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Autore: Kano_chan    15/12/2018    2 recensioni
Dal quinto capitolo:
- Grazie per il passaggio Hank e perdonami se ti ho fatto preoccupare – gli avevo detto apprestandomi a scendere.
- Provi qualcosa per Connor? Intendo… - il poliziotto aveva lasciato la frase in sospeso.
- Credi sia possibile innamorarsi di un androide ed essere ricambiati? - avevo ribattuto io con un sorriso mesto, prima di aprire la portiera e scivolare via.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Connor/RK800, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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9.

9. Jericho

9 novembre 2038

Chiunque avesse guardato da una delle finestre di casa mia e mi avesse vista, avrebbe pensato ad un animale in gabbia. Giravo da una stanza all'altra, pretendendo di riuscire a distrarmi con un libro o un programma televisivo. Mi sedetti perfino al piano, ma le mie dita rimasero ferme sui tasti, incapaci di focalizzarsi sulla musica.
Da quando Connor aveva varcato la porta dell'ingresso sparendo alla mia vista, una sgradevole sensazione mi si era annidata alla bocca dello stomaco.
La cosa peggiore era che quell'inquietudine l’avevo già provata... proprio quel 15 dello scorso agosto, e come sappiamo non era andata a finire bene...
Così, quando il mio cellulare squillò, rischiai quasi l’osso del collo per la fretta con cui mi precipitai a vedere chi fosse.
Non Connor, ovviamente.


- Pronto, Hank? - risposi, accorgendomi di avere il fiato corto come se avessi corso per chilometri.
- Seren? Mi dispiace disturbarti, ma avrei bisogno di un favore – la voce del poliziotto arrivò al mio orecchio smorzata da un gran vociare di sotto fondo.
- Hank, tutto bene? - gli domandai.
- Diciamo di sì.. - replicò l’uomo che sembrava più infastidito che altro – Dovresti passare da casa mia per dare da mangiare a Sumo, io al momento sono… impossibilitato ecco – disse.
- Ovvero? - lo incalzai io.
- Sono in stato di fermo alla centrale e non so quando mi faranno uscire – borbottò il poliziotto.
- In stato di fermo!? - ripetei disorientata – Perchè?? Connor mi aveva detto che eravate stati convocati in centrale; è uscito già qualche ora fa -
- Ci hanno chiamati per avvisarci che ci toglievano il caso – rispose con rabbia trattenuta Hank.
- Scherzi?! - esclamai io.
- No, per niente… colpa di quei figli di puttana del FBI – replicò lui – Connor mi ha supplicato di dargli ancora cinque minuti nella sala delle prove, era convinto di poter scoprire qualcosa. Così gli ho fatto da diversivo perché potesse scendere nell’archivio – raccontò il poliziotto.
- E?-
- Ho dato un cazzotto sul naso a quel bastardo che si è preso il nostro caso – disse Hank con una certa soddisfazione nella voce.
- Sei incredibile… - commentai con un sorriso – Connor? E' lì con te? -
- No -

Quell’unica parole ebbe l’effetto di farmi piombare il cuore nello stomaco.

- E dov’è? - boccheggiai io.
- Deve aver trovato quello che stava cercando, perché di lui non c'era più traccia e si sono accorti che qualcuno è sceso nell'archivio – spiegò Hank.
- Ma come avrebbe fatto a trovare la soluzione? Non aveva niente in mano! - esclamai io confusa.
- Quando si è connesso a quel deviante sulla Stratford tower mi ha detto di aver visto l’immagine di una scritta, tipo un’insegna o qualcosa del genere – rispose l’uomo.
- Cosa c’era scritto? - domandai curiosa.
- Jericho – disse Hank – Non ho idea di che collegamento abbia potuto fare, ma credo che ci sia arrivata anche l’FBI, perché li ho sentiti vociferare di un punto caldo vicino alla stazione di Fernandale -

Non appena Hank ebbe detto Jericho, mi venne un flash, soprattutto se abbinato alla zona portuale di Fernandale.

- Hank, scusami ma devo andare! Non ti preoccupare, penso io a Sumo! -

E prima che il poliziotto potesse replicare alcun che, interruppi la chiamata e buttai il cellulare sul divano; precipitandomi invece a raccattare il tablet.
Sbloccai la superficie trasparente del device e frugai tra le mail di qualche mese prima.
Uno dei miei studenti aveva iniziato un corso di fotografia e mi aveva mandato alcuni dei suoi scatti, chiedendomi se fosse possibile usarli come tema su cui basarsi per il prossimo saggio. Alcuni di essi erano stati scattati nella zona portuale di Fernandale e me ne ricordavo uno in particolare...
Alla quinta foto che visionavo, trovai ciò che stavo cercando. L’immagina ritraeva una delle tante navi merci in stato di abbandono, quella in particolare, recava sulla fiancata una scritta ormai rovinata dalla ruggine: Jericho.
L’indizio che Connor cercava così disperatamente, io lo avevo sempre avuto sotto il naso.
Mi bastò fare una veloce ricerca su internet per scoprirne l'esatta ubicazione e, esattamente com’era successo sul ciglio dell’autostrada, agii d’istinto. 
Mezz’ora più tardi, dopo essere passata a vedere come stava Sumo, ero già arrivata nella zona di Fernandale.
Parcheggiai la moto in uno dei tanti vicoli che componevano il quartiere, mentre l’odore salmastro del fiume impregnava l’aria mossa dalla neve
In giro non c’era anima viva. Le persone avevano iniziato a chiudersi in casa prima del calar della notte; un po' per colpa dei devianti, un po' per la presenza delle truppe d’assalto che facevano le ronde per le strade.
Così, con una certa apprensione mi diressi verso la strada che sapevo portare alla mia meta. Avevo appena girato l’angolo, quando quasi mi scontrai contro quella che pareva una montagna su gambe.
Allarmata alzai lo sguardo, per restituirlo ad una ragazza dai corti capelli biondi, un ragazzo di colore dalla statura colossale e ad una bambina che sostava sulla sua spalla.

- Ma voi non siete...? - esordii riconoscendo la ragazzina e la donna, ma non potei proseguire la frase perché un’altra voce risuonò nell’aria.

- Alt! C’è qualcuno lì? -

Spaventata guardai in lontananza la figura di un militare avvicinarsi, poi guardai il terzetto che sembrava più spaventato di me.

- Andate via! Ci penso io a distrarlo! Forza! - gli intimai, muovendomi al contempo verso l’uomo – Buona sera agente – lo salutai.

Il militare alzò immediatamente il mitra, tenendolo pronto.

- Che ci fai qui? - domandò sospettoso.
- Sono umana, per cortesia abbassi quel mitra.. - lo pregai.
- Una misura della temperatura lo confermerà – replicò quello, tirando fuori un aggeggio elettronico che mi puntò addosso.
- Tutto bene? - chiesi dopo un attimo.
- Mi scusi signora, ma non si è mai troppo prudenti. – rispose l’uomo evidentemente più rilassato -  Non è sicuro girare per questa zona, soprattutto a quest’ora – mi disse.
- Ha perfettamente ragione, stavo cercando il mio cane… quello stupido è scappato da casa – mentii.
- Capisco, ma è meglio se torna domattina – replicò il militare.
- Giusto, ha ragione – assentii io – Beh, le auguro buon lavoro – mi congedai.
- Grazie signora – rispose quello.

Mi diressi dalla parte opposta dalla quale ero arrivata, svoltando non appena mi era possibile. Quando fui sicura che l’uomo non potesse più vedermi tornai a dirigermi verso Jericho.   
Il relitto del mercantile mi apparve davanti all’improvviso, cogliendomi quasi di sorpresa.
Quando mi avvicinai ulteriormente, notai un gruppo di persone trafficare vicino allo scafo che si apriva direttamente sul pontile come un enorme ferita.
Un baluginio blu mi fece capire che quelli erano androidi e che quello che trasportavano all’interno della nave era sangue blu e altri bio componenti.
Quando fui a meno di una decina di metri da loro mi notarono, smettendo di lavorare e girandosi a fissarmi. Istintivamente alzai le mani in segno di resa.

- Mi chiamo Seren Andrews, non ho intenzioni ostili, ma ho bisogno di parlare con chi è al comando -

Più di un led lampeggiò di giallo.

- Non ho armi di alcun genere.. per favore, è urgente – aggiunsi.
- Aspetta qui – disse alla fine uno dei devianti allontanandosi all’interno del cargo.

Ne tornò cinque minuti dopo, seguito da un’altra androide con una lunga treccia di capelli color miele. Identificai quasi all’istante il modello e quindi non mi stupii dell’occhiata torva e sospettosa con la quale mi accolse.

- Perchè sei qui, umana? - domandò e io non potei non notare la presenza di una pistola nella sua cintura.

Una parola sbagliata e sapevo che il mio viaggio sarebbe finito lì.

- Sei tu il capo? - chiesi a mia volta.
- Sono quella che valuterà se sia il caso di farvi incontrare oppure no – replicò lei con una non troppo velata minaccia nella voce.
- Ho bisogno di parlargli, ho qualcosa di importante da dirgli – risposi.
- E sarebbe? - ribattè la deviante.
- Senti.. non sono qui né per farvi del male, né per denunciarvi, lo vedi anche tu che sono disarmata; potreste neutralizzarmi in due secondi – dissi – C’è un androide a cui tengo.. molto… e credo che sia venuto qui da voi – spiegai.
- Un deviante? -
- Non sono sicura che lo sia.. - risposi titubante.
- Che vorrebbe dire? - domandò l’androide minacciosa
-  E' complicato.. -
- Non ho tempo per questo - esclamò lei, troncando sul nascere la mia frase - Chiudetela da qualche parte per ora – aggiunse rivolta agli altri.

- Aspetta! - esclamai – Devo incontrarlo, devo sapere se lui è qui! -

La deviante si fermò, facendo cenno agli altri di fare altrettanto.

- Tieni davvero così tanto a questo androide? Tu? Un'umana? - disse con un leggero tono di scherno.
- Ci tengo, sì, – risposi fissandola senza abbassare lo sguardo – ma c’è anche un’altra ragione… E’ lui l’androide della Cyberlife che vi sta dando la caccia - aggiunsi.

Vidi lo stupore farsi strada sul volto della deviante.

- Vieni con me – disse soltanto incamminandosi a passo svelto.

Io la seguii, lasciandomi alle spalle l’aria impregnata di neve per inoltrarmi in una serie di corridoi mal illuminati e permeati dall'odore pungente del ferro arrugginito.
Ad ogni piano si intervallavano file di porte blindate e cabine vuote, finché non sbucammo nella stiva principale che sembrava raccogliere tutti i devianti presenti.
Diversi proiettori posti sia al primo che al secondo piano della struttura, trasmettevano sui muri di metallo le immagini dei principali notiziari locali. Al piano terra erano state ricavate delle stanze improvvisate con teloni di plastica trasparente, ospitanti infermerie di fortuna per gli androidi che erano usciti malconci nel tentativo di raggiungere Jericho.
Istintivamente strinsi lo zainetto a tracolla, sentendo all’interno la famigliare forma della mia cassetta per gli attrezzi. L’avevo portata con me pensando a Connor, ma probabilmente potevo farne un uso ancora più ampio viste le condizioni in cui versavano certi devianti.

L’androide che mi faceva da anfitrione mi condusse lungo un’altra rampa di scale, e fu in quel momento che avvertimmo il primo boato e la prima scossa. Tutte e due ci fermammo impietrite... qualche istante più tardi cominciarono gli spari che mi fecero gelare il sangue nelle vene: ero arrivata tardi.
La deviante prese a correre, forse dimenticandosi della mia presenza e io non potei fare altro che starle alle costole.
Non lo negherò, ero terrorizzata; in quel momento realizzai che forse mi ero andata a cacciare in un problema ben più grande di quanto potessi gestire.

- Markus! -

L’esclamazione di sollievo dell'androide mi fece alzare gli occhi sul nuovo arrivato.
Markus aveva la pelle color del caffè latte, i lineamenti marcati del sud America e occhi di diverso colore (uno probabilmente non era originale) e aveva tutta l’aria del leader.
L’androide mi diede una rapida occhiata, ma io non ci feci più di tanto caso, perché avevo già spostato la mia attenzione sul suo accompagnatore.

- Ren! Che ci fai qui? -

Ci impiegai qualche secondo a capire chi fosse.

- Connor!! Dio sia lodato.. - mormorai, sentendo montarmi dentro un’assurda voglia di mettermi a piangere.

Lui si avvicinò con l’espressione più incredula che gli avessi mai visto.
Indossava un berretto di lana scura, una felpa sotto ad una spessa giacca di pelle imbottita, e un paio di jeans che gli ricadevano morbidi, arricciandosi sugli scarponi massicci. Avevo tutto il diritto di non averlo riconosciuto subito, era completamente diverso, e forse questa differenza non si limitava solo al suo abbigliamento.

- Dobbiamo scappare Markus! Non c’è niente che possiamo fare -

La sentenza della deviante dai capelli castani mi strappò da quel momento di felicità; mi ero quasi dimenticata della situazione in cui ci trovavamo.

- Dobbiamo far esplodere Jericho – asserì a quel punto Markus con decisione -  Se la nave affonda saranno costretti ad evacuare e la nostra gente potrà fuggire – aggiunse.
- Non ce la farai mai! - esclamò la androide – Gli esplosivi sono in fondo alla stiva, ci sono soldati ovunque! -
- Ha ragione – intervenne per la prima volta Connor – Sanno chi sei e faranno qualsiasi cosa per prenderti – disse.
 
Egoisticamente, in quel momento sperai con tutto il cuore che Connor non si offrisse volontario, ma fortunatamente Markus decise per tutti.

- Andate e aiutate gli altri. Vi raggiungerò dopo – disse.
- Markus.. -
- Non ci metterò molto – la interruppe l’androide voltandosi a correndo nella direzione opposta alla nostra.

Non appena Markus se ne andò, Connor mi afferrò una mano e si mise in moto.

- Sei pazza ad essere venuta a cercarmi! - mi disse mentre correvamo lungo un nuovo dedalo di corridoi.
- Ti ho già lasciato andare via una volta, non potevo farlo una seconda - replicai.
- Attenti! -

La deviante ci fermò con un gesto del braccio, dandoci così il tempo di nasconderci mentre uno squadrone di militari ci attraversava la strada.

- Sembra che tu abbia trovato chi cercavi – mormorò lei.
- Sono stata fortunata.. e sono sicura che lo sarà anche Markus – risposi per rassicurarla.

La deviante mi guardò con la coda dell’occhio.

- Sono North comunque – si presentò uscendo dal riparo.
- Seren - replicai prima che riprendessimo la nostra corsa contro il tempo.

Sembrava di stare all’inferno… in vita mia non avevo mai sentito tanti spari, ma soprattutto tante urla. Le voci dei devianti che supplicavano di aver salva la vita, si mescolavano a quelle rudi dei militari che intimavano loro di fermarsi, prima di sparargli senza pietà.
Non riuscivo a concepire come, di fronte a quelle suppliche, non si facessero alcuno scrupolo nello sterminarli.
Non erano oggetti! Non erano esseri inanimati! Possibile che non se ne rendessero conto?!

Stavamo procedendo a passo svelto, quando una raffica di spari illuminò ad intermittenza l'incrocio a qualche metro da noi.
Connor, che mi teneva ancora saldamente per mano, mi spinse verso una stretta rientranza tra due porte blindate. Cercai di infilarmi il più a fondo possibile, visto che lo spazio era appena sufficiente per starci in due di profilo. Connor si mise tra me e l'apertura, curvando leggermente le spalle per farmi da scudo.
Ad un centimetro dal petto dell’androide, potevo sentire distintamente il suo cuore meccanico battere come impazzito.... Che avesse paura anche lui?

Improvvisamente mi sembrò che fosse calato un'assordante silenzio… avvertivo il mio respiro spezzato e i passi pesanti degli stivali calzati dal militare.
Ero terrorizzata… mi aspettavo che da un momento all’altro un buco elettrico si aprisse sul torace di Connor, uccidendolo.
Alzai lo sguardo verso di lui e lui abbassò il suo. Dovette leggere nei miei occhi la paura, perché si abbassò leggermente, fino a sfiorarmi la fronte con le labbra e questo bastò a calmarmi. La sua presenza, senza neppure che me ne accorgessi, era ormai diventata una rassicurazione…
I passi del soldato si avvicinarono sempre di più, proseguendo oltre il nostro nascondiglio; solo allora si udì un colpo di pistola assordante, seguito dalla voce di North.

- Andiamo! Sbrigatevi! -

Connor si staccò da me, uscendo dalla rientranza e tirandomi con lui.
Il corpo del militare giaceva a terra; un foro circolare si apriva sull’elmetto che ne celava il volto, mentre una pozza si sangue si allargava sul pavimento. Sotto le fioche luci del corridoio, il sangue sembrava nero come la pece e così lucido da potervisi specchiare.

Quella visione mi procurò un brivido lungo la schiena.

- Andiamo Ren -

Connor mi riscosse, afferrandomi per un braccio e portandomi via con sé.

- Ci siamo quasi – affermò North, svoltando l’ennesimo angolo.

Fu proprio allora che Markus ricomparve.

- Markus – lo accolse la deviante con evidente sollievo.
- Le bombe esploderanno da un momento all’altro, dobbiamo uscire di qui! - ci avvisò lui.

Ancora una volta ci mettemmo a correre accompagnati dal suono continuo del massacro.
In quel momento sperai che fosse l’ultima volta, che qualsiasi cosa mi stesse aspettando fosse la conclusione di quell'assurda situazione.

Dietro di noi comparvero improvvisamente un paio di militari che fecero fuoco nella nostra direzione.
North, con un gemito, cadde a terra e Markus si precipitò verso di lei, ingaggiando uno scontro con i due soldati che vennero ben presto messi al tappeto.
A quel punto, sorreggendo la compagna, il leader dei devianti si avviò al nostro indirizzo.

- Proteggila -

Udii la voce ferma di Connor, prima di venire spinta verso Josh e di vederlo andare incontro ai due androidi con la pistola puntata.

- Connor!! - esclamai spaventata.
- Resta qui, sa quel che fa – mi trattenne Josh quando cercai di seguirlo.

Con apprensione, guardai Connor fare da copertura a Markus e North contro i quattro agenti che si erano messi al loro inseguimento.
Non lo avevo mai visto in azione, e nonostante la mia paura, dovevo ammettere che i suoi movimenti avevano un che di ferino ed elegante al tempo stesso.

Due dei militari caddero quasi subito, permettendo a Connor di passare ad occuparsi dei restanti due.
Stavo seguendo la sua lotta, quando vidi che uno dei soldati messi a terra precedentemente, si stava rialzando per puntare il fucile contro di lui.

Le mie gambe si mossero prima che il cervello potesse realizzare.

- Ferma! -

L'urlo di Markus mi arrivò stranamente ovattato, mentre correvo in avanti. Guidata dal solo istinto, feci l’unica cosa che potevo fare: mi scagliai contro il soldato.
Questo, preso alla sprovvista, barcollò di lato e poi fu la questione di un istante, quel che bastò a Connor per eliminare anche lui.


- Quando imparerai a fare quello che ti dico!?? - mi rimproverò, aiutandomi a rimettermi in piedi.
- Senti da che pulpito... – replicai con il fiato corto mentre un altro gruppo di soldati compariva nel corridoio.

Connor mi spinse in avanti verso gli altri che ci attendevano.

- Forza, svelti! - esclamò Markus pronto a saltare da uno squarcio nella fiancata della nave che dava sul porto.
- Morirà assiderata se salta! L’acqua è ghiacciata! - protestò Connor intuendo il loro piano.
- Non abbiamo altra scelta – sentenziò North.
- Me la caverò – replicai io – Andiamo! -

Presi Connor per mano e, prima di fermarmi a pensare alla pazzia che stavo per compiere, saltai.  



Jericho's place:

Buondì a tutti!

E anche il nono capitolo è arrivato, portandosi dietro un pò di sana azione u.u
Per un caso fortuito (viva le coincidenze!) Seren sa esattamente dove trovare Connor, ovvero a Jericho, la base della ribellione deviante.
Il fatto che la ragazza abbia incontrato il gruppo di Kara non è una coincidenza, ma il motivo lo scoprirete nel prossimo capitolo... *suspance*
North l'ho trattata esattamente come mi è apparsa nel gioco, battagliera e sospettosa, ma con un motivo ben specifico di fondo. Farla interagire con Seren è, e sarà, parecchio divertente. XD
Finalmente è comparso anche Markus! Non ho potuto approfondire sul suo personaggio per ovvi motivi, viste le circostanze nelle quali si trovano al momento; ma avrò modo di farlo più avanti.

E infine Connor! Inutile dire che è stata la parte che più mi è piaciuto scrivere ^^ Ora non resta che vedere cosa succederà a Seren dopo il tuffo nell'acqua gelata del fiume...
Non mi resta che ringraziare tutti i Lettori, chi recensisce e af_Eleven_ per aver inserito Dream tra le fic seguite!

Ne approfitto per farvi anche Tantissimi auguri di un sereno Natale, perchè penso proprio che ci sentiremo intorno a Capodanno ;)

Un abbraccio,
Marta
  
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