9.
9. Jericho
9
novembre 2038
Chiunque
avesse guardato da
una delle finestre di casa mia e mi avesse vista, avrebbe pensato ad un
animale in gabbia. Giravo da una stanza all'altra, pretendendo di
riuscire a distrarmi con un libro o un programma televisivo. Mi sedetti
perfino al piano, ma le mie dita rimasero ferme sui tasti, incapaci di
focalizzarsi sulla musica.
Da quando
Connor aveva
varcato la porta dell'ingresso sparendo alla mia vista, una sgradevole
sensazione mi si era annidata alla bocca dello stomaco.
La cosa
peggiore era che
quell'inquietudine l’avevo già provata... proprio
quel 15
dello scorso agosto, e come sappiamo non era andata a finire bene...
Così,
quando il mio
cellulare squillò, rischiai quasi l’osso del collo
per la
fretta con cui mi precipitai a vedere chi fosse.
Non Connor, ovviamente.
- Pronto,
Hank? - risposi, accorgendomi di avere il fiato corto come se avessi
corso per chilometri.
- Seren? Mi
dispiace
disturbarti, ma avrei bisogno di un favore – la voce del
poliziotto arrivò al mio orecchio smorzata da un gran
vociare di
sotto fondo.
- Hank, tutto
bene? - gli domandai.
- Diciamo di
sì.. -
replicò l’uomo che sembrava più
infastidito che
altro – Dovresti passare da casa mia per dare da mangiare a
Sumo,
io al momento sono… impossibilitato ecco – disse.
- Ovvero? - lo
incalzai io.
- Sono in
stato di fermo alla centrale e non so quando mi faranno uscire
– borbottò il poliziotto.
- In stato di
fermo!? -
ripetei disorientata – Perchè?? Connor mi aveva
detto
che eravate stati convocati in centrale; è uscito
già
qualche ora fa -
- Ci hanno
chiamati per avvisarci che ci toglievano il caso – rispose
con rabbia trattenuta Hank.
- Scherzi?! -
esclamai io.
- No, per
niente…
colpa di quei figli di puttana del FBI – replicò
lui
– Connor mi ha supplicato di dargli ancora cinque minuti
nella
sala delle prove, era convinto di poter scoprire qualcosa.
Così
gli ho fatto da diversivo perché potesse scendere
nell’archivio – raccontò il poliziotto.
- E?-
- Ho dato un
cazzotto sul
naso a quel bastardo che si è preso il nostro caso
– disse
Hank con una certa soddisfazione nella voce.
- Sei
incredibile… - commentai con un sorriso – Connor?
E' lì con te? -
- No -
Quell’unica
parole ebbe l’effetto di farmi piombare il cuore nello
stomaco.
- E
dov’è? - boccheggiai io.
- Deve aver
trovato quello
che stava cercando, perché di lui non c'era più
traccia e
si sono accorti che qualcuno è sceso nell'archivio
–
spiegò Hank.
- Ma come
avrebbe fatto a trovare la soluzione? Non aveva niente in mano! -
esclamai io confusa.
- Quando si
è
connesso a quel deviante sulla Stratford tower mi ha detto di aver
visto l’immagine di una scritta, tipo un’insegna o
qualcosa
del genere – rispose l’uomo.
- Cosa
c’era scritto? - domandai curiosa.
- Jericho
– disse Hank – Non ho idea di che collegamento
abbia potuto
fare, ma credo che ci sia arrivata anche l’FBI,
perché li
ho sentiti vociferare di un punto caldo vicino alla stazione di
Fernandale -
Non appena
Hank ebbe detto Jericho, mi venne un flash, soprattutto se abbinato
alla zona portuale di Fernandale.
- Hank,
scusami ma devo andare! Non ti preoccupare, penso io a Sumo! -
E prima che il
poliziotto
potesse replicare alcun che, interruppi la chiamata e buttai il
cellulare sul divano; precipitandomi invece a raccattare il tablet.
Sbloccai la
superficie trasparente del device e frugai tra le mail di qualche mese
prima.
Uno dei miei
studenti aveva
iniziato un corso di fotografia e mi aveva mandato alcuni dei suoi
scatti, chiedendomi se fosse possibile usarli come tema su cui basarsi
per il prossimo saggio. Alcuni di essi erano stati scattati nella zona
portuale di Fernandale e me ne ricordavo uno in particolare...
Alla quinta
foto che
visionavo, trovai ciò che stavo cercando.
L’immagina
ritraeva una delle tante navi merci in stato di abbandono, quella in
particolare, recava sulla fiancata una scritta ormai rovinata dalla
ruggine: Jericho.
L’indizio
che Connor cercava così disperatamente, io lo avevo sempre
avuto sotto il naso.
Mi
bastò fare una veloce ricerca su internet per scoprirne
l'esatta ubicazione e, esattamente
com’era successo sul ciglio dell’autostrada, agii
d’istinto.
Mezz’ora
più
tardi, dopo essere passata a vedere come stava Sumo, ero già
arrivata nella zona di Fernandale.
Parcheggiai la moto in
uno dei tanti vicoli che componevano il quartiere, mentre
l’odore
salmastro del fiume impregnava l’aria mossa dalla neve
In
giro non
c’era anima viva. Le persone avevano iniziato a chiudersi in
casa
prima del calar della notte; un po' per colpa dei devianti, un po' per
la presenza delle truppe d’assalto che facevano le ronde per
le
strade.
Così,
con
una certa apprensione mi diressi verso la strada che sapevo portare
alla mia meta. Avevo appena girato l’angolo, quando quasi mi
scontrai contro quella che pareva una montagna su gambe.
Allarmata
alzai lo sguardo,
per restituirlo ad una ragazza dai corti capelli biondi, un ragazzo di
colore dalla statura colossale e ad una bambina che sostava sulla sua
spalla.
- Ma voi non
siete...? - esordii riconoscendo la ragazzina e la donna, ma non potei proseguire
la frase perché un’altra voce risuonò
nell’aria.
- Alt!
C’è qualcuno lì? -
Spaventata
guardai in
lontananza la figura di un militare avvicinarsi, poi guardai il
terzetto che sembrava più spaventato di me.
- Andate via!
Ci penso io a
distrarlo! Forza! - gli intimai, muovendomi al contempo verso
l’uomo – Buona sera agente – lo salutai.
Il militare
alzò immediatamente il mitra, tenendolo pronto.
- Che ci fai
qui? - domandò sospettoso.
- Sono umana,
per cortesia abbassi quel mitra.. - lo pregai.
- Una misura
della
temperatura lo confermerà – replicò
quello, tirando
fuori un aggeggio elettronico che mi puntò addosso.
- Tutto bene?
- chiesi dopo un attimo.
- Mi scusi
signora, ma non
si è mai troppo prudenti. – rispose
l’uomo
evidentemente più rilassato - Non è
sicuro girare
per questa zona, soprattutto a quest’ora – mi disse.
- Ha
perfettamente ragione, stavo cercando il mio cane… quello
stupido è scappato da casa – mentii.
- Capisco, ma
è meglio se torna domattina – replicò
il militare.
- Giusto, ha
ragione – assentii io – Beh, le auguro buon lavoro
– mi congedai.
- Grazie
signora – rispose quello.
Mi diressi
dalla parte
opposta dalla quale ero arrivata, svoltando non appena mi era
possibile. Quando fui sicura che l’uomo non potesse
più
vedermi tornai a dirigermi verso Jericho.
Il relitto del
mercantile
mi apparve davanti all’improvviso, cogliendomi quasi di
sorpresa.
Quando mi
avvicinai
ulteriormente, notai un gruppo di persone trafficare vicino allo scafo
che si apriva direttamente sul pontile come un enorme ferita.
Un baluginio
blu mi fece
capire che quelli erano androidi e che quello che trasportavano
all’interno della nave era sangue blu e altri bio componenti.
Quando fui a
meno di una
decina di metri da loro mi notarono, smettendo di lavorare e girandosi
a fissarmi. Istintivamente alzai le mani in segno di resa.
- Mi chiamo
Seren Andrews, non ho intenzioni ostili, ma ho bisogno di parlare con
chi è al comando -
Più
di un led lampeggiò di giallo.
- Non ho armi
di alcun genere.. per favore, è urgente – aggiunsi.
- Aspetta qui
– disse alla fine uno dei devianti allontanandosi
all’interno del cargo.
Ne
tornò cinque
minuti dopo, seguito da un’altra androide con una lunga
treccia
di capelli color miele. Identificai quasi all’istante il
modello
e quindi non mi stupii dell’occhiata torva e sospettosa con
la
quale mi accolse.
-
Perchè sei qui, umana? - domandò e io non potei
non notare la presenza di una pistola nella sua cintura.
Una parola
sbagliata e sapevo che il mio viaggio sarebbe finito lì.
- Sei tu il
capo? - chiesi a mia volta.
- Sono quella
che
valuterà se sia il caso di farvi incontrare oppure no
–
replicò lei con una non troppo velata minaccia nella voce.
- Ho bisogno
di parlargli, ho qualcosa di importante da dirgli – risposi.
- E sarebbe? -
ribattè la deviante.
- Senti.. non
sono qui
né per farvi del male, né per denunciarvi, lo
vedi anche
tu che sono disarmata; potreste neutralizzarmi in due secondi
–
dissi – C’è un androide a cui tengo..
molto…
e credo che sia venuto qui da voi – spiegai.
- Un deviante?
-
- Non sono
sicura che lo sia.. - risposi titubante.
- Che vorrebbe
dire? - domandò l’androide minacciosa
- E' complicato.. -
- Non ho tempo per questo - esclamò lei, troncando sul
nascere
la mia frase - Chiudetela da qualche parte per ora – aggiunse
rivolta agli altri.
- Aspetta! -
esclamai – Devo incontrarlo, devo sapere se lui è
qui! -
La deviante si
fermò, facendo cenno agli altri di fare altrettanto.
- Tieni
davvero così tanto a questo androide? Tu? Un'umana? - disse
con un leggero tono di scherno.
- Ci tengo,
sì,
– risposi fissandola senza abbassare lo sguardo –
ma
c’è anche un’altra ragione…
E’ lui
l’androide della Cyberlife che vi sta dando la caccia -
aggiunsi.
Vidi lo
stupore farsi strada sul volto della deviante.
- Vieni con me
– disse soltanto incamminandosi a passo svelto.
Io la seguii,
lasciandomi
alle spalle l’aria impregnata di neve per inoltrarmi in una
serie di corridoi
mal illuminati e permeati dall'odore pungente del ferro
arrugginito.
Ad ogni piano
si
intervallavano file di porte blindate e cabine vuote, finché
non
sbucammo nella stiva principale che sembrava raccogliere tutti i
devianti presenti.
Diversi
proiettori posti
sia al primo che al secondo piano della struttura, trasmettevano sui
muri di metallo le immagini dei
principali notiziari locali. Al piano terra erano state ricavate delle
stanze improvvisate con teloni di plastica trasparente, ospitanti
infermerie di fortuna per
gli androidi che erano usciti malconci nel tentativo di raggiungere
Jericho.
Istintivamente strinsi lo zainetto a tracolla, sentendo
all’interno la famigliare forma della mia cassetta per gli
attrezzi. L’avevo portata con me pensando a Connor,
ma probabilmente potevo farne un uso ancora più ampio viste
le
condizioni in cui versavano certi devianti.
L’androide
che mi
faceva da anfitrione mi condusse lungo un’altra rampa di
scale, e
fu in quel momento che
avvertimmo il primo boato e la prima scossa. Tutte e due ci fermammo
impietrite... qualche istante più tardi cominciarono gli
spari che
mi fecero gelare il sangue nelle vene: ero arrivata tardi.
La deviante
prese a correre, forse dimenticandosi della mia presenza e io non potei
fare altro che starle alle costole.
Non lo
negherò, ero
terrorizzata; in quel momento realizzai che forse mi ero andata a
cacciare in un problema ben più grande di quanto potessi
gestire.
- Markus! -
L’esclamazione
di sollievo dell'androide mi fece alzare gli occhi sul nuovo arrivato.
Markus aveva
la pelle color
del caffè latte, i lineamenti marcati del sud America e
occhi di
diverso colore (uno probabilmente non era originale) e aveva
tutta l’aria del leader.
L’androide
mi diede
una rapida occhiata, ma io non ci feci più di tanto caso,
perché avevo già spostato la mia attenzione sul
suo accompagnatore.
- Ren! Che ci
fai qui? -
Ci impiegai
qualche secondo a capire chi fosse.
- Connor!! Dio
sia lodato..
- mormorai, sentendo montarmi dentro
un’assurda voglia di mettermi a piangere.
Lui si
avvicinò con l’espressione più
incredula che gli avessi mai visto.
Indossava un
berretto di
lana scura, una felpa sotto ad una spessa giacca di pelle imbottita, e
un
paio di jeans che gli ricadevano morbidi, arricciandosi sugli
scarponi massicci. Avevo tutto il diritto di non averlo riconosciuto
subito, era completamente diverso, e forse questa differenza non si
limitava solo
al suo abbigliamento.
- Dobbiamo
scappare Markus! Non c’è niente che possiamo fare -
La sentenza
della deviante
dai capelli castani mi strappò da quel momento di
felicità; mi ero quasi dimenticata della situazione
in cui
ci trovavamo.
- Dobbiamo far
esplodere
Jericho – asserì a quel punto Markus con decisione
- Se la nave
affonda saranno costretti ad evacuare e la nostra gente
potrà
fuggire – aggiunse.
- Non ce la
farai mai! -
esclamò la androide – Gli esplosivi sono in fondo
alla stiva, ci sono soldati ovunque! -
- Ha ragione
–
intervenne per la prima volta Connor – Sanno chi sei e
faranno
qualsiasi cosa per prenderti – disse.
Egoisticamente,
in quel
momento sperai con tutto il cuore che Connor non si offrisse
volontario, ma fortunatamente Markus decise per tutti.
- Andate e
aiutate gli altri. Vi raggiungerò dopo – disse.
- Markus.. -
- Non ci
metterò molto – la interruppe l’androide
voltandosi a correndo nella direzione opposta alla nostra.
Non appena
Markus se ne andò, Connor mi afferrò una mano e
si mise in moto.
- Sei pazza ad
essere venuta a cercarmi! - mi disse mentre correvamo lungo un nuovo
dedalo di corridoi.
- Ti ho
già lasciato andare via una volta, non potevo farlo una
seconda - replicai.
- Attenti! -
La deviante ci
fermò
con un gesto del braccio, dandoci così il tempo di
nasconderci mentre uno
squadrone di militari ci attraversava la strada.
- Sembra che
tu abbia trovato chi cercavi – mormorò lei.
- Sono stata
fortunata.. e
sono sicura che lo sarà anche Markus – risposi per
rassicurarla.
La deviante mi
guardò con la coda dell’occhio.
- Sono North
comunque – si presentò uscendo dal riparo.
- Seren - replicai prima che riprendessimo la nostra corsa contro il
tempo.
Sembrava di
stare all’inferno… in vita
mia non avevo mai sentito tanti spari, ma soprattutto tante urla. Le
voci dei devianti che supplicavano di aver salva la vita, si
mescolavano
a quelle rudi dei militari che intimavano loro di fermarsi, prima di
sparargli senza pietà.
Non
riuscivo a concepire
come, di fronte a quelle suppliche, non si facessero alcuno scrupolo
nello sterminarli.
Non erano oggetti! Non erano esseri inanimati!
Possibile che non se ne rendessero conto?!
Stavamo
procedendo a passo
svelto, quando una
raffica di spari illuminò ad intermittenza l'incrocio a
qualche metro da noi.
Connor, che mi
teneva
ancora saldamente per mano, mi spinse verso una stretta rientranza tra
due porte blindate. Cercai di infilarmi il più a fondo
possibile, visto che lo spazio era appena sufficiente per
starci
in due
di profilo.
Connor si mise tra me e l'apertura, curvando leggermente le spalle per
farmi da
scudo.
Ad un centimetro dal petto dell’androide, potevo sentire
distintamente il suo cuore meccanico battere come impazzito.... Che
avesse
paura anche lui?
Improvvisamente
mi
sembrò che fosse calato un'assordante silenzio…
avvertivo il
mio respiro spezzato e i passi pesanti degli stivali calzati dal
militare.
Ero
terrorizzata… mi
aspettavo che da un momento all’altro un buco elettrico si
aprisse sul torace di Connor, uccidendolo.
Alzai lo
sguardo verso di
lui e lui abbassò il suo. Dovette leggere nei miei occhi la
paura, perché si abbassò leggermente, fino a
sfiorarmi la
fronte con le labbra e questo bastò a calmarmi. La sua
presenza,
senza neppure che me ne accorgessi, era ormai diventata una
rassicurazione…
I passi del
soldato si
avvicinarono sempre di più, proseguendo oltre il nostro
nascondiglio; solo allora si udì un colpo di pistola
assordante,
seguito dalla voce di North.
- Andiamo!
Sbrigatevi! -
Connor si
staccò da
me, uscendo dalla rientranza e tirandomi con lui.
Il corpo del militare
giaceva a terra; un foro circolare si apriva sull’elmetto che
ne
celava il volto, mentre una pozza si sangue si allargava sul pavimento.
Sotto le fioche luci del corridoio, il sangue sembrava nero come la
pece
e così lucido da potervisi specchiare.
Quella visione
mi
procurò un brivido lungo la schiena.
- Andiamo Ren -
Connor mi
riscosse, afferrandomi per un braccio e portandomi via con
sé.
- Ci siamo
quasi – affermò North, svoltando
l’ennesimo angolo.
Fu proprio
allora che Markus ricomparve.
- Markus
– lo accolse la deviante con evidente sollievo.
- Le bombe
esploderanno da un momento all’altro, dobbiamo uscire di qui!
- ci avvisò lui.
Ancora una
volta ci
mettemmo a correre accompagnati dal suono continuo del massacro.
In
quel momento sperai che fosse l’ultima volta, che qualsiasi
cosa
mi stesse aspettando fosse la conclusione di quell'assurda situazione.
Dietro di noi
comparvero improvvisamente un paio di militari che fecero fuoco nella
nostra direzione.
North, con un
gemito, cadde a
terra e Markus si precipitò verso di lei, ingaggiando uno
scontro
con i due soldati che vennero ben presto messi al
tappeto.
A quel punto,
sorreggendo la compagna, il leader dei devianti si avviò al
nostro indirizzo.
- Proteggila -
Udii la voce
ferma di
Connor, prima di venire spinta verso Josh e di vederlo andare incontro
ai due androidi con la pistola puntata.
- Connor!! -
esclamai spaventata.
- Resta qui,
sa quel che fa – mi trattenne Josh quando cercai di seguirlo.
Con
apprensione, guardai Connor
fare da copertura a Markus e North contro i quattro agenti che si erano
messi al loro inseguimento.
Non lo avevo mai visto in azione, e nonostante la
mia paura, dovevo ammettere che i suoi movimenti avevano un che di
ferino ed elegante al tempo stesso.
Due dei
militari caddero quasi
subito, permettendo a Connor di passare ad occuparsi dei restanti due.
Stavo
seguendo la sua lotta, quando vidi che uno dei soldati messi a terra
precedentemente, si stava rialzando per puntare il fucile contro di
lui.
Le mie gambe
si mossero prima che il cervello potesse realizzare.
- Ferma! -
L'urlo di
Markus mi
arrivò stranamente ovattato, mentre correvo in avanti.
Guidata
dal solo istinto, feci l’unica cosa che potevo fare: mi
scagliai
contro il
soldato.
Questo, preso alla sprovvista, barcollò di lato e
poi fu la
questione di un istante, quel che bastò a Connor per
eliminare
anche
lui.
- Quando
imparerai a fare quello che ti dico!?? - mi rimproverò,
aiutandomi a rimettermi in piedi.
- Senti da che
pulpito...
– replicai con il fiato corto mentre un altro gruppo di
soldati
compariva nel corridoio.
Connor mi
spinse in avanti verso gli altri che ci attendevano.
- Forza,
svelti! - esclamò Markus pronto a saltare da uno squarcio
nella fiancata della nave che dava sul porto.
-
Morirà assiderata se salta! L’acqua è
ghiacciata! - protestò Connor intuendo il loro piano.
- Non abbiamo
altra scelta – sentenziò North.
- Me la
caverò – replicai io – Andiamo! -
Presi Connor
per mano e, prima di fermarmi a pensare alla pazzia che stavo per
compiere, saltai.
Jericho's
place:
Buondì
a tutti!
E anche il nono
capitolo è arrivato, portandosi dietro un pò di
sana azione u.u
Per un caso
fortuito (viva le coincidenze!) Seren sa esattamente dove trovare
Connor, ovvero a Jericho, la base della ribellione deviante.
Il fatto che la
ragazza abbia incontrato il gruppo di Kara non è una
coincidenza, ma il motivo lo scoprirete nel prossimo capitolo...
*suspance*
North l'ho
trattata esattamente come mi è apparsa nel gioco,
battagliera e sospettosa, ma con un motivo ben specifico di fondo.
Farla interagire con Seren è, e sarà, parecchio
divertente. XD
Finalmente è comparso anche Markus! Non ho potuto
approfondire sul suo personaggio per ovvi motivi, viste le circostanze
nelle quali si trovano al momento; ma avrò modo di farlo
più avanti.
E infine Connor!
Inutile dire che è stata la parte che più mi
è piaciuto scrivere ^^ Ora non resta che vedere cosa
succederà a Seren dopo il tuffo nell'acqua gelata del
fiume...
Non mi resta che
ringraziare tutti i Lettori,
chi recensisce
e af_Eleven_
per aver inserito Dream tra le fic seguite!
Ne approfitto per
farvi anche Tantissimi
auguri di un sereno Natale, perchè penso
proprio che ci sentiremo intorno a Capodanno ;)
Un
abbraccio,
Marta
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