Un
pomeriggio produttivo
«Che ne dici di
Restelly?» chiese Han.
«Per una bambina».
Leia,
mezza sprofondata tra i cuscini del divano, accennò
una smorfia. «Di certo sarebbe fuori discussione per un
maschietto».
«Seriamente»
insistette Han. «Che te ne
pare?»
Lei
parve riflettere un momento. «Non lo so, non mi convince
molto». Fece un gesto vago con la mano destra.
«Penso che possiamo toglierlo dalla lista».
«Ma
quale lista?» protestò Han.
«Non abbiamo alcuna lista, questo è il problema.
Mancano meno di due mesi e non abbiamo ancora scelto un nome».
«Sono
sicura che ci verrà in mente
qualcosa».
«Lo
spero» brontolò Han. Un momento
dopo, si rianimò. «E Chewbacca? È
proprio fuori questione?»
«Decisamente»
rispose Leia.
Lui
le si sedette accanto, prendendole le gambe e tirandole verso di
sé, così da mettersi i suoi piedi gonfi in grembo
e accennare un massaggio.
«Han,
è inutile» sbuffò Leia,
alzando gli occhi al cielo, «non mi farai cambiare
idea».
«Davvero?»
«Davvero.
Insomma, pensaci. Chewbacca non sarà mai
lontano. Non voglio chiamare un nome e dover specificare se intendo
nostro figlio o il tuo copilota».
Han
increspò le labbra. Doveva ammettere che era
ragionevole. «D’accordo».
Dopo
un’occhiata al viso stanco di sua moglie –
lavorava troppo – decise di continuare col suo massaggio.
Leia emise un piccolo suono di apprezzamento.
«Forse
la decisione sarebbe più facile, se
sapessimo con certezza se è maschio o femmina»
considerò Han, e la guardò. «Non si
capiva proprio neanche dall’ultima ecografia?»
«No,
te l’ho detto» replicò
Leia. «Continua a girarsi e ad incrociare le gambe nei
momenti meno opportuni». Si accarezzò il ventre,
sovrappensiero. «Neanche lo facesse apposta».
Han
scosse la testa con una certa meraviglia. «È
davvero un mascalzone».
«Già,
chissà da chi avrà
preso» ironizzò Leia.
Lui
non ribatté, premendo la mano contro il suo tallone. Era
stranamente esaltante e terrificante insieme, l’idea che suo
figlio, o figlia, gli somigliasse un po’.
Da
parte sua, Leia si spostò per raddrizzare la schiena
– fu un movimento un po’ goffo, data la gravidanza
avanzata, ma servì allo scopo.
«Sai
che ci sono altri esami per conoscere il
sesso» gli disse, «se è una cosa che ci
tieni a sapere prima della nascita…»
Lui
scrollò le spalle. «Non è
così importante» rispose, sinceramente.
Leia
gli rivolse un breve sorriso.
«E
tu?» chiese Han. «Hai qualche
proposta?»
Per
un istante, Leia parve rabbuiarsi, e lui pensò di
ritirare la domanda. Poi, però, lei emise un suono pensoso.
«Per
un maschio… Ne stavo parlando con Luke,
l’altro giorno, e lui ha proposto Obi-Wan. Non è
male».
Han
la scrutò. Confidava che Luke avesse avuto il buonsenso
di non proporle il nome del loro padre biologico… Il giovane
conosceva la propria sorella, dopotutto, e sapeva che tirare in ballo
Anakin Skywalker l’avrebbe solo turbata o fatta arrabbiare.
«Allora?»
Leia spinse il piede contro la sua mano.
«Che ne dici?»
Han
cercò di pensarci su. Una parte di lui ancora stentava a
capacitarsi che quell’uomo che tanto l’aveva
esasperato fosse stato un Cavaliere Jedi, un generale durante la Guerra
dei Cloni. «Non saprei. Mi sembra un po’
impegnativo».
Leia
non insistette. «Altrimenti mi piacerebbe un nome che
cominci per besh».
Han
le rivolse un’occhiata interrogativa.
«Perché?»
Leia
distolse lo sguardo. Aveva le mani sul ventre e si mordicchiava il
labbro. I suoi capelli castani erano sciolti sulle sue spalle ma le
lasciavano ben libero il volto. Incerto sul da farsi, Han
tornò a massaggiarle i piedi.
Dubitava
che vederla così vulnerabile avrebbe mai smesso di
fargli effetto. Leia non amava mettere in mostra i propri punti deboli,
e Han quasi non riusciva a credere che si fidasse di lui abbastanza da
mostrargli quegli squarci di esitazione.
Dopo
un lungo istante, Leia riprese a parlare.
«C’era un’usanza, su… sul mio
pianeta». Non lo stava guardando. «Dare a un
bambino un nome che avesse la stessa iniziale del nome di una persona
cara era… una sorta di tributo, ecco».
Han
annuì, stringendole i piedi. Ma certo. Ora capiva. Un
nome che iniziasse per besh. Come Bail e Breha.
Leia
non sembrava incline a battezzare il loro bambino come uno dei
suoi defunti genitori – la perdita doveva essere ancora
troppo recente – ma un tributo simile… Ci poteva
stare.
«È
una bella cosa» dichiarò
Han, e Leia tornò a guardarlo.
«Lo
pensi davvero?» chiese, in tono strano.
Lui
corrugò la fronte. «Certo».
Non
gli sembrava davvero di aver detto niente di speciale, ma Leia non
doveva pensarla così. «Vieni qui» gli
ordinò.
Han
obbedì, protendendosi verso di lei. Non avevano concluso
niente, con la faccenda del nome, ma quando Leia gli
circondò il collo con le braccia e lo
baciò… Ecco, lui ebbe la netta impressione che
quel pomeriggio fosse stato molto, molto produttivo.
Note:
OS striminzita, me ne rendo conto (in principio avrebbe dovuto essere
una flashfic XD), ma spero sia comunque apprezzabile.
Ah, suppongo sia intuibile ma la besh sarebbe la B
dell’alfabeto starwarsiano. E spero sia credibile che
nonostante tutta la loro tecnologia possano non sapere ancora il sesso
del bambino (in fondo Padmé e Anakin nemmeno avevano idea di
aspettare dei gemelli).
E niente, alla prossima!
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