Phoenix - The Secret Tzar's Daughter The dragon

di queenjane
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1908
Era perfetto, uno squisito gentiluomo, dalle trama delle ciglia al modo di portare la cravatta, formale e compito, discorreva in un ottimo francese. A volete, narrava qualche divertente episodio. Le buone maniere ne occultavano le vacuità, la durezza..”


Ella Rostov-Raulov non si piccava certo di essere una scrittrice, figuriamoci, aveva solo scoperto che scrivere la aiutava a calmarsi, prendere la distanza. Annotava senza cura dello stile, era per suo uso e consumo privato, l’innominato lord era un controcanto di suo marito Pietr, ovvero la sua croce giornaliera e di vita. Le parole catturavano il dolore, come un’eco, uno specchio, come i colletti a collo alto, di moda, celavano i piccoli cedimenti del collo, quell’anno erano trentasette.
Alle volte, al pari della zarina Alessandra, cercava la solitudine.  Invero, Alix, fin dal fidanzamento dichiarava nelle sue lettere a Nicola di “preferire di essere lasciata sola e in silenzio”, di non essere molto socievole. Proprio la carica ideale, come zarina di Russia era perennemente scrutinata, i domestici erano in ragguardevole numero.
Sbuffò, ognuno aveva le sue questioni, la sua era Raulov.. le battute sferzanti, le angherie e le vessazioni,  i lanci di oggetti .. lampade, parole, stelle.
Chiuse il quaderno, tra le pagine vi conservava, gloriosa e anonima, una rosa essiccata che le aveva regalato Nicky, quando era ancora lo zarevic, nella loro breve stagione di amanti. Ah, Ella, le aveva detto, sarebbe stato meglio se avessi conosciuto il mondo, la vita, prima, sarei stato pronto. E lei si era sentita molto vecchia, distaccata, in confronto, pur essendo più giovane, era tutta una faccenda di gradazioni. E, tuttavia, quando le aveva circondato la vita sottile con le mani, le dita che quasi si incontravano, si era percepita giovane, felice.
A circa quarant’anni,  il principe Raulov, era invecchiato, i capelli si erano diradati e la figura appesantita, dimostrava ogni singolo anno se non di più, le occhiaie non aiutavano affatto.
Non si sentiva amato e non amava nessuno. Giocava d’azzardo, forse per riempire un crescente senso di perdita,  che nemmeno le sbronze lenivano.  Il vuoto, la mancanza di prospettive.
Ella leggeva in francese, era abbonata, tra l’altro,  alla “Revue de Paris”, quell’anno scorreva con piacere la traduzione in detta lingua di “The House of Mirth” di Edith Wharton, che aveva peraltro letto in inglese. Raffrontava le parole, i periodi, la trama, era e rimaneva curiosa, una poliglotta, che collezionava le ninfee di Monet, le stampe giapponesi, un pizzico di felicità, di entusiasmo. E aveva due amati figli, Catherine e Alexander, il suo diletto, prezioso maschietto.  
Dai quaderni di Olga Romanov alla principessa Catherine, su lei e Alexei “.. la fiducia, ecco, ogni volta che ti vedeva il suo visetto si illuminava di gioia, gli piaceva stare con te, eravate due chiacchieroni inesauribili, con i vostri botta e risposta sareste andati avanti le ore, lo calmavi sempre, cercando di distrarlo. Gli sarebbe piaciuto avere una bicicletta, aveva un triciclo speciale costruito per lui,  pattinare, andare su un cavallino vivace e non su miti pony o lenti asinelli.. Già, tutte attività potenzialmente lesive e quindi pericolose. E ci piangeva, non era giusto, in fondo, amaro, rabbioso,a nulla valeva che fosse amato, coccolato e viziato, con una stanza piena di giocattoli costosi, mancandogli la salute .. E invece di proibirgli questo e quello cercavi di insistere su quello che poteva fare.. Per istinto. E ne avevi di pazienza, con lui ne serviva sempre in dosi elevate
Adorazione, muta e reciproca, un segreto ostinato di bambine e ragazze.. tralasciando l’amore  e l’affetto per lo zarevic.. mi ha accompagnato per tutta l’esistenza.




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