9 inevitabile follia
Arras,
estate 1775
Ho
accolto il loro invito.
Su
due piedi, nessun altro indugio. Ho scelto di allontanarmi da
Versailles per un periodo di vacanza, via dai miei impegni, dai miei
pazienti, dalla appiccicosa Cocodans .
Madame
Marguerite sta diligentemente osservando le mie raccomandazioni
riguardo il riposo dopo il suo malore e, con l'avvicinarsi del caldo
estivo ha deciso di spostarsi nella proprietà di Arras.
-
Perché non venite anche voi dottore? - ha inaspettatamente
proposto la cugina Alexandra cogliendomi di sorpresa, fissando il suo
impertinente sguardo nel mio come la prima volta alcune settimane fa.
-
Buona idea. - ha prontamente appoggiato Oscar - Io vi
accompagnerò, ma non potrò restare... Non ora che
Sua Maestà, la Regina, mi ha riammesso in servizio. -
ammette - Sarei molto più tranquilla se sapessi
mia madre in vostra compagnia, dottore.
-
Non so… - ho tentennato, con poca convinzione - Ho i miei
pazienti, l’impegno con la Famiglia Reale…
-
Le Loro Maestà godono di buona salute e di decine di medici
a disposizione: nonostante voi siate indubbiamente il migliore, sono
certa vi potranno scusare per qualche settimana. Dottor Lassonne,
perdonate questo mio egoismo, ma davvero mi sentirei più
tranquilla sapendovi là con maman. - ha aggiunto
infine, con tono inquieto.
Da
quando Maria Antonietta a lei affidata è diventata regina,
è tutto molto più gravoso per Oscar; i suoi
compiti sono aumentati e tutte le attenzioni che convergono su Maria
Antonietta, ora, di riflesso, sono anche su di lei.
Ma,
sebbene abbia a cuore il benessere di Madame Marguerite ed i desideri
di sua figlia, è molto più egoista il motivo che
mi ha spinto ad accettare; un motivo che insiste a fissarmi, con le
labbra piegate in un sorriso appena accennato, sfacciato e provocante.
E
così, ieri mi sono ritrovato a viaggiare con le
due gentildonne nella lussuosa berlina per i lunghi spostamenti della
famiglia Jarjayes. Con noi anche la piccola Rosalie, la fanciulla che
Oscar ha deciso di prendere sotto la propria protezione e che, come
confidatomi in riservatezza, verrà presentata come una
lontana cugina. Oscar e André ci hanno preceduti a cavallo,
scalpitanti ed inquieti quanto i loro destrieri, quanto la loro
gioventù.
È
stato un viaggio interminabile, con frequenti soste per sgranchirci e
nonostante ciò, per madame Alexandra è stato un
calvario. Cerca di non darlo a vedere, stringe i denti, respira
profondamente, artigliandosi la gamba offesa, ma la frattura che
suppongo essersi malamente saldata, immagino debba causarle davvero
molto dolore.
Quando
siamo arrivati, era già buio da ore. Ero sceso per primo ed
avevo quindi offerto la mano a Marguerite prima ed a sua cugina poi.
Madame Alexandra ebbe un cedimento nello scendere che la spinse ad
aggrapparsi alle mie spalle per ritrarsi dopo pochi istanti, irritata
forse più con sè stessa, per la propria debolezza.
-
Ho solo bisogno di stendermi - aveva chiarito seccata, con lo spirito
di colei che non accetta la situazione.
Un
valletto si era quindi avvicinato e lei gli aveva permesso di
sollevarla, prendendola in braccio per essere portata nella sua stanza.
In
fondo, se fatto da un servo, non ha nulla di personale.
Alexandra
… E’ così minuta. Penso a cosa deve
aver patito, a quale incubo possa essere stato il suo matrimonio. Mi
trovo a chiedermi se un giorno troverà sufficiente
entusiasmo per cominciare a vivere pienamente. Mi sorprendo a
desiderare che accada. Sì, vorrei che accadesse e vorrei
essere accanto a lei quel giorno.
Si
è fatta mattina e la grande casa è ancora
silenziosa, a parte il via vai della servitù. Fuori, la
quiete totale della campagna trasforma i minuti d'attesa in ore.
Odo
finalmente il rumore di una porta aprirsi al piano superiore.
Alzo
speranzoso lo sguardo alla cima delle scale, ma non è lei.
-
Dottore, già in piedi? - mi domanda retoricamente Oscar,
scendendo con passo allegro la scalinata.
Incrocio
le mani dietro la schiena.
-
Troppo silenzio. Non sono abituato a tanta quiete.
-
Oh, vi ci abituerete e magari vi mancherà quando tornerete a
Versailles. - conclude sorridendo.
Annuisco,
distratto.
-
Gli altri non si alzeranno tanto presto - mormora la mia ospite dopo
avermi scrutato. Ed il mio spirito colpevole, si convince che per altri
intenda la cugina.
-
Oh ecco… Avrei desiderato conoscere le condizioni di madame
Alexandra. Era molto pallida ieri sera…
-
È stato un viaggio faticoso e mia cugina é
più cagionevole da quando… dall'incidente. -
aggiunge vaga.
-
Sono a conoscenza della disgrazia, non c'è
necessità che….
-
Sono fatti che non amiamo ricordare.
-
Capisco.
-
Ma sono certa starà bene dopo aver riposato e vi
chiederà consiglio. Con voi qui, starà ancora
meglio. Entrambe staranno meglio. - afferma riacquistando un composto
sorriso - Ah ecco André!
-
Buongiorno Oscar! Dottore… - ci saluta con un leggero
inchino - È tutto pronto, quando vuoi andare… -
la informa.
-
Perché non si accompagna a noi, dottore? - mi invita Oscar -
Una bella passeggiata fino alla cima della collina di Arras. - aggiunge
col tono di una lusinga e l’espressione di un bimbo goloso
mentre descrive la vetrina di una pasticceria - Con André ci
vado ogni volta che veniamo qui. Se le sembra tranquillo questo luogo,
si stupirà una volta lassù. Arriveremo a cavallo
fino ad una certa altezza e poi continueremo a piedi. Le
piacerà. La colazione ha molto più sapore
all'aria aperta.
-
Non vorrei disturbare…
-
Oh, dottore, dopo due bicchieri André diventa di una noia
mortale! Si unisca a noi, la prego…
Sorridenti
aspettano la mia replica.
Ed
accetto: la campagna non ha mai avuto molte attrattive per me e non
riuscendo a dormire fino a tardi, qui solo… Che noia.
Provvidenzialmente sono già in tenuta sportiva, indosso
anche stivali da caccia sebbene non abbia mai premuto un grilletto in
vita mia. D’altronde non pretendo che l’abito
faccia il monaco: mi basta confondermi un po’ in questo clima
così rurale.
Non
riesco a comprendere l'entusiasmo di Oscar per tutto questo…
verde.
Lungo il tragitto, non ha fatto che indicarmi le varie coltivazioni
della loro tenuta: le vigne, i meleti, il bosco di noccioli e quello di
castagni. Sì, bello, tutto molto bello, madamigella Oscar.
Lasciamo
i cavalli sotto un gruppo di ciliegi ancora privi di frutti e a piedi
ci avventuriamo sul pendio che, ad ogni passo, diventa sempre
più ripido e roccioso. Non è una vera scalata, ma
in alcuni punti devo aiutarmi con le mani per non scivolare.
Loro
sono di casa: credo abbiano percorso questo cammino molte e molte
volte. Ha tutta l'aria di una tradizione, un rito. E finalmente
arriviamo sulla cima della collina. Ai nostri piedi, da un lato la
cittadina, dall'altro la sterminata piana della Normandia. Ammetto che
è un panorama notevole: mi fa sentire piccolo e, allo stesso
tempo, parte dell’immenso.
-
Guardi! Si vede tutta la campagna francese da qui e, in giornate terse,
all'orizzonte si scorge l’alone blu della costa. Se chiude
gli occhi e si rilassa, può anche sentire il profumo di sale
nella brezza. È un luogo che sa di pace, di infinito. Ci
riposerei in eterno quassù.
La
guardo socchiudere gli occhi. Com'è diversa dal rigido
ufficiale che si muove silenzioso per la reggia. I due volti di Oscar.
Ma non c'è nulla di dispregiativo in questo mio pensiero,
niente che riferisca a doppiezza d'animo.
A
volte mi domando “e se invece…”.
Se
il generale non avesse fatto quella scelta vent'anni fa, se lei non
avesse fatto la sua.
Penso
che forse ora non avrebbe quest'aria serena, libera. Penso che non
sarebbe così forte, volitiva. Penso ad Alexandra, penso che
Oscar avrebbe potuto incorrere nello stesso destino. Penso che potrebbe
essere lei fragile e minuta come un uccellino dalla zampa spezzata,
logorata da anni di maltrattamenti.
Ma
c'è un ma. Alexandra era sola, lontana, senza alcuno su cui
contare. Senza un angelo custode. Per fortuna Oscar ha
André.
Ed
io penso troppo.
-
Io non lo sento…
-
Cosa?
-
Il profumo di sale.
Ride.
Noto
la stessa impertinenza nello sguardo, uno spirito vivo, guizzante come
fiamme. Lo spirito indomito dei Jarjayes, che mi ha così
colpito, attratto e temo già incatenato. In Oscar
è più brillante e forte, più contenuto
in sua cugina, ma sempre lì.
Sento
André arrancare sul pendio.
-
Siete certo di non volere aiuto?
-
Non preoccupatevi, dottore, ho tutto sotto controllo! - esclama
riprendendo l'equilibrio che per un istante lo aveva abbandonato.
Lo
guardo posare la sacca voluminosa ai piedi di una grande e solitaria
quercia, quassù chissà da quanto, e cominciare a
disporre per la colazione al sacco. Riconosco molti piatti preparati
dalla governante e non so come riusciremo a finire tutto questo ben di
dio.
Eppure
ce la facciamo. È proprio vero che l'appetito aumenta con
l'aria buona. Ed è piacevole la loro compagnia. Oscar
è scherzosa, racconta avventure della loro infanzia, della
loro adolescenza, stuzzica André che si difende, e spiega, e
ride e qualche volta ammette, ma…
Sorrido.
Il mio pensiero torna a quel primo giorno, al primo incontro con loro
bambini. Alla domanda che mi posi sulla loro amicizia. Se sarebbe
sopravvissuta. Pare proprio di sì. Nonostante ciò
che so, l'amicizia è salda. Forse perché
André è bravo a nascondersi.
Siamo
ormai sazi, anche di più. André si è
appisolato sull'erba; il sole, già alto, gioca tra le fronde
sul suo viso giovane e sereno.
-
Che le dicevo? Non lo regge proprio il terzo bicchiere! A sua difesa
devo ammettere che i cesti di Nanny non sono mai
“leggeri”, in nessun senso. - scherza Oscar.
Si
stende a sua volta, mani incrociate sotto la nuca e socchiude gli occhi.
-
Già, è proprio un gran bel posto per
riposare… - Il volto si fa serio - Dottore, secondo lei,
com'è l'aldilà?
Il
malore di sua madre deve avere innescato una serie di interrogativi.
Succede sempre così. Traggo un profondo respiro: domanda
breve per una risposta complessa.
-
Vi confesso di non credere, Madamigella Oscar. Ho aperto
così tanti cadaveri che erano solo corpi in cui una volta
scorrevano sangue, aria, calore. Sono testimone di troppo dolore per
credere in un'entità superiore e benevola.
-
Capisco … Ma … Se ci fosse, come sarebbe il
vostro?
Esito
un poco. Da tanto evito di pormi simili interrogativi.
-
Con le persone care, coi corpi sani, le menti serene. Ed il vostro?
Per
qualche istante intorno a noi solo il silenzio totale,
finché un russare improvviso proveniente da
André, spezza la serietà, strappando un sorriso
ad entrambi.
-
Con André suppongo. Già, temo mi seguirebbe anche
lì. - dice con una nota affettuosa in quel temo. - Ed
immagino potrebbe assomigliare a questo posto, ad una giornata come
questa. Ecco, questo potrebbe essere il paradiso: una bella giornata,
un buon bicchiere di vino, una bella compagnia.
La
guardo lì nell'erba, distesa a pochi passi da
André. Lo stesso sole li carezza sulle palpebre
chiuse, la stessa erba li circonda delicatamente, lo stesso
vento caldo li sfiora, ma …” la
differenza”… Il muro invisibile è
lì.
Un
brivido di paura, inaspettato e fuori luogo vista la
serenità del momento, mi coglie, come un triste presagio.
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