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Autore: Yellow Daffodil    24/04/2019    2 recensioni
Hera ed Hestia. Con la H.
Due gemelle così diverse da poter essere paragonate al diavolo e l'acqua santa.
Diverse, sì, ma le differenze possono essere facilmente superate quando nel quadro generale entra anche lui. Lui... che è innamorato perso di Hera. Lui... per cui Hestia ha una cotta secolare. Lui... Tommaso D'Angelo.
Quale occasione per sfruttare al meglio la gemellanza, se non questa? E quali altri guai combineranno Hera ed Hestia, assieme a un amico dalla sessualità ambigua, un'improvvisata psicologa e un compagno di ricerche punk?
Storia a 4 mani di Yellow Daffodil e cioccolatomalik
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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25. Zero forse - Epilogo

Hera

"Adesso devi fare silenzio, okay?" Mormoro portandomi l'indice alla bocca. "Non possiamo risvegliare la creatura del demonio, tu sei una sorpresa. Tutto chiaro, palla di pelo?"

Aspetto che lui mi dia un cenno, ma tutto quello che fa è nascondersi nella casetta di legno che ho comprato al negozio di animali. Forse ho esagerato un pizzico con gli accessori da roditore, ma lo devo a Cuzco. Sono sicura che ora ci sta guardando dal cielo e sta squittendo di approvazione. I criceti squittiscono?

Non ne sono certa e non mi interessa, perché ora ho questioni molto più importanti di cui occuparmi.

Entro in casa di soppiatto e chiudo la porta cercando di non fare rumore. Da quando è iniziata l'estate, io e mia sorella Dracula ci troviamo spesso a casa da sole e, dato che non abbiamo scuola la mattina, Hestia passa circa metà della notte a recitare preghiere a Satana. Perciò, ora che sono circa le otto e mezza, lei sta ancora dormendo.

Ho lasciato Cuzco Secondo nel garage ieri pomeriggio, assicurandomi che avesse tutto ciò che gli serviva per sopravvivere - la mia carriera da assassina di criceti è ormai finita - e l'ho recuperato, per fortuna ancora vivo e vegeto, circa cinque minuti fa. Ora non mi resta che affidarlo alla strega del male che occupa casa mia.

Sistemo la gabbietta sul tavolo del salotto, poi apro la porticina e con molta fatica convinco l'animaletto a salire sulle mie mani. "Senti, Cuzco Secondo, so che in passato sono stata colpevole di aver schiacciato il tuo antenato Cuzco Primo, ma credo sia arrivato il momento di lasciare indietro quel capitolo per aprirne un altro. Possibilmente senza sangue di roditore sul divano."

Il piccoletto mi guarda senza aver capito una parola, i suoi occhietti neri, poi, si distinguono a malapena dal suo pelo dello stesso colore. Spero per lui che non gli piaccia sostare sui vestiti di Hestia. Potrebbe finire chiuso in un cassetto. O peggio, la centrifuga potrebbe diventare la sua nuova ruota. Non voglio pensarci.

"Ora ti porto a conoscere il batterio che minaccia costantemente il sistema immunitario della mia vita." Annuncio, mentre cammino lenta come se stessi portando da una stanza all'altra un bicchiere d'acqua pieno fino all'orlo. Durante i miei diciotto meravigliosi, fantastici anni di esistenza, ho scoperto che i criceti sono piuttosto fragili. E che io ho una dote particolare quando si tratta di sedermici sopra. Ho paura persino ad accarezzarlo, potrei fare inavvertitamente eccessiva pressione sulla sua spina dorsale e ridurlo a un morbido disco da hockey.

Fortuna che il rischiosissimo percorso dura solo qualche metro.

Mi introduco in camera di mia sorella in punta di piedi, trovandola ancora dormiente nel suo letto, come previsto. Tutto procede secondo i piani. Sono proprio bravissima.

"Sei pronto?"

Cuzco Secondo non risponde.

"Chi tace acconsente."

Appoggio il criceto sul cuscino di Lord Voldemort, indecisa se svegliarla e mostrarle che persona stupenda io sia, o se lasciare che si desti da sola e si prenda un attacco di cuore.

Probabilmente sarebbe più contenta delle conseguenze della seconda opzione.

"Hestia." Sussurro, mentre la piccola macchia nera inizia a esplorare il materasso sotto il lenzuolo. "Mostro di Lockness, invasore di paludi e di acque lacustri, svegliati."

Un verso inumano fuoriesce dalla sua gola. Dite quel che volete, per me è la prova definitiva che mia sorella arriva direttamente dal centro della Terra.

"Hestia, figlia di Lucifero, apri gli occhi." Mormoro ancora. La scuoto per il braccio. Nulla. "Sei morta?"

"Magari." Replica lei con voce roca. "Così non dovrei sentirti."

"Non darmi false speranze, Gremlin."

"Perché mi stai toccando?"

"Non ti sto toccando."

"Mi stai toccando."

"Non ti sto..." Sgrano gli occhi all'improvvisa realizzazione di chi la sta effettivamente toccando. Mentre io realizzo, lei con la mano va a sfiorarsi il punto incriminato, sulla sua gamba. "Ferma!" Strillo.

Le tolgo le coperte di dosso e recupero Cuzco con il cuore in gola. "Lo hai quasi ucciso! Assassina!"

"Cos'è?" Mi chiede lei allarmata.

Io gli faccio da scudo con le mani e me lo porto al petto. "Tranquillo, Cuzco, sei al sicuro." Dico, accarezzandogli la testolina e pregando al contempo di non spappolargli il cervello. "Hestia non voleva farti male."

"È un criceto?" Gli occhi castani dell'ammazzacriceti si riempiono di luce, le sue braccia tendono verso di me. Spero non stia tentando di abbracciarmi. Che schifo. "Posso prenderlo in braccio?"

"È fragile." La avverto. Comincio a sentire uno strano istinto di protezione verso di lui. Non mi starò affezionando? Non ho cuori disponibili per affezionarmi, mi dispiace molto. "Molto fragile. Sta attenta."

Hestia annuisce con sicurezza, quindi le affido Cuzco. Lei lo solleva appena verso l'alto e io temo stia per ricreare la scena più famosa de Il re leone. Non la scena della morte di Mufasa, intendiamoci. Questo criceto deve vivere fino a cent'anni. Come minimo.

"È il cricetino aerodinamico che ho sempre voluto." Sospira Malefica. "Grazie, Hera."

"Per cosa, esattamente? Per Cuzco Secondo o per non averti soffocata con il cordone ombelicale ancora prima che venissi al mondo?" Meglio specificare. "O forse ti riferisci al fatto che, lasciandoti essere mia sorella gemella, ho reso la tua vita degna di essere vissuta?"

Un lungo sospiro sfugge dalle sue labbra, poi scuote il capo. "Sei imbarazzata perché hai fatto qualcosa di carino per me."

Cosa?! Sono oltraggiata.

Non ho fatto qualcosa di carino per lei, non lo farei mai!

"L'ho fatto per Cuzco." Specifico. Quel piccolo roditore infernale è stato il nostro primo e unico animale domestico. Non la scelta migliore per due ragazze, al tempo bambine, come noi. Se avessimo ricevuto un gattino, come avevamo chiesto per anni prima che ci fosse consegnata la gabbietta con una porticina estremamente facile da aprire anche sprovvisti di pollice opponibile, nessun essere vivente sarebbe stato brutalmente schiacciato dal mio lato B. "Non l'ho fatto per te."

"Cuzco era un bravo criceto." Un accenno di sorriso si forma della labbra di Hestia. "Ti ricordi quando ci è stato affidato l'importante compito di scegliergli il nome?"

"Calvin Klein era un nome bellissimo, comunque." E invece lei ha insistito per chiamarlo Cuzco. Come il lama de Le follie dell'imperatore. Cuzco, scritto persino nel modo sbagliato.

Forse non è stata una coincidenza fortuita il fatto che lui si sia volontariamente posizionato nel punto esatto dove io mi sarei seduta. Forse non sopportava il peso di un nome così ridicolo. Come biasimarlo?

"Gli altri criceti lo avrebbero preso in giro se lo avessimo chiamato Calvin Klein." Ribatte lei.

"Sarebbe stato un criceto stiloso. Ma tu che ne puoi sapere?" Sbuffo. "In ogni caso, quello che hai in mano è Cuzco Secondo. Lo ho già battezzato."

"Ho paura di chiederti in che modo lo hai battezzato."

"Metaforicamente parlando." Rispondo subito, mentendo. Quando ieri ho sistemato la sua gabbietta nel garage, ho tentato di mettergli dell'acqua fresca per prevenire la morte per disidratazione. Ma qualcosa è andato storto e qualche goccia - forse un po' più di qualche goccia - è atterrata tra le sue orecchie. Però è ancora vivo, quindi perché ammettere il misfatto?

"Piccolo Cuzco, sarai il mio migliore amico." Piagnucola ancora. Perfetto, non ho fatto altro che rendere mia sorella più insopportabile di quanto non fosse fino a un'ora fa. Bel lavoro, Hera.

"Non dirgli così, o proverà a lanciarsi a tutta velocità contro il pavimento." Hestia come migliore amica. Una psicopatica con la passione per i fenomeni paranormali e per le morti violente. Praticamente la versione femminile di Punkie.

No.

Oddio, no.

Non può essere successo davvero.

Mi sono innamorata della versione maschile di mia sorella.

Voglio morire.

"Ha già incontrato te. Il peggio lo ha già conosciuto." Replica, prima di stampargli un leggero bacio sulla testa grande quanto una noce. "Ti voglio bene, piccolo Cuzco."

Decido di ignorarla e recuperare una bambola voodoo dal comodino. Ha ancora infilzato nel petto lo spillo con cui l'ho torturata la sera della festa in palestra. Lo estraggo e lo lascio sul comodino, esaminando poi la stoffa consumata dal tempo e dalle ferite inflitte per sfogare la frustrazione. "Posso prenderla io, questa?"

"Perché dovresti volere Erica?" Mi domanda lei sospettosa.

Alzo le spalle. "Tu ora hai Cuzco. Anche io voglio un animaletto domestico. E questa è a prova di Hera Felici."

"Te la lascio solo se prometti di torturarla almeno per tre minuti ogni sera. È abituata così."

"Immaginerò che in lei ci sia l'anima di Jacopo. Sarà la bambola voodoo più felice del pianeta."

"Hera." Smetto di guardare Erica e sollevo il mio sguardo verso il viso di Hestia. Il tono con cui ha pronunciato il mio nome non promette niente di buono. "Devi dirmi la verità."

Questa volta non ho fatto nulla, lo giuro!

"Hai sofferto molto quando tu e Jacopo vi siete lasciati, vero?"

Non vorrà davvero parlare di questo. Non abbiamo mai parlato di Jacopo e non voglio iniziare proprio ora. Lo ha conosciuto, certo, e si è anche assicurata che io sapessi che secondo la sua modesta opinione lui era un cretino, ma l'unica persona con cui mi sono sempre confidata durante quella travagliata storia è stata Giulia.

Hestia conosce solo la punta dell'iceberg.

"No." Scuoto la testa, poi sorrido. "Per niente."

Sapevo che non sarebbe durata molto. Vedete, Jacopo aveva chiarito sin da subito che non era interessato a una storia seria. E mi vergogno ad ammetterlo, ma sono stata io a chiedergli di provare comunque a costruire qualcosa insieme. Non so neanche perché mi piacesse tanto.

Sapevo anche che non era il tipo da limitarsi ad avere una sola ragazza fissa, lo aveva ammesso lui stesso. Ero convinta, però, che potesse cambiare. Io potevo farlo cambiare. Beh, sappiate che è un obiettivo stupido e senza senso, perché le persone non cambiano. Fingono di farlo, nel migliore dei casi, per poi sommergervi di verità e delusione.

Jacopo era uno di quelli che non cambiano e io ero una di quelle che non si accorgono di avere un muro di fronte finché non vi sbattono contro la testa e non esce un livido grande quanto il Canada.

Hestia non sa quali premesse fossero alla base della nostra relazione. Sarebbe inutile rivangare ora il passato. Non posso tornare indietro, né recuperare i mesi che ho sprecato con lui.

Perciò ho intenzione di dimenticare tutto. E di infilzare Erica fino a che non vedrò l'imbottitura fuoriuscire dai buchi.

"Da quando c'è Punkie sei quasi simpatica, sai?"

Sbuffo. "Mi sta rovinando. Maledetto punk psicopatico."

Mi porta persino a essere gentile con la mia gemella. Questo non era mai successo in tutti i nostri anni di vita. Ora che ci conosciamo invece...

Il campanello di casa suona. Mia sorella inarca un sopracciglio sospettosa, ma io mi alzo e saltello leggiadra fino alla porta prima che lei possa fare domande, grata al mio ospite per aver interrotto il nostro discorso. Non mi sento del tutto emotivamente stabile. Non dopo aver ripensato alla mia ultima esperienza in campo sentimentale.

Positività, Hera, positività!

"Buongiorno, signore oscuro." Mi sporgo verso Punkie per lasciargli un bacetto veloce. Questo ragazzo è straordinariamente puntuale. In mano ha una busta della spesa e io, grazie agli accordi che abbiamo preso in precedenza, so già cosa contiene. "Hai portato tutto?"

"Tutto, più la colazione." Replica. Ah, quanto sono fortunata. Ormai si è rassegnato al fatto che mi avrà intorno parecchie ore al giorno e fa tante cose carine per me. "Hes è in casa?"

"Ciao Mimmo." Parli del diavolo ed ecco che spunta Hestia. È ancora in pigiama, ha i capelli che le sparano in tutte le direzioni, ma ha il sorriso sulla faccia. No, non per Punkie. "Lui è Cuzco Secondo. Cuzco Secondo, lui è Mimmo."

"Tienilo in un posto sicuro, Lucifero, non voglio ritenermi responsabile per la morte di altri criceti." La avverto. Ho deciso di adottare l'animaletto per mia sorella, così che la smetta di accusarmi di aver ucciso Cuzco di proposito. "Anche se stavolta sei tu ad averlo quasi schiacciato."

"Hai assassinato un criceto e accusi me di fare sacrifici umani." Commenta Domenico dalla cucina. "Molto maturo da parte tua, Hera."

"È stato un incidente!" Quante altre volte dovrò ripeterlo?

"Sicuro." Ribatte lui, raggiungendomi in salotto mentre addenta un cornetto al cioccolato. "È stato un incidente."

Sbuffo e gli rubo il cibo dalle mani. Do un morso, consapevole di aver raggiunto la soglia massima delle calorie giornaliere, e lo restituisco al legittimo proprietario. "Zitto, o anche tu sarai vittima di un incidente."

"Mi hai incastrato in una relazione con te, non credo tu possa fare di peggio."

"Vedi, Cuzchino, assisteremo a scene del genere ogni giorno." Interviene Hestia, che si rivolge al batuffolo nero che tiene in mano. Ha perso anche l'ultimo briciolo di buon senso che le era rimasto. "Ma le prenderemo come promemoria del perché noi due resteremo single per sempre."

"Sempre che Ste non si svegli." Mormoro io sottovoce, guadagnandomi un sorriso complice da parte di Domenico. Il nostro piano ha fallito, nessuno sviluppo amoroso sul fronte Heste - è il nome che abbiamo dato alla potenziale coppia composta da Lord Voldemort e il mollusco - o almeno, niente di cui io sia al corrente. Ma giocherò a fare la Fata Madrina un'altra volta, oggi ho questioni più imminenti in corso.

"Hes, ti ho portato il caffè." Le comunica il ragazzo più fortunato del pianeta. "E anche del succo ananas e frutto della passione, solo per te. So che ti piace. Hera, per te non c'era nulla. Mi dispiace, fragolina di bosco."

"Stai mettendo a dura prova la mia tolleranza, Caruso. Ricorda che oggi cucinerò io il tuo pranzo." E, considerando che una volta sono riuscita a dare fuoco a una scatoletta di tonno, questa è davvero una minaccia.

"Rimani a pranzo?" La gemella dark interrompe la sua conversazione in lingua celtica con il criceto solo per parlare con Punkie. Sospetto che quest'ultimo sia una sorta di pifferaio magico, l'unico ragazzo, oltre a Ste, in grado di riuscire a farla conversare con un esemplare adolescente di genere maschile senza provocarle vari traumi a livello psichico.

"Solo se non cucina Satana." Replica prontamente.

La vedete anche voi quella Vans rosa in edizione limitata che fluttua inspiegabilmente verso la fronte del mio ragazzo? Sì?

Mi chiedo chi l'abbia scagliata contro di lui.

"Sei veramente uno..." Sibilo, ma lui mi interrompe prima che possa concludere.

Qualcuno di voi lettori saprebbe dirmi se la crema fondente ha calorie, se presa direttamente dalle labbra di qualcun altro? Spero di non rovinarmi la prova costume. Ho comprato un due pezzi bordeaux che è un amore.

"Scherzo, fiorellino di campo." Come fa a piacermi anche quando mi prende in giro in questo modo? Cosa ha fatto alla mia mente? "In cucina ti ho lasciato il succo senza zuccheri aggiunti e i biscotti integrali aromatizzati al ribes che ti piacciono tanto."

Sospiro, unendo i palmi delle mani in un teatrale gesto di commozione. "Grazie, nonna."

"Cuzchy, meglio se andiamo di là." La bambola voodoo vivente che dichiara di essere mia sorella gemella si dirige in cucina, recupera il suo caffè e poi riprende la sua marcia verso la sua stanza, lasciandoci finalmente un po' di privacy. "Non fate nulla che io non vorrei vedere!"

"Tranquilla, angelo della morte, non sorrideremo." Le prometto. Non vorrei mai urtare la sua sensibilità. "Ma, per sicurezza, non venire più qui."

"Vuoi dire che dovrei rimanere solo con te?" Punkie si finge spaventato, si porta una mano alla bocca e scuote la testa. "Abbi pietà, Hera, io sono una brava persona. Aiuto le vecchiette ad attraversare la strada e salvo i gattini sugli alberi."

"La mattina presto sei più insopportabile delle restanti ore del giorno." Meglio andare in cucina e prendere uno di quei biscotti integrali. Pensavo non li producessero nemmeno più, a Domenico ne avevo parlato con sguardo sognante, dicendo quanto mi sarebbe piaciuto mangiarli un'ultima volta. E lui me li ha comprati davvero! Questo potrebbe addolcirmi un pochino. Potrebbe, sia chiaro.

L'ombra del Tristo Mietitore mi raggiunge e prende dal tavolo la bottiglia del succo ananas e frutto della passione. Lo scruta con sospetto, poi svita il tappo e ne assaggia qualche goccia. Dopo una smorfia iniziale, annuisce appena. "È buono." Osserva stupito. "Hai buon gusto."

"A guardarti non si direbbe." Gli rubo la bevanda dalle mani e ne butto giù un lungo sorso. Mi chiedo come possa l'umanità sopravvivere alla selezione naturale senza dissetarsi ogni giorno con questo. È un regalo divino.

"La vuoi smettere di essere così acida?" Mi sussurra all'orecchio dopo avermi stritolato i fianchi senza troppa delicatezza. "Vuoi che aggiunga dello zucchero a quel succo?"

"No." Rispondo secca. Abbandono sul tavolo il contenitore di plastica e rispondo alla stretta mortale con altrettanta forza. Poi chiudo gli occhi. "Mi sono svegliata prestissimo per quel criceto. Due ore fa. Avevo bisogno di fare una maschera schiarente al limone e di truccarmi un po' per fare buona impressione."

"Su di me?"

"Su Cuzco."

"Perché non su di me?"

"Perché per te sono sempre bellissima." Affermo. Spero per lui che sia la verità. "Giusto?"

Lo incenerisco con lo sguardo fino a che lui non annuisce, questa volta con un'espressione spaventata tutt'altro che scherzosa. Lo sto addestrando bene, non vi pare?

"Giusto." Conferma.

"Non vedo l'ora di essere coordinata a te." Esclamo entusiasta. Lancio un'occhiata al sacchetto di plastica abbandonato su una sedia e poi riporto la mia attenzione sui suoi occhi sottolineati dalla solita linea nera. "Mamma mi ucciderà, ma io scaricherò la colpa su di te e andrà tutto bene."

"Sei sicura di volerlo fare, Hera? Sei davvero sicura?"

Oh, quante domande. Certo che sono sicura!

"Sì." Gli rispondo. "Me lo hai chiesto già un migliaio di volte, Mimmo."

"Non mi piace quando mi chiami Mimmo." Sporge leggermente il labbro inferiore e poi sbatte le ciglia. Ah, piccolo Caronte del mio cuore, questo lo hai imparato tutto da me. "Chiamami Punkie."

"Okay, Punkie, ti dispiace se adesso iniziamo la trasformazione?"

Va bene, lo ammetto. Non sono del tutto sicura di quello che sto per fare, ma cosa potrebbe mai andare storto? Voglio dire, per lui non è certo la prima volta e sono convinta che sopravviverò. O almeno è quello che spero. In effetti potrei morire.

Ragazzi, vi prego di dire a Cuzco Secondo che è stato un degno sostituto del suo predecessore.

*

"Hera, dovrei farti firmare una liberatoria in cui mi scanso da ogni responsabilità riguardo al risultato?" Sono seduta sul bordo della vasca da bagno, le gambe stese all'interno di essa e le mie spalle rivolte verso Punkie. Mi copro il viso con le mani. Questo potrebbe essere il mio ultimo giorno sulla Terra.

"Procedi." Gli ordino, ignorando il terrore che si fa strada nel mio stomaco. Mi stringo nel mio asciugamano rosa invitandolo a darmi un po' di conforto. "Prima che cambi idea."

"Felici, sono serio. Non ti vedo convinta di quel che stai per fare."

Sbuffo rumorosamente. Quante volte dovrò ripetergli che ho preso la mia decisione e posso affrontare una piccola prova di coraggio? Potrei perdere ciò che di più prezioso possiede una donna, ma non è un dramma, no? Esistono cose peggiori al mondo. Come quando i negozi finiscono tutta la merce già il primo giorno di saldi.

"Comincia." Affermo infine.

Lui prende una ciocca della mia fluente chioma e con un pennello dal manico rosa - apprezzo molto l'accortezza - inizia a spalmare una sostanza estranea sui capelli.

Se c'è una cosa che non ho mai fatto in vita mia è tingere i miei splendidi boccoli castani sistemati con il ferro oro 24 carati ogni mattina. Ho sempre avuto paura di diventare completamente calva per qualche strana reazione chimica involontaria, e ora mi trovo qui, nel bagno di casa Felici, e mi sto affidando a un punk di dubbia esperienza per avere una punta di colore uguale alla sua.

È probabilmente l'idea peggiore che abbia avuto negli ultimi tre giorni. Non posso spingermi più indietro nel tempo di così, perché, lo sapete, ho portato a termine opere ben più gravi di questa.

"Brucia, brucia, brucia!" Strillo, andando completamente nel panico. Sarò costretta a comprare delle costosissime extension che mi obbligheranno a rinunciare alla borsa di Armani che progetto di comprarmi da quando l'ho intravista durante una sfilata della settimana della moda. "Punkie, sto perdendo i capelli!"

"Ho solo spalmato un po' di colore su una punta." Sospira, mostrandomi la ciocca che stringe tra i guanti. "E questo è solo un colore temporaneo, andrà via tra un paio di settimane. Non voglio rischiare la mia incolumità nel caso non ti piaccia, sai?"

"La mia testa non prenderà fuoco, quindi?" Mormoro, voltandomi a guardarlo in cerca di un pizzico di rassicurazione da parte sua.

"Potrebbe." Fa spallucce. Io sgrano gli occhi. Sta dicendo sul serio? Ho bisogno di sapere la verità. Morirò? Cosa scriveranno sulla mia lapide? La più bella di tutte, Hera se n'è andata troppo presto?

"Io non voglio morire." Piagnucolo. "Sono troppo bella per morire, Punkie. Non ho ancora concluso nulla nella mia vita, capisci? Non ho ancora indossato nemmeno un vestito da sposa con scollo a cuore e decorazioni floreali fatte di swarovski lungo la gonna, non ho ancora avuto un bambino da chiamare con un nome ricercato e glamour come i figli dei Brangelina. Domenico, la mia vita è un disastro! Morirò sola, perché quando perderò i capelli a causa di tutto questo, tu mi lascerai e..."

"Ho finito."

Mi volto verso di lui, che si sta sfilando i guanti in tutta tranquillità. Ha ignorato tutto il mio discorso! Ho versato tutto il contenuto del mio cuore davanti a lui e lui non mi ha ascoltata! Pessimo, pessimo fidanzato!

"Hai finito?"

"Tra quindici minuti potrai lavare i capelli." Mi conferma. Nel lavandino sciacqua le mani e il resto degli aggeggi infernali che ha usato e poi viene a sedersi sul bordo della vasca da bagno accanto a me.

"Sei stata coraggiosa, Felici." Mi dice, solenne. "Brava."

"Non prendermi in giro." Incrocio le braccia al petto ed evito il suo sguardo puntando il mio verso le piastrelle bianche di fronte a me. "Anche tu avresti reagito così, se non fossi stato nient'altro che un bel visino come lo sono io."

Wow. Hera. Wow.

"Vuoi dire che sono brutto?"

"Volevo dire che tu sei intelligente, oltre che carino, ma questa domanda da parte tua me lo sta facendo dubitare." Sospiro alzando gli occhi al cielo. Possibile che nessuno mi capisca? "Hai idea di quante volte le persone pensino che io sia stupida? Se non curassi almeno il mio aspetto, verrei considerata uno scarto sociale."

"Io non ho mai pensato che fossi stupida. Solo psicopatica. Con un pizzico di sociopatia. Ma mai stupida. Lo giuro."

Accenno un debole sorriso. Non era di certo mia intenzione mettermi nella posizione della vittima, non è ciò che mi piace fare. Beh, rifletto spesso su questi aspetti meno visibili di me, ma fino ad ora non ne avevo mai parlato con qualcuno. Giulia ne approfitterebbe per psicanalizzarmi e non c'è nessun altro di cui mi fido a tal punto. Fatta eccezione per Punkie, a quanto pare.

"Grazie." Dico. "Anche per avermi dato della psicopatica, lo prendo per un complimento."

"Lo è." Lo sento ridere, quindi giro la testa verso di lui. Sbaglio o da quando sta con me è meno morto vivente del solito? Che io stia per caso riuscendo a infondergli un po' di voglia di vivere? "Perché mi stai fissando?"

"Controllavo se la skincare di qualche giorno fa avesse fatto effetto." Invento. Sapete, io non sono affatto brava a descrivere minuziosamente quello che vedo, ma se poteste anche solo dare un'occhiata a questo punk così... No, forse è meglio che voi non lo vediate. Potreste volermelo rubare e per combattere lo stress che mi procurereste dovrei immergermi per ventiquattro ore filate nella maschera al guacamole. Non ho tempo per cose del genere.

"Oh sì, ho la pelle molto liscia. Vuoi sentire?" Mi domanda, entusiasta. "Quando possiamo rifarlo?"

"Presto." Rispondo, mentre faccio scorrere un dito sulla sua guancia. Morbida come l'epidermide di un bambino. "Stai utilizzando il serio notte che ti ho prestato?"

"Tutte le sere prima di andare a letto." Annuisce.

"Bravo, il mio Punkie." Gli sorrido, prima di alzarmi in piedi per guardarmi allo specchio. Vedo alcune piccole ciocche impregnate di rosso e per qualche secondo vorrei lasciarmi prendere dal panico, ma poi decido di concedergli il beneficio del dubbio fino a lavoro ultimato. "Sono passati quindici minuti?"

"Credo di sì." Alza le spalle.

"Okay." Sussurro. Apro il getto di acqua calda della vasca da bagno e attendo paziente un paio di minuti. Quando immergo la chioma nell'acqua, percepisco quasi immediatamente l'intervento di Punkie, che, forse per paura di altre crisi isteriche da parte mia, si occupa di tutto il procedimento.

Una volta riemersa dagli abissi, mi avvolge i capelli con un asciugamano e mi aiuta a rialzarmi. "Ci sono ancora tutti?"

"Hera." Ridacchia, scuotendo la testa. "Questo taglio a zero ti dona, sai?"

"Domenico Caruso!" Grido. "Sto per lasciarti!"

La sua risatina si trasforma in una risata di gusto. Io afferro una spazzola dal ripiano della lavatrice e la punto verso di lui. "Smettila." Lo minaccio.

"Altrimenti?"

"Altrimenti..." Non lo so! "Altrimenti..."

"Vieni qui, stai spargendo acqua dappertutto." Allunga una mano verso di me e mi fa cenno di consegnargli la spazzola. Sono titubante. Mi serve come arma di difesa. "Dammi la spazzola, su."

"No." Mi rifiuto. "Devi sentirti intimidito."

"Muoio di paura." Ribatte senza fare una piega. Inarca il sopracciglio bucato e stabilisce un contatto visivo con me. "Sono terrorizzato da te."

Sbuffo sonoramente e lascio cadere la spazzola in territorio neutro, cioè lo stesso punto da cui l'ho presa. Mi avvicino a lui, rigorosamente a braccia incrociate sul petto per mostrare tutto il mio sdegno, e rimango a fissarlo in attesa che faccia qualcosa.

"Ci sono ancora tutti." Risponde alla domanda che gli ho posto almeno tre ere geologiche fa. "E sembrano belli." Si ferma per una brevissima pausa. "Sono belli. Come sempre." Sorride.

Ma io quel sorriso lo conosco. Quella nota sarcastica è piuttosto percepibile. Non che mi aspettassi altro da lui.

Sospiro in modo molto drammatico, rumorosamente e puntando per qualche attimo gli occhi verso l'alto, e poi prendo l'asciugacapelli, per tornare ai miei soliti riti.

"Siamo in pendant!" Squittisco entusiasta una volta finito di sistemarli. Beh, il colore tra le mie ciocche è molto meno evidente del suo e, se me lo concedete, anche più di classe e raffinato. "Vieni qui!" Lo afferro per un braccio e lo trascino davanti allo specchio. "Non ho mai visto una coppia più stilosa della nostra."

"Ti piacciono? Non mi taglierai la testa, regina di cuori?" Sento le sue braccia circondarmi le spalle e nel nostro riflesso compare tutto ciò che io, dandogli la schiena, non posso vedere.

Vedo che siamo perfettamente coordinati, ma anche perfettamente felici.

Anche se, lo sapete, io sono sempre stata perfettamente Felici.

"Posso entrare?" Una voce dall'oltretomba disturba la mia quiete interiore. Mi ero quasi dimenticata della sua presenza in casa.

Forse era proprio per questo motivo se mi sentivo così rilassata.

"No." Rispondo io senza il minimo di esitazione. Poi rivolgo un sorriso di scuse misto a complicità a Punkie, che però aggrotta la fronte, in segno di solidarietà verso la sua amica posseduta dal demonio. "Okay." Alzo gli occhi al cielo, sconfitta da quell'occhiata piena di significato. "Entra."

La maniglia della porta si abbassa e una figura meno spaventosa - ma non troppo - di quella di stamattina fa il suo ingresso nel bagno. "Ho dimenticato qui i miei calzini con i teschi." Ci comunica, come se potesse mai interessarci.

"Prendili ed esci." Sono stata già troppo buona a permetterle di interrompere il mio elogio di bellezza verso me stessa e Domenico. La mia magnanimità non può spingersi oltre.

"Hera, che hai fatto ai capelli?" Mi chiede una volta avvicinatasi, fermandosi sul posto come se avesse visto un fantasma. Che reazione spropositata. "Sono dello stesso colore di quelli di Mimmo?"

"Sì." Rispondo orgogliosa. "Come quelli di Punkie."

"Oh mio Dio."

"Non citare Dio, potresti autocombustionarti."

"Glieli hai fatti tu?" La sua attenzione punta ora sul mio bellissimo e punkissimo ragazzo, il quale annuisce incerto.

Hestia si blocca e rimane a fissarmi in silenzio. Alterna i suoi occhietti da diavolo della Tasmania tra la sottoscritta e Domenico. Sento il suo disagio fino a qui.

"Mimmo, posso chiederti di fare una cosa per me?" Gli domanda con fare sospetto.

"Solo se posso supervisionare." Mi intrometto io. Non sono gelosa, lo giuro. Neanche un pochino. Voglio solo rendermi partecipe della vita di queste due anime sfortunate, la cui unica salvezza è la mia presenza nelle loro esistenze. "E niente sacrifici umani, se possibile."

"Te lo farò sapere." Replica mia sorella, tornando poi a guardare il suo Mimmo. "Allora? Mi aiuti?"

*

Punkie, nonostante il suo aspetto da ribelle della società, non sa dire di no. Questo non sarebbe un problema poi così grande e irrisolvibile, se non fosse che adesso ha tra le mani delle forbici dalla punta arrotondata e che le sta brandendo verso mia sorella.

No, non è come sembra. Lo giuro.

Purtroppo non sta tentando di ucciderla.

Lei gli ha chiesto di tagliarle i capelli.

Ripeto.

Hestia Felici ha chiesto a Domenico Caruso di tagliarle i capelli.

Se siete increduli quanto me, potete rileggere la frase precedente fino a che non vi sentirete meno straniti.

Il fatto è che Punkie non ha idea di quello che fa. Hestia, invece, credo non sappia quello che sta facendo nella vita, in generale.

Non serve un esperto per capire che quello che sta avendo luogo in questo preciso istante è la peggiore idea che la mia gemella abbia mai avuto dopo quella di tingere il manto del piccolo Cuzco di nero.

Finirà in tragedia. Ne sono sicura.

"Fino alle spalle." Stabilisce la figlia di Satana, mostrando l'esatto punto con la mano. "Non importa se sbagli, non strillerò."

Perché mi sta guardando? Io non strillo. Mai. Parlo solo con tono soave ed elegante.

"Sei sicura, Hes? Non sono proprio la persona giusta per..." Cerca di dissuaderla l'improvvisato parrucchiere. "I capelli lunghi ti donano, sai? Dovresti lasciarli così come sono."

"Taglia." Replica fredda Hestia. Non si smuove nemmeno un po' dalla sua decisione e io non sono sicura se dovrei intervenire oppure lasciare che metta in atto un'idea davvero troppo stupida.

"Forse non..." Provo ad intromettermi, ma lei mi fulmina con quel suo tipico sguardo da degna discendente del demonio. Vorrebbe spaventarmi a morte, ma sono così abituata ai suoi inutili tentativi di intimidirmi, che me ne accorgo a malapena. "Vuoi davvero rendere la situazione più tragica di quanto non sia già?"

"Mimmo, taglia." Conferma lei, risoluta come non mai. "E, se necessario, taglia anche mia sorella."

"Mi ha minacciata! Punkie, lei mi ha minacciata!" Punto un dito verso Mercoledì Addams, cercando di attirare l'attenzione di Mr. Psicopatico. "Difendimi!"

Lui si dipinge sul viso la solita espressione scettica. "Io dovrei difendere te." Dice, davvero poco impressionato. "Io dovrei chiedere a qualcuno di difendermi da te, creatura ascesa dagli inferi. Lo sai?"

Hestia ridacchia e gli batte il cinque. Sporca traditrice.

"Me ne vado." Dichiaro. Rimango a fissarli per pochi secondi aspettandomi delle scuse, ma loro mi rivolgono un sorriso raggiante e agitano leggermente le mani per congedarmi.

"Ciao, tesorino, ciao." Punkie, quel simpaticone, mi manda un bacio e io vorrei tanto rasare a zero la cresta a cui tiene tanto, ma alla fine decido di andare a bere un po' di succo in cucina.

Me ne verso un bicchiere, che sorseggio lentamente mentre passeggio per la stanza. Non voglio assistere al taglio di capelli di mia sorella. Ho lavorato così tanto per renderli morbidi e setosi con gli impacchi all'olio di mandorla, che non potrei sopportare la vista di quelle lunghe ciocche martoriate dalle forbici di Giovanni Muciaccia. Ci sono cose che il cuore non può reggere.

"Piccolo Cuzco, non sai che vita ti aspetta in questa casa." Mi lascio cadere sulla sedia del tavolo del salotto, sopra il quale si trova la gabbietta del nuovo criceto della famiglia Felici. Spero che per mamma e papà non sia un problema il fatto di averlo adottato, perché, in effetti, mi sono dimenticata di chiederglielo.

Credo che dovranno semplicemente accettarlo.

Apro la porticina di metallo e lui si fionda sulle mie mani, ricordandomi che esiste almeno un essere vivente che non si prende gioco di me. Forse solo perché non è in grado di parlare.

"Ma come sei carino." Mi sorprendo a dire con la voce più alta di qualche ottava. "Sei più carino di Hestia. Pensi che al negozio di animali sarebbero disposti a prendersela a carico in cambio di una cricetina? Ne guadagneremmo entrambi, Cuz. Cosa ne dici?"

Sento le sue zampe pizzicarmi la pelle mentre cammina incerto lungo il mio braccio. "Senti come è morbida?" Gli domando retoricamente. "È perché uso un latte corpo che è un dono del cielo. Più tardi posso fartelo provare."

"Hera!" Qualcuno, che per ovvie ragioni non può purtroppo essere l'animaletto con cui sto avendo una conversazione a senso unico, mi convoca dai servizi del piano terra. "Hera, vieni qui, per favore."

Sbuffo. "Scusa, piccoletto, imparerai presto che essere belli porta a un sacco di rotture di scatole." Lo faccio rientrare nella sua gabbietta, poi mi alzo in piedi. "Torno presto."

"Hera, ho bisogno del tuo occhio esperto per stabilire di non aver causato danni permanenti." La retorica che Punkie utilizza non mi fa di certo dimenticare come sono stata trattata circa dieci minuti fa. "Non rimanere sulla porta, avvicinati."

"Oh, adesso avete bisogno di me." Sospiro, appoggiandomi con il fianco allo stipite della porta. "Ma si dà il caso che io sia troppo impegnata per aiutare voi sudditi ingrati."

"Ti prego." Punkie fa qualche passo verso di me con ancora in mano i suoi attrezzi di fortuna e inclina appena la testa per suscitare nella sottoscritta un po' di compassione. "Dai."

"Il suono delle tue suppliche è così soddisfacente." Mi porto una mano sul cuore e scuoto il capo. "Bellissimo. Davvero bellissimo. Continua pure."

"Hera." Sospira, prima di alzare gli occhi al cielo. "Non ho intenzione di inginocchiarmi al tuo cospetto, quindi, per favore, dammi una mano."

"E cosa potrei ottenere in cambio? Sentiamo."

"Nulla. Hai già me." Ribatte lui prontamente.

"Quella è più una condanna a vita." Replico io, non da meno. "E poi non mi hai nemmeno mai portata fuori per un appuntamento. Mi rifiuto di definire tale quel pomeriggio al cinema. Le teste mozzate non sono un'uscita romantica."

"Ti porto fuori stasera. Andiamo a cena. Offro io."

"Oh, beh, questo sì che è romantico, invece."

Per tutta risposta, lui rotea gli occhi verso il cielo e mi lascia un bacio a stampo. "Sei davvero una rompiscatole, ne sei consapevole?"

"Anni e anni di esperienza." Faccio spallucce, per poi seguirlo subito dopo verso Hes, nei cui occhi noto del disgusto. E, pensate, non ha neanche visto quello che Punkie ha combinato alla sua chioma, ancora.

*

"Stai peggiorando le cose." Mormora Punkie a denti stretti mentre io tento in qualche modo di pareggiare le punte. Posso confermare che questa è l'idea più stupida che Hestia abbia mai avuto in vita sua. Sarà fortunata se una volta finito, non dovrà correre a comprare un parrucca al negozio di cinesi in centro.

"Oh, vuoi dire che quello che avevi fatto tu era migliore?" Replico acida, accovacciandomi leggermente per avere una nuova prospettiva sulla faccenda. Dal basso la situazione è persino peggiore. "Breaking news, Domenico, non sapresti tracciare una linea dritta nemmeno con un righello."

"Non mi sento a mio agio con voi due alle mie spalle." Si lamenta Hestia, che stringe le mani intorno al bordo della vasca da bagno come se si stesse aggrappando all'ultima speranza che ha a sua disposizione per non venire sfigurata da me e da Caronte.

"Tranquilla, tesoro, è tutto a posto!" Squittisco, risultando immediatamente sospetta. Ma dovete comprendermi, mi sto lasciando prendere dal panico. Mi sto rassegnando al pensiero che mamma mi ucciderà con le sue stesse mani quando vedrà cosa ho fatto alla sua bambina. "Ho sentito che i tagli asimmetrici quest'anno sono così in."

"Cosa facciamo ora?" Bisbiglia l'uccello del malaugurio accanto a me. Mi lancia un'occhiata piuttosto allarmata, la tipica occhiata di chi riesce a soccombere sotto l'aura di morte che invade l'aria intorno a mia sorella. "Ho paura."

"Lasciatemi sola." Ordino a entrambi, stanca della negatività che mi stanno riversando addosso. "Tu, Hestia, rimani, ma fingi di non esserci. Per i prossimi dieci anni, magari."

"E io dove dovrei andare?" Mi chiede Domenico.

"Vai a preparare il pranzo, amorino." Gli sorrido amabile. "Per me ventotto pennette condite con tonno al naturale e un filo di olio. A crudo, mi raccomando."

"Per lei cosa preparo, signorina Hestia? Il suo stomaco digerisce del cibo normale o desidera un pasto triste e a malapena commestibile come quello di sua sorella?"

"Ci sono delle pizze surgelate nel freezer, quelle andranno benissimo."

"Ricevuto." Delle labbra si posano per un secondo sulla mia guancia, segno che, nonostante non possiamo stare senza infastidirci a vicenda, siamo la coppia meglio assortita che io abbia mai visto. "Vi lascio sole. A dopo, Felici."

Aspetto che la porta si sia chiusa e poi afferro il mio cellulare. Credo che la soluzione più efficace arrivati a questo punto sia lasciarmi guidare da un qualunque tutorial pubblicato su youtube da qualcuno che probabilmente è inesperto quanto me.

Seguo le istruzioni alla lettera, fino a che non sembra che l'acconciatura sia quantomeno passabile. A quel punto, decido di arrendermi. "Ecco qui!" Esclamo con finto entusiasmo. "Ti stanno proprio bene!"

"Quando menti ti si solleva il sopracciglio destro di qualche millimetro e prende una forma piuttosto strana."

"Non sto mentendo." Invece sì. "Sono carini."

"Anche i tuoi."

Hestia Felici mi ha appena fatto un complimento?!

Si sente male, per caso?

Qualcuno chiami un'ambulanza!

"Davvero?" Le domando, incredula. "Ti piacciono?"

Lei avvicina una mano ai miei boccoli, esitando forse per paura che io gliela stacchi a morsi, e ci passa le dita attraverso. "Sì, mi piacciono." Conclude con un leggero sorriso.

"Grazie." Mi sorprendo a dire. "Pensavo li avresti detestati."

Lei scuote il capo. Si guarda allo specchio per un momento e poi si gira di nuovo verso di me. "Mi stanno bene. Non pensi?"

"Ti stanno bene." Confermo.

Questa è la conversazione più assurda che io abbia mai avuto con mia sorella. Però, per qualche assurda ragione, è lo scambio di battute più sincero che io e lei abbiamo condiviso. Non è male.

"Hera, tua madre tiene molto alle sue presine?"

Questa è una domanda davvero sospetta da parte di Punkie. Io ed Hestia ci scambiamo uno sguardo stranito.

"Perché me lo stai chiedendo?" Replico io ad alta voce, incerta se voglio davvero saperlo.

"Forse vuole che gliele regaliamo?" Ipotizza Hes, troppo ingenua e ben pensante per questo mondo crudele. Piccola, dolce Hestia. Tu non sei entrata abbastanza nella psicologia di Domenico.

"Perché hanno appena preso fuoco. Ops?"

*

"Non ricordo di averti mai detto quale fosse il mio ristorante preferito." Guardo Punkie con fare sospettoso mentre usciamo dal locale thai che lui, senza nessuna influenza da parte della sottoscritta, ha scelto per la cena di stasera. "Sei andato a scavare tra i miei social?"

"Sottovaluti il bene che ti vuole tua sorella." Replica lui, porgendomi la mano senza smettere di guardarmi negli occhi. La prendo e cammino al suo fianco, anche se non ho la minima idea di cosa dovremmo fare a questo punto della serata. Sono circa le dieci ed è decisamente troppo presto per tornare a casa, soprattutto quando l'aria è così calda. "Andiamo a prendere il gelato?"

"Sai anche quali gusti mi piacciono?" Non mi stupirei se annuisse e mi fornisse la risposta esatta così su due piedi. E non so se ne sarei impressionata o solo spaventata.

"Tu sei il tipo da fragola e limone."

Sbagliato!

"Frutti di bosco e vaniglia." Lo correggo. "Scommetto che a te piace la menta, invece. E il gelato al caffè."

Lui ride. "Io odio il caffè."

Lui odia il caffè. Mh. Strano, perché ricordo esattamente che ne ha bevuto uno durante la nostra prima uscita. Questo è molto, molto...

"Sì, è stata un'esperienza disgustosa anche per me, quella." È come se mi avesse letto nella mente. Stiamo raggiungendo quel tipo di sintonia di coppia? Oh, cielo. Dovrò imparare a dissimulare. "Ma ne è valsa la pena, avresti dovuto vedere l'espressione sulla tua faccia."

"Sei un essere subdolo e spregevole, Domenico."

Un sorriso che mostra tutti i suoi molari gli invade le labbra. Mi sembra ancora così strano vederlo felice. Però è carino quando sorride. "Grazie, Felici, riesci sempre a cogliere le parti migliori di me."

"È una dote non indifferente, Caruso." Ribatto. "Non è semplice come si potrebbe pensare."

Punkie sospira. Sembra fermarsi a pensare per qualche secondo, ma poi scuote appena il capo.

"Cosa c'è?" Gli domando, stringendogli più forte la mano. È una reazione non da lui, decisamente. "Qualcosa non va?"

"A volte è estenuante tenerti testa, sei fuori da questo mondo, Hera." Sorride. È un complimento? Come dovrei prendere un'affermazione del genere? "Non ho mai conosciuto una ragazza come te."

Una ragazza come me. È un'espressione che io e lui usiamo spesso nell'ultimo periodo. "E come sarebbe una ragazza come me?"

"Completamente fuori dalle aspettative degli altri, vanitosa, presuntuosa al punto giusto e con l'autostima alle stelle. Non tutti riuscirebbero a tenere il tuo passo." Fa una breve pausa, abbassando lo sguardo verso l'asfalto sotto ai nostri piedi. Sotto i suoi anfibi e sotto i miei sandali di Versace, per la precisione. "Io ci riesco, però. Quindi non credere di poterla avere vinta."

"Fortuna che ho conosciuto un ragazzo come te, allora." Una punta di sarcasmo si insinua involontariamente nel mio tono di voce. "Se non fosse stato per il mio piano, non avresti mai conosciuto la persona meravigliosa che sono."

"Sei la mia condanna a morte." Mormora, prima di lasciare andare la mia mano per circondarmi le spalle con un braccio, attirarmi a sé e stamparmi un bacio sulla tempia.

"È la cosa più romantica tu mi abbia mai detto."

"La morte è per sempre, Hera. Nessuna promessa è più solenne di quella." Ed ecco cosa significa avere un fidanzato punk con tendenze demoniache. A modo suo è dolce. Inquietante, ma dolce. "Quindi, finché staremo insieme, non mi sentirai mai dire che sei la mia vita. Oltre ad essere una frase schifosamente zuccherosa, è anche il giuramento più effimero si possa fare. Tu sei la mia morte."

"È il tuo modo per dirmi che mi ami?" Ridacchio. Tutto questo discorso da parte sua mi rende un po' nervosa. E, se la risposta alla mia domanda fosse sì, beh... non sono mai stata così agitata nel dire anche io.

Non mi risponde, ma alza le spalle. Non ho la minima idea di cosa significhi, ma suppongo che sia meglio non approfondire.

O forse sì.

"Allora, Mimmo?" Lo esorto. Non mi piacciono le mezze misure. O bianco o nero. Il grigio è un colore triste. E non sta bene a nessuno.

"Non lo so. Forse?"

E ci risiamo. Ora capisco perché lui ed Hestia vanno così d'accordo. Sono due eterni indecisi.

"Forse." Ripeto io.

"Forse." Conferma lui.

Io alzo gli occhi al cielo, lui ridacchia. Anche se non è divertente.

Non è divertente neanche un po'.

"Potrei lasciarti. Forse." Lo minaccio, ma lui ride ancora più forte.

Allora incrocio le braccia al petto e lo fisso, aspettando che si penta di avermi presa in giro come suo solito. "Anzi, nessun forse. Ti lascio, Caruso. Addio."

Mi volto e fingo - non ditemi che pensavate stessi facendo sul serio - di andarmene verso casa. Non è molto lontana, ma so che i miei piedi griderebbero vendetta già a metà strada. Sono troppo delicati per le disastrose strade di Roma.

"Forse dovresti rimanere." Mi richiama Punkie. Mi fermo sul posto, ma evito accuratamente di girarmi a guardarlo. Vedrebbe che sto sorridendo. "Forse non vuoi davvero lasciarmi, Felici."

"E sentiamo, principe delle tenebre, perché dovrei non volerti davvero lasciare?" Domando, ancora attenta a non dare segnali di cedimento.

Lui non mi fornisce subito una risposta. In effetti, passano così tanti secondi, che inizio a temere se ne sia andato lasciandomi qui come una stupida.

Ma poi sento le sue braccia circondarmi i fianchi. "Su, girati e guardami." Mormora.

Sbuffo sonoramente, per accertarmi che lui si accorga del mio disappunto, ma poi lo assecondo. Ad aspettarmi trovo un bacio che basterebbe a far vacillare le mie più concrete certezze.

Forse.

"Fammi cambiare idea." Lo sfido.

"No." Mi dice lui. "Non è necessario. Credo tu sappia già che non troverai mai nessun altro ragazzo come me."

E per fortuna, aggiungerei.



***

ANGOLO AUTRICI

Ed eccoci qui.

È sempre brutto per un autore annunciare la fine di una sua opera. Questo giro le autrici sono due, quindi è doppiamente brutto.

Però... ci siamo divertite.

Eccome se ci siamo divertite.

Ci siamo emozionate.

E quanto... quanto trash.

Siamo state Felici (< always trash) di avervi fatto appassionare a questa storia e di esserci conosciuti. E ora possiamo solo ringraziarvi e ringraziarci per questa bellissima avventura.

Ma io non mi chiamerei Daffy se non avessi una piccola sorpresina per C., che ho voluto preparare mentre lei mi teneva gentilmente nascosto qualsiasi sviluppo sul finale. Penso sia bello pubblicarla e che tutti poteste leggerla... tranquilli, non è nulla di eclatante, solo un ringraziamento speciale che Doppia G mi ha consigliato di scrivere per poter esprimere al meglio i miei sentimenti:

Cara C., ti voglio ringraziare ufficialmente per questa collaborazione. Come sai e come ti ho detto infinite volte, mi sono buttata in un'idea (idea tua, ovviamente, quali altri malati di mente conosciamo?) che mi sembrava assai arrischiata. Non solo perché collaborare è notoriamente difficile, ma anche perché io so di non essere particolarmente tagliata per certe cose, di avere problemi di puntualità e gestione, di temere, in generale, di non trovare un equilibrio in qualcosa che mi è tanto caro e personale come la scrittura.

Sei stata brava: come Punkie per Hera, sei stata una sorpresa inaspettata e, sebbene tu abbia veramente un grave problema con il trash, sei finita per piacermi un sacco. Va beh, dai, diciamoci la verità: ho ADORATO scrivere con te. Pensavo ci avrei messo un casino a mandarti i capitoli, invece URCT mi ha preso sin da subito e siamo state produttive come non mai; pensavo che sarebbe venuta una cacata colossale, invece, guarda un po', c'è quasi da commuoversi per quel che abbiamo creato; pensavo che Tommy avesse solo un neurone in testa e invece... beh, no. Ce l'ha. Solo uno. E basta. Non c'è nulla da fare.

Comunque per tutto il resto, ti volevo proprio dire grazie.

Spero che questa collab abbia lasciato a te tanto quanto ha lasciato a me, spero che sia riuscita a sorprenderti ed emozionarti dal capitolo 1 al capitolo 25 e poi, ovviamente, spero che non sia stata l'unica occasione di creare qualcosa insieme. Abbiamo già idee per il futuro, perché, ovviamente, un piccolo Cuzco corre a perdifiato in ognuna delle nostre zucche mantenendo attive le rotelle, quindi mi sento di dirti - e di dire a tutti quelli che vorranno continuare a seguirci - di tenerci in contatto per altre nuove, bellissime e trashissime avventure.

Per ora comunque è tutto, ci sentiamo alla prossima, e di nuovo un GRAZIE di 💜 per aver letto e amato assieme a noi Una ragazza come te.

Daffy e C.


   
 
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