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Capitolo
Ventotto: Perdonami padre perché ho peccato
“Are
you watching from your pit in Hell, father?
This
is always my destiny... Never yours.
The
Red Skull's failure will be his daughter's triumph...
And
I will reshape this world.”
~
Sinthea Schmidt
Lo
sguardo annoiato era fisso verso l'oblò appannato, da cui si poteva
rimirare l'inizio di una placida alba.
«Hai
intenzione di togliere questo cazzo di cadavere?».
Sin
alzò gli occhi, assottigliati in uno sguardo infastidito, su
Crossbones, che sbuffò lasciandosi cadere accanto a lei.
«Che
sia da monito» sibilò facendo spallucce. L'uomo, che giaceva a
terra con la gola aperta, aveva avuto l'avventato ardire di porle una
domanda. Si sa, certi errori si pagano.
«Era
pur sempre un nostro
uomo» borbottò lui lanciando un'occhiata insofferente al cadavere;
notando il suo mutismo si vide costretto a provocarla.
«Stavolta
tuo padre ci farà a pezzi. E dico “ci” perchè riterrà me
responsabile tanto quanto te» rincarò la dose stizzito.
A
quel punto Sin si voltò.
«Che
cosa mi stai suggerendo esattamente?» sussurrò maliziosa. Rumlow la
guardò mal celando la propria aspettativa.
«Il
malinconico Ward da che parte sta?»
«Da
quella del vincente, mi pare ovvio».
Gli
occhi della giovane si accesero di un bagliore malevolo.
«Hai
ragione i tempi sono maturi. Chiama Allegra».
Per
una che, non solo aveva fallito nella sua missione, ma aveva anche
perso una delle loro “armi” più preziose; Sinthea Schmidt entrò
nella base dell'HYDRA come una regina torna nella sua
reggia dopo una semplice cavalcata per il suo
regno.
Rumlow
seguiva dietro di lei con espressione arcigna, con un semplice cenno
intimò a L di congedarsi, mentre lei e il piccolo seguito
procedevano con arrogante sicurezza fino alla sala dove Lukin e suo
padre attendevano. Allegra Belgioioso era già lì, proprio accanto
al capo supremo dell'HYDRA.
Nella
sala di controllo regnava il silenzio.
Lukin
con il suo impeccabile completo nero la fissava, faticando a
mantenere l'espressione impassibile.
Un
luccichio pericoloso illuminò gli occhi scuri di Allegra, che
scivolò placidamente indietro, allontanandosi di poco dall'uomo.
«La
figliol prodiga è tornata all'ovile» tuonò Aleksander;
«Mia
figlia, il mio più grande fallimento» sibilò iracondo Teschio
Rosso, emergendo nello sguardo duro del russo.
Inaspettatamente
Sin sorrise, e non solo, iniziò pure a ridacchiare, come se
quell'uomo non la stesse aspramente giudicando, come se quelle parole
non la riguardassero, non più. Quando il suo sguardo tornò sul
volto di Lukin era incredibilmente inespressivo.
«Sono
mai stata altro per te, padre?» mormorò lugubre.
I
suoi occhi castano-verdi sondarono l'intera sala, soffermandosi sui
singoli presenti, iniziò a muoversi con passo felpato,
circumnavigando il suo capo, padre e padrone.
«Eppure
Vater, ti sei sempre affidato a me, no? - qualcosa si accese
nel suo sguardo – oggi come in passato, mi hai messo a capo di
alcuni dei tuoi squadroni più capaci. Mi hai dato potere nonostante
il tuo disprezzo!» sputò rabbiosa.
Si
scambio una rapida occhiata con Crossbones.
«Anche
in questo tempo... Mi hai assegnato numerose operazioni-»
«Con
esiti disastrosi!» si alterò Teschio e Sin sorrise melliflua.
«E
sono ancora al tuo cospetto» rise ed allargò le braccia, come a
voler dare più enfasi alle sue parole.
«Altri
sono morti per molto meno, e nonostante i tuoi insulti, le tue
punizioni... Sono ancora qui! - rise sguaiatamente – ciò che ora
ti chiedo è: perché papà?» la sua voce infantile cozzava
con la sua espressione trionfante.
«Illumina
noi miseri sudditi sul perchè io, figlia inetta, sono ancora viva e
molti altri no? Io che mi ergo su una montagna di putridi cadaveri!».
Johan
Schmidt si fece spazio nello sguardo di Lukin fino a prendere
completo possesso del corpo.
«Sciocca
ragazzina. Cosa vuoi esattamente da me? Ancora cerchi approvazione? -
lo disse con scherno – Non hai mai imparato figlia...»
Le
labbra insanguinate di Sinthea si aprirono in un sorriso vittorioso;
«Oh
Vater è qui che sbagli. Ti ho osservato molto attentamente...
Sono tua figlia dopotutto? Sempre più tu mi hai cercato, affidandoti
a me, perchè? Perchè sono sangue del tuo sangue e questo è stato
il tuo primo errore, tu stesso più volte, violentemente hai ribadito
quanto i legami siano fragili, labili, buoni solo per necessità e
sopravvivenza, e vadano recisi quando non hanno più alcuna utilità.
Hai tradito il tuo primo e più grande principio... lasciando me
vivere. La verità è che tu hai bisogno di me, sei più spirito che
altro, sei invecchiato padre, tu dipendi da me, dalle mie azioni –
il suo viso assunse un'espressione falsamente dolce – ma non ti
preoccupare, io non dimentico.» ad un cenno più di metà degli
agenti presenti levò le armi.
«Qui
stiamo parlando di re e successioni... Nemmeno te ne sei reso conto:
dipendi così tanto dalla tua sciocca figlia, che non ti sei accorto
che il vento ha cambiato direzione!».
Teschio
Rosso per la prima volta fu evidentemente preso in contropiede.
Troppo assuefatto dal potere, troppo abituato al comando, troppo in
alto per prendere anche solo in considerazione un tradimento di
quelle proporzioni.
Ma
la reazione tanto agognata di suo padre, scomparve dal suo volto
alquanto velocemente.
Sin
non seppe mai quali pensieri, in quei concitati istanti, avevano
affollato la mente dell'uomo che per anni aveva chiamato padre.
Aleksander
Lukin sorrise, come se il suo avversario avesse fatto una splendida
mossa di scacchi risvegliandolo dal torpore di una partita facilmente
nelle sue mani; estrasse la pistola;
«Hai
ragione meine Liebe, ma a questo si può sempre rimediare».
Allegra
fu rapida a colpire alle gambe Lukin, deviandogli il tiro. Sinthea
fece in tempo a spostarsi.
«Sapevo
che non c'era da fidarsi di voi Belgioioso, mercenari!»
Allegra
gli fece l'occhiolino;
«Niente
di personale, proteggo il mio investimento»
«Morirai
per questo!»
«Scommettiamo
su chi lo farà per primo?».
Da
quel momento la base dell'HYDRA si trasformò in un vero e proprio
campo di battaglia.
Sin
ritrovò Rumlow;
«Elimina
tutti gli uomini di fiducia di mio padre, a chi è incerto offri di
unirsi a noi, se tentennano falli fuori. Papino è mio!» ordinò con
gli occhi accesi di brama. Si lanciò all'inseguimento, falciando
chiunque si frapponesse fra lei e il suo obiettivo.
«Non
sei fiero di me, papà?» urlò folle.
«Tu
sei stata una sciagura! Io ti ho dato la vita, io ti ho
mantenuto in vita, ti ho resa ciò che sei! Cosa saresti senza di
me!? È così che mi ripaghi, piccola ingrata?!» replicò fuori di
sé mentre prendeva coscienza che lo scontro era ormai inevitabile.
«Ti
ho dato la mia vita, servendoti... Ora se permetti padre, mi prendo
ciò che mi spetta di diritto! La corono e la tua vita!» replicò
digrignando i denti come un animale pronto all'attacco.
Teschio
– Lukin – ormai non si riuscivano più a distinguere tanto era la
loro rabbia – prese la pistola;
«E'
stato il tuo ultimo errore, Töchter!»
Sinthea
aspettò il colpo di pistola e scattò rapidamente verso il padre.
Il
proiettile le penetrò la carne del fianco e lei accolse quel dolore
come una liberazione, afferrò suo padre – preso davvero in
contropiede – e lo trascinò a terra.
Lukin
riuscì a togliersela di dosso, non era mai stato un fine lottatore
come Schmidt ma era allenato e con un fisico scattante. Sinthea
nonostante fosse accecata dai suoi propositi non poteva sottovalutare
che erano due nemici altamente preparati; ma lei aveva già scalfito
suo padre nel più terribile dei modi.
Visto
con occhio esterno nessuno avrebbe mai detto che fossero padre e
figlia: Sinthea e l'ombra di Teschio nel corpo di Aleksander Lukin si
colpivano con foga, senza pietà, due leoni che lottavano per la
supremazia. Non vi era nessun fine più alto, ma puro e semplice
dominio sull'altro.
Ad
ogni ferita inferta corrispondeva una lesione sul corpo
dell'avversario.
«Arrenditi
ora e chiedi perdono Sinthea: ti verrà risparmiata una fine lenta e
dolorosa».
La
ragazza sputò del sangue sulle scarpe del padre.
«Sarai
tu ad inginocchiarti a me, in una pozza di sangue» lo minacciò con
un sorriso bestiale. Sin si buttò sull'uomo estraendo un pugnale
finemente decorato. Usando tutta la sua agilità atterrò il padre,
rompendogli il braccio destro e si mise a cavalcioni su di lui,
bloccando palmo della mano sinistra con il pugnale,
trapassandoglielo.
«Te
lo ricordi questo? Me lo hai messo nella culla quando decidesti il
mio destino. Non lo trovi ironico? Hai tu stesso decretato la tua
morte per mano mia!».
«SINTHEA!»
urlò indignato Teschio, ma nei suoi occhi si poteva benissimo
leggera una vena di panico.
«Addio
padre» sussurrò solenne, mentre lo teneva fermo sotto di sé,
inerme, l'ombra dell'uomo che fu, terrorizzato finalmente da ciò che
aveva creato. Lukin troppo ferito, troppo uomo contro quella furia
potenziata, che si paragonava ad una divinità.
«Mi
dispiace, dominare questo mondo non è mai stato il tuo destino. Ma
il MIO, ora l'ho capito, hai fatto il tuo tempo. Spetta a me
ridisegnare questo mondo, non si può dominare qualcosa di già
corrotto, no... Bisogna prima darlo alle fiamme completamente e poi
plasmarlo a propria immagine. Vedrai... Guardami dall'inferno, padre!
Per quanto riguarda il tuo ingegnoso piano con il piccolo Rogers, mi
dispiace ma ho altri piani. Io e lui siamo simili, nessuno ci ha reso
ciò che siamo: siamo nati, cresciuti nel ventre materno, la
nostra natura è quella di elevarci dal marciume che ci circonda. Tu
e il caro Capitano siete storia, obsoleti.»
«Sin-»
gorgogliò Lukin tentando di ribellarsi ma Sinthea estrasse rapida il
pugnale e glielo rigirò con gran piacere nel ventre.
«Sai...»
sibilò ad una spanna dal volto, l'espressione di un serpente che
saggia la preda prima di ingoiarsela «Cosa mi ha permesso alla fine
di liberarmi dalla tua ingombrante presenza? La fede. Non fede in una
divinità o in un'idea o in qualcuno... No. Ho avuto fede in me!»
si tirò indietro di colpo ed alzò la lama letale.
«Goditi
l'inferno» con rabbia aggredì il petto di Lukin, la carne cedette
senza resistenza, la lama trapassò dolce come fiele il cuore,
lacerandolo.
Il
sangue schizzò nel volto di Sinthea che sorrise appagata; mentre
osservava come un bambino davanti ad un trucco di magia il liquido
rosso e vischioso invadere la bocca dell'uomo, che per anni l'aveva
dominata e soffocarlo impietoso.
Aveva
vinto. Era lei ora la regina.
Le
ci volle qualche momento per rendersi conto che respirava
affannosamente, il petto che si alza ed abbassava agitato, come se
avesse appena smesso di correre. Mise a fuoco il volto di suo padre e
non provò nulla, nessuna tristezza, nessun rimpianto... Solo
trionfo.
Si
alzò facendo forza sulle ginocchia, barcollò non sapendo quasi come
ritrovare l'equilibrio. Il suo sguardo abbandonò per sempre il corpo
di Aleksander Lukin, il fantoccio di suo padre, la sua ombra era
scomparsa per sempre. Chiuse gli occhi, allargò le braccia e
sorrise, presto si ritrovò a ridere sguaiatamente.
Sinthea
comparve nella stanza, in cui tutto era iniziato: Allegra si
incamminò verso di lei, fiera. Aveva scommesso su di lei ed aveva
avuto ragione. Rumlow, L, Ward: i suoi fedelissimi aspettavano con
trepidazione. Il tempo stesso si sospese. Tutta la base attendeva.
«Mio
padre è morto e con lui Aleksander Lukin.» annunciò solenne,
abbracciando con lo sguardo scintillante tutta la sala «Ma non
temete – si mosse verso il suo esercito e nel mentre calpestò
senza alcun ritegno un cadavere, quasi non se ne accorse – loro
erano il passato. Ma su una cosa avevano ragione: questo mondo è
marcio. È giunto il momento per l'HYDRA di seguire una nuova strada,
affidatevi a me e capirete cos'è il vero potere. Seguitemi ed
insieme forgeremo un nuovo ordine, abbiate fede e plasmeremo questo
modo!» uno dopo l'altro, come una marea che cambia, si inchinarono
al nuovo capo dell'HYDRA.
*
«Dove
mi state portando?»
«Dov'è
lei?!»
D
si agitava terrorizzata tra le braccia della scorta. Ci erano voluti
sei uomini perché riuscissero a trattenerla.
«K!
K! Dove sei?»
«Cosa
volete farmi?!»
«Perché
non è qui!?».
Il
pugno la colpì senza pietà, non fosse stata una Winter Soldier
probabilmente la mandibola si sarebbe completamente fratturata.
L
la fissò gelido;
«Fa
silenzio» sibilò, un cenno e gli uomini che la trattenevano
ricominciarono a muoversi.
Gli
occhi di D si riempirono di lacrime e la testa iniziò a girarle.
«KKKKKKKKKK!».
*
Allegra
Belgioioso torreggiò sul cadavere di Aleksander Lukin, osservandolo
incuriosità.
Si
chinò e gli frugò le tasche, ne estrasse un fermacarte d'oro.
Indifferente, prese le banconote che le spettavano e si rialzò.
«Hai
perso la scommessa, sono desolata» disse atona, lanciando il
fermacarte sul corpo immobile «Anch'io ho fatto la mia scelta» e se
ne andò.
________________________________________________________________Asia's Corner
I'm back! E devo dire con un capitolo per niente tranquillo. Ora per alzata di mano, quanti se lo aspettavano?
Sin è stata proprio tremenda, questo capitolo (anche a cause
delle mie varie vicessitudini lavorative) non è stato per nulla
facile, ma spero davvero che sia stato non solo un bel colpo di scena
ma anche che l'attesa sia valsa la pena!
Non mi dilungherò molto, come sempre sono curiosa di sapere cosa
ne pensate... Ringrazio davvero tutti coloro che hanno pazientemente
aspettato e sostenuto in questo periodo! Grazie a tutti!
Passando a buone nuove: se seguite la mia pagina FB (Asia Dreamcatcher)
saprete che per questo Natale mi sono messa la sfida di postare il
29simo capitolo il giorno della Vigilia (che per me è
importantissimo), sarà un capitolo molto diverso, adatto al
clima natalizio.
Grazie ancora a tutti voi!
Ps. Risponderò alle recensione del 27simo il prima possibile! Stay tuned!
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