Chapter
2: Turn
of destiny
«Cassandra!»
La
ragazza si chinò
per raccogliere i cocci della ciotola che aveva appena fatto cadere.
«E’
la terza volta
che rompi qualcosa, questa settimana. Si può sapere cosa ti
prende?»
«Niente.
Va tutto
bene».
Margareth
la guardò
ancora per un istante, poi tornò al suo lavoro, scuotendo il
capo.
Gli
occhi di
Cassandra si velarono. Non andava tutto bene. Gli incubi non le davano
pace e
questo stava a significare solo una cosa: stava per
succedere qualcosa.
Uscì dalla cucina e
si ritrovò all’aria aperta, sul cortile nel retro.
Quando sarebbe
finito?
Odiava essere così.
Odiava il suo segreto. Odiava tutto quanto, persino se stessa.
Da quando era morta
sua madre, tutto era andato a pezzi. E per quanto amasse quel luogo,
stava
male. Quella non era casa sua.
Sospirò, con gli
occhi velati di lacrime.
Doveva andarsene,
partire e basta, senza sapere quando sarebbe tornata. Se
fosse tornata.
Le sarebbe servito del tempo per prepararsi alla partenza e salutare
tutti.
Il dolore le attanagliò
il cuore al pensiero degli amici che probabilmente non avrebbe
più rivisto. Ma
doveva farlo. Non poteva continuare a vivere in quell’eterno
limbo di
sofferenza.
Una mano salì
automaticamente ad accarezzare il ciondolo d’argento.
Nonostante le sue
ricerche non aveva ancora scoperto da dove provenisse, chi
l’avesse fabbricato
e dato a sua madre. Si morse un labbro, inquieta. Doveva assolutamente
scoprire
qualcosa in più. Era sicura che fosse importante.
«Cassandra, allora?
Quanto ti ci vuole per buttare via dei cocci rotti?»
Margareth la richiamò
all’ordine, comparendo sulla soglia della cucina con un
mestolo sporco tra le
mani.
«Arrivo» guardò
un’ultima volta il cielo azzurro, poi rientrò,
forzando un sorriso.
***
«Non vedo l’ora che
finisca questa benedetta fiera!»
«Non dirlo a me. La
mia schiena è ridotta peggio di quando il signor Ogden ci ha
ballato sopra da
ubriaco».
«Smettetela di
ciarlare voi due! Non vi pago per fare comunella, chiaro?!»
Harry e Cassandra
sussultarono, mentre Rose li superava con un vassoio carico di piatti
di
minestra. Si scusarono con un sorriso innocente e si affrettarono verso
la
cucina, trattenendo a stento le risate.
Quella sera la
locanda era in pieno fermento. Gli avventori avevano invaso il locale e
il
chiasso aveva raggiunto livelli impensabili. Non c’erano mai
stati così tanti
clienti.
Persino il signor
Gorton, con la sua gamba malandata, si dava il doppio da fare e
Margareth
spadellava senza sosta.
«Veloci!» esclamò
quando li vide entrare in cucina «Questo al tavolo quattro e
il pollo al
sette!»
I due scattarono,
afferrando i vassoi e tornando in sala. Cassandra portò i
piatti di cosce di
pollo arrosto al tavolo sette e si affrettò a tornare
indietro, quando venne
intercettata da Rose che le passò accanto «Tavolo
nove, Cassie. Nuovi clienti»
e prima che potesse risponderle qualcosa, la donna era già
scomparsa.
Si scrollò il
grembiule con una manata e si avviò veloce verso il tavolo
nell’angolo.
Erano in due: il
più giovane dava le spalle al muro e aveva la testa
appoggiata sul palmo della
mano; l’altro si studiava attorno e i suoi occhi azzurri
brillarono divertiti,
quando la vide avvicinarsi.
«Buonasera» li
salutò, fermandosi accanto al loro tavolo e sorridendo
cordiale, come le aveva
insegnato Rose.
«Buonasera a voi!»
ricambiò l’uomo con un sorriso luminoso. Il
ragazzo, invece, non si sforzò
neanche di mostrare se si fosse accorto del suo arrivo.
«Cosa desiderate
ordinare?»
«Cosa ci
consigliate?»
Cassandra si morse
un labbro, pensierosa «Beh, abbiamo il piatto del giorno:
minestra e pollo
arrosto; oppure carne alla griglia, bistecche o bollito
misto».
L’uomo non smise un
attimo di sorridere, passandosi una mano tra i folti e lunghi capelli
biondi
«Posso ordinare voi? Sareste perfetta».
Cassandra sentì le
guance andarle a fuoco e boccheggiò imbarazzata, sotto il
suo sguardo
scrutatore.
Si era già trovata
in situazioni abbastanza simili, ma di solito quelli che ci provavano
erano dei
buzzurri, spesso ubriachi. E poi bastava un’occhiataccia di
Rose per rimetterli
in riga.
Ma quella volta
Rose non c’era e le avance erano state lanciate da quello che
sembrava un
gentiluomo.
Prima che potesse
dire qualcosa, quello ricominciò a parlare «Posso
sapere cosa sta succedendo?
L’ultima volta che sono venuto non c’era tutta
questa confusione».
Gli rispose senza
indugi, leggermente scossa «Siamo nel bel mezzo della fiera
di Primavera, ne
avrete sentito di certo parlare».
«Ah, sì!» la
interruppe, battendosi una mano sulla fronte «La fiera che
cambia di località
ogni anno. Non sapevo si svolgesse qui».
Cassandra sorrise,
orgogliosa della sua città «E’ iniziata
un paio di settimane fa. Per Glenville
è una grande occasione per fare affari!»
«Si trovano cose
interessanti alla fiera?» chiese l’uomo, curioso.
«Certo! Si vende un
po’ di tutto, da cibi e spezie ad armi, articoli per la casa,
animali o
gioielli».
«Gioielli?» ripeté
affascinato, mentre il ragazzo davanti a lui, tendeva bene le orecchie
«Che
tipo di gioielli?»
«Qualsiasi cosa.
Orecchini, bracciali, spille, collane; di tutto».
La fissò
silenzioso, con un’espressione strana sul volto. Poi si
riscosse e le lanciò
l’ennesimo sorriso «Vorrà dire che
domani faremo un giro tra le bancarelle! Ho
proprio bisogno di fare acquisti! Per stasera…vorrei proprio
ordinare voi…»
mormorò suadente.
«Henry smettila» un
mormorio scontroso la fece voltare verso il ragazzo, che finalmente
aveva dato
segni di vita. L’uomo tacque divertito, mentre lui si
allungava sulla sedia e
alzava lo sguardo su di lei, incantandola con i suoi occhi blu. Si
scostò una ciocca
di capelli corvini dalla fronte e proseguì, senza prestarle
più attenzione del
dovuto «Prendiamo il piatto del giorno e un boccale di
birra».
Cassandra annuì e
si affrettò a sparire.
Quel ragazzo la
inquietava; sembrava un predatore in agguato.La sua bella apparenza era
solo
una trappola, avrebbe scommesso qualsiasi cosa che fosse pericoloso.
Continuò a
rimuginare, mentre serviva gli altri tavoli, lanciando ogni tanto delle
occhiate alla coppia nell’angolo. Anche l’uomo era
strano: nonostante l’avesse
provocata, non sembrava che lo facesse sul serio. Su di loro incombeva
un’aura
di mistero.
Tornò da loro con
un vassoio appesantito dalle birre e dai piatti di minestra e li stava
giusto
servendo, quando un fracasso alle sue spalle zittì
l’intero locale.
«Stai più attenta,
cameriera! Mi hai quasi tagliato!»
«Vi chiedo scusa»
Elisha era china a terra, che raccoglieva i cocci di un boccale di
vetro con
mani tremanti.
L’uomo seduto al
tavolo davanti a lei la fissava con malcelata ira, lasciandosi andare a
commenti
maligni «Sei una buona a nulla! Quelle come te avrebbero
bisogno di una bella
lezione!»
Elisha si scusò di
nuovo, sul punto di scoppiare a piangere. Cassandra si
inalberò e mollò il
vassoio sul tavolo, ignorando i clienti che doveva servire.
Dall’altra parte
del locale Francis tratteneva con fatica Harry, pronto a scatenare un
rissa
poco conveniente. Il signor Gorton sparì zoppicando a
cercare Rose.
Si avvicinò
velocemente all’amica, ergendosi in tutta la sua, piuttosto
limitata, altezza
alle spalle dell’uomo robusto che nel frattempo si era
alzato, indignato «Ma
come vi permettete?!» esclamò, attirando
l’attenzione di tutti «E’ stato solo
un incidente! Non l’ha fatto apposta! Vi ha anche chiesto
scusa!»
Quello la fissò
dall’alto in basso, poco contento della confidenza che si
stava prendendo una
semplice cameriera «Porta rispetto anche tu, ragazza! Con chi
credi di
parlare?! Sei solo una piccola sguattera!»
Nella locanda non
volava più una mosca, tutti in attesa di sapere come sarebbe
andata a finire.
Cassandra alzò un
mano, arrabbiata, pronta a farla calare sulla guancia di quel gran
maleducato,
ma la voce di Rose la bloccò «Cassandra».
Dopo un istante di
esitazione, abbassò il braccio senza smettere di fissare
truce l’uomo.
«Aiuta Elisha» Rose
si avvicinò a passi lenti, composta «Quella
è la porta, signore. Siete pregato
di uscire immediatamente dal mio locale».
«Con molto piacere!
Non sono mai stato trattato così in vita mia!»
esclamò indignato «Le vostre
cameriere sono del tutto incompetenti e inaffidabili! Dovreste
raddrizzarle un
po’!» se ne andò tutto impettito, sotto
gli sguardi d’odio di tutti. Anche i
clienti erano sconcertati; sapevano benissimo che le due ragazze erano
d’oro e
lavoravano con impegno.
«Vieni Ellie» le
sussurrò Cassandra, aiutandola ad alzarsi «Fermati
un attimo, ci penso io a
sistemare tutto».
«No, Cassie, è
colpa mia. Faccio io, non preoccuparti» scosse il capo
biondo, ancora tremante.
«Vai Elisha» le
ordinò imperiosa Rose, guardandola con malcelato affetto
«Accompagnala tu Harry».
Anche il ragazzo
aveva decisamente bisogno di prendere una boccata d’aria.
Francis lo lasciò
andare e lui si avviò verso la cucina, al fianco della
bionda.
Cassandra raccolse
tutti i cocci e li portò via, mentre Rose si adoperava per
pulire il pavimento
e rassicurare i clienti, che avevano preso ad esprimere calorosamente
la loro
solidarietà.
Quando tornò al
tavolo nove si ritrovò gli occhi azzurri del tale Henry che
la scrutavano.
«Vi chiedo scusa
per la scena a cui avete assistito. Non era nostra
intenzione».
«Oh, state
tranquilla!» la rassicurò lui con un sorriso
«Il comportamento di quell’uomo è
stato davvero riprovevole. E’ evidente che nessuno gli abbia
insegnato come
comportarsi con una donna. Però sarei stato davvero curioso
di vedere la potenza
delle vostre manine delicate!»
Cassandra trattenne
a stento un sorriso. Quell’uomo non era male, in fondo.
Eccentrico, certo, ma
stranamente simpatico.
Completamente
diverso dal suo silenzioso amico.
Eppure non riuscì a
togliersi quegli occhi blu dalla mente.
E anche dopo
essersi ritirata per la notte, il peso del suo sguardo le gravava
ancora sulle
spalle.
Ecco un nuovo
capitolo e la comparsa di due nuovi personaggi.
Vorrei
ringraziare tutti coloro che l’hanno letta e soprattutto Emily
Doyle
e Ghen
per
averla aggiunta tra le seguite.
Emily Doyle:
Sono
contenta che ti piacciano sia la
storia sia i personaggi e spero che continuerai a seguirla!
Ghen: Ti
ringrazio davvero
tanto per la tua recensione. Soprattutto per i consigli che mi hai
dato, in effetti
la punteggiatura è uno dei miei problemi, in questo capitolo
ho cercato di
cambiare un po’, spero di esserci riuscita almeno un pochino!
^.^ Lo scorso
capitolo era proprio di presentazione e sono felice di essere riuscita
a creare
dei personaggi interessanti. Come vedi in questo capitolo ne compaiono
altri
due e le intenzioni di Cassandra sono abbastanza chiare: lei vuole
partire da
solo, così come ha sempre fatto. Per quanto riguarda Harry:
si è creato da
solo, soltanto dopo mi sono accorta di quanto assomigliasse ad Harry
Potter! XD Spero ti
sia piaciuto anche questo capitolo! ^.^
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