-O-oh,
non cadere, no!!-
Alphys si aggrappò goffamente alla scaletta di ferro che
aveva recuperato dal laboratorio sotterraneo.
Sin dal suo risveglio, il mostro giallo aveva cominciato a spazzare e
pulire da cima a fondo l'edificio dove si trovava a vivere, nella
rovente regione di Hotland.
In quel momento stava riorganizzando le librerie collocate al piano
superiore; in realtà, quest'ultimo si raggiungeva tramite
delle sofisticate scale mobili parecchio ripide, e non vi era alcun
soffitto a dividerlo da quello sottostante. Il complesso insomma,
escludendo però le aree del suo scantinato, era un'unica
enorme stanza dalle pareti altissime, con le uscite al piano terra e un
locale sopraelevato a nord.
Grosse piastrelle azzurre ricoprivano tutto il pavimento del
laboratorio, mentre i muri erano di un particolare giallo tendente al
verde, che risultava quasi fastidioso se lo si fissava troppo a lungo.
Fatta eccezione per la grande console computerizzata e il frigorifero
d'acciaio al piano inferiore, Il mobilio era interamente in legno
grezzo con tonalità differenti, dal marrone al beige.
In effetti, tale bizzarra dimora in balia dell'arsura non era certo
stata custodita da un proprietario che godeva di un ottimo gusto
estetico. Ciononostante, quella mattina la scienziata si era impegnata
a rendere il laboratorio un posto perlomeno vivibile, qualcosa che non
accadeva da davvero tanto tempo.
Poco fa stava per perdere l'equilibrio per via di un fumetto
pericolosamente vicino al bordo di uno scaffale. L'aveva visto con la
coda dell'occhio e si era agitata un attimo, rischiando di cadere dalla
scaletta. Del resto, la sua collezione di manga e anime in VHS e DVD
era il suo tesoro personale, nonché la sua più
grande e adorata fissazione. In breve, ci teneva moltissimo.
...Purtroppo però, a seguito dell'assurda bugia che aveva
detto ad Undyne il giorno prima, ora doveva trovare il modo di far
quadrare quanto dichiarato: "Storia umana", così aveva
scritto nei pezzetti di carta che voleva appiccicare sopra ciascun
ripiano che componeva i quattro mobili incriminati, ovvero quelli
destinati a contenere i suoi amati fumetti e le rispettive versioni
animate.
Alphys fece quindi un bel respiro e iniziò il lavoro, stando
attenta a tenersi ben salda alla scala pieghevole con la mano sinistra.
Alzò l'altro braccio per raggiungere il ripiano
più alto della prima libreria, così da poterci
incollare il foglietto bianco già munito di nastro adesivo
ai lati. Una volta etichettate tutte le sfilze di manga e cofanetti
dalle diverse sfumature, il mostro dinosauro scese dai gradini e
ripeté le stesse azioni per gli altri tre mobili, lasciando
intatta all'estrema destra l'unica libreria piena zeppa di tomi e
manuali di scienza.
Alla fine zampettò all'indietro e rivolse lo sguardo verso
il suo operato. Sembrava tutto a posto.
No, non è
tutto a posto. Le ho mentito...
Già, quella menzogna le pesava sulla coscienza. L'aveva
buttata lì tutta d'un fiato, senza quasi rendersene conto.
Oltre alle mille motivazioni che avrebbe potuto tentare di far valere,
benché di sicuro con scarso successo, la verità
era che non voleva essere ricollegata a una ragazzina nerd sfigata. Le
era già bastato aver fatto la figura di una miserabile in
procinto di...
Chiuse gli occhi di scatto e li riaprì, scuotendo il muso
per cercare di scacciare via quel brutto pensiero.
Ma all'improvviso si fermò a riflettere sul perché
avesse mentito proprio a lei. Insomma, era davvero così
importante per la scienziata il giudizio di Undyne? L'aveva incontrata
appena il giorno prima, eppure si era già sentita in
sintonia con lei. E la guerriera non si era risparmiata nel
trasmetterle tutta la sua gentilezza e preoccupazione...
Stava ancora fissando con occhi spenti e bocca semichiusa le librerie,
e non si accorse della manina squamosa premuta delicatamente sul suo
petto, un piccolo gesto atto a calmare il battito della sua ANIMA
bianca.
Fu il sibilare stridente della porta automatica del laboratorio a far
tornare Alphys alla realtà.
-Alphys! Ci sei, vero?-
Poteva riconoscere quella voce robotica tra un milione.
-Mettaton! E-eccomi, sono qui sopra!- esclamò entusiasta il
mostro dinosauro.
Guardò prima le scale mobili lì di fronte, poi il
limite a ovest della stanza e viceversa, chiedendosi se dovesse
raggiungere lei l'amico al piano terra. Sfortunatamente, scendere dal
locale superiore si era rivelato da sempre alquanto laborioso; l'unica
soluzione era fare il giro largo per prendere le altre scale che
permettevano di ritornare di sotto, dal lato opposto rispetto a dove si
trovava Alphys.
Non fece in tempo a pensarci troppo poiché vide Mettaton
già agli ultimi gradini, e in un attimo il robot grigio le
si parò davanti facendo scricchiolare la rotellina posta
all'estremità di una sottile gamba di ferro, l'unico
componente meccanico che gli consentiva di rimanere in piedi.
Allungò dunque le braccia snodabili, strinse con i suoi
pallidi guantoni le mani di Alphys e si inchinò leggermente
con il suo corpo squadrato. Esso era composto infatti da due grossi
blocchi metallici di diversa altezza e lunghezza, uniti tra loro di
modo che la sezione più piccola restasse nella parte
inferiore: qui la scienziata gli aveva impiantato quattro pulsanti a
manovella, che venivano utilizzati per una miriade di funzioni
specifiche.
In quel preciso istante, tutta l'emotività del mostro
robotico si stava palesando attraverso l'insieme luminoso dei
ventiquattro pannelli del blocco principale, che potevano cambiare
colore proprio in base al suo stato d'ANIMA. Quattro di questi erano
stati installati a parte, subito sotto il display costituito dai
sopracitati riquadri a LED, come se fossero una piccola striscia
furbetta che simulava una bocca.
Il timbro da seduttore che però risuonò nella
stanza non parve provenire da alcuna porzione in particolare del suo
corpo.
-Carissima, mi dispiace che non mi sia fatto vivo per un bel pezzo.
Sai, il mondo della televisione è...-
All'ultima frase alzò il tubo flessibile di un braccio con
fare teatrale, inducendo la scienziata ad allargare il suo sorriso
scoprendo i denti.
Non voleva affatto deriderlo, sapeva bene che Mettaton adorava lo
spettacolo in generale, e rispettava la sua passione. Rivederlo dopo
tanto tempo, semplicemente, non poteva che farle piacere. Aveva avuto
l'impressione che la loro amicizia si fosse un pochino incrinata da
quando lei aveva finito di costruirgli il suo agognato corpo da
performance, ma Alphys ci teneva ancora molto a lui.
-L-lo so Mettaton, non sono arrabbiata. S-sono contenta di rivederti.-
-Come te la passi qui al laboratorio? Aspetta...-
L'amico si guardò intorno per una manciata di secondi, il
display luccicante attento a ogni dettaglio.
-Oooh, Alphys, oggi la tua casa brilla come una stella del cinema!
...Beh, quasi. Comunque non c'era bisogno di questa accoglienza e...
Oh...-
Si fermò quando notò che Alphys lo stava
guardando perplessa.
-Oh, giusto, non potevi sapere che volessi farti visita... Ma, ma
quindi...-
A quel punto il robot unì i suoi morbidi guanti in pelle e
creò la forma di un cuore rovesciato con i suoi pannelli.
-Alphys, Alphys, stai aspettando qualcuno di importante? Un nuovo
amico?-
Una volta apparsa la candida figura qualcosa si era mosso dentro di
lei, l'aveva interpretata in chissà quale modo. Non ci
badò molto visto che durò a malapena uno schiocco
di dita, tuttavia cominciò a sudare freddo e a far tremolare
la punta della coda.
-E-ecco, domani verrà qui u-una mia amica. L'ho i-incontrata
ieri alle Cascate. Leggeremo q-qualche manga e...-
All'improvviso sbarrò gli occhioni e si portò le
mani sulla bocca. Panico assoluto.
-Oh mio dio! Che c-cosa le offrirò? Ho s-solo noodles,
patatine, non p-posso darle quelle robacce! Oh n-no, no no...-
Il mostro dinosauro iniziò a correre da una parte all'altra,
proprio lì davanti alle librerie, inciampando quasi nel suo
stesso camice.
Mettaton osservò la scena sbigottito; dovette anche spostare
la scaletta pieghevole vicino al muro per evitare che Alphys ci
sbattesse contro.
-Calma tesoro, respira profondamente, troverai una soluzione. Di che
tipo di mostro si tratta?-
Quella interruppe il suo frenetico andirivieni e si rivolse all'amico.
L'espressione di terrore che aveva sul volto si affievolì un
poco.
-U-un... mostro... pesce...-
Stette così per un momento, poi alzò lentamente
il muso mentre le si illuminarono gli occhi.
-C-certo, ci sono, ora s-so cosa fare! P-perdonami Mettaton, devo
andare, d-devo fare in fretta!-
Il robot allora le mostrò una mano con il pollice alzato,
rivelandole che era fiero di lei.
-Sapevo che ti sarebbe venuta un'idea! Tranquilla Alphys, spero che ci
rivedremo presto.-
La scienziata era già vicino alle scale mobili dall'altro
capo della stanza quando gli rispose: -C-ciao Mettaton! A presto!-
***
Alphys smise finalmente di correre all'impazzata solo una volta
arrivata nella caverna che le interessava. Si trovava di nuovo a
Waterfall, ma era molto lontana dalla zona nella quale era stata
allestita la discarica.
In quanto figura essenziale del mondo dei mostri, era corretto pensare
che conoscesse il Sottosuolo come le sue tasche. Nonostante
ciò, era anche vero che gran parte di esso non lo vedeva dal
vivo da moltissimo tempo, considerando che oramai si affidava soltanto
alle registrazioni delle telecamere nascoste seminate in giro per le
regioni.
Quella grotta si estendeva in lunghezza in modo imponente; era quasi
completamente ricoperta d'acqua, un immenso lago scuro ma pulitissimo.
Dalla sua superficie spuntavano qua e là grosse e robuste
canne acquatiche, e il vento di tanto in tanto le faceva muovere con
grazia soffiando dolcemente. Nella zona a nord, oltre il ponticello di
legno su cui poggiavano i suoi piedini e aldilà dell'acqua
cristallina, vi era una striscia di terra calpestabile avvolta nel
buio, dove si ergeva una lunga serie di altissime colonne di pietra.
Il mostro dinosauro respirò a fondo, in attesa che la sua
ANIMA si calmasse dopo la foga della corsa.
Avanzò poi sulla serpeggiante passerella rialzata che
permetteva di guadare il lago, guidata dai bagliori freddi che i Fiori
dell'Eco e i funghetti di palude rilasciavano nell'ambiente. Raggiunto
il bordo all'estremo ovest, si sedette sul legno duro e immerse le mani
in quel liquido blu zaffiro dalle increspature pressoché
inesistenti, non preoccupandosi delle maniche del camice che si
sarebbero bagnate in men che non si dica.
Trovò immediatamente quello che voleva; arraffò
le alghe e cominciò a strapparle con un movimento secco
delle braccia.
Ne aveva già ammucchiate un bel po' lì di fianco
a lei, quando sentì all'improvviso una voce familiare.
-Alphys, sei tu?-
Trasalì e spostò il muso alla sua sinistra. Era
proprio Undyne.
Se ne stava in piedi sulla solida passerella piena di venature, a pochi
passi dall'altro mostro. Ancora una volta era riuscita ad avvicinarsi
senza che Alphys lo notasse. L'occhio giallo la osservava con simpatia
e un pizzico di curiosità.
-U-Undyne! C-ciao, io, io stavo...-
-Ehy, per caso piacciono anche a te le alghe? Queste che crescono qui
sono deliziose, quelle più buone hanno un colore
particolare, aspetta...-
Si chinò accanto alla mini montagnola di alghe, e solo dopo
essersi guadagnata un piccolo cenno - seppur incerto - dalla timida
scienziata, ne prese una discreta quantità e iniziò ad esaminarle.
Alla fine protese le mani verso di lei, il volto ricoperto di cicatrici
che pareva esplodere dall'eccitazione.
-Ecco, questo tipo di verde qui! Di solito sono più
fragranti delle altre, insomma, sono troppo buone!-
-Undyne, i-io non mangio le alghe...-
Brava. Dille la
verità.
La guerriera era partita in quarta condividendole quanto sapeva
sull'argomento, pertanto non se l'era sentita di interromperla: si
ricordava fin troppo bene della pazienza dimostrata da Undyne
giù nella discarica, di come in sostanza l'avesse ascoltata
per minuti interminabili senza nemmeno batter ciglio.
Tuttavia, voleva in qualche modo rimediare allo sbaglio del giorno
prima. Voleva essere sincera.
-Ah, pensavo... Scusami, ho frainteso. Allora a cosa ti servono?-
Oh caspita.
-A-ah, ecco...-
Alphys strinse le mani al petto, l'agitazione che prendeva lentamente
il possesso di lei. D'impulso aprì la bocca, e si
pentì subito delle sue parole.
-N-non le mangio, no, io le prendo p-perché hanno un'importanza scientifica! C-così come quelle che crescono f-fuori dall'acqua s-sono una specie a r-rischio, u-uniche al mondo, per questo b-bisogna proteggerle e analizzarle a f-fondo! I-insomma le loro p-peculiari vitamine, l-la fibra, e il fatto che si tratti della s-specie pluricellulare è davvero
i-interessante, inoltre a giudicare dal b-buio della caverna non so
nemmeno s-se usino la fotosintesi c-clorofilliana e...-
No, no, no!!
Undyne aveva un'espressione mista tra il sorpreso e il divertito.
Sorrise scoprendo i denti affilati e strizzò l'occhio
fintanto che ridacchiava: -Non mi immaginavo una cosa simile! Forse
è per questo che le adoro? Ahahah! Alphys, sei una buffa
scienziata, lo sai?-
Quella non rispose. Era avvilita. Perché continuava a raccontar frottole? Al loro primissimo incontro l'aveva fatto per non sembrare una
povera nerd sempliciotta che aveva bisogno di essere compatita, questo
lo sapeva. Ma ora...
Scrutò il suo riflesso nell'acqua scura, cercando di
raggruppare le idee.
Una... una sorpresa. Esatto,
una sorpresa! Non poteva certo dire ad Undyne che voleva usare le alghe
per offrirle qualcosa di buono il giorno successivo, quando sarebbe
venuta in visita al laboratorio... Era quello il motivo, giusto?
Alphys abbozzò un sorriso amaro. Forse ora stava cominciando
a mentire pure a se stessa.
-Qualcosa non va?- chiese il mostro pesce con voce tenue, sebbene
suonasse comunque intrisa d'allegria.
La scienziata raddrizzò le scapole finché non si ritrovò di nuovo davanti al suo sguardo color miele. Nel profondo della sua fragile
ANIMA, sperò che l'altra non avesse notato la sua
espressione abbattuta di poc'anzi.
-T-tranquilla Undyne... Io... d-devo tornare a Hotland. Mi ha f-fatto
piacere rivederti, comunque.-
Muovendo le mani con disinvoltura, la guerriera si aggiustò alcune ciocche della sua lunga
chioma scarlatta, ed esclamò: -Anche a me,
Alphys. Studia le alghe con calma, mi raccomando! A domani, allora-.
Entrambe si salutarono e si alzarono, pronte a tornare alle loro
faccende. Tuttavia, dopo che ebbe afferrato il mucchio di alghe
umidicce, Alphys fu la sola ad allontanarsi.
-Ehy... aspetta.-
Il mostro dinosauro si guardò alle spalle.
Undyne era ferma lì, dove l'aveva lasciata. Da quella
distanza le risultava difficile scorgerne il viso offuscato dalle
tenebre, ma suppose stesse pensando a qualcosa che la faceva sentire un
po' a disagio, visto che aveva alzato un braccio muscoloso per
grattarsi le scaglie cerulee del capo.
-Mi chiedevo... noi siamo amiche ora, giusto?-
Alphys si girò all'indietro verso di lei, stavolta
completamente. Il tono incerto della grande leader delle guardie reali
l'aveva sbalordita.
In un rincorrersi di secondi dal ritmo quasi incantato, la sua coda
ondeggiò deliziata come se godesse di vita propria, mentre
la scienziata rispondeva: -Certo, Undyne. L-lo siamo-.
***
Per tutto il resto della giornata,
Alphys lavorò con impegno per concretizzare al meglio la sua
idea. Stava lì a progettare, martellare, segare e misurare,
ora dopo ora, per rendere tutto perfetto. Osava immaginare che poteva
potenzialmente esserlo; quello che aveva in mente era l'ideale per
combattere le alte temperature di Hotland, e grazie alle parole di
Undyne di quella mattina e alla sua spontaneità, adesso
aveva una pista in più da poter seguire.
Non fece alcuna pausa nel mentre, ma non ne risentì: era
abituata a lavorare senza sosta, rinunciando anche ai pasti.
Ultimò il macchinario proprio all'ora di cena. Quando
provò a inserire qualche alga e ottenne l'effetto
desiderato, dalle sue labbra non poterono che uscire dei ripetuti
"Sì!" di trionfo. Non provava una gioia così
grande nei confronti di una sua invenzione da quando aveva costruito il
corpo robotico di Mettaton.
Sfregò dunque sul muso un braccio cicciottello per rimuovere
alcune gocce di sudore.
Ce l'aveva fatta...!
Era ormai sera inoltrata, così si concesse una tazzina di
noodles ultra-speziati prima di coricarsi nel suo letto azzurro, posto
al secondo piano del laboratorio. Non faceva proprio parte di uno stile
di vita sano andare a dormire subito dopo aver mangiato, ma Alphys
voleva essere sicura di svegliarsi fresca e riposata. L'indomani, in
rispetto dell'incontro effettivo con un'amica, si sarebbe fatta
peraltro un bagno rilassante.
Portò la coperta fino all'altezza del collo e si
lasciò andare a un lungo sospiro. Stava quasi per assopirsi,
quando d'un tratto si destò come una furia e riaccese la
luce.
-Oh mio dio! Ce l'ho un camice pulito per domani?? Oh no, no!-
Corse in maniera maldestra dinanzi al suo armadio e aprì le
ante per controllare, esaminando uno ad uno i camici da laboratorio
appesi alle grucce. Dovette però aguzzare la vista
strizzando le palpebre, dal momento che si era tolta gli occhiali poco
prima di andare a letto e soffriva da tempo - purtroppo - di una lieve
miopia.
Poi, lo vide. Un camice dal tessuto immacolato; non sembravano esserci
macchie di alcun genere.
Alphys avvicinò le manine al grembo e chiuse gli occhi,
ringraziando il fato che per una volta si era posto dalla sua parte.
Oh, povera la mia ANIMA.
Che cosa sta succedendo ultimamente?
.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.