Mylash
“Fatemi pensare… a
chi potremmo chiedere?” rifletteva Duff mentre rollava una
canna con fare
esperto.
“Che ne dite di
proporlo ad Axl?” scherzò Matt, facendoci
scoppiare a ridere.
Dal canto mio, me ne
stavo stravaccato in una poltroncina rosso fuoco e strimpellavo
distrattamente
la mia chitarra. Anche se non lo davo a vedere, ero entusiasta di aver
rincontrato i miei due ex colleghi e non vedevo l’ora di
trovare gli elementi
mancanti per fondare una vera band con loro. Nonostante
l’esperienza con i Guns
N’ Roses, che ci aveva rovinato e diviso, nessuno di noi
aveva ancora gettato
la spugna.
“Beh, io ho sentito
parlar bene di un tale che si chiama Myles Kennedy. Cioè,
l’ho visto dal vivo
una volta e spacca” se ne uscì il batterista,
rompendo il silenzio che si era
creato nella stanza.
“Chi?!” lo
apostrofai, confuso.
“Myles Kennedy, sì,
ce l’ho presente. Insomma, non è tanto famoso, ma
aveva una band abbastanza
forte con cui ha aperto per vari artisti… e gira voce che
sia amico dei Creed”
spiegò Duff mentre accendeva la sua stecca d’erba.
“Chi vuole favorire?”
Matt si sporse
subito verso di lui e, non appena il bassista prese il primo tiro, gli
strappò
lo spinello dalle mani per prendere una boccata di fumo.
“Quindi siamo
d’accordo, gli chiediamo se è interessato a un
provino.”
“Datemi un paio di
giorni e lo chiamo” affermai. “Come hai detto che
si chiama? Mike…?”
“Myles Kennedy”
ripeté Duff con uno sbuffo. “Molla quella fottuta
chitarra e segnalo, no?”
Storsi il naso e, in
tutta risposta, improvvisai un assolo sotto gli sguardi esasperati
degli altri
due.
Lasciai che il
telefono squillasse per qualche attimo, mentre giocherellavo con il
filo
arricciato della cornetta. Duff e Matt mi avevano incuriosito,
cominciavo a
domandarmi cos’avesse questo Myles di così
speciale da aver catturato la loro
attenzione.
“Pronto?” rispose
una voce indefinita dopo il terzo squillo.
“Pronto, parlo con
Myles Kennedy?”
“Sì, sono io”
confermò lui in tono pacato.
“Probabilmente ti
hanno avvisato che in questi giorni avresti ricevuto una mia chiamata:
sono
Slash.”
Dall’altro capo del
telefono ci fu un istante di silenzio, poi Myles si fece nuovamente
sentire:
“Oh, molto piacere, Slash. Sono onorato di fare la tua
conoscenza. A cosa devo
questa chiamata?”.
Quel tizio aveva un
grande autocontrollo; probabilmente si aspettava di parlare con il mio
manager
o un qualche altro mio diretto collaboratore anzi che direttamente con
me,
eppure non si era lasciato destabilizzare.
“Non so se lo sai,
in ogni caso te lo spiego: io, Duff McKagan e Matt Sorum ci siamo da
poco
ritrovati e abbiamo deciso di mettere su una band. Siamo in cerca di un
cantante e abbiamo sentito parlare molto bene di te, quindi volevamo
proporti
un provino, se sei interessato alla cosa.”
“Wow, grazie, siete
stati molto gentili a pensare a me! Non è una proposta che
si riceve tutti i
giorni, insomma, è un incarico importante e così
su due piedi mi prendi alla
sprovvista.”
Sollevai un
sopracciglio. “In ogni caso si tratta solo di una prova, non
sarai costretto a
prendere parte al progetto se non lo vorrai.”
“Certo, ovvio… o
magari non vi piace come canto!” tentò di
sdrammatizzare, lasciandosi sfuggire
una risatina dal suono inaspettatamente dolce.
Non ribattei, non mi
pareva il caso; del resto non conoscevo per niente Myles e non sapevo
neanche
come cantasse. Magari faceva schifo davvero.
“In ogni caso… sai,
io abito a Spokane, è parecchio lontano da Los Angeles,
quindi se decidessi di
venire sarebbe perché ne sono veramente convinto, non mi
sembra il caso di fare
un viaggio a vuoto. Se mi concedete qualche giorno per
pensarci…”
“Ma certo, non ti
preoccupare, prenditi il tempo che ti serve. Io intanto ne parlo con i
ragazzi
e nei prossimi giorni ti faccio avere maggiori dettagli sul tipo di
gruppo che
vorremmo mettere su… perché, sai, nemmeno noi
abbiamo ancora le idee chiare, ci
siamo riuniti con il solo intento di fare musica.”
“Avete fatto
benissimo e sono molto contento per voi! Bene, grazie mille per la
chiamata e
per la proposta, appena avrò deciso ti farò
sapere. Davvero, sono onorato di
aver ricevuto questa proposta, vi ringrazio di cuore.” La sua
voce era colma
d’entusiasmo e questo mi fece sorridere; dopotutto questo
Myles sembrava
simpatico.
Ci salutammo e io
avvisai subito Duff e Matt della cosa. Chissà come sarebbe
andata a finire.
♫ ♫ ♫
Il tour bus
sfrecciava per l’ampia autostrada e il leggero rombo del
motore faceva da
sottofondo alle nostre chiacchiere. Seduto accanto al finestrino,
osservavo il
passaggio che mi scorreva di fianco e nel frattempo conversavo con
Mark, mentre
Brian e Flip battibeccavano per chissà quale motivo e
discutevano su cosa
ascoltare in radio.
Avevo fatto bene ad
accettare la loro proposta ed entrare nella band, da quando avevamo
fondato gli
Alter Bridge la mia vita era totalmente cambiata. Mi ero dovuto
abituare in
fretta a essere sotto i riflettori e seguire dei ritmi di lavoro molto
serrati,
ma grazie ai miei amici la cosa non mi era pesata poi tanto.
“Fermo!” strillò a
un certo punto Flip, facendo sobbalzare pure me e Mark. Il batterista
aveva
fatto uno scatto in avanti verso Brian, che si era immobilizzato con la
mano
sulla rotellina della radio.
“Sono i Guns,
solleva il volume!” esclamò Mark con un sorriso.
Non potei fare a
meno di sorridere a mia volta nel sentire il ritornello di Welcome To The Jungle. Adoravo quella
canzone, l’avevo praticamente
imparata a memoria nel primo periodo in cui era uscita e mi ricordava
la mia
adolescenza.
Mi tornò in mente
anche la surreale telefonata con Slash avvenuta solo qualche anno
prima: il mio
cuore aveva fatto le capriole quando avevo realizzato di essere al
telefono con
uno dei miei miti. Proprio con lui, non con il suo manager.
“Myles, perché
sorridi come un ebete da un minuto buono?” mi
domandò Brian, osservandomi con
circospezione.
Mi riscossi
all’improvviso. “No, niente, stavo
pensando… a quando Slash mi ha chiesto di
entrare nella sua band” ammisi candidamente.
Il viso di Mark
divenne pallido. “Slash ti ha chiesto di entrare nel suo
gruppo?”
“E tu non hai
accettato?!” sbottò Flip accostandosi a noi.
“Sei serio?” si
indignò anche Brian, incrociando le braccia al petto.
Sospirai. “Beh, no,
non ho accettato, altrimenti non sarei qui. Un giorno Slash mi ha
chiamato e…”
presi a raccontare.
“Proprio lui?” mi
interruppe Mark sgranando gli occhi.
“Sì, proprio lui.
Dicevo: mi ha chiamato e mi ha chiesto se mi andava di fare un provino
per la
band che lui, Duff e Matt Sorum stavano mettendo su, gli attuali Velvet
Revolver. Io gli ho detto che ci dovevo pensare e alla fine sono giunto
alla
conclusione che non ero la persona più adatta per il loro
gruppo, forse…”
“Forse ti sei
sottovalutato come fai sempre” commentò Flip in
tono di rimprovero.
“No, no, è che… non
lo so, secondo me le cose non dovevano andare così. Infatti
penso che Scott
Weiland per loro sia perfetto; è quello giusto, non lo
possiamo negare.”
“E non te ne sei mai
pentito? Voglio dire, sono tre ex Guns, non ti sei mai chiesto come
sarebbe
andata se avessi accettato?” mi chiese Brian.
Scossi la testa.
“Sinceramente no. Ora ho la mia band, mi trovo bene e sono a
posto così.” Mi
lasciai sfuggire un sorriso e osservai i miei tre compagni uno per uno;
non
potevo che sentirmi fortunato di aver trovato il mio equilibrio con
loro.
“Beh, meglio per
noi, ci siamo accaparrati un cantante talentuoso!”
esclamò Flip, battendo una
pacca sulla spalla sia a Brian che a Mark.
“Ci puoi contare”
concordò il chitarrista, strizzandomi l’occhio.
Arrossii appena, non
ero abituato a tutti quei complimenti e quegli elogi. “Siete
troppo buoni, voi
tre!”
“Pronto?” risposi con
voce titubante, in equilibrio precario su una sedia. Con la mano destra
stringevo il telefono, mentre sotto il braccio sinistro reggevo un
pesante e
impolverato scatolone. Per non rischiare di perdere
l’equilibrio o mollare la
presa, lo poggiai allo schienale della sedia, sperando che il legno non
si
spaccasse.
Non ero decisamente
nella posizione adatta per rispondere a una chiamata dal mittente
sconosciuto,
ma ormai avevo imparato che non dovevo perdermi niente, poteva
trattarsi di una
telefonata di lavoro. A volte era così, altre volte si
trattava solo di qualche
inopportuno call center.
“Pronto, Myles?”
“Sì, sono io”
confermai. Dovevo cercare di stare immobile per non perdere
l’equilibrio appena
ritrovato.
“Sono Slash.”
Ero indeciso se
scoppiare a ridere o lanciare un grido: era la terza volta che il
chitarrista
dei Guns N’ Roses mi chiamava nel giro di otto anni, e quel
giorno mi aveva sorpreso
mentre facevo le pulizie profonde in casa. Stavo per cadere da una
sedia, avevo
tra le braccia uno scatolone ricoperto di polvere ed ero al telefono
con Slash.
“Oh, ciao! Ormai le
nostre chiamate sono diventate un’abitudine… come
stai?” risposi con
entusiasmo, dopo un primo attimo di spaesamento.
Lui dall’altro capo
del telefono ridacchiò. “Ma no, dai, ti ho
chiamato solo un’altra volta” ribatté
col suo solito tono pacato. Potevo quasi affermare di averci fatto
l’abitudine.
“Mmh… no, questa è
la terza volta che ti sento. La prima è stata nel 2002,
quando mi hai
contattato per chiedermi di entrare nei Velvet Revolver. La seconda
è stata due
anni fa, quando me lo avete chiesto nuovamente perché Scott
Weiland era andato
via” gli ricordai, mentre mi prodigavo in maldestri giochi di
prestigio per
sostenere il peso dello scatolone. Non avrei resistito ancora a lungo
in quella
posizione, come potevo fare?
“Davvero ti ho chiamato nel 2002?” si sorprese lui.
“Non me lo ricordo.”
“Ne sono
sicurissimo. Ehm… Slash?”
“Sì?”
“Puoi aspettare un
attimo in linea? Sono in piedi su una sedia con uno scatolone che pesa
più di
me… e non mi vorrei rompere l’osso del
collo” gli spiegai con una risata
nervosa. Non stavo facendo una gran bella figura, me ne rendevo conto,
ma avevo
rischiato di scivolare già diverse volte e non ne potevo
più.
“Certo” affermò
Slash in tono gentile, per nulla perplesso.
Poggiai il telefono
sulla scatola e scesi con cautela a terra, poi posai quel fardello sul
pavimento accanto agli altri oggetti che avevo portato giù
dall’armadio.
Ripresi in mano l’apparecchio e lo accostai
all’orecchio ma, giusto per
aggravare la mia situazione già critica, venni colto da un
violento starnuto.
“Tutto bene?” mi
domandò il chitarrista in tono vagamente preoccupato.
“Sì, è che sto
selezionando un po’ di roba vecchia che ho in casa ed
è da stamattina che porto
giù cartoni pieni di polvere. Ecco, è per questo
che ho starnutito… ma
ovviamente a te non importa, scusa.” Ero davvero mortificato,
gli stavo facendo
perdere tempo e sicuramente, se mi aveva contattato con
l’intento di propormi
qualcosa, ora ci aveva già ripensato.
Invece lui rise
appena. “Ma figurati, non è un problema. Comunque
ti ho chiamato per parlarti
di una cosa, ma se disturbo posso farmi sentire in un altro
momento.”
“Macché, ora ti
posso ascoltare” lo rassicurai. Decisi di uscire in giardino
e godermi un po’
d’aria pulita, prima che la polvere mi facesse di nuovo
starnutire.
“Come forse sai, sto
lavorando a un disco solista e per questo ho collaborato con molti
cantanti. A
dire il vero l’album è quasi pronto, ma ci sono
due tracce per cui non ho
trovato nessuno e mi sei venuto in mente tu. Non ti ho mai sentito
cantare, ma
ormai sei diventato popolare per via delle voci che girano sulla
collaborazione
con i Led Zeppelin.”
Mentre uscivo dalla
porta d’ingresso e venivo investito dai ristoratori raggi del
sole, non potei
fare a meno di sorridere. “Oddio, grazie, sei stato gentile a
pensare a me. E,
sì, i membri dei Led Zeppelin mi hanno chiesto
già tempo fa di partire in tour
con loro, ma non c’è mai stato nulla di concreto e
definito. Tornando a noi:
prenderei volentieri parte al tuo progetto, certo! Se mi fai avere le
tracce,
provo a combinarci qualcosa e registrarci sopra una demo.”
Accettai senza
esitazioni e con calma, ma il cuore mi batteva a mille: sarei potuto
entrare a
far parte dell’album solista di Slash, un mostro sacro della
chitarra!
“Bene, allora ti
mando tutto. Grazie mille e… sono molto fiducioso.”
A quelle parole mi
si formò un groppo in gola e dovetti deglutire prima di
rispondere. “Spero di non
deluderti.”
Gli dettai un
indirizzo e-mail a cui avrebbe potuto inviare il materiale su cui mi
sarei
dovuto basare, poi ci salutammo e io lo ringraziai almeno
un’altra decina di
volte.
“Ti lascio alle tue
pulizie domestiche” mi disse prima di chiudere la chiamata, e
io scoppiai a
ridere.
Ero al settimo
cielo. La prima cosa a cui pensai fu chiamare i ragazzi degli Alter
Bridge per
comunicare loro la bella notizia; in quei giorni erano parecchio
impegnati con
la reunion dei Creed, ma mi avevano dato il permesso di disturbarli
ogni volta che ne avessi avuto bisogno.
Cercai il numero di
Mark in rubrica e feci partire la chiamata.
“Myles?” mi rispose
lui al secondo squillo. Ecco, sapevo di poter sempre contare su di lui.
“Oh cazzo, Mark! Ho
appena accettato di collaborare con Slash al suo album
solista!” esclamai,
lasciandomi finalmente andare alla gioia.
“Stai scherzando?!”
sbottò lui sorpreso.
“Tutto vero, ho
appena finito di parlare al telefono con lui!”
“Okay, ora lo dico
agli altri. Ragazzi, indovinate cos’ha combinato
Myles!”
Percepii le voci di
Flip e Brian in lontananza, ma non capii le loro parole.
“Ha accettato di
collaborare con Slash al suo album solista!”
Al mio orecchio
giunse un tonfo secco, poi un grido di esultanza. “Porca
puttana, Myles, bel
colpo!” strillò Flip.
“Grazie, ma ancora
non c’è nulla di certo” gli spiegai con
una risata.
“Ah, ma non rompere
le palle, Slash rimarrà ipnotizzato da te! E non iniziare a
farti prendere
dalla paranoia, mi raccomando!” mi ammonì il
batterista.
“Va bene, però
vorrei chiedervi una cosa: posso mandare le demo a voi prima di
spedirle a lui?
Le ascolterete? Così avrò un altro parere e mi
sentirò più sicuro, ci tengo
molto.”
“Ma certo, che
domande fai?”
“Passami il
telefono, lo voglio sentire anch’io!” Sentii Brian
protestare finché non riuscì
a strappare l’apparecchio dalle mani di Flip.
“Congratulazioni, Myles!” esclamò
poi.
“Grazie, grazie! Ma
scusate, vi veniva così difficile mettere il vivavoce?
Almeno potreste parlare
tutti con me senza lotte all’ultimo sangue!” gli
feci notare tra le risate.
Quanto mi mancavano,
tutti e tre.
“Vabbè, ci hai colto
alla sprovvista.”
Risi di gusto e
festeggiai al telefono con loro ancora per un po’. La mia
giornata di pulizie
aveva assunto tutto un altro significato.
♠
♠ ♠
Ed eccomi qui, con
il primo capitolo di questa folle idea! So che probabilmente in questo
sito e
nel mondo in generale A NESSUNO piace la coppia SlashxMyles, ma
vabbè, so di
essere strana :D in effetti è una cosa un po’
bizzarra!
Ho cominciato ad
appassionarmi al personaggio di Myles già diversi mesi fa,
poi il mio mondo si
è completamente stravolto quando ho seguito il concerto di
Slash, Myles Kennedy
& The Conspirators in diretta su Virgin Radio, l’8
marzo di quest’anno (e
che sofferenza non esserci stata di persona, tra il pubblico, al
Fabrique T.T).
E, come sempre quando entro in fissa con qualcosa, mi sono informata.
Ora sto leggendo
pure il libro autobiografico di Slash – confesso di non
essere una fan dei Guns
N’ Roses, ma il suo progetto solista mi piace ALLA FOLLIA,
come si è intuito
*-*
Bene, ora la smetto
di parlare di me e passo alle doverose spiegazioni:
-
Slash
ha
lasciato i Guns a metà anni Novanta. Nei primi Duemila, ha
deciso con Matt e
Duff (rispettivamente ex batterista e bassista dei Guns N’
Roses) di formare
una nuova band, chiamata Velvet Revolver. Nel 2002 Slash ha davvero
chiamato
Myles (allora non ancora molto famoso) per chiedergli di entrare nella
band, ma
lui rifiutò.
-
Quando,
inizialmente, i tre membri dei Velvet Revolver ironizzano sul fatto che
potrebbero chiedere ad Axl di essere il loro cantante, si riferiscono
ad Axl Rose,
cantante dei Guns N’ Roses, mal sopportato da tutti gli altri
membri. Infatti è
proprio a causa sua e del suo atteggiamento capriccioso e dispotico che
Duff, Slash
e Matt (e tanti altri prima e dopo di loro) hanno lasciato la band.
-
Myles
nel 2004 ha fondato gli Alter Bridge insieme agli ex componenti dei
Creed: Mark
Tremonti (chitarra), Brian Marshall (basso) e Scott
“Flip” Philips (batteria).
-
Nel
2009
gli Alter Bridge sono entrati in una sorta di pausa perché
Mark, Brian e Flip
si stavano dedicando a una sorta di reunion dei Creed; Myles,
approfittando del
momento, decise di accettare la proposta di Slash a collaborare per il
suo
primo album solista. Ma di questo parleremo meglio nel prossimo
capitolo ^^
-
In
quegli anni è vero che Myles stava collaborando con alcuni
membri dei Led
Zeppelin per un (forse) tour o per scrivere del materiale insieme, ma
non se
n’è mai saputo granché, evidentemente
il progetto non è andato in porto.
Tutte queste
informazioni – che forse alcuni di voi conoscevano
già – le ho date perché mi
sembrava giusto distinguere realtà da quello che mi sono
inventata XD e per
rendere la storia accessibile anche a chi non ha molta dimestichezza
con questi
personaggi! Spero che le prossime NdA possano essere più
brevi, ahahahah!
Ultima cosa: la
storia si intitola come l’ultimo album di Slash, Myles
Kennedy & The
Conspirators del 2018 ^^
Grazie a chiunque
sia giunto fin qui e a chi deciderà di seguirmi in questa
folle avventura!
Spero che la storia sia di vostro gradimento :3
Alla prossima
settimana!!! ♥
EDIT 11/01/2021:
Già da un po’ di tempo
avevo in mente di revisionare questa piccola long, a cui tengo davvero
tantissimo. Ringrazio Bessie e il suo contest per avermene dato la
possibilità,
o meglio, per vermi dato la spinta e il pretesto di cui avevo bisogno
per
mettermici seriamente.
Credo che arriverò in
fondo alla classifica anche stavolta XD so che non è un
granché, forse lo stile
è un po’ più acerbo rispetto a ora, ma
per me presentare a qualcuno la mia prima
Mylash è sempre un immenso piacere *-*
|