Leo,
Cris e il loro Leoncino, sono tornati ieri dall'isola, dopo quattro
mesi d'incanto; sebbene Leo sia ufficialmente “guarito” e
sia felice della sua nuova famiglia, il ritorno alla “vita
reale” non può che scatenargli, inevitabilmente, ansie e
paure, sul futuro, ma anche sul passato che si è lasciato alle
spalle. Lo aspetta, però, una bellissima sorpresa.
Lunedì,
14 settembre 2015
Ci
risiamo. Eccoci di nuovo qua, appena entrati nel parcheggio
dell'ospedale, esattamente come un anno fa in questo periodo; a
differenza dell'anno scorso, però, insieme a me e Cris c'è
anche Nic (anche se, a pensarci bene, c'era già pure l'anno
scorso, nonostante ancora non lo sapevamo...), e stavolta non sono
tornato per restare, anzi, a dire il vero, non sono nemmeno venuto
per me; a trovarmi di nuovo in questo posto, però, tutte le
ansie e le paure che per tutta l'estate ho cercato di tenere alla
larga (a volte riuscendoci, a volte meno), mi assalgono prepotenti
come non mai, e non sono poi così convinto di voler scendere
dal pulmino.
Sto
quasi per dire a Cris che preferisco aspettare lei e Nic qui, quando
lei mi dice: “Libera Nic, prima che cominci ad agitarsi, non mi
ricordo dove ho messo il disco orario...”.
Pare
che a Nic non vada molto a genio starsene seduto legato al
seggiolino, e anche ieri dopo un po' ha iniziato a piangere e urlare
a squarciagola; e come dargli torto, dopo mesi di totale libertà?
“Mi
sa che le vacanze sono finite anche per te, Piscione” gli dico
dopo essere sceso dal pulmino e aver aperto lo sportello posteriore
dove c'è lui; per fortuna riesco a slegarlo e a prenderlo in
braccio prima che inizi la sua rumorosa protesta, ma qualcosa mi dice
che la pace non durerà a lungo, dato che tra poco gli tocca il
vaccino. “Benvenuto nella vita reale” sospiro prendendolo
in braccio e dandogli un bacio sulla testa.
“La
vita reale sarà bellissima” mi dice Cris avvicinandosi a
noi e baciandomi. “Andiamo, su, che Carlo ci aspetta!”.
Carlo
sarà il pediatra di Nic, e questa cosa un po' mi rassicura e
un po' mi fa ridere, se penso che fino all'anno scorso era il mio,
di pediatra; e mi viene ancor più da ridere pensando alla
prima volta che l'ho visto, in uno dei miei primissimi giorni
d'ospedale, con quell'aria smunta e quei capelli dal taglio
improbabile, con la Lisandri che lo tartassava di continuo; beh, a
dire il vero non credo che le cose siano cambiate poi molto per lui,
da allora; per me sì, che sono cambiate, anche se ancora
faccio fatica a realizzarlo e più volte, mentre avanzo verso
l'ospedale con Nic in braccio e Cris accanto, mi devo ripetere che
non sono qui per me.
Non
sono qui per me.
Prima
o poi dovrò decidermi a fare gli esami di controllo, ma non
oggi.
Oggi
non sono qui per me.
Sono
qui per il vaccino di Nic, ma ammetto di essere più nervoso
che se dovessi farlo io.
Stavolta
sulle gradinate non c'è Ruggero che ci avvista e che sparge la
voce richiamando tutti; entriamo senza essere notati, ma una volta
nella hall ci incontra Ester e mentre ci fermiamo a salutarla
comincia ad arrivare un sacco di gente che conosco: l'attrazione
principale ovviamente è Nic, e tutti se lo contendono, ma io
lo lascio prendere in braccio solo ad Ester, che sta facendo una
fatica immane a non commuoversi.
“Non
ci posso pensare... voi due genitori... e guarda che meraviglia...”
ci dice passando lo sguardo da Nic, a me, a Cris. “Troppo
belli...”.
“Diventeremo
mamma e papà e tutti ci invidieranno, perché insieme
saremo troppo belli...”; sorrido ripensando alle
parole di Cris, anche se a ripensare a come mi sentivo quel giorno lì
c'è poco da stare allegri. Cazzo, che angoscia! Però
adesso siamo qui per davvero, e non lo so se tutti ci invidiano, ma
troppo belli lo siamo di sicuro.
Stiamo
aspettando il nostro turno fuori dallo studio medico, ma quando si
apre la porta non faccio in tempo a sollevare lo sguardo che sento
una voce inconfondibile.
“Nooo!
La mia stella bella!”; riconoscerei quest'accento e questa voce
tra mille, e poi c'è solo una persona che si sogna di
chiamarmi così: l'Elvira. “Ma cosa fai qui?!”
“Cosa
fai tu, qui?”
“Ma
mi hanno trasferita! Chissà poi perché..., forse lì
ad Oncologia ero troppo chiassosa! Qua coi cinnazzi che piangono e
urlano nessuno bada a me!” esclama ridendo.
“Peccato”
le dico io alzandomi. “Eri una delle poche cose belle di quel
posto.”
“Oh
ma sentitelo! Ma così mi fai arrossire! Ah! Se avessi
vent'anni di meno! E se non avessi una così bella
mogliettina!” dice mentre Cris ride. “Che poi mica me
l'hai detto che ti sposavi! Lo son venuta a sapere da un paziente che
t'eri sposato! Pensa te!”
“Non
l'ho detto a nessuno... Era una situazione, come dire... delicata?!”
“Eh
lo so, lo so, povera stella! Vabbè, non ci pensiamo più
adesso! Ma guarda qui che bambolotto! Vieni dall'Elvira”; lei
porge le braccia a Nic, ma lui non è convinto e non si muove,
restando aggrappato a Cris: forse le sue unghie verdi fluorescenti
non lo convincono, o forse è così sveglio che sente già
aria di guai.
“Leo!”
esclama Carlo che deve averci sentito parlare, affacciandosi alla
porta. “Cris!”; ci bacia e ci abbraccia, e poi porge pure
lui le braccia a Nic, che stavolta si lascia andare. “Oh! Bravo
Nic! Tu sì che sei ragionevole, non come tuo padre!”
“Oh!
Com'è che non hai sbagliato il suo nome?!” lo prendo in
giro, mentre entriamo tutti nello studio. “È questo il
vero miracolo! Non io che sono guarito e che sono pure riuscito ad
avere un figlio!”
“Tutti
non fanno che parlare da mesi del figlio del re Leone! Non mi
potevo sbagliare!”.
Io
rido, ma quando l'Elvira richiude la porta, è come se mi
mancasse l'aria: sarà l'odore di alcool e di disinfettante,
sarà vedere il lettino ricoperto dal telo di carta, sarà
la scatola di guanti usa e getta e le siringhe sul carrello, saranno
tutte queste cose maledettamente familiari che mi fanno venire il
vomito. Pure Nic comincia ad agitarsi, e Cris gli accarezza la testa
per cercare di tranquillizzarlo mentre Carlo lo visita. “Sano
come un pesce, possiamo fare il vaccino!” dichiara poi Carlo
mettendo via il fonendoscopio, ed io sto peggio di prima; mi rendo
conto che non ce la faccio assolutamente a restare qua dentro un
secondo di più.
“Ho
dimenticato il telefono sul pulmino!” dico mentendo, mentre
cerco in fretta le chiavi nella borsa di Cris. “Vado a
prenderlo!”; Cris di sicuro non se l'è bevuta, anche
perché, è vero che mi dimentico di continuo il telefono
da qualche parte, ma è vero anche che nemmeno ci bado, o me ne
frego, e va sempre a finire che chi ha bisogno di parlare con me,
chiama lei.
“Va
bene...” mi risponde lei con un sorriso dolce. Ed io mi sento
uno schifo a lasciarla qui da sola, ma proprio non ce la posso fare.
Me
ne sto seduto in corridoio, vicino alle macchinette, bevendo la Coca
che ho appena preso, mentre rimugino sul fatto che forse dovrei
tirare fuori le palle e tornare da Cris e da Nic.
No,
non ce la posso fare. Già solo l'odore del disinfettante mi ha
dato la nausea, è come se il mio corpo non ne volesse più
sapere di esami, visite e iniezioni; la sola idea mi fa venire da
vomitare. Ok, la puntura a 'sto giro non è per me, ma pure
l'idea di vedere Nic che viene bucato non è che mi piaccia;
non mi piace proprio per niente.
“Ma
guarda te chi c'è!” sento all'improvviso, e
contemporaneamente mi arriva una manata sulla schiena, così
forte da farmi male.
“Ahia
Ulisse!” protesto mentre mi alzo. “Mi vuoi fare secco?!”
“E
chi t'ammazza a te!” esclama lui mentre mi abbraccia, sempre
troppo forte.
“Finirai
con l'ammazzarmi tu, oggi!”.
Lui
ride e quasi mi solleva da terra, poi finalmente mi lascia libero. “E
il pupo dov'è?”
“È
con Cris, sta facendo il vaccino.”
“Ah!
E te che ce fai qua?”
“Avevo
sete” gli dico mostrandogli la lattina di Coca.
“Diciamo
pure che avevi strizza!”
“Eh?!
Ma no!” rispondo sfregandomi un occhio.
“E
io dico de sì! Ma è normale, dai! Una vita che faccio
questo mestiere, e ogni volta che accompagno i miei figli a fa' i
vaccini me giro dall'altra parte!”
“Ok,
allora mi capisci!” esclamo sollevato.
“No
che non te capisco!” ribatte lui dandomi uno scappellotto sulla
nuca, ma stavolta per fortuna piano. “Io me giro dall'altra
parte, ma mica li lascio soli!”
“Beh,
mica è da solo! C'è Cris con lui!”
“E
magari c'ha strizza pure lei, no? Ma intanto lei sta là, e te
stai qua!”.
Già
mi sentivo abbastanza in colpa di mio, lui non sta facendo che
peggiorare la situazione. Mi fa sentire un vigliacco e mi fa pensare
a tutte le volte che ho dato del vigliacco a papà, per essersi
dato alla fuga quando stavo male, e adesso io sto facendo lo stesso.
Ok, Nic non sta male, ma probabilmente sarà disorientato, in
un posto che non conosce, con persone che non conosce, e dopo la
puntura sarà anche arrabbiato e spaventato, e magari avere lì
con lui anche me, oltre a Cris, lo farebbe sentire meglio. E poi, se
mi tiro indietro per un vaccino, che succederà la prima volta
che avrà la febbre o che si farà male? Non voglio fare
gli errori di papà, vorrei essere un genitore sempre presente
e rassicurante, come mamma, nonostante le mie ansie, le mie paure, e
i miei fantasmi.
Anche
papà aveva ansie, paure e fantasmi.
Mi
sembra quasi di aver sentito la voce di mamma, e tanto basta per
farmi decidere ad alzarmi e tornare dal mio Piscione.
Ho
quasi raggiunto lo studio di Carlo, quando incontro l'ultima persona
al mondo che vorrei incontrare oggi: la Lisandri.
“Dottoressa...”
dico accennando un saluto con la testa e proseguendo dritto. “Mi
scusi ma ho fretta!”
“Aspetta,
aspetta!” esclama lei raggiungendomi e parandomisi davanti.
“Non ci vediamo da quattro mesi, e mi liquidi così?”
“Ha
ragione, è che adesso proprio non riesco a fermarmi con lei”;
allargo le braccia e sorrido imbarazzato, mentre lei si toglie gli
occhiali e mi scruta.
“Facciamo
tra mezz'ora nel mio studio, allora? Ho bisogno di parlarti.”
“Mi
dispiace, non riesco. Nic sta facendo il vaccino, e mi sa che è
meglio che dopo lo portiamo subito a casa... Sarà nervoso.”
“E
allora facciamo adesso. Ti prometto che non ti porto via troppo
tempo. È una cosa importante”.
Non
ci vuole un genio per capire cos'ha di così importante
da dirmi, ed io non ho proprio voglia di ascoltarla. “Devo
andare da Nic” le rispondo scuotendo la testa. “Come le
ho già detto sta facendo il vaccino, e non mi va di lasciare
Cris da sola.”
“Troppo
tardi, ha già finito” mi dice lei con un sorrisetto
beffardo.
“E
lei che ne sa, mi scusi?!”
“Vengo
dallo studio del dottor Carlo. Sapevo che oggi sareste venuti, ed ero
venuta a cercarti per dirti di passare da me dopo, e ho incontrato
Cris che stava allattando Nic in sala d'aspetto.”
“Ah...
devo comunque andare... Magari Cris ha bisogno di me...”
“Mi
pare che Cris sia in grado di allattare benissimo senza di te!”
esclama lei ridendo. “Coraggio, andiamo! Prima andiamo, prima
sei libero!”. Io la guardo titubante: non ho proprio voglia di
seguirla nel suo studio, ma ho anche finito le scuse per non farlo e
non so come uscirne. “Che c'è? Non mi dirai che sono
tornata ad essere l'orribile Strega da
cui stare alla larga?!”
“No
no” mi affretto a rispondere io imbarazzato.
“E
allora forza!”; lei s'incammina verso il suo studio, ed io, mio
malgrado, finisco col seguirla.
“Cosa
fai lì in piedi? Accomodati” mi dice la Lisandri che è
già seduta alla sua scrivania, ma io sono troppo agitato.
“Sì...”
sospiro avvicinandomi. “È che sono in pensiero per Nic”;
in parte è pure vero, ma a stare qui, in questo studio,
davanti a lei, sono più in pensiero per me.
“Nic
è con la sua mamma e sta mangiando” mi risponde lei
sorridendo. “Direi che meglio di così non possa stare.”
“Ok...”;
mi lascio cadere sulla sedia e aspetto, mentre con sollievo noto che
almeno non c'è la mia cartella clinica sulla scrivania.
“E
tu come stai?”.
Eccoci!
“Benissimo!
Non si vede?”; sorrido, allargando le braccia, e ostento il più
possibile una serenità che in questo momento non ho.
“Ti
capita di sentirti stanco?”
“Tipo
quando Nic mi fa passare la notte insonne?!” esclamo ridendo.
Lei
scuote la testa e accenna un sorriso. “Intendevo senza motivo.”
“No.
Mai. Mi sento un Leone!” dico regalandole uno dei miei sorrisi
migliori.
“Nessun
sintomo strano?”
“Nessuno.”
“E
con i mal di testa come va?”
“Bene,
nessun mal di testa.”
“Questo
è impossibile” mi risponde lei con tono serio. “Stai
mentendo, e lo trovo molto sciocco da parte tua!”
“E
vabbè, sì! Ogni tanto mi capita di averne... Ma butto
giù una pastiglia e via!”
“Ogni
tanto, quanto?”.
Io
sbuffo e alzo gli occhi al cielo: “Non lo so! Ogni tanto! Non
li segno mica sul calendario!”
“Una
volta al mese? Di più? Di meno?”
“Non
lo so, dipende...”
“Da
cosa?”
“Dal
tempo, dalla stanchezza... Ma io mi sento bene!” esclamo
sbattendo la mano sulla scrivania.
“Va
bene, d'accordo” sospira lei appoggiandosi una mano sulla
fronte. “Senti, devo parlarti di una cosa.”
“Lo
so già di che mi deve parlare!”
“Oh...
te l'ha detto tuo nonno?”
“Mio...?”
le chiedo perplesso. “Ah! Il Generale!”
“Sì.
Te ne ha parlato lui?”
“Cosa
c'entra il Generale, mi scusi?”
“Del
progetto della radio...”.
Progetto
della radio?! Ok, la cosa importante di cui vuole parlarmi la
Lisandri non sono i miei esami di controllo. Mi rilasso, e appoggio
la schiena contro la spalliera della sedia. “No, non ne so
nulla.”
“Ah...
allora di cosa credevi che dovessi parlarti?”
“Niente,
lasci stare.”
“No,
dimmi, sono curiosa.”
“Niente
di che. Mi dica lei”.
Lei
mi guarda dritto negli occhi e sorride tra sé e sé,
mentre io sostengo il suo sguardo, sperando di non farmi sgamare.
“Dunque... qualche settimana fa, il Generale Campo ha chiesto
di vedermi, e mi ha detto che aveva intenzione di fare delle
sovvenzioni all'ospedale, e se c'era qualcosa di cui avevamo bisogno,
in particolare per gli adolescenti”.
Hai
capito il nonnino?! Pare che i sensi di colpa continuino a fargli
aprire il portafogli: adesso non gli basta più aiutare me,
addirittura vuole aiutare tutti i malati dell'ospedale!
“C'è
una cosa che manca, in effetti!”
“Cosa?”
“Una
sala ricreativa dove i ragazzi possono riunirsi e stare insieme.”
“C'è
la ludoteca.”
“Ma
lì è pieno di bambini! Dico una stanza proprio per i
ragazzi, con i divanetti, e la tv, i dvd, i computer e il wi-fi, la
Play, dei giochi di società...”.
Lei
pare illuminarsi, ci pensa un attimo e poi esclama: “Ma è
un'idea bellissima!”
“Modestamente...”
le rispondo compiaciuto.
“Gliene
parlerò al più presto, sono sicura che ne sarà
entusiasta anche lui!”
“E
invece cosa mi stava dicendo della radio?”
“Ah,
sì! La mia idea sarebbe quella di ricreare Radio Watanka, che
da quando te ne sei andato è finita in disuso..., coinvolgendo
appunto i ragazzi ricoverati.”
“Anche
la sua è una bella idea!” le dico sorridendo. “Però
il rischio è che si crei molta confusione, con tutti i
pazienti che vanno e vengono. Con me e Ruggero era diverso perché
ormai eravamo veterani, e sembrava che non dovessimo più
andarcene via da qua!”; e invece poi ce ne siamo andati via
entrambi: io guarito, lui no, però va avanti e convive bene
con la sua malattia. Potere dell'amore!
“Ci
ho già pensato a questo! Ci vorrebbe una persona che si
occupasse di tenere le redini. Preparare le scalette, gli argomenti
da proporre agli ascoltatori, fare da conduttore principale,
insomma!”.
Mi
sa che ho capito dove vuole andare a parare... “E... mi lasci
indovinare...?! Ha pensato a me?!”
“Esatto!”.
Mi
sento molto a disagio a doverle dire di no, ma non posso fare
altrimenti: “Lo farei molto volentieri, ma non posso garantirle
la mia presenza fissa... Mi piacerebbe... davvero, ma non posso
proprio... Posso venire ogni tanto a dare una mano, se vuole..., ma
tutti i giorni è impossibile. Ho Nic, e devo prendere la
patente e poi... dovrei anche trovarmi un lavoro”; anche se non
ho assolutamente idea di che tipo di lavoro.
“Leo,
ma io ti sto offrendo un lavoro!” esclama lei ridendo.
“Eh...?!”
“Sì!”
“Cioè...
non mi sta proponendo di venire qui come volontario?”
“No,
ti sto proponendo un lavoro a tempo pieno!”
“Oh...
io...”; comincio ad agitarmi sulla sedia. Sono troppo
emozionato e sorpreso: sono entrato qua dentro titubante, convinto di
sorbirmi la predica sulla mia incoscienza e irresponsabilità e
bla bla bla, e invece la Lisandri mi ha appena offerto un lavoro. Un
lavoro! Come DJ. Ma che figata!!! Oooh cazzo! Devo andare subito a
dirlo a Cris! “È fantastico!” esclamo alzandomi in
piedi e precipitandomi da lei per abbracciarla.
“Lo
prendo per un sì?”
“Sì!”;
e quasi quasi la solleverei da terra, ma mi pare eccessivo.
“Bene,
hai carta bianca. Fai un elenco di quello che ti serve, degli orari
che vorresti coprire... Io poi passo tutto all'amministrazione e
vediamo di fare un incontro preliminare.”
“Io...
non so come ringraziarla, davvero!”; quasi mi commuovo. Questa
donna mi ha salvato la vita, e adesso mi sta pure permettendo di
cominciare quella nuova alla grande.
“A
dire il vero... un modo c'è” mi dice annuendo.
“Dica!”
esclamo allargando le braccia, mentre non riesco a controllare la mia
euforia.
“Presentati
in ospedale domattina alle otto. A digiuno”.
Io
alzo gli occhi al cielo e sto per protestare, ma poi la butto
sull'ironia. “Perché vuole fare colazione con me?”
“Ah,
se vuoi dopo possiamo pure fare colazione insieme!”
“E
prima... prelievo e tac total body?” le chiedo sospirando.
“Sì.
Ti ho già fissato entrambi gli appuntamenti. Ti basta
presentarti in accettazione”.
Alla
fine è stata stronza come al solito e mi ha fregato! Mi pareva
troppo bello averla passata liscia, e invece mi ha proprio
incastrato! Come faccio a dirle di no, adesso?
“Va
bene...” le dico, mentre già alla sola idea di rimettere
piede in sala prelievi mi si contrae lo stomaco.
Cris
è seduta fuori dallo studio di Carlo, con Nic che dorme tra le
sue braccia, e sono così belli che quasi mi dispiace
disturbarli.
“Ehi...”
sussurro sedendomi accanto a loro.
“Eccoti...”
dice lei con un sorriso dolce, mentre con una mano mi accarezza il
viso.
“Ha
pianto tanto?” le chiedo spostando delicatamente un ciuffo di
capelli dalla fronte di Nic.
“Un
po'..., ma il seno l'ha tranquillizzato subito.”
“Ha
già capito tutto, lui!” esclamo ridendo.
“Che
stupido!” sorride lei scuotendo la testa. “Tu hai poi
trovato il telefono?”
“Sì...”
le dico mostrandoglielo, anche se entrambi sappiamo benissimo che ce
l'ho sempre avuto in tasca. “E ho trovato anche un lavoro!”
“Cioè...?”
mi domanda lei disorientata. “Stai scherzando?”
“Ma
no! Sul serio!”
“Ma
scusa, com'è possibile...?”; Cris è molto stupita
e rimane con una mano sospesa per aria, poi ride, incredula. “Nel
parcheggio? Vuoi fare il parcheggiatore abusivo?”
“Potrebbe
essere una valida alternativa!” esclamo strizzando un occhio.
“Però no, lavorerò alla radio.”
“Che
radio?”
“La
radio dell'ospedale!”
“Radio
Watanka?”
“Sì!
La Lisandri vuole rimetterla in funzione, e pare che il Generale
abbia voglia di sborsare!”.
Le
spiego bene l'idea della Lisandri e quale sarebbe il mio ruolo, e lei
ne è entusiasta, mi cinge il collo con il braccio libero e mi
attira verso di sé: “Amore, ma è una cosa
stupenda!”
“Sì!”
rispondo io baciandola. “Dobbiamo festeggiare!”
“Andiamo
a pranzo fuori?!”
“Mh...
forse è meglio di no, Carlo ha detto che a Nic potrebbe venire
un po' di febbre... Meglio andare a casa.”
“Ah,
ok...”
“Però
possiamo passare al supermercato, e ti preparo un bel pranzetto di
pesce!”
“Cucini
tu?!” le domando stupito.
“Sì!
Non è giusto che cucini il festeggiato!”
“Va
bene...” dico sforzandomi di fare un sorriso convincente; non
so quanto mi convenga che cucini lei... “E prendiamo anche una
bottiglia di vino!”
“Tutto
quello che vuoi!”
“Oooh!
Attenta a quello che dici, bimba!”
“Daaai!”;
lei ride e mi dà un colpo sul braccio, poi si alza.
“Andiamo!”.
Nic
se ne sta buono per un po', poi mentre Cris sta cucinando ed io sono
bello comodo sul divano a buttare giù le idee per la radio,
comincia a piangere in maniera piuttosto noiosa e non riesco a farlo
calmare in nessun modo, nemmeno mettendomelo sul petto.
“Emergenza
tetta!” urlo andando verso la cucina con lui in braccio.
“Che
c'è amore?” gli chiede Cris prendendolo. “Non è
che ha la febbre?” mi domanda poggiandogli le labbra sulla
fronte.
“Non
mi è sembrato caldo...”
“No,
infatti... non mi pare. Sarà solo nervoso. Provo ad
allattarlo.”
“Quello
funziona sempre!” esclamo ridendo.
“Ah,
c'è il sugo sul fuoco!”
“Sì
sì, tranquilla, ci penso io!”.
Questo
sì che è un colpo di fortuna: mentre Cris se ne va di
là per allattare Nic, io riesco a rimediare a un paio di
disastri in atto in cucina, salvando praticamente il pranzo che alla
fine risulta delizioso, anche se a Cris tocca pranzare con Nic
attaccato al seno per tutto il tempo.
Adesso
lui dorme tranquillo nella sua culla da quasi due ore, e noi abbiamo
potuto fare l'amore indisturbati e restarcene poi sdraiati nel letto
a poltrire.
“Domattina
vado a fare gli esami” dico a un certo punto, quasi convinto
che Cris stia dormendo, dato che è da un bel po' che se ne sta
in silenzio e ferma, con la testa poggiata sul mio petto.
E
invece lei è sveglia e si tira su per guardarmi in faccia,
appoggiandosi a un gomito: “Ti ha convinto la Lisandri?”
“Diciamo
che mi ha incastrato la Lisandri!” puntualizzo io
facendo una smorfia. “Come facevo a dirle di no, dopo che mi
aveva appena offerto un super lavoro?!”.
Cris
ride e mi dà un bacio a stampo sulle labbra: “Ogni tanto
trovi qualcuno che è più furbo di te, mio caro!”
esclama per poi tornare a sdraiarsi. “Vengo con te?”
“No,
preferisco andare da solo.”
“E
come fai?”
“Boh,
prenderò l'autobus.”
“Lascia
che ti accompagni e che ti venga a riprendere, almeno!”
“Devo
essere lì alle otto, dovresti alzarti presto, lascia stare!”
“Devo
alzarmi presto comunque. Devo passare all'università per dei
documenti!”
“E
Nic?”
“Nic
lo porto con me, non è un problema!”; ci scommetto che
le zie farebbero a gara per tenerlo mezza mattina, ma credo che Cris
non si senta ancora pronta a lasciarlo; e nemmeno io, a pensarci
bene.
“Oook,
aggiudicato. Mi puoi accompagnare. Sul venirmi a riprendere...,
vediamo.”
“Va
bene” sospira lei dandomi un bacio sulla spalla.
Il
pensiero di domani mi rende nervoso: la sala prelievi,
quell'inconfondibile odore, l'orribile camice, il senso di calore che
mi dà il contrasto sparato in vena, il ronzio della tac mentre
me ne sto immobile..., e poi l'attesa dei referti, e la Lisandri che
mi comunica l'esito.
Mi
manca il respiro anche solo a pensarci.
Vedrai
che andrà bene.
Ok,
mamma, andrà bene.
Andrà
tutto bene e potrò continuare la mia nuova vita reale senza
intoppi: con Cris, con Nic e con tutti quelli che amo; e con il mio
nuovo fighissimo lavoro, certo.
Sì,
andrà tutto bene, e la vita reale sarà bellissima.
|