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Autore: Voglioungufo    12/11/2018    2 recensioni
Superhero!AU | NaruSasu | ShiSaku | ObiRin
Sasuke è il supereroe Mille Falchi che garantisce giustizia alla città di Konoha ed è innamorato di Naruto, il suo migliore amico. Peccato che Naruto sia innamorato di Mille Falchi senza sapere chi sia in realtà.
Per Sasuke si presenta il grande dilemma: fare finta di nulla o rivelargli la propria identità segreta?
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Obito Uchiha, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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III
 
Naruto era disteso sul letto a giocare con la Play Station, aveva lo sguardo concentrato sul gioco, in più teneva la musica accesa alta, perciò non lo sentì subito: qualcuno stava picchiettando alla sua finestra. Appena se ne accorse divenne curioso, considerando che occupava con suo zio il quarto piano dell’edificio.
Perplesso si alzò dal letto, andò alla finestra e tirò su le persiane. Quasi gli prese un colpo quando vide Mille Falchi al di là del vetro.
Cosa…?
Aprì la finestra, l’aria fresca della notte lo colpì al viso e un leggero vento gli scompigliò i capelli.
“Ehi” gli fece l’eroe. “Finalmente.”
Era in equilibrio sul balconcino, acquattato come un felino, la tuta nera lo faceva mimetizzare con il cielo notturno alle sue spalle. Naruto era troppo sorpreso e non sapeva nemmeno cosa dire.
“Che cosa ci fai qui?”
Doveva farlo entrare o no? Si sentiva ridicolo per la felicità che aveva provato nel vederlo; nonostante nell’ultimo incontro l’altro fosse stato fin troppo chiaro su cosa pensasse dei suoi sentimenti, lui non era riuscito per nulla ad abbandonarli e in quel momento il suo stomaco stava facendo le capriole.
Mille Falchi si mosse nervoso sul balconcino in ferro.
“Ho ripensato al nostro ultimo incontro” ammise.
Naruto rimase in silenzio, si impose di non leggere nessun senso ambiguo in quelle parole, di non lasciarsi illudere. La sua coscienza aveva la voce di Sasuke e gli diceva di restare con i piedi per terra.
“Sì, scusami di essere stato così impulsivo” balbettò. “Non dovevo dire quelle cose.”
“No”, lo contraddisse, “sono io a dovermi scusare, sono stato insensibile e ti ho ferito, mi dispiace”.
“Ma avevi ragione” abbozzò un sorriso. “Sei carino a venire fin qui solo per scusarti.”
“Non sono qui solo per scusarmi” gli rivelò, la sua voce sembrava nervosa, quasi fosse in imbarazzo.
Naruto lo guardò imbambolato, ormai si era lasciato andate alla speranza.
Mille Falchi si picchiettò il becco. “Toglimelo.”
“Cosa?” ora era confuso.
“Sono in equilibrio, non posso farlo da solo” spiegò. “Mi sbilancerei e cadrei giù.”
Non spiegava tutto, ma lo accontentò. Si protese in avanti e portò le mani alla sua nuca, cercò l’aggancio alla cieca, lo sguardo ipnotizzato sulla maschera. Così vicino riusciva a intravedere gli occhi, sembravano scuri, dalla forma a mandorla. Un click lo informò di essere riuscito nel suo intento, perciò afferrò saldamente la maschera perché non cadesse e la mise al sicuro. Era più leggera di quanto pensasse.
Incapace di resistere alla curiosità, tornò a rivolgere lo sguardo al suo volto per vedere quale fosse la forma della parte inferiore del viso: era particolarmente affilata, con la pelle chiara, il naso dritto e le labbra sottili. Le fissò deglutendo, aveva la gola secca e stava sudando tantissimo.
“Allora?” domandò a bassa voce Mille Falchi. “Non mi baci?”
Si costrinse ad alzare lo sguardo dalla sua bocca, per fissarlo negli occhi. La maschera ne disegnava il contorno rendendoli sottili e allungati come quelli un gatto.
“Non sono così maleducato da fare qualcosa del genere senza permesso” disse deciso, anche se aveva il volto in fiamme. Sentiva il suo fiato infrangersi sul viso, era caldo e piacevole.
“Ma io te lo sto chiedendo” lo informò.
Naruto spalancò la bocca sorpreso, la mente in cortocircuito, perciò fu Mille Falchi a protendere il viso verso il suo. Fece combaciare le loro labbra, socchiudendole appena per invitarlo a ricambiare. Non che ce ne fosse bisogno, perché reagì prontamente, lo fece quasi con troppo entusiasmo. Per entrambi era il primo bacio, perciò si mossero un po’ alla cieca, ma non importava, era perfetto così.
Mille Falchi lo afferrò saldamente per una spalla, poi con la solita scossa li teletrasportò entrambi. Naruto si ritrovò disteso sul proprio letto, senza fiato e con l’eroe su di sé che gli leccava il labbro inferiore. La realizzazione dell’intera situazione lo fece ansimare e nel farlo aprì ancora di più la bocca. Il bacio si approfondì, caotico per la loro inesperienza, ma sempre più bagnato e irresistibile. Naruto aveva iniziato ad eccitarsi già quando le loro labbra si erano incontrare, ma ora nel sentire il corpo di Mille Falchi premuto su di sé e le mani nei suoi capelli era completamente duro.
Quando si staccarono erano rimasti entrambi senza fiato. Naruto aveva artigliato le mani al suo didietro e sentire quelle forme rotonde e dure sotto i palmi gli mandava continue scosse elettriche all’inguine.
“Credevo non avessi tempo per queste cose” inciampò con il respiro incredulo.
Mille Falchi non rispose, affondò solo il viso sotto al suo collo strofinando il naso sulla pelle morbida. Fece scontrare i loro bacini e Naruto credette di morire quando sentì che, sotto la tuta attillata, anche il vigilante era eccitato.
Per me. Oddio, ci siamo baciati. Si è eccitato per me.
Cominciò a temere che quello fosse solo uno dei suoi sogni. Titubante portò le mani sul suo volto, sfiorando con le dita il bordo della maschera, provò a sollevarla per scoprire il resto del viso e poterlo finalmente vedere, ma Mille Falchi lo bloccò subito. Gli afferrò con forza i polsi bloccando il suo movimento.
“No” ordinò deciso. “Questo no.”
Gli sembrò di sentire il proprio cuore precipitare nello stomaco. “Ma…”
“Io voglio questo con te” lo interruppe, si passò la lingua lungo le labbra lucide di saliva “Ma ci devono essere delle condizioni. Non posso rivelarti chi sono.”
“Perché no?” protestò.
“È meglio così” tagliò corto. “È più sicuro per entrambi.”
S’imbronciò. “Voglio sapere chi sei, non lo dirò a nessuno, lo giuro!”
Gli prese la mano e gli baciò l’interno del polso, quel gesto lo fece arrossire.
“Lo so, sei troppo onesto per farlo” disse. “Ma deve fidarti di me. Puoi farlo?”
La voce di Mille Falchi era dura e profonda, un po’ come quella di Sasuke, ma non era secca e tagliante come la sua, era cadenzata e soppesava con lentezza ogni parola. Era sexy.
Voleva protestare, ma era troppo incantato e… be’, il sangue non stava più affluendo al cervello da un pezzo, concentrato tutto sull’inguine.
“Va bene” acconsentì con un sospiro sconfitto, ma poi pretese subito dopo un altro bacio. Aveva preso più confidenza con quei movimenti della bocca e decise di essere più lento, per gustarselo meglio. Mille Falchi si adeguò a quel ritmo e si strusciò sul suo corpo, facendolo impazzire. Tornò ad appoggiare le mani sul suo sedere e lo palpeggiò con gusto, si adattava perfettamente ai suoi palmi.
Queste sono le soddisfazioni della vita.
Mille Falchi spostò le labbra dalla sua bocca e gli baciò la mascella, scese poi a leccare il collo, mordendo piano la pelle delicata. Naruto respirò pesantemente, gli faceva male l’erezione costretta nei pantaloni.
Cominciò a chiedersi fino a dove fosse disposto a spingersi il supereroe, perché in quel momento la sua razionalità era andata a farsi benedire e voleva fare tutto.
Sussultò quando Mille Falchi tirò il colletto della sua maglia del pigiama, scoprendo la clavicola abbronzata e baciandola. Ma usò troppa forza nel tirarlo e il suono di una lacerazione accompagnò il momento in cui la strappò fino all’ombelico.
Naruto sussultò un attimo spaventato, mentre Mille Falchi si lanciò all’indietro, sul bordo del letto.
“Io… mi dispiace” si scusò preoccupato.
Il ragazzo guardò il proprio pigiama distrutto, la pelle del bacino esposta.
“Non importa” rise, perché nonostante tutto era divertito da quell’impazienza, era la stessa che agitava anche lui.
L’eroe non sembrava convinto, lo guardava amareggiato e dispiaciuto, come se avesse fatto un errore madornale.
“Solitamente mi controllo meglio” precisò. “Ho perso un attimo la testa.”
Quella confessione lo lusingò. “Dai non è successo niente. È solo un vecchio pigiama” ridacchiò, colto da un pensiero. “Meno male che mi sono cambiato, se avessi rotto la maglia di Sasuke non mi avrebbe mai perdonato.”
Mille Falchi s’irrigidì e le sue labbra presero una piega strana.
“Ehm, chi?” domandò.
Lo sguardo azzurro si illuminò. “Sasuke, è il mio migliore amico. Be’, anche l’unico in verità, ma non è questo il punto. Ogni volta che non gli restituisco qualcosa si incazza, però a parte il suo carattere scorbutico è fantastico. Gli voglio davvero molto bene”.
Rimase senza parole a sentire quelle parole. Naruto lo considerava fantastico, nonostante gli ripetesse di essere un codardo, in realtà… davvero faceva quello sguardo quando parlava di lui? Sentì la vertigine aggredirgli lo stomaco, come se si stessero baciando ancora.
“Senti, so che sicuramente questo sarà un segreto… ma posso dirlo a Sasuke?” lo distrasse. “Lo manterrà anche lui, non mi ha mai tradito. Potrei pure presentartelo, secondo me andreste d’accordo.”
Quella conversazione stava toccando tasti pericolosi, perciò decise di chiuderla. Gli tornò vicino, sistemandosi fra le sue gambe aperte, appoggiò la mano sul suo stomaco piatto, nonostante conservasse ancora un po’ di morbidezza, e lo ributtò disteso.
“Vuoi davvero parlare di un altro ragazzo o continuare?” domandò a voce bassa.
A Naruto venne la pelle d’oca. “Sei geloso?”
“No” negò impassibile “Ma ho un ragazzo bellissimo davanti e vorrei approfittarmene”.
Riuscì nel suo intento, Naruto si ammutolì, mentre la sua faccia raggiunse ogni gradazione di rosso possibile.
“Naruto, non devi dirlo a nessuno. Nessuno, capito? È una cosa seria, potresti mettere in pericolo te stesso, potrebbero usarti per arrivare a me, per ricattarmi”.
“Non sono uno sprovveduto, so prendermi cura di me” s’indignò “Non preoccuparti, posso cavarmela”.
“Lo spero per te, sarebbe una seccatura doverti salvare di nuovo”.
“Senti, ma…. Nemmeno a Sasuke posso dirlo quindi?” domandò in un broncio “Il fatto è che con lui non ho segreti, non so se ne sarei in grado”.
Si chiese quale fosse la risposta giusta e meno sospetta, ma alla fine scrollò le spalle. “Se ti fidi di lui…”
“Tantissimo.”
“Allora va bene. Ma davvero, non tradirmi.”
“Per chi mi hai preso?” s’indignò. “Non lo farei mai!”
Gli baciò il solco fra le sopracciglia contratte. “Continuiamo?”
Naruto allacciò le braccia attorno al suo collo e se lo tirò contro, annuì felice, ma poi fece un’espressione leggermente esitante.
“Posso spogliarti?”
Si sentì riluttante ad accettare. “Il mio corpo… ha dei difetti.”
Quella risposta lo lasciò perplesso. “Dei difetti, tu?” eppure quello che lasciava intravedere la tuta era a dir poco perfetto.
“Ecco… non mi va di mostrarteli” mormorò.
“Te l’ho già detto, non c’è niente di te che potrebbe deludermi” ripeté deciso l’altro, fece scivolare le mani lungo tutta la sua schiena, poi le spostò in avanti, strofinando il pollice sul gonfiore dell’erezione.
“E poi, se sei vestito, come posso rimediare qui?”
Mille Falchi doveva essere arrossito, perché intravide il rossore sbucare da sotto la maschera. Ma quella argomentazione parve convincerlo.
“Ti prego, non farmi domande in merito.”
 Scese dal letto e cominciò ad armeggiare con il costume fino a sfilarlo. Era di una stoffa sottilissima, che scivolò a terra silenziosa, sembrava acqua.
Naruto capì subito quali fossero i difetti che intendeva: il corpo era pallido, slanciato, atletico anche se non particolarmente muscoloso. Ma a deturpare quella pelle tesa era un reticolo di cicatrici rosate, ormai vecchie e guarite. La parte agghiacciante era che sembravano seguire un disegno preciso, non erano fatte a caso, ma come se fossero state fatte con un bisturi per cercare qualcosa che stava sotto la pelle. Non riuscì a non inorridire davanti a quella visione, il cuore stretto in una morsa.
Si alzò dal letto e allungò un braccio a seguirne una sotto lo sterno, era appena in rilievo rispetto al resto della pelle ma liscia.
“Cosa…”
“Niente domande” gli ricordò afferrandogli la mano.
“Ma…”
“Te ne parlerò”, forse, “ma non adesso”.
Naruto era scosso, aveva mille domande e visioni in testa, si chiese come se le fosse procurate, se c’entrassero con i suoi poteri o se fossero il ricordo di un qualche criminale. Ma Mille Falchi sembrava davvero riluttante a parlarne, probabilmente anche se cicatrizzate quelle ferite dovevano fare ancora male; perciò non insistette.
“La maschera…?” sbatté le ciglia.
“Resta” decretò.
Sbuffò, ci aveva provato, ma non insistette. Poteva farselo bastare per ora, ma in futuro ci avrebbe provato ancora a convincerlo.
Gli sfiorò le labbra in modo casto. “Io sono ancora vestito” gli ricordò innocente.
Gli afferrò il bordo dei pantaloni, accarezzando la linea di pelle un poco arrossata dall’elastico.
“Rimediamo subito, allora”.
 
**
 
Il giorno successivo, quando Sasuke e Naruto si trovarono per andare a scuola, quest’ultimo era distratto e aveva uno sguardo sognante. Sasuke rimase in silenzio e non chiese niente, aspettando che fosse l’amico a parlarne e abbastanza curioso di sapere la sua versione di quella notte.
Per lui era stata semplicemente meravigliosa.
Non erano andati fino in fondo, però avevano fatto altro. Dovette mordersi la guancia per non mettersi anche lui a sorridere come un cretino.
“Ho fatto un pompino a Mille Falchi.”
Eh già.
Sussultò, accorgendosi che Naruto aveva effettivamente parlato e che lui in teoria non doveva sapere niente.
“Cosa?” domandò, cercò di imitare il tono che faceva quando credeva che l’amico avesse sbattuto la testa da qualche parte.
Certo che tra tutti i modi in cui poteva introdurre l’argomento…
Naruto era rosso fino alla radice dei capelli e teneva lo sguardo puntato sul marciapiede, il suo imbarazzo era palpabile, così come la sua felicità.
“Hai sentito bene, bastardo.”
“Intendi che lo hai sognato? Perché non mi interessano i dettagli, che schifo. Tieniteli per te i tuoi sogni da arrapato.”
In realtà aveva fatto tutt’altro che schifo, anche se a un certo punto lo aveva morso. Ma era una cosa che sarebbe migliorata con la pratica e lui era decisamente portato per quel lavoro di bocca.
Naruto lo colpì con una spallata.
“Sei un cretino” lo insultò, ma aveva il sorriso più bello e spensierato che gli avesse visto. “No, dico il vero Mille Falchi. Ieri notte… è venuto in camera mia.”
E gli raccontò tutto il resto, abbassando la voce ogni volta che qualcuno si avvicinava. Non era poi così sprovveduto alla fine.
Sasuke lo guardò scettico e sorpreso, anche se a dirla tutta era davvero compiaciuto di aver fatto un’impressione così bella a Naruto. Ne era sollevato, perché per la maggior parte del tempo si era sentito impacciato e aveva agito d’istinto, non molto certo di ciò che stava facendo.
“Secondo te, Mille Falchi ha già fatto sesso?”
Spalancò gli occhi colto di sorpresa. “Ma che razza di domanda fai?” bofonchiò imbarazzato.
Comunque la risposta era no.
Naruto fece spallucce. “Visto cosa abbiamo fatto ieri sera è probabile che noi… eheheh” ridacchiò con l’espressione di chi è già partito per la luna.
“Secondo me corri troppo.”
Non correva affatto troppo, già non sapeva per quale miracolo divino si fosse trattenuto la sera prima dall’andare oltre. Forse l’ansia, del resto era qualcosa di cui conosceva solo la teoria, la pratica era tutt’altro
Naruto lo ignorò, sembrava pensieroso e un po’ giù di morale. “Secondo me ha già fatto sesso. Ovviamente. È un eroe, avrà una fila di persone disposte a fare sesso con lui.”
“Mah, non saprei” replicò, spaventato che cominciasse a considerarlo un esperto a livello sessuale e si facesse troppe aspettative. “È probabile che non abbia tempo per queste cose, secondo me è vergine” buttò lì.
Ma Naruto ormai si era impuntato. “No, è impossibile, non è mica uno sfigato come noi. E poi ieri sera era troppo sicuro e bravo per essere stata la sua prima volta. Cioè, era proprio… wow.
Cercò di non compiacersi troppo e di mantenere l’espressione distaccata.
“Bah, come vuoi tu.”
“Secondo te Mille Falchi è un top o un bottom?”
Si fermò in mezzo al marciapiede, la faccia in fiamme. “Ma che… la smetti con queste domande?” sbottò.
“No, è importante!” protestò. “Devo capire come comportarmi, insomma… e se vogliamo fare tutti e due la stessa parte?”
“Non voglio parlarne.”
Lo afferrò per il braccio spiaccicandoglisi addosso. “No, dai, ti prego, non c’è nessun altro a cui posso dirlo! E io devo capire, non voglio fare disastri, sembrare un imbranato…”
“Tu sei un imbranato” lo corresse, ma l’altro non lo ascoltò minimamente.
“Sasuke, io tutto quello che so sul sesso lo so per i porno e tra maschi le cose sono diverse che tra uomo e donna, no? Voglio dire, uno dei due dovrà pure prenderlo…”
Avrebbe voluto mandarlo al diavolo, ma le preoccupazioni dell’amico fecero andare anche lui in paranoia. Non ci aveva pensato a quell’incombenza.
“Tu, ehm… tu cosa preferisci? Passivo o attivo?” gli domandò nell’imbarazzo totale.
“È questo il punto: non lo so!” si disperò. “Insomma, la parte passiva è quella che fa più male in teoria, però dover reggere la situazione… io non so come si faccia sesso. E se non lo preparassi abbastanza? Se gli facessi male?”
“Allora lascia a lui quel ruolo” borbottò arginando l’ansia da prestazione che cominciò già a sentire.
“Ma fa male prenderlo in culo!”
Lo disse così forte che una vecchietta, intenta a portare il cane a passeggio dall’altra parte della strada, si voltò a guardarli con aria scandalizzata.
“Non gridare” mormorò sul punto di uccidersi per l’imbarazzo.
“Non voglio che mi faccia male, tu non hai visto quanto è grosso, non può entrare lì dentro. È una parte delicata, e se poi non riesco più a fare bene la cacca?”
Si morse la lingua soddisfatto per l’implicito apprezzamento sulle sue dimensioni.
“E allora fai l’attivo, santo cielo.”
“E se vuole farlo lui?”
Sbuffò. “Chiediglielo, magari te lo lascia fare.”
In realtà l’idea non lo entusiasmava tanto, Naruto aveva la delicatezza di un elefante.
“Ma se faccio un disastro?” domandò infatti l’amico in crisi. “Se mi rendo ridicolo? Se non lo faccio venire? Se vengo prima io? Oddio, se vengo prima io dopo come facciamo?”
Ormai erano quasi arrivati davanti alla scuola e lui voleva che la smettesse di parlare di quella faccenda.
“Magari sono le stesse domande che si sta facendo lui” provò a consolarlo.
Naruto si guardò le scarpe. “Lui è sempre così perfetto, è un eroe…”
“Questo non significa che non abbia dubbi” doveva assolutamente abbassare le sue aspettative, non sarebbe mai riuscito a reggerle. “Sotto la maschera è un ragazzo come te, scommetto che ha le tue stesse preoccupazioni”.
Le ha, adesso per colpa tua le ha.
Ricevette un’occhiata mogia e poi, prima che potesse evitarlo, l’altro ragazzo gli franò addosso in un abbraccio inaspettato.
“Oi” domandò sentendo le ossa scricchiolare per la presa troppo forte, ma finse solamente di allontanarlo, in realtà adorava quando lo abbracciava.
“Grazie, Sasuke! Se non ci fossi tu… sono così felice di essere tuo amico, non immagini quanto ti voglia bene. Grazie per esserci sempre per me.”
“Ehm, sì, anche io” borbottò, gli diede qualche pacca sulla spalla nella speranza che fosse sufficiente. Non sapeva mai come reagire a quelle dichiarazioni, da un lato gli scaldavano il cuore, dall’altro lo facevano sentire frustrato perché non voleva essere solo suo amico.
Finalmente Naruto lo lasciò andare e fece un passo indietro, sembrava imbarazzato. Strano, era solito lanciarsi in certi gesti d’affetto.
“Dopo scuola potresti accompagnarmi a comprare del lubrificante?” domandò grattandosi la guancia.
Arrossì ferocemente. Lo superò deciso a ignorare quella domanda.
“Andiamo in classe.”
“È un sì?”
“Non voglio parlarne.”
“Ma Sasuke… Sasuke! Aspettami almeno, bastardo!”
 
**
 
Alla fine lo aveva accompagnato a comprarlo, sia il lubrificante che un pacco di preservativi. Aveva dovuto anche accompagnarlo davanti alla cassa perché si vergognava ad andare da solo, adesso il farmacista credeva che fossero una coppia.
Be’, non che abbia tutti i torti.
Ma, nonostante fossero passati un po’ di giorni dalla compera, non avevano ancora fatto nulla di concreto. Sasuke aspettava che fosse Naruto a prendere in mano la situazione, Naruto aspettava che fosse Mille Falchi, perciò restavano in quello stallo senza fare nulla.
Non andava a trovarlo ogni sera, solo ogni tanto e prima lo avvertiva con un bigliettino che teletrasportava qualche ora prima in camera sua. Aveva dovuto modificare la propria scrittura per non essere scoperto, ma fin’ora Naruto continuava a non sospettare nulla. Aveva riportato qualche volta la discussione sulla maschera, dove lui era stato irremovibile, o sulle cicatrici, sulle quali continuava a tacere. Pensava di dirglielo prima o poi, perché era qualcosa che voleva confessare da sempre, ma continuava ad avere paura della sua reazione. Era vero, in quel caso non sarebbe stato Sasuke, ma Mille Falchi, però significava comunque esporsi e la cosa non gli piaceva per nulla.
Quella era stata una notte tranquilla, nessuna aveva osato nulla e lui si era limitato a spostarsi da un lato all’altro della città con la testa un po’ sulle nuvole. Verso l’alba decise che poteva tornare a casa, poi si ricordò che era domenica e che quella mattina non ci sarebbe stata scuola. Cambiò idea, invece di teletrasportarsi nella propria camera, andò in quella di Naruto. Atterrò sul pavimento accompagnato dal solito rumore stridulo, ma non bastò quello a svegliare il ragazzo addormentato sul letto.
Naruto aveva uno sguardo pacifico quando dormiva, come se nessun problema potesse scalfirlo. I suoi lineamenti erano rilassati, morbidi, le labbra socchiuse con un piccolo colo di bava. Sapeva di apparire come un maniaco a fissarlo mentre dormiva, ma era una tentazione troppo forte, soprattutto perché era raro vederlo così calmo e silenzioso.
Sorrise da solo per quel pensiero, poi si portò le mani alla nuca per togliere il becco in metallo e lo mise sul comodino vicino alla cornice di una foto di lui e Naruto al suo ultimo compleanno. S’infilò silenzioso e agile sotto le coperte al suo fianco, ben attento a non svegliarlo.
Ma il ragazzo dovette percepire comunque la sua presenza, perché corrugò la fronte e senza aprire gli occhi biascicò: “Sasuke?”
S’irrigidì nel sentire il proprio vero nome e si chiese come agire, il cuore gli batteva fortissimo nelle orecchie.
“Sì?” esitò usando la propria voce e non quella contraffatta che usava di solito.
Naruto non aprì gli occhi, sembrava in uno stato di dormiveglia. Sorrise e basta, poi si spinse in avanti ad abbracciarlo come se fosse un peluche e si riaddormentò con la testa appoggiata alla sua spalla.
Sasuke non si mosse e trattenne il respiro, rimase vigile finché la stanchezza non lo aggredì del tutto e si addormentò a sua volta.
 
La sveglia suonò alle sette facendo saltare Naruto sul letto preso dal panico. Ci mise un poco a capire che a provocare quel baccano era l’oggetto infernale che teneva sul comodino; aveva dimenticato di spegnerla o posticiparla. Allungò una mano per zittirla, ma nella sua missione tastò un corpo caldo accanto al proprio. Quella scoperta lo svegliò del tutto e gridò.
Il corpo sotto le coperte mugugnò, poi dalle lenzuola sbucò la maschera di Mille Falchi. Vederlo lì gli fece schizzare il cuore in gola dalla gioia.
“Che cosa ci fai qui?” gridò.
Lo vide piegare la bocca in una smorfia infastidita. “Non gridare, Dio che ore sono?”
“Le sette”.
“Buonanotte” fece per rimettere la testa sotto le coperte, ma Naruto glielo impedì.
“Quando sei arrivato, perché non mi hai svegliato?”
“Era l’alba, dormivi troppo bene per farlo” borbottò. La sua voce di prima mattina era roca, graffiante.
“Non mi avevi detto che venivi.”
“Cambio di programma all’ultimo.”
“E hai dormito qui?” si sentiva come un bambino la mattina di Natale. Era la prima volta che si svegliava col supereroe al proprio fianco, solitamente restava solo poche ore per poi andarsene.
Mille Falchi non rispose nemmeno e sistemò meglio la faccia sul cuscino, pronto a riprendere il sonno, ma il ragazzo glielo impedì perché lo aggredì per un bacio.
“No, dai, lavati i denti prima, stammi lontano” protestò spiaccicandogli una mano in faccia.
“Bastardo, non mi puzza l’alito” protestò con un broncio, che mantenne solo per pochi secondi, poi tornò a sorridere. Si distese al suo fianco guardandolo come se fosse una magica apparizione divina, gli baciò la guancia e poi strofinò la testa sulla sua spalla.
“Sono così felice di averti qui.”
Mille Falchi sospirò; nonostante il suo corpo gli stesse lanciando continui messaggi sul suo bisogno di recuperare le ore di sonno, ormai la sua mente era sveglia e Naruto addossato a sé non aiutava la situazione.
Avvolse le braccia attorno alla sua schiena e lo abbracciò stretto.
“Niente baci finché non ti lavi i denti” lo informò.
Sbuffò, ma non tentò nessun altro attacco. Rimasero distesi sotto le lenzuola intrecciando le gambe senza dire nulla, avevano il respiro sincronizzato. Sasuke pensò che fosse tutto perfetto, in quel momento non poteva chiedere nient’altro per essere felice, semplicemente non si poteva essere più felice di così.
Il momento di quiete fu interrotto dallo stomaco di Naruto, che gorgogliò per informare il mondo del suo immediato bisogno di cibo. Fu un rumore così inquietante e strano che il suo proprietario arrossì per l’imbarazzo.
“Credo che sia ora di andare” considerò Mille Falchi con un sospiro, ma l’altro non fu d’accordo e si aggrappò a lui con forza.
“No, dai, resta un altro po’.”
“Devo tornare a casa…”
“Un altro pochino, poco poco…” si lagnò. “Non vuoi fare colazione con me?”
Lo guardò come se stesse dicendo una sciocchezza. “Certo, in cucina, dove possono vedermi tutti gli abitanti di questa casa.”
Naruto sussultò a quella risposta e scivolò giù dal letto.
“Aspetta qui, non osare andartene” gli puntò contro un dito, poi uscì dalla camera.
Rimase ad aspettarlo come gli aveva chiesto, non si mosse dal letto e guardò il soffitto. Quanto era stato imprudente? Naruto si sarebbe potuto svegliare senza che lui se ne accorgesse e togliergli la maschera, scoprire tutto.
Fantasticò sulla sua possibile reazione. Si sarebbe incazzato? Sicuramente, ma poi? Sarebbe anche stato disgustato di aver fatto certe cose con il proprio migliore amico? Si sarebbe sentito tradito, lo avrebbe odiato?
Quei pensieri depressi furono spazzati via dal ritorno di Naruto in camera, con un vassoio fra le mani. Sopra c’erano due tazze di latte, un succo, una busta di cerali, un pacco di biscotti e delle banane.
“Scusami, non sapevo con cosa preferissi fare colazione così ho preso un po’ tutto” disse tornando sul letto.
Quell’accortezza gli riscaldò il cuore.
“Mio zio sta ancora dormendo, quindi non preoccuparti. Puoi stare qui quanto vuoi.”
Prese una banana, domandandosi cosa dire. Sasuke sapeva che Naruto viveva solo con lo zio, ma in teoria Mille Falchi no. Sarebbe stato troppo indelicato chiedere, ma quella frase avrebbe fatto incuriosire chiunque, cosa doveva fare?
“Tuo zio?” domandò con fare casuale.
Come si aspettava, Naruto intristì lo sguardo. “Sì, vivo con lui” spiegò, tirò le gambe al petto e appoggiò il mento sulle ginocchia. “I miei genitori sono morti anni fa.”
Lo sapeva già, ma la tristezza nello sguardo azzurro era così palpabile da farlo stare male.
“Mi dispiace” disse. “Non volevo essere indelicato.”
“No, va bene” lo rassicurò con un sorriso malinconico. “Erano dei poliziotti, tutti e due, ed erano i genitori migliori del mondo. Una volta sono rimasti coinvolti in un incidente con dei criminali, c’erano degli ostaggi e hanno provato a salvarli; però nessuno ha salvato loro” fece una smorfia.
“Naruto…”
“Scusami, non volevo metterti in una brutta situazione. Mi mancano, ovviamente, ma sono fiero di loro. Sono stati i miei primi eroi, sono stati loro a insegnarmi di essere leale, onesto e giusto” si toccò il lato sinistro del petto. “Finché io mi comporterò in modo giusto loro continueranno a vivere, porterò io avanti i loro ideali.”
Sasuke era ammutolito, Naruto non gli aveva mai spiegato quella faccenda, ora capì perché si comportava sempre in quel modo avventato.
“Sono sicuramente fieri di te” tentò di dire.
“Mh, chissà, provo a fare del mio meglio” evitò il suo sguardo, prese i cereali per inzupparli nel latte.
“Il tuo meglio… si contano sulle dita le persone disposte a gettarsi in un incendio per salvare una bambina. Tu sei una persona davvero ammirevole.”
Le orecchie si accesero di rosso e faticò a nascondere il sorriso lusingato.
“Credevo di essere uno stupido.”
“Anche” confermò, poi fece un lungo sospiro rassegnato catturandosi un’occhiata confusa.
Naruto si era aperto con lui su un fatto che aveva lasciato una profonda cicatrice in lui, Sasuke sapeva quanto avesse sofferto per la morte dei suoi genitori e quanto faticasse a parlarne. Il fatto che ne avesse parlato con Mille Falchi era quasi incredibile, ne era addirittura così tanto innamorato?
In ogni caso, voleva ricambiare la sua fiducia. Forse quello li avrebbe fatti sentire ancora più vicini, condividere un dolore.
“Queste cicatrici…” iniziò incerto, ma Naruto lo bloccò subito.
“Non dirmelo solo per dovere, solo perché io ti ho detto dei miei genitori” disse serio. “Te l’ho detto non per avere qualcosa in cambio, ma perché lo volevo e basta”.
Era così bello con quello sguardo limpido e determinato che non resistette dal piegarsi in avanti per baciarlo, Naruto rispose subito. Non rovesciarono il latte solo per miracolo.
“Non mi sono ancora lavato i denti…” mormorò.
“Va be’, non è importante” fece una pausa, poi riprese il discorso di prima. “Io non sono nato con i miei poteri, me li hanno imposti modificandomi il DNA.”
Naruto sbatté le palpebre. “Cosa? Davvero?”
Annuì. “Sì, un’azienda tecnologica – non ti dico quale, non fare quella faccia – aveva un programma segreto per potenziare gli esseri umani. Io ero fra le cavie, da quello che posso dire sono nato in quel laboratorio. Le cicatrici sono un ricordo della permanenza, delle operazioni chirurgiche.”
Lo aveva detto con voce pacata, come se stesse discorrendo della sua infanzia in un ambiente un po’ soffocante, come se non lo toccasse più, anche se il tremore delle sue mani rivelava il contrario.
Naruto era sconvolto, lo guardava agghiacciato e con gli occhi sbarrati, l’espressione contratta in una smorfia. Sasuke si era aspettato di vedere pietà, ma c’era solo orrore e rabbia.
“Come si può fare una cosa del genere?” sbottò furioso. “A un bambino!”
“Per una cosa che si chiama potere” cercò di mantenere un tono sarcastico, ma fallì miseramente visto che risultò lugubre.
Nemmeno Naruto pareva intenzionato a buttarla sull’ironia, sembrava volesse dare fuoco a qualcosa.
“Questo è… tremendo” lo guardo con gli occhi spalancati. “Vorrei fare qualcosa.”
Quel modo di fare di Naruto gli metteva tenerezza, doveva sempre essere in prima fila, agire, non poteva stare con le mani in mano. Per lui ignorare un’ingiustizia era impossibile.
“Ormai è passato” lo tranquillizzò. “Quelle persone non ci sono più, non possono più farmi niente.”
“Cos’è successo?”
“Un incidente al laboratorio e io sono riuscito a scappare.”
“E hai deciso di mettere i tuoi poteri al servizio dell’umanità per evitare che potesse succedere ancora qualcosa del genere?”
L’ho fatto perché tu mi hai ispirato e mi hai fatto desiderare di essere una persona migliore.
“Qualcosa del genere” borbottò.
Gli rivolse un sorriso soddisfatto, poi piegò la testa curiosa. “E adesso? Voglio dire, oltre a fare il supereroe che cosa fai?”
S’irrigidì. “Ne parliamo un’altra volta” chiuse l’argomento.
“Vorrei sapere più cose su di te” bofonchiò. “Lo so che lo fai per proteggermi, ma…”
“Appunto, niente ma” lo interruppe “La tua sicurezza è più importante.”
Strinse le labbra in una smorfia e distolse lo sguardo infastidito. Voleva protestare, ma aveva paura di farlo arrabbiare, che scappasse via e non tornasse più. Quel poco che aveva voleva tenerlo stretto, anche se non gli sembrava abbastanza. Quella relazione era davvero difficile.
Se siamo in una relazione…
Non è che il supereroe lo avesse specificato e lui si sentiva abbastanza ridicolo a chiedere.
Fecero il resto della colazione in silenzio, il ronzio del traffico che si faceva più alto man mano che la mattina avanzava.
“Credo sia ora di andare” disse a un certo punto Mille Falchi.
Naruto lo spiò oltre le ciglia bionde. “Quando ti rivedrò?”
“Non lo so” si fece pensieroso. “Te lo farò sapere”, si voltò a guardarlo e gli accarezzò la testa “Non essere arrabbiato con me, lo faccio solo per…”
“Proteggermi” completò per lui. “Lo so, non sono arrabbiato. È solo un po’ frustrante, non so niente di te e vorrei poterti proteggere anche io.”
Quella confessione divertì Sasuke, che fece un sorriso carico di tenerezza. “Non ho bisogno di essere protetto, sono un supereroe io” replicò fingendosi altezzoso.
Naruto baciò le labbra distese. “Il mio supereroe, vero?”
Ricambiò il bacio, pensando che fosse una risposta affermativa più che sufficiente. Si teletrasportò mentre ancora le loro bocche erano premute e Naruto avvertì una leggera scosse sulle labbra quando sparì. Aprendo gli occhi, scoprì che si era scambiato con un dente di leone che ora giaceva con il gambo spezzato tra le coperte. Lo prese in mano e sorrise.
 
 
 
Buon lunedì nuvolette!
Niente di meglio di iniziare la settimana con un po’ di fluff, visto che in questo capitolo ne abbiamo tanto <: ma un po’ di dolcezza ci vuole prima dei drammi.
Spero vi sia piaciuto e che lo scambio di battute tra Naruto e Sasuke vi abbia fatto ridere :D
Un bacio alla nostra super Ahiryn che continua a betare la storia <3
 
A presto!
Hatta
 
   
 
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