Introduzione: in
questo capitolo scopriremo un po' del
passato di Yuuma e del suo ultimo incontro con Hiyama Kiyoteru, l'amico
suicida. Come nella precedente one-shot non è necessario
conoscere i Vocaloid per leggere la seguente fanfiction.
Stavolta la canzone usata è Echo nella versione di Mes.
RIFLESSO
NELLO SPECCHIO, QUALCUNO CHE NON SONO IO
La prima cosa che Yuuma notò quando mise piede
nell'appartamento di Kiyoteru fu l'aria viziata che vi
aleggiò dentro. Le tapparelle abbassate e le finestre chiuse
contribuivano a tenere all'interno un odore nauseabondo e di chiuso,
tanto che il ragazzo dovette coprirsi il naso con la mano e raggiungere
a tentoni l'interruttore della luce in cucina per fare luce
all'interno. Per iniziare bisognava assolutamente aprire le persiane e
lasciare che l'aria fresca del mattino rinfrescasse quella casa,
rinvigorendola e illuminandola della calda luce solare. Yuuma
tornò a respirare solo quando uno spiffero lo
investì in pieno volto, supportandolo a lasciar andare il
suo naso, respirando a pieni polmoni quella brezza che sapeva
così tanto di fresco e di pulito.
Tuttavia,
quando finalmente si girò per ispezionare il bilocale dove
il suo migliore amico viveva, quasi gli venne un colpo. Più
che un appartamento lo avrebbe giudicato una discarica: la spazzatura
strabordava dai sacchetti della raccolta differenziata, le stoviglie
erano ancora nel lavello sporche e incrostate di cibo, le tovaglie
cadevano malamente dai tavolini, a terra erano sparse scie di briciole
e i cuscini del divano, buttati alla rinfusa contro gli angoli del
muro, si presentavano lacerati come se fossero stati graffiati
più e più volte. Yuuma si passò una
mano sulla fronte sospirando affranto.
Ricordò
Lily e il suo supplicargli di andare a trovare l'amico Kiyoteru
perché troppo preoccupata delle sue condizioni e del fatto
che non rispondeva ai messaggi e alle chiamate da settimane ormai.
Lily, l'ex ragazza di Hiyama e, da quest'ultimo, lasciata di punto in
bianco senza alcuna spiegazione, l'aveva avvicinato a fine turno del
suo lavoretto part - time, il cui stipendio serviva a pagarsi gli
studi, sperando di ricevere da lui una motivazione dietro quella
separazione così improvvisa.
Immediatamente
Yuuma ricordò la sera in cui dovette restare più
di un'ora attaccato al cellulare a cercare di consolarla, a
promettergli che avrebbe parlato col suo amico e gli avrebbe fatto
cambiare idea. O quantomeno sarebbe riuscito a trovare la spiegazione
dietro a quell'improvviso addio: Kiyoteru e Lily erano una coppia
stabile e fedele da ben più di cinque anni, non c'era il
benché minimo senso logico dietro a tutto questo.
Certamente
Yuuma era a conoscenza delle difficoltà che il suo amico
stava attraversando: lui e la sua ragazza avevano da poco deciso di
andare a convivere insieme e, forse, a fare anche un passo in
più, quando improvvisamente la ditta per cui lavorava si era
ritrovata sull'orlo del lastrico finendo col chiudere i battenti,
lasciandolo senza lavoro e i genitori vivevano lontani, troppo lontani
per fare affidamento. Però Lily mai una volta gli fece
pesare la cosa, dopotutto non fu certo colpa sua quanto successo. Ma
era davvero possibile che questo improvviso ritrovarsi licenziato in
tronco lo aveva ridotto in questo stato? C'era dell'altro? Qualcosa che
non aveva mai notato? Yuuma decise che era giunto il momento di
affrontare di petto la questione e senza remore spalancò la
porta della camera da letto.
L'odore
di chiuso che lo investì fu più maleodorante del
precedente; non si trattava solo della puzza di uno spazio tenuto al
chiuso per troppo tempo, piuttosto era quello del sudore e dello sporco
che vi si mischiavano in mezzo.
"Ehi!"
Lo richiamò Yuuma puntando alla coltre di coperte dove sotto
vi era sicuramente seppellito colui che stava cercando. "Da quanto
tempo non ti fai una doccia, eh?"
Vide
una mano guizzare da sotto il piumone per andare ad afferrare gli
occhiali posti sul comodino accanto alla testiera del letto. La testa
di Kiyoteru finalmente sgusciò da sotto quell'ammasso
intricato di lenzuola e coperte, guardandosi attorno in modo spaesato,
mentre Yuuma già si adoperava per scostare le tende e
lasciare che la luce del sole riportasse un po' di
luminosità anche in quella camera. La reazione dell'amico fu
immediata: lamentandosi del fastidio andò a rifugiarsi
nuovamente nel fondo del letto, cosa che portò Yuuma a
innervosirsi ancora di più, ad afferrare le coperte e a
scaraventarle via.
"Senti
un po'" Sibilò tra i denti. "Adesso te ne esci da
lì, fai una doccia e vieni fuori con me! Lily dice che sono
giorni che non esci da casa tua e non mi pare il modo giusto per
cercare un nuovo lavoro, che dici?"
"Cosa?
Ma sei tu, Yuuma?" Mormorò Kiyoteru ancora assonnato;
l'interpellato si passò una mano sulla fronte e tra i
capelli esasperato.
"Certo
che sono io, chi vuoi che sia? Solo Lily è in possesso di
una copia delle chiavi del tuo appartamento, o hai scordato anche
questo?"
"Lo
avevo scordato, lo ammetto." Gli rispose strofinandolsi il volto, in un
vano tentativo di riprendere il contatto con la realtà.
Yuuma esalò un respiro per poi sedersi sul bordo del letto,
aspettando che l'altro facesse quanto avesse appena detto. Ma
nonostante i minuti passarono nessun cenno di volersi alzare da
lì arrivò: Hiyama Kiyoteru, il suo migliore amico
di sempre, perseguitava a restare immobile, in quella posizione
semi-sdraiata sul materasso, con lo sguardo vacuo e fisso davanti a
sé. Solo quando capì che di tempo ne stava
passando fin troppo riprese con gli occhi il suo amico, esortandolo con
un cenno del mento a dare un segnale di vita. Cosa che
arrivò difficilmente, se non grazie a un movimento del capo
di Kiyoteru che, insistentemente, teneva fisso lo sguardo allo specchio
davanti a lui.
Allora
Yuuma si alzò e si portò davanti all'oggetto in
questione per studiarselo e capire cosa non andasse: non
trovò nulla fuori posto, ovviamente, ma Kiyoteru
continuò a non dare segnali di voler distogliere
l'attenzione dal suo riflesso.
Era
ormai sul punto di rinunciare a capire quando finalmente lo
udì parlare.
"Lo
hai visto? Quello non sono io."
Che
cosa aveva appena ascoltato? Yuuma non fu sicuro di avere compreso bene.
"Cosa
stai dicendo? Certo che sei tu, chi altri dovrebbe essere?"
Kiyoteru
negò col capo.
"Sbagli
quello è solo un eco di me stesso. A volte è
lì che mi rimprovera di essere ancora qua."
Yuuma
deglutí pesantemente: che non avesse ancora realizzato la
vera gravità della situazione? Che si fosse focalizzato
troppo sul motivo per cui era giunto lì e non sul suo amico
vero e proprio. Con uno scatto gli afferrò il braccio,
scoprendolo più debole e magro di quanto ricordasse, solo
osservandogli la pelle intuí di avere aspettato fin troppo
tempo per andarlo a trovare. Avrebbe dovuto darsi una mossa prima,
così come avrebbe dovuto farlo Lily e invece...
"Hiyama!
Cosa sono questi?"
Occhi
privi di vita lo guardarono spaesati.
"Perché?
Da quanto tempo vai avanti così?"
Perché
non mi hai chiesto aiuto?
Rimproverò
a se stesso abbassandogli il braccio inerme.
Solo
silenzio gli rispose; silenzio cupo, agghiacciante.
"Perché
questa paura che mi porto dentro è più di quanto
io possa sopportare."
Le
labbra di Yuuma iniziarono a tremare.
"Senti,
Hiyama, mi dispiace di averti trascurato. Mi dispiace di non essere
venuto qua prima, i miei impegni e i miei esami mi hanno sommerso,
ma..."
Due
dita gli chiusero la bocca.
"Non
dirlo. Non tu. Evita di farmi sentire più miserabile di
quanto già io non sia."
Ci
fu una debolezza tale in quelle semplici parole che Yuuma
avvertì una stretta al cuore, una sensazione di disgustosa
impotenza, di nulla. A Kiyoteru serviva un aiuto arrivato da nessuno,
uno di quelli professionistici di cui solo una mano amica avrebbe
potuto mettere parola: non si sarebbe mai salvato da solo, non ne aveva
la forza né mentale né fisica... Avrebbe
semplicemente seguito la corrente per poi andare a sbattere contro la
deriva, inerme.
Yuuma
si rialzò in fretta in piedi, con il cuore accelerato e la
voglia impellente di uscire da lì: senza volerlo aveva
abbandonato il suo migliore amico, il suo fratello non di sangue ma per
scelta. Con quale diritto ancora rimaneva in quella casa?
Non
tutto era perduto, giusto?
Con
il corretto aiuto tutto si sarebbe sistemato, bastava solo trovarlo.
Incamminandosi
verso l'uscio Yuuma iniziò a balbettare.
"Non
preoccuparti, tornerò. Ti porterò qualcuno che ti
possa davvero aiutare. Devi solo darmi ancora un po' di tempo, per
favore..."
Ricevette
solo un sorriso triste, di quelli spenti e senza speranza e nessuna
parola di conforto in risposta.
Ma
quella sera l'appartamento prese inaspettatamente fuoco e il cadavere
di un giovane dai capelli castani venne rinvenuto sotto un ponte,
grazie alla segnalazione di un passante per caso.
A
distanza di un anno circa Yuuma continuò ancora a chiedersi
cosa andò storto e quali segreti si portò in
realtà con sé nella tomba Kiyoteru.
Se
lo chiese persino quando vide quel ragazzino biondo chiudere la porta
dell'ambulatorio dietro di sé: cosa spingeva un giovane a
soffrire in questo modo fino ad avere certi pensieri?
Ancora
non aveva in mano una risposta, ma ormai non importava: era arrivato
l'orario anche della sua terapia.
|