III
Trascorsi la settimana
a lavorare per il mostro, distruggendomi le ossa e
la dignità. Trascorsi ore infinite con lui, sentendomi
appellare in modi
orribili, sentendomi umiliare in ogni momento e senza alcun pudore.
La sua voce era
diventata come un cancro per me, la udivo anche nei rari
istanti in cui non ce l'avevo attorno, e mi perseguitava anche durante
la
notte. Dormivo poco e il mio sonno era tormentato e ben poco
ristoratore.
L'orco mi aveva
promesso che me l'avrebbe fatta pagare, e lui manteneva
sempre le sue orribili promesse. Era un uomo di parola, dopotutto.
Quando il sabato
arrivò, uscii molto presto di casa, prendendo la mia
auto ammaccata e raggiungendo in fretta il luogo del mercatino.
Mi accostai a Enea
quando ancora c'era poca gente, erano appena le sette
e mezza e lui era impegnato a sistemare con minuzia la sua merce sul
banco.
Quando mi vide, prima
sorrise calorosamente, poi i suoi occhi si
rabbuiarono. Aveva capito subito che non stavo affatto bene, si notava
dalla
mia espressione sfinita e dalle mie mani graffiate e tagliate. Inoltre,
non
facevo che tossire e avvertivo un bruciante e fastidioso mal di gola.
«Cosimo...»
articolò, lasciando cadere un lembo del telo che stava
sistemando sul tavolo. «Cosa ti è
successo?»
Non aprii bocca, mi
limitai ad arrossire. Certamente non potevo
raccontargli la verità, mi vergognavo e sapevo che avrebbe
cambiato idea su di
me, ma ero anche conscio che mi avrebbe convinto a parlare. Lui
riusciva a
tirarmi fuori la verità, lui riusciva a capirmi al volo e
voleva conoscere la
causa dei miei mali.
«Cosimo, mi
dici che succede?» ripeté, accostandosi a me e
posandomi una
mano sulla spalla.
Io evitai
accuratamente di incrociare il suo sguardo, mi sentivo
veramente inadeguato di fronte a quell'uomo, lui che aveva superato
tante
difficoltà e non si era lasciato abbattere come me.
«Dai, mi fai
preoccupare... Cosimo, guardami» mi incoraggiò,
sfiorandomi
appena il mento con le dita.
Mi sentii il viso
andare in fiamme e sollevai piano gli occhi, posandoli
sui suoi. Erano caldi, bellissimi, pieni di preoccupazione e
apprensione per
me. Qualcosa si contorse e si sciolse all'interno del mio cuore, forse
la
consapevolezza di quanto Enea tenesse a me e detestasse vedermi
così affranto.
«Io...»
fu tutto ciò che riuscii a farfugliare.
«Cristo, ma
che ti hanno fatto? Se è stato tuo padre, giuro che stavolta
mi incazzo! Cosimo, senti un po'...» Mi afferrò
saldamente per le spalle e mi
fissò con determinazione. «Adesso basta. Non puoi
andare avanti così. Devi
reagire, io non sopporto queste ingiustizie, chiaro? E non sopporto che
qualcuno tratti male i miei amici» affermò senza
alcuna esitazione.
Lo guardai incredulo.
Davvero l'aveva detto? Dovevo aver udito male, non
poteva avermi incluso nella lista dei suoi amici.
Poi i suoi occhi si
fecero ancora più intensi. «E non sopporto chi
tratta
male te» aggiunse con sicurezza.
Il cuore mi
sprofondò all'interno del petto, le gambe presero a tremare
e
la pelle del mio corpo andò completamente a fuoco. Avevo
capito male, dovevo
essere talmente frastornato che anche la mia integrità
mentale aveva deciso di
abbandonarmi.
«Cosimo,
raccontami cosa è successo» mi ordinò,
ma il suo modo di parlare
fu dolce e premuroso, non c'era traccia di violenza nella sua voce
calda e apprensiva.
Mi portai una mano fra
i capelli e sospirai, per poi cominciare a
rimettere insieme i pezzi della settimana che avevo appena trascorso.
Vuotai
completamente il sacco, gli raccontai ogni singola cosa e subito mi
accorsi che
mi sentivo meglio. Era liberatorio parlare con quell'uomo, era una cura
per la
carcassa ansante della mia anima distrutta. Potevo quasi illudermi che
le cose
sarebbero andate bene.
Enea mi
afferrò per un braccio, mi condusse sul retro del suo
furgone e
mi fece sedere com'era successo una settimana prima. Si
accomodò al mio fianco
e, senza pensarci due volte, mi prese tra le braccia e mi strinse forte
a sé,
cullandomi con tanta delicatezza e dolcezza, che quasi stentai ad
associare al
suo aspetto rude e al suo atteggiamento sicuro e determinato. Non
piansi
com'era successo la volta precedente, mi limitai ad aggrapparmi al suo
corpo in
silenzio, ricambiando l'abbraccio e affondando il viso sulla sua spalla.
«Cosimo,
ascolta. Sei un ragazzo speciale, mica devi farti trattare
così... tu meriti di meglio, tu meriti tanta
felicità e tanto amore»
sussurrava, e nel frattempo mi carezzava piano i capelli e la schiena.
Io tremavo e
rabbrividivo sotto il suo tocco, rendendomi conto per la
prima volta di quanto mi fosse mancato durante la settimana appena
trascorsa,
di quanto ormai fossi dipendente da quel contatto bizzarro e
mortalmente
sbagliato. Fui consapevole di quante lacune e mancanze affettive mi
portassi
dietro e di quanto mi sentissi solo al mondo. Tutto questo spariva
soltanto quando
Enea mi stringeva a sé e mi parlava con dolcezza, come se
non volesse lasciarmi
tornare alla mia misera e deplorevole vita.
«Ho un
piano, ascoltami.» Enea mi fece scostare da sé e
mi guardò negli
occhi, senza spostare le mani dalle mie braccia. «Devi
assolutamente andare via
di lì, ti porterò via da quell'inferno.»
Mi lasciai sfuggire un
rantolo strozzato, improvvisamente invaso dal
terrore. «No! Lui non lo permetterà mai,
verrà a cercarmi, farà del male a
entrambi e... e... non posso lasciare i miei animali e le mie piante,
lui
distruggerà e ucciderà tutto! Grazie,
ma...»
«Non
può impedirti di andare a lavorare, Cosimo.»
Lo fissai confuso e
attesi che mi spiegasse meglio.
«Vorrei che
tu venissi a lavorare con me. Durante la settimana c'è da
fare in negozio, e nel weekend ce ne andiamo per mercatini. In questo
modo
starai poco e niente a casa, e non dovrai lasciare le tue piante e i
tuoi
animali» disse con semplicità.
«Ma... ma...
chi baderà a loro? Chi preparerà il pranzo? Mia
madre non...
io non posso. Non mi è stata concessa la
possibilità di scegliere, non posso
avere una vita normale» gli feci notare, abbassando il capo.
Enea mi costrinse a
sollevare il mento, stavolta afferrandolo con
decisione in modo che non potessi sfuggirgli. «Si
arrangeranno, chiaro? Tu non
sei di loro proprietà, tu non sei di nessuno. Sei una
persona, non un oggetto o
uno schiavo!» disse con fervore, gli occhi fiammeggianti a
dimostrare che
credeva davvero in quelle parole. «Se non sono in grado di
cucinare e pulire
casa, possono assumere qualcuno. Lo pagano e via. Questi non sono
problemi
tuoi, Cosimo. Per quanto riguarda i tuoi animali e le tue piante...
puoi
dedicarti a loro nel tempo libero, e nel frattempo possiamo trovare una
persona
che le curi quando sei al lavoro. Ho già in mente qualcuno,
tu non devi
preoccuparti.» Fece una pausa e le sue dita lasciarono andare
il mio mento,
scivolando piano sulla mia guancia. «Voglio solo che tu stia
lontano da lì il
più possibile. E se non basterò, ti
porterò via da lì. Hai capito?»
Ero sconvolto, non
riuscivo più a protestare né a respirare. Sentivo
le
sue carezze sul viso, sentivo le sue parole apprensive fare breccia tra
i cocci
del mio cuore, sentivo la sua vicinanza confortarmi e rendermi un poco
più
forte. Tutto insieme a lui sembrava possibile, semplice, risolvibile.
«Io non...
sei gentile, davvero, ma... non so se...»
Enea
sospirò e prese il mio viso tra le mani, scrutandomi
attentamente.
«Cosimo, cosa devo fare per farti capire che sei speciale e
che io non posso
sopportare che qualcuno ti faccia del male? Senti, so che sono
veramente
inadeguato, ma ti assicuro che tengo moltissimo a te. Le cose tra noi
non
possono funzionare, mi sento proprio un pervertito a dirtelo, ma mi
piaci. Mi
sento legato a te, c'è un sentimento che non so spiegarmi...
ma so, ragazzo
mio, so che tu sei giovane e non puoi sprecare la tua vita con uno come
me.
Però voglio fare tutto il possibile perché tu
stia bene, perché prima di tutto
siamo amici. E gli amici si aiutano sempre, si sostengono, danno l'uno
la vita
per l'altro. Capisci?»
Sbattevo ripetutamente
le palpebre. Gli piacevo? Chi, io? Ma stava
impazzendo? Anche lui era diventato folle come il mio orco? Non poteva
essere
così. Forse quel mostro di mio padre mi aveva drogato e ora
stavo avendo un'allucinazione
molto forte, sì, doveva essere questa la verità.
Altrimenti non avrei saputo
come spiegarmelo.
Ma le sue mani su di
me, la sua voce, il suo respiro, tutto era troppo
reale per far parte di un'allucinazione.
«Hai capito?
Non ti lascerò a marcire lì dentro, Cosimo. Di
questo non
dubitare» concluse, per poi lasciarmi un breve bacio sulla
fronte.
Il contatto con le sue
labbra fu fugace, quasi impercettibile, ma le
avvertii chiaramente: così morbide, calde, rassicuranti. Era
quasi impossibile
che gli appartenessero, a vederlo così non si sarebbe mai
detto.
Non sapevo cosa
rispondere, così non lo feci. Rimasi fermo, in silenzio,
con il viso e il corpo in fiamme. Avrei dovuto dirgli qualcosa, fare
qualcosa,
ma io non ero capace di amare, non ero capace di dimostrare affetto,
non sapevo
come ci si comportava in una situazione del genere.
«Ti ho
spaventato?» sussurrò Enea.
Scossi il capo.
«Io volevo...» provai a dire, ma subito mi fermai.
Sollevai il capo e lo guardai con fare smarrito, senza sapere
assolutamente
dove sbattere la testa. Osservai attentamente la sua pelle chiara e un
poco
segnata dagli anni, gli occhi scuri e penetranti, i lineamenti marcati
nascosti
da un po' di barba, le labbra sottili e i capelli brizzolati che gli
donavano
divinamente. Non riuscivo più a staccare lo sguardo da lui,
era immensamente
perfetto, era tutto ciò che avevo sempre desiderato. Ed era
lì, di fronte a me,
a sorridermi appena e con le mani ancora sul mio viso.
Lui parve leggermi nel
pensiero, mi attirò un po' più vicino a
sé e mi
abbracciò forte, con fare protettivo. «Ti proteggo
io, ragazzo mio» mi
assicurò, tornando a insinuare le dita tra i miei capelli.
Nonostante non
trovassi il coraggio per dirglielo, avevo deciso di
accettare la sua proposta. Il solo fatto di sapere che lui provava
qualcosa per
me mi dava sollievo, mi faceva capire che forse anche io meritavo un
briciolo
di rispetto e affetto.
Il mio cuore batteva
all'impazzata mentre un'idea malsana si faceva largo
nei miei pensieri, divenendo man mano più prepotente e
pressante: avrei voluto
che mi baciasse, ma non avevo la minima idea di come si facesse, di
come avrei
dovuto agire e pormi nei suoi confronti. Aveva detto che tra noi non
avrebbe
funzionato, forse era convinto che io non provassi lo stesso per lui,
che
desiderassi farmi una vita e una famiglia come tanti altri uomini, che
sognassi
di avere al mio fianco una bella donna. Ma non era così, non
lo era affatto.
Tutto ciò
che mi serviva per stare bene era lui, ma non riuscivo a
trovare il coraggio per farglielo capire.
«Allora?
Accetti la mia offerta di lavoro?» mi chiese dopo un po'.
Mi allontanai da lui
per poterlo guardare in faccia. Annuii piano.
«Grazie» mormorai, poi venni scosso da un accesso
di tosse.
«Ma prima
devi andare da un dottore e rimetterti in forze. Me lo
prometti?»
Annuii ancora e
lasciai che mi accarezzasse le tempie e le guance. Il
fatto che non mi sottraessi alle sue attenzioni avrebbe dovuto fargli
capire
che ricambiavo i suoi sentimenti, che anche lui mi piaceva e che volevo
di più.
Anche se mi sentivo inadeguato e incapace, anche se ero inesperto e del
tutto
estraneo a certe cose.
Io tenevo le mani
poggiate sul ripiano su cui eravamo seduti, non
riuscivo a rendermi audace e sollevarle. Forse avrei dovuto, mi rendevo
conto
di essere un vero disastro, ma certe situazioni erano troppo
imbarazzanti per
me, non potevo farci niente.
Enea fece scorrere un
dito sul mio mento, poi tracciò il profilo delle
mie labbra e io sussultai, ritraendomi improvvisamente. Non mi
aspettavo quel
gesto, non ero pronto ad affrontarlo.
Lui tenne la mano a
mezz'aria, fissandomi con aria preoccupata. «Scusami,
hai ragione. Devo mantenere la calma, Cosimo.»
Mi ritrovai a scuotere
il capo energicamente, non volevo allontanarlo,
ero soltanto rimasto scosso da quell'azzardo.
Lui mi
osservò e si sciolse in un caldo sorriso. Prese le mie mani
tra le
sue e le strinse forte, tenendo il viso a pochi centimetri dal mio.
«Cosimo?»
mi chiamò.
Rimasi in attesa che
parlasse.
«Posso
baciarti?» domandò. Era così, lui:
diretto, schietto, senza peli
sulla lingua. Eravamo due opposti.
Annuii
impercettibilmente, ma mi sentii in dovere di spiegargli qualcosa.
«Io non ho... non so cosa fare, mi dispiace
tanto...» farfugliai in completo
imbarazzo.
Enea si
lasciò scappare una breve risata, poi replicò:
«Baciami e basta».
Detto questo, mi
trascinò contro di sé e premette delicatamente le
sue
labbra sulle mie, mentre guidava le mie mani sul suo petto e mi
circondava con
le braccia. Mi lasciò alcuni leggeri baci a fior di labbra,
poi si fermò e mi
guardò ancora negli occhi. Il suo sguardo era caldo e
liquido, mi faceva
fremere da capo a piedi.
Non sapevo spiegare
cosa stessi provando, sapevo soltanto che volevo
farlo ancora. Enea portò la mano destra tra i miei capelli,
sulla mia nuca, e
si accostò nuovamente al mio viso, invitandomi a stargli
ancora più vicino.
Quando sentii la sua
lingua carezzare piano le mie labbra, fremetti come
non mi era mai successo e, di riflesso, aprii la bocca e subito lui la
invase,
senza lasciarmi il tempo di comprendere cosa stesse succedendo.
Non avrei mai creduto
che l'avrei provato davvero, che avrei saputo cosa
significasse baciare qualcuno, e ora che stava accadendo, mi sentivo
talmente
elettrizzato e strano... non potei fare altro che lasciarmi guidare dai
suoi
movimenti esperti, finché non capii come funzionava. A quel
punto cominciai a
prenderci gusto e divenni un poco più audace, circondandogli
le spalle con le
braccia e premendomi più forte a lui.
Era magnifico,
incredibile, bellissimo. Sarei stato a baciarlo così per
sempre, avrei voluto non dovermi mai più sottrarre a
quell'abbraccio e alle sue
labbra pazzesche, capaci di farmi dimenticare tutti gli orrori che
avevo dovuto
sopportare fino a quel momento.
Ci separammo soltanto
quando sentimmo la necessità di riprendere fiato.
Enea continuava a carezzarmi i capelli e il viso con la mano destra,
mentre con
la sinistra premeva sulla mia schiena per tenermi stretto a
sé. Mi contemplava
con ammirazione e dolcezza, senza lasciare mai che i suoi occhi si
scostassero
dal mio viso.
«Per noi non
c'è futuro, Cosimo. Io voglio che tu trovi la
felicità con
qualcuno più giovane di me, che tu abbia la vita che meriti.
Sei troppo giovane
e bello per me» mormorò.
Scossi forte il capo,
mordendomi piano il labbro inferiore. Sentivo
ancora in bocca il sapore inconfondibile del caffè che tanto
amava sorseggiare.
«No» mi limitai a replicare.
«Andiamo,
ragazzo. È stato bello per entrambi questo bacio, ma non
posso
davvero costringerti a stare con uno come me. Quando morirò,
tu sarai ancora
giovane e ti renderai conto di aver sprecato gli anni più
belli della tua vita»
proseguì.
«Gli ho
già sprecati» gli feci notare, acquistando un poco
di sicurezza.
«Ho già trent'anni» aggiunsi.
«Hai tutto
da vivere, tutto da fare, da scoprire...»
«No!»
esclamai con impeto, sorprendendomi di quanto fossi divenuto
improvvisamente serio e fermo nelle mie decisioni.
Enea mi
scrutò per un po', poi si lasciò sfuggire un
lieve sorriso.
«Allora sai essere anche testardo quando vuoi.»
«Sì»
confermai.
«Ah, cazzo,
ma che mi hai fatto?» se ne uscì, utilizzando un
tono di voce
un po' troppo melodrammatico. Rise e mi strinse nuovamente a
sé, tornando a
baciarmi.
Ormai avevo capito
come comportarmi, così risposi immediatamente e mi
strinsi forte a lui, senza lasciarmi più sfuggire
l'occasione di averlo
accanto. Non mi importava ciò che mi aveva detto, lui mi
piaceva davvero e non
potevo lasciarmelo scappare. Non ora che avevo la certezza che lui mi
volesse
come io volevo lui.
Solo quando stavo al
suo fianco riuscivo a trovare la forza per reagire,
per guardare la mia misera vita da un'altra prospettiva, per trovare e
attuare
le soluzioni che fino a quel momento mi ero rifiutato di prendere in
considerazione.
E andavo pazzo per i
suoi baci e per le sue carezze, andavo pazzo per
tutto ciò che lo riguardava e mi sentivo finalmente amato e
rispettato come
qualunque altro essere umano.
«Comincio a
lavorare.»
In cucina si
udì il rumore delle posate che cozzavano sui piatti, quando
i miei genitori le misero giù e mi fissarono.
Mia madre era confusa
e parve cadere completamente dalle nuvole, mentre
il mostro era inorridito e quasi divertito da ciò che avevo
appena detto.
«Ah. E
dove?» se ne uscì mia madre, per poi riprendere a
mangiare la
pasta al ragù che avevo cucinato.
«In un
negozio di articoli da regalo. E nel fine settimana vado con il
proprietario a esporre ai mercatini» spiegai in tono piatto.
Non mi importava
più cosa avrebbero pensato, avevo preso la mia decisione
e a questo punto non potevo più tornare indietro. L'ultima
cosa che volevo era
deludere Enea con il rischio di perderlo. Piuttosto mi sarei fatto
uccidere da
mio padre.
Quest'ultimo
scoppiò a ridere e allontanò il piatto con
stizza, ma prima
vi sputò dentro con disgusto. «Pensa un po', la
merda che va al lavoro? Che
notizia!»
«Già»
replicai risoluto.
«Ma Cosimo,
io come farò?» si lamentò mia madre.
«Chi verrà a prendermi
al lavoro? Chi baderà alla casa?»
Mi strinsi nelle
spalle. «Non lo so. Però devo guadagnarmi da
vivere,
avrò una buona paga e non peserò su di
te» le dissi, ignorando completamente i
grugniti del dinosauro che stava seduto di fronte a me.
«Cristo
santo...» sussurrò lei, portandosi le mani in
testa.
«Assumi
qualcuno perché ti aiuti, mamma. Abbi pazienza.
Lavorerò a tempo
pieno e non potrò tornare per pranzo. Qualche volta
potrò pensare alla cena, ma
non sempre. Dipende da che ora finisco in negozio. E nel fine settimana
sarà
praticamente impossibile. Verrà un uomo qui a badare ad
animali e piante, a
questo ho già pensato.»
L'orco si mise in
piedi e diede un calcio alla sedia, poi afferrò il
bicchiere in vetro e lo scagliò sul pavimento.
Lo fissai con
disprezzo. «Bene, ora tocca a voi pulire, io devo andare.
Comincio questo pomeriggio» annunciai, per poi alzarmi.
Vederlo sputare sul
cibo che avevo preparato mi aveva fatto passare la
fame.
Andai in camera mia,
presi la giacca, il cellulare e le chiavi della
macchina, richiusi a chiave la porta e mi avviai fuori di casa.
Erano trascorsi due
giorni da quando Enea mi aveva proposto di lavorare
con lui, e da allora non lo vedevo.
Salii a bordo e guidai
con calma verso il paese in cui si trovava il suo
negozio. Ci misi un po' per arrivare, ma quando finalmente giunsi a
destinazione ero euforico e felice.
L'uomo mi accolse con
un caloroso sorriso e mi abbracciò dolcemente,
lasciandomi un breve bacio a fior di labbra.
«L'hai detto
ai tuoi?» volle sapere.
Gli raccontai
com'erano andate le cose, e la scena parve divertirlo
parecchio poiché scoppiò a ridere e mi
scompigliò affettuosamente i capelli.
«Sono
orgoglioso di te» ammise poi, facendosi nuovamente serio.
Mi sentii avvampare,
rendendomi conto che mai nessuno mi aveva detto
delle parole così belle e sincere. Ero sempre stato
insultato e trattato con
disprezzo, forse non mi sarei mai abituato alla dolcezza del mio Enea.
«E ora
mettiamoci al lavoro, hai tanto da imparare!»
esclamò con
entusiasmo.
Da quel momento in poi
sarebbe cominciata la mia nuova vita e io avrei
fatto di tutto per tenermela stretta, lottando con tutte le mie forze
per meritare
il posto che Enea mi aveva concesso al suo fianco.
Come lavoratore e come
compagno di vita.
♣
♣ ♣ ♣
Eccoci
arrivati alla
fine di questa piccola avventura, cari lettori!
Questa
storia è nata con
l’intento di incoraggiare chi non crede nella vita, nel
cambiamento e nella
lotta per qualcosa di meglio!
Ho
voluto soltanto
portare un po’ di positività, ho voluto dare al
racconto un lieto fine e spero
che questo vi sia piaciuto e non sia risultato troppo banale o scontato!
Se
così fosse, be’,
scusatemi, ma non mi andava di lasciare Cosimo in una situazione tanto
tragica
e insostenibile… ^^
Ci
tengo moltissimo a
ringraziare chi mi ha sostenuto in questo breve racconto, in
particolare alessandroago_94,
yonoi e Soul_Shine:
grazie di cuore per avermi dato
dei consigli, per essere stati sinceri e gentili, e per aver dedicato
un po’
del vostro prezioso tempo a leggere questa mia ennesima folle idea :3
Un
grazie va anche a chi
arriverà qui in futuro, a chi ha letto in silenzio e a chi
è capitato qui per
caso… è tutto importante per uno scrittore, anche
riuscire a raggiungere un
piccolo frammento del cuore di una singola persona!
Alla
prossima ♥
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