usò troppa forza nel
tirarlo e il suono
di una lacerazione accompagnò il momento in cui la
strappò fino all’ombelico.
Naruto
sussultò un attimo spaventato, mentre Mille Falchi si
lanciò all’indietro, sul
bordo del letto.
“Io…
mi
dispiace” si scusò preoccupato.
Il
ragazzo
guardò il proprio pigiama distrutto, la pelle del bacino
esposta.
“Non
importa” rise, perché nonostante tutto era
divertito da quell’impazienza, era
la stessa che agitava anche lui.
L’eroe
non
sembrava convinto, lo guardava amareggiato e dispiaciuto, come se
avesse fatto
un errore madornale.
“Solitamente
mi controllo meglio” precisò. “Ho perso
un attimo la testa.”
Quella
confessione lo lusingò. “Dai non è
successo niente. È solo un vecchio pigiama”
ridacchiò, colto da un pensiero. “Meno male che mi
sono cambiato, se avessi
rotto la maglia di Sasuke non mi avrebbe mai perdonato.”
Mille
Falchi s’irrigidì e le sue labbra presero una
piega strana.
“Ehm,
chi?”
domandò.
Lo
sguardo
azzurro si illuminò. “Sasuke, è il mio
migliore amico. Be’, anche l’unico in
verità, ma non è questo il punto. Ogni volta che
non gli restituisco qualcosa
si incazza, però a parte il suo carattere scorbutico
è fantastico. Gli voglio
davvero molto bene”.
Rimase
senza parole a sentire quelle parole. Naruto lo considerava fantastico,
nonostante gli ripetesse di essere un codardo, in
realtà… davvero faceva quello
sguardo quando parlava di lui? Sentì la vertigine
aggredirgli lo stomaco, come se
si stessero baciando ancora.
“Senti,
so
che sicuramente questo sarà un segreto… ma posso
dirlo a Sasuke?” lo distrasse.
“Lo manterrà anche lui, non mi ha mai tradito.
Potrei pure presentartelo,
secondo me andreste d’accordo.”
Quella
conversazione stava toccando tasti pericolosi, perciò decise
di chiuderla. Gli
tornò vicino, sistemandosi fra le sue gambe aperte,
appoggiò la mano sul suo
stomaco piatto, nonostante conservasse ancora un po’ di
morbidezza, e lo
ributtò disteso.
“Vuoi
davvero parlare di un altro ragazzo o continuare?”
domandò a voce bassa.
A Naruto
venne la pelle d’oca. “Sei geloso?”
“No”
negò
impassibile “Ma ho un ragazzo bellissimo davanti e vorrei
approfittarmene”.
Riuscì
nel
suo intento, Naruto si ammutolì, mentre la sua faccia
raggiunse ogni gradazione
di rosso possibile.
“Naruto,
non devi dirlo a nessuno. Nessuno, capito? È una cosa seria,
potresti mettere
in pericolo te stesso, potrebbero usarti per arrivare a me, per
ricattarmi”.
“Non
sono
uno sprovveduto, so prendermi cura di me”
s’indignò “Non preoccuparti, posso
cavarmela”.
“Lo
spero
per te, sarebbe una seccatura doverti salvare di nuovo”.
“Senti,
ma…. Nemmeno a Sasuke posso dirlo quindi?”
domandò in un broncio “Il fatto è
che con lui non ho segreti, non so se ne sarei in grado”.
Si
chiese
quale fosse la risposta giusta e meno sospetta, ma alla fine
scrollò le spalle.
“Se ti fidi di lui…”
“Tantissimo.”
“Allora
va
bene. Ma davvero, non tradirmi.”
“Per
chi mi
hai preso?” s’indignò. “Non lo
farei mai!”
Gli
baciò
il solco fra le sopracciglia contratte.
“Continuiamo?”
Naruto
allacciò le braccia attorno al suo collo e se lo
tirò contro, annuì felice, ma
poi fece un’espressione leggermente esitante.
“Posso
spogliarti?”
Si
sentì
riluttante ad accettare. “Il mio corpo… ha dei
difetti.”
Quella
risposta lo lasciò perplesso. “Dei difetti,
tu?” eppure quello che lasciava
intravedere la tuta era a dir poco perfetto.
“Ecco…
non
mi va di mostrarteli” mormorò.
“Te
l’ho
già detto, non c’è niente di te che
potrebbe deludermi” ripeté deciso
l’altro,
fece scivolare le mani lungo tutta la sua schiena, poi le
spostò in avanti,
strofinando il pollice sul gonfiore dell’erezione.
“E
poi, se
sei vestito, come posso rimediare qui?”
Mille
Falchi doveva essere arrossito, perché intravide il rossore
sbucare da sotto la
maschera. Ma quella argomentazione parve convincerlo.
“Ti
prego,
non farmi domande in merito.”
Scese dal letto e
cominciò ad armeggiare con
il costume fino a sfilarlo. Era di una stoffa sottilissima, che
scivolò a terra
silenziosa, sembrava acqua.
Naruto
capì
subito quali fossero i difetti che intendeva: il corpo era pallido,
slanciato, atletico
anche se non particolarmente muscoloso. Ma a deturpare quella pelle
tesa era un
reticolo di cicatrici rosate, ormai vecchie e guarite. La parte
agghiacciante
era che sembravano seguire un disegno preciso, non erano fatte a caso,
ma come
se fossero state fatte con un bisturi per cercare qualcosa che stava
sotto la
pelle. Non riuscì a non inorridire davanti a quella visione,
il cuore stretto
in una morsa.
Si
alzò dal
letto e allungò un braccio a seguirne una sotto lo sterno,
era appena in
rilievo rispetto al resto della pelle ma liscia.
“Cosa…”
“Niente
domande” gli ricordò afferrandogli la mano.
“Ma…”
“Te
ne
parlerò”, forse,
“ma non adesso”.
Naruto
era
scosso, aveva mille domande e visioni in testa, si chiese come se le
fosse
procurate, se c’entrassero con i suoi poteri o se fossero il
ricordo di un
qualche criminale. Ma Mille Falchi sembrava davvero riluttante a
parlarne,
probabilmente anche se cicatrizzate quelle ferite dovevano fare ancora
male;
perciò non insistette.
“La
maschera…?” sbatté le ciglia.
“Resta”
decretò.
Sbuffò,
ci
aveva provato, ma non insistette. Poteva farselo bastare per ora, ma in
futuro
ci avrebbe provato ancora a convincerlo.
Gli
sfiorò
le labbra in modo casto. “Io sono ancora vestito”
gli ricordò innocente.
Gli
afferrò
il bordo dei pantaloni, accarezzando la linea di pelle un poco
arrossata
dall’elastico.
“Rimediamo
subito, allora”.
**
Il
giorno
successivo, quando Sasuke e Naruto si trovarono per andare a scuola,
quest’ultimo era distratto e aveva uno sguardo sognante.
Sasuke rimase in
silenzio e non chiese niente, aspettando che fosse l’amico a
parlarne e
abbastanza curioso di sapere la sua versione di quella notte.
Per lui
era
stata semplicemente meravigliosa.
Non
erano
andati fino in fondo, però avevano fatto altro. Dovette
mordersi la guancia per
non mettersi anche lui a sorridere come un cretino.
“Ho
fatto
un pompino a Mille Falchi.”
Eh già.
Sussultò,
accorgendosi che Naruto aveva effettivamente parlato e che lui in
teoria non
doveva sapere niente.
“Cosa?”
domandò, cercò di imitare il tono che faceva
quando credeva che l’amico avesse
sbattuto la testa da qualche parte.
Certo
che
tra tutti i modi in cui poteva introdurre
l’argomento…
Naruto
era
rosso fino alla radice dei capelli e teneva lo sguardo puntato sul
marciapiede,
il suo imbarazzo era palpabile, così come la sua
felicità.
“Hai
sentito bene, bastardo.”
“Intendi
che lo hai sognato? Perché non mi interessano i dettagli,
che schifo. Tieniteli
per te i tuoi sogni da arrapato.”
In
realtà
aveva fatto tutt’altro che schifo, anche se a un certo punto
lo aveva morso. Ma
era una cosa che sarebbe migliorata con la pratica e lui era
decisamente
portato per quel lavoro di bocca.
Naruto
lo
colpì con una spallata.
“Sei
un
cretino” lo insultò, ma aveva il sorriso
più bello e spensierato che gli avesse
visto. “No, dico il vero Mille Falchi. Ieri notte…
è venuto in camera mia.”
E gli
raccontò tutto il resto, abbassando la voce ogni volta che
qualcuno si
avvicinava. Non era poi così sprovveduto alla fine.
Sasuke
lo
guardò scettico e sorpreso, anche se a dirla tutta era
davvero compiaciuto di
aver fatto un’impressione così bella a Naruto. Ne
era sollevato, perché per la
maggior parte del tempo si era sentito impacciato e aveva agito
d’istinto, non
molto certo di ciò che stava facendo.
“Secondo
te, Mille Falchi ha già fatto sesso?”
Spalancò
gli occhi colto di sorpresa. “Ma che razza di domanda
fai?” bofonchiò
imbarazzato.
Comunque
la
risposta era no.
Naruto
fece
spallucce. “Visto cosa abbiamo fatto ieri sera è
probabile che noi… eheheh”
ridacchiò con l’espressione di chi è
già partito per la luna.
“Secondo
me
corri troppo.”
Non
correva
affatto troppo, già non sapeva per quale miracolo divino si
fosse trattenuto la
sera prima dall’andare oltre. Forse l’ansia, del
resto era qualcosa di cui
conosceva solo la teoria, la pratica era tutt’altro
Naruto
lo
ignorò, sembrava pensieroso e un po’
giù di morale. “Secondo me ha già fatto
sesso. Ovviamente. È un eroe, avrà una fila di
persone disposte a fare sesso
con lui.”
“Mah,
non
saprei” replicò, spaventato che cominciasse a
considerarlo un esperto a livello
sessuale e si facesse troppe aspettative. “È
probabile che non abbia tempo per
queste cose, secondo me è vergine”
buttò lì.
Ma
Naruto
ormai si era impuntato. “No, è impossibile, non
è mica uno sfigato come noi. E
poi ieri sera era troppo sicuro e bravo per essere stata la sua prima
volta.
Cioè, era proprio… wow.”
Cercò
di
non compiacersi troppo e di mantenere l’espressione
distaccata.
“Bah,
come
vuoi tu.”
“Secondo
te
Mille Falchi è un top o
un bottom?”
Si
fermò in
mezzo al marciapiede, la faccia in fiamme. “Ma
che… la smetti con queste
domande?” sbottò.
“No,
è
importante!” protestò. “Devo capire come
comportarmi, insomma… e se vogliamo
fare tutti e due la stessa parte?”
“Non
voglio
parlarne.”
Lo
afferrò
per il braccio spiaccicandoglisi addosso. “No, dai, ti prego,
non c’è nessun
altro a cui posso dirlo! E io devo capire, non voglio fare disastri,
sembrare
un imbranato…”
“Tu
sei un
imbranato” lo corresse, ma l’altro non lo
ascoltò minimamente.
“Sasuke,
io
tutto quello che so sul sesso lo so per i porno e tra maschi le cose
sono
diverse che tra uomo e donna, no? Voglio dire, uno dei due
dovrà pure prenderlo…”
Avrebbe
voluto mandarlo al diavolo, ma le preoccupazioni dell’amico
fecero andare anche
lui in paranoia. Non ci aveva pensato a quell’incombenza.
“Tu,
ehm…
tu cosa preferisci? Passivo o attivo?” gli domandò
nell’imbarazzo totale.
“È
questo
il punto: non lo so!” si disperò.
“Insomma, la parte passiva è quella che fa
più male in teoria, però dover reggere la
situazione… io non so come si faccia
sesso. E se non lo preparassi abbastanza? Se gli facessi
male?”
“Allora
lascia a lui quel ruolo” borbottò arginando
l’ansia da prestazione che cominciò
già a sentire.
“Ma
fa male
prenderlo in culo!”
Lo disse
così forte che una vecchietta, intenta a portare il cane a
passeggio dall’altra
parte della strada, si voltò a guardarli con aria
scandalizzata.
“Non
gridare” mormorò sul punto di uccidersi per
l’imbarazzo.
“Non
voglio
che mi faccia male, tu non hai visto quanto è grosso, non
può entrare lì
dentro. È una parte delicata, e se poi non riesco
più a fare bene la cacca?”
Si morse
la
lingua soddisfatto per l’implicito apprezzamento sulle sue
dimensioni.
“E
allora
fai l’attivo, santo cielo.”
“E
se vuole
farlo lui?”
Sbuffò.
“Chiediglielo, magari te lo lascia fare.”
In
realtà
l’idea non lo entusiasmava tanto, Naruto aveva la delicatezza
di un elefante.
“Ma
se
faccio un disastro?” domandò infatti
l’amico in crisi. “Se mi rendo ridicolo?
Se non lo faccio venire? Se vengo prima io? Oddio, se vengo prima io
dopo come
facciamo?”
Ormai
erano
quasi arrivati davanti alla scuola e lui voleva che la smettesse di
parlare di
quella faccenda.
“Magari
sono le stesse domande che si sta facendo lui”
provò a consolarlo.
Naruto
si
guardò le scarpe. “Lui è sempre
così perfetto, è un eroe…”
“Questo
non
significa che non abbia dubbi” doveva assolutamente abbassare
le sue
aspettative, non sarebbe mai riuscito a reggerle. “Sotto la
maschera è un
ragazzo come te, scommetto che ha le tue stesse
preoccupazioni”.
Le ha, adesso per colpa tua le ha.
Ricevette
un’occhiata mogia e poi, prima che potesse evitarlo,
l’altro ragazzo gli franò
addosso in un abbraccio inaspettato.
“Oi”
domandò sentendo le ossa scricchiolare per la presa troppo
forte, ma finse
solamente di allontanarlo, in realtà adorava quando lo
abbracciava.
“Grazie,
Sasuke! Se non ci fossi tu… sono così felice di
essere tuo amico, non immagini
quanto ti voglia bene. Grazie per esserci sempre per me.”
“Ehm,
sì,
anche io” borbottò, gli diede qualche pacca sulla
spalla nella speranza che fosse
sufficiente. Non sapeva mai come reagire a quelle dichiarazioni, da un
lato gli
scaldavano il cuore, dall’altro lo facevano sentire frustrato
perché non voleva
essere solo suo amico.
Finalmente
Naruto lo lasciò andare e fece un passo indietro, sembrava
imbarazzato. Strano,
era solito lanciarsi in certi gesti d’affetto.
“Dopo
scuola potresti accompagnarmi a comprare del lubrificante?”
domandò grattandosi
la guancia.
Arrossì
ferocemente. Lo superò deciso a ignorare quella domanda.
“Andiamo
in
classe.”
“È
un sì?”
“Non
voglio
parlarne.”
“Ma
Sasuke…
Sasuke! Aspettami almeno, bastardo!”
**
Alla
fine
lo aveva accompagnato a comprarlo, sia il lubrificante che un pacco di
preservativi. Aveva dovuto anche accompagnarlo davanti alla cassa
perché si
vergognava ad andare da solo, adesso il farmacista credeva che fossero
una
coppia.
Be’,
non che abbia tutti i torti.
Ma,
nonostante fossero passati un po’ di giorni dalla compera,
non avevano ancora
fatto nulla di concreto. Sasuke aspettava che fosse Naruto a prendere
in mano
la situazione, Naruto aspettava che fosse Mille Falchi,
perciò restavano in
quello stallo senza fare nulla.
Non
andava
a trovarlo ogni sera, solo ogni tanto e prima lo avvertiva con un
bigliettino
che teletrasportava qualche ora prima in camera sua. Aveva dovuto
modificare la
propria scrittura per non essere scoperto, ma fin’ora Naruto
continuava a non
sospettare nulla. Aveva riportato qualche volta la discussione sulla
maschera,
dove lui era stato irremovibile, o sulle cicatrici, sulle quali
continuava a
tacere. Pensava di dirglielo prima o poi, perché era
qualcosa che voleva
confessare da sempre, ma continuava ad avere paura della sua reazione.
Era
vero, in quel caso non sarebbe stato Sasuke, ma Mille Falchi,
però significava
comunque esporsi e la cosa non gli piaceva per nulla.
Quella
era
stata una notte tranquilla, nessuna aveva osato nulla e lui si era
limitato a
spostarsi da un lato all’altro della città con la
testa un po’ sulle nuvole. Verso
l’alba decise che poteva tornare a casa, poi si
ricordò che era domenica e che
quella mattina non ci sarebbe stata scuola. Cambiò idea,
invece di
teletrasportarsi nella propria camera, andò in quella di
Naruto. Atterrò sul
pavimento accompagnato dal solito rumore stridulo, ma non
bastò quello a
svegliare il ragazzo addormentato sul letto.
Naruto
aveva uno sguardo pacifico quando dormiva, come se nessun problema
potesse
scalfirlo. I suoi lineamenti erano rilassati, morbidi, le labbra
socchiuse con
un piccolo colo di bava. Sapeva di apparire come un maniaco a fissarlo
mentre
dormiva, ma era una tentazione troppo forte, soprattutto
perché era raro
vederlo così calmo e silenzioso.
Sorrise
da
solo per quel pensiero, poi si portò le mani alla nuca per
togliere il becco in
metallo e lo mise sul comodino vicino alla cornice di una foto di lui e
Naruto
al suo ultimo compleanno. S’infilò silenzioso e
agile sotto le coperte al suo
fianco, ben attento a non svegliarlo.
Ma il
ragazzo dovette percepire comunque la sua presenza, perché
corrugò la fronte e
senza aprire gli occhi biascicò:
“Sasuke?”
S’irrigidì
nel sentire il proprio vero nome e si chiese come agire, il cuore gli
batteva
fortissimo nelle orecchie.
“Sì?”
esitò
usando la propria voce e non quella contraffatta che usava di solito.
Naruto
non
aprì gli occhi, sembrava in uno stato di dormiveglia.
Sorrise e basta, poi si
spinse in avanti ad abbracciarlo come se fosse un peluche e si
riaddormentò con
la testa appoggiata alla sua spalla.
Sasuke
non
si mosse e trattenne il respiro, rimase vigile finché la
stanchezza non lo
aggredì del tutto e si addormentò a sua volta.
La
sveglia
suonò alle sette facendo saltare Naruto sul letto preso dal
panico. Ci mise un
poco a capire che a provocare quel baccano era l’oggetto
infernale che teneva
sul comodino; aveva dimenticato di spegnerla o posticiparla.
Allungò una mano
per zittirla, ma nella sua missione tastò un corpo caldo
accanto al proprio.
Quella scoperta lo svegliò del tutto e gridò.
Il corpo
sotto le coperte mugugnò, poi dalle lenzuola
sbucò la maschera di Mille Falchi.
Vederlo lì gli fece schizzare il cuore in gola dalla gioia.
“Che
cosa
ci fai qui?” gridò.
Lo vide
piegare la bocca in una smorfia infastidita. “Non gridare,
Dio che ore sono?”
“Le
sette”.
“Buonanotte”
fece per rimettere la testa sotto le coperte, ma Naruto glielo
impedì.
“Quando
sei
arrivato, perché non mi hai svegliato?”
“Era
l’alba, dormivi troppo bene per farlo”
borbottò. La sua voce di prima mattina
era roca, graffiante.
“Non
mi
avevi detto che venivi.”
“Cambio
di
programma all’ultimo.”
“E
hai
dormito qui?” si sentiva come un bambino la mattina di
Natale. Era la prima
volta che si svegliava col supereroe al proprio fianco, solitamente
restava
solo poche ore per poi andarsene.
Mille
Falchi non rispose nemmeno e sistemò meglio la faccia sul
cuscino, pronto a
riprendere il sonno, ma il ragazzo glielo impedì
perché lo aggredì per un
bacio.
“No,
dai,
lavati i denti prima, stammi lontano” protestò
spiaccicandogli una mano in
faccia.
“Bastardo,
non mi puzza l’alito” protestò con un
broncio, che mantenne solo per pochi
secondi, poi tornò a sorridere. Si distese al suo fianco
guardandolo come se
fosse una magica apparizione divina, gli baciò la guancia e
poi strofinò la
testa sulla sua spalla.
“Sono
così
felice di averti qui.”
Mille
Falchi sospirò; nonostante il suo corpo gli stesse lanciando
continui messaggi
sul suo bisogno di recuperare le ore di sonno, ormai la sua mente era
sveglia e
Naruto addossato a sé non aiutava la situazione.
Avvolse
le
braccia attorno alla sua schiena e lo abbracciò stretto.
“Niente
baci finché non ti lavi i denti” lo
informò.
Sbuffò,
ma
non tentò nessun altro attacco. Rimasero distesi sotto le
lenzuola intrecciando
le gambe senza dire nulla, avevano il respiro sincronizzato. Sasuke
pensò che
fosse tutto perfetto, in quel momento non poteva chiedere
nient’altro per
essere felice, semplicemente non si poteva essere più felice
di così.
Il
momento
di quiete fu interrotto dallo stomaco di Naruto, che
gorgogliò per informare il
mondo del suo immediato bisogno di cibo. Fu un rumore così
inquietante e strano
che il suo proprietario arrossì per l’imbarazzo.
“Credo
che
sia ora di andare” considerò Mille Falchi con un
sospiro, ma l’altro non fu
d’accordo e si aggrappò a lui con forza.
“No,
dai, resta
un altro po’.”
“Devo
tornare a casa…”
“Un
altro
pochino, poco poco…” si lagnò.
“Non vuoi fare colazione con me?”
Lo
guardò
come se stesse dicendo una sciocchezza. “Certo, in cucina,
dove possono vedermi
tutti gli abitanti di questa casa.”
Naruto
sussultò
a quella risposta e scivolò giù dal letto.
“Aspetta
qui, non osare andartene” gli puntò contro un
dito, poi uscì dalla camera.
Rimase
ad
aspettarlo come gli aveva chiesto, non si mosse dal letto e
guardò il soffitto.
Quanto era stato imprudente? Naruto si sarebbe potuto svegliare senza
che lui
se ne accorgesse e togliergli la maschera, scoprire tutto.
Fantasticò
sulla sua possibile reazione. Si sarebbe incazzato? Sicuramente, ma
poi?
Sarebbe anche stato disgustato di aver fatto certe cose con il proprio
migliore
amico? Si sarebbe sentito tradito, lo avrebbe odiato?
Quei
pensieri depressi furono spazzati via dal ritorno di Naruto in camera,
con un
vassoio fra le mani. Sopra c’erano due tazze di latte, un
succo, una busta di
cerali, un pacco di biscotti e delle banane.
“Scusami,
non sapevo con cosa preferissi fare colazione così ho preso
un po’ tutto” disse
tornando sul letto.
Quell’accortezza
gli riscaldò il cuore.
“Mio
zio
sta ancora dormendo, quindi non preoccuparti. Puoi stare qui quanto
vuoi.”
Prese
una
banana, domandandosi cosa dire. Sasuke sapeva che Naruto viveva solo
con lo
zio, ma in teoria Mille Falchi no. Sarebbe stato troppo indelicato
chiedere, ma
quella frase avrebbe fatto incuriosire chiunque, cosa doveva fare?
“Tuo
zio?”
domandò con fare casuale.
Come si
aspettava, Naruto intristì lo sguardo.
“Sì, vivo con lui” spiegò,
tirò le gambe
al petto e appoggiò il mento sulle ginocchia. “I
miei genitori sono morti anni
fa.”
Lo
sapeva
già, ma la tristezza nello sguardo azzurro era
così palpabile da farlo stare
male.
“Mi
dispiace” disse. “Non volevo essere
indelicato.”
“No,
va
bene” lo rassicurò con un sorriso malinconico.
“Erano dei poliziotti, tutti e
due, ed erano i genitori migliori del mondo. Una volta sono rimasti
coinvolti
in un incidente con dei criminali, c’erano degli ostaggi e
hanno provato a
salvarli; però nessuno ha salvato loro” fece una
smorfia.
“Naruto…”
“Scusami,
non volevo metterti in una brutta situazione. Mi mancano, ovviamente,
ma sono
fiero di loro. Sono stati i miei primi eroi, sono stati loro a
insegnarmi di
essere leale, onesto e giusto” si toccò il lato
sinistro del petto. “Finché io
mi comporterò in modo giusto loro continueranno a vivere,
porterò io avanti i
loro ideali.”
Sasuke
era
ammutolito, Naruto non gli aveva mai spiegato quella faccenda, ora
capì perché
si comportava sempre in quel modo avventato.
“Sono
sicuramente fieri di te” tentò di dire.
“Mh,
chissà, provo a fare del mio meglio”
evitò il suo sguardo, prese i cereali per
inzupparli nel latte.
“Il
tuo
meglio… si contano sulle dita le persone disposte a gettarsi
in un incendio per
salvare una bambina. Tu sei una persona davvero ammirevole.”
Le
orecchie
si accesero di rosso e faticò a nascondere il sorriso
lusingato.
“Credevo
di
essere uno stupido.”
“Anche”
confermò, poi fece un lungo sospiro rassegnato catturandosi
un’occhiata
confusa.
Naruto
si
era aperto con lui su un fatto che aveva lasciato una profonda
cicatrice in
lui, Sasuke sapeva quanto avesse sofferto per la morte dei suoi
genitori e
quanto faticasse a parlarne. Il fatto che ne avesse parlato con Mille
Falchi
era quasi incredibile, ne era addirittura così tanto
innamorato?
In ogni
caso, voleva ricambiare la sua fiducia. Forse quello li avrebbe fatti
sentire
ancora più vicini, condividere un dolore.
“Queste
cicatrici…”
iniziò incerto, ma Naruto lo bloccò subito.
“Non
dirmelo solo per dovere, solo perché io ti ho detto dei miei
genitori” disse
serio. “Te l’ho detto non per avere qualcosa in
cambio, ma perché lo volevo e
basta”.
Era
così
bello con quello sguardo limpido e determinato che non resistette dal
piegarsi
in avanti per baciarlo, Naruto rispose subito. Non rovesciarono il
latte solo
per miracolo.
“Non
mi
sono ancora lavato i denti…” mormorò.
“Va
be’,
non è importante” fece una pausa, poi riprese il
discorso di prima. “Io non
sono nato con i miei poteri, me li hanno imposti modificandomi il
DNA.”
Naruto
sbatté le palpebre. “Cosa? Davvero?”
Annuì.
“Sì,
un’azienda tecnologica – non ti dico quale, non
fare quella faccia – aveva un
programma segreto per potenziare gli esseri umani. Io ero fra le cavie,
da
quello che posso dire sono nato in quel laboratorio. Le cicatrici sono
un
ricordo della permanenza, delle operazioni chirurgiche.”
Lo aveva
detto con voce pacata, come se stesse discorrendo della sua infanzia in
un
ambiente un po’ soffocante, come se non lo toccasse
più, anche se il tremore
delle sue mani rivelava il contrario.
Naruto
era
sconvolto, lo guardava agghiacciato e con gli occhi sbarrati,
l’espressione
contratta in una smorfia. Sasuke si era aspettato di vedere
pietà, ma c’era
solo orrore e rabbia.
“Come
si può
fare una cosa del genere?” sbottò furioso.
“A un bambino!”
“Per
una
cosa che si chiama potere” cercò di mantenere un
tono sarcastico, ma fallì
miseramente visto che risultò lugubre.
Nemmeno
Naruto pareva intenzionato a buttarla sull’ironia, sembrava
volesse dare fuoco
a qualcosa.
“Questo
è…
tremendo” lo guardo con gli occhi spalancati.
“Vorrei fare qualcosa.”
Quel
modo
di fare di Naruto gli metteva tenerezza, doveva sempre essere in prima
fila, agire,
non poteva stare con le mani in mano. Per lui ignorare
un’ingiustizia era
impossibile.
“Ormai
è
passato” lo tranquillizzò. “Quelle
persone non ci sono più, non possono più
farmi niente.”
“Cos’è
successo?”
“Un
incidente al laboratorio e io sono riuscito a scappare.”
“E
hai
deciso di mettere i tuoi poteri al servizio
dell’umanità per evitare che
potesse succedere ancora qualcosa del genere?”
L’ho
fatto perché tu mi hai ispirato e mi hai fatto
desiderare di essere una persona migliore.
“Qualcosa
del genere” borbottò.
Gli
rivolse
un sorriso soddisfatto, poi piegò la testa curiosa.
“E adesso? Voglio dire,
oltre a fare il supereroe che cosa fai?”
S’irrigidì.
“Ne parliamo un’altra volta” chiuse
l’argomento.
“Vorrei
sapere più cose su di te” bofonchiò.
“Lo so che lo fai per proteggermi, ma…”
“Appunto,
niente ma” lo interruppe “La tua sicurezza
è più importante.”
Strinse
le
labbra in una smorfia e distolse lo sguardo infastidito. Voleva
protestare, ma
aveva paura di farlo arrabbiare, che scappasse via e non tornasse
più. Quel
poco che aveva voleva tenerlo stretto, anche se non gli sembrava
abbastanza.
Quella relazione era davvero difficile.
Se siamo in una relazione…
Non
è che
il supereroe lo avesse specificato e lui si sentiva abbastanza ridicolo
a
chiedere.
Fecero
il
resto della colazione in silenzio, il ronzio del traffico che si faceva
più
alto man mano che la mattina avanzava.
“Credo
sia
ora di andare” disse a un certo punto Mille Falchi.
Naruto
lo
spiò oltre le ciglia bionde. “Quando ti
rivedrò?”
“Non
lo so”
si fece pensieroso. “Te lo farò sapere”,
si voltò a guardarlo e gli accarezzò
la testa “Non essere arrabbiato con me, lo faccio solo
per…”
“Proteggermi”
completò per lui. “Lo so, non sono arrabbiato.
È solo un po’ frustrante, non so
niente di te e vorrei poterti proteggere anche io.”
Quella
confessione divertì Sasuke, che fece un sorriso carico di
tenerezza. “Non ho
bisogno di essere protetto, sono un supereroe io”
replicò fingendosi altezzoso.
Naruto
baciò le labbra distese. “Il mio supereroe, vero?”
Ricambiò
il
bacio, pensando che fosse una risposta affermativa più che
sufficiente. Si
teletrasportò mentre ancora le loro bocche erano premute e
Naruto avvertì una
leggera scosse sulle labbra quando sparì. Aprendo gli occhi,
scoprì che si era
scambiato con un dente di leone che ora giaceva con il gambo spezzato
tra le
coperte. Lo prese in mano e sorrise.
Buon
lunedì nuvolette!
Niente
di meglio di iniziare la
settimana con un po’ di fluff, visto che in questo capitolo
ne abbiamo tanto
<: ma un po’ di dolcezza ci vuole prima dei drammi.
Spero vi
sia piaciuto e che lo
scambio di battute tra Naruto e Sasuke vi abbia fatto ridere :D
Un bacio
alla nostra super Ahiryn che
continua a betare la storia <3
A presto!
Hatta
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