Alice, la Mediatrice di milly92 (/viewuser.php?uid=28249)
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Days 12- 14: Quello che succede dopo le quattro del mattino...
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Capitolo 10
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Days 12- 14: Quello che
succede dopo le quattro del mattino...
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Gli ultimi giorni di quelle
due settimane furono decisamente fuori dal comune e per fortuna
l'inizio dei miei ventisei anni non fu simile al resto dell'anno,
altrimenti sarei davvero impazzita.
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La lite telefonica con Luca
aveva fatto scattare in me la consapevolezza che spesso tendevo a
darmi mille colpe quando le persone si comportavano male con me ma in
realtà la questione si poteva riassumere semplicemente con un
diretto e liberatorio "Sono tutti stronzi e basta".
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Ero davvero senza parole per
ciò che mi aveva detto Maurizio, sia per il suo credere a quel
farabutto di Alessandro sia per il suo accusarmi, quasi come se fossi
un oggetto di sua proprietà che doveva rispettare le sue
aspettative.
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Non sapevo cosa fare e
nell'indecisione, per non combinare nulla, optai per un semplice
"niente", dicendomi di dovermi prima calmare.
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Tendevo a seguire sempre
questo schema nei momenti difficili e me ne rendevo conto ma non
riuscivo ad agire diversamente, piena di lavoro e preoccupazioni a
causa degli ordini sempre più difficile da gestire di Sandy e
Jimena.
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Presa com'ero da tutte
queste questioni, non chiesi nemmeno a Saverio di raggiungermi per il
solito caffè, tanto da farlo preoccupare e chiamarmi.
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"Ehi, temevo non ti
fossi svegliata" si scusò appena risposi, con la voce ancora
assonnata.
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"No, tranquillo, me la
sono presa con calma, sono un po' stanca" mi giustificai,
fingendo uno sbadiglio per provare ciò che stavo dicendo.
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"Posso venire? Ho
bisogno di un caffé, sarà una giornataccia" mi supplicò,
sbadigliando a sua volta.
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"Certo, certo, vieni,
devo solo mettere le scarpe e sono pronta".
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Sospirai, dicendomi che
dovevo impegnarmi per non fargli capire nulla visto che volevo
tenermi tutto per me per il momento anche se era una lotta assurda
visto che Saverio riusciva sempre a farmi sentire a mio agio e a
farmi confidare.
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Quandi uscii dalla stanza lo
trovai già in cucina, intento nel preparare la moka.
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Si vedeva che era stanco,
aveva delle occhiaie bluastre che non promettevano nulla di buono e
sembrava muoversi a rilento.
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"Buongiorno. Scusami ma
stamattina il risveglio è stato traumatico" lo salutai,
avvicinandomi e facendogli segno di lasciare stare visto che ci avrei
pensato io.
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Non si fece pregare e andò
sul divano, socchiudendo gli occhi.
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"Non me lo dire, dopo
la riunione una ragazza del gruppo di Luigi lo ha chiamato per dirgli
che un'altra era svenuta ed è stato un caos, a quanto pare ha avuto
un calo di zuccheri, le amiche dicono che mangia pochissimo, fuma
solo... Poi ha vomitato, ho dovuto disturbare Cristina per darle una
mano a togliersi la maglia tutta sporca, Alessandro ha suggerito di
farla dormire con una delle group leader per tenerla sotto controllo.
Ho dormito meno di tre ore e oggi ho tutta la modulistica per il
nuovo gruppo da compilare..." raccontò, sfinito.
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"Io sono avanti con
l'organizzazione, mi manca solo la riunione per metterci d'accordo
per l'ultima sera, quindi oggi posso aiutarti" mi offrii,
preoccupata nel vederlo così.
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Ecco di nuovo il mio solito
schema che si ripeteva: qualcosa mi andava male? Benissimo, perché
affrontarlo quando potevo farmi in quattro per Saverio e impegnarmi
per occuparmi di mansioni che non erano di mia competenza?
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Non c'era nulla da fare, ero
fatta così e mi odiavo ma allo stesso tempo facevo di tutto per
evadere dalla mia vita e occuparmi dei problemi degli altri.
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"Magari, grazie, ho
bisogno di un paio di occhi in più, Mario è impegnato con il video
di addio e non mi fido molto di Amanda".
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Quella prospettiva capitava
nel momento giusto visto che non chiedevo altro che essere utile a
chi lo meritava davvero e avere una tregua dai drammi pseudo
adolescenziali che stavano avendo luogo in quei giorni, inoltre ero
molto più tranquilla visto che Saverio, stanco morto com'era, non
avrebbe notato eventuali stranezze tra me e Maurizio.
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Così, poco dopo ci avviammo
verso la mensa per fare colazione e notai che c'era un senso di
stanchezza generale tipico del terzultimo giorno del turno, tanto che
Cristina aveva la testa appoggiata alla mano e Alessandro sbadigliava
in continuazione.
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"Cri, tutto bene? Ho
saputo del casino di stanotte, come sta la ragazza?" chiesi, non
osando immaginare tutta la paura provata quella notte.
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Cristina scrollò le spalle,
senza sapere bene cosa dire. "Aveva la pressione bassa, glicemia
bassissima... Non mangia quasi niente, dice che il cibo spazzatura di
qui la fa ingrassare! Ha dormito con me e stamattina andava meglio,
prima le ho preso io una brioche, del latte con i cereali e ha
promesso di mangiare, meglio non stare lì a guardarla, la
prenderebbe come una mancanza di fiducia" sintetizzò, per poi
dare un morso al suo toast.
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"Speriamo, magari
possiamo tenerla d'occhio in maniera discreta" ipotizzai, "Posso
farlo io, basta che me la indichiate".
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Continuavo a caricarmi di
impegni e sapevo il perché, ma non riuscivo a farne a meno e me ne
convinsi quando incrociai lo sguardo di Maurizio, che non riuscii a
decifrare.
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Durò mezzo secondo, poi
abbassò lo sguardo sulla sua colazione con un'aria che non gli
donava proprio.
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"Sì, è quella seduta
al terzo tavolo a destra, mora, con la coda di cavallo e la felpa
verde" rispose Luigi, preoccupato a sua volta.
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Annuii, finii di mangiare e
mi congedai subito, alzandomi.
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"Oggi devo dare una
mano a Saverio con i documenti del nuovo turno quindi sarò
nell'altro ufficio, ti lascio scritto ciò che devi fare sul
planning, mi avvio già" dissi rapidamente a Maurizio,
sforzandomi di essere professionale.
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"Oh, ok" disse lui
in risposta quando mi ero già alzata per andarmene.
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Rapidamente, arrivai nel
nostro ufficio, vidi le scadenze e gli scrissi di ricontrollare il
numero di biglietti per la serata cinema e di sentire da Jimena e
Sandy che idee avevano per l'ultima serata, poi andai nell'ufficio
del resto dello staff, dove Saverio era già all'opera.
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"Senti, facciamo così:
andiamo in un altro ufficio, mi dici cosa devo fare e nel frattempo
ti riposi. Oggi abbiamo la visita a Phoenix Park, poi puoi riposarti
ancora lì" proposi, non riuscendolo a vedere più assonnato che
sveglio. "Poi hai tutto il tempo di correggere".
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Esitante, il coordinatore
sembrò valutare la mia proposta, prese un foglio, annotò qualcosa,
prese una cartellina zeppa di fogli e mi fece cenno di seguirlo.
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Obbedii, pronta a perdermi
in una marea di dati, nomi e studenti da dividere in stanze, persone
a cui nel giro di pochi giorni avrei potuto dare un volto e che
avrebbero sostituito tutte quelle con cui avevo a che fare ora.
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Egoisticamente, da un lato
non vedevo l'ora anche se mi dispiaceva per i group leader che erano
davvero dolci e comprensivi e avevano dimostrato di essere molti
uniti, solo che la prospettiva di non dovermi più preoccupare di
Amanda e Alessandro era fin troppo allettante.
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Dovevo essere forte e
pensare che tutto sarebbe finito a breve, ero pronta per il nuovo
inizio.
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Con calma, una volta
arrivati in un ufficio piccolo ma luminoso, ascoltai attentamente
cosa dovevo fare e stilai una to- do list, felice di appurare
che fare tutto mi avrebbe occupato tutta la mattinata.
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Eppure, non riuscivo a non
pensare alla discussione della sera prima, prima con rabbia, poi con
risentimento, poi con tristezza.
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La verità era che non stavo
agendo per non perdere un ulteriore alleato, solo che non era giusto
starmene lì, confinata in ufficio ed evitare di dire ciò che non
vedevo l'ora di sputare fuori.
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Mentre lavoravo, Saverio se
ne stava steso su un divanetto e si riposava, prima vigile, poi
profondamente addormentato.
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Non riuscii a resistere e
gli scattai una foto per poi inviarla a Nadia, scrivendo: "E io
lavoro al posto suo!".
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Erano ormai le undici e
mezzo quando la porta dell'ufficio si spalancò e spuntò
quell'uragano di Mario, chiassoso come al solito e con in mano il
cellulare, che ormai sembrava far parte del suo corpo visto che non
lo lasciava mai stare.
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"Ali, muoviti,
ascoltami" disse, iper attivo come sempre, "Ricordi che
oggi a Phoenix Park abbiamo il laboratorio video e i ragazzi
devono...".
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"...Realizzare la sigla
di un telefilm famoso dividendosi in quattro gruppi, sì. E allora?"
finii la frase per lui, senza capire il punto della situazione.
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"E allora io sono
avanti con il video di addio, avevo tempo libero e ho deciso che
anche noi come staff faremo una sigla, ma una tutta nostra, senza
basarci su uno show" spiegò lui, come se fosse la cosa più
naturale del mondo.
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Mi mostrò un foglio che
doveva essere una sorta di sceneggiatura, in cui si leggeva cosa
doveva fare ogni persona o ogni gruppo di persone.
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A causa della voce massiccia
dell'activity leader, il coordinatore si svegliò biascicando un
"Vaffanculo!" fin troppo deciso, per poi mettersi seduto e
stiracchiarsi.
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"Mario sei una piaga,
ma perché ti crei lavori extra?" chiese.
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"Perché io e gli altri
activity leader stiamo facendo una gara a chi cura di più la pagina
facebook ed Elena sarà la coordinatrice che giudicherà la migliore
a fine stagione e modestamente io con le foto delle esibizioni
dell'altra sera e questo sarò in netto vantaggio" rispose Mario
con semplicità, scrollando le spalle.
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"Come mi manca Elena"
sospirai.
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Saverio, dal canto suo,
sospirò comprendendo di non poter fare nulla contro la decisione di
Mario per questo si limitò a scrollare le spalle e a prendere il
foglio dalle mie mani.
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"Ah bella la scena in
cui io fingo di dare ordini e voi obbedite. Ci sto, fatemi riprendere
un attimo e partecipo. Ali a che stai?" domandò poi,
continuando a sbadigliare.
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"Ho sistemato i ragazzi
nelle camere e trascritto i dati della nuova parte di staff, bisogna
solo assegnare le camere ai group leader" dissi, mostrandogli la
lista su cui avevo cancellato le cose che avevo fatto.
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"Ok, questo possiamo
farlo fare ad Amanda".
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Andammo in caffetteria per
il solito espresso delle undici, corsi in bagno per darmi una
sistemata ai capelli e per mettere un po' di rossetto visto che
dovevamo girare la scena in cui io portavo ben tre caffè a Saverio
con tanto di inchino, con alcune persone che ovviamente ci
guardavano, incuriosite.
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In seguito, andammo in
ufficio dove dovevamo girare una scena tutti insieme in cui eravamo
in cerchio e facevamo una sorta di gioco della bottiglia per
stabilire chi doveva fare il bucato con tutte le nostre divise,
usciva Luigi e lo sommergevamo di magliette, poi toccò alla scena
dedicata proprio ai Mediatori.
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Maurizio era silenzioso e lo
divenne ancora di più quando andammo nel nostro ufficio con Mario
alle calcagna - non mi sorpresi nel capire che voleva pubblicare
anche i dietro le quinte - che reggeva un pesante dizionario di
inglese.
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"La scena è molto
semplice, ragà!" ci spiegò lui, mentre cercava la luce
migliore. "State seduti dietro la scrivania, Maurizio finge di
fare una domanda e tu fai un'espressione incazzata e lo punisci
colpendolo col dizionario".
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"Bella rappresentazione
del reparto di Mediazione. Magari potessi colpire gli altri col
dizionario..." sospirai, controllando il mio riflesso nel
display del cellulare e poi prendendo posto dietro la scrivania.
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Maurizio rise nervosamente,
senza dire altro.
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"Pronti?".
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Annuimmo, così anche il
mediatore si mise di fronte a me e Mario si sistemò mentre ci
inquadrava con la videocamera del cellulare, dicendo "Azione".
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La scena mi venne fin troppo
naturale, tanto che l'activity leader lodò la mia espressione
incazzata definendola "Vera" e Maurizio finse un riso
nervoso che non gli donava affatto e che mi faceva venire voglia di
prenderlo sul serio a pugni.
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Vedere la nostra sigla in
anteprima sul tablet di Mario mentre ce ne stavamo a Phoenix Park e i
ragazzi correvano felici e spensierati per pensare alle varie idee
per realizzare il loro video fu davvero divertente.
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Come soundtrack, l'activity
leader aveva scelto una canzone di cui ignoravo l'esistenza, "Il
cielo d'Irlanda" di Fiorella Mannoia, una canzone dal ritmo
incalzante e una melodia che infondeva allegria e speranza.
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Appena le note della canzone
iniziarono a diffondersi, comparve il titolo, "Storia di uno
Staff", scritto in Rosso, colore che richiamava le divise
dell'azienda, e la particolarità era che il video era tutto in
bianco e nero se non per le nostre maglie rosse. Addirittura anche la
mia e quella di Maurizio risultavano di quel colore!
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Il video iniziava con un
primo piano di Saverio nella scena in cui io gli portavo il caffè,
con sotto scritto "Saverio Capone as Il Coordinatore",
seguito da una parte in cui fingeva di dare ordini e tutti
obbedivamo.
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Poi, l'inquadratura passò
ad una Amanda che guardava in chissà quale direzione mentre giocava
con una penna ed ovviamente uscì la scritta "Amanda Salerni as
La Team Leader", seguita da una parte in cui prima leggeva dei
fogli e poi li gettava in aria con nonchalance.
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Mi fece davvero strano
leggere il mio nome nella scena con Maurizio, seguita da una in cui
ero evidentemente stata ripresa senza saperlo visto che stavo
controllando qualcosa su un quaderno e poi... Sbadigliavo! Che
classe, che bella figura come al solito, ma devo dire che mi
rappresentava molto.
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Poi era il turno dei group
leader che ridevano, giocavano tra loro per poi correre insieme stile
Baywatch come se dovessero salvare chissà chi e si scopriva che quel
qualcuno era Mario, circondato da Salvatore che scuoteva il capo con
disapprovazione e Alessandro che provava a rianimarlo, salvo poi
scoprire che era tutto uno scherzo visto che Mario saltava su e
faceva la verticale.
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Alla fine c'era la scena in
cui eravamo in cerchio e devo dire che il risultato, concentrato in
due minuti di sigla, era davvero fenomenale.
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"Hai un talento
naturale per queste cose, Mario!" si complimentò Monica,
entusiasta, seguita da numerosi complimenti degli altri.
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Per un istante pensai a quel
video applicato allo staff dell'anno precedente e mi sentii lo
stomaco ingarbugliarsi, per questo scacciai quell'idea e mi guardai
intorno, mentre un gruppo di adolescenti rideva e si metteva in posa
per fare una ripresa.
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Avevamo comunicato tutto in
anticipo, quindi i ragazzi si erano portati gli accessori necessari
per la sigla che avevano scelto, infatti vidi alcuni con degli
ombrelli in mano e pensai subito a quella di Friends.
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Il vastissimo Phoenix Park
era tutto a nostra disposizione, potevamo fare qualsiasi cosa mentre
tutti erano impegnati con i video, così decisi di avventurarmi alla
ricerca di qualche cervo dato che il parco era noto proprio per la
presenza di questi animali.
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Il resto dello staff ne
approfittò per schiacciare un pisolino, così mi avviai verso quelle
enorme lande desolate di verde che si potevano incontrare dopo la
parte iniziale più popolata.
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Stremata, dopo una ventina
di minti di cammino arrivai in una zona dove c'era qualche turista,
nei pressi di una collinetta su cui c'era un'enorme croce color oro,
ma dei cervi non c'era nemmeno l'ombra.
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"Anche tu cerchi i
cervi?".
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Mi ero appena seduta e
cercavo di stendermi usando lo zainetto come cuscino quando udii
l'inconfondibile voce di Maurizio alle mie spalle.
-
Esitai, prendendo un bel
respiro per calmarmi prima di voltarmi e guardarlo freddamente.
-
"Cerco semplicemente un
po' di pace e di silenzio" risposi, diffidente.
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Il ragazzo non sembrava
sorpreso dal mio atteggiamento, tanto che prese posto di fronte a me
e mi guardò, incerto.
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"Anche io sono qui
perché cercavo un po' di pace, ma non di silenzio, o almeno non da
parte tua. Alice, urlami contro, dimmi ciò che pensi di me, ma non
ignorarmi, mi sento uno schifo, ieri ero stanco e...".
-
"Sono stanca anche io,
Maurizio, sono stanca di sentire stronzate. Devo lavorare altre due
settimane con te quindi preferisco ignorarti ma almeno essere
professionale" lo interruppi, gelida come lo ero stata poche
volte nella mia vita.
-
Non poteva comportarsi così,
non poteva urlarmi di illuderlo e poi di criticarmi perché aveva
creduto a quel deficiente di Alessandro per poi tornare con la coda
tra le gambe e provare a impietosirmi.
-
"Puoi non essere
professionale visto che con te non lo sono stato" mi ricordò,
mesto, probabilmente ricordandosi della figuraccia faccia.
-
Sospirai, esasperata.
Sentivo un grande fiume di parole affollarmi la mente e non sapevo da
dove iniziare visto che erano ore ed ore che il mio cervello mi
diceva cose a caso sul suo comportamento per renderlo ancora più
cretino ai miei occhi.
-
"Partiamo dal
presupposto che ognuno è libero di fare ciò che vuole se non è un
partner e non deve essere giudicato per eventuali sue scelte, sei
stato un coglione. Ma un coglione grande, immenso, di quelli epici!
Ti ho aperto il mio cuore, abbiamo passato dei momenti che io giudico
molto intimi, ti ho fatto capire che mi farebbe piacere rivederti al
di fuori di questo contesto e tu che fai? Credi a quel deficiente? Lo
sai che voleva portarmi a letto già la terza sera solo perché
pensava che fossi una che se la fa con tutto lo staff? Ha smesso solo
quando gli ho detto che doveva finirla e che avevo capito il suo
gioco! Poi mi ha messo in mezzo nelle sue vicende con Amanda, ecco
perché ho dovuto chiarire! Eppure con chi ho cenato io? Con chi mi
sono confidata? Con chi ero alla mezzanotte del mio compleanno? Di
certo non con lui!".
-
Se avevo iniziato in
sordina, alla fine del discorso ero arrivata ad urlare quasi a pieni
polmoni, incollerita, senza più filtri.
-
Volevo vedere Maurizio
morire di vergogna, diventare di mille colori, scomparire o farsi
piccolo piccolo, invece lui sospirò e annuì.
-
"Ti chiedo scusa. Il
problema è che uno come Alessandro ti toglie l'autostima, mi
sembrava tutto così chiaro quando vi ho visti sempre vicini, vi
siete assentati insieme, poi lui ti mandava occhiate durante le
esibizioni...".
-
"Io e te siamo sempre
vicini, ci assentiamo insieme e ci mandiamo occhiate eppure non è
successo niente o sbaglio?" lo bloccai, sentendomi come un
avvocato che ha appena trovato il dettaglio che gli farà vincere la
causa.
-
Il ragazzo aprì la bocca e
la richiuse stupidamente.
-
Io lo guardavo con aria di
sfida, sperando di fargli provare almeno un minimo di quello che mi
aveva causato in quelle ore, ma alla fine lui non riuscì a ribattere
e restò in silenzio.
-
"Quando avrai una
risposta me la dici, nel frattempo vado a cercare i cervi" mi
congedai, sentendo che ormai la voglia di riposare era andata a farsi
benedire e alzandomi, lasciandolo lì in mezzo al prato, vicino alla
collinetta con la montagna che sembrava essersi creata tra noi.
-
-
Passai il resto della
giornata per i fatti miei, sistemando qualche dettaglio dei vari
programmi e finendo per vedere Ocean's 8 alla serata cinema,
decisa a disconnettere il cervello da tutto e da tutti per almeno due
ore.
-
Quando fu il turno della
riunione, ascoltai tutto con il cervello altrove e poi mi ritrovai a
festeggiare il sedicesimo compleanno di una delle ragazze della
squadra di Monica visto che in quanto staff le avevamo regalato una
torta al cioccolato.
-
I due giorni successivi
furono così intensi che non ebbi tempo di pensare alle varie
questioni personali che affliggevano il mio strambo mondo e li
trascorsi a fare letteralmente la schiavetta di Saverio che ormai,
quando poteva, cercava di esonerare Amanda dicendole che essendo roba
riguardanti le successive due settimane non poteva essergli d'aiuto.
-
Passammo ore ed ore a
provare la soluzione migliore per le varie stanze visto che il mio
planning non andava bene e a farli coincidere con le stanze dei group
leader, in modo da distribuirne almeno uno per piano, poi fu il turno
di comunicare alla mensa le intolleranze alimentari dei ragazzi e
dello staff, visto che una group leader era allergica al lattosio e
una al glutine.
-
Arrivati a mercoledì sera,
dopo la cena di fine turno, io mi stavo chiedendo come era possibile
che le due settimane fossero finite, quelle due settimane che erano
iniziate in modo così pseudo drammatico che mi sembrava fosse
passato un secolo.
-
Tuttavia, percepii un
cambiamento nel mio modo di agire: mi sentivo disumanizzata,
consapevole che quella fosse la fine e che al massimo in futuro avrei
beccato qualcuno di loro in qualche altra città europea.
-
Davanti ai miei occhi, Mario
presentava le sigle dei ragazzi ed io riuscivo solo ad applaudire,
fiera di me stessa per quei cambiamenti forse un po' disumanizzanti
ma positivi.
-
Ero felice di aver portato a
termine il lavoro delle prime settimane con professionalità e senza
danni, senza discussioni con Saverio e senza aver fatto la vittima.
-
Avevo agito, mi ero fatta
valere, ero stata onesta con chi mi aveva creato problemi senza
nascondermi dietro un finto buonismo che non mi apparteneva più e
non avevo pesi sul cuore, anche se era stata dura esporsi e mostrarsi
per ciò che ero.
-
Solo una lacrima mi solcò
il viso mentre guardavo di nuovo il video dello staff e poi quello di
addio fatto da Mario e non mi premurai di asciugarla, volevo che
fosse lì come testimone del fatto che ora potevo contenermi ed
essere meno malinconica del solito ma comunque mantenendo la prova
dei sentimenti che provavo, sentimenti di affetto e di grande
simpatia nei confronti di chi mi aveva strappato un sorriso.
-
Guardai Luigi e Gabriele che
ridevano tra le lacrime mentre nel video si vedeva il loro saluto
molto sui generis, Monica che abbracciava Cristina e si sorridevano e
pensai che li avrei tenuti lì con me volentieri, ma non si poteva.
-
Alla fine della proiezione,
Saverio salì sul piccolo palchetto insieme a Jimena e Sandy per
ringraziarci e tutti noi, che piano piano l'avevamo raggiunto, alla
fine chiedemmo un applauso per lui.
-
Ricordo quelle scene come
quelle di un film in bianco e nero, forse perché segnarono un
passaggio fondamentale in me in quanto membro della Emperor Travel:
quello da lavoratrice affettuosa e attaccata a tutti a lavoratrice
affettuosa ma consapevole dell'eventuale distacco.
-
"Ragazzi, a chi serve
una mano per il check out delle stanze? Non ho altro da fare, voglio
aiutarvi" mi offrii alla fine della serata, anche se me ne sarei
andata volentieri a letto viste le ultime quarantotto ore di fuoco.
-
"A me, per favore.
Partiamo alle due e non ho fatto i bagagli" disse Cristina con
aria supplichevole.
-
Era stanca, lo potevo
percepire dai suoi gesti e dagli occhi che quasi le si socchiudevano.
-
"Ma certo, dimmi pure".
-
Ci accordammo e decidemmo
che io avrei fatto il check out mentre lei si preparava la valigia,
ovviamente il tutto in maniera tacita e discreta.
-
Mi ritrovai a vestire i
panni della group leader e come al solito fu piacevole, anche se un
po' strano visto che non conoscevo perfettamente i nomi di tutti i
componenti del gruppo.
-
Finii a mezzanotte passata e
andai in camera di Cristina, trovandola intenta nel piegare le
ultime cose. Mi offrii di aiutarla per finire prima e lei accettò di
buon grado, sfinita com'era.
-
"Grazie, Ali, mi stai
salvando. Sono stremata, non so come farò a gestire la trasferta in
aeroporto" sussurrò, sbadigliando.
-
"Tranquilla, io domani
posso dormire un po' prima dei nuovi arrivi. Volevo solo dirti che
Saverio ci aspetta in ufficio per i saluti e le valutazioni"
risposi.
-
Lei annuì poi, di punto in
bianco, la vidi con gli occhi lucidi e mi strinse in un abbraccio
caloroso, un abbraccio che definirei da aeroporto, uno di quelli di
chi sa che probabilmente non ti rivedrà presto.
-
"Da quando ti ho visto
mi hai ispirato fiducia, ne ho avuto la conferma quando ci siamo
confidate a Galway. Sei speciale, Ali, ti ho visto lavorare con calma
e tranquillità, ammiro il tuo rapporto di amicizia e rispetto con il
coordinatore, avresti potuto approfittarne ma sei stata sempre la
prima a lavorare, anche ora, non hai nulla da fare e sei qui... Io mi
sono affezionata a te, ti considero un'amica" esclamò, senza
smettere di stringermi e iniziando a piangere.
-
Ascoltando quelle parole non
riuscii a trattenermi e scoppiai in lacrime anche io, memore dei
piccoli ma importanti momenti che avevamo condiviso e probabilmente
per scaricare tutte le tensioni accumulate in quei lunghi giorni di
lavoro. Ripensai a quando ci eravamo confidate a Galway, alla sua
storia, al nostro pranzo in quel pub e a tutte le risate che avevamo
condiviso, all'esibizione di vari giorni prima... Cristina era un po'
un equivalente di Nadia, seppur meno chioccia e saggia, ma dopotutto
era una mia coetanea e come me aveva ancora tanto da capire su questo
strambo gioco che è la vita.
-
Poco dopo ci recammo in
ufficio per una rapida riunione visto che i tempi stringevano e non
mi sorpresi nel vedere la solita espressione emozionata di Saverio a
fine turno.
-
"Allora, eccoci qui"
esordì, mentre si puliva gli occhiali con un piccolo panno e provava
a fingersi disinvolto. "Non mi abituo mai a dire addio allo
staff! Sono passate due settimane, ci siamo conosciuti e devo dire
che sono soddisfatto del gruppo dei group leader, siete stati molto
attenti e responsabili ma soprattutto una continua fonte di risate e
di leggerezza, cosa che non guasta quando hai alle spalle quattordici
ore di lavoro". Qui ovviamente non esitò a guardare Luigi e
Gabriele che ridacchiarono prima di battere il cinque. "Ovviamente
giudicherò solo la parte di staff che se ne andrà stasera. Per
quanto riguarda te, Amanda, ti ho detto poco fa come la penso e ti
invito a dirmi a tua volta il tuo giudizio su di me. Alessandro, come
al solito non sta a me valutare l'operato dei dottori".
-
Amanda mi sembrava stanca,
non più la solita battagliera con cui avevo discusso varie volte,
era struccata, con i capelli legati in una coda scomposta e sembrava
aver acquisito dieci anni in un secondo.
-
"Come ti ho detto, io e
te abbiamo una concezione di Team Leader diversa. Detto ciò, grazie
per i consigli e mi scuso per certi miei errori" dichiarò
decisa ma un po' annoiata. "Io penso che tu stia sbagliando nel
prendere questo lavoro così seriamente, prima o poi ti verrà un
infarto, tutto qui".
-
"Nella tua critica io
vedo solo un complimento" ribatté Saverio, sorridendole in un
modo che avrebbe meritato un applauso.
-
"Raga ve faccio un
caffé, che dite? Dovete viaggià de notte, ci sta".
-
A interrompere il silenzio
ci pensò un Salvatore piuttosto assonnato che si alzò senza
ricevere risposta e si mise all'opera.
-
Era una scena così strana e
contrastante con il contesto che tutti scoppiammo a ridere.
-
-
Salutare tutti fu strano e
magico allo stesso tempo per noi che dovevamo restare fino alla fine
di luglio.
-
C'era Cristina che partiva
alle due, Monica e Gabriele alle tre e Luigi alle quattro.
-
Ovviamente, i ragazzi
piangevano, si scambiavano promesse, venivano ad abbracciarci con
calore....
-
"Ci sentiamo, promesso"
sussurrai a Cristina, abbracciandola per l'ennesima volta, con Mario
che si comportava come al solito e si intrometteva stringendoci a sua
volta.
-
Ogni volta che un pullman
partiva, sembrava una sorta di conto alla rovescia come quello di un
Capodanno visto che a breve, come a inizio anno, ci sarebbe stato un
nuovo equilibrio.
-
Salutai i ragazzi con grande
affetto e quando anche l'ultimo pullman divenne un puntino in mezzo
alla strada illuminata dalla fioca luce dell'alba ci sembrò che
tutto fosse improvvisamente nuovo, diverso.
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Stranamente, lo paragonai al
tramonto della sera in cui ero arrivata, pronta ad iniziare.
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Ero davvero così stanca che
mi sembrava di vivere in un mondo parallelo, dove tutto era diverso
ed era concesso.
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Alessandro non si sforzò
nemmeno di dirmi "Ciao" mentre Amanda, sorprendendomi, mi
strinse lievemente a sé e disse: "Ciao Alice" in un modo
abbastanza gentile e fuori dalle sue corde.
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Dopo quel gesto mi sentii
strana, a tal punto da arrivare a pensare che, sì, all'inizio Amanda
era stata una stronza ma che forse le dovevo un favore perché senza
volerlo mi aveva fatto capire come si stava comportando Luca ed io mi
ero regolata di conseguenza.
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Piano piano tutti i pullman
scomparvero, dando ufficialmente fine a quelle due settimane strambe
ma di rilievo, almeno per quanto riguarda la mia storia.
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Vidi lo staff andare a
dormire con grande fretta ma io mi appoggiai su una panchina vicino
la struttura ed esitai, rapita dai colori di un nuovo giorno che
prendeva forma.
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Sentii una mano sulla mia
spalla ma non mi girai.
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"Sono così felice che
non sia toccato anche a te andare via... Averti ancora qui è
straordinario, ho due settimane per farmi perdonare".
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Conoscevo la voce, continuai
a non voltarmi, come se avessi paura di spezzare un incantesimo.
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"Io sono stanca di
essere arrabbiata" dissi semplicemente, sospirando.
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Avvertii Maurizio cingermi
la vita con le braccia e, senza pensarci, appoggiai le mie mani sulle
sue, chiudendo gli occhi e sentendo il suo respiro sul mio collo.
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La mia parte più segreta
chiedeva disperatamente un bacio unico ma lento su quel punto, per
questo la mia parte più razionale si sorprese nel percepire un bacio
lieve e gentile sulla guancia.
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Mi sentivo pronta per un
nuovo inizio spumeggiante e a ripartire da zero, lasciando via la
negatività provata negli ultimi giorni che non mi aveva proprio
fatto bene, anzi, mi aveva danneggiato parecchio.
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"Una volta mi hanno
detto che quello che succede dopo le quattro del mattino non esiste"
dissi, senza aprire gli occhi e beandomi del calore di
quell'abbraccio.
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"Allora sopprimerò la
voglia che ho di baciarti perché non voglio che non
esista. E te lo sto dicendo perché comunque questa frase non
esisterà più" rispose lui, con una voce roca che gli donava,
per i miei gusti.
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"Magari in futuro,
prima delle quattro del mattino...".
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"Oh, magari. Se mi dici
quando lo aggiungo al planner...".
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Come potevamo punzecchiarci
così senza cedere e lasciarci andare, almeno per una volta? Non ero
abituata a ciò, onestamente, ma da una parte lo apprezzavo visto che
ero sempre dell'idea di non compiere mosse affrettate.
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Fatto sta che quell'alba,
con la sua magia e le sue non- confessioni, segnò anche l'alba di un
periodo di cambiamenti per noi e per il modo in cui ci relazionavamo.
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*°*°*°**
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Salve gente!
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Molto più rapida rispetto
ai soliti standard eccomi qui con un capitolo fresco fresco!
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Vi comunico che ho
ufficialmente finito di scrivere la storia e, se vi va, sarò più
rapida nell'aggiornare.
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Fatemi sapere!
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Il primo turno è finito,
ora si inizia con il secondo e sembrano esserci delle "novità"
tra Maurizio e Alice nonostante i vari problemi che hanno avuto.
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Che ne pensate?
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Come al solito vi lascio
qualche spoiler:
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Mi stampò un bacio su
quel punto, seguito da altri piccoli nella zona circostante mentre le
nostre mani intrecciate contininuavano a sfregarsi e a un certo
punto, non riuscendo a trattenermi, ne portai una nei pressi del mio
seno.
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"Volevo farlo a
Galway, dopo averti portato a pranzo, ma...".
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"Cosa?".
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Cosa succederà?
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Preparatevi che ci sono
delle novità in arrivo, eheh!
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A presto,
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milly.
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