CAPITOLO 27: Il Corvo
Mavis non disse nulla nonostante Jonathan fosse in attesa di una
qualche risposta, lei continuava ad avere uno sguardo spento ed
assente, fisso sul vuoto, come se il ragazzo, Dracula né alcun
altro mostro fosse presente attorno a lei.
Sentiva il battito del suo cuore nelle orecchie farsi sempre più
sonoro e veloce, troppo veloce per il flebile battito di un vampiro,
tanto che le venne il dubbio che fosse veramente il suo.
Come se fosse precipitata di nuovo alla realtà,
Mais trasalì e spinse via Jonathan, all'improvviso quella
grande sala col soffitto alto più di cinque metri diventò
claustrofobico per lei. Si guardò attorno agitata, partì
di corsa verso l'uscita dalla sala del consiglio, ma pochi passi dopo
un muro di mostri-giornalisti, che erano scesi dalle tribune di
quello che sembrava più un anfiteatro greco al chiuso che
un'aula di tribunale, le si parò davanti.
Erano tutti trepidanti di domande, ma lei non
sembrò curarsene ed il primo a farne le spese fu uno scheletro
fotografo che venne travolto e fatto letteralmente a pezzi dalla
corsa inarrestabile della vampira. Il suo cranio rotolò sul
tappeto rosso lamentandosi del giramento di testa. Essendo palese che
non sarebbe stato facile fermare Mavis, i giornalisti del La Gazzetta
dell'Inquisitore le lasciarono via libera per non fare la fine del
collega, ma subito dopo il suo passaggio le corsero dietro urlandole
domande incomprensibili poiché tutte sovrapposte.
Senza guardarsi indietro Mavis corse su per le scale, i suoi occhi
erano lucidi ed i suoi denti stridevano dalla forza con cui stringeva
la mandibola.
Le sarebbe certamente stato più comodo volare come pipistrello
che correre, ma aveva bisogno di sfogare in qualche modo l'agitazione
che aveva dentro e che la stava facendo impazzire.
Arrivò rapidamente in camera sua sbattendo la porta dopo di
lei, ma nonostante ciò il baccano dei suoi inseguitori era
ancora fin troppo udibile. Un piede peloso si era parato fra lo
stipite e la porta impedendone la chiusura e dallo spiraglio fece
capolino un lupo mannaro con taccuino e penna in mano.
Pessimo momento, anche perché Mavis ricordava ancora
nitidamente la passata esperienza con una strega giornalista
impicciona e non era affatto dell'umore adattato a sopportarli anche
questa volta.
Mavis si allontanò dalla porta lasciando
che l'uomo lupo la aprisse, ma non entrò in camera. Si era
bloccato con la bocca semi aperta, carica di domande, ma era come se
si fosse dimenticato come si parla.
Intanto la ragazza lo guardava negli occhi, uno sguardo tetro e
adirato che in passato non aveva mai rivolto a nessuno.
Il giornalista rimase fermo anche quando i suoi colleghi lo
raggiunsero sulla soglia della camera 174, poi iniziò a
respirare sempre più affannosamente fino a che i suoi respiri
non divennero rantoli. È vero che in quella situazione di
nervosismo l'aria era diventata talmente pesante da poterla tagliare,
ma non da far affogare veramente un mostro. Barcollò e si
guardò intorno preoccupato, spostando lo sguardo prima ai suoi
colleghi e poi alla vampira che non si era mossa di un millimetro,
infine spinse via gli altri mostri e fuggì via gattonando.
Gli altri giornalisti videro la mal parata e si allontanano
rapidamente lasciando Mavis da sola, mentre la rabbia dal suo volto
svaniva lasciando al suo posto un senso di paura e pentimento.
Nonostante fosse arrabbiata con loro non era certo sua intenzione
fargli del male, ma lo aveva fatto e probabilmente avrebbero scritto
chissà cosa sulla sua instabilità mentale e violenza
magica. In ogni caso le importava fino ad un certo punto, la sua
preoccupazione principale era un'altra.
Si morse il labbro secco e fece un profondo sospiro tremante, non
voleva farsi giudicare per la persona che amava, nessuno aveva il
diritto di farlo e la paura di perdere Jonathan la stava logorando.
Troppo peso gravava su una ragazza così giovane e non
preparata alle dure pieghe della vita.
Come non comprendere le insicurezze di una ragazza la cui
preoccupazione maggiore, fino ad un mese prima, era come chiedere al
padre il permesso di far visita ad un villaggio umano.
Mavis si lasciò cadere a peso morto di schiena sul letto di
camera sua, gambe piegate e piedi a terra mentre i suoi occhi lucidi
fissavano il soffitto scuro e con alcune macchie di muffa. Era così
paralizzata dalla sua angoscia che non aveva neppure le forze di
alzare le gambe ed abbracciarle per chiudersi nel suo solito bozzolo
come faceva di solito quando era triste.
Voleva piangere e sfogare la tristezza, voleva urlare e sfogare la
paura, voleva alzarsi e prendere a pugni la porta per sfogare la
rabbia, ma non ci riuscì, restando accasciata sul suo letto a
forma di bara come una vecchia marionetta con i fili tagliati.
In quel momento rimase sola con se stessa, il mondo attorno a lei era
come scomparso e fu in quel momento che si rese conto che la sua
fanciullezza era davvero finita, troncata troppo bruscamente,
catapultata suo malgrado in una realtà a lei sconosciuta e
dura.
Le responsabilità che gravavano su di lei erano eccessive, a
malapena sapeva gestire la sua vita ed adesso aveva fra le mani non
solo il suo futuro, ma anche quello della sua persona amata e di suo
padre.
"So cosa stai pensando..." una flebile voce gracchiante
attraversò il silenzio di quella stanza, era lontana e appena
percettibile, ma fece trasalire Mavis dal suo stato quasi catatonico
e si guardò intorno per non vedere nessuno.
Per un attimo quella voce le ricordò ciò
che non avrebbe mai più
voluto ricordare, la voce di Lilith che l'aveva
torturata fino a meno di un mese fa.
Aveva odiato come non aveva mai odiato nulla nella sua vita quella
presenza nella sua testa, ma effettivamente la voce che aveva appena
sentito era totalmente diversa, anche se in quel momento non le
dispiaceva così tanto risentirla, almeno avrebbe avuto
qualcosa da incolpare per tutti i suoi problemi.
Un battito d'ali piumate interruppe nuovamente il silenzio ed attirò
l'attenzione della giovane vampira sul comodino dove un grande corvo
imperiale ci era appena atterrato sopra.
L'uccello nero contraccambiò lo sguardo incuriosito di Mavis e
starnazzò rumorosamente.
"Mi dispiace averti trascinato in questo casino." disse il
corvo rammaricato, quella voce stridula era la stessa di prima e ciò
fece fare a Mavis un sospiro di sollievo.
"Hal?" Domandò la ragazza alzandosi a sedere.
Il corvo rispose con un gesto di assenso con la testa, "Sono qui
per vedere come stai. Lo so che ti chiedo molto, ma ho... abbiamo
bisogno che tu stia bene."
Mavis sospirò, "E noi abbiamo bisogno che tu rimanga vivo
e che l'ordine non ci colleghi a te. Ti rendi conto di quanto rischi
a venire qui di persona? Soprattutto ora che ti credono morto."
Lo rimproverò la giovane appoggiando il volto sulle mani.
L'uccello roteò gli occhi mugolando, "Cercherò di
fare del mio meglio per aiutarvi, tu ed il ragazzo intendo, vedrai
che andrà tutto bene."
"Dici?" Piagnucolò la vampira sempre tenendo il
volto sulle mani.
Il corvo prese un momento prima di rispondere, "No, fino ad ora
tutte le coppie miste sono state separate e agli umani coinvolti è
stata cancellata la memoria." Disse sinceramente, forse anche
troppo visto che Mavis sprofondò ancora di più con la
testa verso il basso facendo scorrere le mani fra i capelli, "Forse
non sono la persona migliore per tirare su il morale alla gente."
Concluse il corvo ripensando a ciò che aveva appena detto.
Mavis non rispose, così la voce graffiante riprese, "Il
tuo nervosismo non è dato solo dai vostri problemi legali,
vero?"
La ragazza alzò la testa, i suoi occhi erano gonfi di lacrime.
"Da quant'è che non mangi?" Domandò l'
uccello.
Mavis rifletté, "Direi dal banchetto prima del
Consiglio."
"Non è quello che intendevo," La interruppe il
corvo, "L'ultima volta che hai bevuto sangue umano è
stata dopo la lotta contro Ruthven ed Erzebeth, vero?"
La ragazza sospirò cupamente, non le piaceva parlare di
quell'argomento. "In effetti si, ma non ho sete di sangue, non
dopo così poco tempo!" Esclamò Mavis, la sua voce
era carica di una rabbia immotivata.
Il corvo distolse lo sguardo da lei amareggiato, "Sto cercando
di aiutarti." Rispose offeso.
La vampira si alzò di scatto dal letto dando le spalle ad Hal,
"Non. Ho. Bisogno. Di. Sangue!" Disse Mavis scandendo ogni
parola e serrando i pugni.
"Fa come ti pare, non è un mio problema." Riprese il
corvo, "Dovevi saziarti quando ne avevi la possibilità,
ma hai indugiato troppo, non puoi bere sangue ora, ci sono troppi
mostri che ne fiuterebbero l'odore."
"Ho detto-" Rispose Mavis voltandosi di nuovo verso il
comodino, ma non fece in tempo a continuare.
"Lo puoi negare quanto vuoi!" Starnazzò il corvo
interrompendo bruscamente la ragazza, "Vedremo chi ha ragione
quando aggredirai l'umano."
La vampira non ribatté, sembrava essersi calmata e pentita per
aver perso le staffe, poi tornò a sedere sul letto appoggiando
i gomiti sulle ginocchia e lasciando cadere la testa sulle mani.
"Come posso sperare di vivere con Jonathan se resisto appena un
giorno senza sangue?"
"Non è facile." Disse il corvo e con un battito
d'ali raggiunse Mavis sul letto atterrandole accanto.
"Tu che ne sai?" Brontolò Mavis.
Ma non ci fu risposta perché da dietro la porta qualcuno bussò
timidamente.
"M-Mavis?" Era la flebile voce di Dracula.
"Si, papà. Entra." Rispose lei.
Il vecchio vampiro entrò lentamente chiudendo la porta dietro
di sé, percorse il breve disimpegno e si fermò quando
vide sua figlia, i loro sguardi erano entrambi tristi e preoccuparti,
quasi impotenti, ma appena Dracula notò il corvo la sua
espressione cambiò radicalmente. All'improvviso aggrottò
la fronte e socchiuse gli occhi, la tristezza e la preoccupazione
divennero nervosismo e rabbia.
"TU?" Ringhiò il conte, la sua voce era roca dalla
collera, "Cosa ci fai da solo con mia figlia?"
"Anche per me è un piacere vederti." Rispose Hal
beffardo.
"È solo venuto a vedere come stavo." Disse Mavis per
proteggere l'operato del mostro che l'aveva aiutata molto in quei
giorni.
"Ti ho detto che non puoi stare con mia figlia da solo!"
Esclamò Drac ancora più alterato.
"Fosse la prima volta che mi trovo a letto con quel bocconcino
di tua figlia." Ribatté il corvo ammiccante, sicuro di
far alterare ulteriormente il vecchio vampiro ed infatti la sua
reazione non tardò ad arrivare.
"Non osare parlare così di lei!" Ruggì
Dracula puntando l'indice minaccioso verso il corvo.
L'uccello parlante lo guardò con occhi di sfida.
Il vampiro spostò lo sguardo sulla figlia, "Ti proibisco
di incontrarti con lui se non in mia presenza." Le disse
cupamente.
Lei lo guardò esterrefatta, "Sono un'adulta ormai, non
puoi dirmi chi posso frequentare!" Esclamò arrabbiata.
"Ti sei già dimenticata cosa è successo l'ultima
volta che ti sei fidata di altri vampiri?" La voce di Dracula
era spezzata, detestava toccare quella ferita ancora fresca nella
coscienza della figlia, ma doveva proteggerla a tutti i costi.
"Questo è un colpo basso Vlad." Si intromise il
corvo.
Alle parole del padre Mavis si incupì, ma la curiosità
prese il sopravvento, "Quindi anche tu sei un vampiro?"
Domandò rivolgendosi al nero uccello.
"Tuo padre non te lo ha detto?" Gracchiò lui
spostando lo sguardo da Mavis a Dracula.
Anche la ragazza guardò suo padre.
"Non volevo che tu pensassi di avere qualcosa in comune con
lui." Rispose lui burbero, "Non farti fregare dall'aspetto
giovane e moderno, non sai mai cosa ti può nascondere. Non ti
devi fidare."
"Fortuna che ha te come esempio di persona degna di fiducia,
vero?" Rispose Hal con voce tagliente, "Dopotutto occhio
non vede, cuore non duole, no?"
"Smettetela!" Tagliò corto Mavis, "So
dell'oscuro passato di mio padre. Ora è cambiato, magari è
troppo apprensivo, ma lo fa per proteggere me e Jonathan."
"L'umano?" Disse il corvo ridacchiando, "È solo
un accessorio per renderti felice, se è ancora qua è
solo perché tuo padre non può vederti triste."
"Non è vero!" Esclamarono padre e figlia
all'unisono.
Il corvo ridacchiò ancora, "Una promessa è una
promessa. Ed io non ho ancora riscosso il mio tributo."
Dracula fece mezzo passo indietro, non riuscì a mascherare la
sua espressione preoccupata ed i suoi occhi sembravano implorare Hal
di non aprire il becco, nel vero senso della parola.
"Smettetela di battibeccare!" Sbuffò Mavis, con un
tono più rabbioso del necessario, si vedeva che c'era qualcosa
che non andava in lei e purtroppo stava peggiorando.
Era la seconda volta che quel vampiro accennava ad un debito non
riscosso che Dracula gli doveva, ma nonostante la curiosità di
Mavis fosse molta temeva troppo di scoprire a quale prezzo suo padre
aveva assoldato quel guerriero dragone per salvarla da Camazotz e
vista la sua reazione capì che gli aveva promesso qualcosa di
valore inestimabile.
"Dobbiamo chiedere più tempo." Disse il corvo
rompendo gli attimi di silenzio, "Mavis non è nelle
condizioni per affrontare il Consiglio in questo momento."
Nessuno dei due rispose. La vampira sapeva che sarebbe stata la cosa
migliore da fare, ma voleva sentire prima cosa ne pensava suo padre.
"È fuori discussione, se Shin Ryu scoprisse che siamo in
difficoltà ci colpirebbe ancora più duramente."
Rispose il conte incrociando le braccia, "Dobbiamo andare avanti
senza farci vedere indeboliti."
"Quanto è alto il ragazzo?" Domandò l'uccello
curvando la testa verso la ragazza che lo guardò stranita,
"Così intanto vi procuro una bara per spedire il cadavere
dissanguato ai genitori." Concluse ridacchiando.
"Non è divertente!" Esclamò Mavis arrabbiata
per la mancanza di tatto di Hal.
"Ovvio che no, non era affatto una battuta."
"Di che stai parlando? Punirò duramente chiunque provi
anche solo torcere un capello a Jonny!" Disse il conte
autoritario.
"Il problema sono io." Sospirò Mavis con un filo di
voce.
Dracula si incupì, non erano certo le parole che voleva
sentire, "Vado a prendere una bottiglia di Similsan."
"Non farmi ridere, vuoi davvero placare la sua sete con del
sangue sintetico? Sai che in lei non c'è una normale essenza
magica." Lo fermò il corvo, "Comunque Mavy sei più
forte di quanto immaginassi, nonostante un duello mortale e tutto lo
stress degli ultimi giorni mi aspettavo una reazione ben peggiore."
"Mavis dovrà accontentarsi del cibo che abbiamo, i draghi
hanno perquisito la camera 99, temo che non ci sia rimasto nulla di
loro tranne i vestiti." Disse Dracula.
"Cosa?!" Esclamò Mavis preoccupata, questa notizia
la turbò molto.
"Mi hai preso per un coglione come tuo padre?" Sbottò
il corvo, "L'ho messo al sicuro, sangue di quella qualità
non lo lascio in mano ai draghi."
"Grazie, ma il problema è adesso, se non lo posso bere
prima del Consiglio che facciamo?" Domandò Mavis incapace
di trovare una soluzione da sola.
Dracula fece una smorfia scocciata quando si accorse che la figlia
aveva posto la domanda non a lui ma a Hal.
"Non c'è tempo di agire in alcun modo. Vai e cerca di non
mangiare Jonathan."
La vampira sospirò delusa, sperava in un aiuto concreto ed
invece doveva contare solo su stessa e sulla sua forza di volontà.
"Come fai?" Disse lei alzando leggermente la testa e
guardando l'uccello, "Hai detto che vivi fra gli umani, come
riesci a..."
"A resistere alla tentazione di morderli?" Lui concluse la
frase, "Non ho mai detto che resisto." Concluse con voce
sprezzante.
La breve pausa del Consiglio straordinario dell'Ordine del Drago è
quasi finita, Mavis non ha potuto bere sangue e la sua sete inizia a
sentirsi, riuscirà la giovane vampira a resistere al richiamo
del sangue di Jonathan ed a convincere i giudici a permettere questa
relazione interrazziale? Seguitemi nel prossimo capitolo!
Grazie
a tutti per aver letto la mia storia nonostante i lunghi tempi di
aggiornamento. Riuscirò ad essere più presente? Non lo
so, ma farò il possibile. Voi intanto lasciate qualche
commento, le vostre parole, sia positive che negative, sono il
miglior ringraziamento.
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