Capitolo
Lacrime
nel pineto
All'inizio di marzo
il tempo divenne più
asciutto, ma venti crudeli mordevano le mani e il viso degli studenti
tutte le
volte che uscivano nel parco. Ci furono ritardi nella consegna della
posta
perché i gufi continuavano a essere dirottati. Purtroppo invece
le copie de Il
Settimanale delle Streghe con il nuovo articolo di Rita Skeeter
giunsero
tutte a destinazione. I Malandrini si ritrovarono dopo cena, nella
solita
auletta abbandonata, a leggere la copia giunta a Ginny grazie a sua
madre. Una
foto a colori di Harry apriva un breve servizio intitolato LE PENE
D'AMORE
DI HARRY POTTER:
È
un ragazzo fuori dal comune, forse,
eppure è un ragazzo che vive tutti i consueti tormenti
dell'adolescenza.
Privato degli affetti fin dalla tragica fine dei suoi genitori, Harry
Potter,
quattordici anni, credeva di aver trovato conforto nella sua fidanzata
ufficiale a Hogwarts, Hermione Granger, Babbana di nascita. Certo non
poteva
immaginare che ben presto avrebbe dovuto subire un altro grande dolore
in una
vita già costellata di gravi perdite personali.
Hermione Granger, una ragazza bruttina ma
ambiziosa, sembra aver sviluppato un'inclinazione per i maghi celebri
che Harry
da solo non riesce a soddisfare. Fin dall'arrivo a Hogwarts di Viktor
Krum,
Cercatore della Nazionale Bulgara ed eroe della scorsa Coppa del Mondo
di
Quidditch, Hermione Granger gioca con i sentimenti di entrambi. Krum,
palesemente innamorato cotto dell'ambigua ragazza, l'ha già
invitata a fargli
visita in Bulgaria durante le vacanze estive, e ripete: «Non ho
mai provato
niente di simile per nessun'altra».
Comunque, potrebbero non essere state le
dubbie attrattive naturali di Hermione Granger a catturare l'interesse
di
questi sventurati ragazzi.
«È proprio brutta» dichiara Pansy
Parkinson, una graziosa, vivace ragazza del quarto anno, «ma
è probabile che
abbia preparato un Filtro d'Amore, è piuttosto sveglia. Credo
proprio che ci
sia riuscita così».
I Filtri d'Amore naturalmente sono proibiti
a Hogwarts, e senz'alcun dubbio Albus Silente vorrà indagare su
queste accuse.
Nel frattempo, i sostenitori di Harry Potter devono augurarsi che la
prossima
volta egli affidi il suo cuore a una candidata più meritevole.
Momoka teneva la
rivista in mano con la
stessa aria schifata con cui avrebbe tenuto uno Schiopodo Sparacoda:
«Che
diavolo ho appena letto?»
Futago invece
tirò un pugno su un banco:
«Prima Hagrid e poi Hermione! Non si può andare avanti
così!»
Mangetsu rimase,
come sempre, impassibile:
«Quante persone possono essere influenzate da questa rivista,
oltre vostra
madre?»
Soseiji rispose:
«Un mucchio di casalinghe
annoiate e affamate di gossip.»
«Brutta
faccenda…»
I risultati
dell’articolo non si fecero
attendere.
Qualche giorno dopo,
al tavolo di
Grifondoro, durante la colazione, Kaito notò con la coda
dell’occhio la
quantità di gufi diretti ad Hermione.
Harry, afferrando il
calice di Hermione
prima che venisse rovesciato dal grappolo di gufi, che si urtavano
tutti
cercando di recapitare per primi la loro lettera, chiese: «Quanti
abbonamenti
hai fatto?»
Kaito diede un
leggero colpo di gomito a
Sheridan, intuendo di cosa poteva trattarsi.
Hermione
bofonchiò: «Cosa accidenti...»
Poi sfilò la
lettera dal gufo grigio, la
aprì, cominciò a leggerla e balbettò, arrossendo:
«Oh, roba da matti!»
Ron
disse; «Cosa c'è?».
«È...
oh, che cosa ridicola...»
Gettò la
lettera a Harry, e con un colpo
d’occhio Kaito notò che non era scritta a mano, ma
composta con lettere
incollate che sembravano ritagliate dalla Gazzetta del Profeta.
Kaito si alzò
dal suo posto e si avvicinò a
Hermione, che, sconvolta, stava aprendo una lettera dopo l'altra.
«Sono
tutte così! 'Harry Potter può fare molto meglio dei tuoi
pari...' 'Meriti di
finire bollita in gelatina di rana...'»
Il
prestigiatore intervenne: «Smettila, non aprirne
più.»
«Ahia!»
Non
l’aveva fermata in tempo. Hermione aveva aperto l'ultima busta, e
un liquido di
un verde giallastro con un intenso odore di benzina le schizzò
sulle mani, che
cominciarono a coprirsi di grosse bolle gialle.
Ron
raccolse con circospezione la busta per annusarla: «Pus di
Bubotubero puro!»
Hermione
gridò, e gli occhi le si riempirono di lacrime mentre cercava di
pulirsi le
mani con un tovagliolo, ma ormai le sue dita erano talmente coperte di
piaghe
doloranti che sembrava avesse indosso un paio di guanti bitorzoluti.
Harry, mentre i gufi
attorno a Hermione
spiccavano il volo, disse: «Vai in infermeria, presto, lo diremo
noi alla
professoressa Sprite...»
Sheridan la prese
sotto braccio: «Ti accompagno
io, vieni...»
Ginny si unì
a loro: «Vengo anche io!»
Mentre Hermione
usciva dalla Sala Grande
reggendosi le mani, Ron scoppiò: «L'avevo avvertita!
L'avevo avvertita di non
dare fastidio a Rita Skeeter! Guarda questa...» Lesse ad alta
voce una delle lettere
che Hermione non aveva ancora visto: «'Ho letto sul Settimanale
delle
Streghe che stai prendendo in giro Harry Potter e quel ragazzo ne
ha già
passate tante e ti spedirò una maledizione con la prossima posta
non appena
riesco a trovare una busta abbastanza grande'. Accidenti, è
meglio che si
guardi le spalle».
Kaito scambio uno
sguardo d’intesa con gli
altri Malandrini. Era chiaro cosa dovessero fare.
Nei giorni
successivi Hermione si illuse
che quella mattana si fosse attenuata e che si fosse trattato della
follia di
un solo giorno. Non immaginava certamente che i Malandrini stessero
facendo
l’impossibile per intercettare la maggior parte delle lettere che
i fan di Rita
Skeeter le continuavano a inviare. Con tutte le precauzioni possibili,
Sheridan
e Fred si erano presi l’incarico di aprirle e ispezionarle,
mentre George e
Kaito distruggevano quelle minatorie e facevano arrivare alla
destinataria
quelle innocue.
Sheridan
sbadigliò: «Stasera proprio non ce
la faccio...»
Kaito
ridacchiò: «Troppi bagordi a
Hogsmeade, eh?»
«Spiritoso!»
Ma prima che
potessero continuare a
punzecchiarsi, qualcuno bussò alla porta del dormitorio del
terzo anno.
«Kaito, sei
qui?»
I Malandrini
trasalirono, ma Kaito si
affrettò a correre verso la porta e a uscire prima che essa
venisse aperta.
«Ciao Harry!
Dimmi tutto, mi stavi
cercando?»
Il ragazzo con gli
occhiali annuì: «Sì, in
effetti. Ho un messaggio per te da parte di...»
Si avvicinò
al suo orecchio e sussurrò:
«...Felpato.»
Kaito rimase
perplesso. Cosa poteva volere
da lui Sirius?
«Mi ha chiesto
di dirti di raggiungerlo
appena puoi.»
«Ok, certo.
Grazie, vado subito!»
E rientrò
velocemente in camera. Harry
rimase lì, confuso.
«Ma... se non
gli ho nemmeno detto dove si
trova...»
Dopo aver avvertito
i suoi amici che doveva
Smaterializzarsi d’urgenza, Kaito si ritrovò non lontano
da Hogsmeade, in cima
a una collinetta tempestata di cespugli. Si guardò intorno. Col
buio della
notte non riusciva a individuare Sirius, sentiva solo un fruscio di
foglie.
«C’è
nessuno?»
Taci.
Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e
foglie
lontane.
Un leggero abbaiare
e una tirata al fondo
dei pantaloni aiutarono il prestigiatore a individuare chi stava
cercando.
«Ciao Felpato.
Guidami, ti seguo.»
«Scusa, non ho
capito, che cosa hai detto?»
Fred era perplesso
quanto Sheridan: «Ho
provato a leggere questa lettera, ma non riesco a capirla, tu ci
riesci?»
La ragazza prese la
pergamena dalle mani
del ragazzo e cercò di leggere a sua volta.
Sirius guidò
Kaito in un anfratto, una
piccola apertura nella roccia. Vi s'insinuarono e si trovarono in una
fresca
caverna quasi completamente buia. Legato sul fondo, un capo della corda
fissato
attorno a una grossa roccia, c'era Fierobecco l'Ippogrifo. Metà
cavallo grigio,
metà aquila gigante, Fierobecco fece lampeggiare i fieri occhi
arancioni alla
loro vista. Kaito gli fece un profondo inchino, e dopo averlo scrutato
con aria
arrogante per un attimo, l'animale piegò le ginocchia squamate,
e permise al prestigiatore
di avvicinarsi e di accarezzargli il collo piumato. Alle loro spalle si
accese
la luce di un piccolo fuoco.
«Benvenuto
nella mia dimora, Kaito.»
Sirius, nuovamente
umano, indossava una
veste grigia strappata: la stessa di quando era fuggito da Azkaban. I
suoi
capelli neri erano più lunghi, arruffati e in disordine. Era
molto magro.
«È un
piacere rivederti, Sirius.»
«Anche per me.
Accomodati, purtroppo non ho
nulla da offrirti.»
«Non è
necessario.»
I due si sedettero
sulle rocce. Sirius
aveva un’aria preoccupata.
«Mi hai
chiamato per Harry?»
L’uomo
sospirò, per poi sorridere, quasi
con tenerezza: «Harry è la mia principale preoccupazione,
certo, ma non
l’unica... no, Kaito, ti ho chiamato per te.»
«Per me?»
«Ascolta...»
Ascolta.
Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove sui pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi
m'illude,
o Ermione.
Sheridan
guardò perplessa la pergamena:
«Non so proprio che lingua sia...»
George scosse la
testa: «Di sicuro non è
inglese.»
Fred
ridacchiò: «Ma io una cosa l’ho
capita. Chi l’ha scritta, chiunque sia, in qualunque lingua
l’abbia scritta, è
uno sgrammaticato.»
Momoka chiese:
«Perché?»
Futago
ridacchiò: «Ma non sa neanche
scrivere il suo nome! Guarda!»
E prendendo la penna
fece un’aggiunta:
che
ieri
t'illuse, che oggi
m'illude,
o HErmione.
«Quando mi hai
mandato l’ultima lettera,
quella dove mi raccontavi del Ballo del Ceppo, ho iniziato seriamente a
preoccuparmi per te.»
Kaito
ridacchiò: «Non era il caso. Sono
abituato ad avere a che fare con Akako. È schizofrenica ma
gestibile.»
Sirius scosse la
testa: «La tua amica non è
il problema, solo il mezzo.»
«Cosa intendi
dire?»
«Quanti anni
ha questa Akako?»
«Ha la mia
età, diciotto anni.»
«Appunto.
Ragiona: come può una ragazzina
di diciotto anni superare da sola tutti i controlli di
Hogwarts?
Controlli che all’epoca riuscirono a tenere la scuola al sicuro
persino da
Voldemort?»
Il prestigiatore
sospirò. Messa così...
Sirius
continuò: «Temo che questa Akako sia
stata usata.»
«Da chi?»
L’uomo
tirò fuori frammenti di giornali:
«Non è stato facile procurarsi tutte queste informazioni,
ma ho fatto del mio
meglio. Il preside attuale di Mahoutokoro è Fumhiiro Nabe, e
pare che da quando
ci sia lui l’istituzione indirizzi molti dei suoi allievi verso
le Arti
Oscure.»
Kaito si fece
più serio.
«Ho paura che
si siano accorti della tua
esistenza e che stiano cercando di toglierti dall’influenza di
Silente. È
troppo strano questo interessamento dopo tre anni.»
Il ragazzo non disse
una parola, ma la sua
mente aveva ingranato la quinta marcia. Suo padre dopotutto aveva avuto
ragione, quella scuola era troppo rischiosa.
«Farò
attenzione.»
Sirius annuì:
«Io continuerò a informarmi
per quanto possibile. Occhi aperti.»
«Sarà
fatto.»
Il giorno dopo, a
colazione, i Malandrini
si mangiarono le mani. Kaito era tornato tardi, Fred, George e Sheridan
erano
stanchi, nessuno di loro si era ricordato di rinnovare gli incantesimi
con cui
deviare i gufi; così, quando ben più posta del solito
giunse ad Hermione, tutti
e quattro sentirono i brividi nella schiena. Erano almeno una
quindicina di
lettere, tutte da persone diverse, e il contenuto, anche senza bisogno
di
aprirle, era facilmente intuibile. Hermione si lasciò sfuggire
giusto un sospiro.
Odi?
La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitio che
dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
La ragazza si
dimostrò tranquilla e
continuò la sua colazione come se nulla fosse successo. Per
qualche ora quindi
i quattro non pensarono alla questione, distratti dalle rispettive
lezioni,
fino a che una vocina stridula fece sobbalzare tutti gli studenti del
terzo
anno che si avviavano verso il dormitorio.
«Hihihi!»
Kaito alzò lo
sguardo, riconoscendo la
risata: «Ciao Pix.»
Il Poltergeist gli
sussurrò all’orecchio:
«Ho una notizia per te, Mangetsu...»
«Spara.»
Dopo un sussurro
appena udibile dal
prestigiatore, il Poltergeist pensò bene di simulare un colpo di
pistola
direttamente nei padiglioni auricolari del giovane, lasciandolo
rintronato.
«Hihihi!
L’hai chiesto tu!»
Thomas e Colin
fecero di tutto per
allontanarlo, credendolo in vena dei suoi soliti scherzi, ma Kaito,
seppure
confuso, fece un cenno a Sheridan.
«Gōsuto ci ha
appena chiesto di andare da
Mirtilla.»
Momoka annuì
e piantando tutti in asso
corse verso il bagno del secondo piano. Non ebbe neanche bisogno di
entrare, la
voce di Mirtilla Malcontenta si udiva benissimo nel corridoio
semideserto,
accompagnata da numerosi singhiozzi.
Ascolta.
Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
né il ciel cinerino.
«Cosa vuoi
fare? Vuoi rimanere a piangere
con me tutto il pomeriggio?»
Non ci fu risposta.
Sheridan, pregando che
la porta non cigolasse, l’aprì appena appena, giusto per
poter vedere chi
stesse piangendo in quel modo. Era una massa di capelli castani e
mossi, non
facilmente riconoscibile seduta per terra, ma Momoka riconobbe con meno
difficoltà i frammenti di giornale che evidentemente la ragazza
aveva spezzato
in un impeto di rabbia. Erano tutti tratti dal Settimanale delle
streghe.
Sheridan rimase
lì, fortemente indecisa se
entrare o meno. Il suo ingresso le avrebbe dato sollievo o fastidio?
L’avrebbe
aiutata più o meno dei tentativi di consolazione di Mirtilla?
Avrebbero potuto
due voci contrastare le mille che la stavano lentamente distruggendo
con mille
strumenti di tortura?
E
il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il
ginepro
altro ancora, stromenti
diversi
sotto innumerevoli
dita.
Mentre Sheridan
cercava di prendere una
decisione, una riunione d’urgenza dei rimanenti Malandrini
discuteva il da
farsi.
Mangetsu chiese:
«Sono arrivate altre
lettere strane?»
Futago
allungò una pergamena: «Questa è
stata la più strana...»
E
immensi
noi siam nello spirito
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Il
prestigiatore rilesse più volte: «Uhm... a occhio
sembrerebbe una poesia.»
Soseiji
ridacchiò: «Ora la insultano anche in rima?»
Fred
chiese: «Riesci a capire in che lingua sia?»
Kaito
riguardò più volte quelle parole:
«Sicuramente una lingua europea... conosco un po’ il
francese, ma non è questo
il caso, seppure ci somigli... forse spagnolo? O italiano? Al massimo
rumeno...
anzi, spagnolo sicuramente no, non ci sono i punti interrogativi al
contrario.
Prova a rileggermela, magari il suono mi da altri indizi.»
«Non so
neanche cosa sto leggendo,
figuriamoci se lo leggo con l’accento giusto...»
«Tu leggi, che
ci penso io ad ascoltare.»
Ascolta,
Ascolta.
L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra
remota.
Sheridan era rimasta
lì, sulla porta,
sconvolta. Hermione non dava segno di volersi calmare, e allora per lei
Mirtilla aveva iniziato a fare qualcosa
d’inedito.
«Oh Danny Boy, the pipes, the
pipes
are calling
From glen to glen, and down
the mountainside.
The summer's gone, and all the
flowers are dying.
'Tis you, 'tis you must go and
I must bide.
come ye back when summer's in
the meadow
Or when the valley's hushed
and white with snow,
For I'll be here in sunshine
or in shadow.
Oh Danny Boy, oh Danny Boy, I
love you so.
And if ye come when all the
flowers are dying,
and I am dead, as dead I well
may be.
Ye'll come and find the place
where I am lying
And kneel and say an Ave there
for me.
And I shall hear, though soft
you tread above me,
And o'er my grave shall
warmer, sweeter be,
And if you bend and tell me
that you love me,
Then I shall sleep in peace
until you come to me.»
Sheridan rimase
senza fiato, e così
probabilmente anche Hermione, che per un attimo smise di singhiozzare.
La voce
di Mirtilla era stridula, come suo solito, ma intonata, e riusciva
comunque a
trasmettere la dolcezza e la consolazione che la fantasma avrebbe
voluto donare
alla Grifondoro. Forse si rivedeva in lei, dopotutto era stata uccisa
in quel
bagno proprio mentre piangeva a causa delle malelingue dei compagni.
L’ultima
parola della sua canzone rimbombò ancora per un poco nel bagno.
Più
sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la
fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Hermione, con un
filo di voce ancora rotta
dal pianto, sussurrò: «È bella.»
Mirtilla
guardò per terra, imbarazzata: «Piaceva
molto a mia madre, è l’unica canzone che ricordo
ancora.»
Finalmente la
ragazza alzò il volto, ancora
rosso e rigato dalle lacrime: «Grazie.»
Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta: ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più
fonda,
chi sa dove, chi sa
dove!
E piove su le tue
ciglia,
Ermione.
Sheridan si
limitò a richiudere
silenziosamente la porta.
A qualche ora di
distanza, Fred e George si
ritrovarono a discutere a lungo davanti ai gufi della scuola.
«...
è ricatto, ecco cos'è, potremmo finire nei guai, guai
seri...»
«...
abbiamo cercato di essere corretti, adesso è il momento di
giocare sporco, come
lui. Non vorrebbe certo che il Ministero della Magia sapesse che cos'ha
fatto...»
«Ti
dico che se lo metti per iscritto è un ricatto!»
«Sì,
ma poi mica ti lamenti se otteniamo una bella ricompensa, vero?»
In
quel momento una voce li fece trasalire.
«Ricompensa?
Interessante...»
I
due gemelli cambiarono colore.
«Oh,
ehm... ciao Kaito!»
Il prestigiatore
salutò con gentilezza: «Buongiorno
ragazzi. Allora, chi state ricattando di bello?»
Fred
cercò di sembrare disinvolto: «Non fare lo stupido, stavo
solo scherzando.»
Kaito
incrociò le braccia, in un
atteggiamento tanto caro ai suoi amici/nemici detective: «Stavate
scherzando
così bene che discutevate delle conseguenze legali. Ricordo la
nostra
discussione sul fatto che Bagman non vi ha mai pagato quella scommessa
e vi ha
imbrogliato, quindi è abbastanza chiaro a chi state spedendo
quella lettera.»
«Vuoi
fermarci?»
Kaito alzò le
spalle: «Non sono cose che mi
riguardano, siete grandi e capaci di ragionare con la vostra
testa.»
«Bene.»
Fred allungò
la mano verso la zampa del
gufo, ma si fermò non appena Kaito riprese a parlare.
«Dopotutto
state solo usando delle
informazioni scomode per rovinare la vita a qualcun altro per un
tornaconto
personale. Mi suona familiare la cosa...»
Fred si
fermò, ma si voltò di colpo verso
l’amico: «Ehi! Cosa stai cercando di dire? Il torto lo
abbiamo subito noi!»
«Ma non ne
avete le prove, a parte la testimonianza
dei vostri familiari, a cui nessuno baderebbe. Se spedite quella
lettera
passate se va bene per dei bugiardi, se va male per dei criminali. Qua
purtroppo o per fortuna non ci chiamiamo Rita Skeeter, non possiamo
sparare
cattiverie gratuite e passarla liscia. Io non voglio impedirvi di
spedire
quella lettera, voglio solo che abbiate ben chiare le conseguenze prima
di
pentirvene. Fatelo solo se ne siete sicuri.»
I gemelli si
guardarono imbarazzati, poi
sospirarono e rintascarono la lettera.
«Però
paragonarci alla Skeeter era un colpo
basso.»
Kaito sorrise:
«Troveremo un altro modo,
ma, scusate la schiettezza, è meno urgente.»
Con un piccolo
fischio richiamò Aoko e legò
una lettera alla sua zampa.
«Comunque non
ero venuto qui per voi. Sto
cercando di risolvere il mistero della lettera di Hermione.»
I gemelli erano
perplessi: «Sicuro che
funzionerà?»
Kaito sorrise mentre
lanciava la colomba
dalla finestra: «Il tempo materiale che Aoko arrivi da Jii e con
una
velocissima ricerca ci farà subito sapere di che poesia si
tratta. Sigh, è in
questi momenti che mi manca internet...»
Fred e George si
limitarono a scuotere la
testa, uscendo dalla Guferia.
La sera stessa la
colomba tornò dal suo
padrone, che accolse il bigliettino appeso alla zampa con grande
curiosità.
«Dunque...
ecco qua. Avevo ragione, era
italiano! È una poesia d’amore del 1902 di tal Gabriele
D’annunzio, che
s’intitola “La pioggia nel pineto”. Ne ha allegata
anche una traduzione in
giapponese...»
Fred fece una
smorfia: «E chi andrebbe a
mandare a Hermione una poesia in italiano?»
Kaito
accarezzò amorevolmente Aoko, stanca
per il viaggio: «Non ne ho la più pallida idea...»
Sheridan invece
sussultò.
«Momoka?»
«Aspettatemi
qui, torno subito!»
La ragazza
sparì per qualche minuto, poi
tornò tenendo fra le mani una rivista: «Scusate, ho dovuto
chiedere a Nicole se
me la prestava.»
Kaito guardò
schifato l’ennesima rivista di
gossip: «Ancora la Skeeter?»
Sheridan
iniziò a sfogliarla
freneticamente: «No, una giornalista un pochino più
seria... ecco! Ecco,
guardate qui!»
I ragazzi, curiosi
ma perplessi, si
affollarono intorno alla pagina.
Mirtilla
sospirò: «Cosa posso fare per
consolarti?»
Ma Hermione non
rispose, continuando a
piangere. Davanti agli altri faceva la dura, per non preoccuparli,
minacciava vendette
alla Skeeter, ma sotto sotto soffriva parecchio per tutte quelle
cattiverie
gratuite. Con la scusa di andare in biblioteca a studiare, quando
proprio non
ce la faceva più, si rifugiava lì e cercava di sfogare in
un colpo tutto il suo
dolore, per poi tornare forte non appena varcata la porta del bagno.
«Uh? E questa
cos’è?»
Hermione
sollevò leggermente il viso:
«C-cosa?»
Mirtilla si
limitò a indicare una busta per
terra. Hermione, a fatica e di malavoglia, si alzò
dall’angolo in cui si era
rifugiata e andò ad aprirla. Sussultò dalla sorpresa. Era
per lei, e non era
piena di cattiverie. Un’altra lacrima, una sola, iniziò a
scorrerle sulla
guancia, ma questa non era carica di tristezza.
Piove
su le tue ciglia
nere
sì che par tu pianga
ma di piacere; non
bianca
ma quasi fatta virente,
par da
scorza tu esca.
Mirtilla sorrise
leggermente, facendo
l’occhiolino ai Malandrini, che sbirciavano dalla porta la
reazione della
ragazza.
E
tutta la vita è in
noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è
come pesca
intatta,
tra le palpebre gli
occhi
son come polle tra
l'erbe,
i denti negli alveoli
son come mandorle
acerbe.
E andiam di fratta in
fratta,
or congiunti or
disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i melleoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
Hermione sorrise,
asciugandosi il volto con
la manica. I Malandrini, soddisfatti, socchiusero la porta.
Fred
ridacchiò: «E chi l’avrebbe mai detto
che Krum fosse un appassionato di poesia straniera?»
Kaito riprese in
mano l’articolo: «E
neanche da poco! Poesia francese, inglese, tedesca, italiana... mica
male per
un giocatore di Quidditch!»
Sheridan sorrise:
«Bé, deve volerle davvero
bene per cercare apposta una poesia dedicata al suo nome!»
George
ridacchiò: «Secondo me, con una
secchiona come lei, ha trovato il modo giusto per fare colpo!»
Sbirciarono ancora
una volta. Hermione
piangeva ancora, ma commossa, sorridendo.
Fred chiuse la porta
definitivamente e fece
per allontanarsi, poi di colpo si fermò.
«Ragazzi!»
«Sì?»
Sheridan sorrise
ironica: «Se ti stai
chiedendo se avevamo tolto la H che avevi aggiunto, sì,
l’ho fatto io.»
«No, no... mi
stavo chiedendo un’altra
cosa.»
«Cioè?»
«Ma
Hermione... saprà leggere
l’italiano?»
Tutti i Malandrini
rimasero per un attimo
fermi, imbarazzati, a riflettere sulla questione. Poi George
alzò le spalle.
«Naaa,
è Hermione. Se non lo sa andrà in
biblioteca a cercare un dizionario o si farà un incantesimo di
traduzione!»
«Giusto!»
E risero fin quasi
alle lacrime.
E
piove su i nostri
volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggeri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi
t'illude,
o
Ermione.
Ed
eccoci ancora qua. Non starò neanche a scusarmi per
l’immenso
ritardo, purtroppo la vita di tutti i giorni toglie sempre più
tempo alla
scrittura, anche se la voglia di continuare c’è sempre.
In
questo capitolo anomalo ci sono tante cose particolari, lo
so. Non sapevo bene come far passare il tempo tra una prova e
l’altra, visto
che in generale non succedono eventi particolari. Ci stavo pensando
mentre
passavo in macchina vicino a una pineta, sotto la pioggia e… ed
eccoci qua. Da
piccola per un po’ ho pensato davvero che D’Annunzio si
riferisse alla nostra
Hermione…
Ho
deciso di dare a Mirtilla una canzone che dovrebbe essere
stata “di moda” nel suo periodo, spero vi piaccia.
Prossimo
capitolo? Un compleanno davvero speciale…
Ringrazio
fenris, Aesingr e Lunaby per i commenti, alla
prossima!
Hinata
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