Ho riscritto il
capitolo precedente però dal punto di vista di Solas. Non
era assolutamente in programma, però mi sono detta,
proviamo. Fatemi sapere come vi sembra, è la prima volta che
lo faccio e non vorrei mai snaturare il personaggio, visto che lo amo
proprio così com'è.
Grazie a
chiunque legga, sono benvenute le recensioni e soprattutto
suggerimenti e critiche.
Fitte
persistenti
mi laceravano il cervello, ma non potevo lasciare che il Lyrium rosso
continuasse la sua avanzata, sarebbe stata la fine di qualunque futuro
avrebbe
potuto avere questo mondo con o senza Velo.
Udii dei
passi che distolsero la mia attenzione dalla statua sigillata millenni
prima,
da una quantità di potere che non so se sarei arrivato a
rivedere. Capelli neri,
non più corti, ma lunghi fino alle spalle; iride color
ametista che scrutavano
tutto attentamente come avevo visto fare molte volte e in cui mi sarei
perso
volentieri in eterno; un corpo snello e tonico che si adattava
perfettamente al
mio e che mi tormentava, provocandomi desideri così intensi,
diversi e nuovi che
nella mia lunga vita non avevo ancora
incontrato se non con lei. Il mio spirito unico e raro, ancora
più bello di
quanto mi ricordassi, o nelle mie visite nei suoi sogni che non
riuscivo a
negarmi. Un istinto incontrollabile si fece strada nelle mia mente e
nel corpo,
ma mi imposi di indietreggiare celandole ancora per poco la mia
presenza. Alla fine
era venuta. Anni a cercarmi, rincorrermi e io a sfuggirle quando non
desideravo
altro che fermarmi e farmi prendere dal mio cuore. Io la consideravo
ancora
così e l’avrei sempre fatto, ma lei? Cosa le avevo
fatto passare per un mio
egoismo? Non riuscendo a lasciarla definitivamente andare. Come avevo
potuto
farle del male? Non ero stato capace di controllarmi quando avrei
dovuto,
rifiutarla, anzi mi scaldava il cuore come nessuna aveva mai fatto,
facendomi
provare un’immensa gioia ogni volta che la sua
curiosità mi raggiungeva. La prima
che avevo iniziato a vedere in modo differente rispetto agli individui
che
avevo incontrato in questo mondo estraneo. La prima che mi ha visto per
quello
che sono e non per quello che ero stato per millenni.
Fen’harel, dio della
ribellione e infine degli inganni. Un simbolo nato per liberare gli
schiavi, ma
che mi aveva reso schiavo di quella maschera che aveva iniziato
lentamente a
soffocarmi. È la mia candela in questa profonda
oscurità in cui mi sono
ritrovato. Stupendomi e sorprendendomi ogni giorno con una luce nuova,
ma il
passato, quello che avevo fatto non potevo ignorarlo, neanche per lei.
Come potevo
continuare a vivere tranquillo, pensando che ogni giorno che passava si
sarebbe
avvicinata la sua scomparsa? Dovevo togliere il Velo, facendomi anche
odiare. Non
avrei permesso che lei morisse per i miei errori, le avrei ridato
l‘eternità e
l’immortalità che le avevo rubato. Ma da sciocco
innamorato quale sono le avevo
dato i mezzi per raggiungermi, la volevo. La bramavo, come le radici
bramano la
terra in cui crescono. È un fuoco, un desiderio di lei che
torna, ancora e
ancora.
Var
lath vir suledin
Quelle parole mi
avevano quasi fatto
cedere. L’avevo baciata, pensando per un secondo che forse
avrei potuto farla
venire con me. Lei era mia e io ero suo. Ma cosa avevo da offrile a
parte la
morte? L’unica cosa che ero riuscito a rispondere era una
promessa che non l’avrei
mai dimenticata. Ogni passo che mi allontanava da lei aveva fatto a
brandelli
il mio cuore. Volevo fermarmi, ma forse ora mi avrebbe veramente
guardato come
un mostro. Le avevo spezzato il cuore un’altra volta, non
potevo voltarmi, non
volevo vedere quello sguardo, non da quegli occhi.
Era il momento.
Osservava la statua e
i solchi sul pavimento. Decisi di annullare l’incantesimo che
mi rendeva celato
e feci qualche passo avanti, portandomi di fianco al mio amore.
-Quindi…
mi hai trovato alla fine. Sospetto
tu abbia delle domande- dissi con voce sicura annunciando la
mia presenza. Alzò
il viso e incatenò quelle splendide iride viola alle mie. Il
canto del Lyrium
che mi risuonava nella testa fu sovrastato da quello del mio cuore che
batteva
all’impazzata, mi era impossibile evitarlo.
Negò
con la testa -No, vhenan. Non
voglio risposte… non avrei comunque qualcuno a cui
riferirle…- mormorò
arrabbiata e angosciata con tono cupo.
Vhenan!? Strinsi
con ancora più forza
le mani tra di loro, che avevo messo dietro alla schiena per evitare di
toccarla. La fissai ardentemente, sono ancora il tuo cuore? -Non volevo che venissi
qui… ma forse una
parte di me, invece sì… il ragazzo ha fatto il
suo dovere- dissi con voce roca.
Mi mostrò un leggero sorriso che aumentò il
desiderio di stringerla tra le mie
braccia, ma non lo avrei mai fatto senza il suo permesso,
l’avevo ferita troppe
volte.
-Sapevo che era
stato troppo
semplice…-
Rimasi in
silenzio a quella
constatazione. Ero sempre stato bravo a ingannare e manipolare gli
altri per i
miei scopi, ma non volevo farlo con lei, non avrei mai voluto
immischiarla in
questo gioco di morte. Dovetti costringermi a spostare di nuovo
l’attenzione
sulla statua di Lyrium rosso, delle gocce di sudore mi colarono sul
viso, lo
sforzo a cui stavo venendo costretto era notevole. La luce dorata che
si
sprigionava da sigillo le si riflesse sul viso mostrandomi timore per
quel che
avevamo davanti, ma anche curiosità, voglia di imparare e
altre mille domande
che sapevo avrebbe voluto pormi. Ne scelse infine solo una -Lo stai
contrastando?-
Ridacchiai per
quanto la trovavo
tenera nell’aver ceduto a quella sua curiosità che
adoravo -Allora hai delle
domande, cuore mio- la chiamai come avrei sempre fatto e mi
guardò leggermente
rossa sulle guance e con gli occhi ardenti e pieni di amore che non
pensavo
avrei di nuovo rivisto. Si avvicinò veloce e con la sua
solita grazia posandomi
un fazzoletto sul viso asciugandomi. Incatenai le miei iride alle sue,
il
dolore che stavo provando nel trattenermi sovrastava il mal di testa
che ormai
da ore mi tormentava e sarebbe sicuramente peggiorato. -Forse non avrei
dovuto
condurti qui… mi distrai- mormorai
-Non abbastanza
dal fare le tue
pazzie- replicò immediatamente. La mia unica vera pazzia sei
stata tu e che non
avrei mai dovuto concedermi, ma la sensazione di essere amato e non
più solo. Aver
trovato qualcuno con cui avrei potuto confidarmi e che mi capiva come
nessun’altra
aveva mai fatto, era stata una meravigliosa scoperta a cui non volevo
fare a
meno. E che avrei protetto.
Prima che
potessi fare qualcosa si
sporse verso la mia bocca e posò le sue labbra calde e
morbide sulle mie. Un brivido
di puro piacere a quel contatto che non avevo fatto che sognare ancora
e ancora,
cancellò ogni timore e ogni dubbio nell’essere
rifiutato. Passai le mani sulla
sua vita tirandola contro a mio corpo e posò le sue sul mio
petto stringendomi
quegli abiti che erano ritornati dal passato come il Dio che
rappresentavo. Le
dischiusi le labbra approfondendo il bacio, seguii il movimento delle
sua bocca
e della sua lingua. Mia. Mi era mancato tutto di lei, il suo sapore, il
suo
calore, il suo profumo, la sua passione, la sua dolcezza, il suo
perdono. Sei mia.
Dovemmo riprendere fiato e mi abbracciò facendo scorrere le
sue mani sulla mia
schiena e posando la testa nell’incavo della mia spalla,
aderendo completamente
al mio corpo. Fremetti per quel contatto così ravvicinato
dopo tutto quel tempo,
stringendola più forte. Mi desiderava sempre, come io
bramavo lei. Non riuscivo
a crederci -Dopo tutto questo…- due dita mi si posarono
sulle labbra
bloccandomi -Sempre. Ar lath, ma vhenan. Ora concentrati- disse
dolcemente. Un’enorme
gioia fece breccia nel mio cuore. Ti amo, ti amo anche io, vhenan.
Altre parole
però presero forma, non era quello che avrebbe voluto da me,
non potevo darle il
futuro che voleva e che anche io desideravo, non ancora -Ir abelas,
non…- mi
fermò di nuovo coprendo la mia bocca con tutta la sua mano
piccola e morbida.
-Non ti
lascerò morire da solo. Ora
stai zitto e concentrati, anche se adoro la tua voce, ma vorrei restare
così il
più a lungo possibile- incredulo a quella rivelazione. A
quell’affermazione che
superava qualunque cosa avrei potuto risponderle le baciai il palmo. Mi
accarezzò sulla guancia stregandomi per poi toglierla e
tornare a stringermi.
Fissai di nuovo
la statua a pochi
passi da noi, su cui imposi di nuovo i miei incantesimi. Concentrarmi?
Non mi
sembrava più così importante, non con la mia
compagna tra le braccia, ma se non
avessi continuato, questo Lyrium corrotto poteva essere usato dagli
Evanuris
che avrei liberato. Sicuramente indeboliti avrebbero cercato la fonte
di potere
più potente in questo nuovo mondo per ristabilirsi e darmi
la caccia. Voltai la
testa verso la donna che amavo, nascondeva il viso nella mia spalla,
poi alzai
lo sguardo sull’unico Eluvian poco distante rimasto intatto,
anche se bloccato,
chiuso da chissà quanto o cosa. Potevo aprirlo con la forza.
Potevo andarmene
con lei? Nacque una forte tentazione. Potevo salvarle di nuovo la vita,
al
prezzo di farmi odiare? Dopotutto era qui per colpa mia. Venni stretto
più
forte come se avesse sentito i miei pensieri e i miei dubbi. Dovevo
prendere di
nuovo questa decisione, i miei doveri o la sua vita?
Var
lath vir suledin: non
rinuncerò
a te
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