Finalmente era arrivata sera, per
paura di giungere tardi
Sahir era uscito di casa prestissimo, con cautela era arrivato in
spiaggia,
sali sopra il pontile s’incamminò fino alla fine e
si sedette aspettando, mancavano
ancora venti minuti alle nove, non rimaneva che attenderla.
Era teso e nervoso come mai prima,
Emma era diversa da tutte
le ragazze che aveva frequentato fino ad ora, non sapeva come
comportarsi di
cosa parlare, erano così diversi.
Meglio non pensarci adesso, si disse,
era meglio vedere come
andavano le cose tra loro comportandosi normalmente, era la cosa
migliore da
fare.
Anche Emma era nervosa, dopo la
giornata spensierata in
spiaggia l’ansia era salita tutta insieme, era stata davanti
al suo armadio per
mezz’ora prima di decidere cosa indossare la scelta del
vestito era stata molto
complicata, non aveva molto chiaro se fosse un appuntamento o no.
Era in ritardo pauroso, non ce
l’avrebbe mai fatta a essere
puntuale all’appuntamento con Sahir, sperava solo che lui la
aspettasse.
Dopo cena sua madre aveva insistito
per andare insieme a
bere un caffè, aveva finto un mal di testa per liberarsi di
lei e correre alla
spiaggia.
Quando Sahir aveva ormai perso le
speranze la vide arrivare.
-Perdonami per il ritardo, liberarmi
di mia madre non è stato
facile.
-Mi avevi avvertito che potevi fare
tardi non preoccuparti.
Sono felice che tu sia venuta.
-Pensavi che ti dessi buca?
-No ma ora che sei qui sono
più tranquillo. Qualcuno ti ha
visto venire?
-No sono stata molto attenta.
-Brava se dovessero beccarci
passeremo un sacco di guai.
-Che hai fatto oggi nel tuo giorno
libero?
-Niente di che. Sono andato in
spiaggia. Tu?
-Anch’io sono stata in
spiaggia, mi sono divertita un sacco
e ho conosciuto tante persone.
-Si, ti ho visto.
Rispose Sahir seccato.
-Eri lì anche tu?
Perché non sei venuto a salutarmi.
-Io non sono in vacanza qui come te!
-Scusami io …
-La discoteca, i giochi in spiaggia,
io non posso fare
queste cose, sono solo un cameriere.
Sahir aveva sbagliato tutto, aveva
pensato che tra loro potesse
nascere qualcosa tra loro ma erano troppo diversi.
-Non ci ho pensato, non farne una
tragedia.
-Non ci hai pensato, per voi
è normale. Venite qui e volete
farci credere che siamo uguali ma non siamo uguali.
-Ma di che parli?
Le parole di Hamid erano tornate
prepotentemente nella sua
testa.
-Abbiamo sbagliato a vederci. Credo
sia meglio che tu vada
via.
-Sahir ma perché? Non
capisco.
-Vattene. Vai dai tuoi amici.
È meglio per tutti e due.
Emma corse via piangendo, non aveva
capito di cosa parlasse
Sahir né perché fosse così arrabbiato
con lei, oggi si era divertita e aveva
fatto amicizia con diverse persone ma perché gliene faceva
una colpa?
Era tutto il giorno che aspettava
sera per vederlo e lui
l’aveva trattata malissimo.
Corse in camera sua ancora in lacrime.
Ma che diavolo gli era preso pensava
Sahir, non appena
l’aveva vista scappare piangendo si era pentito di quello che
gli era uscito
dalla bocca.
Voleva che fosse una serata
tranquilla per conoscerla meglio
e aveva rovinato tutto, era stato un idiota.
Tornando verso casa aveva provato a
cercarla in giro per
scusarsi ma di lei non c’era traccia da nessuna parte.
Arrabbiato con se stesso
andò a dormire, domattina doveva
assolutamente scusarsi.
La mattina seguente Sahir teneva
sotto controllo tutto il
ristorante nella speranza di vederla arrivare ma nulla, infatti, Emma
aveva
ordinato la colazione in camera, non se la sentiva di uscire
né tantomeno di
vederlo.
Riflettendo con calma in camera sua
aveva capito il perché
della sua rabbia ma non si spiegava quella reazione esagerata.
Rimase tutto il giorno chiusa in
camera, a sua madre aveva
detto di non sentirsi ancora bene, poco prima di cena arrivò
suo padre e sapeva
di dover uscire e andare a cena con loro anche se non aveva voglia di
incontrare Sahir dopo ieri sera.
Sahir stava letteralmente impazzendo,
per tutto il giorno
non aveva fatto altro che cercare Emma ovunque ma di lei non
c’era traccia da
nessuna parte.
Quando ormai aveva perso le speranze
la vide entrare,
parlava con un uomo molto più grande di lei, sicuramente suo
padre, doveva
tenerla d’occhio e cogliere l’occasione giusta per
scusarsi.
Entrando Emma lo notò
subito ma fece finta di non averlo
visto e andò a sedersi con i suoi genitori a un tavolo,
Sahir si presentò
immediatamente a chiedere le loro ordinazioni, Emma non alzò
neppure lo
sguardo.
Durante la cena Sahir aveva
più volte provato ad avvicinarsi
a Emma ma non era mai da sola, doveva trovare una soluzione e alla
svelta,
stava uscendo e lui non aveva idea di dove andare a cercarla quando
fosse
uscita.
La fortuna girò dalla sua
parte, mentre i genitori di Emma
si erano fermati a parlare con una coppia di persone lei si diresse
verso il
bagno, ora o mai più la raggiunse e la fermò
lungo il corridoio gli afferrò un
braccio e la trascinò nel magazzino del bar che a
quell’ora era deserto.
-Ehi che fai lasciami Sahir. Come ti
permetti.
-Scusa ma volevo parlarti e non
sapevo come fare.
-Ah adesso vuoi parlare, dimmi? Sono
tutt’orecchi! Non ti è
bastato quello che mi hai detto ieri.
-Perdonami.
-Sahir …
-Ti prego perdonami. Non so cosa mi
sia preso, o meglio lo
so ma non dovevo prendermela con te.
-Mi hai trattato da schifo, ci sono
stata male, ci sto
ancora male e non so il perché.
-Ieri ti ho visto con quei ragazzi,
avrei voluto essere lì
con te. Invidiavo i ragazzi che ridevano e scherzano insieme con te.
Ero
geloso.
-Non capisco.
-Mi piaci ok. Mi piaci da impazzire.
Da quando ci siamo
scontrati non faccio che pensare a te. Ora lo sai a te non
importerà nulla ma
io sto meglio, mi sono tolto un peso dallo stomaco.
Emma era senza parole.
-Non preoccuparti capisco, sono un
idiota, mi stavo
illudendo inutilmente. Ieri sera parlando mi sono chiarite le idee ma
questo
non giustifica il mio comportamento. Ti chiedo ancora scusa. Adesso
è meglio
che tu vada prima che ci scoprono.
Emma ancora non era riuscita adire
una parola, la
confessione di Sahir l’aveva sorpresa, erano usciti dal
magazzino e lui stava
per andarsene.
-Aspetta.
-Dimmi.
-Anche tu mi piaci.
Imbarazzatissima scappò
via.
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