24 Dicembre,
13:50
Aveva
sentito declamate le lodi del
pranzo di Natale a Hogwarts per anni e, se quello della Vigilia era
solo un
assaggio, Fine era sicura che quelle voci fossero false e infondate.
Quelle
lodi lo sminuivano e basta, sarebbe stato molto di più di
quello che si
aspettava. Non vedeva l’ora del giorno dopo.
Fine
aveva sempre adorato mangiare,
amava i dolci in modo folle, non a caso la sua prima bravata a Hogwarts
era
stata cercare le cucine per corrompere gli Elfi a sfamarla fuori dai
pasti.
Rein diceva sempre che il suo stomaco era un buco nero per una galassia
lontana, per questo poteva ingerire qualsiasi cosa le capitasse sotto
tiro. Era
sempre l’ultima ad alzarsi dal tavolo di Grifondoro e anche
quel giorno non
fece eccezione. Della sua casa era l’unica a occupare la
grande tavola, ma onor
del vero non era l’unica a trattenersi nella Sala: due
Tassorosso stavano
finendo il dolce, alcuni Corvonero restavano seduti al loro posto con
il naso
infilato in qualche libro e tre Serpeverde occupavano sparsi la tavola
in
fondo, tra loro c’era anche Shade intento a scrivere.
Il
ragazzo alzò lo sguardo dalla sua
pergamena proprio mentre lo stava ancora fissando e fece un piccolo
sorrisetto
divertito. Fine avvampò, sapeva perfettamente che mentre
mangiava non era mai
un belvedere, sicuramente aveva tutta la parte inferiore della faccia
sporca di
crema e cioccolata. Gli elargì comunque un sorrisone, anche
se un poco nervoso,
poi tentò con scarso successo di pulirsi la tavola con un
tovagliolo.
Fu
mentre era distratta da quella
mossa impegnativa che un aeroplanino di carta planò davanti
al suo piatto in un
modo troppo composto per non essere stato incantato.
Smise di
pulirsi la faccia per
occuparsi delle proprie dita, quando fu sicuro che prendendolo in mano
non lo
avrebbe impasticciato lo aprì.
Hai da fare
questa notte? –Shade.
Inarcò
un sopracciglio e lanciò
un’occhiata al ragazzo dall’altra parte della sala,
prese la propria piuma e
scrisse di no. Ricompose l’origami che rilanciò al
ragazzo, il piccolo aeroplano
volò fino al suo proprietario con decisione, che prese ancor
prima si
appoggiasse sulla tavola. Lesse la concisa risposta della ragazza e
annuì fra
sé, Fine attese trepidante di sapere che cosa avesse in
mente.
Lo
capì quando l’aeroplanino tornò
indietro.
Pensavo di fare
una capatina alla Torre di Astronomia questa notte, ma
come hai detto da solo non è divertente. Vuoi venire?
Così finalmente puoi
aggiungerla alla lista della tue bravate.
Sorrise
a trentadue denti,
elettrizzata alla prospettiva. Per lei era quasi una questione di onore
infrangere le regole, soprattutto da quando aveva scoperto che Hogwarts
aveva
ospitato anni prima un’altra coppia di gemelli ugualmente
combina guai. Accettò
di buongrado la proposta e per la fretta di farlo sapere a Shade quasi
sbagliò
a mirare.
Anche
lui sorrise nel vedere la
risposta affermativa e scrisse per ultima volta sulla pergamena tutta
stropicciata.
Alle 22:30
davanti al quadro dell’Orco Zoppo.
Gli fece
segno con il pollice di aver
recepito il messaggio e Shade annuì di rimando. Il loro
scambio di messaggi
aveva catturato l’attenzione del resto della sala (tranne dei
Corvonero che
continuavano a leggere isolati dal mondo) e se i Tassorosso sembravano
solo
incuriositi, i Serpeverde guardavano con biasimo e fastidio i due
ragazzi; non
gli piaceva molto l’idea che un loro compagno stesse
scambiando messivi con un
nemico. Però ogni loro sguardo cattivo cessò non
appena Shade si alzò e guardò
verso la loro direzione, quelli abbassarono la testa improvvisamente
spaventati
e fecero finta di niente.
Fine
trattenne a fatica una risatina.
La gente sopravvalutava Shade, alla fine non era così
spaventoso…
**
15:30.
Fine si
era trattenuta troppo nella
Sala Grande a mangiare, aveva quasi rischiato di dimenticarsi che quel
pomeriggio Rein l’avrebbe chiamata con il Camino.
Fece una
corsa, quasi investì un
primino Tassorosso e spodestò un suo compagno di casa da
davanti il camino.
Arrivò appena in tempo, tra le fiamme rosse ne stavano
brillando alcune
verdoline e qualche secondo dopo vide sbucare la testa della gemella.
“Rein!”
la chiamò esaltata, il
sorriso che occupava la maggior parte della faccia.
“Fine!”
ricambiò la gemella con lo
stesso tono acuto. “Che cos’hai in
faccia?”
Si
ricordò in quel momento che dalla
fretta non si era pulita la bocca dal budino. Prese una manica
dell’uniforme e
si sfregò la pelle.
“Il
banchetto. Gli Elfi si sono
superati, non vedo l’ora di sapere cosa facciano
domani”.
Rein
ridacchiò. “Non sai quanto mi
manca il cibo di Hogwarts. Qui fa tutto schifo”.
“Hai
già mangiato le lumache?” non
fece in tempo a domandarlo che scoppiò a ridere davanti alla
faccia disgustata
della gemella.
“Non
rideresti così tanto se anche tu
fossi qui” borbottò. “Se mai dovessi
fare un erasmus, assicurati di andare in
Italia”.
“Ovviamente”
rizzò la schiena. “Ho
sentito che hanno i migliori giocatori di Quidditch. E cucinano benissimo”.
Scoppiarono
entrambe a ridere a Fine
sentì un calore forte allo stomaco, come se avessero appena
posato una coperta
soffice sulle sue spalle. Non importava per quanto tempo lei e Rein non
si
vedessero, bastava aprire bocca una sola volta per riacquistare la
sintonia.
Parlarono
un po’ di tutto, di ogni
piccola stupidaggine che veniva loro in mente. Rein sembrava davvero
entusiasta
della scuola francese, aveva fatto subito amicizia e si era
particolarmente
distinta nelle lezioni di trasfigurazione.
“Sai,
ho trovato un modo per entrare
nella Torre di Astronomia” disse a un certo punto.
“Davvero?”
esclamò Rein. “E come? Hai
trovato l’incantesimo giusto?”
“No,
Shade ha la chiave” sorrise
furba, ma la reazione della gemella la lasciò perplessa.
“Shade…
Moon? Intendi Shade Moon?”
“Certo.
Ha la chiave per entrare
nella torre” ripeté temendo che la ricezione del
camino non l’avesse fatto
sentire bene.
“E
tu gli hai preso la chiave?”
Questa
fu la volta di Fine di restare
perplessa. “No, mi ha invitata. Andiamo insieme, questa
notte”.
Era
innaturale che loro due
restassero in silenzio per più di tre minuti, ma era quello
che stava
succedendo e non era un buon segno. Quando scoccò il quarto
minuto di stasi,
Fine riprese a blaterare.
“Mi
ha mandato un aeroplanino di
carta, a pranzo, doveva averlo incantato perché volava
sempre a destinazione. È
stata una scena molto divertente”.
Rein
aveva gli occhi spalancati.
“Shade Moon ti ha invitata a passare una notte con
lui?”
Fine
pensò a qualcosa di divertente
da dire, ma non le venne in mente niente e chiuse la bocca di scatto.
“Uhm,
sì, più o meno” confermò.
“E
non ti sembra strano?” domandò
sospettosa.
“Perché
dovrebbe esserlo?”
Le
lanciò un’occhiata esasperata.
“Lui ti odia e improvvisamente fa l’amicone, ti
invita ad andare in una zona
normalmente proibita, voi da soli. Magari
cercherà di ucciderti!”
Fine
rise alla sua preoccupazione.
“Ma no, guarda che quest’anno gli sto simpatica!
Anche se non ho ben capito
perché. Voglio dire… mi parla!”
Rein non
sembrava affatto convinta.
“Ancora più un sospetto, questo deve essere tutto
un suo piano che progetta da
inizio anno”.
“Non
ti sembra di esagerare?”
“Stiamo
parlando di Shade Moon!”
sbottò. “Lui non ha amici e odia tutti”.
Stava
decisamente esagerando. “Ma no,
non odia tutti, è solo… timido”.
Ricevette
uno sguardo scettico. “Non
mi sembrava così timido quando ti ha gridato dietro quella
volta
dell’inchiostro”.
“Stiamo
parlando di anni fa, è acqua
passata” rise più forte, incapace di trattenersi
oltre. Rein non aveva mai
provato particolare simpatia per Shade, lo aveva trovato sempre troppo
lugubre
e musone.
“Guarda
che è simpatico” tentò di
difenderlo.
Sospirò.
“Va bene, magari non tenterà
di ucciderti, ma… stai attenta, non mi convince”.
“Andrà
tutto bene” garantì.
“Sarà…
ma tu non farti ingannare da
quegli occhioni blu”.
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