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Capitolo
Trenta: Per aspera ad astra
“We
all have our scars from loving someone too deeply.
From
wanting to protect someone too much”
~
Mei Tachibana
La
musica avvolgeva l'intera sala, scorreva leggera, disturbata da lievi
tonfi. Su quelle note una ragazza si muoveva precisa e leggiadra,
compiendo passi aggraziati e senza peso; la crocchia che all’inizio
fermava i suoi capelli scuri, ormai sfatta.
Ekaterina
si guardò allo specchio dopo aver concluso la coreografia, il cuore
che pompava velocemente il sangue, non perché fosse affaticata ma
perché sensazioni a lungo sopite erano riemerse con prepotenza,
scombussandola e riportandola ad una tempo che a stento riconosceva,
eppure, guardandosi in quel grande specchio, con gli occhi lucidi e
sgranati e il fisico teso in pose che credeva dimenticate, le parve
per qualche istante, di scorgere l’antica se stessa.
«Come
stai Katia?».
Natasha
la fissò attentamente, senza un reale giudizio negl’occhi di
giada, fra le braccia il figlio. James, avvolto in una tenera tutina
bianca, stringeva un soffice orsetto di peluche con una mascherina
nera sugli occhi, dono di Bucky e Sam e da cui non si separava mai.
La
ragazza la guardò di rimando, senza nascondersi, poi spostò lo
sguardo sul bambino e le sue labbra si sciolsero in un debole
sorriso.
«E’
tuo figlio?» domandò con tremore nella voce, si sentiva leggermente
a disagio, non ricordava l’ultima volta che aveva visto un bambino,
era qualcosa di troppo pure e innocente per starle così vicino.
«Sì.
Lui è James».
Ekaterina
fissò ammirata lo sguardo di Vedova Nera riempirsi di sfumature
dolci, le palpebre calare delicatamente e gli occhi diventare
liquidi.
Per
una persona tenuta per anni nel gelo dell’oblio e abituata a
violenza, subita e commessa, quell’atmosfera era abbastanza
destabilizzante, eppure non dolorosa.
«So
come ti senti in questo momento... » disse Natasha continuando a
guardare il figlio; Katia la osservò incuriosita.
«Il
mio passato è stato molto simile alla tua vita finora, per molto
tempo c’è stata solo oscurità» i suoi occhi vagarono dolcemente
su di lei.
La
Winter Soldier si schiarì la gola e trovò il coraggio di porle
quella domanda:
«E
come ne sei uscita?»
«Lottando.
C’è chi mi ha dato una seconda possibilità - sorrise nel
ricordare il passato, che non faceva più così paura ora - ma ho
lottato contro quell’oscurità, a volte mi capita ancora adesso»
il suo sguardo ritornò sul piccolo Jamie «Ma ho qualcosa, qualcuno
da proteggere, ho una ragione per
vivere»
e mentre lo diceva si rese conto che era davvero così, da molti anni
il suo desiderio di vita continuava a crescere, per Steve e per gli
Avengers, la sua famiglia e ora per James, il suo dolce, forte ed
innocente bambino.
«Tu
hai qualcuno che vuoi proteggere?».
Ekaterina
schiuse le labbra pallide e screpolate ed annuì con vigore mentre il
suo sguardo si faceva timido.
«E’
un buon punto da cui partire».
*
«Buck
mi spieghi che ci facciamo qui?» Jace si guardò intorno, erano in
una delle zone più famose di New York, rinomata per essere la via
dello shopping di lusso.
James
si decise finalmente a degnarlo di attenzione, gli mise una mano
sulla spalla e il suo sguardo divenne tremendamente serio. Il
quindicenne deglutì, seriamente preoccupato.
«Jace.
Siamo qui per una questione della massima importanza!»
“Oh
mamma!” si ritrovò a pensare ancora più perplesso.
Bucky
non si dilungò oltre, lo afferrò per entrambe le spalle e lo guidò
verso un negozio ben preciso, senza che Jace ci capisse nulla, a
volte era peggio di Sasha quando lo trascinava - senza diritto di
replica - nei suoi piani sconclusionati. Quando vide la vetrina
davanti a cui si erano fermati, un dubbio lo assalì. Il suo cuore
cominciò a battere veloce.
«Buck-!»
esalò osservando meravigliato l’uomo al suo fianco.
Il
soldato si aprì ad un sorriso timido.
«Vedi
di consigliarmi bene moccioso».
*
Steve
si appoggiò allo stipite volendo godersi la scena per una po’,
prima di prendervi parte.
Natasha
era seduta a gambe incrociate sul morbido tappeto, reggeva Jamie
appoggiato contro il suo petto mentre la dolce Alex cantava
un’allegra canzone per intrattenerlo.
Fu
il bambino stesso a notare la presenza del padre agitandosi
allegramente. Alexandra gli sorrise, lasciandogli una leggera carezza
e poi corse ad abbracciare Steve, prima di lasciarli soli.
La
bella russa gli fece segno di avvicinarsi, si scambiarono un lungo
bacio, poi gli passò il figlio che sgambettava eccitato.
Il
capitano lo strinse a sé, respirando il suo profumo, così dolce ed
innocente. Sapeva che il tempo a loro disposizione stava per scadere
e Natasha lo sapeva ancora meglio di lui.
«E’
cresciuto ancora...» constatò guardando attentamente il figlio, che
per tutta risposta allungò le manine grassocce sul suo volto
scaldandogli il cuore e facendolo sorridere.
«Meredith
dice è per colpa o per merito del suo dna» gli rispose la russa
osservando dolcemente entrambi.
«Stasera
ci riuniamo. Tony dice di aver trovato un modo per rintracciare il
Bus, e Coulson ha messo a punto l’attacco simultaneo alle basi
segrete dell’HYDRA».
Natasha
si sporse per prendere Jamie e stringerselo al petto, la sua
espressione era insondabile, ma Steve sapeva che la sua mente
lavorava frenetica, sapeva che dentro fremeva. Guardava il loro
bambino e pensava che non avevano avuto abbastanza tempo, che fosse
ingiusto, c’erano ancora così tante cose…
«Ci
siamo quasi»
«Nat-»
«Non
ci provare. - lo fermò dura lei - Ne abbiamo già discusso» il suo
sguardo si ammorbidì e accarezzò il volto del capitano, che si era
fatto mesto ma sempre soffuso d’amore «Non posso farlo. Non
chiedermelo, ti prego, non chiedermi di restare a guardare. Ti copro
le spalle».
Steve
le prese la mano, ferma sulla sua guancia, e la portò alle labbra;
annuì.
«Ora
posso darti il mio benestare per quello che avevi in mente per lui»
aggiunse serio lasciando una delicata carezza sul capo di James.
Natasha chiuse gli occhi.
Jamie
si addormentò e i due lo riposero nella culla. Natasha poggiò il
capo sulla spalla di Steve, che la strinse a sè; in silenzio
rimasero ad osservare il figlio.
*
La
sera era scesa stellata e afosa sull’Avengers Tower.
Natasha
prese posto tra Steve e Sharon mano nella mano con Bucky. Niko e
Bruce parlavano piano fra loro - andavano particolarmente d’accordo,
si erano trovati fin dal loro primo incontro - Jace e Alexandra
avevano insistito per esserci ed erano molto tesi; Clint, Sam e Maria
discutevano con Coulson e JJ, che cercava di non farsi prendere
dall’ansia. Tony era concentrato sul tablet, controllando i dati
per l’ennesima volta, accanto a sé Pepper, che osservava attenta.
Fury col suo occhio sano controllava tutto e tutti.
Quando
giunsero Niall e Ekaterina la riunione poté cominciare.
«Phil»
esordì grave il colonnello scambiandosi un cenno col direttore
«Inizia tu».
«Bene,
come tutti sapete, grazie alle informazioni passate con estremo
coraggio dalla signorina Munroe, ora siamo a conoscenza di tutte le
posizioni delle basi segrete dell’HYDRA. Dieci basi, dislocate nei
quattro continenti. Annabeth Munroe ci ha fornito anche una
dettagliata lista sull’arsenale bellico e il numero, più o meno
esatto, degli agenti presenti in ogni sede; con molta probabilità ci
sono anche delle fabbriche di psychotron presenti all’interno.»
fece una breve pausa, l’attenzione era alle stelle, Steve e Bucky
in particolare si sentirono proiettati indietro nel tempo, in pieno
secondo conflitto mondiale, le immagini virtuali si sovrapposero con
la mappa delle basi HYDRA degli anni Quaranta.
«Il
tuo piano quindi è di attaccare simultaneamente tutte le basi?»
chiese Steve;
«Meno
una» precisò Coulson e il capitano annuì.
«Sarà
un attacco di massa, lo S.H.I.E.L.D. è stato completamente
mobilitato e abbiamo fatto un accordo segreto con i Navy Seals per
un’operazione congiunta, anche se saremo noi al comando.» completò
Maria alzandosi e mettendosi tra Fury e Coulson.
«Qui
entri in gioco tu, Tony. Tu e Skye avete capito come fa il Bus a
sparire?» chiese Clint.
«Legolas
- esordì Tony con fare teatrale - ci conosciamo forse?» il magnate
attirò completamente l’attenzione «Semplicemente non lo fa. Devo
dire che la giovane Muroe è geniale, quasi
al
mio livello - ammiccò e restò per qualche istante in silenzio
aspettandosi delle conferme, che non giunsero così fece spallucce e
proseguì - ogni volta che il Bus si muove manda differenti e fasulli
ping in tutto il mondo, cosicché nessuno riesca a individuare il
loro piano di volo, ma tutti questi fasulli segnali hanno sempre e
comunque un origine. Così io e la piccola Skye abbiamo analizzato
ogni singolo segnale inviato da quello stramaledetto aereo, un po’
di vecchia trigonometria, un po’ di geolocalizzazione, qualche
satellite spostato nel giusto punto et… Voilà! La posizione del
Bus è servita!» Tony richiamò J.A.R.V.I.S. e l’AI compitamente
mostrò l’attuale posizione del velivolo.
«In
Cina?» sospirò James.
«Fantastico,
proprio uno di quei paese con cui possiamo dialogare senza
problemi...» frecciò Sam incrociando le braccia al petto.
«Questo
vuol dire che dovremmo agire illegalmente» ragionò Natasha
immergendosi nei propri pensieri.
«Tony,
quanto è sicura questo localizzazione?» chiese Steve, si scambiò
un’occhiata d’intesa con il miliardario;
«Novantotto
per cento»
«Non
mi serve altro. - il supersoldato si alzò in piedi e tutti gli
sguardi conversero su di lui, attenti - D’accordo. Lo sapete già
quello che sto per dire: a Coulson le restanti nove basi. Noi ci
prendiamo quella
-
disse indicando l’ologramma della Cina - se là c’è il Bus
allora ci sono Teschio Rosso, Sin, Rumlow e tutti coloro che tirano
le fila di quest’organizzazione. Il motto dell’HYDRA “Se
tagli una testa altre due prenderanno il suo posto”,
ma non questa volta. Questa volta attaccheremo testa e corpo, li
fermeremo per sempre. Elimineremo l’HYDRA, nessuno sarà più
minacciato dalla loro mostruosa ombra - nel dirlo incontrò gli occhi
di Natasha che annuì decisa - non avrò pace finché non ce ne
saremo liberati. E non permetterò che nessuno di voi ci rimetta la
vita. Nessun altro dovrà morire. Jace e Alexandra resteranno con
Niko, Niall proteggerà tutti coloro che resteranno qui. Per ognuno
di voi è previsto un piano di fuga nel caso le cose andassero male.
Maria e Coulson saranno a capo dell’operazione “Ercole”, Holden
si unirà a noi. Avengers siete pronti?» nessuno fiatò, eppure
avevano nello sguardo tutti una terribile determinazione. Steve si
soffermò su ognuno di loro e poi fece un secco cenno col capo,
fiero.
Sarebbero
partiti da lì a poche ore, il gruppo si sciolse e il capitano si
rivolse personalmente a Fury, appartandosi con lui per pochi istanti.
«Se
non dovessi farcela proteggi Natasha e James, fa che siano al sicuro»
disse solamente; e il colonnello non poté fare altro che accordargli
quell’ultima richiesta.
Natasha
aprì la porta e restò ferma sull’uscio, un sorriso triste ma
pieno di una profonda dolcezza ad adornarle il viso.
Steve
sorreggeva il piccolo Jamie, una mano sul capo per proteggerlo, le
labbra premute sul suo piccolo capo; dondolava piano, volendolo
cullare.
«Andrà
tutto bene, te lo prometto piccolo» sussurrò dolcemente.
«Andrà
davvero tutto bene?» chiese Natasha facendosi avanti; Steve si voltò
e le sorrise:
«La
mamma è qui. È una promessa ad entrambi, andrà bene» affermò
deciso.
La
spia allungò le braccia e Jamie si accoccolò placidamente sul suo
petto.
«Andrà
bene per tutti, giusto? - gli lanciò un lungo sguardo penetrante -
Steve. Non. Ci. Provare. Non farai uno dei tuoi stupidi atti eroici,
non questa volta» sibilò, il volto del compagno si fece grave;
«Ascolta-»
«No.
Ascolta tu: Steve Grant Rogers non mi interessa chi sei tu per gli
altri, per il resto del mondo, non me ne frega un accidenti se sei
Captain America. L'unica cosa di cui mi frega è chi sei tu per me!
Sei il padre di mio figlio… sei-» il fiato le si ruppe e il suo
sguardo divenne liquido.
Il
capitano le si avvicinò;
«Dillo»
«Sei
l'amore della mia vita - bisbigliò accorata - devo sapere che
combatterai non solo per salvarci
ma
per salvare anche te stesso. Devi giurarmi che non combatterai per
sacrificarti ma per tornare a casa.» i loro occhi si incatenarono e
Steve la amò così intensamente che gli sembrò di esserne
sopraffatto.
«Va
bene. Ma sappi che tu e James siete la mia priorità, siete il mio
tutto.»
il modo in cui lo disse, quel “tutto” risuonò nella cassa
toracica di Natasha e la fece tremare, il modo in cui la stava
guardando, il suo tono era troppo, era davvero troppo per lei. Quanto
poteva crescere ancora il suo amore per lui? Esisteva un limite?
Per
lei era lo stesso. Steve e James erano il suo cuore. Poteva
sopravvivere se avesse perso uno dei due?
Non
volle darsi risposta.
«Steve»
sospirò alla fine. Il capitano le circondò il volto con le sue mani
grandi e forti e fece sfiorare la fronte con la sua.
«Lo
so. Lo so Natasha. Ti amo! Anch’io ti amo fino
al capolinea e oltre»
le mormorò innamorato.
«James?
Cosa stai facendo?».
Bucky
nascose rapido una piccola scatola in una delle tasche interne della
giubba e poi si voltò verso Sharon. Sospirò, era bellissima.
La
divisa chiara esaltava la sua figura slanciata, Stark l’aveva
ideata personalmente, così come le altre, eppure vedergliela addosso
gli fece anche stringere dolorosamente lo stomaco: se la indossava
voleva dire che era pronta per la guerra, sarebbe scesa in campo e
questo significava che poteva essere ferita o peggio.
Sharon
gli andò incontro e con dolcezza sconfinata gli accarezzò il volto,
e lui fremette come ogni volta. Lo fece stendere sul loro letto e lei
gli si mise a cavalcioni, non fecero nulla. La bionda aveva lo
sguardo perso nel suo. Sapeva cosa stava pensando, perché anche lei
aveva fatto i suoi stessi pensieri, ma nessuno di loro poteva farci
nulla, avrebbero combattuto, punto.
«Mi
stringi?» chiese innocentemente e lui, non fidandosi della sua voce
in quel momento, annuì.
Si
stesero insieme, Sharon poggiò il capo sulla spalla di Bucky che la
strinse al suo corpo, chiusero gli occhi.
«Papà
mi raccomando non fare cose stupide!» gli stava dicendo Lila fin
troppo seria.
«E
vedi di non mancare il bersaglio nel momento più importante» lo
rimbrottò Cooper guardando con attenzione suo padre preparare
minuziosamente ogni singola freccia.
Clint
riuscì persino a ridacchiare, si voltò verso i due figli e
scompigliò loro i capelli.
«Che
razza di impertinenti!».
«Hanno
preso da te» disse disinvolta Laura prendendo fra le mani una
freccia e osservandola con attenzione, forse per minacciarla di non
fallire.
Marito
e moglie si guardarono intensamente, la sua partenza era qualcosa a
cui si era abituata fin troppo in fretta, eppure per entrambi era
sempre come se fosse la prima volta, i sentimenti erano gli stessi e
mai una volta che avessero smesso di bruciare.
«Cosa
siamo io e te?» chiese di punto in bianco Sam steso ancora sul
letto, in cui avevano appena fatto l’amore lui e Maria. Sperò che
quella non fosse stata l’ultima.
Maria
si stava rivestendo ma si bloccò, colpita da quella domanda. Si
irritò leggermente, aveva davvero bisogno di sentirselo dire ad alta
voce quell’idiota?
Stava
per rispondergli bruscamente quando Falcon la fissò con quei suoi
grandi occhi sinceri, inchiodandola lì sul posto. Dannazione.
La
donna si abbassò su di lui, gli sfiorò le labbra con le sue, in un
delicato bacio pieno di sentimenti inespressi.
Sam
capì. A Sam bastò.
“Per
favore non morire”
pensò
lei.
*
Era
giunto il momento.
Jace
e Sasha guardavano trepidanti e col cuore colmo di preoccupazione la
loro famiglia pronta a partire.
Sharon
si avvicinò ad entrambi e li abbracciò stretta, quasi restia a
separarsene. Il quindicenne - ancora per poche settimane - si
aggrappò alla donna avvertendo quella famigliare stretta materna che
lo emozionava ogni volta.
Bucky
strinse le spalle ad entrambi i due ragazzi, si scambiò uno sguardo
carico di sentimento con Jace, si ferì le labbra per impedirsi di
piangere, si fecero un unico cenno.
Steve
e Natasha si avvicinarono insieme, e la spia porse ad Alexandra, che
aveva compiuto quattordici anni da un paio di giorni, un oggetto
metallico, sottile e cilindrico.
«Forse
non è proprio un regalo consono ad una ragazza di quattordici anni,
ma non siamo una famiglia normale, giusto?» scherzò dolce Natasha.
Alexandra
ne saggiò la leggerezza incuriosita, osservando la perfezione del
metallo, poi lo mosse nell’aria con un gesto secco e immediatamente
il cilindro si allungò: era un bastone da combattimento.
«L’ha
progettato Tony per te, si azionerà solo con le tue impronte
digitali» disse Steve. La giovane con gli occhi lucidi si voltò
verso suo padre e Tony e gli sorrise grata. Iron Man dovette
distogliere lo sguardo o si sarebbe emozionato a sua volta.
«Vi
supplico, non morite!» disse con le lacrime agli occhi abbracciando
la sua madrina e il suo padrino. Loro si limitarono a stringerla
forte.
Pepper
si avvicinò a Tony commossa, non ci furono parole fra i due: la
donna si limitò a stringerlo fra le sue braccia mentre lui chiuse
gli occhi assorbendo con gli altri sensi tutto ciò che lei gli stava
donando: il suo amore, la sua speranza, la sua fiducia e la sua
forza. L’amava, l’amava come non aveva mai amato niente e
nessuno.
Per
Vedova Nera e Captain America giunse il momento più doloroso.
Steve
strinse a sè il figlio, inspirando il suo profumo, concentrandosi
sul perché combatteva. Lo baciò piano sulla fronte, poi con
espressione decisa ma colma di sentimenti contrastanti lo lasciò a
sua madre.
La
russa accarezzò amorevole il volto di Jamie che sorrise, quel
sorriso dolce e meravigliato che faceva battere il cuore dei suoi
genitori. Non ci fu spazio per altro in quell’istante, se non per
madre e figlio, poi si voltò ferma verso Niall e i suoi occhi di
giada divennero seri e profondi; avvertì la presa di Steve dolce
sulle sue spalle e prese parola:
«Niall.
Ti stiamo affidando la vita di nostro figlio, la nostra parte più
pura ed intoccabile, ciò che amiamo più di quanto non possano dire
le parole» Sentì l’abbraccio del capitano farsi più saldo «Se
le cose dovessero mettersi male, se noi dovessimo cadere - ignorò i
respiri trattenuti e gli sguardi gravi - allora Jamie si troverebbe
in imminente pericolo. Ti chiediamo di portarlo al sicuro, lontano da
qui. Qui c’è uno zaino, all’interno troverai dei documenti falsi
per te e per lui, un conto sicuro e un cellulare usa e getta con un
unico numero. Se dovessi fare quel numero… La persona dall’altro
capo del telefono sa già tutto, è pronto e ti dirà cosa fare. Tu
tra tutti sei l’unico che abbia la forza per farlo. Puoi farlo,
Niall?».
Ekaterina
accanto al Winter Soldier lo guardò di sbieco, nervosa. Quanta forza
doveva avere quella donna per riuscire a parlare con quel tono calmo,
totalmente padrona di sé. Come poteva scendere in guerra con la
chiara consapevolezza che poteva non rivedere mai più suo figlio o
il suo partner? L’ammirò moltissimo e si disse che l’avrebbe
seguita fino alla fine, e avrebbe seguito fino in fondo ciò che nel
suo cuore sentiva di dover fare. Ammirò anche Niall quando rispose
senza incertezza alcuna:
«Lo
farò. Steve, Natasha… Sharon e tutti voi mi avete restituito alla
vita, il minimo che possa fare è salvare una vita» replicò serio.
«Grazie
- disse Steve porgendogli la mano - ora lo possiamo fare».
Niall
lo osservò impressionato.
Steve
e Natasha accarezzarono il loro bambino un’ultima volta poi lo
lasciarono andare fra le braccia di Miss Jenkins. Ma il bambino
doveva aver intuito che qualcosa non andava, perché iniziò a
dimenarsi insofferente e poi scoppiò a piangere disperato.
Natasha,
con discrezione, artigliò il braccio a Steve per impedirsi di
prenderlo fra le braccia e rassicurarlo e coccolarlo, farlo sentire
amato e al sicuro.
Il
capitano restò stoicamente fermò, ma dentro di sé le lacrime di
suo figlio lo stavano dilaniando.
Il
resto della squadra ne rimase sconvolto, era una scena straziante, ma
uno ad uno si avviarono verso il jet decisi a lasciare gli ultimi
istanti ai due genitori.
Vedova
inspirò piano, raddrizzò le spalle e mai come prima di allora sperò
con tutta se stessa di poter passare il resto della sua vita a farsi
perdonare da suo figlio, invece di farlo attraverso la lettera che
lei e Steve avevano scritto qualche tempo prima nel caso fossero
periti.
Lei
e Steve si voltarono insieme, si costrinsero ad ignorare il pianto
del loro Jamie. Salirono nel jet, lo sportellone si chiuse alle loro
spalle, facendoli precipitare in un assordante silenzio.
Era
ora di chiudere la partita.
____________________________________________________________________Asia's Corner
Ce
l'ho fatta! O mio dio! Sì! Dopo mesi sono tornata non ci credo,
potrei piangere! So che voi lo farete se non altro perché sapete
finalmente che cavolo succede, ebbene sì è giunto il
momento di terminare questo gioco. Dio che tristezza scrivere l'ultima
parte, spero che questo attesissimo capitolo sia stato un degno ritorno
e vi sia piaciuto, quanto è piaciuto a me.
E' stato un periodo difficile, anche dal punto di vista della storia,
ho avuto un blocco e non riuscivo ad andare avanti, ma sono riuscita a
superarlo e ora sono qui per portare a termine questa trilogia che dura
ANNI eh sì ANNI! E ringrazio tantissimo in primis chi mi ha
sostenuto in tutto questo tempo, chi mi scritto via privata o
commentato questo capitolo! Grazie, molti di voi sono con me
dall'INIZIO ed ora... Manca poco, davvero poco!
Conto tre massimo quattro capitoli per mettere fine a questa ff, più un capitolo extra, perchè... Beh lo scoprirete strada facendo, e per farmi perdonare di questi mesi, scriverò una oneshot terminata quesa storia :)
ps. il titolo è in latino (spero di aver trovato la giusta traduzione) e significa: «attraverso le asperità sino alle stelle»
Ora io vi saluto, e vi auguro Buona Pasqua a tutti voi! Spero che mi farete conoscere la vostra opinione a riguardo!
Il capitolo 31 verrà postato con tutta probabilità tra un mese!
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