L’audacia della
mossa di George
Warleggan sarebbe stata ricompensata presto da un successo senza
precedenti. Hugh Armitage, infatti, aveva abboccato all’amo
come
avrebbe fatto un pesciolino qualunque fidandosi della finta
benevolenza dell’astuto pescatore e, come se non avesse
nemmeno
intuito cosa volesse davvero quell’avvoltoio, aveva accettato
di
farlo felice immolandosi alla sua causa. Forse il rampollo dei
Boscawen stava soltanto approfittando
dell’opportunità che farsi
visitare dal team specializzato del poliambulatorio gli avrebbe dato
di entrare finalmente in contatto con Demelza, una donna
così
sfuggente quanto affascinante che continuava a popolare i suoi sogni
senza dargli tregua sin dal momento del loro primissimo incontro.
Così, quel
giorno tutta l’equipe
medica fu istruita alla perfezione su come comportarsi davanti agli
obiettivi delle macchine fotografiche che avrebbero immortalato il
momento dell’ingresso di Armitage nell’ospedale.
Ovviamente Caroline non
avrebbe
permesso agli specializzandi di avvicinarsi a quel prestigioso
paziente senza la supervisione di uno strutturato, ma essendo il suo
un ospedale universitario non poteva nemmeno privare i giovani medici
di un' esperienza simile. Il gruppo alla cui direzione era stato
posto Dwight Enys aspettava da tempo l'occasione di mettersi alla
prova,
di dimostrare al mondo intero la validità di quel progetto
sperimentale che, sebbene Hugh Armitage non fosse esattamente il
tipo di paziente a cui era stato stabilito offrire cure specializzate
a costo zero, adesso iniziava davvero a concretizzarsi.
Così l'ospite
tanto atteso entrò
finalmente in scena, accompagnato da una scia continua di flash
che lo seguiva ad ogni minimo movimento per non perdersi l'esclusiva,
lautamente concessa ai fotografi dal fecondo portafogli di George
Warleggan:
non capitava tutti i giorni che una figura del suo calibro rivelasse
pubblicamente la sua vulnerabilità. Tuttavia, l'abitudine a
quell'
odiosa conseguenza dell'essere una personalità in vista non
soltanto
nel panorama sociale cornico, quanto anche e soprattutto londinese,
era palese dalla naturalezza con cui Hugh continuava a camminare,
quasi fosse completamente indifferente al numero spropositato di
occhi indiscreti che lo spiavano da dietro l'obiettivo di una
fotocamera. Si trattava di sadismo spietato, sapientemente alimentato
dalle ambizioni e dalle manie di protagonismo del giovane direttore
finanziario del Royal Cornwall Hospitals NHS Trust, che mai avrebbe
perso l'occasione di risaltare persino in una situazione spiacevole
come quella.
Ciò che al
giovane interessava era
scorgere in quella marea di gente due occhi familiari, una bocca
delicata come un freschissimo bocciolo di rosa e una chioma di
capelli rossi dall'aspetto indimenticabile. Era come se Demelza fosse
l'unico vero motivo per cui aveva accettato un ulteriore consulto
medico riguardo la propria malattia, l'ultimo sacrificio da compiere
in nome di una ricompensa che prometteva il riscatto di tutte le
sofferenze fisiche e spirituali che aveva provato recentemente.
“Buongiorno
tenente Armitage.”
Caroline gli tese gentilmente la mano, dimostrando la sua superiorità nel far finta di aver ignorato i
pettegolezzi che da tempo circolavano su loro conto, “Credo, anzi sono
piuttosto
sicura di questo, che il dottor Warleggan le abbia già fatto
gli
onori di casa... “ Si interruppe lanciando un'occhiata
alquanto
eloquente al suo avversario, orgogliosamente eretto nella sua postura
tutt'altro che naturale e perennemente pronto a sostituire il suo
capo, qualora avesse potuto approfittare di qualche sua piccola
distrazione.
Al cenno di assenso di
Hugh, Caroline
continuò, “Ritengo, dunque, sia meglio procedere
alla
presentazione del mio gruppo di lavoro. Ovviamente, colui che dirige
tutti gli altri medici non poteva che essere il dottor Dwight Enys.
Siamo davvero fortunati a vantare la sua presenza nel nostro team, mi
creda.”
Hugh accolse la stretta di
mano del
giovane medico con un sorriso sulle labbra, “Dottor Enys, mi
fido
della dolcezza che emanano i suoi occhi. Se il mio senso non mi
inganna, lei è una persona capace di entrare in estrema
empatia con
la maggior parte dei suoi pazienti... Sono sicuro che il mio caso
non sarà un eccezione.”
Dwight arrossì,
profondamente commosso
dall'acuta sensibilità che il giovane aveva dimostrato di
possedere:
quello che gli aveva appena detto rappresentava il complimento
più
grande che avesse mai ricevuto, anche se l'elogio fattogli da
Caroline per lui valeva qualcosa che non poteva essere comparata con
nient'altro, tanto era raro e onesto.
Alla fine del tour, il
Presidente
introdusse gli ultimi membri del gruppo, ossia Ross e Demelza.
Inutile sottolineare il fatto che Hugh avesse adocchiato la sua preda
già dal primo secondo, provocando in lei un imbarazzo
difficile da
controllare. Era molto felice di rivederlo, sebbene avrebbe preferito
farlo in una situazione diversa e soprattutto in un contesto che non
fosse un ospedale, ma al tempo stesso sentiva che le attenzioni
ricorrenti che le rivolgeva da lontano non potevano essere confuse
con una semplice e pura dichiarazione di amicizia.
“Vi conoscete,
per caso?” Le
sussurrò Ross all'orecchio con un tono che però
Demelza fraintese
del tutto, percependo la sua domanda, priva di malizia, come un'accusa
che rimbombava dentro di lei simile al suono di un sasso gettato in
fondo al vuoto.
Lo guardò in
preda al panico, “Sì,
Ross. Perché me lo chiedi?”
Nel frattempo Hugh si era
avvicinato
pericolosamente verso di loro, con un sorriso luminoso sulle labbra
che riproduceva con assoluta fedeltà la brillantezza che
aveva negli
occhi mentre ammirava impudentemente il tanto agognato oggetto del
suo desiderio. Ben presto la sua mano fu avvolta nella morsa possente
della stretta di Ross, il quale adesso incominciava a comprendere il
motivo dell'irritabilità di Demelza e a collegare lo strano
avvilimento di Armitage rispetto alla voluta indifferenza con cui
lei sembrava rispondere ai suoi sguardi pieni di tenerezza.
“Non riesco a
immaginare come un uomo
facoltoso come lei abbia scelto il nostro poliambulatorio gratuito
per farsi curare. Perdoni la mia curiosità, ma si tratta di
un'opera
di filantropia o c'è qualche altra ragione per cui l'ha
fatto?”
“Questa potrebbe
essere l'ultima
spiaggia per me, dottor Poldark...” Lanciò
un'occhiata triste
nella direzione di Demelza, con l'intento di suscitare la sua
compassione,
e poi continuò, “Sebbene non nego che le doti
persuasive del
vostro direttore finanziario abbiano influito parecchio sulla mia
decisione.” Hugh mentì spudoratamente, lasciando
credere a George
ciò che voleva e confermando a Ross l'ipotesi che aveva
formulato nella sua mente, e
cioè che fosse Demelza l'unica vera autorità in
grado di
condizionarlo.
“Certo,
d'altronde come fare a non
crederle vista la fama del “nostro” direttore
finanziario?”
Ross sorrise sarcasticamente verso George, il quale ignorò
completamente l'ironia che si celava dietro quelle affilatissime parole. Hugh,
invece,
sembrò aver compreso perfettamente e per evitare di infilare
il coltello
nella piaga decise di andare al punto della questione, rivolgendosi
direttamente a Demelza, “Si ricorda di me? La prego, non mi
spezzi
il cuore facendomi capire che mi ha dimenticato...”
Demelza sorrise, con il
viso in fiamme
per l'imbarazzo, “Non si preoccupi, le garantisco che non
l'ho
dimenticata. Anzi, se può farle piacere ricordo anche che
avevamo
deciso di darci del tu. Ovviamente ora lei è un mio
paziente, perciò
non so come vuole essere chiamato...”
Dimentico delle persone che
aveva
intorno, Hugh le prese la mano e, anziché stringerla come
aveva
fatto con tutti gli altri, la portò alle labbra e la
baciò con delicatezza. Caroline
nascose sotto i baffi un sorriso di compiacimento, prevenendo come le
trame della relazione appena nata tra Ross e Demelza si sarebbero
complicate con l'aggiunta di questo terzo elemento e non vedeva l'ora
di assistere allo spettacolo, nonostante in cuor suo sapesse
già per chi
tifare.
George spalancò
gli occhi per la sorpresa e
si affrettò a porre fine a quella scena, inserendosi tra
Hugh e la
sua preda con fare sbrigativo e impaziente, "Bene, ora che vi conoscete
un po'
tutti posso procedere a esporle le visite a cui si
sottoporrà per ricevere dal nostro team la diagnosi
più accurata e
di conseguenza la migliore terapia possibile. Mi segua
Hugh...”
L'aria di confidenza con
cui George lo
aveva chiamato per nome produsse in Ross uno sdegno
molto intenso. Non soltanto aveva dovuto assistere alle smancerie di
quel bellimbusto nei confronti della sua ragazza, ma era stato
costretto a ricoprire anche il ruolo di testimone di quei patetici
tentativi di adulazione attraverso cui George aveva dimostrato
chiaramente l'intenzione di accaparrarsi la simpatia del fortunato
paziente, a svantaggio di Caroline e di tutto l'ospedale.
Rimasti soli, Ross e
Demelza non avevano idea di cosa dirsi. Il loro amore era appena
sbocciato che già un
insetto insistente minacciava di contaminare l'imperturbabilità di quel
fiore.
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