Prologo
Il
cantore non viveva in una dimora sfarzosa. I boschi erano la sua casa
e, di solito, gli unici a tenergli compagnia erano gli uccelli del
cielo. Gli altri elfi, almeno per la maggior parte, lo stimavano
molto e, spesso, gli avevano chiesto di venire ad abitare nel loro
villaggio. Eppure lui, per qualche strano motivo che non
comprendevano, aveva sempre rifiutato. Ciò nonostante, la
sua
presenza doveva aver avuto una certa influenza, dato che le genti di
quella foresta venivano chiamate 'popolo dei cantori'.
Tutti
sentivano che il cantore era in qualche modo diverso da loro...
Diverso da tutti. Eppure non osavano fargli delle domande. Forse era
paura, forse era la certezza che non avrebbe risposto: nemmeno loro
lo sapevano con certezza. Di sicuro aveva viaggiato molto ed era
giunto in terre di cui non sapevano nemmeno l'esistenza. I suoi canti
ne erano la prova, visto che la maggior parte di essi era in lingue
straniere, che non conoscevano. Alcuni pensavano fossero della lingua
usata dal popolo che abitava a ovest, sulle coste del grande mare
interno. Altri, più vecchi e più saggi,
sostenevano che si
trattasse di parlate provenienti da ancor più lontano.
L'unica cosa
che potevano dire a riguardo, era che si trattava di qualcosa di
musicale e di soave, che evocava in loro una strana commozione mista
a nostalgia, come di qualcosa di stupendo, visto in sogno e ormai
sfumato nella nebbia del risveglio.
Alcuni,
però, sostenevano che del cantore non ci si dovesse fidare.
Non solo
perché era misterioso, ma perché aveva amicizie
poco
raccomandabili. A volte venivano a visitarlo due uomini anziani e
dalla barba folta, con un mantello dal colore blu scuro. Non era una
cosa buona, che un elfo si associasse agli esseri umani. Eppure,
anche quelli, erano tipi un po' originali rispetto agli esempi della
loro razza che solitamente giravano da quelle parti. Erano alti e
longilinei, con occhi di un azzurro penetrante, come se ne vedevano
di rado, e, per giunta, molto più su, nel lontano nord,
mentre in
genere si vedevano intorno alla loro foresta solo uomini piuttosto
bassi e dalla carnagione olivastra.
Beninteso,
il cantore frequentava anche secondogeniti più vicini allo
standard.
Si diceva che tra i suoi ospiti vi fossero addirittura sovrani di
qualche tribù della pianura in cerca di consigli.
Per
giunta, come se questo non bastasse, ogni tanto passava di
lì
persino qualche nano che scendeva dalle montagne. A giudicare da
quanto si sentivano schiamazzare, il cantore offriva loro del buon
vino proveniente da luoghi lontani.
Anche
i suoi detrattori, tuttavia, dovevano ammettere una cosa: la sua
presenza portava buona sorte. Diverse altre comunità in
boschi più
a sud e più a ovest avevano subito attacchi da parte delle
creature
oscure... Non loro. Più d'uno si ritrovava a pensare che
l'esistenza
del cantore intimorisse in qualche modo goblin, orchi e tutta la
progenie dell'ombra. Era quasi ironico pensare che forse ne
sapevano
più del cantore di
loro, che ci vivevano accanto.
C'era
persino chi sussurrava a mezza voce che avesse stretto un qualche
orribile e nefando accordo per vivere in pace. La terribile
bruciatura che portava sul palmo sinistro ne sarebbe stata la prova.
Dopotutto,
questa è la dimostrazione che questa storia non è
per gente per
bene. E' la storia del cantore? Non so se lo avrebbe desiderato. Ha
sempre voluto restare dietro le quinte, ben nascosto, per fare in
modo che il suo nome venisse dimenticato per sempre. Ma l'Uno non gli
volle concedere questa grazia. Voleva essere lasciato libero di
marcire per l'eternità in una sperduta foresta ai piedi
degli
Orocarni, appassire lentamente fino a che non avesse avuto il
coraggio di buttarsi finalmente tra i flutti del grande mare.
Ecco
chi era il cantore: un elfo che bramava e in pari tempo temeva la
morte. Iluvatar, durante migliaia e migliaia di anni, avrebbe potuto
accontentarlo in qualsiasi momento, dandogli la stilla di coraggio
bastante per finire quel suo vagare inquieto e disperato. Eppure gli
giocò un tiro meschino: gli diede qualcosa per cui tornare a
vivere,
prima della fine.
Angolino
dell'Autore
Il
maestro non si tocca, per cui ho sempre evitato di scrivere qui
fanfiction sul Signore degli Anelli (per giunta una what if!).
Però
volevo una boccata d'aria rispetto alle solite storie di cui scrivo.
Ed eccomi qui, a iniziare da capo, per l'ennesima volta qualcosa...
Cercherò
di pubblicare con regolarità una volta ogni due settimane,
la
domenica, nella speranza di riuscire a tenere il ritmo.
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