strega4
Sì, sì, sì, dirò tutto
quello che volete.
Sono una strega, lo
ammetto, ma fate cessare questo dolore.
Ascoltate
questa mia falsa confessione, compiacetevi nell'udire i miei finti
peccati, godete pure del mio dolore, ma mettete fine a questa
sofferenza!
Dalla
bocca come un fiume in piena vomito le bestemmie che mi porteranno alla
condanna, ma la morte non mi terrorizza, anzi la desidero, e il solo
pensiero di non sentire più le ferite di questo corpo martoriato mi
rende quasi felice.
La giovane donna si sedette sul prato all'ombra di un Noce, esausta.
Non
ce l'aveva fatta: madre e figlio erano morti, e lei non aveva potuto
fare nulla di più che posarle sul seno il corpo senza vita di quel
bambino nato morto, tenendole la mano fino a che la Nera Signora non
s'è presa anche lei.
Benedetta sapeva che la colpa non era sua, che
la ragazza era troppo giovane e troppo debole per avere un figlio, ma
non riusciva comunque a non pensare a che cosa avrebbe pensato la
gente; mesi prima un'epidemia di colera aveva decimato il paese: lei
aveva fatto tutto il possibile, ma sapeva benissimo che quella
battaglia era persa in partenza; ricordava con angoscia quelle persone
disperate, che si aspettavano da lei una pronta guarigione non volendo
credere di essere spacciate.
La gente stava cominciando a perdere fiducia in lei.
- Apri la porta, maledetta, apri la porta! -
Di colpo la porta di legno cedette.
Gli uomini inferociti invasero la stanza, distruggendo ogni cosa coi
loro bastoni.
- È qui! - gridò uno trascinando la donna per i capelli.
Benedetta urlava, piangeva, implorava, ma a nessuno importava del suo
dolore.
All'improvviso il gatto saltò giù da uno scaffale e piantò le unghie
sul volto dell'uomo che teneva per i capelli la sua padrona;
quell'estremo gesto dei lealtà gli costò caro: un colpo ben assestato
colpì la bestia facendola sbattere contro il muro, e un debole miagolio
accompagnò il suo ultimo respiro.
- È una strega, come sua madre. -
- È stata lei! Ha fatto il malocchio al villaggio! -
- Ha attirato su di noi ogni sventura! -
- Ha fatto morire i nostri figli! -
Le voci, come un eco, si ripetevano tante e tante volte, e si
confondevano, si sovrapponevano, si facevano bestiali.
Benedetta svenne.
La luce del sole mi ha
svegliata: la luce del mio ultimo giorno.
Sento i passi
avvicinarsi alla mia cella, la voce del mio confessore, il tintinnio
delle catene pronte a serrare i miei polsi.
Mi sento calma, non ho
più paura, e attendo la morte con impazienza.
Le fiamme lambiranno il
mio corpo, bruceranno la mia pelle, scioglieranno la mia carne, ma se
il Signore Iddio avrà pietà di me non sentirò dolore, e la mia anima
sarà finalmente libera.
Fine
Purtroppo a causa di
numerosi impegni ho faticato a scrivere e pubblicare quest'ultima parte.
Ringrazio chi ha avuto la pazienza di arrivare fino in fondoe a chi ha
commentato, e porgo i miei complimenti a chi ha riconosciuto un
qualcosa de "La chimera" di Vassalli, che nonostante sia passato molto
tempo dall'ultima volta che l'ho letto mi ha comunque dato alcuni
spunti per scrivere la storia di Benedetta.
Nonostante si tratti di un'opera di fantasia ho cercato di non
inventare troppo per quanto riguarda il processo alle streghe da parte
dell'inquisizione (cattolica e non): le domande fatte dall'inquisitore
non erano casuali, ma facevano realmente parte delle procedure indicate
per condurre i processi per stregoneria, come pure l'attenzione per la
storia di Agnese (che in una riga del primo capitolo chiamo ancora
Amelia: era il primo nome che avevo dato a quel personaggio e per
disattenzione non l'ho cambiato), il modo in cui è stata arrestata, ecc.
Ho voluto
lasciare apposta lo spazio
al lettore di immaginare cosa possa essere accaduto tra un fatto e
l'altro della vita di Benedetta: se qualcuno volesse trarne spunto per
una qualsiasi storia, libero di farlo.
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