«Eppure ci
va molto vicino, non
pensi?», le sorrise. «La vera
Supergirl…», non continuò.
«Andiamo? Hai già fatto un giro
o…?».
Kara
annuì. «Andiamo. Ho visto
ciò che dovevo, non preoccuparti».
Uscirono e salirono
in limousine
insieme. Rimasero vicine senza dirsi niente fino a quando l'autista
non aprì lo sportello per farle scendere. Lena
aprì una porta e
lasciò la chiave appesa nell'ingresso, facendo accomodare
Kara. Era
un salone molto spazioso con una grande parete a vetro, un divano
grigio, il caminetto elettrico. Kara si tolse il giaccone e, dopo
averlo appeso, si guardò attorno mentre, con confidenza,
andò a
sedersi sul divano.
«Ti posso
offrire qualcosa?».
«Oh no, no.
Sto bene, grazie».
Lena accese il camino
e abbassò
le luci, fermandosi a pochi passi da lei. «Sei
soprappensiero».
«Io? No,
macché», simulò una
risata, intanto che Lena si avvicinava ancora e si sedeva al suo
fianco. «È che-».
«Ripensavi
a ciò che ho detto
alla mostra».
«Forse»,
arrossì e scrollò le
spalle. «Supergirl non si nasconde quando è
Supergirl, è-è vero»,
ridacchiò nervosa, «Si nasconde
quando-», si fermò, guardandola
attentamente negli occhi.
Lena le
passò una mano sul viso e
poi anche l'altra, sfilandole gli occhiali. Kara la lasciò
fare,
persa nello sguardo magnetico che aveva su di lei. Glieli
appoggiò
sul mobiletto davanti e dopo avvicinò il proprio viso al
suo,
portandole via le labbra in un bacio.
Kara socchiuse gli
occhi,
ricambiando.
Lena la
fissò, allontanandosi col
viso, ma avvicinando il suo corpo.
«Quando…?», le domandò,
portandosi su di lei. Riavvicinò le labbra alle sue,
inspirarono;
sentì le mani di Kara accarezzarle la schiena, tirare il
vestito che
indossava. Le lasciò sfilare la chiusura, intanto che si
guardavano.
«Kara…», la chiamò in un
sospiro dopo averle baciato il collo,
salendo fin sull'orecchio sinistro. «So come
smascherarla». La
baciò anche lì e si staccò da lei solo
per sollevarle il maglione
e baciarla di nuovo, sulle labbra, sull'incavo del collo, facendole
sentire un brivido. Si portò i capelli da un lato quando
l'altra le
sciolse lo chignon.
Kara sorrise e la
baciò di nuovo,
così si portò in piedi con lei in braccio,
lasciandola sul divano e
tirandole il vestito verso il basso; Lena l'aiutò a farlo e,
desiderosa, le slacciò la camicia dai pantaloni, portando la
sua
lingua e poi le labbra sul suo ombelico, facendola sospirare.
Lena si
alzò e così, lasciandosi
scivolare sulle forme il vestito, slacciò un bottone dopo
l'altro
della camicia di Kara, per poi tirargliela via e stringerle i
fianchi, abbassandosi e mordendole piano sotto il seno.
Kara lo
sentì. Era la ragazza
d'acciaio, ma lo sentì. Sentiva tutto. Sentiva lei e se
stessa
contro di lei.
Si baciarono a lungo,
più a
fondo, che Lena spinse di nuovo Kara sul divano, attentando ai suoi
pantaloni. «La vera Supergirl, Kara»,
sibilò avvicinando le labbra
alle sue e tirandosi indietro all'ultimo. Su di lei, spingendo il
proprio seno sul suo e baciandola dietro un orecchio, ne
approfittò
per insinuare una mano sotto i suoi pantaloni, sotto gli slip. La
sentì gemere piano, all'improvviso. «Gotcha»,
la guardò negli occhi azzurri e limpidi con un sorriso
orgoglioso,
«La vera te».
Kara le sorrise di
rimando. «Mi
hai smascherato», sussurrò, accogliendola di nuovo
sulla sua bocca
e dentro di lei.
«È
così. E adesso baciami».
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