rey rey rey
IMPORTANTE: questa one-shot
è una what-if ed è ambientata in quel
“ridente-universo-che-non-esiste” in cui Erik,
dopo gli eventi di Parigi (quindi dopo Giorni di un futuro passato)
passa dalla parte di Charles e, seppellita l’ascia di guerra,
gestisce con lui la scuola a tempo perso. (Charles è sulla
sedia a rotelle).
Armadio
Abitare in una
scuola per mutanti aveva insegnato a Erik molte cose, soprattutto che
non bisognava mai, per nessun motivo, abbassare la guardia. Gli
imprevisti erano all’ordine del giorno. C’era chi
faceva un buco nel pavimento perché aveva spento con troppa
violenza la sveglia e c’era chi starnutiva con eccessivo
entusiasmo e frantumava con uno scoppio
agghiacciante la finestra davanti
al proprio letto. C’era anche chi appiccava sbadatamente
incendi e si ritrovava per caso a bruciare armadi. O un armadio nello
specifico. Il suo.
Ma sicuramente si è trattato di un errore, non è
stato volontario, sarebbero state di certo le parole di
Charles, se solo si fosse degnato di esprimersi al riguardo, ed Erik
cercava di calarsi nella medesima ottica, o almeno ci provava, per
quanto gli riuscisse difficile ignorare la sensazione che
quell’avvenimento in particolare non fosse affatto
accidentale.
Il signore del magnetismo aveva preso allora un respiro profondo,
perché doveva calmarsi. Non aveva mai amato particolarmente
il fuoco, ma questa non era una buona ragione per strozzare un
ragazzino. Non poteva nemmeno fargli esplodere tra le mani il maledetto
Zippo con cui suddetto moccioso si ostinava a giocherellare durante le
lezioni, perché poche erano le regole da seguire nella
Scuola per giovani dotati e ancora meno erano quelle da non infrangere
in nessuna occasione, ma “non
traumatizzare gli studenti” era la prima della
lista. La più importante. Sarebbe stato anche poco
professionale e, probabilmente, gli sarebbe valso un biglietto di sola
andata per il Pentagono, dove per i suoi gusti aveva già
soggiornato a sufficienza. Grazie, ma anche no.
La situazione, quindi, era ben diversa da quei tempi
d’oro in cui, per affrontare Shaw, gli era stato permesso di
motivare le sue reclute con i metodi alla Erik e Charles gli aveva
lasciato carta bianca, senza pronunciarsi sulle sue strategie. Intuizioni ottime, peraltro, oltre che estremamente memorabili. Lanciare
Banshee dalle finestre della X-mansion rimaneva uno
dei ricordi più cari di quel periodo, assieme ai
flirt con Charles e ai baci rubati. E forse, col senno di poi e tutto quanto, il fatto che avesse
già provato a defenestrare i suoi allievi e ci fosse anche
riuscito lo classificava come potenziale peggior professore di
sempre, certo, ma, se fino a quel momento Erik era riuscito a
trattenersi dal prendere a pugni il fautore dell’incendio,
magari come professore era solo potenzialmente il peggiore. Forse, in fin dei conti, non era poi così male. O almeno, non come
Charles lasciava intendere.
Non aveva ancora ucciso nessuno, dopotutto, nemmeno Pyro che continuava
a vagare per la scuola facendo danni a destra e a manca col suo dannato accendino.
Ma l'armadio, l'armadio era un problema. Uno vero.
Non aveva più niente e bisognava trovare una
soluzione veloce ed efficace. Fu così che le sue mani, a quel
punto, si erano ritrovate a frugare frenetiche nella cassettiera di
Charles, nella speranza che tra le dita apparisse magicamente qualcosa
della sua taglia. Una camicia, un maglione, qualsiasi cosa pur di
togliersi di dosso il lupetto che indossava da tre giorni di seguito (inammissibile!) per colpa di
quel teppista di Pyro. E
di Xavier.
Quattro giorni prima era stato lui a dirgli di, testuali
parole, “non
essere troppo duro con il nuovo arrivato” e
questi erano i risultati. Ogni cosa di valore era ormai cenere, dagli
abiti ai ricordi, ma Erik avrebbe dovuto capirlo da quel finto sorriso
che il moccioso gli aveva rivolto quattro giorni prima, non appena era
entrato nell’Istituto: l’aveva guardato con un'aria da sfida che gli aveva fatto serrare la bocca in una linea retta, quel Pyro. Così aveva
detto di chiamarsi, il ragazzino. Pyro era il suo nuovo nome da mutante.
Bah.
“Ho qualcosa per te” lo sorprese
all’improvviso la voce di Charles alle spalle, riportandolo
nel presente. Era disturbante quanto il telepate fosse diventato
silenzioso nel muoversi in carrozzina. Se avesse voluto, avrebbe potuto
sorprendere gli studenti amoreggiare in bagno. Non che ci tenesse a
farlo, per fortuna, perché sarebbe stato imbarazzante per
tutti, ancora di più di quanto non fosse ignorare i loro
pensieri.
Erik si girò, lasciando ricadere pesantemente le braccia
attorno ai fianchi e fissando il mutante innanzi a lui: aveva una
brutta, brutta sensazione.
“Charles?”
fu la naturale reazione dell’uomo, che era stanco, arrabbiato
e cercava di ignorare il motivo per cui, nel mucchio di vestiti che l'altro gli stava porgendo, svettasse anche un’orrida
cravatta rossa, decorata da grosse, grasse papere gialle.
Il telepate sorrise.
“Sono certo che gli studenti apprezzeranno. Magari
farà loro dimenticare come hai fatto volare dalla finestra
uno dei banchi solo perché qualcuno ti ha
risposto male al suo primo giorno di scuola”.
Erik, a quel punto, non poté fare altro che rimanere in
silenzio.
Forse il
suo armadio era stato incenerito per un motivo.
Prompt 17: Una cravatta con le paperelle.
Parole:800 e giù di lì. Storia scritta per l'iniziativa
4
DAYS
organizzata sul forum Torre
di Carta (a chi interessa: abbiamo sempre molte
iniziative carine carine, passate pure). Ringrazio infine Mokochan
per avermi aiutato a capire cosa non andasse nella prima versione di
questa OS e spero che questo secondo tentativo vada meglio. <3
è sempre una grandissima emozione tornare a
scrivere sul Professor X e Magneto. (P.S. Questa storia
si inserisce all'interno di questa serie.)
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