Primo tentativo di fic su Saiyuk
Primo tentativo di fic
su Saiyuki, scritta di getto in poco più di tre ore.
Una one-shot senza
pretese ambientata nel cap. 39 della prima serie (saga di Kami-sama)
Lievi spoiler su eventi
narrati fino a quel punto della storia.
Light a
Cigarette
Ho sempre sentito dire che la vita è fatta di
piccoli piaceri che, in teoria, dovrebbero aiutarti a rendere meno
insopportabile lo schifo del vivere quotidiano. Piccoli piaceri come concedersi
un momento di relax sdraiato su un prato a fumarsi una sigaretta in compagnia di
un amico.
Va bene lo stesso se io sono sdraiato sull’orlo
di un precipizio, con un bonzo corrotto dal grilletto facile, ho appena respinto
l’ennesimo attacco di demoni idioti e soprattutto… se ho la sigaretta spenta
perché non ho un fottuto accendino? Suvvia, concedetemelo, anche perché non è
che tutta la mia vita sia mai stata proprio nei binari di quella che chiamano
«normalità».
È che ormai ho imparato a fregarmene e la cosa
non mi tocca più, ma un po’ di tempo fa, se un indovino mi avesse detto che mi
sarei trovato a viaggiare verso il lontano ovest in compagnia del suddetto
bonzo, di una stupida scimmia e del tizio che, contro il suo stesso desiderio,
non ho ucciso… beh, avrei fatto fuori seduta stante quel veggente da strapazzo.
Ora, non è che l’idea del viaggio in sé sia poi
tanto male: in fondo è divertente e decisamente meno monotono che passare le
serate nelle bische, stracciando a carte dei poveri polli e portandomi poi a
letto la puttanella di turno. Vivere così era talmente facile da rasentare la
noia. Almeno viaggiando vedo posti nuovi, posso conoscere qualche bella donna e
incontrare degni avversari con cui tenermi in esercizio… il rovescio della
medaglia è essere costretto a farlo con quei tre.
Sanzo è egoista, presuntuoso e irascibile. Si
nasconde dietro quella sua filosofia del “Non avere nulla” per giustificare il
fatto di trattarti poco più che come una pezza da piedi. Eppure, anche se
continuerà a negarlo per tutta la vita e con tutte le sue forze, io lo so che
nemmeno lui è capace di vivere senza legami con nessuno. Forse io e Hakkai gli
saremo completamente indifferenti, non dico di no, ma di certo con Goku è
diverso. “Non voglio morire per nessuno, perché conosco il dolore di chi resta”,
così ha detto una volta quel dannato monaco: ma quando la stupida scimmia era in
pericolo non ha esitato a sacrificarsi… allora vedi che non sei poi così
menefreghista come vuoi far credere, eh bonzo?
Goku, uno sbarbatello petulante e
insopportabile, sempre a lagnarsi con quel suo continuo “Ho fame, ho fame”.
Eppure non posso negare sotto certi aspetti di stimarlo. Ammiro quella sua
fiducia ingenua e il sorriso con cui affronta il mondo, la sua dedizione
sconfinata per Sanzo e il rapporto unico che li lega - un rapporto che io non ho
mai vissuto e credo mai vivrò con nessuno. Sono più che maestro e allievo, più
che padre e figlio (anche se avere un monaco degenere come lui per padre non so
quanto sia un’esperienza edificante): lo dimostra la furia spaventosa di cui
diventa capace la scimmia se vede Sanzo in pericolo.
Hakkai, un altro che preferirei non trovarmi
contro come avversario, nel caso decidesse di scatenare tutta la sua potenza.
Perché uno che, quand’era ancora un semplice essere umano, è stato capace di
sterminare da solo mille demoni non è un tipo da sottovalutare. Certe volte è
veramente esasperante con la sua cortesia esagerata e con quell’idea tutta sua
che ha del bene e del male, ma non si può negare che sia una persona che si
impegna per raggiungere i propri scopi, né che abbia il coraggio di farsi carico
delle conseguenze della sue azioni.
E poi ci sono io, Sha Goijo, l’unico che in quel
gruppo non ha proprio ragione di starci. Sono il frutto di un legame proibito,
un reietto della società, ma non è per questo che non ho senso in mezzo a quei
tre – perché, alla fin fine, nemmeno loro sono dei modelli di virtù e di certo
non sono quelli che mi giudicano per la mia natura di mezzo demone o per il mio
passato.
No, io non ho senso in mezzo a quei tre
semplicemente perché non c’è un legame che mi unisca a qualcuno di loro, o
meglio, a Sanzo che di quel gruppo è l’anima. Lui che, detto per inciso, non mi
sopporta. Eravamo già partiti con il piede sbagliato la prima volta che ci siamo
visti, quando (e non ho mai capito perché l’ho fatto) gli ho mentito per
proteggere l’allora Cho Gono. E anche dopo non è che la nostra coesistenza sia
continuata nel migliore dei modi.
Sono convinto però che non mi abbia mai trattato
con tanta freddezza come prima, quando sono tornato alla locanda e li ho trovati
incoscienti. Al vederli in quello stato mi è preso un colpo, ma è stato niente a
confronto del momento in cui mi sono sentito chiedere dalla voce gelida di Sanzo
se pensassi davvero le cose che ho detto a quel dannato bambino. Se davvero
desiderassi liberarmi di loro… maledizione, no che non lo penso! Credi che
altrimenti viaggerei ancora con voi, stupido monaco? Sono state solo parole
pronunciate con troppa leggerezza e che un moccioso fissato con le buone azioni
ha interpretato alla lettera credendo di farmi un favore! Sono stato un idiota,
lo so! Non c’era bisogno che lo sottolineassi con quel tuo atteggiamento
arrogante, solo per farmi sentire ancora più una merda di quanto già io mi senta
da solo…
E anche adesso che ti ho salvato la vita,
evitandoti di sfracellarti in fondo a un burrone, adesso che me ne sto qui
sdraiato di fianco a te, a guardare il cielo con una sigaretta spenta tra le
labbra, continuo a sentirmi maledettamente in colpa. Anche se finora l’ho
nascosto, preso dalla foga del combattimento, anche se non lo ammetterò mai né
te lo lascerò intendere in mezzo ai soliti insulti che non abbiamo smesso di
scambiarci, nemmeno mentre eravamo accerchiati dai nemici.
Perché non me ne frega se io nel vostro gruppo
non c’entro niente, ma cazzo, alla fine mi sono legato ad ognuno di voi - a quel
rompiscatole esagitato di Goku e a quel signor so-tutto-io di Hakkai… e pure a
te, dannato monaco! Mi sono affezionato (sì, hai capito bene, affezionato!) ad
ognuno di voi e pure a te: è per questo che ti ho salvato la vita.
Anche se so benissimo che da quella tua
boccaccia non sentirò mai un ringraziamento… ma va bene lo stesso, non l’ho mica
fatto per sentirmi ringraziare.
Mi basta stare qui per qualche minuto a pancia
all’aria, a tormentare con i denti la sigaretta e sentire il dolore feroce
risalire nel braccio su cui ho avvolto la catena dell’alabarda per riuscire a
tirarti su da quella scarpata, mi basta questo per dare un senso al mio assurdo
viaggiare con voi.
Tu te ne stai seduto dietro la mia testa, a
chiedermi col tuo solito fare scontroso perché ti ho aiutato. E mi piace per una
volta non darti una risposta, come tu fai sempre con gli altri. Voglio tenere
per me il vero motivo di quel gesto, perché se te lo dicessi poi tu finiresti
per odiarmi ancora di più e non mi sembra il caso, visto che dobbiamo viaggiare
assieme, no?
Poi la tua mano all’improvviso mi copre la
visuale delle nuvole e la fiamma del tuo accendino si accosta alla mia
sigaretta. Incredulo, non riesco nemmeno a tirar fuori una battuta scema, mi
esce solo un grazie smozzicato, a cui tu come tuo solito rispondi con uno
sbuffare infastidito.
Sei veramente incredibile… e sai una cosa,
Genjyo Sanzo? Non lo voglio proprio sentire il tuo ringraziamento se la prossima
volta che ti salverò la vita mi accenderai un’altra sigaretta e resteremo a
fumarcela insieme sdraiati sul prato.
|