The Valentine's Auction
Attenzione! Questa è una
traduzione. La storia originale la potete trovare al seguente link:
https://www.fanfiction.net/s/9111867/1/The-Valentine-s-Auction
Note dell’autrice: La
storia è stata scritta per il festival DramioneLOve Valentine’s Day di
Livejournal. Sono state scritte storie meravigliose, quindi andate a leggerle.
Grazie a RZZMG per aver organizzato il festival ed a Captainraychill, non solo
per averci regalato delle meravigliose FF, ma anche per aver creato un prompt
che non vedevo l’ora di scrivere. Grazie mille anche a Poppyxxxx per aver
avermi fatto da Beta, nonostante l’Università.
Prompt: in occasione del
giorno di San Valentino, sono state allestite romantiche ed incantate carrozze
tra Hogwarts ed Hogsmeade. Come ci finiscono assieme Draco ed Hermione, e cosa
succede una volta lì?
Disclaimer: Harry Potter
è proprietà di J.K. Rowling e Warner Bros. Questa storia è stata creata
esclusivamente per divertimento, senza scopo di lucro, e senza intenzione di
infrangere il copyright.
L’asta di San Valentino
Hermione non
si capacitava di come era stata persuasa a farlo. Sbirciò ancora una volta
dalla tenda di velluto, e deglutì alla vista della massa di persone già sedute
in attesa dell’inizio dell’asta.
“Andrà tutto
bene, Hermione, vedrai”.
“Fai presto
tu a dirlo, Harry. Lì fuori hai qualcuno pronto a puntare su di te, con la tua
Camera blindata ridicolamente grande a sua disposizione per assicurarsi la
vittoria”.
Il suo migliore
amico non riuscì ad evitare il sorriso che gli apparse sul viso. Non aveva
nemmeno il cuore di fargli una colpa per la sua felicità, nemmeno quando doveva
affrontare chissà quale diffidente mago (o strega) pronto a puntare Galeoni.
Lui aveva già sacrificato così tanto per la comunità magica. Non che anche lei
non l’avesse fatto, ma non aveva qualcuno di speciale seduto lì fuori in attesa
che si assicurasse di non farla finire in un appuntamento con un libidinoso
pervertito.
Quindi
invece che guardarlo, mise il broncio. “Non so come mi sono ingrovigliata in
tutto questo”.
“Come
abbiamo fatto tutti noi. Abbiamo permesso alla Professoressa McGranitt di
abbindolarci in questa faccenda”.
Hermione
annuì in assenso.
Hogwarts era
ufficialmente in bancarotta. Le riparazioni al castello dopo la Grande
Battaglia erano state estese, ed avevano prosciugato tutte le riserve che la
scuola di solito aveva da parte. Ciò significava che non c’erano più soldi per
supportare gli studenti che avevano bisogno di un aiuto economico per andare a
scuola, né per sostenere i costi normali della scuola stessa. La Preside stava
organizzando raccolte fondi dall’inizio dell’anno scolastico, per incassare
denaro, e l’asta di San Valentino era stata la sua ultima trovata. La Professoressa
McGranitt era rimasta davvero compiaciuta all’idea, e non aveva avuto scrupoli
nell’incastrare malamente chiunque potesse. Anche il Ministro della Magia,
Kingsley Shackelbolt, era messo all’asta. Ma il pezzo forte era stato far dire
di sì ad Harry, che aveva dato la sua parola anche per Ron ed Hermione.
Beh, ai suoi
amici maschi andava bene. Avevano entrambi portato le proprie fidanzate, con
istruzione di vincerli a tutti i costi. Ma Hermione era single, e preoccupata
che un paio di maghi corrotti puntassero su di lei. Aveva orecchiato un mago
sulla cinquantina dire ai suoi amici che stava pianificando di vincere “quella
bella e giovane puledra, numero 9”. Nella sua mente sarebbe stato illegale
anche solo permettergli di alzare la mano, aveva solo diciannove anni, per la
miseria. Ma poi si ricordò di starlo facendo per una buona causa. Hogwarts
significava tutto per lei.
“Non
preoccuparti, Hermione. Magari c’è un elegante giovane laureato lì fuori, che
aspetta solo la sua occasione per conquistarti”.
Lei roteò
gli occhi. “Ora sei ridicolo. Cose del genere accadono solo nei romanzi rosa
spazzatura”.
L’amico la
spinse in disparte per dare un’occhiata alla Sala Grande. “Garda! Dicevo sul
serio”.
“Cosa?”,
chiese lei, levandolo di mezzo per dare uno sguardo al bel ragazzo che lui
aveva visto.
“È arrivato
Goyle”, disse lui, ammiccando malvagio.
Lei gli
lanciò uno sguardo penetrante. “Non c’è nulla di affascinante in Goyle”.
“Magari è
stato maledetto e trasformato in un troll, ed ha bisogno di un bacio dalla sua
principessa per ritornare alla sua vera forma di affascinante Principe”.
“Era una
rana, Harry. Ed io non sono una principessa”.
“Sei la
principessa Grifondoro. O così ho sentito dire”.
Hermione
roteò gli occhi. “Se non stai attendo, Confonderò Ginny. Ci sono un sacco di
streghe la fuori che vogliono fare una romantica passeggiata in carrozza, al
buio, con il grande Harry Potter. Chi lo sa cosa potrebbero pensare di farti in
quella situazione?”.
L’amico
sbiancò un pochino, mentre soppesava quanto reale fosse la minaccia. Ovviamente
arrivò alla conclusione che non fosse seria. “No, non me lo faresti mai! So che
ti sei esercitata nelle maledizioni, nel caso ti vincesse quello sporco e
vecchio pervertito dell’Ufficio Relazioni con i Folletti. Non mi augureresti lo
stesso”.
Prima che
riuscisse a dire qualcosa, vennero entrambi sospinti da una frustrata Aurora
Sinistra. L’asta stava per iniziare, e dovevano andare a sistemarsi secondo
l’ordine del volantino.
Hermione
guardò gelosa, mentre Harry e Ron venivano entrambi avvolti dalle loro
vittoriose fidanzate. Lei era ancora all’oscuro di chi aveva vinto l’appuntamento
con lei, dato che il vincitore era stato nascosto dal pesante mantello di
Hagrid. Non era nemmeno riuscita a sbirciare quando tutti si erano girati per
vedere chi fosse. Alcune delle facce scioccate non l’aveva rassicurata. Era
legata a qualcuno di orribile.
Le carrozze
iniziarono a mettersi in fila all’entrata, ed in altre circostanze ne sarebbe
rimasta affascinata. Invece dei Thestral, le tiravano un cavallo bianco puro ed
uno nero lucente, con le redini di seta incantate per portarli ad Hogsmeade e
ritorno per diverse ore. Ogni carrozza aveva un cestino da picnic, con
all’interno prodotti offerti da varie compagnie.
La sua
carrozza accostò, e lei si guardò attorno, confusa di dove fosse il suo
appuntamento per quella notte. Scrollò le spalle, visto che non apparve
nessuno, e salì in carrozza. Se non avesse voluto andare, non sarebbe stato un
suo problema. Ci sarebbe stato più cibo per lei.
L’interno
era adornato con una dozzina o più di fate, che svolazzavano carinamente sul
soffitto. C’era un mazzo di fiori profumati che pendeva, e riempiva la carrozza
con un profumo intossicante, ma Hermione non fece caso a nulla. Piuttosto,
guardava in orrore la persona che l’aveva vinta.
“Tu!”,
esclamò sorpresa.
Ci fu uno
scrollo di spalle, ed un leggero cenno di assenso.
“Perché?”
“Che posso
dire, Granger? Sono profondamente e perdutamente innamorato di quel cespuglio
che chiami capelli”.
Lei strinse
gli occhi al suo tono sarcastico. Non era sicura di preferire il pervertito
dell’ufficio Relazioni con i Folletti a Malfoy.
“Oh, per
favore! Non provarci nemmeno”.
Lui rise
leggermente. “Vuoi la verità?”.
Lei annuì.
“Mi fa
apparire bene. La mia famiglia non è esattamente vista di buon occhio al
momento”.
Era
capibile. I Malfoy erano alla frutta. Potevano essere riusciti a tenersi fuori
da Azkaban grazie alle azioni di Narcissa nella Foresta Proibita, ma non
significava che la popolazione fosse volenterosa di perdonarli.
“E credi che
puntare su una Nata-Babbana cambierà le cose”.
“Non essere
stupida, Granger. Utilizza il cervello che so che possiedi. Certo che no! Ma
non fa male, soprattutto quando la Nata-Babbana in questione è la migliore
amica di Harry Potter”.
Hermione non
sapeva se esserne ferita o meno. Nonostante la sua visione pessimistica
dell’evento, aveva segretamente sperato di trovare un po’ di romanticismo.
Essere vinta per le sue qualità relazionali non era di certo qualcosa che
trovava lusinghiero.
Un silenzio
imbarazzante cadde tra i due, finché lei non scoppiò a ridere, il che si
intensificò mentre Malfoy aveva uno sguardo leggermente spaventato per la sua
reazione.
“Scusa”,
disse. “Ma è troppo strano. Non avrei mai pensato che mi sarei ritrovata in un
appuntamento in carrozza, romantico ed illuminato da fate, con te”.
“Ha i suoi
lati divertenti”.
Lei si chinò
e rovistò nel cestino da picnic, disperata nel tentativo di trovare una bevanda
che potesse rendere la cosa gradevole. Si alzò trionfante, mentre in un
secchiello ghiacciato giaceva una bottiglia di champagne rosa. Vi trovò accanto
due bicchieri appositi.
“Ne vuoi un
po’?”, chiese, mentre offriva un bicchiere vuoto a Malfoy.
“Perché no?
L’alcool potrà solo far passare più velocemente le prossime ore”.
Facendogli
una linguaccia, mise il bicchiere tra le gambe ed agitò la bacchetta per aprire
la bottiglia. Il vino frizzante spumeggiò su, e lei riuscì appena in tempo a
mettere in posizione il bicchiere prima di farlo gocciolare ovunque.
“Sei davvero
elegante, Granger”, disse asciutto Malfoy.
“Sta zitto! Vorrei
vedere te, in un posto così piccolo ed in movimento”.
“Ecco perché
ho gli elfi domestici”, replicò.
Lei roteò
gli occhi. Alcune cose sembravano non cambiare mai. Inghiottì almeno mezzo
bicchiere, prima di guardarlo ancora una volta. Non lo vedeva davvero dal sesto
anno, ma aveva un aspetto migliore dell’epoca. Aveva preso un po’ di peso, ma
gli occhi erano rimasti adombrati, come se avesse dei rimpianti. Capì di non
sapere assolutamente più nulla di lui.
“Allora, che
cosa combini ultimamente?”, chiese, non essendo una che ama il silenzio.
Lui
l’adocchiò curioso. “Sei davvero interessata, o vuoi solo passare il tempo?”.
“Un po’
entrambe”, replicò, onesta come sempre.
“Faccio il
volontario alla Fondazione Orfani di Guerra”.
Lei sbuffò.
“E questo
cosa significa?”, chiese lui.
“É una mossa
tipica dei Malfoy. Dovete ricostruire la vostra reputazione, dunque cosa fate?
Volontariato ad un’associazione di beneficienza che sapete vi metterà in luce
migliore con le persone”.
“Per
qualcuno che si vanta di essere di mente aperta e compassionevole, sei davvero
veloce a giudicare”.
Prese un
altro sorso di champagne. “Credo di avere dei buoni motivi per essere scettica,
se riguarda la tua famiglia”.
Lui scrollò
le spalle, quasi riconoscendo ciò che aveva detto. “È parte del mio verdetto.
Devo ridare qualcosa alla comunità, altrimenti mi ritroverò ad Azkaban per tre
anni”.
"Oh!",
disse lei.
"Sì,
esatto. Oh!”, rispose lui. Ora si era voltato per affrontarla, e lei rimase
stupita di vedere le emozioni sul suo viso. In effetti, sembrava appassionato.
“Questo è il
problema con te e la vostra allegra banda Grifondoro. Nel vostro mondo tutto è
sempre bianco o nero”.
Riusciva a
sentirsi la rabbia montare. “È un pregio, detto da te. Tu hai una mente così
ristretta che automaticamente pensavi io dovessi essere uccisa, o schiavizzata,
o chi lo sa cos’altro, solo per esistere. Per te, il mondo è diviso in indegni
come i Sanguesporco, i traditori del proprio sangue, i Mezzosangue, ed i degni
Purosangue. Il che è la più grande pila di spazzatura che ho mai sentito,
considerato che non ho controllo sulla magia. Lei mi ha scelto, non il
contrario”.
Tutto ciò
che riusciva a percepire nella quiete seguente allo sfogo, furono i suoi
respiri affannati. Lo guardò, e lui non distolse lo sguardo. Si fissarono come
se si vedessero davvero per la prima volta. Non c’erano amici, professori,
famiglia o colleghi che potevano mettersi in mezzo e distogliere i loro
pensieri, e la tensione iniziò ad aumentare nella carrozza.
Venne rotta
da una calma parola.
“Era”.
“Cosa?”,
chiese lei.
Lui ruppe il
contatto visivo e tornò a guardare fuori dalla finestra, nella notte buia.
“Quella era la mia visione. Ma credo di avere il permesso di crescere,
considerati gli ultimi paio d’anni”.
“Lo sei
davvero? Praticamente la prima cosa che mi hai detto stasera è stata che mi hai
vinta perché ti faceva fare una bella figura”.
“Non ho
detto che sono cambiato completamente”.
“Io dico che
non sei cambiato affatto”. Trovava confusionaria l’intera conversazione, ed il
fatto di non riuscire a leggere Malfoy si aggiungeva ai motivi di rabbia. Le
sue azioni non suggerivano davvero alcun grande cambiamento. Oh, certo, poteva
non star proclamando ad alta voce che non poteva respirare la stessa aria di
una Sanguesporco, ma sembrava comunque ancora opportunista. In ogni caso, le
sue parole indicavano che aveva cambiato opinioni in qualche modo, e sperava di
potergli dare il beneficio del dubbio. Ma era Malfoy.
“Allora non
c’è molto che possa dire per convincerti del contrario”.
La mossa improvvisa
che fece verso di lei la fece stringere nell’angolo, ma invece dell’attacco
fisico che si aspettava, lui si abbassò ai suoi piedi e raccolse la bottiglia
di champagne, versandone altro in entrambi i bicchieri. Si ritirò di nuovo nel
suo angolo di carrozza, e la guardò da vicino. Lei voleva contorcersi per
essere sotto scrutinio, ma rifiutò di dargli quella soddisfazione.
“Che ne dici
se iniziamo d’accapo?”.
La sua offerta
la colse di sorpresa. “D’accapo?”.
“Sì, invece
di rievocare vecchi rancori e comportarci come entrambi ci aspettiamo, perché
non facciamo a finta di non esserci mai incontrati? Magari ho puntato su di te
per puro divertimento, o perché eri la ragazza più attraente in lista. Qualcosa
del genere insomma”.
Lei ci pensò
per un momento. Sarebbe stato strano, ma era allettante. Non voleva davvero
passare la serata a litigare e battibeccare sul passato.
“Ok”, disse.
Lui
sogghignò ed allungò la mano. “Draco Malfoy. É un piacere conoscerla,
signorina…”
“Hermione
Granger", disse lei. “Ma lo sai già dall’asta”.
Il suo
ghigno diventò un sorriso. “Non me ne fai passare una”.
“Sono nota
per essere piuttosto intelligente”.
Si
guardarono, e risero.
“È strano.
Intendo, tutto questo sembra venire da un universo alternativo”.
“Uh, uh,
uh!”, la riprese lui. “Ricorda, non ci conosciamo”.
Lei roteò
gli occhi, ma continuò la farsa. “Ma certo. Allora… Draco, cosa fai?”.
“Faccio il
volontario ad un’associazione di beneficienza per gli organi di guerra. Credo
sia ciò che i Babbani chiamano anno sabatico”.
Un lampo
d’irritazione dardeggiò sul suo volto, e lei si aspettò una battuta cattiva
uscirgli dalla bocca, ma lui sembrò capire la sua richiesta, di genuina
curiosità e non perché voleva scavare su di lui.
“Partecipo
ad un corso del Ministero, il Programma Riabilitazione Purosangue. Praticamente
è disegnato per insegnarci tutto sullo stile di vita Babbano”.
Lei si
sporse in avanti, interessata. “Ti dispiacerebbe parlarmene? Ricordo che
Kingsley me ne aveva accennato. Voleva partecipassi, ma io volevo concentrarmi
a prendere i M.A.G.O. e ad essere onesta, cercare di far cambiare idea a bigotti
purosangue non mi allettava. Sono stanca di lottare”.
“Va bene,
credo. Ci sono cose buone, ma la maggior parte è prosaico e noioso. Sai, il
solito: i Babbani sono come noi eccetera”.
“Ma lo
sono”, disse lei con un cipiglio.
“Non
esattamente. Ci sono grandissime differenze. Pensavo che tu, tra tutti, ne
fossi a conoscenza”.
“Beh, sì. Ma
è perché siamo rimasti separati da loro per così a lungo che abbiamo affrontato
le cose in maniera diversa”.
“Ma il modo
in cui le affrontano loro è opposto al nostro. Da come usano un bastone a come
sfruttano l’ambiente”.
“Quelle sono
le cose principali in cui la magia ci dà un vantaggio, o dove loro hanno
sviluppato tecnologie avanzate per aiutarli in cose per cui noi usiamo la
bacchetta. Ma in certi aspetti della vita, siamo praticamente uguali. Certo, ci
sono differenze culturali dato il fatto che noi usiamo la magia e che la
comunità magica è stata tagliata fuori dai Babbani sin dalla firma dello
Statuto Internazionale di Segretezza, ma parliamo la stessa lingua dei Babbani,
coi quali condividiamo il Paese, abbiamo sistemi educativi simili, condividiamo
le vacanze come il Natale, e tendiamo ad innamorarci e sposarci negli stessi
modi. Potrei continuare”.
Lui le
sorrise. “Sai, Shackelbolt aveva ragione. Dovevi farne parte”.
“È un
complimento?”.
“Immagino di
sì. Ma tu spieghi le cose in un modo che chi propone il corso non capisce.
Molti di loro sono Nati-Babbani, ma nessuno mi ha mai invogliato come hai
appena fatto tu. Di solito tendono ad annuire ed essere d’accordo sul fatto che
ci sono grandi differenze”.
Hermione
grugnì. “È frustrante. L’intero centro del programma è spezzare le barriere,
non rinforzarle”.
“No, non
credo io gli stia rendendo giustizia. Di certo non ci insegnano che tutto ciò
che avevamo imparato sui Babbani era giusto, ma non credo nemmeno abbiano il
tuo stesso talento nel mettere in luce le somiglianze”.
Lei arrossì
appena, conquistata dalle sue parole gentili. “Ha funzionato nel farti cambiare
idea?”.
“Forse. Mi
ha dato qualcosa a cui pensare”.
“Bene”, replicò
lei. “Pensare da soli è tutto ciò che chiedo. Allora, dimmi qualcosa che ti
piace del corso”.
“Mi piace il
lato divertente”.
“Davvero?”,
chiese stupita. Credeva Malfoy avrebbe fatto lo snob.
“Sì,
davvero. Si sono inventati cose davvero belle. All’inizio ero scettico sui
programmi televisivi che dobbiamo guardare ogni settimana. Ad essere onesto,
pensavo sarebbe stata assoluta spazzatura, ma mi piace davvero guardare le
serie che mi danno, e ne guardo anche delle altre, con i miei genitori”.
Il sopracciglio
di Hermione si alzò. Faceva fatica ad immaginare la famiglia Malfoy prepararsi
la sera di fronte alla tv.
“Fammi
capire, vi danno dei programmi da guardare?”.
“Sì, e
dobbiamo farne una presentazione, per dimostrare che facciamo davvero i
compiti”.
“Che
programma ti hanno dato?”.
“Buffy
l’Ammazzavampiri”.
Gli lanciò
uno sguardo divertito. “Ti fanno guardare Buffy?”.
“Granger",
iniziò a dire lui.
“Tut, tut,
Draco. Pensavo fossimo nuovi conoscenti”.
Fu il turno
di lui di roteare gli occhi. “Scusa, Hermione. Non è così strano mi abbiano
dato una serie da guardare. Comunque, sembra la guardi anche tu?”.
“Suppongo di
no, ma non riesco ad immaginarti seduto a guardarlo, e che ti piaccia”.
“Perché?”.
Lei ci
pensò, e la risposta che le venne in mente non era lusinghiera, ma non avrebbe
fatto la timida solo perché poteva ferirlo nei sentimenti. “Non lo so. Non
pensavo avessi così tanto senso dell’umorismo, o che lo avresti apprezzato”.
“Vedi,
perché conosci solo un lato di me. Mi piace ridere come a tutti. Come mai tu lo
guardi?”.
“Una delle
prime cose che ho fatto alla fine della guerra è stata contattare alcuni amici
Babbani. Ovviamente, guardano sempre la tv, così per non sembrare ancora più
strana di quanto fossi, sono andata al negozio locale ed ho noleggiato quante
più serie tv possibili. Buffy è uno dei miei preferiti, e dei miei amici”.
“All’inizio
non ne sono rimasto gran che impressionato. A Theo hanno dato X-Files, e
sembrava molto meglio di un programma per ragazzine, ma l’umorismo e
l’introduzione di Spike mi hanno conquistato”.
“Spike?”,
disse incuriosita lei, storcendo il naso. “Io preferisco di più Angel”.
Anche
pensandoci, poteva capire perché a Malfoy piacesse Spike. Avevano alcune caratteristiche
in comune, incluso un umorismo pungente ed una personalità spocchiosa.
“Certo.
Anche a Pansy piace. Parla sempre della sua presenza perfetta. Se chiedi a me,
è noioso. Troppo angoscioso”.
“Ne fa parte
l’intera Casa Serpeverde?”.
Malfoy la
guardò con veemenza. “Cosa credi?”.
Lei si morse
un labbro. “Ok, era una domanda stupida. Allora, guardi anche altri
programmi?”.
“Non quelli
di Pansy. Lei guarda alcune stupide soap opera, East Enders o qualcosa del
genere. È spazzatura, ma lei ne è presa. A me piace X-Files e la serie di mio
padre”.
“Qual è?”
“E.R., è
divertente vedere come i Babbani curano le ferite. Ecco perché molti muoiono
negli incidenti. È praticamente barbarico”.
“Non sono
sicura sia questo che dovresti carpire”.
Malfoy roteò
gli occhi ancora una volta. “Lo so, lo so. Mio padre ha già dovuto fare una
presentazione su come i Babbani riescono a trattare malattie, incidenti e
problemi senza abilità magiche”.
Lei non
riuscì a soffocare il sorriso.
“Cosa?”,
chiese lui.
“É solo che
il corso sembra fatto bene. Mi piace vi abbiano assegnato programmi che vi si
addicono, e ciò che potreste carpirne a riguardo”.
“Non sono
sicuro abbiano pensato molto ai programmi di Pansy. Hanno semplicemente deciso
che essendo una ragazza le piacciono pettegolezzi e dramma, quindi le hanno affibbiato
una soap”.
Lei scrollò
le spalle. Non le erano mai piaciuti i melodrammi delle soap opera, e non ne
avrebbe difeso l’esistenza o lo scopo. Comunque, era affascinata dai suoi
ragionamenti. “Perché credi ti abbiano dato Buffy?”.
Lui le
lanciò uno sguardo consapevole. “Riguarda il destino ed essere incapaci di
sfuggire ad un fardello che ti è stato dato per caso alla nascita o dal
destino. È ovvio che stanno cercando di farmi vedere Potter sotto una luce
diversa”.
Non aveva
mai pensato ad Harry e Buffy come situazioni simili, ma era interessante che
lui l’avesse fatto. “Ha funzionato?”.
Lui
sogghignò, e riempì di nuovo il bicchiere. “Se fosse bello come lei, allora
potrebbe. Ma è un idiota pelle ed ossa con gli occhiali, quindi non proprio”.
Lei rise e
lo colpì leggermente al braccio. “Sei incorreggibile! Quindi se Harry fosse,
diciamo, Harriet, saresti stato più incline a fartelo piacere”.
“Non andrei
così distante, Gran… Hermione. Sarebbe comunque Potter”.
“Harry non è
cattivo. Ti piacerebbe, se gli dessi una possibilità”.
Il sopracciglio
destro di Malfoy si sollevò, ma lui decise di cambiare argomento. “Allora,
Hermione, tu cosa fai?”.
“Lavoro al
Ministero…”
“Prevedibile”,
disse lui, interrompendola.
Lei stringe
se labbra. “Se mi lasciassi finire. Lavoro al Dipartimento per il Controllo e
la Regolazione delle Creature Magiche”.
“Come ho
detto, prevedibile”.
“Cosa c’è,
di prevedibile in tutto questo?”, disse soffiando.
“Avevi
creato la società per gli elfi domestici al quarto anno, no?”
“Sì, e
allora?”.
“Blateravi
sempre su come fossero trattati male, allora è ovvio che avresti sprecato il
tuo potenziale per andare a lavorare in quel dipartimento scroccone”.
Hermione si
accigliò. Sicuramente non aveva considerato le sue aspirazioni come uno spreco.
Faceva esattamente ciò che voleva, ed avrebbe fatto la differenza in come le
creature meno fortunate erano trattate dalla comunità magica. Etichettare la
sua carriera “fannullona” era irritante, e così da Malfoy da essere infuriante.
“Non c’è
nulla di sbagliato nella strada che ho scelto. Farò qualcosa per cui vale la
pena, e migliorerò le cose per chi ha bisogno d’aiuto”.
“Ma
praticamente fai solo carte. Potevi fare carriera come Indicibile, o
Guaritrice, dove potevi passare il tempo a creare nuovi trattamenti o scoprire
nuove magie”.
“Ma in
questo modo ottengo leggi per un trattamento migliore per le creature magiche.
Cambierò le vite anche solo lavorando da dietro una scrivania”.
Lui scosse
tristemente la testa. “È un peccato, Hermione”.
“Lo dici solo
perché libererò i tuoi elfi domestici”, disse provocatoria.
“Buona
fortuna a cambiare centinaia d’anni di tradizione”.
“Oh, li
cambierò. Non dubitare di me”.
Lui sorrise,
piuttosto ammirato. “Magari non dovrei. Se Hogwarts mi ha insegnato qualcosa, è
che tu ed i tuoi due stupidi amici riuscite sempre a fare l’impossibile”.
“No, non
l’impossibile, si chiama rifiutarsi di accettare lo status quo”.
Lui riprese
la bottiglia e riempì il bicchiere di lei.
“Non abbiamo
ancora finito lo champagne?”, chiese.
Malfoy lo
alzò, e per la sua sorpresa era ancora quasi pieno.
“È una di
quelle bottiglie auto-riempienti”, spiegò. “Paghi per una certa quantità, ma
invece che dover andare a prendere le nuove, il liquido riempie quella
originare”.
“Come mai
non ne ho mai vista una prima d’ora?”.
“Sono
costose. La tua esperienza del mondo magico è stata Hogwarts ed i Weasley.
Hogwarts è una scuola e non c’è bisogno di bottiglie di alcool simili, ed i
Weasley non potrebbero permetterselo”.
“E tu allora
come facevi a sapere cos’era?”.
Ghignò. “Non
solo sono benestante, ma è stato il mio contributo al cestino da picnic”.
Lei non
riuscì a nascondere la sorpresa, anche se lo voleva, sapendo che Malfoy l’aveva
detto solo per sconvolgerla.
“La
Professoressa McGranitt ti ha chiesto di contribuire all’evento?”.
Lui tossì.
“La mia famiglia potrebbe essere persona non grata al momento, ma abbiamo
ancora i soldi. Certo che la McGranitt me lo ha chiesto. Mi ha personalmente
invitato all’evento, sapendo che avrei scelto una persona all’asta. Dubito
pensasse saresti stata tu, comunque”.
“È stata un
po’ una sorpresa”.
“Non avevi
qualcuno nel pubblico come Potter o Weasley?”.
Sperava di
poter rispondere con un sì e non suonare così una triste e sola giovane donna
che era stata lasciata in disparte dai suoi due migliori amici, ma poi lui le
avrebbe fatto domande imbarazzanti sul perché il tipo non avesse fatto
l’offerta vincente ed il fatto che l’unico a fare un’offerta fosse stato
l’inquietante Herbert Meldrew dell’ufficio Relazione con i Folletti non era
l’ideale. Preferiva fargli sapere che non aveva nessuno, piuttosto che fargli
pensare di stare con qualcuno che poteva essere suo nonno.
“No”, disse
coraggiosamente.
“Perché no?”
Prese un
sorso di champagne, e guardò Malfoy. Lo studiò per qualche momento, dandosi
tempo di guardarlo. Era davvero molto più attraente di quanto ricordasse. Il
suo ricordo di lui era fatto di angoli appuntiti, che sembravano andare a
braccetto con la sua personalità poco piacevole. Ma ora, mentre lo osservava,
sembrava essere cresciuto nei lineamenti, lasciandosi alle spalle il ragazzino
di un tempo. Il viso era ancora angolato, ma molto più mascolino. La mascella
era scolpita e, nonostante il naso fosse ancora appuntito, era
meravigliosamente dritto e dava al viso un che di classico.
“Semplicemente
non ce l’ho”, disse lei, sulla difensiva.
“Credevo tu
e Weasley sareste finiti insieme”.
“Quella nave
è salpata tanto tempo fa”.
Davvero.
Nonostante aver condiviso quel bacio durante la battaglia, avevano aspettato
troppo per fare la mossa e trasformare l’amicizia in qualcosa di più profondo.
Si erano scontrati, addolorati durante le settimane seguenti alla caduta di
Voldemort, ma una volta sepolti amici e familiari avevano avuto un momento per
loro e capito che preferivano l’amicizia sopra qualsiasi cosa. Ron aveva
iniziato a lavorare con George, ed Hermione aveva frequentato per sei settimane
il corso dei M.A.G.O. ad Hogwarts. Quando aveva superato gli esami, Ron stava
già con Padma Patil.
“Trovo
difficile credere che da allora non ci sia stato nessun altro”.
Lei scrollò
le spalle. “Non c’è stato”.
Lui tossì, e
lo sguardo che le lanciò le fece venire i brividi lungo la spina dorsale. Non
aveva mai visto i suoi occhi essere nient’altro che freddi ed indifferenti, ma
ora erano caldi nel profondo. Le fecero surriscaldare il sangue nel corpo, ed
il cuore iniziò a batterle forte.
“I tuoi
colleghi sono ciechi?”.
Lei arrossì.
Non era abituata a ricevere quel tipo di attenzioni. Beh, non da Cormac
McLaggen, che era sinistro e disgustoso. Questo era intrigante ed eccitante, e
poteva abituarcisi. Si sentiva come se fosse stata speciale, in qualche modo.
“Oh, beh. La
loro perdita è il guadagno di qualcun altro”, disse lui.
Se c’era una
cosa che Hermione non era, era il fatto di essere stupida. Stava flirtando con
lei, implicando che poteva essere il suo, di guadagno. Non era sicura di come
si sentisse a riguardo, ma prima di riuscire ad analizzare la situazione, si
trovò a rispondere.
Mise la mano
sul suo braccio destro, e mise in gioco le ciglia, cercando di sembrare
civettuola. “Forse non ho ancora incontrato l’uomo giusto?”.
Il
sopracciglio di lui si alzò alle sue parole, e spuntò un lieve sorriso gli
spuntò sulle labbra. Oh Dio, stava davvero flirtando di rimando? Lei ritrasse
velocemente la mano come se fosse stata punta, e versò sfiduciata lo champagne
nel suo flûte quasi vuoto. Quanto ne aveva bevuto? Doveva centrare per forza
quello, per il suo comportamento completamente dissennato e non da lei. Non
aveva nemmeno mangiato nulla.
Allungò il
proprio bicchiere a Malfoy senza troppe cerimonie. “Ecco, tieni. Guardo che cibo
abbiamo. Non ho mangiato molto a pranzo, e non reggo bene l’alcool a stomaco
vuoto. Avremo una terribile sbornia domani”, disse nervosamente, confusa dal
proprio comportamento precedente.
Lui prese il
bicchiere e rimase seduto in silenzio, ancora con il live sorriso, mentre la
guardava rovistare nel cestino.
“Ah,
perfetto, c’è una baguette. Asciugherà l’alcool. Oooh, c’è una selezione di
formaggi francesi. Saranno deliziosi”.
Svelò un
paio di piatti ed alcuni coltelli, ed inizi ad organizzare la selezione di
prelibatezze su ognuno di essi. Glie ne allungò uno con un falso sorriso, e
procedette a prendere un grande morso di pane spalmato con del Roquefort.
“Mmm…
proprio quello di cui avevo bisogno”, disse mentre deglutiva.
Il silenzio
dell’uomo di fianco a lei continuò. Lo guardò, e vide che non aveva ancora
toccato il cibo, semplicemente la guardava.
“Cosa?”,
chiese Hermione.
“Non è la
fine del mondo se flirti con me”.
Il sangue le
andò alle guance. “Non stavo flirtando con te”.
“Ovvio,
certo che no”, disse lui in palese incredulità.
“Non è
vero”, ribatté.
“Non sarebbe
un disastro, se lo avessi fatto”.
“Sì, lo
sarebbe. Sei tu. È ridicolo pensare che uno di noi sarebbe attratto dall’altro.
Comunque, era solo l’alcool a parlare”.
“Pensavo non
avessi flirtato con me. E perché sarebbe strana l’attrazione?”.
“Non l’ho
fatto. Ma se erroneamente credi di sì, era l’alcool. E andiamo? Io e te? È da
pazzi”.
“Ma io non
sono ubriaco. E tu sei una bella strega, perché dovrebbe essere pazzesco se
pensassi tu sia attraente?”.
Lei gli
lanciò uno sguardo confuso. La cosa le stava sfuggendo di mano. Flirtare grazie
all’alcool era divertente, ma altro era troppo. Decise di ignorare la domanda.
“Non ho
detto che lo sei, ma io sono un po’ allegra. Troppo champagne e non abbastanza
cibo, e dico cose stupide”.
“Allora
stavi flirtando con me”.
Non la mise
come una domanda, ma lo constatò come un fatto. Lei riusciva a sentirsi il
sangue diffondersi dalle guance all’intera faccia e lungo il collo. Aveva
rivoltato le sue parole fino a quando lei aveva praticamente ammesso ciò che
non voleva. Per un piccolo, insensato momento, aveva davvero flirtato con lui.
“E se lo
avessi fatto? Non significa nulla, ed era solo l’alcool a parlare”, mormorò
infelice.
Hermione
abbassò lo sguardo sul piatto in grembo, ma lo alzò velocemente quando sentì un
dito sfiorarle la guancia. Malfoy la stava guardando pieno di significato, e
lei non riusciva a distogliere gli occhi.
“È così
brutto ammettere di flirtare con me?”.
Lei scosse
le spalle, un po’ petulante. “Non lo so. Sei Malfoy. Dovremmo litigare ed
odiarci”.
“Tutto
questo non ti ha insegnato che se ci lasciamo il passato alle spalle e ci
concentriamo su di noi, in realtà andiamo d’accordo piuttosto bene?”.
Lei ripensò
alla conversazione. Nonostante i suoi pensieri all’inizio dopo aver visto chi
si trovasse nella carrozza, si era divertita. Aveva trovato i suoi punti di
vista interessanti, ed era affascinata da come lui analizzava le cose. Non
avrebbe mai pensato sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe sentito Malfoy
esprimere ammirazione per qualcosa di Babbano, o si sarebbe seduto per un paio
d’ore di fianco a lei senza lanciarle orribili insulti.
“Immagino di
sì”, disse. “Ma è strano”.
Lui rise.
“Sì, lo è. Ma non più degli ultimi anni. In effetti, preferirei questo tipo di
strano, piuttosto che il precedente”.
“Oh, sono
d’accordo. Almeno questo strano è piacevole”.
E ci cascò
di nuovo, aprendo la bocca prima di pensare ed ammettendo sensazioni delle
quali non era sicura di essere a proprio agio.
Sussultò
appena, mentre Malfoy le rimetteva a posto un riccio dietro l’orecchio.
“Sono più
morbidi di quando mi sarei aspettato”, disse pensieroso, giocandoci.
Lei roteò
gli occhi. “Cosa? In confronto al cespuglio che prima dicevi di trovare così
attraente?”.
Lui
sogghignò. “Sì, mi spiace. Le vecchie abitudini sono dure a morire”.
“E quando
sei in dubbio, puoi sempre ricadere negli insulti ai capelli”.
Lui la
guardò in contemplazione, come se dovesse intuire qualcosa. “Posso dirti una
cosa?”.
Hermione
strinse le labbra. Sembrava fossero arrivati ad un bivio. Se diceva di sì,
qualcosa tra di loro sarebbe cambiato per sempre. “Perché no?”.
“Non voglio
spaventarti”.
“Malfoy,
sono una ragazza cresciuta che ha affrontato la guerra. Dubito qualsiasi cosa
mi dirai possa spaventarmi”.
“Oh, non lo
so. Potrebbe farti scappare a gambe levate”.
“Dillo e
basta”.
“Ho mentito
quando ti ho detto che ho puntato su di te per migliorare la reputazione dei
Malfoy”.
“Perché
avresti dovuto mentire?”, chiese confusa.
Alzò la
mano, bloccando la prossima domanda che stava per fargli. “Per favore, fammi
finire”.
Lei annuì e
rimase in silenzio.
“Hai
presente quando ho detto per prenderti in giro che ho puntato su di te perché
eri la strega più attraente in lista?”.
Lei annuì
ancora una volta, non volendo disturbarlo nel caso ciò lo bloccasse
dall’esprimere qualsiasi cosa stesse per dirle.
“Beh, non
era distante dalla verità. In realtà non avevo programmato di puntare nessuna.
Volevo dare alla McGranitt una donazione adeguata, ma fine. Poi, mentre
aspettavo che l’asta iniziasse, ti ho vista sbirciare dalla tenda, e sono
rimasto spiazzato da quanto eri bella. Non avevo mai pensato a te in quel modo,
ma era innegabile. Poi sei uscita sul palco e sembravi così in ansia che eri
adorabile. Mi aspettavo pienamente che avessi qualcuno in platea pronto a
vincerti come Potter e Weasley, ma mentre l’asta diventava sempre più seria ed
i tuoi amici se ne sono andati, ho capito che non l’avevi, così ho deciso, per
puro capriccio, di rilanciare. Sarebbe stata una farsa farti andare
all’appuntamento con quel viscido e vecchio del Ministero. E mi sono sentito
premiato quando sei rimasta così sollevata che non avesse vinto. Ma il tuo
visto quando sei entrata in carrozza e mi hai visto mi ha fatto capire che non
mi avevi ancora visto, così ho inventato la bugia del migliorare il destino dei
Malfoy. Eri così ostile nei miei confronti che mi sono trovato ad insultarti
ancora una volta”.
Hermione
rimase a fissarlo in shock. Non si aspettava niente del genere, ed il suo cuore
perse un battito per le implicazioni. Malfoy la trovava attraente, e aveva
puntato su di lei nell’impulso di renderla felice.
“Poi però ti
sei inventato di fare a finta che non ci conoscessimo”, disse stupidamente.
Lui rise. “Devo
ammettere di essere piuttosto orgoglioso di aver avuto quell’idea, e sembrava
sarebbe stato l’unico modo per parlare normalmente. Ed ero interessato a cosa
stessi facendo. Volevo anche capissi che non sono lo stesso Draco con cui hai
frequentato la scuola”.
“Beh, sei
riuscito a dimostrarmi che sei cambiato. Mi piace quello che ho visto sta sera,
e anche se lo champagne mi ha donato un po’ di coraggio olandese, avrei voluto
comunque flirtare con te”, confessò lei. Non c’era più nulla da perdere. Erano
passati da un leggero flirt ad ammettere una mutua attrazione, e voleva vedere
dove ciò l’avrebbe portata.
“Allora,
posso fare ciò che voglio da quando mi hai sventolato le ciglia?”.
“E
sarebbe?”.
“Baciarti”.
Sussultò.
Forse stava andando un po’ troppo veloce. Solo due ore prima, se qualcuno le
avesse chiesto di Malfoy, lo avrebbe chiamato un viziato piccolo spocchioso con
un problema di superiorità del sangue, fortunato ad essere fuori da Azkaban. Ma
ora le stava chiedendo di baciarla e, nonostante tutto, lei lo voleva.
Annuì un po’
esitante, prima di abbassare gli occhi, timida.
“Non
distogliere lo sguardo”, disse lui. “Non lo farò, se non sei sicura”.
Lei alzò
ancora una volta la testa, e vide in lui la medesima sua ansia. “No, lo voglio.
Ma non lo so, non è un po’ troppo affrettata la cosa?”.
“Probabilmente”,
disse lui scrollando le spalle. “Ma se la guerra mi ha insegnato qualcosa, è
che dovremmo approfittare dei momenti come questo. Non sprecherò il resto della
mia vita a preoccuparmi di ciò che dovrei fare o ciò che si confà al nome dei
Malfoy. Quel tipo di pensieri mi hanno fatto seguire uno psicopatico e mi hanno
quasi ucciso. Preferisco fare ciò che voglio, ed ora voglio baciarti”.
“Se la metti
così, sembra che me ne pentirei se non cogliessi al volo l’occasione”.
Un po’ della
vecchia spavalderia ritornò sul viso di lui, ma non era cattiva od irritante. “Che
posso dire, Granger? Baciarmi è un’opportunità che solo un’idiota si lascerebbe
scappare”.
Lei rise.
“Pensavo di essere Hermione ormai”.
Malfoy le
prese il viso, accarezzandole lo zigomo con il pollice. “Hermione, ora ti
bacerò. Ti suggerisco di spostarti se non vuoi”.
Lei ci pensò
un momento, ma l’incertezza mescolata al desiderio nei suoi occhi le fece
prendere una decisione. Avrebbe vissuto il momento, al diavolo le conseguenze.
Anche se fosse uscito dalla carrozza e fosse tornato il solito idiota che
detestava? Almeno non avrebbe continuamente pensati a “e se”.
Hermione
annuì, e lui annullò la distanza, toccandole appena le labbra con le sue,
dandole l’opportunità di sottrarsi se ci avesse ripensato. Le mani di lei si
spostarono sul suo collo, e lo spinse contro la sua bocca con maggior
pressione.
Venti minuti
dopo, la carrozza rallentò, e Malfoy alzò la testa. Lei si lamentò, alla
perdita del contatto.
“Credo che
il nostro appuntamento sia finito”, disse.
Lei guardò
oltre la sua spalla, fuori dal finestrino, e vide le luci del castello
avvicinarsi. “Sì, lo è”, disse, e sospirò delusa.
Si districò
dalle sue gambe e lisciò i vestiti. Lo guardò, e rise alla vista dei suoi
capelli.
“Credo di
averti rovinato i capelli”, disse, strattonandogli per gioco una ciocca.
“Ne è valsa
la pena”.
“Non sono
sicura lo dirai ancora, quando li vedrai”.
Lui si
abbassò e le sussurrò in un orecchio. “Potresti anche avermi staccato tutti i
capelli, e ne sarebbe valsa la pena”.
La carrozza
si arrestò con uno scossone, e lei rimase un attimo ferma con la mano sulla
maniglia.
“Questo ora
dove ci porta?”, chiese.
“Sta a te
decidere se ti piacerebbe vederci di nuovo, possibilmente in un luogo dove non
mi donerai il tuo tempo perché ti ho vinta ad un’asta. Magari a cena, il
prossimo fine settimana?”.
Lei si
abbassò di nuovo, per dargli un veloce bacio. “Mi piacerebbe”.
Saltò fuori
dalla carrozza, e vide i suoi amici aspettarla sulle scale del castello.
“Non serve
ti chieda se è stato un bel appuntamento”, disse Ron, aggrottando le
sopracciglia alla vista dei suoi capelli arruffati e le labbra gonfie.
“Scommetto
che il tuo appuntamento misterioso non era Herbert il Pervertito”, disse
sorridente Ginny, alla vista del sorriso di Hermione da gatto che ha preso il
canarino.
“A meno che
il Signor Meldrew non avesse più doti di quanto ci aspettassimo”, disse Padma
con un ghigno.
Hermione soppresse
il desiderio di ridere. Baciare Herbert Meldrew non compariva in alcuno dei
suoi piani futuri, al contrario di un certo biondo.
“No, ho
avuto un appuntamento con qualcuno di infinitamente più attraente di lui”.
Gli amici
allungarono intorno la testa, per vedere chi stesse uscendo dalla carrozza, e
lei rise per le loro espressioni scioccate quando videro che si trattava di
Malfoy.
“Malfoy! Hai
sbaciucchiato Malfoy!”, urlò Ron.
Un gruppo di
persone si voltò verso di loro, all’udire la voce.
“Ronald! Potevi
dirlo un po’ più forte? Non credo ti abbiano sentito ad Hogsmeade”, sbottò.
“Scusa”,
disse lui. “Ma Malfoy??”.
“Lo so”,
disse lei incredula. “Ma ne è valsa la pena”.
Gli occhi di
Ginny si illuminarono. “Voglio i dettagli. Bacia bene? Come hai fatto a
metterti in quella situazione? Andiamo, Hermione, parla!”.
Lei guardò
ancora una volta oltre la sua spalla, salutando Malfoy con un gesto, prima che
Ginny e Padma la prendessero per entrambe le braccia e la trascinassero nel
castello.
Harry e Ron
si guardarono, prima di scrollare le spalle e seguirle. Non erano troppo
contrari al sentire i dettagli e sapere come si era messa in quella situazione.
Alla fine
delle scale, Harry si voltò verso la sua nemesi da ragazzino e vide il biondo,
mani in tasca, fissare un po’ deluso la bruna cespugliosa, che era già sparita
dalla vista. Sbatté gli occhi un paio di volte, alla vista dell’espressione
dell’uomo. Era così diversa dalla solita. Era stata una strana svolta degli
eventi, ma se Malfoy era ciò che Hermione voleva, allora lui non si sarebbe
messo in mezzo. Avevano vinto la guerra perché i pregiudizi fossero estirpati.
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