URCT 25
25. Zero forse - Epilogo
Hera
"Adesso
devi fare silenzio, okay?" Mormoro portandomi l'indice alla bocca. "Non
possiamo risvegliare la creatura del demonio, tu sei una sorpresa.
Tutto chiaro, palla di pelo?"
Aspetto
che lui mi dia un cenno, ma tutto quello che fa è nascondersi
nella casetta di legno che ho comprato al negozio di animali. Forse ho
esagerato un pizzico con gli accessori da roditore, ma lo devo a Cuzco.
Sono sicura che ora ci sta guardando dal cielo e sta squittendo di
approvazione. I criceti squittiscono?
Non ne sono certa e non mi interessa, perché ora ho questioni molto più importanti di cui occuparmi.
Entro
in casa di soppiatto e chiudo la porta cercando di non fare rumore. Da
quando è iniziata l'estate, io e mia sorella Dracula ci troviamo
spesso a casa da sole e, dato che non abbiamo scuola la mattina, Hestia
passa circa metà della notte a recitare preghiere a Satana.
Perciò, ora che sono circa le otto e mezza, lei sta ancora
dormendo.
Ho
lasciato Cuzco Secondo nel garage ieri pomeriggio, assicurandomi che
avesse tutto ciò che gli serviva per sopravvivere - la mia
carriera da assassina di criceti è ormai finita - e l'ho
recuperato, per fortuna ancora vivo e vegeto, circa cinque minuti fa.
Ora non mi resta che affidarlo alla strega del male che occupa casa mia.
Sistemo
la gabbietta sul tavolo del salotto, poi apro la porticina e con molta
fatica convinco l'animaletto a salire sulle mie mani. "Senti, Cuzco
Secondo, so che in passato sono stata colpevole di aver schiacciato il
tuo antenato Cuzco Primo, ma credo sia arrivato il momento di lasciare
indietro quel capitolo per aprirne un altro. Possibilmente senza sangue
di roditore sul divano."
Il
piccoletto mi guarda senza aver capito una parola, i suoi occhietti
neri, poi, si distinguono a malapena dal suo pelo dello stesso colore.
Spero per lui che non gli piaccia sostare sui vestiti di Hestia.
Potrebbe finire chiuso in un cassetto. O peggio, la centrifuga potrebbe
diventare la sua nuova ruota. Non voglio pensarci.
"Ora
ti porto a conoscere il batterio che minaccia costantemente il sistema
immunitario della mia vita." Annuncio, mentre cammino lenta come se
stessi portando da una stanza all'altra un bicchiere d'acqua pieno fino
all'orlo. Durante i miei diciotto meravigliosi, fantastici anni di
esistenza, ho scoperto che i criceti sono piuttosto fragili. E che io
ho una dote particolare quando si tratta di sedermici sopra. Ho paura
persino ad accarezzarlo, potrei fare inavvertitamente eccessiva
pressione sulla sua spina dorsale e ridurlo a un morbido disco da
hockey.
Fortuna che il rischiosissimo percorso dura solo qualche metro.
Mi
introduco in camera di mia sorella in punta di piedi, trovandola ancora
dormiente nel suo letto, come previsto. Tutto procede secondo i piani.
Sono proprio bravissima.
"Sei pronto?"
Cuzco Secondo non risponde.
"Chi tace acconsente."
Appoggio
il criceto sul cuscino di Lord Voldemort, indecisa se svegliarla e
mostrarle che persona stupenda io sia, o se lasciare che si desti da
sola e si prenda un attacco di cuore.
Probabilmente sarebbe più contenta delle conseguenze della seconda opzione.
"Hestia."
Sussurro, mentre la piccola macchia nera inizia a esplorare il
materasso sotto il lenzuolo. "Mostro di Lockness, invasore di paludi e
di acque lacustri, svegliati."
Un
verso inumano fuoriesce dalla sua gola. Dite quel che volete, per me
è la prova definitiva che mia sorella arriva direttamente dal
centro della Terra.
"Hestia, figlia di Lucifero, apri gli occhi." Mormoro ancora. La scuoto per il braccio. Nulla. "Sei morta?"
"Magari." Replica lei con voce roca. "Così non dovrei sentirti."
"Non darmi false speranze, Gremlin."
"Perché mi stai toccando?"
"Non ti sto toccando."
"Mi stai toccando."
"Non ti sto..." Sgrano gli occhi all'improvvisa realizzazione di chi la
sta effettivamente toccando. Mentre io realizzo, lei con la mano va a
sfiorarsi il punto incriminato, sulla sua gamba. "Ferma!" Strillo.
Le tolgo le coperte di dosso e recupero Cuzco con il cuore in gola. "Lo hai quasi ucciso! Assassina!"
"Cos'è?" Mi chiede lei allarmata.
Io
gli faccio da scudo con le mani e me lo porto al petto. "Tranquillo,
Cuzco, sei al sicuro." Dico, accarezzandogli la testolina e pregando al
contempo di non spappolargli il cervello. "Hestia non voleva farti
male."
"È
un criceto?" Gli occhi castani dell'ammazzacriceti si riempiono di
luce, le sue braccia tendono verso di me. Spero non stia tentando di
abbracciarmi. Che schifo. "Posso prenderlo in braccio?"
"È
fragile." La avverto. Comincio a sentire uno strano istinto di
protezione verso di lui. Non mi starò affezionando? Non ho cuori
disponibili per affezionarmi, mi dispiace molto. "Molto fragile. Sta
attenta."
Hestia
annuisce con sicurezza, quindi le affido Cuzco. Lei lo solleva appena
verso l'alto e io temo stia per ricreare la scena più famosa de
Il re leone. Non la scena della morte di Mufasa, intendiamoci. Questo
criceto deve vivere fino a cent'anni. Come minimo.
"È il cricetino aerodinamico che ho sempre voluto." Sospira Malefica. "Grazie, Hera."
"Per
cosa, esattamente? Per Cuzco Secondo o per non averti soffocata con il
cordone ombelicale ancora prima che venissi al mondo?" Meglio
specificare. "O forse ti riferisci al fatto che, lasciandoti essere mia
sorella gemella, ho reso la tua vita degna di essere vissuta?"
Un
lungo sospiro sfugge dalle sue labbra, poi scuote il capo. "Sei
imbarazzata perché hai fatto qualcosa di carino per me."
Cosa?! Sono oltraggiata.
Non ho fatto qualcosa di carino per lei, non lo farei mai!
"L'ho
fatto per Cuzco." Specifico. Quel piccolo roditore infernale è
stato il nostro primo e unico animale domestico. Non la scelta migliore
per due ragazze, al tempo bambine, come noi. Se avessimo ricevuto un
gattino, come avevamo chiesto per anni prima che ci fosse consegnata la
gabbietta con una porticina estremamente facile da aprire anche
sprovvisti di pollice opponibile, nessun essere vivente sarebbe stato
brutalmente schiacciato dal mio lato B. "Non l'ho fatto per te."
"Cuzco
era un bravo criceto." Un accenno di sorriso si forma della labbra di
Hestia. "Ti ricordi quando ci è stato affidato l'importante
compito di scegliergli il nome?"
"Calvin
Klein era un nome bellissimo, comunque." E invece lei ha insistito per
chiamarlo Cuzco. Come il lama de Le follie dell'imperatore. Cuzco,
scritto persino nel modo sbagliato.
Forse
non è stata una coincidenza fortuita il fatto che lui si sia
volontariamente posizionato nel punto esatto dove io mi sarei seduta.
Forse non sopportava il peso di un nome così ridicolo. Come
biasimarlo?
"Gli altri criceti lo avrebbero preso in giro se lo avessimo chiamato Calvin Klein." Ribatte lei.
"Sarebbe
stato un criceto stiloso. Ma tu che ne puoi sapere?" Sbuffo. "In ogni
caso, quello che hai in mano è Cuzco Secondo. Lo ho già
battezzato."
"Ho paura di chiederti in che modo lo hai battezzato."
"Metaforicamente
parlando." Rispondo subito, mentendo. Quando ieri ho sistemato la sua
gabbietta nel garage, ho tentato di mettergli dell'acqua fresca per
prevenire la morte per disidratazione. Ma qualcosa è andato
storto e qualche goccia - forse un po' più di qualche goccia -
è atterrata tra le sue orecchie. Però è ancora
vivo, quindi perché ammettere il misfatto?
"Piccolo
Cuzco, sarai il mio migliore amico." Piagnucola ancora. Perfetto, non
ho fatto altro che rendere mia sorella più insopportabile di
quanto non fosse fino a un'ora fa. Bel lavoro, Hera.
"Non
dirgli così, o proverà a lanciarsi a tutta
velocità contro il pavimento." Hestia come migliore amica. Una
psicopatica con la passione per i fenomeni paranormali e per le morti
violente. Praticamente la versione femminile di Punkie.
No.
Oddio, no.
Non può essere successo davvero.
Mi sono innamorata della versione maschile di mia sorella.
Voglio morire.
"Ha
già incontrato te. Il peggio lo ha già conosciuto."
Replica, prima di stampargli un leggero bacio sulla testa grande quanto
una noce. "Ti voglio bene, piccolo Cuzco."
Decido
di ignorarla e recuperare una bambola voodoo dal comodino. Ha ancora
infilzato nel petto lo spillo con cui l'ho torturata la sera della
festa in palestra. Lo estraggo e lo lascio sul comodino, esaminando poi
la stoffa consumata dal tempo e dalle ferite inflitte per sfogare la
frustrazione. "Posso prenderla io, questa?"
"Perché dovresti volere Erica?" Mi domanda lei sospettosa.
Alzo le spalle. "Tu ora hai Cuzco. Anche io voglio un animaletto domestico. E questa è a prova di Hera Felici."
"Te la lascio solo se prometti di torturarla almeno per tre minuti ogni sera. È abituata così."
"Immaginerò che in lei ci sia l'anima di Jacopo. Sarà la bambola voodoo più felice del pianeta."
"Hera." Smetto di guardare Erica e
sollevo il mio sguardo verso il viso di Hestia. Il tono con cui ha
pronunciato il mio nome non promette niente di buono. "Devi dirmi la
verità."
Questa volta non ho fatto nulla, lo giuro!
"Hai sofferto molto quando tu e Jacopo vi siete lasciati, vero?"
Non
vorrà davvero parlare di questo. Non abbiamo mai parlato di
Jacopo e non voglio iniziare proprio ora. Lo ha conosciuto, certo, e si
è anche assicurata che io sapessi che secondo la sua modesta
opinione lui era un cretino, ma l'unica persona con cui mi sono sempre
confidata durante quella travagliata storia è stata Giulia.
Hestia conosce solo la punta dell'iceberg.
"No." Scuoto la testa, poi sorrido. "Per niente."
Sapevo
che non sarebbe durata molto. Vedete, Jacopo aveva chiarito sin da
subito che non era interessato a una storia seria. E mi vergogno ad
ammetterlo, ma sono stata io a chiedergli di provare comunque a
costruire qualcosa insieme. Non so neanche perché mi piacesse
tanto.
Sapevo
anche che non era il tipo da limitarsi ad avere una sola ragazza fissa,
lo aveva ammesso lui stesso. Ero convinta, però, che potesse
cambiare. Io potevo farlo cambiare. Beh, sappiate che è un
obiettivo stupido e senza senso, perché le persone non cambiano.
Fingono di farlo, nel migliore dei casi, per poi sommergervi di
verità e delusione.
Jacopo
era uno di quelli che non cambiano e io ero una di quelle che non si
accorgono di avere un muro di fronte finché non vi sbattono
contro la testa e non esce un livido grande quanto il Canada.
Hestia
non sa quali premesse fossero alla base della nostra relazione. Sarebbe
inutile rivangare ora il passato. Non posso tornare indietro, né
recuperare i mesi che ho sprecato con lui.
Perciò
ho intenzione di dimenticare tutto. E di infilzare Erica fino a che non
vedrò l'imbottitura fuoriuscire dai buchi.
"Da quando c'è Punkie sei quasi simpatica, sai?"
Sbuffo. "Mi sta rovinando. Maledetto punk psicopatico."
Mi
porta persino a essere gentile con la mia gemella. Questo non era mai
successo in tutti i nostri anni di vita. Ora che ci conosciamo invece...
Il
campanello di casa suona. Mia sorella inarca un sopracciglio
sospettosa, ma io mi alzo e saltello leggiadra fino alla porta prima
che lei possa fare domande, grata al mio ospite per aver interrotto il
nostro discorso. Non mi sento del tutto emotivamente stabile. Non dopo
aver ripensato alla mia ultima esperienza in campo sentimentale.
Positività, Hera, positività!
"Buongiorno,
signore oscuro." Mi sporgo verso Punkie per lasciargli un bacetto
veloce. Questo ragazzo è straordinariamente puntuale. In mano ha
una busta della spesa e io, grazie agli accordi che abbiamo preso in
precedenza, so già cosa contiene. "Hai portato tutto?"
"Tutto,
più la colazione." Replica. Ah, quanto sono fortunata. Ormai si
è rassegnato al fatto che mi avrà intorno parecchie ore
al giorno e fa tante cose carine per me. "Hes è in casa?"
"Ciao
Mimmo." Parli del diavolo ed ecco che spunta Hestia. È ancora in
pigiama, ha i capelli che le sparano in tutte le direzioni, ma ha il
sorriso sulla faccia. No, non per Punkie. "Lui è Cuzco Secondo.
Cuzco Secondo, lui è Mimmo."
"Tienilo
in un posto sicuro, Lucifero, non voglio ritenermi responsabile per la
morte di altri criceti." La avverto. Ho deciso di adottare l'animaletto
per mia sorella, così che la smetta di accusarmi di aver ucciso
Cuzco di proposito. "Anche se stavolta sei tu ad averlo quasi
schiacciato."
"Hai
assassinato un criceto e accusi me di fare sacrifici umani." Commenta
Domenico dalla cucina. "Molto maturo da parte tua, Hera."
"È stato un incidente!" Quante altre volte dovrò ripeterlo?
"Sicuro." Ribatte lui, raggiungendomi in salotto mentre addenta un cornetto al cioccolato. "È stato un incidente."
Sbuffo
e gli rubo il cibo dalle mani. Do un morso, consapevole di aver
raggiunto la soglia massima delle calorie giornaliere, e lo restituisco
al legittimo proprietario. "Zitto, o anche tu sarai vittima di un
incidente."
"Mi hai incastrato in una relazione con te, non credo tu possa fare di peggio."
"Vedi,
Cuzchino, assisteremo a scene del genere ogni giorno." Interviene
Hestia, che si rivolge al batuffolo nero che tiene in mano. Ha perso
anche l'ultimo briciolo di buon senso che le era rimasto. "Ma le
prenderemo come promemoria del perché noi due resteremo single
per sempre."
"Sempre
che Ste non si svegli." Mormoro io sottovoce, guadagnandomi un sorriso
complice da parte di Domenico. Il nostro piano ha fallito, nessuno
sviluppo amoroso sul fronte Heste - è il nome che abbiamo dato
alla potenziale coppia composta da Lord Voldemort e il mollusco - o
almeno, niente di cui io sia al corrente. Ma giocherò a fare la
Fata Madrina un'altra volta, oggi ho questioni più imminenti in
corso.
"Hes,
ti ho portato il caffè." Le comunica il ragazzo più
fortunato del pianeta. "E anche del succo ananas e frutto della
passione, solo per te. So che ti piace. Hera, per te non c'era nulla.
Mi dispiace, fragolina di bosco."
"Stai
mettendo a dura prova la mia tolleranza, Caruso. Ricorda che oggi
cucinerò io il tuo pranzo." E, considerando che una volta sono
riuscita a dare fuoco a una scatoletta di tonno, questa è
davvero una minaccia.
"Rimani
a pranzo?" La gemella dark interrompe la sua conversazione in lingua
celtica con il criceto solo per parlare con Punkie. Sospetto che
quest'ultimo sia una sorta di pifferaio magico, l'unico ragazzo, oltre
a Ste, in grado di riuscire a farla conversare con un esemplare
adolescente di genere maschile senza provocarle vari traumi a livello
psichico.
"Solo se non cucina Satana." Replica prontamente.
La
vedete anche voi quella Vans rosa in edizione limitata che fluttua
inspiegabilmente verso la fronte del mio ragazzo? Sì?
Mi chiedo chi l'abbia scagliata contro di lui.
"Sei veramente uno..." Sibilo, ma lui mi interrompe prima che possa concludere.
Qualcuno
di voi lettori saprebbe dirmi se la crema fondente ha calorie, se presa
direttamente dalle labbra di qualcun altro? Spero di non rovinarmi la
prova costume. Ho comprato un due pezzi bordeaux che è un amore.
"Scherzo,
fiorellino di campo." Come fa a piacermi anche quando mi prende in giro
in questo modo? Cosa ha fatto alla mia mente? "In cucina ti ho lasciato
il succo senza zuccheri aggiunti e i biscotti integrali aromatizzati al
ribes che ti piacciono tanto."
Sospiro, unendo i palmi delle mani in un teatrale gesto di commozione. "Grazie, nonna."
"Cuzchy,
meglio se andiamo di là." La bambola voodoo vivente che dichiara
di essere mia sorella gemella si dirige in cucina, recupera il suo
caffè e poi riprende la sua marcia verso la sua stanza,
lasciandoci finalmente un po' di privacy. "Non fate nulla che io non
vorrei vedere!"
"Tranquilla,
angelo della morte, non sorrideremo." Le prometto. Non vorrei mai
urtare la sua sensibilità. "Ma, per sicurezza, non venire
più qui."
"Vuoi
dire che dovrei rimanere solo con te?" Punkie si finge spaventato, si
porta una mano alla bocca e scuote la testa. "Abbi pietà, Hera,
io sono una brava persona. Aiuto le vecchiette ad attraversare la
strada e salvo i gattini sugli alberi."
"La
mattina presto sei più insopportabile delle restanti ore del
giorno." Meglio andare in cucina e prendere uno di quei biscotti
integrali. Pensavo non li producessero nemmeno più, a Domenico
ne avevo parlato con sguardo sognante, dicendo quanto mi sarebbe
piaciuto mangiarli un'ultima volta. E lui me li ha comprati davvero!
Questo potrebbe addolcirmi un pochino. Potrebbe, sia chiaro.
L'ombra
del Tristo Mietitore mi raggiunge e prende dal tavolo la bottiglia del
succo ananas e frutto della passione. Lo scruta con sospetto, poi svita
il tappo e ne assaggia qualche goccia. Dopo una smorfia iniziale,
annuisce appena. "È buono." Osserva stupito. "Hai buon gusto."
"A
guardarti non si direbbe." Gli rubo la bevanda dalle mani e ne butto
giù un lungo sorso. Mi chiedo come possa l'umanità
sopravvivere alla selezione naturale senza dissetarsi ogni giorno con
questo. È un regalo divino.
"La
vuoi smettere di essere così acida?" Mi sussurra all'orecchio
dopo avermi stritolato i fianchi senza troppa delicatezza. "Vuoi che
aggiunga dello zucchero a quel succo?"
"No."
Rispondo secca. Abbandono sul tavolo il contenitore di plastica e
rispondo alla stretta mortale con altrettanta forza. Poi chiudo gli
occhi. "Mi sono svegliata prestissimo per quel criceto. Due ore fa.
Avevo bisogno di fare una maschera schiarente al limone e di truccarmi
un po' per fare buona impressione."
"Su di me?"
"Su Cuzco."
"Perché non su di me?"
"Perché per te sono sempre bellissima." Affermo. Spero per lui che sia la verità. "Giusto?"
Lo
incenerisco con lo sguardo fino a che lui non annuisce, questa volta
con un'espressione spaventata tutt'altro che scherzosa. Lo sto
addestrando bene, non vi pare?
"Giusto." Conferma.
"Non
vedo l'ora di essere coordinata a te." Esclamo entusiasta. Lancio
un'occhiata al sacchetto di plastica abbandonato su una sedia e poi
riporto la mia attenzione sui suoi occhi sottolineati dalla solita
linea nera. "Mamma mi ucciderà, ma io scaricherò la colpa
su di te e andrà tutto bene."
"Sei sicura di volerlo fare, Hera? Sei davvero sicura?"
Oh, quante domande. Certo che sono sicura!
"Sì." Gli rispondo. "Me lo hai chiesto già un migliaio di volte, Mimmo."
"Non
mi piace quando mi chiami Mimmo." Sporge leggermente il labbro
inferiore e poi sbatte le ciglia. Ah, piccolo Caronte del mio cuore,
questo lo hai imparato tutto da me. "Chiamami Punkie."
"Okay, Punkie, ti dispiace se adesso iniziamo la trasformazione?"
Va
bene, lo ammetto. Non sono del tutto sicura di quello che sto per fare,
ma cosa potrebbe mai andare storto? Voglio dire, per lui non è
certo la prima volta e sono convinta che sopravviverò. O almeno
è quello che spero. In effetti potrei morire.
Ragazzi, vi prego di dire a Cuzco Secondo che è stato un degno sostituto del suo predecessore.
*
"Hera,
dovrei farti firmare una liberatoria in cui mi scanso da ogni
responsabilità riguardo al risultato?" Sono seduta sul bordo
della vasca da bagno, le gambe stese all'interno di essa e le mie
spalle rivolte verso Punkie. Mi copro il viso con le mani. Questo
potrebbe essere il mio ultimo giorno sulla Terra.
"Procedi."
Gli ordino, ignorando il terrore che si fa strada nel mio stomaco. Mi
stringo nel mio asciugamano rosa invitandolo a darmi un po' di
conforto. "Prima che cambi idea."
"Felici, sono serio. Non ti vedo convinta di quel che stai per fare."
Sbuffo
rumorosamente. Quante volte dovrò ripetergli che ho preso la mia
decisione e posso affrontare una piccola prova di coraggio? Potrei
perdere ciò che di più prezioso possiede una donna, ma
non è un dramma, no? Esistono cose peggiori al mondo. Come
quando i negozi finiscono tutta la merce già il primo giorno di
saldi.
"Comincia." Affermo infine.
Lui
prende una ciocca della mia fluente chioma e con un pennello dal manico
rosa - apprezzo molto l'accortezza - inizia a spalmare una sostanza
estranea sui capelli.
Se
c'è una cosa che non ho mai fatto in vita mia è tingere i
miei splendidi boccoli castani sistemati con il ferro oro 24 carati
ogni mattina. Ho sempre avuto paura di diventare completamente calva
per qualche strana reazione chimica involontaria, e ora mi trovo qui,
nel bagno di casa Felici, e mi sto affidando a un punk di dubbia
esperienza per avere una punta di colore uguale alla sua.
È
probabilmente l'idea peggiore che abbia avuto negli ultimi tre giorni.
Non posso spingermi più indietro nel tempo di così,
perché, lo sapete, ho portato a termine opere ben più
gravi di questa.
"Brucia,
brucia, brucia!" Strillo, andando completamente nel panico. Sarò
costretta a comprare delle costosissime extension che mi obbligheranno
a rinunciare alla borsa di Armani che progetto di comprarmi da quando
l'ho intravista durante una sfilata della settimana della moda.
"Punkie, sto perdendo i capelli!"
"Ho
solo spalmato un po' di colore su una punta." Sospira, mostrandomi la
ciocca che stringe tra i guanti. "E questo è solo un colore
temporaneo, andrà via tra un paio di settimane. Non voglio
rischiare la mia incolumità nel caso non ti piaccia, sai?"
"La
mia testa non prenderà fuoco, quindi?" Mormoro, voltandomi a
guardarlo in cerca di un pizzico di rassicurazione da parte sua.
"Potrebbe."
Fa spallucce. Io sgrano gli occhi. Sta dicendo sul serio? Ho bisogno di
sapere la verità. Morirò? Cosa scriveranno sulla mia
lapide? La più bella di tutte, Hera se n'è andata troppo presto?
"Io
non voglio morire." Piagnucolo. "Sono troppo bella per morire, Punkie.
Non ho ancora concluso nulla nella mia vita, capisci? Non ho ancora
indossato nemmeno un vestito da sposa con scollo a cuore e decorazioni
floreali fatte di swarovski lungo la gonna, non ho ancora avuto un
bambino da chiamare con un nome ricercato e glamour come i figli dei
Brangelina. Domenico, la mia vita è un disastro! Morirò
sola, perché quando perderò i capelli a causa di tutto
questo, tu mi lascerai e..."
"Ho finito."
Mi
volto verso di lui, che si sta sfilando i guanti in tutta
tranquillità. Ha ignorato tutto il mio discorso! Ho versato
tutto il contenuto del mio cuore davanti a lui e lui non mi ha
ascoltata! Pessimo, pessimo fidanzato!
"Hai finito?"
"Tra
quindici minuti potrai lavare i capelli." Mi conferma. Nel lavandino
sciacqua le mani e il resto degli aggeggi infernali che ha usato e poi
viene a sedersi sul bordo della vasca da bagno accanto a me.
"Sei stata coraggiosa, Felici." Mi dice, solenne. "Brava."
"Non
prendermi in giro." Incrocio le braccia al petto ed evito il suo
sguardo puntando il mio verso le piastrelle bianche di fronte a me.
"Anche tu avresti reagito così, se non fossi stato nient'altro
che un bel visino come lo sono io."
Wow. Hera. Wow.
"Vuoi dire che sono brutto?"
"Volevo
dire che tu sei intelligente, oltre che carino, ma questa domanda da
parte tua me lo sta facendo dubitare." Sospiro alzando gli occhi al
cielo. Possibile che nessuno mi capisca? "Hai idea di quante volte le
persone pensino che io sia stupida? Se non curassi almeno il mio
aspetto, verrei considerata uno scarto sociale."
"Io non ho mai pensato che fossi stupida. Solo psicopatica. Con un pizzico di sociopatia. Ma mai stupida. Lo giuro."
Accenno
un debole sorriso. Non era di certo mia intenzione mettermi nella
posizione della vittima, non è ciò che mi piace fare.
Beh, rifletto spesso su questi aspetti meno visibili di me, ma fino ad
ora non ne avevo mai parlato con qualcuno. Giulia ne approfitterebbe
per psicanalizzarmi e non c'è nessun altro di cui mi fido a tal
punto. Fatta eccezione per Punkie, a quanto pare.
"Grazie." Dico. "Anche per avermi dato della psicopatica, lo prendo per un complimento."
"Lo
è." Lo sento ridere, quindi giro la testa verso di lui. Sbaglio
o da quando sta con me è meno morto vivente del solito? Che io
stia per caso riuscendo a infondergli un po' di voglia di vivere?
"Perché mi stai fissando?"
"Controllavo
se la skincare di qualche giorno fa avesse fatto effetto." Invento.
Sapete, io non sono affatto brava a descrivere minuziosamente quello
che vedo, ma se poteste anche solo dare un'occhiata a questo punk
così... No, forse è meglio che voi non lo vediate.
Potreste volermelo rubare e per combattere lo stress che mi
procurereste dovrei immergermi per ventiquattro ore filate nella
maschera al guacamole. Non ho tempo per cose del genere.
"Oh sì, ho la pelle molto liscia. Vuoi sentire?" Mi domanda, entusiasta. "Quando possiamo rifarlo?"
"Presto."
Rispondo, mentre faccio scorrere un dito sulla sua guancia. Morbida
come l'epidermide di un bambino. "Stai utilizzando il serio notte che
ti ho prestato?"
"Tutte le sere prima di andare a letto." Annuisce.
"Bravo,
il mio Punkie." Gli sorrido, prima di alzarmi in piedi per guardarmi
allo specchio. Vedo alcune piccole ciocche impregnate di rosso e per
qualche secondo vorrei lasciarmi prendere dal panico, ma poi decido di
concedergli il beneficio del dubbio fino a lavoro ultimato. "Sono
passati quindici minuti?"
"Credo di sì." Alza le spalle.
"Okay."
Sussurro. Apro il getto di acqua calda della vasca da bagno e attendo
paziente un paio di minuti. Quando immergo la chioma nell'acqua,
percepisco quasi immediatamente l'intervento di Punkie, che, forse per
paura di altre crisi isteriche da parte mia, si occupa di tutto il
procedimento.
Una volta riemersa dagli abissi, mi avvolge i capelli con un asciugamano e mi aiuta a rialzarmi. "Ci sono ancora tutti?"
"Hera." Ridacchia, scuotendo la testa. "Questo taglio a zero ti dona, sai?"
"Domenico Caruso!" Grido. "Sto per lasciarti!"
La
sua risatina si trasforma in una risata di gusto. Io afferro una
spazzola dal ripiano della lavatrice e la punto verso di lui.
"Smettila." Lo minaccio.
"Altrimenti?"
"Altrimenti..." Non lo so! "Altrimenti..."
"Vieni
qui, stai spargendo acqua dappertutto." Allunga una mano verso di me e
mi fa cenno di consegnargli la spazzola. Sono titubante. Mi serve come
arma di difesa. "Dammi la spazzola, su."
"No." Mi rifiuto. "Devi sentirti intimidito."
"Muoio
di paura." Ribatte senza fare una piega. Inarca il sopracciglio bucato
e stabilisce un contatto visivo con me. "Sono terrorizzato da te."
Sbuffo
sonoramente e lascio cadere la spazzola in territorio neutro,
cioè lo stesso punto da cui l'ho presa. Mi avvicino a lui,
rigorosamente a braccia incrociate sul petto per mostrare tutto il mio
sdegno, e rimango a fissarlo in attesa che faccia qualcosa.
"Ci
sono ancora tutti." Risponde alla domanda che gli ho posto almeno tre
ere geologiche fa. "E sembrano belli." Si ferma per una brevissima
pausa. "Sono belli. Come sempre." Sorride.
Ma io quel sorriso lo conosco. Quella nota sarcastica è piuttosto percepibile. Non che mi aspettassi altro da lui.
Sospiro
in modo molto drammatico, rumorosamente e puntando per qualche attimo
gli occhi verso l'alto, e poi prendo l'asciugacapelli, per tornare ai
miei soliti riti.
"Siamo
in pendant!" Squittisco entusiasta una volta finito di sistemarli. Beh,
il colore tra le mie ciocche è molto meno evidente del suo e, se
me lo concedete, anche più di classe e raffinato. "Vieni qui!"
Lo afferro per un braccio e lo trascino davanti allo specchio. "Non ho
mai visto una coppia più stilosa della nostra."
"Ti
piacciono? Non mi taglierai la testa, regina di cuori?" Sento le sue
braccia circondarmi le spalle e nel nostro riflesso compare tutto
ciò che io, dandogli la schiena, non posso vedere.
Vedo che siamo perfettamente coordinati, ma anche perfettamente felici.
Anche se, lo sapete, io sono sempre stata perfettamente Felici.
"Posso entrare?" Una voce dall'oltretomba disturba la mia quiete interiore. Mi ero quasi dimenticata della sua presenza in casa.
Forse era proprio per questo motivo se mi sentivo così rilassata.
"No."
Rispondo io senza il minimo di esitazione. Poi rivolgo un sorriso di
scuse misto a complicità a Punkie, che però aggrotta la
fronte, in segno di solidarietà verso la sua amica posseduta dal
demonio. "Okay." Alzo gli occhi al cielo, sconfitta da quell'occhiata
piena di significato. "Entra."
La
maniglia della porta si abbassa e una figura meno spaventosa - ma non
troppo - di quella di stamattina fa il suo ingresso nel bagno. "Ho
dimenticato qui i miei calzini con i teschi." Ci comunica, come se
potesse mai interessarci.
"Prendili
ed esci." Sono stata già troppo buona a permetterle di
interrompere il mio elogio di bellezza verso me stessa e Domenico. La
mia magnanimità non può spingersi oltre.
"Hera,
che hai fatto ai capelli?" Mi chiede una volta avvicinatasi, fermandosi
sul posto come se avesse visto un fantasma. Che reazione spropositata.
"Sono dello stesso colore di quelli di Mimmo?"
"Sì." Rispondo orgogliosa. "Come quelli di Punkie."
"Oh mio Dio."
"Non citare Dio, potresti autocombustionarti."
"Glieli hai fatti tu?" La sua attenzione punta ora sul mio bellissimo e punkissimo ragazzo, il quale annuisce incerto.
Hestia
si blocca e rimane a fissarmi in silenzio. Alterna i suoi occhietti da
diavolo della Tasmania tra la sottoscritta e Domenico. Sento il suo
disagio fino a qui.
"Mimmo, posso chiederti di fare una cosa per me?" Gli domanda con fare sospetto.
"Solo
se posso supervisionare." Mi intrometto io. Non sono gelosa, lo giuro.
Neanche un pochino. Voglio solo rendermi partecipe della vita di queste
due anime sfortunate, la cui unica salvezza è la mia presenza
nelle loro esistenze. "E niente sacrifici umani, se possibile."
"Te lo farò sapere." Replica mia sorella, tornando poi a guardare il suo Mimmo. "Allora? Mi aiuti?"
*
Punkie,
nonostante il suo aspetto da ribelle della società, non sa dire
di no. Questo non sarebbe un problema poi così grande e
irrisolvibile, se non fosse che adesso ha tra le mani delle forbici
dalla punta arrotondata e che le sta brandendo verso mia sorella.
No, non è come sembra. Lo giuro.
Purtroppo non sta tentando di ucciderla.
Lei gli ha chiesto di tagliarle i capelli.
Ripeto.
Hestia Felici ha chiesto a Domenico Caruso di tagliarle i capelli.
Se siete increduli quanto me, potete rileggere la frase precedente fino a che non vi sentirete meno straniti.
Il
fatto è che Punkie non ha idea di quello che fa. Hestia, invece,
credo non sappia quello che sta facendo nella vita, in generale.
Non
serve un esperto per capire che quello che sta avendo luogo in questo
preciso istante è la peggiore idea che la mia gemella abbia mai
avuto dopo quella di tingere il manto del piccolo Cuzco di nero.
Finirà in tragedia. Ne sono sicura.
"Fino
alle spalle." Stabilisce la figlia di Satana, mostrando l'esatto punto
con la mano. "Non importa se sbagli, non strillerò."
Perché mi sta guardando? Io non strillo. Mai. Parlo solo con tono soave ed elegante.
"Sei
sicura, Hes? Non sono proprio la persona giusta per..." Cerca di
dissuaderla l'improvvisato parrucchiere. "I capelli lunghi ti donano,
sai? Dovresti lasciarli così come sono."
"Taglia."
Replica fredda Hestia. Non si smuove nemmeno un po' dalla sua decisione
e io non sono sicura se dovrei intervenire oppure lasciare che metta in
atto un'idea davvero troppo stupida.
"Forse
non..." Provo ad intromettermi, ma lei mi fulmina con quel suo tipico
sguardo da degna discendente del demonio. Vorrebbe spaventarmi a morte,
ma sono così abituata ai suoi inutili tentativi di intimidirmi,
che me ne accorgo a malapena. "Vuoi davvero rendere la situazione
più tragica di quanto non sia già?"
"Mimmo, taglia." Conferma lei, risoluta come non mai. "E, se necessario, taglia anche mia sorella."
"Mi
ha minacciata! Punkie, lei mi ha minacciata!" Punto un dito verso
Mercoledì Addams, cercando di attirare l'attenzione di Mr.
Psicopatico. "Difendimi!"
Lui
si dipinge sul viso la solita espressione scettica. "Io dovrei
difendere te." Dice, davvero poco impressionato. "Io dovrei chiedere a
qualcuno di difendermi da te, creatura ascesa dagli inferi. Lo sai?"
Hestia ridacchia e gli batte il cinque. Sporca traditrice.
"Me
ne vado." Dichiaro. Rimango a fissarli per pochi secondi aspettandomi
delle scuse, ma loro mi rivolgono un sorriso raggiante e agitano
leggermente le mani per congedarmi.
"Ciao,
tesorino, ciao." Punkie, quel simpaticone, mi manda un bacio e io
vorrei tanto rasare a zero la cresta a cui tiene tanto, ma alla fine
decido di andare a bere un po' di succo in cucina.
Me
ne verso un bicchiere, che sorseggio lentamente mentre passeggio per la
stanza. Non voglio assistere al taglio di capelli di mia sorella. Ho
lavorato così tanto per renderli morbidi e setosi con gli
impacchi all'olio di mandorla, che non potrei sopportare la vista di
quelle lunghe ciocche martoriate dalle forbici di Giovanni Muciaccia.
Ci sono cose che il cuore non può reggere.
"Piccolo
Cuzco, non sai che vita ti aspetta in questa casa." Mi lascio cadere
sulla sedia del tavolo del salotto, sopra il quale si trova la
gabbietta del nuovo criceto della famiglia Felici. Spero che per mamma
e papà non sia un problema il fatto di averlo adottato,
perché, in effetti, mi sono dimenticata di chiederglielo.
Credo che dovranno semplicemente accettarlo.
Apro
la porticina di metallo e lui si fionda sulle mie mani, ricordandomi
che esiste almeno un essere vivente che non si prende gioco di me.
Forse solo perché non è in grado di parlare.
"Ma
come sei carino." Mi sorprendo a dire con la voce più alta di
qualche ottava. "Sei più carino di Hestia. Pensi che al negozio
di animali sarebbero disposti a prendersela a carico in cambio di una
cricetina? Ne guadagneremmo entrambi, Cuz. Cosa ne dici?"
Sento
le sue zampe pizzicarmi la pelle mentre cammina incerto lungo il mio
braccio. "Senti come è morbida?" Gli domando retoricamente.
"È perché uso un latte corpo che è un dono del
cielo. Più tardi posso fartelo provare."
"Hera!"
Qualcuno, che per ovvie ragioni non può purtroppo essere
l'animaletto con cui sto avendo una conversazione a senso unico, mi
convoca dai servizi del piano terra. "Hera, vieni qui, per favore."
Sbuffo.
"Scusa, piccoletto, imparerai presto che essere belli porta a un sacco
di rotture di scatole." Lo faccio rientrare nella sua gabbietta, poi mi
alzo in piedi. "Torno presto."
"Hera,
ho bisogno del tuo occhio esperto per stabilire di non aver causato
danni permanenti." La retorica che Punkie utilizza non mi fa di certo
dimenticare come sono stata trattata circa dieci minuti fa. "Non
rimanere sulla porta, avvicinati."
"Oh,
adesso avete bisogno di me." Sospiro, appoggiandomi con il fianco allo
stipite della porta. "Ma si dà il caso che io sia troppo
impegnata per aiutare voi sudditi ingrati."
"Ti
prego." Punkie fa qualche passo verso di me con ancora in mano i suoi
attrezzi di fortuna e inclina appena la testa per suscitare nella
sottoscritta un po' di compassione. "Dai."
"Il
suono delle tue suppliche è così soddisfacente." Mi porto
una mano sul cuore e scuoto il capo. "Bellissimo. Davvero bellissimo.
Continua pure."
"Hera."
Sospira, prima di alzare gli occhi al cielo. "Non ho intenzione di
inginocchiarmi al tuo cospetto, quindi, per favore, dammi una mano."
"E cosa potrei ottenere in cambio? Sentiamo."
"Nulla. Hai già me." Ribatte lui prontamente.
"Quella
è più una condanna a vita." Replico io, non da meno. "E
poi non mi hai nemmeno mai portata fuori per un appuntamento. Mi
rifiuto di definire tale quel pomeriggio al cinema. Le teste mozzate
non sono un'uscita romantica."
"Ti porto fuori stasera. Andiamo a cena. Offro io."
"Oh, beh, questo sì che è romantico, invece."
Per
tutta risposta, lui rotea gli occhi verso il cielo e mi lascia un bacio
a stampo. "Sei davvero una rompiscatole, ne sei consapevole?"
"Anni
e anni di esperienza." Faccio spallucce, per poi seguirlo subito dopo
verso Hes, nei cui occhi noto del disgusto. E, pensate, non ha neanche
visto quello che Punkie ha combinato alla sua chioma, ancora.
*
"Stai
peggiorando le cose." Mormora Punkie a denti stretti mentre io tento in
qualche modo di pareggiare le punte. Posso confermare che questa
è l'idea più stupida che Hestia abbia mai avuto in vita
sua. Sarà fortunata se una volta finito, non dovrà
correre a comprare un parrucca al negozio di cinesi in centro.
"Oh,
vuoi dire che quello che avevi fatto tu era migliore?" Replico acida,
accovacciandomi leggermente per avere una nuova prospettiva sulla
faccenda. Dal basso la situazione è persino peggiore. "Breaking news, Domenico, non sapresti tracciare una linea dritta nemmeno con un righello."
"Non
mi sento a mio agio con voi due alle mie spalle." Si lamenta Hestia,
che stringe le mani intorno al bordo della vasca da bagno come se si
stesse aggrappando all'ultima speranza che ha a sua disposizione per
non venire sfigurata da me e da Caronte.
"Tranquilla,
tesoro, è tutto a posto!" Squittisco, risultando immediatamente
sospetta. Ma dovete comprendermi, mi sto lasciando prendere dal panico.
Mi sto rassegnando al pensiero che mamma mi ucciderà con le sue
stesse mani quando vedrà cosa ho fatto alla sua bambina. "Ho
sentito che i tagli asimmetrici quest'anno sono così in."
"Cosa
facciamo ora?" Bisbiglia l'uccello del malaugurio accanto a me. Mi
lancia un'occhiata piuttosto allarmata, la tipica occhiata di chi
riesce a soccombere sotto l'aura di morte che invade l'aria intorno a
mia sorella. "Ho paura."
"Lasciatemi
sola." Ordino a entrambi, stanca della negatività che mi stanno
riversando addosso. "Tu, Hestia, rimani, ma fingi di non esserci. Per i
prossimi dieci anni, magari."
"E io dove dovrei andare?" Mi chiede Domenico.
"Vai
a preparare il pranzo, amorino." Gli sorrido amabile. "Per me ventotto
pennette condite con tonno al naturale e un filo di olio. A crudo, mi
raccomando."
"Per
lei cosa preparo, signorina Hestia? Il suo stomaco digerisce del cibo
normale o desidera un pasto triste e a malapena commestibile come
quello di sua sorella?"
"Ci sono delle pizze surgelate nel freezer, quelle andranno benissimo."
"Ricevuto."
Delle labbra si posano per un secondo sulla mia guancia, segno che,
nonostante non possiamo stare senza infastidirci a vicenda, siamo la
coppia meglio assortita che io abbia mai visto. "Vi lascio sole. A
dopo, Felici."
Aspetto
che la porta si sia chiusa e poi afferro il mio cellulare. Credo che la
soluzione più efficace arrivati a questo punto sia lasciarmi
guidare da un qualunque tutorial pubblicato su youtube da qualcuno che
probabilmente è inesperto quanto me.
Seguo
le istruzioni alla lettera, fino a che non sembra che l'acconciatura
sia quantomeno passabile. A quel punto, decido di arrendermi. "Ecco
qui!" Esclamo con finto entusiasmo. "Ti stanno proprio bene!"
"Quando menti ti si solleva il sopracciglio destro di qualche millimetro e prende una forma piuttosto strana."
"Non sto mentendo." Invece sì. "Sono carini."
"Anche i tuoi."
Hestia Felici mi ha appena fatto un complimento?!
Si sente male, per caso?
Qualcuno chiami un'ambulanza!
"Davvero?" Le domando, incredula. "Ti piacciono?"
Lei
avvicina una mano ai miei boccoli, esitando forse per paura che io
gliela stacchi a morsi, e ci passa le dita attraverso. "Sì, mi
piacciono." Conclude con un leggero sorriso.
"Grazie." Mi sorprendo a dire. "Pensavo li avresti detestati."
Lei scuote il capo. Si guarda allo specchio per un momento e poi si gira di nuovo verso di me. "Mi stanno bene. Non pensi?"
"Ti stanno bene." Confermo.
Questa
è la conversazione più assurda che io abbia mai avuto con
mia sorella. Però, per qualche assurda ragione, è lo
scambio di battute più sincero che io e lei abbiamo condiviso.
Non è male.
"Hera, tua madre tiene molto alle sue presine?"
Questa è una domanda davvero sospetta da parte di Punkie. Io ed Hestia ci scambiamo uno sguardo stranito.
"Perché me lo stai chiedendo?" Replico io ad alta voce, incerta se voglio davvero saperlo.
"Forse
vuole che gliele regaliamo?" Ipotizza Hes, troppo ingenua e ben
pensante per questo mondo crudele. Piccola, dolce Hestia. Tu non sei
entrata abbastanza nella psicologia di Domenico.
"Perché hanno appena preso fuoco. Ops?"
*
"Non
ricordo di averti mai detto quale fosse il mio ristorante preferito."
Guardo Punkie con fare sospettoso mentre usciamo dal locale thai che
lui, senza nessuna influenza da parte della sottoscritta, ha scelto per
la cena di stasera. "Sei andato a scavare tra i miei social?"
"Sottovaluti
il bene che ti vuole tua sorella." Replica lui, porgendomi la mano
senza smettere di guardarmi negli occhi. La prendo e cammino al suo
fianco, anche se non ho la minima idea di cosa dovremmo fare a questo
punto della serata. Sono circa le dieci ed è decisamente troppo
presto per tornare a casa, soprattutto quando l'aria è
così calda. "Andiamo a prendere il gelato?"
"Sai
anche quali gusti mi piacciono?" Non mi stupirei se annuisse e mi
fornisse la risposta esatta così su due piedi. E non so se ne
sarei impressionata o solo spaventata.
"Tu sei il tipo da fragola e limone."
Sbagliato!
"Frutti di bosco e vaniglia." Lo correggo. "Scommetto che a te piace la menta, invece. E il gelato al caffè."
Lui ride. "Io odio il caffè."
Lui
odia il caffè. Mh. Strano, perché ricordo esattamente che
ne ha bevuto uno durante la nostra prima uscita. Questo è molto,
molto...
"Sì,
è stata un'esperienza disgustosa anche per me, quella." È
come se mi avesse letto nella mente. Stiamo raggiungendo quel tipo di
sintonia di coppia? Oh, cielo. Dovrò imparare a dissimulare. "Ma
ne è valsa la pena, avresti dovuto vedere l'espressione sulla
tua faccia."
"Sei un essere subdolo e spregevole, Domenico."
Un
sorriso che mostra tutti i suoi molari gli invade le labbra. Mi sembra
ancora così strano vederlo felice. Però è carino
quando sorride. "Grazie, Felici, riesci sempre a cogliere le parti
migliori di me."
"È una dote non indifferente, Caruso." Ribatto. "Non è semplice come si potrebbe pensare."
Punkie sospira. Sembra fermarsi a pensare per qualche secondo, ma poi scuote appena il capo.
"Cosa
c'è?" Gli domando, stringendogli più forte la mano.
È una reazione non da lui, decisamente. "Qualcosa non va?"
"A
volte è estenuante tenerti testa, sei fuori da questo mondo,
Hera." Sorride. È un complimento? Come dovrei prendere
un'affermazione del genere? "Non ho mai conosciuto una ragazza come te."
Una
ragazza come me. È un'espressione che io e lui usiamo spesso
nell'ultimo periodo. "E come sarebbe una ragazza come me?"
"Completamente
fuori dalle aspettative degli altri, vanitosa, presuntuosa al punto
giusto e con l'autostima alle stelle. Non tutti riuscirebbero a tenere
il tuo passo." Fa una breve pausa, abbassando lo sguardo verso
l'asfalto sotto ai nostri piedi. Sotto i suoi anfibi e sotto i miei
sandali di Versace, per la precisione. "Io ci riesco, però.
Quindi non credere di poterla avere vinta."
"Fortuna
che ho conosciuto un ragazzo come te, allora." Una punta di sarcasmo si
insinua involontariamente nel mio tono di voce. "Se non fosse stato per
il mio piano, non avresti mai conosciuto la persona meravigliosa che
sono."
"Sei
la mia condanna a morte." Mormora, prima di lasciare andare la mia mano
per circondarmi le spalle con un braccio, attirarmi a sé e
stamparmi un bacio sulla tempia.
"È la cosa più romantica tu mi abbia mai detto."
"La
morte è per sempre, Hera. Nessuna promessa è più
solenne di quella." Ed ecco cosa significa avere un fidanzato punk con
tendenze demoniache. A modo suo è dolce. Inquietante, ma dolce.
"Quindi, finché staremo insieme, non mi sentirai mai dire che
sei la mia vita. Oltre ad essere una frase schifosamente zuccherosa,
è anche il giuramento più effimero si possa fare. Tu sei
la mia morte."
"È
il tuo modo per dirmi che mi ami?" Ridacchio. Tutto questo discorso da
parte sua mi rende un po' nervosa. E, se la risposta alla mia domanda
fosse sì, beh... non sono mai stata così agitata nel dire anche io.
Non mi risponde, ma alza le spalle. Non ho la minima idea di cosa significhi, ma suppongo che sia meglio non approfondire.
O forse sì.
"Allora,
Mimmo?" Lo esorto. Non mi piacciono le mezze misure. O bianco o nero.
Il grigio è un colore triste. E non sta bene a nessuno.
"Non lo so. Forse?"
E ci risiamo. Ora capisco perché lui ed Hestia vanno così d'accordo. Sono due eterni indecisi.
"Forse." Ripeto io.
"Forse." Conferma lui.
Io alzo gli occhi al cielo, lui ridacchia. Anche se non è divertente.
Non è divertente neanche un po'.
"Potrei lasciarti. Forse." Lo minaccio, ma lui ride ancora più forte.
Allora
incrocio le braccia al petto e lo fisso, aspettando che si penta di
avermi presa in giro come suo solito. "Anzi, nessun forse. Ti lascio,
Caruso. Addio."
Mi
volto e fingo - non ditemi che pensavate stessi facendo sul serio - di
andarmene verso casa. Non è molto lontana, ma so che i miei
piedi griderebbero vendetta già a metà strada. Sono
troppo delicati per le disastrose strade di Roma.
"Forse
dovresti rimanere." Mi richiama Punkie. Mi fermo sul posto, ma evito
accuratamente di girarmi a guardarlo. Vedrebbe che sto sorridendo.
"Forse non vuoi davvero lasciarmi, Felici."
"E
sentiamo, principe delle tenebre, perché dovrei non volerti
davvero lasciare?" Domando, ancora attenta a non dare segnali di
cedimento.
Lui
non mi fornisce subito una risposta. In effetti, passano così
tanti secondi, che inizio a temere se ne sia andato lasciandomi qui
come una stupida.
Ma poi sento le sue braccia circondarmi i fianchi. "Su, girati e guardami." Mormora.
Sbuffo
sonoramente, per accertarmi che lui si accorga del mio disappunto, ma
poi lo assecondo. Ad aspettarmi trovo un bacio che basterebbe a far
vacillare le mie più concrete certezze.
Forse.
"Fammi cambiare idea." Lo sfido.
"No." Mi dice lui. "Non è necessario. Credo tu sappia già che non troverai mai nessun altro ragazzo come me."
E per fortuna, aggiungerei.
***
ANGOLO AUTRICI
Ed eccoci qui.
È
sempre brutto per un autore annunciare la fine di una sua opera. Questo
giro le autrici sono due, quindi è doppiamente brutto.
Però... ci siamo divertite.
Eccome se ci siamo divertite.
Ci siamo emozionate.
E quanto... quanto trash.
Siamo
state Felici (< always trash) di avervi fatto appassionare a questa
storia e di esserci conosciuti. E ora possiamo solo ringraziarvi e
ringraziarci per questa bellissima avventura.
Ma
io non mi chiamerei Daffy se non avessi una piccola sorpresina per C.,
che ho voluto preparare mentre lei mi teneva gentilmente nascosto
qualsiasi sviluppo sul finale. Penso sia bello pubblicarla e che tutti
poteste leggerla... tranquilli, non è nulla di eclatante, solo
un ringraziamento speciale che Doppia G mi ha consigliato di scrivere
per poter esprimere al meglio i miei sentimenti:
Cara
C., ti voglio ringraziare ufficialmente per questa collaborazione. Come
sai e come ti ho detto infinite volte, mi sono buttata in un'idea (idea
tua, ovviamente, quali altri malati di mente conosciamo?) che mi
sembrava assai arrischiata. Non solo perché collaborare è
notoriamente difficile, ma anche perché io so di non essere
particolarmente tagliata per certe cose, di avere problemi di
puntualità e gestione, di temere, in generale, di non trovare un
equilibrio in qualcosa che mi è tanto caro e personale come la
scrittura.
Sei
stata brava: come Punkie per Hera, sei stata una sorpresa inaspettata
e, sebbene tu abbia veramente un grave problema con il trash, sei
finita per piacermi un sacco. Va beh, dai, diciamoci la verità:
ho ADORATO scrivere con te. Pensavo ci avrei messo un casino a mandarti
i capitoli, invece URCT mi ha preso sin da subito e siamo state
produttive come non mai; pensavo che sarebbe venuta una cacata
colossale, invece, guarda un po', c'è quasi da commuoversi per
quel che abbiamo creato; pensavo che Tommy avesse solo un neurone in
testa e invece... beh, no. Ce l'ha. Solo uno. E basta. Non c'è
nulla da fare.
Comunque per tutto il resto, ti volevo proprio dire grazie.
Spero
che questa collab abbia lasciato a te tanto quanto ha lasciato a me,
spero che sia riuscita a sorprenderti ed emozionarti dal capitolo 1 al
capitolo 25 e poi, ovviamente, spero che non sia stata l'unica
occasione di creare qualcosa insieme. Abbiamo già idee per il
futuro, perché, ovviamente, un piccolo Cuzco corre a perdifiato
in ognuna delle nostre zucche mantenendo attive le rotelle, quindi mi
sento di dirti - e di dire a tutti quelli che vorranno continuare a
seguirci - di tenerci in contatto per altre nuove, bellissime e
trashissime avventure.
Per ora comunque è tutto, ci sentiamo alla prossima, e di nuovo un GRAZIE di 💜 per aver letto e amato assieme a noi Una ragazza come te.
Daffy e C.
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