Hook-Up

di Btsuga_D
(/viewuser.php?uid=1059585)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Hook-Up
❖ Revenge



🔻🔻🔻  


«Ehm, Yoongi?» si schiarì la voce il fotografo. «Potresti avvicinarti un po’ di più ad Hoseok, per favore? Sì, proprio così. Un po’ più vicino. Hoseok, tu invece piega il ginocchio in modo da nascondere… Ehm, sì. Un po’ più in alto. Perfetto, fermi così.»
 
Volevo morire. Le truccatrici erano state costrette a mettermi due strati di fondotinta perché il colorito rosso delle mie guance continuava a risaltare nella foto di gruppo. Come se non bastasse, gli altri non la smettevano di ridere. Jimin scoppiava ogni tre per due e nelle foto sembrava che avesse perennemente gli occhi chiusi a causa delle risate. Riuscivo a toccargli la mano da oltre le spalle di Hoseok e gli tiravo delle sberle sul braccio ogni qualvolta minacciava di scoppiare a ridere. Come se non bastasse, la risata di Jin era contagiosa e una volta partito lui partivano tutti, persino le truccatrici che non avevano neanche il coraggio di guardarmi in faccia quando si avvicinavano per sistemarmi il ciuffo.
 
Non mi ero mai vergognato così tanto in tutta la mia vita.
 
Gli unici seri eravamo io e Jungkook. Il maknae al centro della foto aveva l’espressione perennemente imbronciata nonostante il fotografo ci avesse detto di essere naturali. Oggi aveva davvero qualcosa che non andava. Non sembrava nemmeno lui. Forse era ancora depresso per la storia del pettegolezzo?
 
Quello shooting sembrò durare ore. Il fotografo continuava a cambiare l’inquadratura per assicurarsi che il mio… problemino non si notasse. Più che altro cercava di nascondermi dietro agli altri ragazzi, anche se di solito ero sempre io a stare davanti a causa della mia altezza. Le cose si complicarono quando passammo alle foto singole. Diedi le spalle alla parete completamente bianca e infilai le mani nelle tasche anteriori dei jeans. Con le dita tirai il tessuto verso l’esterno con la speranza di allentare un po’ la pressione che sentivo in mezzo alle gambe. Quando sollevai lo sguardo, ciò che vidi non mi aiutò a stare meglio.
 
Yorin era dietro le spalle del fotografo, seduta sempre sullo stesso sgabello con le gambe accavallate e le braccia conserte. La guardai negli occhi per un momento prima di notare la sua espressione soddisfatta e il sorrisetto che si estendeva agli angoli della bocca. M’irrigidii sul posto quando si passò la lingua sul labbro inferiore senza mai togliermi gli occhi di dosso. Le mie mani diventarono due pugni e distolsi velocemente lo sguardo.
 
Vedermi imbarazzato la divertiva così tanto? Beh, dopo mi sarei divertito io. Sarebbe stato ingenuo da parte sua pensare che non mi sarei vendicato.
 
Per fortuna il set singolo durò poco perché il fotografo, completamente a disagio come il sottoscritto, decise di immortalare solo la parte superiore del mio corpo, soprattutto il viso. Mi disse di fare un’espressione seria e arrabbiata e non dovetti neanche sforzarmi. A causa di una certa persona, ce l’avevo già impressa sulla faccia.
 


 
«Hyung? Dove vai?» mi domandò J-Hope cercando di non scoppiarmi a ridere in faccia per la milionesima volta. Giuro, se non fossero praticamente i miei fratelli, a quest’ora li avrei già presi a pugni.
 
«A cambiarmi questi cazzo di pantaloni,» risposi voltando la testa nella sua direzione. «Ma prima ho bisogno di fare altro. Sai dov’è il bagno?» gli domandai suonando schifosamente ovvio. Hobi divenne rosso fino alla punta dei capelli, ma ero troppo scazzato per fare il prezioso. Detto in parole povere, a causa di Yorin avevo urgente bisogno di farmi una sega.
 
«Oh, s-sì… Di là,» farfugliò indicandomi il corridoio. «Sempre dritto, poi giri a destra.»
 
Lo ringraziai e cominciai ad incamminarmi. Diamine, non c’era neanche una ragazza decente a cui avrei potuto chiedere di darmi una mano, ma durante i servizi fotografici era sempre così. A parte le nostre make-up artist o stiliste che non attiravano di certo il mio interesse, la maggior parte dello staff era composto da uomini. Se fossimo stati ad un concerto, ero sicuro che la fila di ragazze disposte ad aiutarmi sarebbe stata chilometrica, ma sfortunatamente oggi c’era solo Yorin.
 
Peccato che lei fosse la causa, e non la soluzione al problema.
 
Digrignai i denti prima di fermarmi nel bel mezzo dell’enorme sala a causa di un flash che aveva attirato la mia attenzione. Un flash rivolto proprio alla ragazza a cui stavo pensando. Aggrottai le sopracciglia quando vidi l’obiettivo del fotografo puntato contro il suo volto sorpreso. Sentii la rabbia crescermi nel petto e marciai a passo spedito verso Yorin e l’uomo. Mi posizionai di fronte a quest’ultimo e poggiai una mano sulla macchina fotografica che ora mi stava sfiorando il petto, facendogliela abbassare con dei modi non troppo gentili.
 
«Tieni quella cosa rivolta da un’altra parte,» gli dissi come se le avesse appena puntato contro una pistola. E forse per me era come se lo avesse fatto sul serio.
 
«Oh, Yoongi…» rispose l’uomo guardandomi in modo confuso. «Scusami, stavo solo… Ho pensato che avesse dei lineamenti davvero belli e particolari e non ho potuto fare a meno di scattarle una foto. È la tua assistente, vero? Non hai mai pensato di darle una mano e farla entrare nel mondo dello spettac-»
 
«No,» lo interruppi con gli occhi ridotti a due fessure. Un altro po’ e lo avrei incenerito sul posto. «Non ci ho mai pensato e non ho intenzione di farlo. Sotto mia precisa richiesta, è vietato farle foto o video, di qualunque tipo.»
 
«Oh, perdonami… Non lo sapevo.»
 
Mi voltai verso Yorin e incontrai il suo volto esterrefatto di fronte a quella mia rivelazione inaspettata. Ci guardammo ancora per un momento e poi decisi di porre fine a quello scambio di sguardi con cui sembrava volessimo dirci tutto e niente. Le afferrai il braccio, facendola scendere dallo sgabello per trascinarla con me verso la toilette. Stranamente, non oppose resistenza. La lasciai andare quando fummo davanti al bagno degli uomini, tuttavia non entrai. Rimasi lì fuori con lei mentre le davo le spalle.
 
«Perché lo hai fatto?» mi domandò mentre prendevo un profondo respiro. «E che vuol dire che gli hai vietato di scattarmi foto o riprendermi?»
 
«Vuol dire esattamente quello che ho detto,» affermai voltandomi a guardarla. Ce l’avevo ancora con lei, e il fatto che qualcuno avesse ignorato i miei ordini non mi aiutava a distendere i nervi. «Hai detto che odi stare al centro dell’attenzione. Beh, sta’ sicura che cose come quella accadranno tutti i giorni, soprattutto se sei circondata da fotografi, stilisti, manager e roba varia. Tu hai un sacco di talento. Sei bella, sai ballare e scommetto che hai anche una bella voce. Sei come un’esca in un oceano pieno di pesci, perciò vedi di non farti mangiare. Chiaro?»
 
«Yoongi,» mi chiamò guardandomi dritto negli occhi. Aveva uno sguardo così serio.
 
«Che c’è?»
 
«Perché ti preoccupi così tanto per me?»
 
Inarcai le sopracciglia. «Non mi preoccupo per te. Temo solo che tu possa farti imbambolare dalla luce dei riflettori.»
 
«Ne parli come se fosse successo anche a te,» mi fece notare. «Anche tu ti sei fatto imbambolare dalle luci del palco?» Distolsi lo sguardo e lo puntai sulla parete alle sue spalle.
 
«Io sono stato costretto,» rivelai mettendomi le mani in tasca. «Non volevo fare l’Idol, volevo fare il compositore. Ma per avere successo in questo campo devi per forza debuttare, altrimenti non ti noteranno mai. Ho imparato a ballare e mi sono spinto oltre i miei limiti. Ho ottenuto ciò che volevo e sono felice del successo che abbiamo raggiunto. Non sto dicendo che non lo rifarei, ma io mi sono avventurato in questo mondo con la consapevolezza che non sarebbe stato tutto rose e fiori. C’è chi riesce a sopportarlo, chi cade in un baratro dal quale non riesce ad uscire. Devi essere bravo a farti scivolare tutto di dosso, altrimenti ne rimarrai schiacciato.»
 
La guardai di nuovo negli occhi. Il suo cipiglio era scomparso, sostituito da uno sguardo che stava cercando di leggermi dentro, più a fondo di quanto avesse già fatto. Lei sapeva che non stavo parlando a grandi linee. Mi riferivo a qualcosa in particolare. Un evento che ci aveva sconvolto entrambi e che ci pesava sulle spalle come un sacco stracolmo di pietre.
 
«Perciò cerca di tenere fede a quello che pensi, Yorin. Fai bene a odiare questo mondo. Lo odio anch’io, ma ho imparato a conviverci perché sono egoista. E sono egoista anche perché mi ostino a tenerti qui nonostante la testa mi dica di rimandarti subito a casa.»
 
«Io non sono mia sorella, Yoongi,» disse all’improvviso facendomi bloccare sul posto. «Non lo sono mai stata e non ho intenzione di diventarlo. Conosco fin troppo bene il mondo in cui vivi e lo odio proprio perché mi ha portato via delle persone importanti. Se pensi che sia così ingenua da lasciarmi tentare, si vede che non mi conosci per niente.»
 
«Non basta avere fiducia in sé stessi,» ribattei. «Le tentazioni esistono per metterti in difficoltà quando pensi che non ci sia niente che possa farti cambiare idea.» La guardai serio. «Non ti permetterò di fare la fine di tua sorella.»
 
Quelle parole mi uscirono di getto, senza pensarci. L’espressione sorpresa sul volto di Yorin mi fece capire che ero riuscita a sconvolgerla ancora una volta. Perché ci ritrovavamo sempre a parlare di Yoona? Tutto ciò era deprimente. Yoona apparteneva al passato, ma più cercavo di dimenticarla, più diventava parte del mio presente, soprattutto da quando avevo incontrato Yorin. La sua ombra non voleva proprio lasciarmi in pace.
 
«Tenevi molto a mia sorella, vero?» Sollevai gli occhi e incontrai le sue iridi castane e leggermente lucide. «So che dirtelo non servirà a niente, ma qualunque cosa ti abbia fatto Yoona, mi dispiace che tu ci sia rimasto male.» Sbuffai, facendole capire quanto poco senso avessero quelle parole.
 
«Male è un eufemismo. Mi ha praticamente fatto diventare un’altra persona, ma ti ringrazio per la premura.» Mi massaggiai il collo con una mano e con l’altra mi sistemai il fastidio stretto nei jeans. Yorin incrociò le braccia al petto e abbassò lo sguardo sul cavallo dei miei pantaloni, ridacchiando.
 
«Ti da ancora fastidio?» domandò cercando di trattenere le risate. Io cercai di trattenere le imprecazioni.
 
«Tu che dici? Fattelo dire, sei stata una maledetta stronza. Ora mi prenderanno in giro finché non si saranno stufati, come quando mi hai dato quello schiaffo.»
 
«Quale schiaffo? Sii più preciso, te ne ho dati ben due. E poi sei stato tu a istigarmi. Se avessi tenuto la bocca chiusa, a quest’ora non avresti fatto vedere la tua erezione a mezzo staff della Big Hit. Ringrazia che non ci fosse il direttore o avresti fatto una doppia figura di merda,» mi prese in giro senza preoccuparsi di essere gentile. Poi sollevò il braccio per guardare l’ora sul suo orologio bianco che le fasciava elegantemente il polso. «Ne abbiamo ancora per molto? Jongin mi ha chiesto di uscire e devo tornare a casa a prepararmi.»
 
Strinsi i pugni. Mi diressi a passo spedito verso di lei e Yorin indietreggiò appena si rese conto che non avevo buone intenzioni. Fece qualche passo indietro finché non si ritrovò con la schiena contro il muro. La raggiunsi e mi fermai esattamente a un centimetro dal suo naso. La guardai dall’alto in basso mentre lei continuava a rimanere sulla difensiva per anticipare ogni mia mossa. Guardai a destra e a sinistra e vidi che c’era della gente, allora abbassai gli occhi su una delle sue mani.
 
«Come va il tuo polso?» le domandai. Yorin aggrottò la fronte per quel cambio d’argomento improvviso. «Ti fa ancora male?» specificai.
 
«No, sono passati più di dieci giorni. È guarito.»
 
«Perfetto.»
 
L’afferrai proprio da lì e la trascinai in bagno, chiudendomi la porta alle spalle. L’espressione sul volto della mora mi diceva che non ci avrebbe pensato due volte a prendermi a calci se solo avessi provato a farle qualcosa, così decisi di essere previdente e le bloccai le braccia prima che potesse ribellarsi. Sgranò leggermente gli occhi e, come mi aspettavo, cercò subito di ribaltare le nostre posizioni.
 
Si divincolò nella mia stretta, ma riuscii a farla voltare così da premerle la schiena contro il mio petto. La spinsi in avanti e la schiacciai contro il muro, afferrandole entrambi i polsi con una mano per bloccaglieli dietro la schiena. Mi piegai sul suo collo e inalai il suo profumo mentre il mio amichetto nei pantaloni mi chiedeva pietà. Sfregava contro la curva perfetta del suo sedere e non so con quale forza di volontà riuscii a rimanere fermo quando la sentii muoversi contro di me nel tentativo di liberarsi.
 
«Min Yoongi, che diavolo stai facendo?!» urlò piena di rabbia. «Stai cercando di stuprarmi o cosa?» Sbuffai incredulo contro la pelle morbida del suo collo.
 
«Credimi, non sono il tipo.»
 
«Allora levami subito le mani di dosso! Non ci metto niente a chiamare In Guk e farti prendere a calci in quel culo piatto che ti ritrovi!!»
 
Ridacchiai ancora una volta e la mia gola vibrò contro la sua clavicola. «Culo piatto? Tesoro, ti assicuro che il mio culo potrebbe fare concorrenza al tuo e a quello di Jimin messi assieme. Se vuoi ti faccio dare una palpatina così te ne rendi conto da sola.»
 
«Sai com’è, ho le mani bloccate. Ma se proprio ci tieni, liberami così ti faccio vedere dove te la do questa “palpatina”. Però ti avviso che non sarà per niente piacevole.»
 
Ridacchiai ancora. Le sue frecciatine erano troppo divertenti, e già pregustavo la sua reazione quando avrei messo in atto ciò che avevo in mente di farle. Rafforzai la presa intorno ai suoi polsi e con l’altro braccio le avvolsi la vita per tenerla ferma contro il mio petto. Sapevo che avrebbe trovato qualche strano stratagemma per liberarsi, così fui previdente e le bloccai tutto ciò che avrebbe potuto usare contro di me. Abbassai ancora di più la testa e sfregai la punta del naso contro il suo collo.
 
«Faccio in fretta. Te lo prometto,» sussurrai dolcemente contro la sua pelle.
 
 
Il primo pensiero che mi passò per la testa?
 
Questo pazzo bastardo sta per masturbarsi su di me.
 
Cercai di divincolarmi per l’ennesima volta, ma mi resi conto che Yoongi non era debole come sembrava. Di sicuro non aveva mentito sullo zio che gli aveva insegnato arti marziali fin da bambino. Sapeva quello che faceva e lo faceva anche piuttosto bene. Stava riuscendo a mettermi in difficoltà. Tuttavia, aveva tralasciato qualcosa di importante. Avevo le gambe libere.
 
Ne sollevai una e cercai di colpirlo con il tallone proprio in mezzo alle gambe. Rimasi senza parole quando riuscì a parare anche quel colpo. Fece scivolare velocemente la mano che mi teneva la vita e mi bloccò il piede con uno scatto rapido del braccio. Mi fece voltare e mi ritrovai a guardarlo negli occhi. Si allacciò la mia gamba intorno al suo fianco e si spinse con tutto il corpo verso di me, schiacciandomi la schiena contro il muro.
 
«Così sono decisamente più comodo,» mi sussurrò all’orecchio facendo tintinnare i due orecchini che avevo sul lobo. Mi vennero i brividi lungo la schiena quando si abbassò per incollare le labbra al mio collo. Aprì la bocca e cominciò a lasciare una serie di baci intorno alla zona più sensibile, poi si concentrò su un punto in particolare, mordicchiando la pelle. Spalancai gli occhi.
 
Lurido figlio di puttana. Avevo capito cosa stava cercando di fare.
 
«Yoongi… Fermo!» gli ordinai cercando di scollarmelo di dosso. «Stasera devo uscire con Jongin! Sai da quanto aspetto questo momento?! Yoongi, ti prego!»
 
Inutile. Le mie lamentele lo convinsero ad attaccarsi ancora di più al mio collo. Rafforzò la stretta intorno alla mia gamba e si buttò su di me. I nostri corpi erano talmente appiccicati che quasi facevo fatica a respirare. Riuscivo a sentire la sua eccitazione premere contro i miei fianchi. Poi avvertii un bruciore, una scarica che si propagò dal punto che stava torturando e succhiando con le labbra e con i denti.
 
Dio, lo avrei ucciso. Appena sarei riuscita a liberarmi, gli avrei strappato tutti i capelli così da farlo rimanere pelato. I suoi parrucchieri avrebbero dovuto ringraziarmi per avergli diminuito il carico di lavoro.
 
Riuscii a liberare la gamba che stava tenendo bloccata contro il suo fianco e la caricai indietro per tirargli un calcio dritto sul petto. Yoongi indietreggiò e si staccò finalmente dal mio collo, neanche fosse un vampiro. Mi portai subito la mano sul punto che continuava a pizzicarmi e guardai il moro sconvolta.
 
Non poteva averlo fatto davvero. Non era stato davvero così stronzo. Non dopo che gli avevo detto che stavo per uscire con la mia crush storica che mi stava ignorando da quasi tutta la vita.
 
«Bastardo, figlio di…» sibilai, ma mi bloccai non appena lo vidi sogghignare e passarsi una mano sulle labbra per asciugare i residui di saliva.
 
«Potrei dire la stessa cosa di te,» disse adocchiandosi i pantaloni. «Bastarda e anche stronza.» Poi risollevò gli occhi e le sue iridi scure agganciarono immediatamente il collo che avevo appena lasciato scoperto. Le sue sopracciglia si inarcarono e mi sentii morire quando dischiuse leggermente le labbra per dire, «Non pensavo di esserci andato così pesante.»
 
Mi voltai velocemente verso lo specchio con la faccia di una condannata a morte. Gli occhi mi uscirono quasi fuori dalle orbite. Era uno scherzo. Doveva sicuramente essere uno scherzo. Non era possibile una cosa del genere.
 
«Scusa, forse ho esagerato un po’.»
 
Feci scattare la testa verso di lui con la mascella contratta e gli occhi che lanciavano fiamme e saette. Spalancai la bocca. «”Scusa”?» ripetei. «”Scusa”? “Scusa”?! Ma lo sai dove te le infilo le tue cazzo di scuse?!» urlai. Sembravo una pazza appena uscita da un ospizio. «Min Yoongi, ma fai sul serio?! Sembra che mi abbiano tirato un maledetto pugno sul collo! Ho un livido grande quanto una casa!»
 
«Non pensavo si vedesse così… tanto,» cercò di pararsi il culo. «Comunque è quello che ti meriti! Così impari a svergognarmi davanti a tutti, stronza!»
 
Dio, fermami tu perché lo ammazzo.
 
«Yoongi, comincia a correre perché giuro che lo schiaffo dell’ultima volta in confronto ti sembrerà una carezza.»
 
Detto fatto. Il ragazzo cercò di trattenere una risata e aprì la porta alla velocità della luce. Gli lasciai solo qualche secondo di vantaggio sperando di far sbollire la rabbia… ma ciò non accadde. Anzi, ero più incazzata di prima. Marciai lungo il corridoio mentre Yoongi continuava a ridermi in faccia camminando all’indietro. Lo raggiunsi senza troppe cerimonie e gli allacciai il braccio intorno al collo, abbassandogli la testa all’altezza del mio petto. E quel bastardo continuava a ridere mentre cercavo di strozzarlo.
 
«Yorin.» Un’altra risata. «Yorin, così mi soffochi,» continuò sfregando i capelli contro la mia maglietta mentre cercava di liberarsi.
 
«Bene. È proprio quello che sto cercando di fare.»
 
«Ji Woo?»
 
Appena sentii la voce di Jungkook, mollai subito la presa e Yoongi finì quasi per terra. Mi coprii il livido alla velocità della luce e mi voltai verso il ragazzo che era comparso dal nulla alle nostre spalle.
 
«Sì, Jungkook?»
 
Stava guardando sia me che Yoongi. Quest’ultimo raddrizzò la schiena passandomi un braccio intorno alle spalle con il sorriso ancora sulle labbra.
 
«Ehi, Kook,» lo salutò con il fiatone poggiando la testa contro la mia. Ma chi gliela dava tutta ‘sta confidenza? «Che ti serve?»
 
«Ecco… io…» Jungkook spostò i suoi occhi su di me, su Yoongi e poi sul suo braccio intorno alle mie spalle. «Ji Woo, posso… Posso parlarti un attimo? In privato.» Il sorriso di Yoongi si spense.
 
«Sì, cert-»
 
«Ji Woo lavora per me,» m’interruppe Yoongi rafforzando la presa intorno alle mie spalle. «Qualunque cosa tu debba dirle, puoi dirgliela davanti a me.»
 
M’imbronciai voltandomi a guardarlo. «Aspetta un momento. E questo chi l’avrebbe decis-»
 
«Va bene.» Stavolta fu Jungkook ad interrompermi. Perché diavolo non mi facevano parlare?! «Ji Woo, quello che mi hai scritto ieri sera… lo pensavi davvero?» mi domandò con un broncio che trovai davvero adorabile. Mi sentii lo sguardo di Yoongi addosso.
 
Oh no. E ora che diavolo gli aveva scritto Ji Woo?
 
«Ehm, a quale parte ti riferisci?»
 
Jungkook mi riservò uno sguardo talmente intenso da potermi cavare l’anima dal petto. «Che sono la persona più importante della tua vita.»
 
▫◦▫◦▫
 
«JI WOO!» urlai a squarciagola sbattendomi la porta di casa alle spalle con un botto assordante. Udii uno strano rumore in camera della suddetta ragazza e pensai subito che fosse caduta dal letto per lo spavento. Andai a controllare ed ebbi la mia conferma quando la ritrovai stesa sul pavimento.
 
«Oh mio Dio!» urlò Ji Woo appena mi vide. M’indicò e io assottigliai gli occhi per la confusione. «Ti ha punto un calabrone??»
 
Ma perché avevo una migliore amica così stupida? Sollevai gli occhi al cielo. «Sì, un calabrone davvero stronzo… Senti, Ji Woo. Cosa diavolo hai scritto ieri a Jungkook? Sei uscita di senno?!»
 
La mora diventò tutta rossa. «Yorin, io… Volevo dirtelo, te lo giuro. Ieri sera ero particolarmente sensibile… Mi era appena arrivato il ciclo e… beh, sai come divento quando ho il ciclo. Isterica e frignona, per non dire depressa. In più stavo messaggiando con Jungkook, il mio bias. Credo di essermi un po’ lasciata andare…»
 
Chiusi gli occhi per darmi una calmata. «Ji Woo, ti rendi conto di quello che gli hai detto? Ora lui pensa che sia stata io a farlo! È venuto lì a chiedermi se pensassi davvero che fosse la persona più importante della mia vita!»
 
«S-Stai dicendo sul serio?!» mi domandò incredula alzandosi in piedi. «E tu cosa gli hai risposto?»
 
«Gli ho detto di sì perché lui è il mio bias e io sono la sua fan numero uno,» dissi coprendomi il viso per la vergogna. In quel momento avrei voluto sotterrarmi, ma per non farmi beccare avevo detto la prima cosa che mi era passata per la testa. E poi la faccia di Yoongi era stata uno spettacolo. Mi aveva guardato come se gli avessi bestemmiato in faccia. Jungkook invece si era illuminato e aveva continuato a sorridere per tutta l’ora successiva.
 
Come avevo fatto a ficcarmi in quella situazione?
 
«Ji Woo, sono passati diversi giorni,» l’avvisai tornando a guardarla. «Devi dirgli la verità… Ora che lavoro per Yoongi, vedrò Jungkook tutti i giorni e non posso essere a conoscenza di ogni singola cosa che vi scrivete. Alla fine commetterò qualche errore e lui lo verrà a sapere. Sii sincera e diglielo tu prima che lo scopra da solo. Pensa a quanto ci rimarrebbe male.»
 
«Lo so…» disse sconsolata puntando gli occhi sul pavimento. Cominciò a giocherellare con le dita e a mordicchiarsi il labbro inferiore. Sembrava una bambina. «Cerco sempre di dirglielo, ma non ho mai il coraggio di inviare il messaggio.»
 
Il mio sguardo si addolcì. «Vuoi che ci pensi io?»
 
«No!» urlò sollevando immediatamente la testa. I suoi occhi erano pieni di terrore. «No, è giusto che sia io a farlo. Ma ti chiedo ancora qualche giorno. Due o tre al massimo.»
 
«Ji Woo…»
 
«Ti prego, Yorin! Devo trovare il modo di andare sul discorso. Non voglio che ci resti troppo male.»
 
La guardai. «Perché dovrebbe rimanerci male? Mi sembra che tu gli stia molto simpatica.»
 
«Non sono io a stargli simpatica, ma tu…» dichiarò sconsolata. «Se non trovo le parole giuste… potrebbe finire per odiarmi. Lo sto facendo in buona fede, ma gli sto pur sempre mentendo.»
 
Incrociai le braccia al petto e sospirai. «Sono stata io a dargli il tuo numero di telefono. È con me che deve prendersela. Tu non c’entri niente, Ji Woo. Non darti la colpa per cose che non ti riguardano.»
 
«Sì, ma io ho accettato…» insistette. «E non mi piace per niente continuare a mentirgli, ma… ormai parlare con lui è diventata un’abitudine. Ci sentiamo quasi ogni giorno e in un certo senso siamo diventati uno la valvola di sfogo dell’altro, perciò mi dispiacerebbe troppo perdere la nostra complicità. Parlare con lui mi fa sentire bene.»
 
Certo, era comprensibile. Jungkook era il suo idolo. A chi non sarebbe piaciuto scambiare pareri e pensieri con la persona che si ammirava di più al mondo? Per Ji Woo, ogni parola di Jungkook era oro. Ogni suo consiglio aveva un valore inestimabile perché solo lui aveva il potere di consolarla e spronarla come neanche io sarei mai stata in grado di fare. Ero sempre rimasta affascinata dal rapporto che legava una persona famosa ai suoi fan, ma non l’avevo mai visto concretizzarsi davanti ai miei occhi come stava succedendo con Jungkook e Ji Woo. A me non era mai capitato, neanche con Jongin.
 
Cazzo, Jongin!
 
«Oh mio Dio! Che ore sono?!» sbraitai cercando un qualunque oggetto su cui ci fosse scritta l’ora. Ero tornata a casa da poco ma ero già in ritardo visto che Yoongi, per dispetto, non mi aveva fatto tornare subito a casa. Se l’era davvero presa per quello che avevo detto a Jungkook.
 
«Le otto e un quarto. Perché?» mi domandò Ji Woo dopo aver controllato l’orario sul suo cellulare. Spalancai gli occhi e mi precipitai fuori dalla sua stanza, dirigendomi verso il bagno.
 
«Alle otto e mezza passa a prendermi Jongin!» urlai di nuovo sbattendomi la porta del bagno alle spalle. Mi tolsi i vestiti per infilarmi sotto la doccia e mi venne quasi un infarto quando nel riflesso dello specchio rividi per la seconda volta quel livido violaceo che m’imbrattava vergognosamente la pelle. Vi passai un dito sopra e notai che non mi faceva male. Era la prima volta che qualcuno mi faceva un succhiotto, peccato che l’avessi ricevuto nientemeno che da quel deficiente. Gli avrei fatto pagare anche questa.
 
Sconsolata, mi buttai sotto la doccia e m’insaponai i capelli alla velocità della luce. Per fortuna non ero il tipo di ragazza che perdeva le ore in bagno, perciò riuscii a fare tutto nel giro di dieci minuti. Evitai volutamente il trucco e uscii dal bagno con i capelli ancora leggermente umidi e il viso stravolto a causa di quella giornata. Ji Woo mi seguì subito in camera da letto.
 
«Che vuol dire che Jongin ti passa a prendere?» mi domandò facendo capolino dalla porta. Mi osservò mentre afferravo una felpa a caso e un paio di jeans strappati sul ginocchio. Il tono che usò per pormi quella domanda mi trasmise tutta la curiosità che aveva represso fino al momento in cui non ero uscita dal bagno.
 
«A dire il vero non lo so nemmeno io. Ha continuato a mandarmi messaggi mentre ero a lavoro e poi mi ha chiesto se stasera avevo voglia di uscire con lui.» Diventai rossa come un pomodoro mentre tiravo su il cappuccio della felpa per nascondere i capelli già in disordine. «Andiamo a mangiare sushi. Niente di particolarmente complicato, ma credo che mi stia venendo un attacco cardiaco,» conclusi portandomi entrambe le mani sul cuore e osservando il mio riflesso allo specchio.
 
«E vuoi andarci vestita così?!» Mi voltai e vidi lo sguardo incredulo e critico di Ji Woo che mi stava squadrando dalla testa ai piedi. «E non hai neanche un filo di trucco. Okay che sei gnocca, ma quale ragazza non si mette in tiro per un appuntamento?»
 
«Non è un appuntamento. È solo un’uscita tra vecchi amici,» la corressi. «E ho messo la felpa per coprire il segno sul collo. Non posso di certo fargli sapere che qualcuno mi ha fatto un succhiotto.»
 
«Un… Un che?» La mascella di Ji Woo toccò quasi per terra. Si coprì la bocca spalancata con le mani quando il suo cervello non troppo sviluppato riuscì finalmente a capire l’origine di quella macchia sul mio collo. «E chi diavolo te l’ha fatto?» Sollevai gli occhi al cielo.
 
«Un calabrone di nome Suga.»
 
«Oh santo Namjoon…»
 
«Quel tipo mi sembra tutto tranne che un santo.»
 
«È un modo di dire!» sbraitò la moretta. «Ti rendi conto che io devo ancora metabolizzare il fatto che tu sia pappa e ciccia con i BTS, che io scambio messaggi con Jungkook e che Min Yoongi ti ha fatto un maledetto succhiotto?! Per non parlare dell’appuntamento con uno degli EXO. Io sto per andare in paranoia!»
 
«Ok, ok. Calmati,» le dissi cercando di frenare quella sua esplosione di emozioni. «Capisco che il tuo cervello da fan non riesce ad elaborare così tanti concetti tutti insieme, ma…»
 
«Elaborare?! Diamine, Yorin. Qualche mese fa scleravo davanti alla televisione e quasi uccidevo per riuscire a mettere le mani su un biglietto di un loro concerto. Sai che ogni volta che vedo spuntare il nome di Jungkook sul mio telefono rischio l’arresto cardiaco? Elaborare un corno!»
 
Mi trattenni dal ridere. Era troppo carina quando sclerava in quella maniera. Ji Woo dimostrava decisamente meno anni di quelli che aveva. I suoi tratti dolci e infantili la facevano assomigliare ad una bambina capricciosa ogni volta che s’incazzava. Soprattutto se metteva il broncio come stava facendo in quel momento.
 
«Ok, che posso fare per farti calmare?»
 
«Prima di tutto ti togli quei vestiti, poi ti fai truccare come si deve.»
 
Il mio sorriso scomparve. «E sentiamo, che dovrei mettermi?»
 
Il suo sorrisetto non mi piacque per niente. Si avvicinò al mio armadio e cominciò a rovistare finché non trovò quello che stava cercando. Buttò sul mio letto un paio di collant nere, una gonnellina nera a pieghe e una camicetta di pizzo bianco con lo scollo a barca. Spalancai gli occhi finché non mi si appannò la vista.
 
«Io ‘sta roba non la metto,» le dissi indicando la gonna. «E con quella camicetta ho tutto il collo scoperto. Mi stai prendendo per il culo o cosa?»
 
«Con un po’ di trucco quella macchia si affievolisce, fidati di me. O al massimo puoi mettere un foulard intorno al collo. E quella gonna te l’ho regalata io al tuo compleanno. Se non la metti mi offendo. Non puoi sempre andartene in giro con quei pantaloncini e quei jeans strappati versione barbona. Una donna deve tirare fuori la sua femminilità quando va ad un appuntamento con un uomo.»
 
«Per la centesima volta, non è un appuntamento!» urlai sconsolata. Mi lasciai cadere sul letto, ma Ji Woo non mi diede il tempo di poggiare la schiena sul materasso che mi aveva già fatta alzare in piedi. Mi trascinò nella sua camera e mi abbassò il cappuccio della felpa per dare un’occhiata al mio viso.
 
«So che di trucco te ne intendi, ma stavolta lascia fare a me, ok?» disse mentre mi studiava i lineamenti del volto. Abbassai lo sguardo a disagio.
 
«Fai quello che vuoi, basta che ti sbrighi. Rimangono solo cinque minuti.»
 
Non l’avessi mai detto. Ji Woo prese tutti i trucchi sul suo comodino e cominciò a colorarmi la faccia peggio di un pittore con il suo quadro. Mi sentivo esattamente come quando ero apparsa in tv per fare la backup dancer. Le truccatrici mi avevano costretto a stare un’ora nella sala trucco e io stavo per dare di matto perché non riuscivo a stare ferma. Per fortuna Ji Woo c’impiegò relativamente meno tempo. Finì di sistemarmi il rossetto, il mascara e poi diede un ultimo ritocco al collo. Quando mi guardai allo specchio, rimasi piacevolmente sorpresa.
 
Non aveva esagerato, optando per dei toni caldi e seducenti. L’eyeliner mi allungava la forma dell’occhio e le dava un tocco felino, mentre il rossetto era di una leggera sfumatura rosa. La macchia sul collo si vedeva appena... ma si vedeva.
 
Mi alzai e mi diressi in camera mia, guardando i vestiti sul letto come se fossero degli oggetti di tortura. Mi costrinsi ad indossare la gonna e le calze solo perché non volevo offendere Ji Woo. Di solito non le sopportavo, ma per Jongin avrei fatto uno sforzo. Persi quasi l’equilibrio cercando di infilare un piede nella calza, ma alla fine riuscii a vincere quella guerra. Indossai la camicetta e mi guardai allo specchio.
 
Beh, non era male.
 
Allungai una mano e presi un piccolo foulard bianco che legai intorno al collo, esattamente dove c’era l’alone scuro. Poi Ji Woo ritornò con un paio di tacchi in mano. «No, quelli non li metto,» protestai allontanandomi di un passo. «Resto fedele alle mie sneakers.»
 
«Non fare la deficiente! Tu li metti oppure non ti faccio uscire,» s’impuntò la mia migliore amica. Ah, ora eravamo arrivate alle minacce? Di una cosa ero sicura. Quando Ji Woo si metteva in testa una cosa, non c’era verso di farle cambiare idea.
 
Dlin Dlon.
 
Sgranai gli occhi e guardai la mia amica mentre faceva la mia stessa espressione sorpresa. Il cuore prese a battermi all’impazzata e cominciai a sudare freddo. Tanto dall’agitazione, non mi resi conto che stavo andando ad aprire senza aver messo le scarpe. Per fortuna Ji Woo mi trattenne per un braccio e mi convinse ad infilarle, non senza qualche turbolenta imprecazione da parte mia. Mi slogai quasi una caviglia quando feci il primo passo, ma riuscii ad arrivare alla porta senza altri intoppi.
 
«E non essere sempre così ovvia!» mi urlò Ji Woo dall’altra stanza prima che potessi spalancare il portone d’ingresso. «L’avrà già capito che gli muori dietro. Sembri una ragazzina alle prese con la sua prima cotta!»
 
Senti chi parla. Lei con Jungkook si comportava peggio di me. Era già un miracolo che non gli fosse saltata addosso quando l’aveva incontrato dal vivo. Tuttavia, quando aprii la porta, per poco non svenni lì sulla soglia.
 
«Ehi,» mi salutò Jongin con degli occhi talmente sorridenti che mi fecero tremare le ginocchia. Rimasi imbambolata sulla porta, a guardarlo. «Non sono in anticipo, vero? Avevamo detto le otto e mezza e sono…» controllò l’orologio che aveva sul polso, «le otto e trentacinque. Cavolo, sono in ritardo di cinque minuti. Non ti ho fatto aspettare, vero?» si preoccupò tornando a guardarmi negli occhi. Io riuscii solo a deglutire. «Yorinie? Tutto bene?» mi domandò inclinando la testa.
 
«S-Sì. Cioè, no… No nel senso che non mi hai fatto aspettare.» Dio, stavo facendo una figura di merda. Sembravo davvero una di quelle ragazzine alle prese con la sua prima cotta. Beh, Jongin era la mia prima cotta, perciò non avevo poi tutti i torti. «Prendo la borsa e andiamo, ok?» Annuì e io tornai indietro mentre il moro appoggiava la spalla contro lo stipite e infilava le mani nelle tasche dei pantaloni. Deglutii una seconda volta. Il cuore che continuava a battermi nel petto non mi aiutava a pensare lucidamente.
 
Come poteva esistere un ragazzo così bello? Ancora non riuscivo a capacitarmene. Indossava una semplice maglietta bianca con dei jeans chiari e un giubbotto di pelle. Aveva il viso coperto dalla mascherina, ma ciò non impediva alla sua bellezza di farmi rimanere senza fiato, come ogni fottuta volta. Afferrai la borsa, il mio giubbotto di pelle e tornai indietro.
 
«Andiamo?» mi domandò facendo un cenno con la mano verso il SUV parcheggiato davanti alla porta. «Il ristorante ha un’area VIP, quindi non preoccuparti per i giornalisti. Avremo la nostra privacy.»
 
Non so perché, quella frase mi fece mancare un battito. Riuscii solo ad annuire mentre mi voltavo per chiudere la porta. Vidi Ji Woo con i pollici alzati, intenta a mimare con la bocca un tifo fin troppo esagerato. Chiusi la porta con un tonfo e camminai di fianco a Jongin che mi aprì la portiera dell’auto e mi aiutò a prendere posto sul sedile posteriore della macchina. Fece il giro e si sedette di fianco a me, dicendo all’autista di partire.
 
Mi voltai quando sentii gli occhi di Jongin su di me. «Che c’è?» gli domandai stringendo più forte la borsa che tenevo in mano. «Ho qualcosa di strano in faccia?»
 
Oddio, aveva già notato la macchia sul collo? Impossibile, era coperta dal foulard… Forse si era spostato?
 
«No, certo che no,» mi tranquillizzò, e io ripresi nuovamente a respirare. «Solo che…» Mi mancò di nuovo il fiato. «Oggi sei molto carina. Tutto qui. Non fraintendermi, lo sei anche gli altri giorni, ma oggi…» Fece una risata e si tirò giù la mascherina rivelando il suo sorriso perfetto e il suo volto mozzafiato. «Oggi sei davvero bellissima.»
 
Sentii la faccia andare a fuoco. Non riuscii a mantenere il contatto visivo con lui e diressi lo sguardo sul vetro anteriore della vettura. «G-Grazie,» riuscii a balbettare. Ero talmente in imbarazzo che avrei potuto sprofondare in mezzo ai sedili. Non sapevo cosa rispondergli, così decisi di rimanere in silenzio nella speranza di far passare quel momento.
 
Cavolo, Kang Yorin non stava mai zitta. Aveva sempre qualcosa da dire, ma non con Jongin. Con lui mi trasformavo in una persona completamente diversa. Se fosse stato un altro, di sicuro gli avrei risposto per le rime. Come facevo con Min Yoongi.
 
Per fortuna il mio cellulare ebbe pietà di me e si ricordò che esisteva soprattutto per tirarmi fuori dalle situazioni imbarazzanti. Trillò avvertendomi di un messaggio appena ricevuto. Di sicuro era Ji Woo con una delle sue solite frasi incoraggianti tipo “Fighting!”. Quando controllai la notifica sullo schermo, per poco non mi venne un colpo.
 
Da Puttaniere:
Come va il tuo appuntamento? Spero che tu non stia tradendo la persona più importante della tua vita. Il tuo bias potrebbe rimanerci davvero male.

🔺🔺🔺

ᗩngolo.ᗩutore
Finalmente ce l'ho fatta a postare questo capitolo 🤯 Ho passato una settimana a scrivere due righe, fermarmi e poi riprendere a scrivere. Le parole non volevano proprio saperne di uscire ahaha Per farmi perdonare ho allungato il capitolo, spero non vi annoi 😆

E Yoongi alla fine si è vendicato con qualcosa che ha lasciato il segno 🤔 Povera Yorin, proprio quando finalmente poteva uscire con Jongin 😆 Jungkook ha ricevuto la "conferma" che è il preferito di Ji Woo, anche se non della Ji Woo che pensa lui ahaha Come credete andrà a finire questa faccenda tra loro due?

In realtà in questo capitolo avevo in mente di scrivere tutt'altro (giorno due del photoshoot) ma ancora una volta non sono riuscita a seguire la scaletta che mi ero fatta in testa. Succede anche a voi che quando scrivete prendete una direzione completamente diversa da quella che vi eravate prefissati? Perché a me succede SEMPRE

Vabbé, non vi annoio più di tanto! Spero che il capitolo vi sia piaciuto e prometto che per il prossimo non vi farò aspettare così tanto! Se volete lasciatemi un commentino ⭐ Alla prossima 😘  

Instagram: btsuga_d




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3822471