INDAGINI
CONGIUNTE
*Ecco
qua il nuovo capitolo, chiedo scusa per l’attesa ma non
è
facile scrivere di un crossover simile. Comunque eccovi qua. In
questo l’azione ancora non prende piede ma nel prossimo
è
assicurata visto che, come leggerete, alla fine i tre spericolati
hanno un colpo di genio anche loro... Dal prossimo, oltre a maggiore
azione, ci sarà anche una definizione più
specifica del
caso e di quel che stanno combinando, su cosa indagano e cosa
trovano, insomma. Cosa che qua è ancora un po’
vaga per
tenervi sulle spine e per puntare i riflettori sui vari rapporti
(vecchi e nuovi)! Ringrazio tutti quelli che hanno letto e commentato
il capitolo precedente. Auguro buona lettura. Baci Akane*
CAPITOLO
VI:
SPETTACOLI
/Time
is running out – Papa Roach/
Quando
Abby vide Charlie per poco non le venne una sincope!
Non era
uno scienziato famoso ma la cultura della Signora delle Tenebre era
espansa anche ad altre discipline della sua materia, specie se il
matematico in questione aveva finito per farsi un nome grazie a
più
motivi, specie il recente libro pubblicato da lui.
Quando
McGee fece entrare il giovane genio, la donna mollò
istantaneamente tutto ciò che teneva in mano (cosa che
trattandosi del caffè le procurò un discreto caos
sul
pavimento macchiato), sgranò gli occhi, spalancò
la
bocca e lasciò che il proprio viso truccato come al solito
sul
pesante andante, assumesse un espressione di puro stupore ed
incredulità.
Dopo di
che si lasciò sfuggire un ‘no’ a voce
forte e chiara.
- Si. È
lui. – Disse McGee compiaciuto affiancando l’amica
con ancora la
mascella fuori posto. Era normale che fra simili ci si conoscesse di
più rispetto che fra creature di mondi diversi.
Tony e
Morgan non avevano avuto la più pallida idea di chi fosse
questo famoso (per McGee, Reid ed Abby) Charlie Eppes, mentre per
loro sembrava quasi una star!
Non le
ci volle molto, tuttavia, per riprendersi infatti saltò
subito
al collo del moro dai capelli ricci che, interdetto, rimase spiazzato
davanti ad Abby e al suo abbraccio esuberante.
Del
resto come biasimarlo?
Un
tornado gotico che ti stritola senza nemmeno essersi presentato
prima, lascerebbe chiunque esterrefatto!
A
questa scena comica perfino Reid ridacchiò comprendendo bene
come dovesse sentirsi il nuovo momentaneo collega che non sapeva dove
mettere le mani ed alzava le sopracciglia in segno interrogatorio.
Quando
McGee se la fu goduta abbastanza, dopo una risata divertita, si
decise a staccare la mitraglietta Abby che aveva cominciato a parlare
a macchinetta sparando mille parole al secondo su tutto ciò
che aveva letto di lui, specie sul suo libro.
Distinsero
solamente la frase finale: - …se la racconto non mi credono!
Guarda
con chi sono finita a lavorare! – A questo l’amico
le mise
l’altro bicchiere di caffè in mano ficcandole
veloce la
cannuccia in bocca. Non potè non bloccarsi per bere, bere e
bere molte lunghe sorsate capendo lei stessa che doveva calmarsi o
non sarebbe stata in grado di lavorare più.
Certo
il caffè aveva molti poteri su di lei che su molti altri non
aveva…
- Il
professor Charlie Eppes collaborerà con noi per questo caso.
Sul posto, rivelatasi poi la base operativa
dell’organizzazione che
cerchiamo, abbiamo trovato altri due agenti dell’FBI di Los
Angeles
e lui è il fratello e collaboratore di uno dei due. Abbiamo
scoperto nuovi importanti dati, abbiamo molto lavoro da sbrigare ed
anche se siamo in tanti e le forze in campo più che valide,
dobbiamo metterci sotto. Abby… mi stai ascoltando?
– Ma
l’espressione persa della donna gli fece capire di aver
parlato al
vento.
- Ma
certo che ti ascolto, McGee… posso fantasticare sulle mie
fortune,
ascoltarti e bere il caffè in contemporanea. Non ci vuole
molto! Mi avanzano ancora un paio di funzioni, se lo vuoi
sapere… –
Rispose invece lei senza mutare espressione e tono di voce sognanti.
Mentre
lui scuoteva la testa rassegnato abbassandosi a raccogliere diligente
e passivo il bicchiere di caffè caduto e pulendo alla
meglio,
Charlie si avvicinava a Reid trovandosi più simile a lui che
a
lei, quindi interdetto e con la fronte ancora aggrottata chiese sotto
voce per non farsi sentire dall’interessata:
- Ma è
vera? – Veniva da chiederselo davanti alle sue reazioni
esagerate!
- Me lo
sono chiesto anche io… - Fu la risposta illuminante di Reid
che non
era poi tanto pratico di quel mondo chiamato NCIS e dei personaggi
strani che vi stavano dentro!
DiNozzo
era come un illusionista che tirava fuori dal cappello magico sempre
nuove sorprese che attiravano comunque l’attenzione di tutti,
McGee
nella sua apparente normalità era comunque anormale a
riuscire
a convivere con persone come quelle con naturalezza (questi i punti
di vista di Reid e Charlie ovviamente…), l’agente
David solo per
il fatto che fosse del Mossad lasciava interdetti e comunque era la
più inquietante. Gibbs, il capo, era semplicemente
agghiacciante e terrorizzante. Per entrambi i due geni con dei
cervelli fuori dal comune avere a che fare con uno come lui impediva
ai ragionamenti di formarsi in tempi brevi ed anche se Charlie era
abituato col fratello che era simile a lui, reputava Gibbs, ad un
primo sguardo, addirittura peggio di Don. Il che era tutto da vedere.
Per
loro due era davvero difficile concentrarsi e far finta di nulla,
lavorando ai loro massimi. Erano davvero rincuorati dalla presenza
similare di McGee che li aiutava.
Stavano
ancora cercando di riprendersi dai rispettivi shock, nessuno
trascurabile in effetti, che la vociona burbera e secca del
‘lupus
in fabula’ irruppe nel laboratorio che di nuovo cominciava ad
affollarsi non poco.
- Abby,
hai qualcosa? – La scienziata non si scompose e non si mosse,
continuando a guardare sognante Charlie, che imbarazzato ringraziava
il cielo per l’arrivo di suo fratello che lo tranquillizzava
e al
tempo stesso lo malediva per quello di Gibbs che lo terrorizzava,
disse convinta e pronta:
- Si,
ho Charlie Eppes! – E il cielo fu ringraziato da McGee,
invece,
poiché il giovane matematico non era uno dei più
bei
ragazzi che si fosse visto in giro; se lo fosse stato Abby lo avrebbe
risucchiato immediatamente!
Hotchner
e Don, allora, giunti con Gibbs, alzarono entrambi lo stesso
sopracciglio sorpresi chiedendosi se avessero capito bene.
A quel
punto Abby fu osservata e squadrata in modo approfondito dai due
nuovi arrivi. Hotchner non si scompose più di tanto, anche
perché lui era in effetti difficile sconvolgerlo, in fondo
aveva a che fare con Garcia… ma Don che non era affatto
abituato a
certi personaggi rimase indietro a guardarla fantasticare su suo
fratello, non capendo di che tipo di interesse si trattasse…
Che suo
fratello facesse colpo su qualche ragazza non era una cosa
impensabile, certo, ma lei… da dove usciva?
Vestita
e conciata a quel modo sembrava scappata da una sfilata di Halloween
per pazze… e poi quell’uscita… forse
aveva capito male. Non
poteva essere lei la scienziata… no davvero…
- Abby!
– Tuonò allora Gibbs capendo che stava per perdere
la sua
lavorante migliore. Le si avvicinò sovrastandola con un aria
severa e la consueta scarica elettrica
l’attraversò
facendola risvegliare. Si staccò la cannuccia del
caffè
dalla bocca, sbatté più volte le palpebre come se
si
svegliasse e guardò prima Gibbs, poi Hotchner che si faceva
un
quadro esatto del tipo che lei era, di seguito Don ancora con un aria
stralunata e corrucciata che cercava di capire dove fosse
l’analista
di laboratorio per loro e l’analista della psiche per
lei… e poi
dietro di loro ancora, verso la soglia varcata una volta di
più
dagli unici mancanti all’appello.
Ora sì
che era affollato il posto!
Tony,
Morgan, Ziva e Colby erano arrivati.
E lo si
capì dall’espressione di nuovo sorpresa della mora
che non
si fece problemi a dire di nuovo quel che pensava nonostante davanti
avesse una specie di orco pronto a sbranarla se non fosse tornata
subito attiva!
- Ma
Gibbs! Sei tu che hai qualcosa per me… guarda lì
quanto ben
di Dio… e tutto in una volta! Vuoi forse uccidermi?
– Il
collegamento non fu ben chiaro a tutti e nemmeno si impegnarono per
capirlo.
A quel
punto gli altri si guardarono facendo largo agli ultimi arrivi e con
al centro Gibbs davanti a Abby che si mangiava con gli occhi Morgan e
Colby, ci fu un attimo di sospensione.
- Lei è
la vostra analista di laboratorio? – Disse schietto Colby
senza
trattenere il suo pensiero. La risata divertita di Morgan si
sentì
per prima, dopo ci fu il ringhio di Gibbs.
“Ahia…
qua finisce male…”
Pensò
subito Tony captando le pessime onde oscure del suo compagno poco
distante da lui.
Abby
era andata in tilt e presto il mondo sarebbe finito se qualcuno non
avesse tirato fuori qualcosa in grado di calmarlo.
Ma un
coniglio dal cappello, in quella situazione così caotica ed
affollata piena di sorprese, come poteva pretendere di averlo?
Mentre
allarmato più che mai cercava nella sua mente qualcosa da
dire
inerente al caso, qualcosa che tranquillizzasse momentaneamente
Gibbs, fu Abby a prendere per prima la parola sorprendendo tutti una
volta di più.
- Bè,
visto che siete tutti qua vi illumino sulle mie scoperte… mi
avete
risparmiato mille telefonate… -
Detto
ciò cominciò a sciorinare tutti i dati tecnici e
le
scoperte che grazie alle sue prestazioni precise, complete ed
approfondite era riuscita a trovare.
In
breve mise in campo tutti i conigli da sola e non solo…
anche
colombe, gatti e quant’altro!
Mentre
lei parlava veloce senza quasi respirare, esprimendo cose altamente
serie e professionali in modo ironico e scherzoso, come raccontasse
una barzelletta, tutti gli altri si trovarono a chiedersi per
l’ennesima volta, e questa volta insieme…
“Ma
è vera?” Effettivamente
chi non la conosceva in un primo momento poteva venir messo fuori
strada dal suo aspetto e dai suoi modi anomali, ma poi veniva fuori
tutta la sua effettiva bravura nel fare il suo lavoro.
Specie
Don e Colby rimasero a bocca aperta a guardarla ricredendosi subito
sulla pessima impressione avuta in un primo momento.
Si
ricredettero al punto che si chiesero perché anche loro non
avessero un personaggio simile nella loro squadra. Effettivamente
mancava. Lo ammisero piacevolmente colpiti da lei.
Quando
concluse la sua analisi completa e approfondita, nonché
preziosa, di tutte le prove che era riuscita a studiare e trovare, la
scienziata aprì le braccia mantenendosi di schiena rispetto
a
loro, quindi in segno d’attesa, con la testa piegata di lato
porgendo la guancia a Gibbs lì accanto, disse sfacciata e
allegra:
-
Applausi e ricompense, prego! – Fu così che dalle
espressioni stupite della maggior parte di loro si dipinse un sorriso
spontaneo d’ammirazione, Hotch rimase serio con un vago cenno
di
assenso sul viso mentre Don richiuse la bocca lasciata aperta durante
lo spettacolo, non riuscì a sorridere o fare cenni, rimase
proprio inebetito a fissarla. Quindi Tony diete una pacca amichevole
sulla spalla di Colby notando una netta luce divertita nello sguardo
che diceva quanto gli piacesse Abby.
- Si,
lei è la nostra analista di laboratorio! Ti farei un
paragone
con qualche personaggio di film ma non ce ne sono. Abigail Shiuto
è
autentica ed unica al cento per cento! – Fece quindi allegro
deliziato dalla scena, rispondendo alla sua domanda iniziale.
- Ah,
non ne dubito! – Commentò quindi spontaneamente
l’altro
beccandosi per questo una brutta occhiata da Don che a Morgan non
sfuggì.
“Anche
lui mi sa che è in una situazione simile alla
mia… benvenuto
nel club, amico!”
Gibbs
dunque concluse posando un bacio sulla guancia di Abby che sorrise
radiosa, contenta di non aver deluso il suo papà adottivo,
suscitando ulteriore curiosità negli spettatori e specie in
Reid che si trovò a riflettere di nuovo su
quell’uomo
incredibile. Era un tipo davvero strano e difficile da analizzare, in
effetti. A vederlo non sembrava capace di atti così dolci e
premurosi, pensava sarebbe esploso ed invece lei l’aveva
calmato in
quel modo magistrale dimostrando di meritarsi il ruolo di preferita,
tirandogli fuori quella dolcezza assolutamente spiazzante.
Anche
gli altri ne rimasero stupiti mentre Colby semplicemente si chiedeva
come fare per tirare fuori anche solo l’ombra di quella
amorevolezza da Don.
Non che
lui la volesse in modo spiccato e svenevole, ma una cosa accennata
ogni tanto così come la sua, non guastava.
Il loro
rapporto, del resto, era molto più complicato rispetto a
quello che altri lì presenti avevano e non lo si poteva
spiegare facilmente.
Don, ad
ogni modo, non era capace mai ma proprio mai di quelle attenzioni
tenere. Per lo meno Colby era pronto a scommetterci la testa. Eppure
parlandone con Morgan e Tony, più tardi, si sarebbe sorpreso
di sentirli dire che chiunque poteva stupire, specie persone come Don
Eppes.
-
Ragazzi… - Iniziò timidamente Charlie
riprendendosi in
fretta alla luce delle scoperte della sorprendente scienziata.
– A
questo proposito avrei anche io qualcosa da dire… -
Così
l’attenzione di tutti fu spostata su di lui che
ingoiò e si
fece coraggio dicendosi di far finta di fare solo una semplice
lezione universitaria, lasciando perdere il fatto che tutte quelle
persone lì avevano un’arma a contrario di lui e di
Abby che
comunque sembrava saper benissimo come essere pericolosa anche senza
pistola!
Successivamente
disse la sua esponendo ciò che i suoi calcoli avevano
portato
alla luce fino a quel momento e di come ci fosse una teoria
matematica in grado di attuare alla luce dei nuovi dati trovati.
Ad
aiutarlo nell’esposizione ci furono anche Reid e McGee
amalgamati
con lui come se fossero un tutt’uno da anni.
Davanti
a quei tre cervelli che proclamavano implicitamente la loro immensa
potenza mentale, Tony, Morgan e Colby si sentirono di nuovo non solo
semplicemente infastiditi o messi da parte ma addirittura
svirilizzati.
Proprio
così.
Un
meccanismo strano in effetti considerando la personalità di
spicco e forti di quei tre.
Svirilizzare
persone come loro che non perdevano occasione per ridimensionare i
geni con cui avevano quotidianamente a che fare, ci voleva mica poco.
Però davanti a quelle figure egregie e alle espressioni
miracolosamente e sconvolgentemente compiaciute dei tre capi che
annuivano come se capissero anche solo l’ombra di tutto quel
che
veniva detto, si sentirono proprio delle nullità!
Cosa
insopportabile per loro!
Non
andava bene, decisamente non andava bene così.
Dovevano
tirare anche loro fuori qualche coniglio dal cappello o sarebbero
stati sotterrati dai loro rivali!
Al
termine del loro spettacolo ci furono dei cenni compiaciuti da parte
di tutti e tre i dirigenti dell’indagine, non lo esprimevano
apertamente ma si capiva il loro piacere in quei buoni passi in
avanti grazie a membri della loro squadra.
-
Ottimo. – Dissero infatti in contemporanea Gibbs e Don che si
fermarono e si scambiarono uno sguardo serio ed indecifrabile.
“Ora
si sbranano!”
Pensarono
i tre svirilizzati temendo il peggio per un attimo.
Ed
invece tornarono a spostare la loro attenzione sugli altri con
noncuranza, come niente fosse, continuando il discorso, iniziando a
dividere i compiti fra tutti, lasciando i gruppi così come
si
erano formati naturalmente.
Quando
i capi passarono davanti agli unici rimasti senza parole, non furono
calcolati nemmeno con uno sguardo, come se proprio non esistessero.
Cosa
che li urtò profondamente fino quasi a divorarli lasciandoli
lividi non di rabbia ma di qualcosa di sicuro poco positivo!
Rimasti
lì solo in otto con tre che guardavano in cagnesco altri tre
a
caso che proprio non li calcolavano, immersi già nei loro
nuovi calcoli con una certa frenesia evidente, fu la risata di Ziva a
concludere la scena.
Questa
e la sua voce che squillante e sadicamente divertita annunciava il
successivo punteggio dopo aver assistito all’impagabile
spettacolo:
- Due a
uno per loro, ragazzi! Bisogna che vi diate da fare o rimanete
indietro! –
Ci fu
poi solo una specie di ringhio infastidito da parte di questi che se
ne andarono subito insieme senza aggiungere nulla se non uno sguardo
profondo e significativo di Morgan a Reid.
Quel
caso complicato stava tirando via loro più tempo di quanto
non
avesse mai pensato.
E
nonostante capisse che non poteva mettere davanti la sua vita privata
in una situazione simile, quello era proprio ciò che avrebbe
tanto voluto poter fare.
Per
quanto avrebbero evitato di parlarsi, chiarirsi e approfondire
ciò
che andava approfondito da molto?
Anche
Colby provava un sentimento simile per Don che l’aveva
bellamente
ignorato facendolo sentire inutile per quel caso troppo affollato, ma
non voleva nemmeno provarci a decifrarsi. Era di gran lunga
più
complicato. Non sapeva nemmeno lui di preciso cosa voleva. A tratti
che tutto fosse più definito e stretto ad altri era lui
quello
che tentava di scappare. Del resto avere a che fare con Don non era
una passeggiata.
Tony,
dal canto suo, sperava solo una cosa.
Che
tutto quello sarebbe finito presto.
Quel
caso continuava a strappargli via decisamente troppo del suo uomo
che, buttato anima e corpo nel caso, non vedeva assolutamente altro.
Con
tutta quella gente non poteva nemmeno sostenerlo come faceva di
solito, tutti gli prendevano il posto… no, decisamente
quella
situazione che inizialmente gli era piaciuta e l’aveva
divertito,
ora cominciava a stargli stretta.
Era ora
di concludere tutto in fretta davvero, prima che a scoppiare sarebbe
stato lui e non Gibbs!
-
Posso farti una domanda indiscreta? – Chiese a bruciapelo
Morgan a
Colby, una volta soli in ascensore diretti altrove per poter
riflettere sul caso.
Colby
lo guardò alzando un sopracciglio incuriosito. Si erano
appena
conosciuti eppure sembrava che tutti e tre fossero amici da tempo, si
comportavano con fare confidenziale ed amichevole e veniva loro
naturale, era bello riuscire a stare insieme così bene senza
crearsi problemi per ciò che poteva pensare chi si aveva
davanti. Era come se sapessero di potersi fidare perché in
fondo tutti loro erano della stessa pasta e come modo di approcciarsi
al prossimo erano davvero molto simili.
Anche
Tony li guardò incuriosito dalla domanda che doveva fargli
ed
in un attimo si dimenticarono della frustrazione provato in quel
laboratorio e dei vari shock per la sorprendente Abby.
-
Spara. – Non aveva proprio idea, però, di cosa
poteva
volergli chiedere…
Morgan
così, sapendo che non erano affari suoi, tirò
fuori il
discorso che aveva intravisto da alcuni sguardi velocissimi e appena
accennati.
Non
sapeva perché ma si sentiva di farlo, forse sarebbe uscito
qualcosa di costruttivo, erano simili, si capivano meglio degli
altri, no?
- Tu e
il tuo capo… Don Eppes… - Già da
questo Colby capì
dove sarebbe andato a parare dicendosi che era già arrivato
il
momento. – Avete una storia? – Glielo chiese con
naturalezza come
se fossero le domande che si ponevano di più agli altri.
Insinuare che due uomini avessero una storia, a guardarli,
sembrò
improvvisamente la cosa più normale.
E loro
dopo un primo momento di stupore, si resero conto di quanto quel
profiler fosse bravo nel suo lavoro nonché dannatamente
diretto e schietto. Oltre che sexy!
-
Bè…
- iniziò così Colby allargandosi il colletto
della
maglia attillata che indossava e spostando lo sguardo altrove
pensando a come spiegare ciò che avevano lui e Don.
– In
realtà è complicato. – Disse quindi
tornando con gli
occhi chiari su quelli scuri e penetranti del moro.
- Che
cosa non lo è? – Esordì dunque Tony
preso anche lui
da quei discorsi, riferendosi alla propria storia con Gibbs che ne
aveva viste di cotte e di crude. Si sentì bene
così,
spontaneo, serio e sé stesso. Ormai riusciva a stare in
quella
maniera con pochi.
-
Già…
- Fece eco Morgan d’accordo con loro, pensando a sua volta a
Reid.
Entrambi avevano delle storie difficili, chi appena accennate, chi
consolidate e chi davvero incasinate.
Ma
tutte complicate, in effetti.
- Io e
Don… non stiamo insieme ma c’è stato
qualcosa. Il problema
è capire cos’è quel qualcosa e cosa
vogliamo noi. A
volte sembriamo disposti a chiarirlo, altre no. Siamo delle testacce
dure, insomma. – Tutti e due gli altri capirono, osservando
con
attenzione il bel viso regolare e morbido mentre si esprimeva
così
pensieroso, che quel ‘qualcosa che c’è
stato’ si
trattava di sesso. Non ci fu bisogno di spiegarlo meglio e di andare
nei dettagli, si compreserp di nuovo al volo.
L’ascensore
così si aprì e i tre uscirono con passo sostenuto
ma
non veloce, interessati a quel discorso che avrebbero voluto
approfondire.
Chissà
perché ma si erano sentiti da subito essere simili anche
nelle
vite sentimentali. Per lo meno il genere era lo stesso…
- Si
vede tanto? – Chiese poi a Morgan che si strinse nelle spalle.
- No ma
per me che sto passando una situazione simile è apparso
cristallino cosa fosse lo sguardo del tuo capo rivolto a te.
–
- Non
ti sfugge nulla, eh? –
- Degno
di un profiler… ricordami di non accettare le tue
‘domande
indiscrete’! – Disse Tony ironico precedendoli
verso la sua
scrivania. Gli altri risero divertiti capendo che non aveva voglia di
confidarsi sulla sua relazione con il suo, di capo, rispettandolo per
questo. Bè, che stessero insieme era apparso abbastanza
ovvio,
specie per Morgan.
- Chi,
se posso…? – Chiese Colby a Morgan incuriosito.
- Reid.
– Rispose subito in modo che si capissero solo loro, evitando
tante
orecchie curiose lì intorno.
Dei
loro tre capi nessuna traccia. Si appoggiarono alle scrivanie senza
sedersi, quindi incrociando le braccia al petto decisero tacitamente
di tornare al lavoro, ricordandosi quindi della pessima figura che
avevano appena fatto.
Certo
dovevano aspettare le analisi di Abby sulle nuove prove trovate nel
magazzino e i risultati dei geni insopportabili, ma qualcosa potevano
farla anche loro.
Qualcosa
che effettivamente potevano riuscire a fare SOLO loro, in quanto
normalmente erano quelli che si immedesimavano meglio nei delinquenti
vista la loro indole spericolata ed attiva.
- Però
c’è qualcosa che non mi convince in tutto
questo… - Disse
Tony allora tornando al caso con una certa serietà
sconcertante.
- E’
vero… - Fecero gli altri due insieme assumendo la medesima
espressione pensierosa, seria e concentrata, guardando quindi nel
vuoto.
Ripercorsero
nei particolari tutto ciò che si era detto e trovato fino ad
allora ed infine arrivarono al punto cruciale che iniziò ad
esporre Tony, seguendo un lampo che gli aveva attraversato la mente e
che ancora non aveva avuto modo di elaborare da solo.
-
Eppure se fossi un criminale che deve organizzare l’ennesimo
colpo
ai danni di quante più persone possibili, dopo che sono
stato
fermato molte altre volte, decidendo di inscenare addirittura una
copertura programmerei anche dell’altro. –
- Tipo
un infiltraggio. – Esclamò Colby che fra tutti era
quello
che riusciva a pensare meglio come un delinquente visto il triplo
gioco che era stato costretto a fare per anni. Era ovvio che seguisse
perfettamente il ragionamento di Tony e che ci fosse arrivato subito
alla conclusione.
Lui
stesso, al loro posto, progettando una copertura come il killer di
marine per far riuscire una volta per tutte l’attentato, si
sarebbe
infiltrato laddove avrebbe potuto agire indisturbato e sicuro di
farcela.
Anche
Morgan si illuminò trovandosi perfettamente in accordo con
loro due, quindi diede un profilo ulteriore e completo sulle persone
che cercavano arrivati a quel punto, sui loro obiettivi e sui modi di
agire per ottenerli.
Serio,
deciso e professionale quanto gli altri, tutti e tre veloci,
incalzanti e letteralmente trasformati rispetto a quanto erano
sembrati fino a quel momento.
-
Sostanzialmente queste persone non si fermeranno fino a che non
saranno riuscite ad attuare i loro piani, bisogna capire a cosa
mirino, se uccidere quante più persone possono o quelle
più
importanti. Che tipo di messaggio vogliono dare insomma.
Perché
lo fanno. A giudicare dal quantitativo di bombe costruite e sparite,
quindi già piazzate, mirano al numero ma vogliono la
sicurezza
di riuscirci. Per questo hanno voluto concentrare tutte le forze
dell’ordine e l’attenzione della gente sul killer
di marine. Per
poter agire indisturbati. Ma lo faranno anche perché
infiltrati in qualche ambito che gli assicura il successo della loro
missione.
Loro la
vedono come una vera e propria vocazione, qualcosa di serio e non mi
stupirei sulla loro provenienza, anzi… Non hanno mai mollato
nonostante voi li aveste fermati diverse volte. Sono riusciti a
scappare quindi sono estremamente furbi e pronti a tutti
poiché
hanno deciso di non mollare e continuare finchè non ci
riusciranno. Dobbiamo trovare quello che secondo loro è il
modo migliore per far saltare in aria quante più persone
possibili e di conseguenza l’ambiente in cui si sono
infiltrati. –
La
conclusione fu ovvia e Colby e Tony stavano già lavorando su
quel concetto. Quale poteva essere il loro obiettivo? Dove potevano
aver piazzato tutte quelle bombe fabbricate?
Dove
potevano essersi infiltrati?
E
mentre scartavano alla velocità della luce tutte le
possibilità elaborando tanti piani quanti gli obiettivi che
prendevano in esame, parlandone ad alta voce fra di loro sempre
più
presi ed animati, arrivarono all’ipotesi migliore nello
stesso
momento.
Una
telefonata a Garcia per una conferma che avrebbe potuto trovare solo
lei con una qualche magia informatica (con conseguente stupore
incuriosito di Colby sentendo Morgan parlare così)
e…
- Bè,
vale la pena andare a controllare… magari non è
nulla ed è
solo una perdita di tempo, ma almeno escludiamo questa
possibilità…
- Fece allora Colby staccandosi dalla scrivania a cui era appoggiato,
allargando le braccia e piegando la testa. Si scambiarono tutti degli
sguardi simili e concordi, speranzosi di averci azzeccato.
- Per
me abbiamo una buona possibilità di trovare
qualcosa… -
Aggiunse allora Morgan mettendo le mani sui fianchi, dritto in piedi
fra i due.
- Del
resto pur quei mostri laggiù fanno le loro magie
escludendoci…
facciamo vedere che anche noi siamo capaci di farle… -
Esclamò
allora Tony dando una sorta di ok a quel compito che si erano creati
da soli, lasciando deliberatamente da parte tutti gli altri, specie i
capi che li avevano snobbati.
Senza
aggiungere altro si diressero svelti, con distintivo e pistola, di
nuovo all’ascensore per controllare la pista che avevano
trovato
grazie anche a Garcia e alle sue simpatiche trovato che avevano
alimentato la curiosità di Colby.
Speravano
vivamente di averci preso, normalmente i loro istinti non li
deludevano.
Avrebbero
dovuto avvertire i loro capi dell’intuizione e di dove
stavano
andando, ma non lo ritennero opportuno visto come li avevano trattati
solo pochi minuti prima. Era ovvio che erano infastiditi dal loro non
avere trovato ancora nulla, ma loro lavoravano così. A flash
momentanei, a intuizioni del momento, a piste dell’ultimo
minuto su
cui si buttavano a capofitto senza pensarci meglio prima.
Specie
Tony in effetti. C’era da dirlo.
E poi
dovevano essere prima sicuri di aver trovato il numero principale del
loro splendido spettacolo. Se avessero avvertito tutti ottenendo poi
solo un imbarazzante buco nell’acqua, avrebbero fatto una
figuraccia insopportabile, mentre così, con la sicurezza di
averci preso prima di spiattellarlo ai quattro venti, poi avrebbero
potuto vantarsi con quei tre cervelloni che volevano lasciarli
indietro.
A Tony,
ad ogni modo, continuava ad importare solo una cosa principalmente.
Risolvere
subito quel dannato caso per Gibbs e la sua serenità.
Come
avrebbero potuto immaginare che da un semplice controllo nato da un
intuizione di gruppo, sarebbe scoppiato tutto quello?
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