Let me be your wings
(Parte seconda)
***
Niente va come previsto.
Ed è tutta colpa di quell'idiota
cavernicolo del fratello di Albus!
E la lite... c'era davvero bisogno di
litigare per chi dovesse fare da balia ad una ritardata? E davvero
Aberforth credeva che Albus avrebbe dovuto essere contento di badare
a lei?
Che discussione idiota!
Ed Aberforth non avrebbe dovuto
provocarlo a proposito del fatto che lui non avesse bacchetta, e
quella squilibrata non avrebbe dovuto spaventarsi tanto.
Perché accidenti Gellert aveva
accettato di andare a conoscerli? Era stato stupido!
Stupido ad acconsentire solo per fare
un piacere ad Albus.
E adesso è dovuto scappare di
nuovo, persino da casa di sua zia e dalle capre che si vedevano dalla
finestra.
La cosa che più gli brucia è
che le sue ali sono ancora piccole, e che non vedrà più
quelle di Albus, e che forse non potrà mai Spiegare per lui.
***
Sono passati anni.
Troppi anni.
Le ali di Gellert Grindelwald sono uno
dei pettegolezzi preferiti del mondo magico, perché pare che
nei salotti sia molto affascinante l'idea romantica di un assassino,
di un rinnegato, di un mago dal cuore maledetto che almeno una volta
nella sua vita deve avere amato.
Il colore grigio acciaio è un
colore mai visto, e la loro grandezza è impressionante.
Da chiuse arrivano sotto le ginocchia
del mago, mentre da aperte... bè, nessuno lo sa.
Si dice che le ali di Grindelwald siano
belle ma completamente immobili; mai un fremito, per nessuno.
Quello che tutti si chiedono è
se Grindelwald le abbia mai Spiegate per qualcuno, ma nessuno,
nemmeno tra i suoi più fedeli, ha mai osato chiederglielo
direttamente.
***
Gellert sa perfettamente di non essere
irrintracciabile ora che è tornato in Inghilterra, e sa che
sono molte le persone che lo cercano: si tratta di aspiranti
discepoli o di aspiranti Auror intenzionati ad arrestarlo.
Lui non si è mai nascosto né
mai lo farà. Lo ha giurato a sé stesso.
Per questo Gellert non è
sorpreso quando, tra la posta che gli viene consegnata in camera
dall'elfo domestico della pensione dove alloggia, trova sempre
parecchie buste.
A prima vista nessuna gli sembra
particolare, ma scorrendole una di esse gli evoca qualcosa di
indefinito e doloroso.
Albus.
Niente mittente, ma Gellert sa che
quella lettera è sua.
In realtà sono due, una dentro
l'altra.
“Devo vederti. Nell'altra busta
troverai un'anello. È una passaporta che si attiverà la
sera del solstizio d'estate alle sette. Ti porterà in un posto
speciale. Io sarò lì ad aspettarti fino alle sette e
mezza, se non sarai arrivato entro quell'ora lo considererò
come un rifiuto. Sinceramente vorrei che tu accettassi. Pensaci.
Albus”
Il primo istinto è
accartocciarla tra le mani. Il secondo è portarla alle labbra
per baciarla.
Sulla sua schiena le ali si stirano per
la prima volta dopo anni di immobilità.
***
Un tetto. Secondo Albus il “posto
speciale” sono i tetti della cattedrale di Saint Paul.
La passaporta lo ha fatto arrivare
dritto su uno dei camminamenti più alti, ed Albus è
esattamente all'estremità opposta.
È cambiato negli anni, ma
Gellert sa che è lui: glielo dice la vampata di magia che urla
alle sue ali di Spiegarsi.
Albus è di spalle, e le sue, di
ali, si aprono con grazia non appena percepisce la sua presenza.
Sono belle, si concede di pensare
Gellert.
Sono rosso rame all'attaccatura di ogni
piuma e poi virano verso il bronzo sulla punta, creando un continuo
sovrapporsi di sprazzi di luce e riflesso metallico nella luce del
tramonto.
In effetti sono bellissime.
Ed Albus le ha sviluppate per lui.
Dunque lo ha amato. Le ali non mentono.
Gellert tuttavia non è
intenzionato a farsi distrarre troppo.
-Posto azzardato, per uno che non vuole
infrangere lo statuto di segretezza- gli urla.
Non è intenzionato ad
avvicinarsi, non vuole dargli questa soddisfazione. E le sue
maledette ali devono smetterla di contorcersi per salutarlo!
Albus si gira verso di lui e la sua
espressione è affabile come se si fossero lasciati da amici
solo il giorno prima.
-Non preoccuparti: siamo perfettamente
schermati dai migliori incantesimi di disillusione. Nessuno farà
caso a noi-
Si avvicina e più i suoi passi
lo portano verso Gellert più le ali sulla sua schiena si
Spiegano; quando arriva proprio di fronte a lui le ali sono
completamente aperte ed Albus non fa nemmeno uno sforzo per
dominarle.
Sempre così sincero. Sempre
così... buono.
-Ciao, Gellert-
Lui finge di essere insensibile al suo
viso, alle minuscole rughe agli angoli degli occhi che lo rendono
ancora più attraente, ai suoi occhi azzurri che il tempo non
ha appannato, alla mascella adesso coperta da una barba ordinata.
Lo scruta, divora ogni dettaglio, lo
marchia a fuoco nella sua mente, ma Gellert non glielo farà
capire facilmente.
-Che cosa vuoi da me?-
-Voglio sapere se posso salvarti-
-Da cosa?-
-Da te stesso-
-Non ho nessun bisogno di essere
salvato. Io sono libero. Tu, piuttosto, quando ti libererai
dall'ipocrisia che ti sei cucito addosso e riprenderai il tuo posto?-
-Il mio posto è ad Hogwarst-
-Il tuo posto è accanto a me, a
combattere. Me lo avevi promesso, Albus!-
Stavolta le ali stanno per scattare.
Albus le guarda solo per una frazione
di secondo prima di tornare a guardare lui negli occhi.
-Non manterrò una promessa che
ti farà del male-
-Perché dovrebbe farmi del male?
Non pensi che io possa farcela? Non ti ho dato abbastanza prove che
io sono diverso dagli altri?-
-Gellert, lo so che sei diverso, ma sei
sempre umano. Ti prego di non dimenticartelo-
In quel modo, rivolgendosi alle sue
presunte fragilità, Albus lo fa solo arrabbiare di più.
Gellert scatta a cammianare avanti e
indietro, stessa abitudine di quando erano ragazzi e lui si
infiammava a parlare della rivoluzione.
-Ho imparato a controllare la magia
senza bacchetta, sono padrone della bacchetta del destino, ho
radunato un esercito... insomma, quale altro miracolo devo fare
perché tu torni da me? Dimmelo, Albus, ed io lo farò.
Lo sai che lo farò-
-Gellert, perché non capisci? Io
non voglio imprese mirabolanti da te, voglio solo che tu ritrovi la
tua umanità. Puoi farlo, Gellert?-
-Umanità- ripete lui sprezzante
-Non capisco cosa tu intenda-
-Intendo la capacità di provare
compassione. Renderti conto che stai facendo soffrire delle persone-
-Ah, ma io me ne rendo conto-
-E non basta a fermarti?-
-No. Non se qualcosa di più
grande deve essere conquisato-
Albus sospira e si passa una mano sulla
fronte. Indossa dei guanti di pelle, nota solo in quel momento
Gellert.
Forse anche a lui fanno male le spalle
per i muscoli contratti, ma anche lui è bravo a nasconderlo.
-Sono belle- Dice all'improvviso Albus
accennando alle sue ali, e Gellert si concede un accenno di sorriso.
-Non sono spuntate per una persona
qualsiasi-
-Nemmeno le mie-
Sciocco, ingenuo, meraviglioso Albus!
Le ali fremono per il bisogno disperato
di Spiegarsi ed accarezzare le punte delle altre che ha di fronte.
Deve essere bellissimo. Deve essere sollievo per quella tortura che
gli sta facendo contrarre tutto il corpo nel tentativo di tenerle
ferme.
Ma ha davvero importanza? Se anche le
Spiegasse, che ci sarebbe di male? Albus lo ha fatto per lui, ed è
stato solo naturale, inoltre Gellert è convinto che Albus
sappia perfettamente che è lui che si trattiene dallo
Spiegare, ma che il sentimento esiste ancora.
Lo Spiegamento è istintivo, è
unico per ogni persona, non si può simulare ed è
diverso dal semplice aprire e chiudere le ali per sgranchire i
muscoli.
Le ali di Albus, ad esempio, sono due
perfetti archi con le punte rivolte verso di lui, come a volerlo
invitare in un abbraccio, e Gellert sa, sa quanta voglia ha di
affondarci.
Alla fine sceglie la mezza misura.
-C'è un segreto, vuoi sapere
qual'è?-
-Se tu vorrai dirmelo-
Con un cenno della bacchetta le ali di
Gellert iniziano a cambiare colore.
Dalle punte il colore inizia a
schiarire, poi su tutta l'ala il grigio scuro scompare e lascia il
posto ad una meraviglia unica: le ali di Gellert sembrano fatte di
cristallo.
Ogni piuma è traslucida,
perlata, iridescente, riflette la luce in tutti i suoi colori al
minimo movimento.
Le ali di Gellert sono fatte di pura
bellezza.
-Ho provato a coprirle con ogni
incantesimo che conosco, ma non riesco ad andare oltre il grigio.
Capisci cosa mi hai fatto, Albus? Non è abbastanza per
meritare che tu torni da me?-
Albus non può rispondergli
perché è senza fiato. Non è affatto facile fare
un effetto del genere ad Albus Silente, e Gellert non può fare
a meno di esserne orgoglioso.
Guarda le sue ali come se davvero
fossero un miracolo.
-Posso?-
Gellert fa un semplice cenno con la
testa verso l'ala, ed Albus deve togliersi un guanto per toccarla.
Le ali sono sensibili, Gellert lo
scopre nel momento in cui il calore della mano di Albus gli scorre
dappertutto nel corpo.
È sollievo come tanti anni
prima, quando le loro ali erano ancora sotto la pelle, e Gellert non
può impedirsi di sospirare e quasi di gemere.
Il suo corpo si muove da solo: si
aggrappa ad Albus ed affonda le mani nelle piume soffici sotto le sue
ali.
Sono così belle, mordide,
calde... è la stessa sensazione di pace di tanto tempo prima.
Gellert sente che potrebbe sprofondarci
e che Albus non vorrebbe altro al mondo che poterlo tenere così.
Le sue ali sono Spiegate, adesso.
Tese verso l'alto ed all'indietro fino
allo spasmo, con le piume aperte a ventaglio e le punte verso il
cielo.
Fa male ai muscoli delle spalle, ma è
così liberatorio Spiegare!
Ognuno ha il proprio modo di Spiegare:
per Albus è un invito, per Gellert è un grido di
tortura ed estasi.
Le loro ali si incastrano alla
perfezione: quelle di Albus a circondarlo, quelle di Gellert pronte a
spiccare il volo per entrambi.
Il profumo di Albus è l'unica
cosa che percepisce, se ne lascia riempire ed inebriare come dal
liquore migliore: sa di estate, di dolce, di lavanda e di pergamena.
E di limone. E Gellert potrebbe annegarci, e l'unica cosa che
vorrebbe è fare l'amore con lui anche se sono sul tetto della
cattedrale.
-Sono qui, Gellert... sono qui...-
Albus lo bacia tra i capelli, sulle
guance, e solo alla fine trova la sua bocca.
***
Sono ancora stretti, ancora sul tetto,
ancora scossi da tremiti.
-Vieni con me, Gellert- sussurra Albus
al suo orecchio -Permettimi di salvarti-
Gellert sospira.
Povero, sciocco, sentimentale Albus.
Si scioglie dall'abbraccio, le loro ali
perdono l'armonia dell'incastro perfetto e basta quello come
risposta.
-Perché vai via? Non sei stato
felice, adesso?-
-Lo sono stato, Albus, più che
in tutti questi anni. Ma la felicità è la trappola più
subdola che esista, ed io non posso dimenticare che c'è
qualcosa di più grande della mia felicità-
Albus gli rivolge un sorriso triste.
-Sei tu stesso il primo martire della
tua causa, dunque-
-Non è così drammatico.
Devo fare delle cose. Quando sarà tutto finito ci ritroveremo-
-E se finisse male?-
-Allora ricordami-
-Gellert!- Albus tende la mano e tenta
di afferrarlo un'ultima volta ma lui è rapido a scansarsi.
-Devo andare adesso. Addio-
Si Smaterializza in fretta, prima di
perdere la concentrazione e Spaccarsi.
Non sa che dietro di lui resta una
piuma di cristallo e che Albus la raccoglie per conservarla.
***
Devono affrontarsi.
In fondo lo sapevano entrambi che non
sarebbe potuta finire in altro modo.
Restano solo loro in piedi alla fine
dello scontro, al centro dell'arena del Peré-Lachaise dove
anni prima Gellert ha tenuto il suo discorso.
Posto curioso, un cimitero che è
anche campo di battaglia, per lasciare Spiegare le proprie ali, ma
Albus non pare preoccuparsene e non fa nulla per nascondere l'invito
che ha sempre contraddistinto il suo Spiegamento.
-Gellert, non voglio farti del male.
Non costringermi a combattere contro di te-
-Non sono io a costringerti, Albus. Se
tornerai con me non ci sarà nessun bisogno di combatterci.
Torna da me, Albus-
-Non posso-
-Non vuoi-
-Nemmeno tu vuoi. Le tue ali sono nere,
adesso-
Gellert sorride a tanta ingenuità.
Lascia che le sue ali si Spieghino in
tutta la loro forza, solo per Albus, e poi, con un cenno della
bacchetta sfiora un'ala ed il nero pece scivola via per lasciare
spazio al caleidoscopio di colori che da sempre sono le sue ali.
-Ho migliorato l'incantesimo che le
copre, ma loro restano così-
Ancora una volta Albus è a bocca
aperta.
-Gellert... dopo tutto questo tempo?-
-Sempre-
Ma la mano che stringe la bacchetta è
già in tensione, pronta allo scontro.
***
Non doveva andare così.
Non con Albus in ginocchio a tossire
sangue ai suoi piedi.
Ma insomma, come poteva pretendere di
vincere contro chi aveva conquistato la bacchetta di Sambuco?
Gellert si inginocchia davanti a lui e
gli accarezza il viso.
-Sai che non ti ucciderei mai. Adesso
dimmi, vuoi venire con me? Se tu non sei stato in grado di battermi
nessun altro potrà farlo, lo sai bene. Io vincerò, ma
con te al mio fianco potrei porre fine a questa guerra molto più
in fretta. Riflettici, Albus. Vuoi che muoiano altri Auror? Mettiamo
fine alla guerra. Nessuno si metterà contro me e te assieme.
Cosa rispondi?-
Albus lo guarda con gli occhi azzurri
vacui come se non lo vedessero davvero.
Le sue ali, le sue bellissime ali di
fuoco e metallo, giacciono nella polvere dove il suo corpo si è
accasciato dopo l'ultima fattura, quella che ha decretato la sua
sconfitta in duello.
Chiude un attimo gli occhi sotto le
carezze di Gellert e poi, finalmente, quando lo guarda è di
nuovo lui.
-Ah. La bacchetta del destino. Non ci
credevo, sai? Credevo che avessi messo in giro una stupida storia per
alimentare la tua fama-
Suo malgrado Gellert sorride.
-E invece no. Te l'avevo detto che
l'avevo trovata-
-Sì, me lo avevi detto-
-Albus, non abbiamo molto tempo.
Rispondi, vuoi venire con me, adesso?-
Invece di rispondere Albus sospira, un
sospiro tremante, e poi gli dà una risposta molto strana.
-Io ti amo, Gellert, e non sai quanto
mi dispiace farti questo-
Lui non capisce cosa sia “Questo”
finché non sente la magia di Albus tendersi, avvilupparsi
attorno alla mano con cui ancora regge la bacchetta, e poi un
“crack”.
La consapevolezza lo gela
all'improvviso.
La bacchetta di Sambuco, la stecca del
destino, è spezzata.
L'ha spezzata a mani nude Albus, con
l'ultima stilla di magia che ancora gli scorreva in corpo.
-Me lo hai insegnato tu, Gellert: c'è
altro oltre le bacchette- gli sorride un'ultima volta e poi crolla
svenuto nella polvere.
Non sa cosa vorrebbe fare.
Vorrebe disstruggere tutto ed allo
stesso tempo si sente scoppiare di orgoglio per quello che Albus è
riuscito a fare.
E poi vorrebbe spaccargli il cranio
perché come ha potuto quell'idiota distruggre di proposito
la bacchetta più potente del mondo?!
La magia ha leggi strane.
Può un uomo sconfitto essere il
vincitore?
Tutto in Gellert rifiuta quella
sconfitta assurda!
Prova a richiamare in mano i pezzi
della bacchetta di Sambuco ma quella non risponde più alla sua
volontà, nemmeno da spezzata.
La rabbia lo travolge con una forza
cieca, gonfiandosi in ondate che polverizzano ogni cosa attorno a
lui.
In astratto comprende che è
quello che è successo a Credence: la magia nella sua forma più
primitiva, pura, magnifica ma fuori controllo, che si scaglia contro
qualunque cosa nelle vicinanze compreso...
“Albus”
Vorrebbe farlo a pezzi e vorrebbe
baciarlo, e quando due volontà così forti si scontrano
l'unico risultato è che la magia scagliata contro Albus e con
altrettanta forza trattenuta si ritorce contro sé stessa e
Gellert collassa, colpito dal suo stesso potere.
Cade privo di sensi accanto ad Albus, e
quando gli Auror ed i medimaghi li trovano viene scattata un'unica
foto, mai pubblicata, in cui l'ala destra di Gellert copre ancora
quella sinistra di Albus.
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Nel Cerchio della Strega
Secondo capitolo.
Questo mi piace molto più del
primo perché Albus e Gellert sono già adulti ed hanno
scelto la loro strada.
Ho ancora il dubbio se si siano
lasciati andare ad atti osceni in luogo pubblico (sui tetti della
cattedrale), anche se propendo per il sì. Voi che ne pensate?
Inoltre il duello tra Gellert ed Albus
mi ha creato un mucchio di problemi perché sapevo di volerlo
inserire, ma non sapevo come fare a creare qualcosa di originale.
Alla fine me la sono cavata così
e sono molto soddisfatta del risultato.
In attesa del vostro parere
Lady Samhain
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