Irresistible02
● In
questa fanfiction, NON
si fa riferimento al Peter Parker della MCU ma è ispirato a
quello dei fumetti;
● I
personaggi NON sono miei ma della Marvel Comics.
2°
Capitolo.
In
tutta la sua intera vita, Peter non aveva mai conosciuta una persona
logorroica
come Wade. Insomma, fra citazioni di telefilm, film e
quant’altro, gli stava
raccontando la storia della sua intera esistenza e il moro
iniziò a domandarsi perché
ancora gli stava appresso e perché non se ne andasse,
abbandonando l’ingrato
compito di mostrare la scuola al nuovo arrivato.
Notò poi, per l’ennesima volta, come quelli che
di solito gli facevano lo
sgambetto o lo spintonavano o gli davano spallate, – giusto
per elencare le cose
più 'soft'
che solitamente subiva – stavano a debita distanza dal
biondo e
Peter si ritrovò immediatamente a cambiare idea sul lasciare la sua
'ala
protettiva'.
A quanto pare, essere grandi e grossi al liceo, ti aiutava ad avere il
rispetto
degli altri più facilmente.
E okay, anche il fatto che il primo idiota che aveva
osato offendere il
più piccolo, era finito con la testa attaccata agli
armadietti, forse aveva
facilitato il tutto.
Peter non l’aveva fermato dal fare quel gesto –
perché era abbastanza palese che quel tipo se lo meritasse – tuttavia lo
bloccò dal fare peggio,
onde evitare che i professori lo beccassero e lo espellessero. Di nuovo.
Sì, perché fra le varie battutine e gli
ammiccamenti, Wade gli aveva raccontato
di come nella sua vecchia scuola in Canada era stato più
volte ripreso dal
preside ,come la volta che era stato beccato nel bagno della
scuola in atteggiamenti intimi con una ragazza – e qui il
moro dovette
stopparlo più volte perché stava dando anche fin
troppi particolari, che sinceramente non voleva sentire – o
la volta che aveva rotto un braccio ad un
ragazzo che faceva, come l’aveva definito lui, la ‘testa di cazzo’ con dei ragazzini più piccoli di lui o
come— Beh, a dirla tutta, Peter neanche
ricordava più tutti gli episodi che gli aveva raccontato, ma
non era difficile
intuire che ne aveva combinate tante e gravi se era finito a girovagare
per tutte
le scuole possibili, fino ad arrivare al Queens per poter continuare
con la
sua istruzione e, da quel che aveva capito, questa era anche la sua
‘ultima chance’.
Non che Peter gliela avrebbe fatta sprecare di certo, visto che il
preside
sembrava tenerci particolarmente al fatto che aiutasse il canadese ad
andare
'sulla retta via' – anche se non sapeva bene come –
e fare un favore al preside,
stava a significare buone probabilità per una
raccomandazione ad un buon
college e, sì, era una cosa che il newyorkese
teneva particolarmente.
Ad ogni modo, quell'intensa sessione di socializzazione compulsiva gli aveva permesso di conoscere un po' meglio il canadese.
La prima cosa importante che aveva capito, era che non correva pericolo
di essere pestato da lui, in quanto sembrava avere un 'target' ben
specifico.
Da quello che si evinceva dai suoi discorsi, tutte le persone che pestava malamente era gente che meritavadi
venire pestata, in un certo senso, come chi tormentava pesantemente gli
altri senza motivo. In poche parole, tutti i bulli erano un probabile
target.
Peter in qualche modo identificò immediatamente Wade come un
qualche sorta di 'buono' che non si faceva scrupoli a fare del male ai
'cattivi' – e se fosse stato
in un fumetto, il moro era sicuro che sarebbe stato di sicuro un
antieroe abbastanza popolare fra i lettori – e dovette ammettere a sè
stesso che, per quanto non fosse un amante della violenza gratuita,
trovò questo suo
lato quasi ammirevole.
Un'altra cosa che aveva imparato è che sembrava odiare
enormemente suo padre ma non nel classico modo in cui gli adolescenti
odiano tutto e tutti ma sembrava più qualcosa di profondo e
viscerale.
Infatti, a differenza dall'aura pacifica e scherzosa che emanava
solitamente, e a differenza di quando attacava al muro i cretini
della situazione, – e lì sembrava quasi un animale in preda agli
istinti – quando quelle poche volte aveva lo aveva
nominato, era diventato improvvisamente freddo e parlava a monosillabi
finchè, come accorgendosi della cosa, sorrideva come se nulla
fosse, cambiando drasticamente argomento.
Peter si chiese se quell'atteggiamento fosse dovuto al fatto che il genitore fosse un militare.
Insomma, il carattere ribelle di Wade doveva essere parecchio in contrasto con quello rigido di un membro dell'esercito.
... Non che quelli fossero affari suoi, comunque.
"Comunque, c'è stata quella volta, in cui ero con questa tipa un sacco più grande di me e noi-"
Proprio mentre stava per esplodere da tutte quelle inutili e scioccanti
informazioni, suonò la campanella, segno che le lezioni
erano finite e che potevano andare a casa e per il più basso
voleva dire far riposare il cervello, finalmente.
Non potè trattenere un sospiro di sollievo.
"Beh, si è fatto tardi." esclamò con fin troppo
entusiasmo, per poi massaggiardi la fronte. Avevano – Wade aveva
– parlato tanto, ma non della cosa davvero importante: farlo
andare bene a scuola.
"Domani a scuola ci vediamo per
metterci d'accordo con lo studio, okay? O se non domani, quando prefer–"
"Wooooh! Piano piano, piccoletto!" esclamò il canadese, un
sorriso storto ed uno sguardo palesemente confuso a contornargli il
viso "Tu cosa intendi con 'studio'?"
Ecco che immediatamente il newyorkese alzò il sopracciglio.
Che voleva dire con 'che intendeva con lo studio?' Era abbastanza sicuro che in Canada non avesse un significato diverso.
"Uh, voglio dire quello che ho detto." ribattè, senza battere
ciglio "Hai detto che hai 17 anni, giusto? Quindi vuol dire che
quest'anno ti diplomi. Sarà un anno difficile per te, per questo
il prima possibile dobbiamo programmare un piano di stu--"
"Okay fermo, giovane Hobbit." esclamò, mettendogli una mano
sulla spalla – che Peter spostò prontamente "Penso che
tutto quel discorso sui problemi di Susan ti abbia confuso le idee. E'
vero che è in una situazione complicata, ma cerchiamo di non
pensarci al momento, okay?"
Il più piccolo annuì con la testa, con fare solenne:
ovviamente, non aveva nessuna idea di chi diavolo stesse parlando ma
fece finta di niente.
"Innanzitutto," esordì il biondo " sono stato espulso al terzo
anno e quindi devo ripeterlo. Dovrai sopportarmi per altri due anni,
contento?"
Il moro sospirò pesantemente, incrociando le braccia al petto,
sentendo che stava esaurendo quel bricciolo di pazienza che gli era
rimasta.
Erano due anni al posto di uno, okay, un anno in più in cui
avrebbe dovuto fare degli appunti capibili anche da una scimmia ma
quall'era il punto?
"E poi... Beh. Non sono proprio tipo da 'studio', non so se mi spiego."
Lo sguardo eloquente che gli lanciò l'altro, bastò a far capire al canadese che no, non si era spiegato.
"Quello che voglio dire è che, sono bravo in tante, tantissime cose, devi credermi."
Ecco che Wade gli rivolse uno sguardo strano e qualcosa dentro Peter
gli suggeriva di non provare a chiedere spiegazioni a quelle parole.
"Ma?" commentò spazientito il moro. Perchè ci doveva essere un 'ma' in quel discorso strampalato, no?
"Ma lo studio non fa parte delle cose in cui sono bravo. E il preside
ti ha detto di 'aiutarmi', no? Quindi immagino dovremmo giocare sporco,
Petey pie. E parlando di sporco e di giocare, mi chiedevo se io e te--"
"No, aspetta." lo interruppe di colpo, capendo di colpo cosa l'altro
volesse dire "Stai dicendo che tu pretendi che io ti faccia i compiti o
qualcosa del genere?"
"Beh... Sì?"
Il moro passò dall'essere confuso, dall'essere visibilmente oltraggiato e arrabbiato. Avrebbe tanto
voluto dare una testata a quello zuccone ma– Beh sì, era
abbastanza sicuro che era così debole che il suo colpo
più forte sarebbe stato una semplice carezza per Wade quindi,
perchè sforzarsi inutilmente, rischiando di inimicarsi l'altro?
Sospirò pesantemente, posando l'indice e il pollice sulla base
del naso, massaggiandolo lievemente: più passava il tempo con il
più grande e più si sentiva stupido.
"Allora, mettiamo in chiaro le cose da subito." esclamò,
guardandolo dritto negli occhi "Le cose sono due, o ti aiuto a studiare
in
qualche modo o ti arrangi da solo, molto semplicemente."
Ora fu il turno del canadese di cambiare repentinamente espressione. Dire che sembrava sbalordito era dire poco.
"... Che c'è?" borbottò perplesso il più basso,
aprendo in quell'istante l'armadietto per prendere le sue cose
"C'è altro? Perchè dovrei andare a casa ora, quindi--"
"Sei stupefacente, Parker." esclamò in tono di pura
incredulità "Cioè, mi aspettavo che avresti acconsentito
senza fiatare, tremando come un micetto spaurito, terrorizzato dalla
vita, ed invece... Sei in piena fase ribelle, figliolo? Ora appiccherai
qualche incendio, preso dagli istinti degli ormoni adolescenziali??"
... Micetto spaurito!?
"Avrò sicuramenti tanti difetti." mormorò, cercando di
ignorare il commento di poc'anzi "Ma ho i miei principi. Non mi
metterò ad imbrogliare per fare un favore a te, al preside o
chicchessia, perchè per me è sbagliato."
Peter fece una pausa, aspettandosi da un momento all'altro che il
più grande gli facesse qualche commento irriverente ma
ciò non accadde e, anzi, Wade si era fatto silenzioso e continuava a guardarlo con uno guardo ricolmo di pura sorpresa.
"E poi non penso di dover aver paura di nessuna ripercussione. So che
non sei un cattivo ragazzo." continuò, scrollando le spalle
"L'hai detto tu stesso, in quella tua lunga chiacchierata, no? Dai una
'lezione' solo a quelli che 'se lo meritano' e io, beh, sono un bravo
ragazzo, non penso quindi avrò problemi con te, no?"
Non sapeva cosa gli facesse dire una cosa del genere, dopotutto
conosceva quel ragazzo solo da un paio di ore e si stava fidando solo
ed esclusivamente delle sue parole ma qualcosa gli diceva che poteva
fidarsi.Non che comunque avesse molta scelta. E non è che
l'avrebbe provocato in nessun modo in futuro, ovviamente.
E parlando di provocazioni... Perchè il più grande
continuava a non dire niente? La cosa si stava facendo sempre
più imbarazzante.
"Uuuuh, beh, mh, fammi sapere poi che vuoi fare per la faccenda
studio, mh?" esclamò nervosamente, alzando poi la mano in segno
di saluto.
Come se si fosse risvegliato da un lungo sogno, Wade sbattè gli
occhi più volte, tornando a focalizzarsi sul più basso.
"Ah, sì, giusto. Uh. Ci vediamo, Peter."
Peter? Wow.
Mentre usciva finalmente dall'edificio scolastico, il ragazzo si chiese
cosa avesse mai fatto o detto per zittire in quel modo il canadese. Era
riuscito pure a farsi chiamare col suo nome, senza nessun stupido
appellativo in mezzo.
Forse, se mai l'altro avesse deciso di prendere sul serio lo studio,
Peter avrebbe dovuto analizzare affondo la conversazione appena avuta,
per gestire al meglio Wade Wilson.
****************
Nonostante i pessimi soggetti che doveva sopportare, il moro aveva le sue piccole 'oasi' in cui rifugiarsi a scuola.
Il primo fra tutti era l'ora che passava al club di fotografia, dove
poteva fare ciò che più gli piaceva, senza doversi
preoccupare di essere deriso – anche se non si fidava
ancora di portare la sua macchina fotografica , regalatagli da zio Ben,
a scuola.
Il secondo era quel lasso di tempo dovuta alla pausa pranzo. Mentre i
ragazzi comuni mangiavano in mensa, il solitario Peter Parker la
passava fuori in giardino mentre, in pieno inverno come in quel momento, la passava
dentro l'aula di scienze. Soprattutta, quest'ultima era la sua
preferita.
La considerava calma ed accogliente e trovava sempre rilassante
quelle piccole cose che riguardavano la scienza: lo faceva sentire a
casa, in qualche modo.
Poi, fra un morso al panino – fatto con amore da zia May –
e un altro, si poteva portare avanti con gli esperimenti ma il lato
migliore era che nessuno, ma proprio nessuno, si avvicinava a quell'aula a quell'ora.
Forse era meglio dire che nessuno immaginava che Peter mangiasse lì.
"Petey, posso disturbarti un attimo?"
O almeno, così credeva.
"Mary J--"
Peter non potè finire di parlare perchè un pezzo di quei
meravigliosi panini gli rimase incastrato in gola e si mise a tossire.
"Uh, tutto bene? Vuoi che--?"
Il moro fece di no con la testa, continuando a tossire compulsivamente
, con le mani sulla bocca. Ovviamente, se non faceva una figuraccia a
giornata non era contento.
"Ti– Ti serve qualcosa?" balbettò in preda al nervosismo, abbassando subito lo sguardo.
Con la coda dell'occhio, intravide la rossa sorridergli e subito
sentì le guanche colorarsi orribilmente. La sua cotta per MJ era
alquanto imbarazzante.
"Oh Petey, non c'è bisogno di essere così nervosi con me,
te l'ho già detto." mormorò la ragazza, ridacchiando
appena – e il moro sentì l'urgenza di seppellirsi
all'istante "Ti dispiace se parliamo un po'?"
Il ragazzo si ritrovò nel panico per una richiesta così
semplice e si ritrovò a pensare quanto imbranato potesse
sembrare ai suoi occhi. Di bene in meglio.
"Certo, io- mh, è un paese libero."
...Che diavolo diceva?!
"Giusto." esclamò la rossa con un risolino, sedendosi di fianco
a lui e Peter sperò in cuor suo che non dicesse altre fesserie.
"Vorrei chiederti una cosa, se posso."
A quelle parole, il moro alzò lo sguardo, facendole segno che, sì, poteva chiedergli quello che voleva.
"Hai litigato con Harry, per caso?"
Il newyorkese si irrigidì a quella domanda, non sapendo bene che
dire, visto che non era così semplice dare una risposta chiara a quella domanda.
"Assolutamente." mormorò, con un sorriso forzato.
"Sì?" esclamò, spostandosi una ciocca di capelli dietro
l'orecchio – e l'altro sentì il suo profumo inebriarlo per
un istante "Eppure... Eppure Harry non fa che parlare di te, sai? So
che siete amici da tanto, però non vi vedo mai parlare. Anzi,
sembra quasi che tu lo stia ignorando."
A quelle parole, gli si strinse il cuore preso dai sensi di colpa: era vero.
Per quanto non avessero avuto una vera e propria litigata, Peter aveva
iniziato ad allontanarsi, fino ad isolarsi del tutto. Harry era il suo
migliore amico sin da quando erano bambini ed era una di quelle persone
a cui doveva davvero tanto, per vari motivi, ma... L'aveva ferito.
Era una cosa stupida e di poco conto, ma aveva bisogno di un po' di tempo per accettare quel 'colpo basso'.
"... Penso solo che abbia bisogno di un po' di tempo per se stesso."
mormorò, cercando di tranquillizzare la ragazza davanti a
sè "Insomma, per voi due. Ora state insieme, no? E' giusto che
abbiate un po' di tempo per fare i piccioncini."
Ugh, che dolore.
Era come se si fosse dato un calcio da solo all'altezza dello stomaco.
"Oh, che carino che sei." disse la rossa con un sorriso, non
accorgendosi per niente dei veri sentimenti dell'altro "Ma sai, a
lui... A noi, farebbe davvero piacere averti intorno come prima. Magari
possiamo organizzare un'uscita tutti e tre, come una volta, che dici?"
Il newyorkese si irrigidì nuovamente, non sapendo davvero che
scusa inventarsi anche perchè, sinceramente, non si sentiva
ancora di parlare con lui ma non voleva rattristare la ragazza.
"Vado a chiamarlo." disse con fare entusiasta, prima che l'altro potesse dire o fare qualcosa "Aspettami qui."
Dopo che vide la ragazza sparire dall'aula, il panico iniziò ad
invaderlo, tant'è che prese velocemente le sue cose ed
uscì poco dopo dall'aula.
Dove poteva andare? Nei bagni, forse? ... Okay, no, aveva capito che nei bagni attirava gente strana.
Forse in qualche aula vuota? Ma quale? E se l'avessero trovato anche lì?
Ugh, è dire che dopo avevano una lezione assieme, quindi sicuramente Harry gli avrebbe chiesto perchè–
"Ouch!"
Preso com'era da quei pensieri, non si accorse dello studente che aveva appena girato l'angolo e a cui andò addosso.
"Scusami, non ti avevo vist–"
"Oh– Ecco il mio nerd preferito!"
Ed eccolo lì, con un sorriso sornione a contornargli il viso ed
un tacos mezzo mangiato in mano, l'ultima persona che avrebbe voluto
vedere in quel momento: Wade Wilson.
"Oh, Wade, ciao. " esclamò nervosamente, guardandosi in giro "Ora non ho tempo, possiamo fare un'altra volta, mh?"
Come il moro cercò di sorpassarlo, subito l'altro lo fermò prendendolo dal colletto del maglione.
"Fermo, fermo, fermo" disse il canadese con aria sospettosa "Non me la
racconti giusta. Che succede? Non è qualche altra testa di cazzo
che ti tormenta, vero?"
"Che?!" esclamò esasperato il newyorkese, non sapendo come
toglierselo di dosso "No. Niente di tutto ciò. E' che... Ci sono
degli amici che– devo scappare da loro, è complicato."
"Mh." mugugnò il più alto, addentando un pezzo del suo
tacos "I tuoi amici sono una rossa da urlo e un tizio super serio?"
"Ehi, non parlarle in questi term– No, aspetta, come lo sai?"
"Sono esattamente dietro di te, amico."
Peter si voltò di scatto e, il tempo di riconoscere i due, che
subito girò l'angolo, portando con sè anche il più
grande, che non oppose per niente resistenza.
"Wow, quanta audacia." mormorò Wade , dischiudendo le labbra
dalla sorpresa "Quindi, dopotutto, non è vero che non sei un
cattivo ragazz–"
"Wade, non è il momento." lo interruppe nervosamente Peter, in preda al panico.
"Ehi, rilassati, quei due sono ancora fermi lì, a discutere di... Buh. Non penso ti abbiano visto, ancora."
disse l'altro, facendo poi spallucce. Riportò poi l'attenzione
sul più piccolo, osservandolo con fare curioso "Fammi
indovinare: ci hai provato con lei ed a lui non è piaciuta la
cosa?"
"Assolutamente no, ti sembro il tipo?!" ribattè, con fare oltraggiato.
"Okay." Il canadese si prese un attimo di pausa ma riprese poco dopo,
con sguardo stranamente serio. "Quindi, ci hai provato con lui e a lei
non è piaciuta la cosa?"
"..Che – Cosa? NO."
" Oh beh, in ogni caso." lo interruppe, facendo spallucce "Stanno arrivando, principessa. Che hai intenzione di fare?"
Preso com'era dal panico, Peter manco badò all'ennesimo soprannome discutibile di Wade.
Non sapeva davvero che fare. Era ormai troppo tardi per fuggire da
qualche parte e se l'avessero visto correre, si sarebbero insospettiti,
ed avrebbe confermato l'ipotesi che ce l'aveva con Harry.
Anche se non ce l'aveva con lui, davvero.
Insomma, un po' sì.
Era complicato.
Era complicato e non voleva affrontare la cosa ora, detto più seriamente.
Ma, a quanto pare, pareva che non avesse altra scelta: era in trappola.
"D'accordo Petey pie. Mi si stringe il cuoricino a vederti in
difficoltà quindiii indovina chi ti darà un aiuto non
richiesto? Anche se il mio metodo non ti piacerà, credo."
Dette queste parole, Wade mangiò in un sol boccone il suo tacos
– e Peter immediatamente si chiese come diavolo aveva fatto
metà di quel tacos enorme ad entrare nella sua
bocca – e gli si avvicinò velocemente,
stringendolo a sè, facendo poggiare la schiena sugli
armadietti davanti a loro.
".. Che diavolo–"
"Sssh, se non ti vedono, non succederà nulla, no?" gli
sussurrò al suo orecchio, con tono tutt'altro che dispiaciuto.
Il moro si ammuttolì, ritrovandosi immediatamente senza parole.
Si ritrovò in un istante con la testa vuota ed il cuore che gli martellava dolorosamente sul petto.
Non gli piaceva quella vicinanza. Odiava quella vicinanza.
Voleva solo scappare ma i suoi muscoli sembravano non rispondere ai
suoi commandi. Neanche la sua voce sembrava voler collaborare.
Non riusciva in nessun modo a dire che 'no', quello non lo voleva per niente e si sentiva terribilmente frustrato perchè quella brutta esperienza non gli aveva insegnato niente.
Era di nuovo lì, indifeso, senza fare nulla.
"Okay, sembra che siano andati. Sei libero!"
Come promesso, il canadese lo lasciò e Peter si ritrovò a
trovarsi in seria difficoltà a rimanere in piedi, visto come gli
erano diventate molli le gambe.
Le sue condizioni non erano certo delle migliori: era diventato
estremamente pallido, aveva iniziato a tremare e sembrò guardare
un punto non preciso.
"... Peter? Tutto bene?"
Nonostante il tono preoccupato, appena il moro vide nuovamente la mani
dell'altro avvicinarsi a lui, istintivamente le cacciò via,
tremando ancora di più.
"Non mi devi toc–"
Al più piccolo uscì la voce incrinata ed ebbe come
l'impressione che, se avesse continuato a parlare, avrebbe pianto sul
serio. Non poteva di certo permetterlo.
Abbassò lo sguardo e, dopo aver stretto le labbra, si spostò, avviandosi a passo svelto verso la prossima aula.
Ebbe comunque parecchia difficoltà ad ignorare lo sguardo
preoccupato e al contempo dubbioso di Wade, che non l'aveva abbandonato
nemmeno per un secondo.
~~Note dell'autrice~~
Ehi! Grazie a tutti quelli che hanno letto anche il secondo
capitolo e grazie a tutti coloro che stanno seguendo al momento la mia
storia.
Eeeee sì, la situazione fra i due pargoli è abbastanza
complicata (e il comportamento di Peter è abbastanza strano,
vero?) ma vedrete che con calma andrà meglio (sono una persona
orribile che si diverte a far stare male i personaggi delle storie,
ops).
Okay, piccola precisazione: in America le scuole superiori durano 4
anni (quindi ciò che ho scritto non è sbagliato, giuro!)
Quindi niente, sentitevi liberi di scrivere per qualsiasi cosa e
continuate a seguirmi se ne volete sapere di più uvu)/ <3
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