Crossover
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Autore: Akane    22/07/2009    2 recensioni
Il caso che Gibbs e la sua squadra si trova ad affrontare, questa volta si rivela molto difficile tanto che il Direttore decide di chiamare la squadra di Analisi Comportamentale. Ma se il caso li porta ad incrociare le loro strade con un ulteriore squadra dell'FBI con cui collabora un certo matematico di fama internazionale?
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Telefilm
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Incontri esplosivi'
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INDAGINI CONGIUNTE

*Ecco qua il nuovo capitolo, chiedo scusa per l’attesa ma non è facile scrivere di un crossover simile. Comunque eccovi qua. In questo l’azione ancora non prende piede ma nel prossimo è assicurata visto che, come leggerete, alla fine i tre spericolati hanno un colpo di genio anche loro... Dal prossimo, oltre a maggiore azione, ci sarà anche una definizione più specifica del caso e di quel che stanno combinando, su cosa indagano e cosa trovano, insomma. Cosa che qua è ancora un po’ vaga per tenervi sulle spine e per puntare i riflettori sui vari rapporti (vecchi e nuovi)! Ringrazio tutti quelli che hanno letto e commentato il capitolo precedente. Auguro buona lettura. Baci Akane*

CAPITOLO VI:
SPETTACOLI

/Time is running out – Papa Roach/
Quando Abby vide Charlie per poco non le venne una sincope!
Non era uno scienziato famoso ma la cultura della Signora delle Tenebre era espansa anche ad altre discipline della sua materia, specie se il matematico in questione aveva finito per farsi un nome grazie a più motivi, specie il recente libro pubblicato da lui.
Quando McGee fece entrare il giovane genio, la donna mollò istantaneamente tutto ciò che teneva in mano (cosa che trattandosi del caffè le procurò un discreto caos sul pavimento macchiato), sgranò gli occhi, spalancò la bocca e lasciò che il proprio viso truccato come al solito sul pesante andante, assumesse un espressione di puro stupore ed incredulità.
Dopo di che si lasciò sfuggire un ‘no’ a voce forte e chiara.
- Si. È lui. – Disse McGee compiaciuto affiancando l’amica con ancora la mascella fuori posto. Era normale che fra simili ci si conoscesse di più rispetto che fra creature di mondi diversi.
Tony e Morgan non avevano avuto la più pallida idea di chi fosse questo famoso (per McGee, Reid ed Abby) Charlie Eppes, mentre per loro sembrava quasi una star!
Non le ci volle molto, tuttavia, per riprendersi infatti saltò subito al collo del moro dai capelli ricci che, interdetto, rimase spiazzato davanti ad Abby e al suo abbraccio esuberante.
Del resto come biasimarlo?
Un tornado gotico che ti stritola senza nemmeno essersi presentato prima, lascerebbe chiunque esterrefatto!
A questa scena comica perfino Reid ridacchiò comprendendo bene come dovesse sentirsi il nuovo momentaneo collega che non sapeva dove mettere le mani ed alzava le sopracciglia in segno interrogatorio.
Quando McGee se la fu goduta abbastanza, dopo una risata divertita, si decise a staccare la mitraglietta Abby che aveva cominciato a parlare a macchinetta sparando mille parole al secondo su tutto ciò che aveva letto di lui, specie sul suo libro.
Distinsero solamente la frase finale: - …se la racconto non mi credono! Guarda con chi sono finita a lavorare! – A questo l’amico le mise l’altro bicchiere di caffè in mano ficcandole veloce la cannuccia in bocca. Non potè non bloccarsi per bere, bere e bere molte lunghe sorsate capendo lei stessa che doveva calmarsi o non sarebbe stata in grado di lavorare più.
Certo il caffè aveva molti poteri su di lei che su molti altri non aveva…
- Il professor Charlie Eppes collaborerà con noi per questo caso. Sul posto, rivelatasi poi la base operativa dell’organizzazione che cerchiamo, abbiamo trovato altri due agenti dell’FBI di Los Angeles e lui è il fratello e collaboratore di uno dei due. Abbiamo scoperto nuovi importanti dati, abbiamo molto lavoro da sbrigare ed anche se siamo in tanti e le forze in campo più che valide, dobbiamo metterci sotto. Abby… mi stai ascoltando? – Ma l’espressione persa della donna gli fece capire di aver parlato al vento.
- Ma certo che ti ascolto, McGee… posso fantasticare sulle mie fortune, ascoltarti e bere il caffè in contemporanea. Non ci vuole molto! Mi avanzano ancora un paio di funzioni, se lo vuoi sapere… – Rispose invece lei senza mutare espressione e tono di voce sognanti.
Mentre lui scuoteva la testa rassegnato abbassandosi a raccogliere diligente e passivo il bicchiere di caffè caduto e pulendo alla meglio, Charlie si avvicinava a Reid trovandosi più simile a lui che a lei, quindi interdetto e con la fronte ancora aggrottata chiese sotto voce per non farsi sentire dall’interessata:
- Ma è vera? – Veniva da chiederselo davanti alle sue reazioni esagerate!
- Me lo sono chiesto anche io… - Fu la risposta illuminante di Reid che non era poi tanto pratico di quel mondo chiamato NCIS e dei personaggi strani che vi stavano dentro!
DiNozzo era come un illusionista che tirava fuori dal cappello magico sempre nuove sorprese che attiravano comunque l’attenzione di tutti, McGee nella sua apparente normalità era comunque anormale a riuscire a convivere con persone come quelle con naturalezza (questi i punti di vista di Reid e Charlie ovviamente…), l’agente David solo per il fatto che fosse del Mossad lasciava interdetti e comunque era la più inquietante. Gibbs, il capo, era semplicemente agghiacciante e terrorizzante. Per entrambi i due geni con dei cervelli fuori dal comune avere a che fare con uno come lui impediva ai ragionamenti di formarsi in tempi brevi ed anche se Charlie era abituato col fratello che era simile a lui, reputava Gibbs, ad un primo sguardo, addirittura peggio di Don. Il che era tutto da vedere.
Per loro due era davvero difficile concentrarsi e far finta di nulla, lavorando ai loro massimi. Erano davvero rincuorati dalla presenza similare di McGee che li aiutava.
Stavano ancora cercando di riprendersi dai rispettivi shock, nessuno trascurabile in effetti, che la vociona burbera e secca del ‘lupus in fabula’ irruppe nel laboratorio che di nuovo cominciava ad affollarsi non poco.
- Abby, hai qualcosa? – La scienziata non si scompose e non si mosse, continuando a guardare sognante Charlie, che imbarazzato ringraziava il cielo per l’arrivo di suo fratello che lo tranquillizzava e al tempo stesso lo malediva per quello di Gibbs che lo terrorizzava, disse convinta e pronta:
- Si, ho Charlie Eppes! – E il cielo fu ringraziato da McGee, invece, poiché il giovane matematico non era uno dei più bei ragazzi che si fosse visto in giro; se lo fosse stato Abby lo avrebbe risucchiato immediatamente!
Hotchner e Don, allora, giunti con Gibbs, alzarono entrambi lo stesso sopracciglio sorpresi chiedendosi se avessero capito bene.
A quel punto Abby fu osservata e squadrata in modo approfondito dai due nuovi arrivi. Hotchner non si scompose più di tanto, anche perché lui era in effetti difficile sconvolgerlo, in fondo aveva a che fare con Garcia… ma Don che non era affatto abituato a certi personaggi rimase indietro a guardarla fantasticare su suo fratello, non capendo di che tipo di interesse si trattasse…
Che suo fratello facesse colpo su qualche ragazza non era una cosa impensabile, certo, ma lei… da dove usciva?
Vestita e conciata a quel modo sembrava scappata da una sfilata di Halloween per pazze… e poi quell’uscita… forse aveva capito male. Non poteva essere lei la scienziata… no davvero…
- Abby! – Tuonò allora Gibbs capendo che stava per perdere la sua lavorante migliore. Le si avvicinò sovrastandola con un aria severa e la consueta scarica elettrica l’attraversò facendola risvegliare. Si staccò la cannuccia del caffè dalla bocca, sbatté più volte le palpebre come se si svegliasse e guardò prima Gibbs, poi Hotchner che si faceva un quadro esatto del tipo che lei era, di seguito Don ancora con un aria stralunata e corrucciata che cercava di capire dove fosse l’analista di laboratorio per loro e l’analista della psiche per lei… e poi dietro di loro ancora, verso la soglia varcata una volta di più dagli unici mancanti all’appello.
Ora sì che era affollato il posto!
Tony, Morgan, Ziva e Colby erano arrivati.
E lo si capì dall’espressione di nuovo sorpresa della mora che non si fece problemi a dire di nuovo quel che pensava nonostante davanti avesse una specie di orco pronto a sbranarla se non fosse tornata subito attiva!
- Ma Gibbs! Sei tu che hai qualcosa per me… guarda lì quanto ben di Dio… e tutto in una volta! Vuoi forse uccidermi? – Il collegamento non fu ben chiaro a tutti e nemmeno si impegnarono per capirlo.
A quel punto gli altri si guardarono facendo largo agli ultimi arrivi e con al centro Gibbs davanti a Abby che si mangiava con gli occhi Morgan e Colby, ci fu un attimo di sospensione.
- Lei è la vostra analista di laboratorio? – Disse schietto Colby senza trattenere il suo pensiero. La risata divertita di Morgan si sentì per prima, dopo ci fu il ringhio di Gibbs.
Ahia… qua finisce male…”
Pensò subito Tony captando le pessime onde oscure del suo compagno poco distante da lui.
Abby era andata in tilt e presto il mondo sarebbe finito se qualcuno non avesse tirato fuori qualcosa in grado di calmarlo.
Ma un coniglio dal cappello, in quella situazione così caotica ed affollata piena di sorprese, come poteva pretendere di averlo?
Mentre allarmato più che mai cercava nella sua mente qualcosa da dire inerente al caso, qualcosa che tranquillizzasse momentaneamente Gibbs, fu Abby a prendere per prima la parola sorprendendo tutti una volta di più.
- Bè, visto che siete tutti qua vi illumino sulle mie scoperte… mi avete risparmiato mille telefonate… -
Detto ciò cominciò a sciorinare tutti i dati tecnici e le scoperte che grazie alle sue prestazioni precise, complete ed approfondite era riuscita a trovare.
In breve mise in campo tutti i conigli da sola e non solo… anche colombe, gatti e quant’altro!
Mentre lei parlava veloce senza quasi respirare, esprimendo cose altamente serie e professionali in modo ironico e scherzoso, come raccontasse una barzelletta, tutti gli altri si trovarono a chiedersi per l’ennesima volta, e questa volta insieme…
Ma è vera?” Effettivamente chi non la conosceva in un primo momento poteva venir messo fuori strada dal suo aspetto e dai suoi modi anomali, ma poi veniva fuori tutta la sua effettiva bravura nel fare il suo lavoro.
Specie Don e Colby rimasero a bocca aperta a guardarla ricredendosi subito sulla pessima impressione avuta in un primo momento.
Si ricredettero al punto che si chiesero perché anche loro non avessero un personaggio simile nella loro squadra. Effettivamente mancava. Lo ammisero piacevolmente colpiti da lei.
Quando concluse la sua analisi completa e approfondita, nonché preziosa, di tutte le prove che era riuscita a studiare e trovare, la scienziata aprì le braccia mantenendosi di schiena rispetto a loro, quindi in segno d’attesa, con la testa piegata di lato porgendo la guancia a Gibbs lì accanto, disse sfacciata e allegra:
- Applausi e ricompense, prego! – Fu così che dalle espressioni stupite della maggior parte di loro si dipinse un sorriso spontaneo d’ammirazione, Hotch rimase serio con un vago cenno di assenso sul viso mentre Don richiuse la bocca lasciata aperta durante lo spettacolo, non riuscì a sorridere o fare cenni, rimase proprio inebetito a fissarla. Quindi Tony diete una pacca amichevole sulla spalla di Colby notando una netta luce divertita nello sguardo che diceva quanto gli piacesse Abby.
- Si, lei è la nostra analista di laboratorio! Ti farei un paragone con qualche personaggio di film ma non ce ne sono. Abigail Shiuto è autentica ed unica al cento per cento! – Fece quindi allegro deliziato dalla scena, rispondendo alla sua domanda iniziale.
- Ah, non ne dubito! – Commentò quindi spontaneamente l’altro beccandosi per questo una brutta occhiata da Don che a Morgan non sfuggì.
Anche lui mi sa che è in una situazione simile alla mia… benvenuto nel club, amico!”
Gibbs dunque concluse posando un bacio sulla guancia di Abby che sorrise radiosa, contenta di non aver deluso il suo papà adottivo, suscitando ulteriore curiosità negli spettatori e specie in Reid che si trovò a riflettere di nuovo su quell’uomo incredibile. Era un tipo davvero strano e difficile da analizzare, in effetti. A vederlo non sembrava capace di atti così dolci e premurosi, pensava sarebbe esploso ed invece lei l’aveva calmato in quel modo magistrale dimostrando di meritarsi il ruolo di preferita, tirandogli fuori quella dolcezza assolutamente spiazzante.
Anche gli altri ne rimasero stupiti mentre Colby semplicemente si chiedeva come fare per tirare fuori anche solo l’ombra di quella amorevolezza da Don.
Non che lui la volesse in modo spiccato e svenevole, ma una cosa accennata ogni tanto così come la sua, non guastava.
Il loro rapporto, del resto, era molto più complicato rispetto a quello che altri lì presenti avevano e non lo si poteva spiegare facilmente.
Don, ad ogni modo, non era capace mai ma proprio mai di quelle attenzioni tenere. Per lo meno Colby era pronto a scommetterci la testa. Eppure parlandone con Morgan e Tony, più tardi, si sarebbe sorpreso di sentirli dire che chiunque poteva stupire, specie persone come Don Eppes.
- Ragazzi… - Iniziò timidamente Charlie riprendendosi in fretta alla luce delle scoperte della sorprendente scienziata. – A questo proposito avrei anche io qualcosa da dire… - Così l’attenzione di tutti fu spostata su di lui che ingoiò e si fece coraggio dicendosi di far finta di fare solo una semplice lezione universitaria, lasciando perdere il fatto che tutte quelle persone lì avevano un’arma a contrario di lui e di Abby che comunque sembrava saper benissimo come essere pericolosa anche senza pistola!
Successivamente disse la sua esponendo ciò che i suoi calcoli avevano portato alla luce fino a quel momento e di come ci fosse una teoria matematica in grado di attuare alla luce dei nuovi dati trovati.
Ad aiutarlo nell’esposizione ci furono anche Reid e McGee amalgamati con lui come se fossero un tutt’uno da anni.
Davanti a quei tre cervelli che proclamavano implicitamente la loro immensa potenza mentale, Tony, Morgan e Colby si sentirono di nuovo non solo semplicemente infastiditi o messi da parte ma addirittura svirilizzati.
Proprio così.
Un meccanismo strano in effetti considerando la personalità di spicco e forti di quei tre.
Svirilizzare persone come loro che non perdevano occasione per ridimensionare i geni con cui avevano quotidianamente a che fare, ci voleva mica poco. Però davanti a quelle figure egregie e alle espressioni miracolosamente e sconvolgentemente compiaciute dei tre capi che annuivano come se capissero anche solo l’ombra di tutto quel che veniva detto, si sentirono proprio delle nullità!
Cosa insopportabile per loro!
Non andava bene, decisamente non andava bene così.
Dovevano tirare anche loro fuori qualche coniglio dal cappello o sarebbero stati sotterrati dai loro rivali!
Al termine del loro spettacolo ci furono dei cenni compiaciuti da parte di tutti e tre i dirigenti dell’indagine, non lo esprimevano apertamente ma si capiva il loro piacere in quei buoni passi in avanti grazie a membri della loro squadra.
- Ottimo. – Dissero infatti in contemporanea Gibbs e Don che si fermarono e si scambiarono uno sguardo serio ed indecifrabile.
Ora si sbranano!”
Pensarono i tre svirilizzati temendo il peggio per un attimo.
Ed invece tornarono a spostare la loro attenzione sugli altri con noncuranza, come niente fosse, continuando il discorso, iniziando a dividere i compiti fra tutti, lasciando i gruppi così come si erano formati naturalmente.
Quando i capi passarono davanti agli unici rimasti senza parole, non furono calcolati nemmeno con uno sguardo, come se proprio non esistessero.
Cosa che li urtò profondamente fino quasi a divorarli lasciandoli lividi non di rabbia ma di qualcosa di sicuro poco positivo!
Rimasti lì solo in otto con tre che guardavano in cagnesco altri tre a caso che proprio non li calcolavano, immersi già nei loro nuovi calcoli con una certa frenesia evidente, fu la risata di Ziva a concludere la scena.
Questa e la sua voce che squillante e sadicamente divertita annunciava il successivo punteggio dopo aver assistito all’impagabile spettacolo:
- Due a uno per loro, ragazzi! Bisogna che vi diate da fare o rimanete indietro! –
Ci fu poi solo una specie di ringhio infastidito da parte di questi che se ne andarono subito insieme senza aggiungere nulla se non uno sguardo profondo e significativo di Morgan a Reid.
Quel caso complicato stava tirando via loro più tempo di quanto non avesse mai pensato.
E nonostante capisse che non poteva mettere davanti la sua vita privata in una situazione simile, quello era proprio ciò che avrebbe tanto voluto poter fare.
Per quanto avrebbero evitato di parlarsi, chiarirsi e approfondire ciò che andava approfondito da molto?
Anche Colby provava un sentimento simile per Don che l’aveva bellamente ignorato facendolo sentire inutile per quel caso troppo affollato, ma non voleva nemmeno provarci a decifrarsi. Era di gran lunga più complicato. Non sapeva nemmeno lui di preciso cosa voleva. A tratti che tutto fosse più definito e stretto ad altri era lui quello che tentava di scappare. Del resto avere a che fare con Don non era una passeggiata.
Tony, dal canto suo, sperava solo una cosa.
Che tutto quello sarebbe finito presto.
Quel caso continuava a strappargli via decisamente troppo del suo uomo che, buttato anima e corpo nel caso, non vedeva assolutamente altro.
Con tutta quella gente non poteva nemmeno sostenerlo come faceva di solito, tutti gli prendevano il posto… no, decisamente quella situazione che inizialmente gli era piaciuta e l’aveva divertito, ora cominciava a stargli stretta.
Era ora di concludere tutto in fretta davvero, prima che a scoppiare sarebbe stato lui e non Gibbs!


- Posso farti una domanda indiscreta? – Chiese a bruciapelo Morgan a Colby, una volta soli in ascensore diretti altrove per poter riflettere sul caso.
Colby lo guardò alzando un sopracciglio incuriosito. Si erano appena conosciuti eppure sembrava che tutti e tre fossero amici da tempo, si comportavano con fare confidenziale ed amichevole e veniva loro naturale, era bello riuscire a stare insieme così bene senza crearsi problemi per ciò che poteva pensare chi si aveva davanti. Era come se sapessero di potersi fidare perché in fondo tutti loro erano della stessa pasta e come modo di approcciarsi al prossimo erano davvero molto simili.
Anche Tony li guardò incuriosito dalla domanda che doveva fargli ed in un attimo si dimenticarono della frustrazione provato in quel laboratorio e dei vari shock per la sorprendente Abby.
- Spara. – Non aveva proprio idea, però, di cosa poteva volergli chiedere…
Morgan così, sapendo che non erano affari suoi, tirò fuori il discorso che aveva intravisto da alcuni sguardi velocissimi e appena accennati.
Non sapeva perché ma si sentiva di farlo, forse sarebbe uscito qualcosa di costruttivo, erano simili, si capivano meglio degli altri, no?
- Tu e il tuo capo… Don Eppes… - Già da questo Colby capì dove sarebbe andato a parare dicendosi che era già arrivato il momento. – Avete una storia? – Glielo chiese con naturalezza come se fossero le domande che si ponevano di più agli altri. Insinuare che due uomini avessero una storia, a guardarli, sembrò improvvisamente la cosa più normale.
E loro dopo un primo momento di stupore, si resero conto di quanto quel profiler fosse bravo nel suo lavoro nonché dannatamente diretto e schietto. Oltre che sexy!
- Bè… - iniziò così Colby allargandosi il colletto della maglia attillata che indossava e spostando lo sguardo altrove pensando a come spiegare ciò che avevano lui e Don. – In realtà è complicato. – Disse quindi tornando con gli occhi chiari su quelli scuri e penetranti del moro.
- Che cosa non lo è? – Esordì dunque Tony preso anche lui da quei discorsi, riferendosi alla propria storia con Gibbs che ne aveva viste di cotte e di crude. Si sentì bene così, spontaneo, serio e sé stesso. Ormai riusciva a stare in quella maniera con pochi.
- Già… - Fece eco Morgan d’accordo con loro, pensando a sua volta a Reid. Entrambi avevano delle storie difficili, chi appena accennate, chi consolidate e chi davvero incasinate.
Ma tutte complicate, in effetti.
- Io e Don… non stiamo insieme ma c’è stato qualcosa. Il problema è capire cos’è quel qualcosa e cosa vogliamo noi. A volte sembriamo disposti a chiarirlo, altre no. Siamo delle testacce dure, insomma. – Tutti e due gli altri capirono, osservando con attenzione il bel viso regolare e morbido mentre si esprimeva così pensieroso, che quel ‘qualcosa che c’è stato’ si trattava di sesso. Non ci fu bisogno di spiegarlo meglio e di andare nei dettagli, si compreserp di nuovo al volo.
L’ascensore così si aprì e i tre uscirono con passo sostenuto ma non veloce, interessati a quel discorso che avrebbero voluto approfondire.
Chissà perché ma si erano sentiti da subito essere simili anche nelle vite sentimentali. Per lo meno il genere era lo stesso…
- Si vede tanto? – Chiese poi a Morgan che si strinse nelle spalle.
- No ma per me che sto passando una situazione simile è apparso cristallino cosa fosse lo sguardo del tuo capo rivolto a te. –
- Non ti sfugge nulla, eh? –
- Degno di un profiler… ricordami di non accettare le tue ‘domande indiscrete’! – Disse Tony ironico precedendoli verso la sua scrivania. Gli altri risero divertiti capendo che non aveva voglia di confidarsi sulla sua relazione con il suo, di capo, rispettandolo per questo. Bè, che stessero insieme era apparso abbastanza ovvio, specie per Morgan.
- Chi, se posso…? – Chiese Colby a Morgan incuriosito.
- Reid. – Rispose subito in modo che si capissero solo loro, evitando tante orecchie curiose lì intorno.
Dei loro tre capi nessuna traccia. Si appoggiarono alle scrivanie senza sedersi, quindi incrociando le braccia al petto decisero tacitamente di tornare al lavoro, ricordandosi quindi della pessima figura che avevano appena fatto.
Certo dovevano aspettare le analisi di Abby sulle nuove prove trovate nel magazzino e i risultati dei geni insopportabili, ma qualcosa potevano farla anche loro.
Qualcosa che effettivamente potevano riuscire a fare SOLO loro, in quanto normalmente erano quelli che si immedesimavano meglio nei delinquenti vista la loro indole spericolata ed attiva.
- Però c’è qualcosa che non mi convince in tutto questo… - Disse Tony allora tornando al caso con una certa serietà sconcertante.
- E’ vero… - Fecero gli altri due insieme assumendo la medesima espressione pensierosa, seria e concentrata, guardando quindi nel vuoto.
Ripercorsero nei particolari tutto ciò che si era detto e trovato fino ad allora ed infine arrivarono al punto cruciale che iniziò ad esporre Tony, seguendo un lampo che gli aveva attraversato la mente e che ancora non aveva avuto modo di elaborare da solo.
- Eppure se fossi un criminale che deve organizzare l’ennesimo colpo ai danni di quante più persone possibili, dopo che sono stato fermato molte altre volte, decidendo di inscenare addirittura una copertura programmerei anche dell’altro. –
- Tipo un infiltraggio. – Esclamò Colby che fra tutti era quello che riusciva a pensare meglio come un delinquente visto il triplo gioco che era stato costretto a fare per anni. Era ovvio che seguisse perfettamente il ragionamento di Tony e che ci fosse arrivato subito alla conclusione.
Lui stesso, al loro posto, progettando una copertura come il killer di marine per far riuscire una volta per tutte l’attentato, si sarebbe infiltrato laddove avrebbe potuto agire indisturbato e sicuro di farcela.
Anche Morgan si illuminò trovandosi perfettamente in accordo con loro due, quindi diede un profilo ulteriore e completo sulle persone che cercavano arrivati a quel punto, sui loro obiettivi e sui modi di agire per ottenerli.
Serio, deciso e professionale quanto gli altri, tutti e tre veloci, incalzanti e letteralmente trasformati rispetto a quanto erano sembrati fino a quel momento.
- Sostanzialmente queste persone non si fermeranno fino a che non saranno riuscite ad attuare i loro piani, bisogna capire a cosa mirino, se uccidere quante più persone possono o quelle più importanti. Che tipo di messaggio vogliono dare insomma. Perché lo fanno. A giudicare dal quantitativo di bombe costruite e sparite, quindi già piazzate, mirano al numero ma vogliono la sicurezza di riuscirci. Per questo hanno voluto concentrare tutte le forze dell’ordine e l’attenzione della gente sul killer di marine. Per poter agire indisturbati. Ma lo faranno anche perché infiltrati in qualche ambito che gli assicura il successo della loro missione.
Loro la vedono come una vera e propria vocazione, qualcosa di serio e non mi stupirei sulla loro provenienza, anzi… Non hanno mai mollato nonostante voi li aveste fermati diverse volte. Sono riusciti a scappare quindi sono estremamente furbi e pronti a tutti poiché hanno deciso di non mollare e continuare finchè non ci riusciranno. Dobbiamo trovare quello che secondo loro è il modo migliore per far saltare in aria quante più persone possibili e di conseguenza l’ambiente in cui si sono infiltrati. –
La conclusione fu ovvia e Colby e Tony stavano già lavorando su quel concetto. Quale poteva essere il loro obiettivo? Dove potevano aver piazzato tutte quelle bombe fabbricate?
Dove potevano essersi infiltrati?
E mentre scartavano alla velocità della luce tutte le possibilità elaborando tanti piani quanti gli obiettivi che prendevano in esame, parlandone ad alta voce fra di loro sempre più presi ed animati, arrivarono all’ipotesi migliore nello stesso momento.
Una telefonata a Garcia per una conferma che avrebbe potuto trovare solo lei con una qualche magia informatica (con conseguente stupore incuriosito di Colby sentendo Morgan parlare così) e…
- Bè, vale la pena andare a controllare… magari non è nulla ed è solo una perdita di tempo, ma almeno escludiamo questa possibilità… - Fece allora Colby staccandosi dalla scrivania a cui era appoggiato, allargando le braccia e piegando la testa. Si scambiarono tutti degli sguardi simili e concordi, speranzosi di averci azzeccato.
- Per me abbiamo una buona possibilità di trovare qualcosa… - Aggiunse allora Morgan mettendo le mani sui fianchi, dritto in piedi fra i due.
- Del resto pur quei mostri laggiù fanno le loro magie escludendoci… facciamo vedere che anche noi siamo capaci di farle… - Esclamò allora Tony dando una sorta di ok a quel compito che si erano creati da soli, lasciando deliberatamente da parte tutti gli altri, specie i capi che li avevano snobbati.
Senza aggiungere altro si diressero svelti, con distintivo e pistola, di nuovo all’ascensore per controllare la pista che avevano trovato grazie anche a Garcia e alle sue simpatiche trovato che avevano alimentato la curiosità di Colby.
Speravano vivamente di averci preso, normalmente i loro istinti non li deludevano.
Avrebbero dovuto avvertire i loro capi dell’intuizione e di dove stavano andando, ma non lo ritennero opportuno visto come li avevano trattati solo pochi minuti prima. Era ovvio che erano infastiditi dal loro non avere trovato ancora nulla, ma loro lavoravano così. A flash momentanei, a intuizioni del momento, a piste dell’ultimo minuto su cui si buttavano a capofitto senza pensarci meglio prima.
Specie Tony in effetti. C’era da dirlo.
E poi dovevano essere prima sicuri di aver trovato il numero principale del loro splendido spettacolo. Se avessero avvertito tutti ottenendo poi solo un imbarazzante buco nell’acqua, avrebbero fatto una figuraccia insopportabile, mentre così, con la sicurezza di averci preso prima di spiattellarlo ai quattro venti, poi avrebbero potuto vantarsi con quei tre cervelloni che volevano lasciarli indietro.
A Tony, ad ogni modo, continuava ad importare solo una cosa principalmente.
Risolvere subito quel dannato caso per Gibbs e la sua serenità.
Come avrebbero potuto immaginare che da un semplice controllo nato da un intuizione di gruppo, sarebbe scoppiato tutto quello?




   
 
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