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Autore: Daphne_Descends    17/07/2009    2 recensioni
Cassandra è una trovatella con un passato misterioso ed una rara abilità. Lei riesce a vedere. Mostri spaventosi che non appartengono al suo mondo.
Non sa nè perché, nè chi siano, non conosce altro che domande.
Fino a quando sembra che tutti inizino ad interessarsi al ciondolo di sua madre.
E così inizia il viaggio di Cassandra, alla scoperta della verità e di risposte che solo due misteriosi viaggiatori possono darle. Attraversando mari e paesi, in cerca dei colori mancanti per completare la tela della sua vita.
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 2: Turn of destiny

 
«Cassandra!»
La ragazza si chinò per raccogliere i cocci della ciotola che aveva appena fatto cadere.
«E’ la terza volta che rompi qualcosa, questa settimana. Si può sapere cosa ti prende?»
«Niente. Va tutto bene».
Margareth la guardò ancora per un istante, poi tornò al suo lavoro, scuotendo il capo.
Gli occhi di Cassandra si velarono. Non andava tutto bene. Gli incubi non le davano pace e questo stava a significare solo una cosa: stava per succedere qualcosa.

 
Uscì dalla cucina e si ritrovò all’aria aperta, sul cortile nel retro.
Quando sarebbe finito?
Odiava essere così. Odiava il suo segreto. Odiava tutto quanto, persino se stessa.
Da quando era morta sua madre, tutto era andato a pezzi. E per quanto amasse quel luogo, stava male. Quella non era casa sua.

 
Sospirò, con gli occhi velati di lacrime.
Doveva andarsene, partire e basta, senza sapere quando sarebbe tornata. Se fosse tornata. Le sarebbe servito del tempo per prepararsi alla partenza e salutare tutti.
Il dolore le attanagliò il cuore al pensiero degli amici che probabilmente non avrebbe più rivisto. Ma doveva farlo. Non poteva continuare a vivere in quell’eterno limbo di sofferenza.

 
Una mano salì automaticamente ad accarezzare il ciondolo d’argento. Nonostante le sue ricerche non aveva ancora scoperto da dove provenisse, chi l’avesse fabbricato e dato a sua madre. Si morse un labbro, inquieta. Doveva assolutamente scoprire qualcosa in più. Era sicura che fosse importante.

 
«Cassandra, allora? Quanto ti ci vuole per buttare via dei cocci rotti?» Margareth la richiamò all’ordine, comparendo sulla soglia della cucina con un mestolo sporco tra le mani.
«Arrivo» guardò un’ultima volta il cielo azzurro, poi rientrò, forzando un sorriso.

 

***

 
«Non vedo l’ora che finisca questa benedetta fiera!»
«Non dirlo a me. La mia schiena è ridotta peggio di quando il signor Ogden ci ha ballato sopra da ubriaco».
«Smettetela di ciarlare voi due! Non vi pago per fare comunella, chiaro?!»
Harry e Cassandra sussultarono, mentre Rose li superava con un vassoio carico di piatti di minestra. Si scusarono con un sorriso innocente e si affrettarono verso la cucina, trattenendo a stento le risate.

 
Quella sera la locanda era in pieno fermento. Gli avventori avevano invaso il locale e il chiasso aveva raggiunto livelli impensabili. Non c’erano mai stati così tanti clienti.
Persino il signor Gorton, con la sua gamba malandata, si dava il doppio da fare e Margareth spadellava senza sosta.
«Veloci!» esclamò quando li vide entrare in cucina «Questo al tavolo quattro e il pollo al sette!»
I due scattarono, afferrando i vassoi e tornando in sala. Cassandra portò i piatti di cosce di pollo arrosto al tavolo sette e si affrettò a tornare indietro, quando venne intercettata da Rose che le passò accanto «Tavolo nove, Cassie. Nuovi clienti» e prima che potesse risponderle qualcosa, la donna era già scomparsa.
Si scrollò il grembiule con una manata e si avviò veloce verso il tavolo nell’angolo.

 
Erano in due: il più giovane dava le spalle al muro e aveva la testa appoggiata sul palmo della mano; l’altro si studiava attorno e i suoi occhi azzurri brillarono divertiti, quando la vide avvicinarsi.
«Buonasera» li salutò, fermandosi accanto al loro tavolo e sorridendo cordiale, come le aveva insegnato Rose.
«Buonasera a voi!» ricambiò l’uomo con un sorriso luminoso. Il ragazzo, invece, non si sforzò neanche di mostrare se si fosse accorto del suo arrivo.
«Cosa desiderate ordinare?»
«Cosa ci consigliate?»
Cassandra si morse un labbro, pensierosa «Beh, abbiamo il piatto del giorno: minestra e pollo arrosto; oppure carne alla griglia, bistecche o bollito misto».
L’uomo non smise un attimo di sorridere, passandosi una mano tra i folti e lunghi capelli biondi «Posso ordinare voi? Sareste perfetta».
Cassandra sentì le guance andarle a fuoco e boccheggiò imbarazzata, sotto il suo sguardo scrutatore.
Si era già trovata in situazioni abbastanza simili, ma di solito quelli che ci provavano erano dei buzzurri, spesso ubriachi. E poi bastava un’occhiataccia di Rose per rimetterli in riga.
Ma quella volta Rose non c’era e le avance erano state lanciate da quello che sembrava un gentiluomo.
Prima che potesse dire qualcosa, quello ricominciò a parlare «Posso sapere cosa sta succedendo? L’ultima volta che sono venuto non c’era tutta questa confusione».
Gli rispose senza indugi, leggermente scossa «Siamo nel bel mezzo della fiera di Primavera, ne avrete sentito di certo parlare».
«Ah, sì!» la interruppe, battendosi una mano sulla fronte «La fiera che cambia di località ogni anno. Non sapevo si svolgesse qui».
Cassandra sorrise, orgogliosa della sua città «E’ iniziata un paio di settimane fa. Per Glenville è una grande occasione per fare affari!»
«Si trovano cose interessanti alla fiera?» chiese l’uomo, curioso.
«Certo! Si vende un po’ di tutto, da cibi e spezie ad armi, articoli per la casa, animali o gioielli».
«Gioielli?» ripeté affascinato, mentre il ragazzo davanti a lui, tendeva bene le orecchie «Che tipo di gioielli?»
«Qualsiasi cosa. Orecchini, bracciali, spille, collane; di tutto».
La fissò silenzioso, con un’espressione strana sul volto. Poi si riscosse e le lanciò l’ennesimo sorriso «Vorrà dire che domani faremo un giro tra le bancarelle! Ho proprio bisogno di fare acquisti! Per stasera…vorrei proprio ordinare voi…» mormorò suadente.
«Henry smettila» un mormorio scontroso la fece voltare verso il ragazzo, che finalmente aveva dato segni di vita. L’uomo tacque divertito, mentre lui si allungava sulla sedia e alzava lo sguardo su di lei, incantandola con i suoi occhi blu. Si scostò una ciocca di capelli corvini dalla fronte e proseguì, senza prestarle più attenzione del dovuto «Prendiamo il piatto del giorno e un boccale di birra».
Cassandra annuì e si affrettò a sparire.
Quel ragazzo la inquietava; sembrava un predatore in agguato.La sua bella apparenza era solo una trappola, avrebbe scommesso qualsiasi cosa che fosse pericoloso.

 
Continuò a rimuginare, mentre serviva gli altri tavoli, lanciando ogni tanto delle occhiate alla coppia nell’angolo. Anche l’uomo era strano: nonostante l’avesse provocata, non sembrava che lo facesse sul serio. Su di loro incombeva un’aura di mistero.

 
Tornò da loro con un vassoio appesantito dalle birre e dai piatti di minestra e li stava giusto servendo, quando un fracasso alle sue spalle zittì l’intero locale.
«Stai più attenta, cameriera! Mi hai quasi tagliato!»
«Vi chiedo scusa» Elisha era china a terra, che raccoglieva i cocci di un boccale di vetro con mani tremanti.
L’uomo seduto al tavolo davanti a lei la fissava con malcelata ira, lasciandosi andare a commenti maligni «Sei una buona a nulla! Quelle come te avrebbero bisogno di una bella lezione!»
Elisha si scusò di nuovo, sul punto di scoppiare a piangere. Cassandra si inalberò e mollò il vassoio sul tavolo, ignorando i clienti che doveva servire. Dall’altra parte del locale Francis tratteneva con fatica Harry, pronto a scatenare un rissa poco conveniente. Il signor Gorton sparì zoppicando a cercare Rose.
Si avvicinò velocemente all’amica, ergendosi in tutta la sua, piuttosto limitata, altezza alle spalle dell’uomo robusto che nel frattempo si era alzato, indignato «Ma come vi permettete?!» esclamò, attirando l’attenzione di tutti «E’ stato solo un incidente! Non l’ha fatto apposta! Vi ha anche chiesto scusa!»
Quello la fissò dall’alto in basso, poco contento della confidenza che si stava prendendo una semplice cameriera «Porta rispetto anche tu, ragazza! Con chi credi di parlare?! Sei solo una piccola sguattera!»
Nella locanda non volava più una mosca, tutti in attesa di sapere come sarebbe andata a finire.
Cassandra alzò un mano, arrabbiata, pronta a farla calare sulla guancia di quel gran maleducato, ma la voce di Rose la bloccò «Cassandra».
Dopo un istante di esitazione, abbassò il braccio senza smettere di fissare truce l’uomo.
«Aiuta Elisha» Rose si avvicinò a passi lenti, composta «Quella è la porta, signore. Siete pregato di uscire immediatamente dal mio locale».
«Con molto piacere! Non sono mai stato trattato così in vita mia!» esclamò indignato «Le vostre cameriere sono del tutto incompetenti e inaffidabili! Dovreste raddrizzarle un po’!» se ne andò tutto impettito, sotto gli sguardi d’odio di tutti. Anche i clienti erano sconcertati; sapevano benissimo che le due ragazze erano d’oro e lavoravano con impegno.
«Vieni Ellie» le sussurrò Cassandra, aiutandola ad alzarsi «Fermati un attimo, ci penso io a sistemare tutto».
«No, Cassie, è colpa mia. Faccio io, non preoccuparti» scosse il capo biondo, ancora tremante.
«Vai Elisha» le ordinò imperiosa Rose, guardandola con malcelato affetto «Accompagnala tu Harry».
Anche il ragazzo aveva decisamente bisogno di prendere una boccata d’aria. Francis lo lasciò andare e lui si avviò verso la cucina, al fianco della bionda.
Cassandra raccolse tutti i cocci e li portò via, mentre Rose si adoperava per pulire il pavimento e rassicurare i clienti, che avevano preso ad esprimere calorosamente la loro solidarietà.

 
Quando tornò al tavolo nove si ritrovò gli occhi azzurri del tale Henry che la scrutavano.
«Vi chiedo scusa per la scena a cui avete assistito. Non era nostra intenzione».
«Oh, state tranquilla!» la rassicurò lui con un sorriso «Il comportamento di quell’uomo è stato davvero riprovevole. E’ evidente che nessuno gli abbia insegnato come comportarsi con una donna. Però sarei stato davvero curioso di vedere la potenza delle vostre manine delicate!»
Cassandra trattenne a stento un sorriso. Quell’uomo non era male, in fondo. Eccentrico, certo, ma stranamente simpatico.
Completamente diverso dal suo silenzioso amico.

 
Eppure non riuscì a togliersi quegli occhi blu dalla mente.
E anche dopo essersi ritirata per la notte, il peso del suo sguardo le gravava ancora sulle spalle.

 

 

 

 

 
Ecco un nuovo capitolo e la comparsa di due nuovi personaggi.
Vorrei ringraziare tutti coloro che l’hanno letta e soprattutto
Emily Doyle e Ghen per averla aggiunta tra le seguite.

 
Emily Doyle:
Sono contenta che ti piacciano sia la storia sia i personaggi e spero che continuerai a seguirla!

 Ghen: Ti ringrazio davvero tanto per la tua recensione. Soprattutto per i consigli che mi hai dato, in effetti la punteggiatura è uno dei miei problemi, in questo capitolo ho cercato di cambiare un po’, spero di esserci riuscita almeno un pochino! ^.^ Lo scorso capitolo era proprio di presentazione e sono felice di essere riuscita a creare dei personaggi interessanti. Come vedi in questo capitolo ne compaiono altri due e le intenzioni di Cassandra sono abbastanza chiare: lei vuole partire da solo, così come ha sempre fatto. Per quanto riguarda Harry: si è creato da solo, soltanto dopo mi sono accorta di quanto assomigliasse ad Harry Potter! XD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! ^.^

   
 
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