La città dei sei Re

di lmpaoli94
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Re Jacopo giaceva a terra senza con gli occhi chiusi sorretto da Maria.
La giovane sovrana non riusciva a credere di averlo perso per sempre.
< Maria… mi dispiace tanto… > cercò di consolarla in qualche maniera Anna.
< Era un uomo così buono e coraggioso… Ed il suo coraggio è stata la sua rovina. >
< Non la sua rovina > intervenne Aragorn < Bensì la nostra salvezza… Siete scossa dalla sua perdita. Ma dovete anche pensare che ha fatto tutto ciò… >
< Lui non c’è più! Non riesco a tollerarlo! > gridò esasperata.
< Calmati, Maria. Ti prego > mormorò Re Donato.
Ma la sovrana non voleva vedere nessuno.
Montò sul suo cavallo per dirigersi a nord verso i suoi possedimenti.
< Lasciamola in pace. Deve riflettere sul suo futuro > consigliò Gandalf raccogliendo i cocci del ciondolo distrutto.
 
 
Erano passati all’incirca tre giorni e Maria non ne voleva sapere di uscire dal suo Palazzo.
Alcuni membri della compagnia provarono in tutte le maniere per farla ragionare.
Ma era inutile.
Continuava a ripensare a Re Jacopo.
A colui che aveva sempre amato e che non poteva dimenticare tanto facilmente.
Per lei, continuare a regnare e a ricostruire la città insieme agli altri sovrani non aveva più senso ormai.
< Maria, devi deciderti di uscire immediatamente da quella tua camera! > tuonò la Regina Elisa dopo tre giorni che veniva rifiutata dalla servitù della sua amica.
< Lasciami in pace, Elisa. Ho bisogno di rimanere da sola. >
< Rimanere a deprimerti nella tua camera non farà altro che peggiorare la situazione… Ti prego, fatti aiutare. >
< Non voglio essere aiutata da nessuno! Quando lo capirai? >
Ma Elisa non voleva darsi per vinta.
Contro il volere della sua amica, entrò nella sua camera fissandola con sguardo furente.
< Chi ti ha dato il permesso di entrare nella mia camera? >
< Nessuno. E non me ne andrò da qui finché non ti avrò sbattuto fuori da questo palazzo. >
< Non riuscirai mai a farmi cambiare idea. Mettiti l’animo in pace. >
< Non sopporto vederti così! Mi fai disperare anche me! > gridò Elisa.
< Lo vuoi capire che Jacopo non c’è più?! >
< Ascoltami bene, amica mia… >
< Sei tu che devi ascoltare me! Lasciami in pace! Non voglio ripetertelo un’altra volta! >
Maria si gettò nelle braccia della sua amica come segno di disperazione.
Stava piangendo dal dolore.
Un dolore che sarebbe rimasto incolmabile.
< Dispiace a tutti che Jacopo sia morto… Ma d'altronde era vincolato dal potere del Ciondolo. >
< E’ stato quello a salvarlo… Non riesco ancora a credere che per uccidere quell’essere mostruoso, Jacopo abbia dovuto distruggere quel Ciondolo… >
< La sua fine era solo rimandata, Maria. E tu lo sai meglio di me. >
< Io veramente… >
< Adesso non possiamo continuare a disperarci pensando sempre a lui. Abbiamo un regno da ricostruire. >
Ma Maria non rispose.
< Non puoi voltare le spalle così al tuo popolo… Loro ti hanno sempre sostenuto. In tutte le difficoltà della tua vita… Ma adesso sono loro ad avere bisogno di te. >
Lo sguardo delle due ragazze si andò ad incrociare.
< E’ vero. Hai ragione. >
< Allora questo significa… >
< Aiutami a portare cibo caldo e coperte per i poveri senzatetto. Non c’è più un momento da perdere. >
< Bravissima! È questa la Maria che conosco! >
 
 
Seguita dalla Sovrana intraprendente e più testarda di lei, Maria cominciò con le sue opere di carità in Piazza Anfiteatro.
Ma le due sovrane non erano sole.
La Compagnia era impegnata a ricostruire i disastri che prima gli Uru – Kai e poi gli orchetti, avevano lasciato sul loro cammino.
In circa due mesi dall’invasione del nemico, Lucrom fu completamente ricostruita.
I molti senzatetto che affollavano le strade della città, adesso ebbero una casa tutta loro.
Finalmente la città di Lucrom tornò allo splendore di un tempo.
E tutto grazie al lavoro di squadra della Compagnia della Terra di Mezzo e dai cinque sovrani.
< Credo che adesso sia venuto il momento dei saluti > fece Gandalf portandosi dietro il suo bastone inseparabile.
< Non saprò mai come ringraziarvi… Tutti quanti > fece Maria a nome di tutti.
< Per qualsiasi cosa che voi desidererete, non indugiate a richiamarci > fece Aragorn.
< Anche se la Terra di Mezzo è molto lontana, noi accorreremo sempre in vostro aiuto. Non scordatelo. >
< E come potremo mai, Legolas? > domandò Re Donato fiero delle parole dell’elfo.
< Volevamo organizzare una festa in vostro onore, ma… >
< Una festa?! > gridò Merry sorpreso < Perché non ne sapevo nulla? >
< Casa ci sta aspettando, Merry > gli disse Pipino < Hai dimenticato i tuoi doveri di padre? >
< I miei doveri possono aspettare > replicò l’hobbit.
< Non questa volta > gli mormorò Frodo. < Quando vorrete, siete tutti invitati nella mia umile casa. Li brinderemo e mangeremo come se fosse il nostro ultimo giorno insieme. Vedrete, ci divertiremo molto. >
< Un giorno di questi verremo nella vostra Terra… Non vi preoccupate > rispose la Regina Anna.
< E’ giunta il momento di andare > li interruppe Gandalf < Incamminiamoci finché il sole è sempre alto. >
< Hai ragione… A presto, vostre maestà. È stato un onore combattere con voi. >
< L’onore è stato tutto mio > replicò la Sovrana Maria dando un ultimo saluto a quei nove guerrieri che avevano messo a repentaglio la loro vita per il destino degli uomini.




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